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Vincitori Architettura realizzata

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<strong>Vincitori</strong><br />

<strong>Architettura</strong> <strong>realizzata</strong><br />

DORIANA BIAGGI<br />

Riconversione di un fienile a uso abitativo a Teglio (Sondrio)<br />

PIER FRANCESCO SECLÌ<br />

Casa unifamiliare a Cantello (Varese)<br />

MARCO CRISTIANO VALSECCHI<br />

Monumento al Maresciallo Capo Stefano Piantadosi a Locate Triulzi (Milano)


<strong>Vincitori</strong><br />

<strong>Architettura</strong> progettata<br />

EMANUELA BARTOLINI, PAOLO CARDIN<br />

Edificio residenziale a Cork (Irlanda)<br />

MAURIZIO DI LAURO, RICCARDO DOSSI<br />

Riqualificazione dell’accesso all’abitato di Civita di Bagnoregio (Viterbo)<br />

IR architetti: SARA LONARDI, ENRICO MARIA RASCHI<br />

Addizione di un volume tecnico, ridefinizione degli spazi interni ed esterni,<br />

ex convento di S. Maria a Gonzaga (Mantova)


Progetto vincitore <strong>Architettura</strong> <strong>realizzata</strong><br />

DORIANA BIAGGI<br />

Riconversione di un fienile<br />

a uso abitativo a Teglio (Sondrio)<br />

La casa è ai margini del vecchio nucleo storico di Teglio, a 850 metri di<br />

altitudine. La notevole altezza e l’ampia apertura esposta a sud hanno<br />

permesso di rispettare la conformazione interna esistente: l’idea progettuale<br />

ha voluto mantenere l’ex fienile come uno spazio unico, con partizioni<br />

interne ridotte al minimo, evitando di trasformarlo in “rustico”,<br />

rivestimento di un piccolo appartamento su due livelli.<br />

La “scatola” esterna è stata rispettata nella sua morfologia originaria e<br />

negli elementi che la costituivano: il vecchio portone in legno del fienile è<br />

stato restaurato e mantenuto nella medesima posizione; si è, invece,<br />

arretrata la porta di ingresso ricavando contemporaneamente uno spazio di<br />

accesso coperto alla casa.<br />

Una parete in legno a piano terra divide la cucina dal soggiorno.<br />

Al piano superiore, posto su due livelli sfalsati per meglio sfruttare la<br />

pendenza del tetto, si trovano il bagno e le camere; leggere pareti di legno<br />

definiscono gli spazi armadio e ripostiglio.<br />

Autenticità e ottimizzazione dei tempi di esecuzione sono stati i criteri che<br />

hanno definito strutture e finiture interne: le partizione interne sono tutte<br />

realizzate in perline di legno con interposto isolante acustico. Mediante<br />

l’utilizzo di blocchi di gasbeton, posato lungo le murature perimetrali in<br />

pietra e finito con un prodotto rasante colorato in pasta, si è reso<br />

superfluo sia il tradizionale processo di intonacatura che quello di<br />

tinteggiatura. La storia e la rusticità dell’involucro sono ancora leggibili<br />

anche all’interno dell’edificio attraverso le molte porzioni di muratura<br />

portante lasciate a vista.<br />

La pavimentazione in listoni di abete da 5 cm, unitamente alla struttura in<br />

travi lamellari, assolve anche da funzione portante.<br />

Per le porzioni in pietra sono state riutilizzate le lastre di serpentino<br />

esistenti.<br />

Le grandi vetrate poste sul lato sud consentono ai bassi raggi del sole<br />

14<br />

invernale di entrare fino in fondo alla casa, contribuendo al riscaldamento<br />

della stessa durante le ore diurne.<br />

Doriana Biaggi (Milano, 1969) si laurea nel<br />

1995 in <strong>Architettura</strong> presso il Politecnico di<br />

Milano, indirizzo di “Tutela e recupero del<br />

patrimonio storico e architettonico”, con la tesi<br />

dal titolo “Conservazione e riuso del Castello<br />

Visconteo di Legnano”.<br />

Dopo alcuni anni di esperienza svolta presso<br />

alcuni studi di architettura, nel 1999, apre il<br />

proprio studio a Milano con Paolo Scavroni. Nel<br />

2000 vince il primo premio nel concorso bandito<br />

dal Comune di Gallarate “Concorsi per Gallarate/identità urbana: spazi<br />

pubblici ed elementi naturali”.<br />

I suoi progetti sono sempre volti al rispetto della qualità dell’abitare e alla<br />

salvaguardia del patrimonio esistente. Nel 2001 ha realizzato il progetto di<br />

ristrutturazione di edificio storico di due piani a Mediglia.<br />

Si occupa di ristrutturazioni d’interni e svolge ricerche archivistiche su<br />

edifici storici a supporto di progetti di restauro o di interventi in siti<br />

monumentali. Dal 2005 ha realizzato vari interventi di ristrutturazione<br />

d’interni e riqualificazione di rustici in Valtellina.<br />

Nella pagina a fianco: vista dell’entrata sul fronte est.<br />

FOTOGRAFIE Cristina Fiorentini


B<br />

A<br />

Sezione A-A e pianta del piano terra.<br />

Particolare del fronte sud.<br />

Vista dello stesso fronte prima<br />

dell’intervento (foto Doriana Biaggi).


B<br />

A<br />

Sezione B-B e pianta del primo piano.<br />

La nuova vetrata del fronte sud.<br />

Vista dell’entrata al fienile prima della<br />

riconversione (foto Doriana Biaggi).


Vista della parte soppalcata<br />

sul fronte sud.<br />

Nella pagina a fianco: quattro<br />

vedute degli spazi interni.


Progetto vincitore <strong>Architettura</strong> <strong>realizzata</strong><br />

PIER FRANCESCO SECLÌ<br />

Casa unifamiliare a Cantello (Varese)<br />

L’edificio è sito a Cantello (Varese) su un rilievo morenico. Il progetto<br />

cerca di inserirsi senza alterare gli equilibri paesaggistici e le preesistenze.<br />

Dalla strada di accesso si ha la visione dell’intero paese del quale, unico<br />

elemento di interesse, è la chiesa romanica che, grazie alla sua<br />

monomatericità e all’essenzialità stereometrica, riesce a creare ancora un<br />

caposaldo di riconoscibilità territoriale.<br />

L’attenzione rispetto alla storia è stata messa in risalto per creare una<br />

corrispondenza che permetta di relazionare il progetto con il paesaggio<br />

naturale e con l’origine degli eventi umani che lo hanno modificato – la<br />

chiesa romanica – superando così il semplice rapporto visuale, attraverso<br />

la radicalizzazione fra tempo e storia.<br />

Il volume si compone di due corpi: il primo – seguendo l’andamento della<br />

collina – giace sospeso da terra su pilastri che ne scandiscono il volume e<br />

che permettono il proseguire di un antico sentiero; il corpo internamente<br />

viene percepito per l’intera profondità, esprimendo l’impianto di una<br />

navata; il secondo, definito da una torre radicata al terreno, diventa<br />

un elemento architettonico di riconoscibilità per la valle.<br />

All’esterno la struttura è scandita da una doppia modularità verticale<br />

e orizzontale.<br />

La prima è definita da un modulo di 65 cm, leggibile nella composizione<br />

dei mattoni di rivestimento e nella struttura – infatti, le facciate sono<br />

scandite da fini paraste sporgenti di 4 cm che nella torre trovano la<br />

conclusione diventando struttura: il pesante volume della muratura si<br />

trasforma in un telaio trasparente che conclude la volumetria della torre.<br />

La seconda è data da un modulo di 47 cm che ripartisce la facciata<br />

definendo le finestrature, gli appoggi del tetto e della catena,<br />

gli appoggi del ponte e il rivestimento del box.<br />

All’interno la spazialità essenziale dello spazio è ritmata dalle travi<br />

della copertura lignea.<br />

20<br />

Pier Francesco Seclì si laurea in <strong>Architettura</strong><br />

presso il Politecnico di Milano nel 1998.<br />

Ha seguito i seguenti seminari: Comune<br />

di Morbegno (Sondrio): “Città e confine”;<br />

Comune di Novacella (Bolzano): “Infrastrutture<br />

e territorio alpino”.<br />

Incarichi universitari: tutor e Cultore<br />

della materia presso la Facoltà di <strong>Architettura</strong><br />

di Milano-Bovisa, proff. Cesare Pellegrini<br />

e Lucio Speca.<br />

Collaborazioni professionali: studio Giancarlo De Carlo.<br />

Incarichi pubblici: studio di pre-fattibilità per la riqualificazione della<br />

periferia di Induno Olona (Varese); progetto per la realizzazione di nuovo<br />

parco a Mercallo (Varese); progetto per la realizzazione della sistemazione<br />

del centro storico di Mercallo (Varese).<br />

Incarichi privati: progetto di residenza privata case uni e bi familiari;<br />

progetto di edifici turistico ricettivi.<br />

Nella pagina a fianco:<br />

particolare del fronte nord (foto Alberto Lavit).<br />

FOTOGRAFIE Cristina Fiorentini


Vista della torre.<br />

Fronte nord.<br />

22


23<br />

Vista della casa da sud.<br />

Pianta dell’edificio.


Dettaglio del terrazzo<br />

sul fronte nord.<br />

Vista dal basso del box.


Entrata al box.<br />

Vista del soggiorno.<br />

25


Progetto vincitore <strong>Architettura</strong> <strong>realizzata</strong><br />

MARCO CRISTIANO VALSECCHI<br />

collaboratori: Michele Bellinzona, Paolo Ravasi<br />

Monumento al Maresciallo Capo<br />

Stefano Piantadosi a Locate Triulzi (Milano)<br />

Pensare oggi ad una piazza non può che portare al ricordo di una di quelle<br />

piazze all’italiana che non dimentichi più: Siena, Venezia, Pisa, Gubbio,<br />

Vigevano…, o a quei magnifici dipinti delle piazze d’Italia di De Chirico.<br />

Piazze costruite e disegnate dagli elemeti architettonici usati e composti in<br />

modo differente, ma appartenenti ad un unico “antico” e sagace “metodo<br />

compositivo”: il municipio, i portici, la chiesa o il duomo, la statua<br />

equestre, la fontana, l’elemento commemorativo, il lastricato in pietra,<br />

il sole, le scale.<br />

Spazi urbani, le cui fonti stanno innanzitutto nel preciso richiamo all’antichità.<br />

Crediamo che la nuova piazza con l’elemento commemorativo<br />

al Maresciallo Capo Stefano Piantadosi possa trasformarsi in continuità<br />

lungo questo percorso.<br />

La nuova piazza con l’elemento commemorativo si colloca in uno spazio<br />

centrale a ridosso dell’attuale palazzo della biblioteca. Crediamo che un<br />

qualsiasi progetto, calato in un contesto storico, dovrebbe, per rispetto,<br />

cercare di instaurare una continuità con il passato.<br />

L’idea quindi di una piazza costruita, ma di antica memoria, caratterizzata<br />

dall’elemento commemorativo che trova nelle proporzioni del rettangolo<br />

aureo la propria composizione.<br />

Il monumento è costituito da blocchi monolitici in travertino, materiale<br />

antico, sovrapposti e affiancati secondo la sezione aurea.<br />

Questi elementi vanno a comporre un’architettura che vuole ricordare<br />

e rimandare all’altare del sacrificio.<br />

La parete di fondo è costituita da un velo d’acqua che forma un gioco.<br />

L’acqua è un elemento di forza e di costruzione di quel paesaggio agrario<br />

che, fino ad epoca recente, caratterizzava questi primi luoghi della fertile<br />

pianura padana.<br />

Adiacente al monumento è posta una pianta di ulivo, albero che richiama<br />

alla più ampia idea di pace.<br />

26<br />

Marco Cristiano Valsecchi nasce a Como<br />

nel 1969. Si laurea nel 1996 preso la Facoltà<br />

di <strong>Architettura</strong> del Politecnico di Milano con<br />

la tesi dal titolo “Per un museo del razionalismo<br />

Comasco”, relatore Enrico Mantero.<br />

Dal 1996 svolge attività di ricerca come Cultore<br />

della materia nel corso di Composizione<br />

architettonica, Facoltà di <strong>Architettura</strong> Civile<br />

Milano-Bovisa, Dipartimento di Progettazione<br />

dell’<strong>Architettura</strong>.<br />

Attualmente è tutor nel Laboratorio di Progettazione architettonica<br />

II annualità, proff. Riccardo Canella e Vittorio Garatti.<br />

Durante questi anni è stato co-relatore a diverse tesi di laurea.<br />

Coautore di testi tra i quali: Enrico Mantero, <strong>Architettura</strong>. Diario<br />

collettivo, Unicopli, Milano, 2002; La chiesa di San Giorgio a Molteno,<br />

Centro culturale parrocchiale, Molteno, 2001.<br />

Autore e coautore di numerosi progetti di architettura e urbanistica<br />

eseguiti anche come allievo nei corsi universitari alla Facoltà<br />

di <strong>Architettura</strong> Civile di Milano, per autocommittenza, proposti con fine<br />

dimostrativo nei corsi di composizione e nei laboratori di progettazione.<br />

Mostre collettive a Vimercate (2001), Cantù (2001) e Capiago Intimiano<br />

(2003).<br />

Nella pagina a fianco: vista del retro del monumento.<br />

FOTOGRAFIE Cristina Fiorentini


29<br />

Schizzo di studio e planivolumetrico.<br />

Nella pagina a fianco: vista frontale<br />

del monumento.


Dettaglio del muro d’acqua.<br />

Nella pagina a fianco: vista<br />

d’insieme con l’albero d’ulivo.<br />

Assonometrie del progetto<br />

e schizzo di studio.


Progetto vincitore <strong>Architettura</strong> progettata<br />

EMANUELA BARTOLINI PAOLO CARDIN<br />

Edificio residenziale a Cork (Irlanda)<br />

Il contesto è la periferia industriale di Cork, terza città più popolata<br />

d’Irlanda. L’area di progetto è collocata all’interno di un masterplan<br />

di sviluppo residenziale adiacente ad un esistente infrastruttura<br />

extraurbana e a un importante asse di trasporto pubblico.<br />

Obbiettivo del progetto è disegnare un paesaggio abitato considerando<br />

la percezione di passaggio data dalle infrastrutture che ne costruiscono<br />

i limiti. Il progetto è vissuto come risoluzione di una condizione specifica:<br />

il contesto ed il suo significato.<br />

L’area è interpretata come luogo filtro, tra città e condizione rurale,<br />

occasione per dare un’identità specifica alla periferia.<br />

La mixitè tipologica è pensata per creare urbanità e viene organizzata<br />

attraverso il disegno del suolo, degli spazi pubblici in relazione a quelli<br />

privati.<br />

Lo studio delle possibilità dimensionali dei programmi in relazione alle<br />

direzioni di attraversamento dell’area ha portato il progetto ad assumere<br />

una griglia tridimensionale come strumento normativo flessibile.<br />

L’assetto degli edifici è un’ipotesi di aggregazione dei moduli, ma la<br />

flessibilità di tale aggregazione permette di poter ipotizzare diverse densità<br />

abitative e soluzioni morfologiche differenti.<br />

La spina residenziale attraversa tutta l’area ed è organizzata dal percorso<br />

pedonale principale. Lo spazio per abitare si distribuisce per tutta la<br />

lunghezza formando una sorta di quinta abitata filtrata dal verde.<br />

L’aggregazione dei moduli permette di mantenere una scala architettonica<br />

adeguata all’intorno, considerando le tipologie residenziali presenti nel<br />

contesto immediato, ciononostante la flessibilità dell’aggregazione non<br />

impedisce soluzioni più complesse.<br />

Anche la struttura è verificata per supportarne la flessibilità.<br />

L’edificio fornisce due condizioni possibili: abitare in quota (vista privata)<br />

e abitare il suolo (accesso privato).<br />

32<br />

Il modulo è interpretato come elemento primario di un sistema non<br />

complesso di organizzazione interna degli spazi che riduce al minimo<br />

la distribuzione, razionalizzandola.<br />

Emanuela Bartolini studia<br />

al Politecnico di Milano<br />

e alla TU Delft. Si laurea<br />

a Milano nel 2005.<br />

Attualmente vive e lavora<br />

a Milano. Da più di due<br />

anni collabora con uno<br />

studio di architettura e,<br />

nel campo dell’urbanistica,<br />

con Cesare Macchi Cassia<br />

al Politecnico di Milano.<br />

Paolo Cardin studia al Politecnico di Milano e alla ETSA di Barcelona.<br />

Si laurea a Milano nel 2005, dove vive e lavora da più di due anni.<br />

Attualmente collabora anche con la galleria Storefront for art and<br />

Architecture e uno studio di New York.<br />

Da due anni partecipano insieme a concorsi nazionali e internazionali<br />

condividendo e portando avanti la ricerca sullo sviluppo della città<br />

contemporanea, con particolare attenzione al significato<br />

di architettura urbana.<br />

Nella pagina a fianco: tavole di analisi.


urban blocks<br />

ognuno con giardino<br />

interno 5/6<br />

town houses<br />

ognuna con giardino privato<br />

3 piani<br />

Fasce a differente densità<br />

Differenti tipologie abitative con varie distribuzioni<br />

interne vengono progettate per conferire all’area<br />

di progetto un’identità urbana. Gli assi direttrici<br />

e le differenti prospettive visive vengono generate<br />

dalle realzioni tra edifici a differente scala e tipologia.<br />

bagno 2 7,6 mq<br />

camera 4 studio 17 mq<br />

bagno 1 7,6 mq<br />

camera 3 13 mq<br />

cucina<br />

7,6 mq<br />

piano terra 62 mq<br />

piano primo 24 mq<br />

piano secondo 38 mq<br />

piano terzo 27 mq<br />

camera 2<br />

13,6 mq<br />

camera 1<br />

16,4 mq<br />

ingresso lavanderia<br />

11,8 mq<br />

living<br />

38 mq<br />

Raumplan contemporaneo<br />

Il modulo è interpretato come un piano di volumi,<br />

sistema non complesso dell’organizzazione dello spazio<br />

che riduce al minimo, razionalizzandoli, gli spazi di<br />

distribuzione.<br />

green areas<br />

public space<br />

comon garden<br />

Spazi aperti<br />

Gli spazi comuni, pubblici e privati, sono combinati<br />

insieme in un disegno unitario di paesaggio. Lungo il lato<br />

est dell’area di progetto trova spazio un filtro verde che<br />

separa gli edifici residenziali dalla ferrovia. I parchi<br />

urbani costituiscono le due teste del sistema dell’asse<br />

di distribuzione pubblico, uno situato vicino alla stazione,<br />

l’altro vicino al “river garden”.<br />

slp tot modulo 150 mq maglia strutturale 8 x 8 m<br />

Sistema costruttivo è composto da travi e pilastri con<br />

una maglia di 8 x 8 m, griglia efficiente e flessibile per<br />

qualsiasi tipo di programma si voglia introdurre.<br />

La stessa struttura continua fino al piano dei parcheggi<br />

coperti e, se necessario, a quelli interrati.<br />

Assemblaggio, flessibilità e combinazioni sono parole<br />

chiave di questo sistema.<br />

33<br />

pedestrian way<br />

motor way<br />

Attraversamenti carrabili e pedonali<br />

I flussi di attraversamento sono concepiti come direttrici<br />

che organizzano l’area. Il boulevard pedonale collega<br />

i tre spazi pubblici dalla stazione al fiume; la strada<br />

principale attraversa le abitazioni da ovest (old<br />

whitechurch road) fino al “kilnap bridge”. Le strade<br />

interne secondarie sono ripensate come un sistema<br />

di anelli con possibilità di posteggio in entrambe i lati.<br />

affaccio pubblico<br />

balcone<br />

bow window<br />

affaccio privato<br />

giardino privato 64 mq<br />

L’accesso privato alle unità viene schermato da siepi<br />

ed è caratterizzato da una finestra sufficientemente alta<br />

da non permettere la visibilità dall’esterno. Ogni unità<br />

possiede un bow-window completamente vetrato che<br />

conferisce ulteriore qualità all’ambiente al suo interno.


Qui e nella pagina a fianco:<br />

sezione longitudinale e fronti<br />

dell’edificio.<br />

35<br />

Qui: pianta a quota + 4.55 e + 5.20.<br />

Nella pagina a fianco:<br />

pianta a quota 0.00; pianta a quota + 2.60.


Viste ambienti interni.<br />

Piante del modulo a<br />

quote 0.00; +2.60;<br />

4.55 e 5.20.<br />

Nella pagina a fianco:<br />

Vista prospettica dell’edificio.<br />

Sezione A-A, B-B e C-C<br />

del modulo.<br />

36


Progetto vincitore <strong>Architettura</strong> progettata<br />

MAURIZIO DI LAURO RICCARDO DOSSI<br />

Riqualificazione dell’accesso all’abitato<br />

di Civita di Bagnoregio (Viterbo)<br />

L’Etruria si presenta con un paesaggio dove natura e artificio esprimono<br />

il proprio carattere nella materia che dà loro forma: il tufo, scavato<br />

dalla natura e modellato dall’uomo, restituisce la percezione dell’insieme<br />

come di un fatto naturale.<br />

L’opera dell’uomo non si presenta, infatti, come il risultato di un<br />

assemblaggio, quanto piuttosto come il prodotto di un’operazione quasi<br />

scultorea, paziente rimozione di materia a formare spazi in una massa<br />

uniforme.<br />

È in questo scenario che trova posto la Rocca di Civita di Bagnoregio:<br />

presenza magica, sospesa nello spazio, che le manca sotto le fondamenta,<br />

e nel tempo, cui vuole sopravvivere.<br />

La fragilità, insieme memoria e destino del luogo, viene qui assunta<br />

come dato primario del progetto.<br />

La suggestione è legata all’immagine di una terra vinta da forze nascoste:<br />

una radice scoperta che si libera e si manifesta oltre la sua natura ma che,<br />

ciononostante, continua a “tenere” l’albero e a dargli vita. Una complessa<br />

rete che abbraccia il terreno per poi liberarsi nello spazio.<br />

Si propone così una struttura a maglia composta da tubolari d’acciaio<br />

a formare un leggero pizzo disegnato a grandi campi di dimensioni<br />

e geometria differenti, una tela di ragno che collega angoli improbabili<br />

seguendo l’ideale arco che disegna la sella. Una dolce curva che supera<br />

il semplice collegamento di due punti trovando il suo centro nel vasto<br />

scenario all’interno del quale il segno introdotto cerca il proprio<br />

significato.<br />

Il disegno della maglia ricorda i profili irregolari delle grotte scavate<br />

nel tufo e la sua sezione rimanda alle creste di terra: l’effetto è quasi<br />

mimetico e chiara è la percezione della struttura come di un elemento<br />

etereo cui si appoggia un sottile impalcato realizzato in profilati estrusi<br />

di alluminio, rivestito in peperino e completato da un parapetto in vetro<br />

38<br />

e da un corrimano luminoso.<br />

L’insieme comunica quell’assenza di materia che ha generato il vuoto e così<br />

dato forma allo spazio da cui emerge la solitudine di Civita.<br />

Maurizio Di Lauro (Monza, 1972),<br />

dopo aver studiato con A. G. Fronzoni<br />

all’ISA di Monza, si laurea a Milano<br />

nel 1999. Collabora come Cultore<br />

della materia nel corso di E. Battisti;<br />

nel 2006-07 è professore a contratto<br />

di Composizione architettonica<br />

e urbana. Responsabile di progetto<br />

della Mario Bellini Architect(s),<br />

partecipa, tra l’altro, al concorso<br />

per lo SZNM ad Abu Dhabi. Individualmente partecipa a numerosi<br />

concorsi: premio Città dei Mille, Bergamo (primo premio); nuova stazione<br />

FS ad Abbiategrasso (terzo classificato); piazza a Cornate d’Adda (terzo<br />

premio); piazza a Porto d’Adda (terzo premio); piazza a San Giorgio<br />

Piacentino (secondo premio).<br />

Riccardo Dossi (Milano, 1973) si laurea a Milano nel 1999. Dal 2000<br />

collabora come Cultore della materia presso il Politecnico di Milano.<br />

Nel 2005-06 è professore a contratto di Composizione architettonica<br />

e urbana. Dal 2001 svolge attività professionale in proprio dedicandosi<br />

alla progettazione architettonica di edifici per committenze private<br />

e pubbliche e alla ristrutturazione di interni. Partecipa a gruppi<br />

di progettazione per concorsi nazionali e internazionali. Nel 2005 pubblica<br />

(con R. Degiorgi) “Spazio progettato, spazio costruito”, in Con altri occhi.<br />

Sguardi matematici e non sulla città, Electa.


corrimano luminoso IP65 Ø 50 mm<br />

doppio vetro stratificato 12+2+12 mm<br />

canalina acque meteoriche<br />

rivestimento in peperino 50/30 mm<br />

profilati in estruso di alluminio 350x280 mm<br />

tubolari in acciaio inox Ø 250 mm<br />

Inserimento del ponte nel contesto.<br />

Dettaglio della sezione trasversale.


Prospetto fronte sud.<br />

2<br />

2<br />

5<br />

7<br />

6<br />

3<br />

8<br />

4<br />

1<br />

2


Qui e nella pagina a fianco: planimetria generale.<br />

Legenda:<br />

1. passerella pedonale<br />

2. parcheggio pubblico<br />

3. accesso carrabile<br />

4. accesso pedonale<br />

5. piazza pubblica<br />

6. ascensore disabili<br />

7. dissuasori mobili<br />

8. alberi di olivo<br />

9. accesso spazio polifunzionale<br />

10. spazio polifunzionale<br />

11. accesso locali di servizio<br />

12. servizi igienici<br />

41<br />

11<br />

10<br />

12<br />

9<br />

4<br />

3<br />

Pianta del piano interrato.


Beamp Disp:DY (mm)<br />

23.2870 [Bm:639]<br />

19.4800<br />

15.6729<br />

11.8659<br />

8.0589<br />

4.2519<br />

0.4449<br />

-0.8241 [Bm:689]<br />

Diagramma degli sforzi.<br />

Qui e nella pagina a fianco: fotomontaggio generale da sud.<br />

Nella pagina a fianco:<br />

fotomontaggio da nord.


Progetto vincitore <strong>Architettura</strong> progettata<br />

IR architetti: SARA LONARDI ENRICO M. RASCHI<br />

Addizione di un volume tecnico, ridefinizione<br />

degli spazi interni ed esterni, ex convento<br />

di S. Maria a Gonzaga (Mantova)<br />

Il progetto di riqualificazione dei percorsi dell'ex convento di S. Maria<br />

a Gonzaga, che ora ospita la biblioteca comunale, prevede<br />

alcuni interventi mirati.<br />

La sistemazione di un piccolo piazzale residuale che fronteggia<br />

l'ingresso al complesso, l’addizione di un volume tecnico,<br />

la ridefinizione degli spazi interni.<br />

L'area d'intervento, di forma rettangolare, si trova in adiacenza<br />

alla navata laterale della chiesa medioevale di S. Maria, rudere che<br />

testimonia la presenza dell'antica chiesa, l'attuale ingresso al chiostro.<br />

Il fine urbano del progetto è quello di riabilitare una zona di passaggio<br />

per promuoverla a piazza pubblica e luogo di sosta per gli utenti<br />

della biblioteca.<br />

La pavimentazione è <strong>realizzata</strong> con laterizi in cotto stonalizzati su una<br />

soletta in cls alternati a cordoli anch'essi in laterizio che individuano<br />

le aree utilizzabili per la sosta delle autovetture degli utenti<br />

della biblioteca.<br />

Sul lato nord l'addizione di un “corpo tecnico” costituito da una<br />

struttura massiccia in calcestruzzo che ospita l'ascensore, idoneo<br />

al trasporto di portatori di handicap, ed il corpo scala che andrà<br />

a sostituire l'attuale scala di sicurezza in ferro.<br />

La nuova scala segue un movimento a vite tale da far corrispondere<br />

a ogni pianerottolo uno scavo sulle facce della “scultura”.<br />

Esternamente il manufatto è completamente rivestito, sia sulle pareti<br />

verticali che sulla copertura, con pianelle in cotto delle dimensioni<br />

di 25 x 12 x 3,5 cm.<br />

Internamente l’intervento prevede la realizzazione<br />

di alcune sale espositive al piano terra, di un nuovo nucleo di bagni<br />

a servizio della biblioteca e di una piccola ludoteca.<br />

44<br />

Sara Lonardi, nata a Mantova<br />

nel 1969, si laurea in <strong>Architettura</strong><br />

a Venezia nel 1997.<br />

Enrico Maria Raschi, nato a<br />

Ravenna nel 1968, si laurea in<br />

<strong>Architettura</strong> a Venezia nel 1997.<br />

Insieme costituiscono lo studio<br />

IR architetti nel 2000 con sede<br />

a Venezia.<br />

Premi: riqualificazione architettonica di piazza del Popolo a Sacile,<br />

primo premio (in corso di realizzazione), 2000; riqualificazione di<br />

piazza Divisione Julia a Corno di Rosazzo, terzo classificato, 2004;<br />

risistemazione del Molo guardiano sud a Marina di Ravenna, quinto<br />

classificato, 2004; asilo nido, scuola materna e scuola elementare a<br />

Resia (Bolzano), primo premio, 2006.<br />

Opere realizzate: ristorante “Al Fogher“ a Camponogara Venezia,<br />

2001-04; appartamento alla Giudecca (Venezia), 2004-06;<br />

ampliamento cinta muraria e nuove pavimentazioni del cimitero<br />

di Palidano (Mantova), 2006-08.<br />

Nella pagina a fianco:<br />

vista dall’alto del modello.


Vista del piazzale.<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

46<br />

Pianta del piano terra.<br />

Legenda:<br />

1. piazzala d’ingresso<br />

2. ascensore e scala<br />

3. spazi espositivi<br />

4. spazi espositivi<br />

5. ludoteca<br />

6. bagni


Pianta del primo piano.<br />

intervento sull’edificio esistente<br />

addizione<br />

intervento spazi esterni<br />

verde<br />

5<br />

6<br />

2<br />

47<br />

Modello dell’addizione<br />

del volume tecnico.<br />

Nelle pagine successive:<br />

addizione, viste esterna ed interna.

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