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All'interno del corpo di una seconda omelia strettamente connessa con la<br />
precedente e, ancora una volta, edita da Napier (Napier XLIII), è possibile riscontrare,<br />
poi, un passo dal tono e dai motivi parenetici molto simili a quelli testimoniatici<br />
all'interno del passo vercellese:<br />
“For ðon þæt Godes folc sceal becuman to lifes wege þurh þa god-spellican lare, ond<br />
æghwylcum men is beboden þurh god sylfne on Cristes naman and on þære soðan annesse<br />
naman and on drihtnes rode naman þe he sylf on þrowade, ðæt swa hwylc man swa þis<br />
godspell hæbbe on his gewealde, þæt he hit cyðe Godes folce swyðe genehhe swa þurh hyne<br />
sylfne, swa þurh oðerne gelæredne man, swa he þonne eðest mæge” 19<br />
Tornando alla sezione iniziale del componimento vercellese, proprio quando<br />
sembrerebbe scontata una reiterazione delle virtù salvifiche della lettura delle Scritture,<br />
l'argomento del sermone, così come il suo tono, variano bruscamente:<br />
“We þonne, men þa leofestan, we gehyrdon oft secgan be ðam æðelan tocyme usses dryhtnes,<br />
ond hu him man in ða woruld wiðþingian ongan. þæt heahfæderas bodedon ond cyðdon, þæt<br />
witegan witegedon ond heredon, þæt sealmscopas sungon ond sædon, þæt se wolde of ðam rice<br />
cuman ond of ðam cynestole ond of ðam þrymrice hyder on þas eorðan, ond him þas cynerico<br />
on his anes æht ealle geagnian” 20<br />
La formula men þa leofestan sembra dettare un secondo incipit del sermone,<br />
mentre l'attenzione del predicatore si sposta repentinamente dall'ascolto del Vangelo al<br />
momento più importante per la Storia della Salvezza, quell'Incarnazione di Cristo della<br />
quale profeti, patriarchi e salmisti hanno lungamente e saggiamente parlato: così come<br />
essi avevano previsto, il Redentore, disceso dal Cielo, è giunto sulla terra per reclamare<br />
p. 173, ll. 99-102. Per maggiori dati sia sul testo in questione, sia sul codice che lo contiene si veda<br />
supra Cap. IV, pp. 221-222. È infine possibile che, come ancora una volta è stato messo in rilievo da<br />
Scragg, la formulazione del motivo degli uomini sordi al richiamo delle Scritture possa essere stata<br />
percepita come un elemento retorico cristallizzato, così come dimostrato da un passo dell'omelia<br />
Tristram III: “[...] ond þam bið wa geborenum þe þylcum larum hyran nellað” ([...] e misero quel nato<br />
che tali insegnamenti non ha voluto ascoltare.); cfr. Scragg 1992, p. 214 (nota alle righe 3-8).<br />
19 Cfr. Napier 1883, p. 213.21-28; “Per questo il popolo di Dio deve giungere alla via della vita<br />
attraverso gli insegnamenti delle Scritture, e ciascun uomo è guidato [comandato] da Dio stesso nel<br />
nome di Cristo e nel nome di quella santa Trinità, e in nome di quel vero patto e in nome della<br />
Croce del Signore, sulla quale Lui stesso ha sofferto, di modo che così ciascun uomo disponesse di<br />
questa Scrittura che Lui ha annunciato al popolo di Dio in maniera davvero copiosa, sia attraverso<br />
Se stesso, sia altri uomini dotti, così che poi più facilmente egli possa salvarsi.”.<br />
20 Cfr. Scragg 1992, pp. 196.9-197.14; “Dunque noi, carissimi fratelli, noi abbiamo spesso sentito<br />
recitare in merito al nobile avvento del nostro Signore e di come l'uomo nel mondo incominciò a<br />
essere con Lui riconciliato. Cosa i patriarchi predissero e annunciarono, cose i profeti profetizzarono<br />
e predicarono, cosa i salmisti cantarono e dissero, che Lui sarebbe venuto da quel regno e da quel<br />
trono e da quel reame di gloria fin qui su questa terra, e avrebbe reclamato per Se tutto quel potere<br />
regale in Suo stesso possesso.”.<br />
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