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acquatica vercellese ha realmente ben poco in comune con quella testimoniataci<br />
nell'Omelia Blickling. I due componimenti, inoltre, fanno derivare il passo dedicato<br />
all'ubi sunt da fonti fra loro differenti: mentre come abbiamo visto Vercelli X trae<br />
ispirazione da un connubio di tradizioni incastonate su di una libera traduzione dei<br />
Synonima, Blickling V si rifà interamente all'Admonitio ad filium spiritualem dello<br />
Pseudo-Basilio 128 .<br />
Nell'incipit del Capitolo VIII dell'Admonitio, intitolato De sæculi amore fugiendo,<br />
l'autore in questo modo, infatti, si esprime sulle futili occupazioni terrene:<br />
“Ubi est postmodum illa omnis oblectatio? Require, si est licubi pristini decoris aliquod<br />
vestigium. Ubi est suavitas luxuriæ et conviviorum opulentia? Ubi sunt blandimentorum<br />
verba, quæ corda simplicia molliebant? Ubi sunt sermones dulces, qui amaritudinem<br />
amantibus infudebunt? Ubi est immoderatus risus ac iocus turpis? Ubi est ineffrenata et<br />
inutilis lætitia? Velut decursus aquarum pertransiens nusquam comparuit. Hic est finis carnis<br />
pulchritudinis, quam amabas. Hic oblectationis corporis terminus.” 129<br />
In ragione della innegabile somiglianza che lega i due passi, Blickling V appare<br />
essere, nella sostanza, nulla più che una accurata traduzione del brano pseudo-basiliano,<br />
testo dal quale trae appunto anche il riferimento allo scorrere dell'acqua come simbolo<br />
della fugacità delle passioni umane, un riferimento che da parte sua l'omelista vercellese<br />
non può avere tratto né dalla sua fonte latina, né dall'Admonitio. I due brani omiletici<br />
anglosassoni sono infatti troppo differenti fra loro per apparire in alcun modo<br />
apparentati e, cosa ancora più importante, non vi è alcun dato che ci consenta di<br />
ipotizzare un seppur blando influsso del testo pseudo-basiliano su quello vercellese 130 .<br />
128 L'opera in oggetto è stata edita per la prima volta da Lehmann (cfr. Lehmann 1955, pp. 30-63): di<br />
essa rimangono ignoti non solo l'autore (variamente identificato con Basilio, con uno dei suoi<br />
discepoli o, ancora, con un anonimo monaco attivo a Lerins), ma anche la stessa epoca di<br />
composizione. Non è, infine, chiaro neppure se si trattasse di un componimento originariamente<br />
redatto in lingua greca o in latino: a oggi sono a noi giunte solo redazioni in lingua latina. La<br />
diffusione di tale opera in ambito anglosassone è confermata sia dalla traduzione eseguitane da<br />
Ælfric (la cui resa del passo dell'ubi sunt è, però, meno fedele al testo latino rispetto a quella<br />
leggibile in Blickling V), sia dalla presenza all'interno del Liber Scintillarum di citazioni e di interi<br />
passi tratti da tale opera (tali estratti dall'Admonitio sono generalmente attribuiti a Basilio o, in soli<br />
due casi, a Cipriano). Per maggiori dettagli su tale opera si vedano CPL, n. 1155a e CPPMA IIB, n.<br />
3596.<br />
129 Cfr. Lehmann 1955, p. 43.<br />
130 A Strenuo sostegno di un evidente legame fra le due similitudini di argomento acquatico si schiera,<br />
di contro, Irvine, che, in maniera piuttosto categorica, ha sostenuto come esse “must derive from an<br />
original common image”: le argomentazioni da questi portate, e in sostanza incentrate sulla presenza<br />
dell'immagine del ruscello nel brano pseudo-basiliano, appaiono però non tenere in giusto conto<br />
non solo le evidenti differenze contenutistiche e strutturali che separano i due sermoni anglosassoni,<br />
ma anche la pressoché totale assenza di fonti (latine o volgari) che possano in qualche modo<br />
accomunare i due testi in oggetto; cfr. Irvine 1993, p. 195.<br />
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