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singola fonte latina, quanto l'esito della fusione di due differenti versioni del medesimo<br />

motivo (il quid profuit e, appunto, l'ubi sunt), le quali, non percepite come<br />

reciprocamente alternative, sono state liberamente rielaborate fino a ottenere un<br />

connubio in grado di fondere e incastonare l'uno nell'altro i caratteri peculiari di<br />

entrambe le tradizioni 126 .<br />

Un ultimo elemento di interesse della complessa versione vercellese dell'ubi sunt<br />

è costituito dalla mirabile similitudine fra uno scroscio di pioggia e le ricchezze umane,<br />

ogni giorno di più ammassarono insieme e non conoscevano alcuna fine, quando avrebbero dovuto<br />

lasciare queste. Dove è andata la grande moltitudine, che viaggiavano con lui e gli si affollavano<br />

intorno? Tutte queste cose sono strappate alla vista, nessuna cosa allora aiuterà l'anima. Ma i loro<br />

corpi giacciono nella terra e sono trasformati in polvere, e quella carne decade, e i vermi ne escono e<br />

scorrono verso il basso nella terra). Entrambi i passi anglosassoni traggono ispirazione, in maniera<br />

più o meno diretta e fedele, da un medesimo sermone pseudo-agostiniano, il Sermo ad fratres in<br />

eremo 58, che in questo modo rielabora il motivo dell'ubi sunt: “[...] Ubi abierunt illa omnia? Ubi<br />

pompa, ubi schemata, ubi exquisita convivia? Ubi modo sunt illi, qui eum in furibundis agminibus<br />

constipabant, qui domi forisque laudabant? Ubi ornatus domorum et pretiosa luxuria vestimentorum?<br />

Ubi gemmarum ambitio, et argenti pondus immensum? Ubi postremo ipsa cupiditas, quæ vult agit, nescit<br />

quando totum habet amittere? Ubi sapientia illa et foris excogitata dissertio? Ubi applausus laudum, et<br />

adulatio amicorum assidua? Ubi servorum subditi greges et lampadarum radiantia lumina? Ubi<br />

antecedentium turba clientium? Transierunt omnia ista ad oculis ejus, et ultra non erit memoria eius.<br />

Jacet in sepulcro redactus in pulverem; defluxerunt carnes ejus quas deliciæ nutriebant;[...].” (PL 40, col.<br />

1352). Come si potrà osservare, anche il sermone pseudo-agostiniano contiene un seppur breve<br />

richiamo a visitare i sepolcri dei defunti, un dato che, in funzione della presenza di tale monito<br />

anche nell'omelia Blickling VIII e in Assmann XIV, condurrebbe a ipotizzare che in passato possa<br />

essere circolata una versione del Sermo 58 più ampia di quella a noi giunta, testo che potrebbe avere<br />

funto da canovaccio compositivo appunto per il brano omiletico anglosassone. Per un confronto fra<br />

il testo di Blickling VIII e il passo del Sermo cesariano si vedano Dawson 1967, pp. 130-131 e Solo<br />

1978, pp. 196-197. Per i possibili indizi di un influsso del Sermo 58 sul Sermo de elemosinis si<br />

vedano Étaix 1982, pp. 324-357 (in modo particolare pp. 325-331) e Étaix 1985, pp. 44-59 (con<br />

particolare attenzione alla p. 52). In merito al sermone pseudo-agostiniano si veda, infine, CPPMA<br />

IA, n. 1175. La traduzione del passo tratto dall'omelia Blickling VIII è da attribuirsi a Di Sciacca<br />

(cfr. Di Sciacca 2003, p. 248 e nota 64).<br />

125 Una duplice serie di interrogative dirette introdotte da hwær is e da hwær com, oltre che nella decima<br />

omelia vercellese e in Irvine VII, è attestata in ulteriori due testi della tradizione anglosassone,<br />

l'Omelia Blickling X e il Wanderer. Per quanto concerne il primo testo, la tematica dell'ubi sunt viene<br />

in questo modo esplicitata dall'anonimo autore: “Hwær beoþ þonne his welan ond his wista? Hwær<br />

beoð þonne his wlencea ond his anmedlan? Hwær beoþ þonne his idlan gescyrplan? Hwær beoþ ðonne þa<br />

glengeas ond þa mycclan gegyrelan þe he þone lichoman ær mid frætwode? Hwær cumaþ þonne his willan<br />

ond his fyrenlustas ðe he her on worlde beeode?”; cfr, Morris 1967, pp. 111.33-113.2 (Dove saranno<br />

allora le sue ricchezze e i suoi banchetti? Dove saranno allora il suo orgoglio e la sua arroganza?<br />

Dove saranno allora i suoi vani ornamenti? Dove saranno allora i belletti e le vesti eleganti con le<br />

quali in passato ornava il [suo] corpo? Cosa ne sarà allora della sua volontà e dei suoi desideri carnali<br />

che egli assecondò qui al mondo?). Così come per Vercelli X, anche la decima omelia Blickling non<br />

deve l'alternanza dell'uso del verbo essere (is/syndon) e del verbo andare (com/coman) alle fonti latine<br />

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