05.06.2013 Views

View/Open - AperTo

View/Open - AperTo

View/Open - AperTo

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

iflessioni sulla morte di stampo biblico, trovino sempre maggiore spazio i compianti<br />

della bellezza e della gioventù, o ancora della gloria e della fama, tematiche care all'antico<br />

genere elegiaco e funebre greco: l'ubi sunt al quale ci abitua la letteratura medievale, è<br />

dunque un tema dalle molteplici sfaccettature, capace di unire il contemptus mundi con il<br />

rimpianto struggente di un passato glorioso ormai perduto.<br />

Come detto, il passo vercellese dedicato alla tematica dell'ubi sunt prende le<br />

mosse, quasi come naturale conseguenza, dalla lunga disquisizione sui riconoscimenti<br />

concessi all'uomo dal Signore, al cui fianco l'omelista decide di incastonare un lungo<br />

strale sullo scarso valore delle glorie umane. Al culmine di tale invettiva, quasi<br />

trascinato dalla consapevolezza della caducità di tutto quel che lo circonda, l'anonimo<br />

predicatore, con parole dal forte tono elegiaco, ammonisce il suo uditorio in merito alla<br />

fugacità dei poteri umani:<br />

“Hwær syndon þa rican caseras ond cyningas þa þe gio wæron, oððe þa cyningas þe we io<br />

cuðon? Hwær syndon þa ealdormen þa þe bebodu setton? Hwær is demera domstow? Hwær is<br />

hira ofermetto, butan mid moldan beþeahte ond in witu gecyrred? Wa is worulde scriftum,<br />

butan hie mid rihte reccen. Nis þam leornerum na sel þonne leornendum, butan hie mid<br />

rihte domas secen.” 112<br />

Cadenzate dalla doppia formula hwær is/hwær syndon, le domande dell'anonimo<br />

predicatore chiamano in causa re e imperatori, giudici e tribunali, insegnanti e scolari:<br />

tutto quel che essi rappresentano (nella sostanza, la triade costituita da potere, giustizia<br />

e sapere) verrà spazzato via perché materiale e caduco. Proprio lo schietto rimarcare tale<br />

loro caducità sembra esaltare, di contro, la grandezza di quel Dio la Cui parola l'omelista<br />

ha più volte invitato i fedeli ad ascoltare, e la portata del Cui Giudizio egli ha<br />

attentamente tratteggiato: solo nel Signore, dunque, sarà possibile trovare vera potenza,<br />

vera giustizia e vera sapienza 113 .<br />

112 Cfr. Scragg 1992, pp. 210.234-211-238; “Dove sono i potentissimi cesari e i re, quelli che una volta<br />

erano, o i re che noi un tempo conoscevamo? Dove sono i nobili, quelli che stabilivano le<br />

ordinanze? Dov'è il tribunale dei giudici? Dove è il loro orgoglio, se non coperto di polvere e<br />

trasformato in tormenti? Guai ai giudici del mondo, a meno che essi non decidano con giustizia. E<br />

non sarà meglio per i maestri che per gli allievi, se non cercano i giudizi con onestà.”.<br />

113 Piuttosto curiosa è l'interpretazione che l'anonimo compositore di Irvine VII dà del composto<br />

woruldescrift, da questi inteso non come giudici secolari ma piuttosto nell'accezione religiosa di<br />

confessori: “Wa byð weorldscryftum buton heo mid rihte ræden and tæcen. Swa bið eac þam læwæde<br />

monnum buton heore scriffte lusten and heræn, and þa halige lare healden” (Guai ai confessori, a meno<br />

che essi non parlino e insegnino con giustizia. Così è anche ai laici a meno che ascoltino e prestino<br />

attenzione al loro confessore e mantengano la sacra dottrina). Una tale lettura del sostantivo<br />

composto ha spinto, dunque, l'autore di tale omelia a interpretare il passo che segue come un invito<br />

ai confessori a istruire coscienziosamente i laici, e una ammonizione a questi ultimi perché si<br />

facciano umili e ubbidiscano alle loro guide spirituali. Come fatto notare da Di Sciacca, un esplicito<br />

riferimento ai giudici terreni può essere colto anche all'interno dell'ubi sunt contenuto nell'Omelia<br />

351

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!