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indicare il letto come il sepolcro, una scelta probabilmente dettata non tanto dalla
volontà di preservare la paranomasia presente nel testo latino, quanto da una esplicito
intento di ribadire in maniera inconfutabile la caducità umana. Quel che egli descrive,
infatti, più che un ricco talamo o letto nunziale, appare essere un vero e proprio
monumento funebre, tanto grandioso e ricco quanto ineluttabilmente destinato alla
rovina e a trasformarsi in polvere, così come colui il quale lo ha voluto per lottare contro
la morte e l'oblio 105 . L'anonimo omelista anglosassone, dunque, in un contesto di così
spiccata escatologia opta per ampliare il contenuto stesso della sua fonte, rendendo
primario un elemento funebre che, assente nel passo isidoriano, diviene il vero e proprio
nucleo tematico che muove l'intero passo e che, nella sostanza funge da espediente
introduttivo del tema dell'ubi sunt.
L'inesorabile fluire dell'esistenza umana: il tema dell'ubi sunt
Le parole dell'anonimo predicatore, come in un lento e inesorabile crescendo di
intensità e di forza immaginifica, hanno ormai ben chiarificato il terribile destino di
decadenza e oblio che attenderà la realtà terrena alla quale l'uomo è così avvezzo e che
ritiene, erroneamente, così importante. Il cupo ragionare dell'omelista sembra però non
avere ancora raggiunto il suo momento di maggiore incisività, un climax che verrà
raggiunto solamente nel passo che segue, in quella che è forse, per complessità e
ricchezza di immagini, la più interessante attestazione in area anglosassone del noto tema
dell'ubi sunt 106 .
lingua inglese antica il sostantivo lectus è glossato in tredici casi con un corrispettivo di letto: uniche
eccezioni a tale tendenza sono un passo del Vangelo di Matteo (Matth. IX,2) contenuto
nell'Evangeliario di Lindisfarne (nel quale lectus è tradotto bær, feretro), e del Vangelo di Luca
(Luc. XVII, 34), nel quale il termine latino è reso con il sostantivo hrof, tetto; cfr. Zacher 2004, p.
72 nota 47.
105 La propensione per il senso sepolcrale del sostantivo vercellese ræst sarebbe, nella sostanza,
confermato da quanto testimoniatoci nella variante del passo in analisi tramandataci in Napier XXX:
“ðeah þe þas caseras oððe rice rice cyningas oððe ænige oðre wlance men him haton gewyrcan heora byrgene
of marmanstane and utan emfrætewjan mid readum golde, þeahhwæðere se deað hit eal todælð; þonne bið
seo gleng agoten, and se þrym tobrocen, and þæt gold tosceacen, and ða grimmas toglidene, and ða
lichaman gebrosnode and to duste gewordene”; cfr. Napier 1883, p. 148.18-25 (Sebbene gli imperatori
o i potenti re, o qualunque altro arrogante uomo ordinino che siano costruiti i loro sepolcri di
marmo e che siano decorati esternamente con oro rosso, nonostante ciò la morte distruggerà tutto
questo; allora sarà l'onore dissolto, e la gloria mandata in pezzi, e quell'oro frantumato, e le gemme
strappate via, e il corpo si corromperà e muterà in polvere).
106 In ambito anglosassone sono a noi giunte un totale di tredici attestazioni del motivo dell'ubi sunt. Di
esse, ben undici ci sono tramandate in testi in prosa, per lo più sermoni e omelie: oltre alla già
citata Vercelli X, tale corpo di opere in prosa comprende la cosiddetta Omelia di Macario, il Sermo
Augustini, una glossa continua al capitolo De Brevitate huius vitæ del Liber Scintillarum, un escerto
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