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fulminibus feriuntur.” (PL 83, col. 865)<br />

È evidente come, nuovamente, l'omelista vercellese tragga gran parte della<br />

portata immaginifica del suo discorso dalla grande capacità argomentativa di Isidoro:<br />

all'incisività dell'argomentare di quest'ultimo, però, egli aggiunge una poeticità e una<br />

forza visiva tipicamente insulari e del tutto estranee ai modi del Vescovo spagnolo. Alle<br />

quattro brevi esemplificazioni a carattere gnomico e collegate per asindeto del testo<br />

latino 98 , l'anonimo autore anglosassone sostituisce, infatti, una ben più complessa<br />

struttura argomentativa: nella mente dell'anonimo omelista, il primo, il terzo e il quarto<br />

elemento del discorso vercellese si configurano come veri e propri exempla (bysene) sui<br />

quali egli invita a riflettere con attenzione. Lo stile e l'incedere di tale triade, poi, da<br />

gnomici e asciutti divengono lirici e quasi avvolgenti: alle parole soppesate di Isidoro,<br />

l'omelista sostituisce un argomentare costruito sui binomi sinonimici, oltre che su di un<br />

mirato uso di espressioni avverbiali e aggettivali che, giocando sul dato visivo dell'altezza<br />

e dell'estensione, esaltano e amplificano la portata delle immagini naturali evocate dalle<br />

sue parole 99 .<br />

Neanche le tombe e i monumenti funebri più grandiosi, poi, possono scacciare la<br />

paura della morte, così come non possono evitare che onore e bellezza siano spazzati via<br />

dal fluire inesorabile del tempo:<br />

“þeah we þysse worulde glenga tiligen swiðe ond we in wuldre scinan swiðe, ond þeah we us<br />

scyrpen mid þam readdestan godewebbe ond gefrætewigen mid ðam biorhtestan golde, ond<br />

mid þam diorwyrðan gimstanum utan ymbhon, hwæðere he sceal in nearonesse ende gebidan.<br />

ond þeah þa strengestan ond þa ricestan hatan him reste gewyrcan of marmanstane ond of<br />

oðrum goldfrætewum, ond mid gimcynnum ealne astænen ond mid seolfrenum ruwum ond<br />

beddum eal oferwreon, ond mid dieorwyrðum wyrtgemengnessum eall geseted ond mid<br />

goldleafum geþread ymbutan, hwæðere se bitera deaþ þæt todæleð eall. þonne bið sio gleng<br />

98 La struttura del passo latino si costruisce, infatti, sulla giustapposizione o contrapposizione di<br />

coppie di membri paralleli, costrutto logico che piuttosto distante da quello del suo corrispettivo<br />

inglese antico: se l'anonimo omelista inglese sembra rispettare l'incedere attraverso serie di elementi<br />

coordinati e connessi due a due attraverso la reiterazione di cui...cui (reso nell'omelia vercellese con<br />

þam þe...þam þe), cito...cito (intercalare non raccolto dall'omelista inglese) o di quanto...tanto (reso in<br />

Vercelli X con emne swa...swa), egli di contro varia pesantemente l'impianto argomentativo del passo,<br />

trasformandolo, come vedremo, in una articolata e immaginifica argomentazione sulla grandezza e<br />

sulla perseveranza.<br />

99 Le coppie sinonimiche costruite dall'autore comprendono per la maggior parte voci verbali: e.g.,<br />

geweged ond geswenced, standaþ ond goriað, geþread ond geþræsted, hreosaþ ond feallað; per quanto<br />

concerne gli avverbi di intensità, l'omelista sottolinea la violenza con la quale l'albero è scosso dal<br />

vento e il fragore provocato dalla caduta della montagna al suolo con espressioni come swiðlicor e ful<br />

heardlice, mentre punteggia le immagini della spaventevole grandezza delle forze della natura con<br />

sintagmi avverbiali e aggettivi interamente tratti dai campi semantici dell'altezza (o dell'estensione) e<br />

della forza (e.g., ofer þa oðre ealle, stranga, hean, mycel, hyst). Cfr. Di Sciacca 2003, pp. 243-244.<br />

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