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funge da vero espediente introduttivo del primo corposo blocco tematico del sermone, la<br />
narrazione dell'Incarnazione di Cristo e della possibilità di Salvezza che da essa è<br />
scaturita. Dopo un passo sulle vie e le virtù che possono permettere al fedele di evitare<br />
la dannazione, l'attenzione dell'omelista si sposta, poi, sul momento del Giudizio Finale,<br />
evento del quale viene fornita una dettagliata e cupa descrizione: un lungo elenco dei<br />
peccati commessi dagli uomini funge da incipit di un violento e teatrale atto di accusa<br />
delle anime peccatrici, nel quale Satana, assumendo i panni del principale accusatore del<br />
genere umano, richiede al Signore la dannazione delle anime colpevoli. Le parole di<br />
accusa del Maligno trovano parziale risposta nel discorso di condanna pronunciato dal<br />
Signore nei confronti dei peccatori: con questo strale, abile rielaborazione del passo<br />
biblico del Discedite a me, si chiude idealmente la sezione dedicata agli eventi che<br />
caratterizzeranno il Giudizio dei Vivi e dei Morti.<br />
La descrizione della cacciata dei peccatori diviene, poi, strumentale all'invito ai<br />
fedeli a tenere una condotta di vita improntata alla rettitudine, sezione parenetica che<br />
introduce un secondo atto di accusa del Salvatore nei confronti della scarsa virtù dei<br />
comportamenti umani. In questo caso il bersaglio dello sdegno del Cristo è il<br />
comportamento di un ricco peccatore, la cui avidità ricorda quella dell'analogo<br />
personaggio della Parabola del ricco cattivo e del povero Lazzaro 12 : questi, dopo avere<br />
ascoltato le dure parole del Redentore, muore immerso nei suoi peccati. La dannazione<br />
alla quale andrà incontro il ricco diviene motivo di una lunga riflessione sulla caducità<br />
delle gioie e dei beni terreni, passo nel quale trova una delle sue più solide espressioni il<br />
motivo escatologico dell'ubi sunt. A tale tematica fa poi seguito un ultimo sprone alla<br />
carità e alla misericordia, elemento narrativo che precede la chiusa dell'omelia, nella<br />
quale l'anonimo predicatore torna a riflettere brevemente sulle necessità dell'anima e<br />
sulla via che conduce alla Salvezza e alle gioie del Paradiso.<br />
Il richiamo all'ascolto del Vangelo<br />
“Her sagað on þyssum halegum bocum be ælmihtiges dryhtnes godspelle, þe he him<br />
sylfum þurh his ða halegan mihte geworhte mannum to bysene ond to lare. ond he sylf gecwæð<br />
his halegan muðe: 'þeah man anum men godspel secge, þonne bio ic þæronmiddan.' ond þam<br />
bioð synna forgifena þe ðæt godspel segð ond gecwið, ond synna þam bioð forgifene þe hit for<br />
Godes naman lustlice gehyreð” 13<br />
vedano Scragg 1992, pp. 193-195 e Wilcox 1997, pp. 335-351; per indicazioni bibliografiche<br />
approfondite su i medesimi manoscritti e sulle varianti da questi tradite, si veda Bately 1993, pp. 29-<br />
30 e p. 34.<br />
12 Parabola narrata in Luc. XVI, 19-31.<br />
13 Cfr. Scragg 1992, p. 196.1-6; “Qui si afferma, in questi santi libri sul Vangelo del Signore<br />
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