View/Open - AperTo

þe mine mildheortnesse, ond þonne bið sona gecyðed ond ætiewed þinra yrmða dæl. Gif ðu
wene þæt hit þin bocland sie ond on agene æht geseald, hit þonne wæron mine wæter þa ðe on
heofonum wæron, þanon ic mine gife dæle eorðwærum. Gif ðu mihta hæbbe, dæl regnas ofer
þine eorðan. Gif ðu strang sy, syle wæstm þinre eorðan. Ic ahyrde mine sunnan ond hie
gebyrhte; þone forbærneð hio ealle þine æceras. þonne bist ðu dælleas mines renes, ond þe þin
eorðe bið idel ond unnyt goda gehwylces” 80
Quanto leggiamo nel passo vercellese si rispecchia quasi perfettamente nel fitto
argomentare del De Misericordia, la cui ricchezza dottrinale diviene una vera e propria
miniera di immagini, con le quali l'omelista anglosassone punteggia il suo
componimento:
“Quia quod ego do non potest deficere aut si tuo labori hoc quod habes adsignas, aut si tuos
esse putas ipsos fructos quos terra producit, ecce, aufero auxilium meum, habeto laborem
tuum. Subduco pluuiam meam et arefaciam terram tuam. Aufero misericordiam meam, et
tuc apparebit miseria tua. Si terra tua est, mea est pluuia quæ super terram tuam discendit.
Plue super terram tuam si potes; si producat germen ssum si uales. Oriri fac solem ut
exquoquat tuas messes. Ecce non apsergo pluuiam meam et producat tibi panem terra tua.” 81
Privato della benevolenza del Creatore, il destino del ricco uomo sarà segnato.
Da parte loro, invece, i poveri, che pregano solertemente e tengono il Signore in giusto
timore, non verranno da Lui mai abbandonati e potranno dunque aspirare alla vita
eterna:
“Mine þearfan lifiað bi me. Gif ðu mæge, wunna butan me. Mine þearfan me ealne weg
habbað, ond ic hie næfre ne forlæte. Mine þearfan ne lufiað, ond hie cygeað me hyra dryhten
ond hine gelomlice nemnaþ ond lufiað, ond him ege to habbað swa men sculon to hiera
hlaforde.” 82
80 Cfr. Scragg 1992, p. 206.164-176; “Tu immagini forse che debbano essere tue quelle cose che
produce la terra? La terra che cresce e fiorisce e fa procedere la vita? Io ora allontano tutto il Mio
aiuto da te; ottieni dal tuo lavoro e attraverso la tua fatica quel che sei in grado. Io terrò distanti da
te le Mie piogge così che non piova sulla tua terra, e sottrarrò da te la Mia pietà, e poi presto sarà
mostrata e resa chiara a te una porzione delle tue sofferenze. Se tu immagini che questo sia tua
proprietà legale [terra certificata da un titolo legale] e garantita nei tuoi possedimenti, loro sono
dunque le mie acque che sono in paradiso, da dove Io dispenso i Miei doni sugli abitanti della Terra.
Se ne hai il potere, dispensa la pioggia sulla tua terra. Se sei forte, procura i frutti alla tua terra. Io
spronerò il Mio sole e lui le illuminerà [le terre]. Quando avrà arso tutti i tuoi acri [campi], allora
tu sarai privato della Mia pioggia, allora la tua terra sarà priva di scopo per te, e incapace di produrre
ogni bene.”.
81 Cfr. Cross 1990, pp. 432 e 434.
82 Cfr. Scragg 1992, pp. 206.177-207.181; “Il Mio povero vive in ragione di Me, se tu puoi, vivi senza
di me. Il Mio povero Mi ha per sempre, e Io non lo abbandonerò. Il Mio povero mi ama, e loro Mi
chiamano loro Signore, e Lo invocano frequentemente, e Lo temono, come gli uomini devono
335