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quello che il ricco possiede è, infatti, proprietà del Signore ed Egli, quasi in tono di<br />
sfida, invita il ricco peccatore a dimostrare di essere in grado di vivere senza il Suo aiuto:<br />
“Hwæt, ic þe gesceop ond geliffæste, ond æghwæt þæs ðe ðu hafast, ic þe sealde. Eall hit is min,<br />
ond þin ic afyrre fram þe. ðu liofa butan me gif ðu mæge. þe ic hit sealde to ðan þæt ðu hit<br />
sceoldest þearfum dælan. ond ic swerige þurh me sylfne þæt ic eom se ilca God se ðe weligne<br />
gedyde. ond þearfendan ic geworhte mid minum handum þæt ic wolde þæt ðu mine þearfan<br />
fedde þonne hie wæron þe biddende minra goda. þu him symle tiðe forwyrndest.” 76<br />
L'omelista, per bocca del Signore, insite ancora sull'atto di cieca insensibilità<br />
verso i più bisognosi, e, quasi stizzito, domanda al ricco se mai si sia chiesto quanto poco<br />
gli sarebbe costato dimostrarsi generoso verso i poveri, evitando così di provocare la Sua<br />
rabbia. Poi, spinto probabilmente da tale collera, interroga il peccatore sul perché abbia<br />
tenuto solamente per sé e per la sua famiglia quello che era da Lui stato pensato per<br />
sostenere molte persone:<br />
“For hwan noldest ðu hit geþencan, gif ðu him mildheortnesse an gecyðdest, þonne ne sceoldest<br />
ðu ðæs naht forliosan ðæs ðu him dydest, ne me mid þære sylene abelgan mines agenes? To<br />
hwan geagnedest þu þe anum þæt ic inc bam sealde? To hwan feddest ðu þe ænne of ðam þe ic<br />
inc bæm gesceop, to welan ond to feorhnere? To hwan heold ðu hit þe sylfum ond þinum<br />
bearnum, þæt meahte manegum mannum genihtsumian?” 77<br />
Se, da un lato, lo allontana dalla Gloria celeste, questo deprecabile atto non<br />
condurrà il ricco peccatore neppure alla felicità terrena: Cristo, infatti, non indugia<br />
nell'annunciargli che, nonostante la sua avarizia, sarà per lui ben difficile riuscire a<br />
lasciare immutata quella ricchezza nel tempo 78 .<br />
Così come era stato per la prima sezione dello strale, allo stesso modo l'incedere<br />
delle parole di Cristo è cadenzato dalla reiterazione, in questo caso evidentemente<br />
anaforica, dei costrutti for hwan e to hwan, sapientemente alternati e, in questo caso, con<br />
76 Cfr. Scragg 1992, p. 205.150-157; “Ecco, Io ti ho formato e ti ho ho dato la vita, e tutto quello che<br />
tu hai, Io lo ho dato a te. Tutto ciò è Mio, e Io ti privo delle tue. Vivi senza di Me, se ne sei capace.<br />
Io ho dato questo a te in una quantità [così tanto] che tu fossi obbligato a condividerlo don i<br />
bisognosi. Ed Io giuro su Me stesso che Io sono il Medesimo Dio che ti ha fatto ricco, e Io ho<br />
creato il povero con le Mie mani. Questo ho desiderato di modo che tu potessi sfamare il Mio<br />
povero. Quando ti chiedevano in elemosina i Miei beni, tu hai sempre rifiutato loro una parte di<br />
quelle.”.<br />
77 Cfr. Scragg 1992, p. 205.157-163; “Per quale motivo tu non hai desiderato pensare a questo: se solo<br />
tu avessi mostrato pietà verso di loro, allora tu non avresti perso nulla di quel che tu avevo dato<br />
loro, né Mi avresti mandato in collera con doni di cose di Mia proprietà. Perché hai rivendicato<br />
quella sola cosa che io avevo donato a entrambi voi? Perché tu hai cibato solo te stesso con quello<br />
che Io avevo creato per entrambi voi, per la ricchezza e per la difesa della vita? Perché tu hai tenuto<br />
per te stesso e per i tuoi bambini quel che sarebbe potuto bastare per molti uomini?”.<br />
78 “Unyðe þe wæs þæt ðu hit eal ne meahtest gefæstnigan, ne mid insigelum eal beclysan.”; cfr. Scragg 1992,<br />
pp. 205.163-206.164 (Non sarà facile per te che tu possa mettere al sicuro tutto questo, né con<br />
sigilli racchiudere tutto.”).<br />
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