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semantico, appunto quello del giudizio 37 .
Il Maligno sembra quasi rivolgersi al Signore con tono di sfida, e lo stesso
chiamare in causa le tre schiere di spiriti presenti al momento del Giudizio non fa che
confermare l'atteggiamento provocatorio dell'accusatore: esse sanno bene quanto
glorioso e giusto è il Regno che Dio ha in mente e, proprio per tale ragione, si
attendono dal Creatore una punizione esemplare per coloro i quali hanno contravvenuto
ai Suoi dettami.
Spinto dall'ineluttabilità di tale sentenza, Satana torna a invitare Cristo a
giudicare le anime, e a garantirgli in questo modo quella schiera di peccatori che Egli
inevitabilmente non vorrà con Sé:
“Dem, la dryhten, rihte domas, ond forlæt me mines rihtes wyrde, þæs ðe ic me sylf begiten
hæbbe. þæt wæron mine þa ðe to þe noldon; min right is þæt ic þa mid witum þreage þa þe
þine hyrnesse forhogodon. Hie hie scyrpton minum reafum, nals ðam gewædum þe ðu hie
hete. Hie wæron ungemetfæste eallum tidum ond oferhidum to fulle ond mines willan to
georne. þonne hie gehyrdon þine bec rædan ond þin godspel secgan ond hira lif rihtan ond
him ecne weg cyðan, hy symle hiera earan dytton ond hit gehyran noldon” 38
Come aveva già fatto in precedenza, l'omelista affida parte dell'incisività delle
parole di Satana a una ricercata struttura ritmica e semantica, in grado di creare anche
una evidente continuità stilistica all'interno del discorso del Maligno. Altrettanto degna
di nota è la presenza, fra le prove a carico delle anime peccatrici, di un esplicito
riferimento al disattento ascolto del Vangelo. Il fedele viene qui messo di fronte ai
miserabili effetti della negazione del medesimo precetto salvifico che aveva movimentato
l'incipit dell'omelia, dato che potrebbe permettere di valutare con maggiore completezza
le ragioni dell'apposizione postuma di un prologo alla versione vercellese del sermone,
37 Uno studiato utilizzo della medesima paranomasia dei termini in dem-/dom- è testimoniato anche
all'interno di un passo tratto da un secondo componimento del Vercelli Book, Il Sogno della Croce
(vv. 103b-109): “Hider eft fundaþ / on þysne middangeard mancynn secan / on domdæge dryhten sylfa, /
ælmihtig god, ond his englas mid, / þæt he þonne wile deman, se ah domes geweald, / anra gehwylcum swa
he him ærur her / on þyssum lænun life geearnaþ” (Nel Giorno del Giudizio il Signore stesso, Dio
Onnipotente, tornerà qui su questa terra con i Suoi angeli per scovare gli uomini, così che Egli
giudichi – Egli che ha il potere di giudicare – ciascuno come merita [ha meritato] prima qui in
questa vita fuggevole). Cfr. Krapp 1932, p. 64 (la traduzione del passo è da attribuirsi a Di Sciacca:
cfr. Di Sciacca 2003, pp. 245-246, nota 55).
38 Cfr. Scragg 1992, p. 200.83-96; “Giudica, oh Signore, lascia a me il destino di quel che è mio di
diritto, che io a me stesso ho guadagnato con il risultato che sono miei coloro i quali non hanno
desiderato te?; è mio obbligo che io debba affliggere quelli con punizioni/tormenti, quelli che
rigettarono l'obbedienza nei tuoi confronti. Essi si adornarono con i miei abiti, e per nulla con quei
vestiti che Tu stabilisti per loro. Essi furono sfrenati in ogni tempo e troppo pieni di vanità e
troppo bramosi del mio desiderio. Quando essi ascoltavano il Tuo Libro essere letto, e il Tuo
Vangelo essere predicato e le loro vite essere rimproverate, e la via eterna essere resa loro conosciuta,
essi sempre chiudevano le loro orecchie e non volevano sentire. ”.
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