Verona - Quinta Parete
Verona - Quinta Parete
Verona - Quinta Parete
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Teatro<br />
Il Grande Teatro<br />
Il Teatro Nuovo propone<br />
in questi prossimi mesi la<br />
nuova stagione della sua<br />
rassegna di successo<br />
<strong>Verona</strong><br />
<strong>Quinta</strong> <strong>Parete</strong><br />
cultura e società<br />
www.quintaparete.it<br />
mensile on-line<br />
Anno II - n. 11 - Novembre 2011 Diretto da Federico Martinelli<br />
Intervista<br />
Gilberto Antonioli<br />
A colloquio con un poeta<br />
e studioso veronese che ha<br />
da poco conseguito la sua<br />
sesta laurea<br />
Fotografia<br />
Beth Moon in mostra<br />
a pagina 2 a pagina 24<br />
a pagina 16<br />
2010-2011: un anno di cultura e società<br />
www.quintaparete.it<br />
Festeggia con noi il nostro primo anniversario. Leggete e diffondete<br />
Andiamo a vedere dal vivo<br />
le opere di grande fascino<br />
di quest’artista. Alla<br />
galleria PH neutro<br />
Esclusivo! “<strong>Verona</strong> è” compie un anno<br />
La storia continua...<br />
Associazione Culturale<br />
www.quintaparete.it
2<br />
Teatro<br />
La 14ma edizione della rassegna<br />
“Divertiamoci a Teatro”<br />
del Teatro Nuovo di <strong>Verona</strong> è<br />
come sempre ricca, variegata e<br />
di qualità. Da ottobre a marzo<br />
un sicuro intrattenimento, gli<br />
spettacoli propongono temi svariati<br />
e sicuramente interessanti<br />
per tutti. Tema conduttore è<br />
ovviamente il divertimento nelle<br />
sue più varie forme da poter<br />
mettere in scena.<br />
Si comincia l’8-9-10 novembre<br />
con “La Verità” di Floran<br />
Zeller, con Massimo Dapporto<br />
e Antonella Elia, per la regia<br />
di Maurizio Nichetti. Il tradimento<br />
visto dall’interno della<br />
coppia e rispettivi amanti, con<br />
malumori, incomprensioni e<br />
complicità più o meno attendibili<br />
alla ricerca della verità, in<br />
un contesto sempre spensierato.<br />
Appuntamento poi il 23-24-25<br />
novembre con Cochi e Renato,<br />
pionieri milanesi nel cabaret, ritrovatisi<br />
a proporre le loro classiche<br />
gag ma sempre al passo<br />
Non vado mai al cinema, la vita è troppo breve<br />
di Michele Fontana<br />
coi tempi, in una società sempre<br />
più comicamente stimolante.<br />
Il 5-6-7 dicembre sarà la volta<br />
di “Stanno suonando la nostra<br />
canzone” di Neil Simon, regia<br />
di Gianluca Guidi. Giampiero<br />
Ingrassia interpreta un musicista<br />
di successo che incontra una<br />
donna (Simona Samarelli) con<br />
cui inizierà una tormentata e<br />
affascinante storia d’amore.<br />
Dopo il fortunato debutto<br />
quest’estate, grande attesa per<br />
“Sogno di una notte di mezza<br />
estate” fuori abbonamento il<br />
18-19 gennaio prossimi. Gioele<br />
Dix reinterpreta Shakespeare e<br />
lo porta sul palco con un nutrito<br />
e collaudato gruppo di comici<br />
a cui si aggiunge l’importante<br />
presenza del duo musicale<br />
“Musica Nuda”.<br />
1-2-3 febbraio saranno serate al<br />
femminile con Tosca d’Aquino,<br />
Roberta Lanfranchi e Samuela<br />
Sardo interpreti in “Smetti di<br />
piangere Penelope”, storia incentrata<br />
tra queste tre amiche e<br />
il loro desiderio di gravidanza,<br />
con una colonna sonora di successi<br />
italiani.<br />
Continuerà il programma dal<br />
15 al 19 febbraio con Marco<br />
Paolini nel suo show “Itis Galileo”.<br />
Il noto comico veneto e<br />
la sua tipica verve si incentrano<br />
questa volta in ragionamenti<br />
tra scienza e fede, ragione e<br />
superstizione. Idee, domande e<br />
risposte dal nostro passato per il<br />
nostro presente.<br />
Massimo Venturiello e Tosca<br />
saranno i protagonisti, il 6-7-8<br />
marzo, de “Il borghese gentiluomo”<br />
di Moliere. La storia<br />
di un ricco aspirante nobile e il<br />
suo continuo desiderio di guadagno,<br />
contrapposto ai più poveri<br />
e alla moglie, più pratica e<br />
a suo modo più saggia.<br />
Prestigiosa rassegna al Teatro Nuovo con protagonisti grandi attori<br />
Al via “Il Grande Teatro”<br />
Al Teatro Nuovo si rinnova<br />
l’appuntamento con “Il grande<br />
teatro”. La rassegna, ideata<br />
dall’Assessorato alla Cultura<br />
del Comune di <strong>Verona</strong> e da Teatro<br />
Stabile-Fondazione Atlantide,<br />
metterà in scena prestigiose<br />
opere interpretate da attori<br />
di ottimo livello.<br />
Si comincia con Leo Gullotta,<br />
volto noto della televisione<br />
italiana, che sarà protagonista<br />
con “Il piacere dell’onestà”,<br />
commedia di Luigi Pirandello,<br />
per la regia di Fabio Grossi.<br />
Sarà possibile assistere alla<br />
rappresentazione dal 15 al 20<br />
novembre.<br />
Spettacolo di argomento più<br />
attuale dal 29 novembre al 4 dicembre.<br />
Sarà infatti Alessandro<br />
Gassman interprete di “Roman<br />
Non vado mai al cinema, la vita è troppo breve<br />
di Stefano Campostrini<br />
Al Teatro Nuovo torna il gradito appuntamento stagionale<br />
All’insegna del “divertimento”<br />
e il suo cucciolo”, opera di Reinaldo<br />
Povod, che tratta temi<br />
problematici come immigrazione,<br />
droga e prostituzione,<br />
vissuti nella periferia romana.<br />
Franco Branciaroli sarà protagonista<br />
dal 13 al 18 dicembre<br />
di “Servo di scena” di Ronald<br />
Harwood. Sentimenti e passione<br />
saranno gli argomenti sviluppati<br />
nel raccontare la storia<br />
di un vecchio attore shakespeariano<br />
alla fine della sua carriera.<br />
Figura rilevante, nell’economia<br />
della storia, sarà il suo<br />
fedele servo di scena, che lo aiuterà<br />
e lo incoraggerà a non abbandonare<br />
il mondo del teatro.<br />
Dopo le festività natalizie la<br />
rassegna ripartirà con un celebre<br />
duo teatrale. Glauco Mauri<br />
e Roberto Sturno si esibiranno,<br />
dal 10 al 15 gennaio,<br />
in “Quello<br />
che prende gli<br />
schiaffi” di Leonid<br />
Nikolaevic<br />
Andreev.<br />
Dal 24 al 29<br />
gennaio andrà<br />
in scena la commedia<br />
di Eduardo<br />
de Filippo<br />
“Le bugie con<br />
le gambe corte,<br />
interpretata da<br />
Luca de Filippo.<br />
Paolo Valerio ed Elena Giusti<br />
proporranno dal 7 al 12 febbraio<br />
“Piccoli crimini coniugali”<br />
di Eric-Emmanuel Schmitt,<br />
regia affidata ad Alessandro<br />
Maggi.<br />
Dal 21 al 26 febbraio sarà la<br />
Novembre 2011<br />
Penultimo appuntamento il<br />
13-14-15 marzo con “Il Mare”<br />
di Anna Maria Ortese, regia<br />
di Paolo Poli anche interprete.<br />
Una serie di storie di un’Italia<br />
media ma sempre sognante, tra<br />
insuccessi e desideri, in costumi<br />
e scene abbaglianti e soprattutto<br />
musiche ammalianti.<br />
Il 28-29-30 marzo a terminare<br />
la rassegna sarà “Lo scarfalietto”<br />
di Eduardo Scarpetta, maestro<br />
della commedia napoletana.<br />
Tra gli attori infatti Lello<br />
Arena, con Marianella Bargilli<br />
e Geppy Gleijeses, regista dello<br />
spettacolo. Lo “scaldaletto”<br />
sarà la goccia che farà traboccare<br />
il vaso in una giovane coppia<br />
litigiosa e altri personaggi<br />
buffi. Insomma, una serie di<br />
appuntamenti da non perdere.<br />
Sotto, il colonnato del Teatro Nuovo<br />
di <strong>Verona</strong>, sede di entrambe le<br />
rassegne presentate in questa pagina<br />
volta di “Il fu Mattia Pascal”<br />
per la regia di Tato Russo. La<br />
rassegna chiuderà i battenti con<br />
Alessandro Preziosi, protagonista<br />
dal 20 al 25 Marzo del<br />
“Cyrano de Bergerac” di Edmond<br />
Rostand.
Novembre 2011<br />
Non vado mai al cinema, la vita è troppo breve<br />
di Caterina Caffi<br />
È tempo di indossare nuovamente le maschere, lisciare gli abiti e spegnere le luci<br />
Si alza il sipario al Teatro Camploy<br />
Si apre, come tutti gli anni all’i- 20, a fare la sua comnizio<br />
dell’autunno, la Stagione parsa è invece la com-<br />
e 21.00 Amatoriale al Teatro Sabato Camploy. 31 marzo pagnia Quartaparete,<br />
ore 21.00<br />
e 16.30 Dopo i due appuntamenti Domenica 1 aprile del che tradurrà ore 16.30 in termi-<br />
29 e 30 ottobre, Modus presentati Vivendi con ni teatrali, in modo fe-<br />
gran successo di me pubblico prestito dalla to dele moier? ma al tempo stes-<br />
compagnia di Giorgio Totola, so originale e signifi-<br />
erità) sarà la Music Theatre di Adriano Com- Mazzucco cativo, l’opera lettera-<br />
Regia di Adriano Mazzucco<br />
pany (CMT) ad allietare le seria di Ray Bradbury<br />
rate teatrali veronesi, con “Aida “Fahrenheit 451”. Il<br />
e Radames”, spettacolo in pro- capolavoro dello scritgramma<br />
per il 5 e 6 novembre. tore e sceneggiatore<br />
e 21.00<br />
Sabato 14 aprile ore 21.00<br />
Il musical narra la storia della statunitense narra di<br />
e 16.30<br />
Domenica 15 aprile ore 16.30<br />
principessa nubiana Aida, cat- un ipotetico futuro<br />
Trixtragos<br />
turata da Radames e condotta nel quale i libri sono<br />
come prigioniera Un in Egitto nemico per del illegali popolo e chi li possie-<br />
essere poi data di in Henrik dono Ibsen alla de è perseguito dalla<br />
principessa Amneris. Regia di Nunzia Cupi- Messina legge. Lo Stato paga<br />
do però ci mette lo zampino e un apposito corpo di<br />
Radames e Aida finiscono per vigili del fuoco che fa<br />
innamorarsi l’uno dell’altra. La incetta di ogni tipo di<br />
regista Pia Sheridan riprende volume e lo elimina<br />
e 21.00<br />
e 16.30 il capolavoro verdiano e lo fa gettandolo in enormi<br />
dialogare con la contempora- falò che sorgono al<br />
neità, ritrovando, ora come un centro di ogni piazza.<br />
tempo, le stesse problematiche Il fuoco, elemento vi-<br />
amorose e i medesimi conflitti tale per molti aspetti,<br />
interiori.<br />
è qui adottato come<br />
L’avvenimento che interessa le simbolo di distruzio-<br />
serate del 12 e 13 Novembre ne non solo di oggetti<br />
è animato dalla commedia: tangibili ma della sto-<br />
“Buon Compleanno”, proposta ria di un intero paese<br />
dalla Compagnia Teatro Ar- delegata alle pagimathan<br />
e diretta da Massimo ne scritte e in questo<br />
Meneghini. La vicenda narra modo tramandata nei<br />
della relazione, divenuta ormai secoli. Uno spettacolo<br />
monotona, tra Carlo e Adele, suggestivo, tutt’oggi<br />
rivitalizzata da una Dipinti indimenti-<br />
di Sergio Piccoli<br />
molto attuale, che ci<br />
cabile avventura che darà nuo- fa riflettere sul futuro<br />
va linfa e forza di coesione alla della cultura.<br />
coppia, salvando un rapporto Toccherà poi alla rinomata<br />
ormai grigio e privo di passio- Compagnia Einaudi-Galilei<br />
ne.<br />
che, nelle serate del 27 e 28 no-<br />
Al giro di boa del mese, il 19 e vembre, sarà in scena ripren-<br />
Aprile 2012<br />
Assessorato alla Cultura<br />
Teatro<br />
Camploy<br />
Programmazione<br />
Stagione 2011-2012<br />
Compagnie amatoriali<br />
dendo Collodi nello spettacolo<br />
dal titolo: “Non a caso a Pinocchio<br />
cresce il naso” .<br />
La favola di Pinocchio è insce-<br />
visita il sito internet di “<strong>Verona</strong> è”<br />
www.quintaparete.it<br />
Teatro<br />
3<br />
nata con scopo educativo<br />
e pedagogico: rappresenta<br />
infatti ciò che<br />
in noi mai dovrebbe<br />
morire; il desiderio di<br />
viaggiare con la mente<br />
e scoprire mondi sempre<br />
nuovi che si aprono<br />
davanti ai nostri occhi<br />
come tante piccole,<br />
e via via sempre più<br />
grandi, scatole cinesi.<br />
L’evento, che è già stato<br />
etichettato sotto la<br />
dicitura Musical, è in<br />
realtà un emozionante<br />
viaggio letterario, di<br />
cui la parte musicale<br />
rappresenta solo una<br />
piacevole integrazione.<br />
Anticipando parte del<br />
programma di dicembre<br />
possiamo segnalare,<br />
per il 3 e 4 del mese,<br />
un racconto teatrale<br />
dal titolo “Harvey”,<br />
proposto dalla compagnia<br />
Micromega . La<br />
vicenda narra di un<br />
coniglio bianco gigante,<br />
che il protagonista<br />
Elwood è certo di vedere,<br />
mentre si tratterebbe<br />
in realtà solo<br />
della sua immaginazione.<br />
La regista Mary<br />
Chase ci introduce in<br />
un mondo presentato<br />
con sottile e intelligente<br />
ironia e che ci invita ad aprire<br />
la mente e a non cementarci<br />
nelle nostre convinzioni, spesso<br />
foriere di incomprensioni.
4<br />
Teatro<br />
Non vado mai al cinema, la vita è troppo breve<br />
di Isabella Zacco<br />
ancora pezzi classici, come “Il<br />
ventaglio” di Carlo Goldoni e il<br />
“Sogno di una notte di mezza<br />
estate” di W. Shakespeare, per<br />
la regia di Giole Dix, interpretato<br />
da una compagnia di<br />
giovani attori e comici, provenienti<br />
dal variopinto mondo di<br />
Zelig, lavoro che ha già riscos-<br />
so un gran successo quest’anno<br />
presso la platea estiva del Teatro<br />
Romano. E infine “The<br />
History Boys”, commedia di<br />
Alan Bennett vincitrice di 6<br />
premi Tony Award, in versione<br />
cinematografica nel 2006,<br />
definita da vari critici “uno degli<br />
spettacoli più importanti ed<br />
emozionanti” firmati da Bruni<br />
e De Capitani: uno sguardo sul<br />
mondo dei giovani e della scuola<br />
interpretato da attori giovani<br />
e di talento.<br />
Per la danza, l’appuntamento<br />
è con due grandi compagnie:<br />
il Ballet de l’Opera de Paris, in<br />
uno splendido gala per le coreografie<br />
di Nurejev e di Petipa,<br />
si esibirà in estratti di brani<br />
classici, come Il lago dei Cigni o il<br />
Passo a due, alternandoli con importanti<br />
coreografie contemporanee,<br />
fino al gran finale con la<br />
danza ungherese da Raymonda<br />
di Petipa; il Ballet de l’Opera<br />
de Bordeaux per una serata<br />
dedicata al genio della danza<br />
del ‘900, George Balanchine,<br />
con musiche, tra l’altro,<br />
di Gershwin e di<br />
Ravel. Poi ancora il<br />
Balletto di Torino, con<br />
lo spettacolo “La Vergine”<br />
novembre sulla 2011 musica Sabato 12 ore 21.00di<br />
Cajkowskij (“La venerdì 18 ore bella 21.00<br />
addormentata”), Le Vergini per<br />
venerdì 25 ore 21.00<br />
la coreografia del giovane<br />
dicembre Matteo 2011 Levaggi,<br />
HAPPY DAYS - Musical<br />
artista reduce da un<br />
Salieri Opera Festival<br />
debutto in prima mon-<br />
martedì 6 ore 21.00<br />
diale a Miami lo scorso<br />
settembre.<br />
mercoledì 7 ore 21.00<br />
Ridotto del Teatro Salieri<br />
Il settore musicale<br />
Salieri Opera Video<br />
offre un ciclo di con-<br />
sabato 10 ore 21.00<br />
Teatro Salieri<br />
certi, dedicati Danziamo al Salieri! Piano<br />
Italiano, con tre grandi<br />
interpreti: Sergio<br />
domenica 11 ore 10.00<br />
Cammariere, che sarà<br />
accompagnato dall’or-<br />
domenica 11 ore 16.00<br />
Ridotto del Teatro Salieri<br />
chestra Filarmonica<br />
Leggiamo Salieri!<br />
Veneta di Legnago diretti da Enrico de Mori e<br />
domenica 11 ore 18.00<br />
dalla tromba di Fabrizio<br />
Bosso, il “Miglior<br />
Nuovo Talento” eletto<br />
da Musica Jazz; Gio-<br />
Novembre 2011<br />
Musica, danza e teatro per una rassegna dall’alto valore artistico<br />
Teatro Salieri, impareggiabile rassegna:<br />
musical, teatro classico e moderno<br />
Interessante anche quest’anno il<br />
programma della nuova stagione<br />
al Teatro Salieri di Legnago<br />
che, per volontà dell’Amministrazione<br />
Comunale e sotto la<br />
direzione artistica del regista<br />
Antonio Giarola, si sta sempre<br />
più sviluppando nel senso di<br />
una vera manifestazione annuale,<br />
ricca di eventi<br />
culturali di vario genere,<br />
rivolti ad un pubblico<br />
eterogeneo.<br />
Il cartellone della stagione<br />
2011-2012 si articola<br />
in cicli di spettacoli<br />
di danza, musica<br />
e prosa, lasciando<br />
sempre uno spazio alla<br />
valorizzazione della<br />
figura di Antonio Salieri,<br />
con approcci a<br />
vari livelli dell’opera<br />
del compositore legnaghese:<br />
“Danziamo<br />
Salieri” è la rassegna<br />
che mostrerà al pubblico<br />
coreografie allestite<br />
dalle varie scuole<br />
di danza del territorio,<br />
su musiche di Salieri;<br />
“Salieri Opera Video”<br />
prevede la proiezione<br />
dell’opera “Tarare” di<br />
Salieri, indirizzandosi<br />
particolarmente agli<br />
studenti delle scuole<br />
superiori, mentre “Leggiamo<br />
Salieri” coinvolge l’Associazione<br />
Lettori ABC di Legnago;<br />
infine, “Salieri Sacro” è l’esecuzione<br />
del Requiem per soli,<br />
coro e orchestra, con l’Orchestra<br />
e il Coro della Filarmonica<br />
Veneta di Legnago.<br />
Ma per tornare al cartellone<br />
della stagione, la prosa si presenta<br />
frizzante come una coppa<br />
di champagne e, sul filo conduttore<br />
del divertimento, propone<br />
il musical “Happy Days”, produzione<br />
della Compagnia della<br />
Rancia tratto dal famosissimo<br />
telefilm americano, poi “Varieetà”<br />
di Massimo Lopez, che nel<br />
panorama comico italiano non<br />
ha bisogno di presentazioni; poi<br />
Piano Italiano SERGIO CAMMARIERE<br />
BALLETTO TEATRO DI TORINO<br />
Piano Italiano GIOVANNI ALLEVI<br />
lunedì 5 ore 21.00 in abbonamento<br />
martedì 6 ore 21.00 fuori abbonamento<br />
tutti gli eventi sono ad ingresso gratuito<br />
vanni Allevi, che aveva già registrato<br />
un tutto esaurito alcuni<br />
anni fa, e Danilo Rea, grande<br />
poeta tra i musicisti, pianista<br />
che ha segnato la scena jazz degli<br />
ultimi decenni, collaborando<br />
con personaggi come Enzo<br />
Pietropaoli, Roberto Gatto e il<br />
grande Paolo Fresu.<br />
Le rassegne, per una precisa<br />
volontà di favorire la partecipazione<br />
popolare, avvicinando<br />
soprattutto i giovani al teatro,<br />
alla Calendario<br />
musica e alla danza, offrono<br />
gli spettacoli a prezzi mai<br />
superiori ai 23 euro. Già da alcune<br />
stagioni l’affluenza segna<br />
una percentuale del 95% dei<br />
posti in sala, di media, per una<br />
fascia di popolazione che va<br />
ben oltre la comunità cittadina,<br />
e si può dire che ormai coinvolga<br />
l’intera pianura veronese, a<br />
testimonianza della soddisfazione<br />
espressa dal pubblico,<br />
all’unisono con i consensi della<br />
critica.<br />
L’attività del Salieri, si ricorda,<br />
è promossa dal Comune di Legnago,<br />
sostenuta dalla Regione<br />
Veneto e gestita dalla Fondazione<br />
Culturale A. Salieri sin<br />
Museo Fioroni - Sala Orientale<br />
Salieri Opera Video - con Elena Biggi Parodi e Andrea Ferrarese<br />
Presentazione dell’opera Tarare di Antonio Salieri<br />
Presentazione dell’opera Tarare di Antonio Salieri<br />
Con le scuole di danza: Art Dance School, DanzArmonia,<br />
Non solo Danza, Progetto Danza<br />
Special Guest: RBR Dance Company<br />
con un estratto dello spettacolo Varietas Delectat<br />
Chiesa S. Antonio di Casette<br />
Missa Stylo di Antonio Salieri con l’Ensemble Polipulchravox di Legnago<br />
e l’organista Thomas Gelain. Celebrazione della S. Messa in latino<br />
Reading dell’Associazione Lettori ABC di Legnago<br />
Sestetto di fiati e pianoforte dell’Orchestra da Camera “Città di <strong>Verona</strong>”<br />
dal 1999, anno di riapertura al<br />
pubblico dopo i lunghi restauri<br />
di questo bell’edificio 67 Liberty<br />
nel cuore della città.<br />
Duomo di Legnago<br />
Salieri Sacro - Requiem in DO minore per soli, coro e orchestra<br />
Orchestra Filarmonica Veneta di Legnago diretta da Fabrizio Da Ros<br />
Coro Iris Ensemble di Padova diretto da Marina Malavasi<br />
Con: Francesca Salvatorelli, soprano Elisa Fortunati, mezzosoprano,<br />
Matteo Mezzaro, tenore, Daniele Macciantelli, basso<br />
Stagione 2011 2012<br />
danza musica prosa<br />
danza musica prosa<br />
& musical<br />
venerdì 18 novembre 2011 ore 21.00 sabato 12 novembre 2011 ore 21.00<br />
lunedì 5 dicembre 2011 ore 21.00<br />
in abbonamento
Novembre 2011 Teatro<br />
Non vado mai al cinema, la vita è troppo breve<br />
di Paolo Corsi<br />
Al via la IV edizione del Concorso Teatrale Regionale Città di Bovolone<br />
Confrontarsi a teatro fa bene al teatro<br />
Partito un po’ in sordina nel<br />
2008, con l’entusiasmo degli<br />
organizzatori della Compagnia<br />
del Fil de Fer (www.<br />
fildefer.it), ansiosi di misurare il<br />
gradimento che un’iniziativa di<br />
questo genere avrebbe potuto<br />
riscuotere, il Concorso Teatrale<br />
Regionale Città di<br />
Bovolone è ormai giunto alla<br />
quarta edizione, sull’onda di un<br />
successo che anno dopo anno<br />
ne ha aumentato il prestigio e<br />
la notorietà. Un bel motivo di<br />
orgoglio per gli organizzatori,<br />
trascinati da un appassionato<br />
Enzo Bazzani, che è un po’<br />
l’anima della compagnia (di cui<br />
è anche regista). Si deve al loro<br />
impegno ed alla loro costanza<br />
la nascita di questa bella iniziativa,<br />
alla quale hanno dato<br />
vita contando unicamente sulle<br />
proprie forze, prima che, gra-<br />
zie al suo successo, il concorso<br />
si imponesse anche all’attenzione<br />
delle amministrazioni.<br />
Fin dall’inizio non è però mai<br />
mancato il sostegno dei familiari<br />
del dott. Albino Roncolato,<br />
il cittadino illustre a cui il<br />
concorso è dedicato. Ricordato<br />
per il suo impegno professionale<br />
e civico, al dott. Roncolato<br />
va soprattutto la riconoscenza<br />
per il suo impegno attivo a favore<br />
del teatro, di<br />
cui era un grande<br />
appassionato<br />
e sostenitore. Il<br />
concorso prevede<br />
una selezione di<br />
cinque lavori di<br />
altrettante compagnie,<br />
valutati<br />
poi sulla scena da<br />
un’apposita giuria<br />
nel corso delle<br />
cinque serate in programma. I<br />
premi in palio sono riservati al<br />
miglior spettacolo, la miglior<br />
regia, il miglior interprete maschile<br />
e la miglior interprete<br />
femminile. Le richieste giunte<br />
quest’anno sono state ben 78,<br />
da tutta Italia, segno evidente<br />
del crescente livello della manifestazione.<br />
La scelta della<br />
formula del concorso, in luogo<br />
della più usuale rassegna<br />
teatrale, ha contribuito a creare<br />
interesse tra un pubblico<br />
che, pur non intervenendo nel<br />
giudizio, è stato sicuramente<br />
solleticato dall’idea del confronto.<br />
Si spiega anche così la<br />
presenza di pubblico numeroso<br />
a tutte le serate di tutte le<br />
edizioni precedenti, e tutto fa<br />
pensare che anche quest’anno<br />
non mancherà il consenso attorno<br />
ad una manifestazione<br />
ben lungi dall’aver esaurito la<br />
sua carica di novità. Si ripeterà<br />
inoltre anche il simpatico<br />
rituale dell’invito agli spettatori<br />
a concludere la serata con<br />
un momento conviviale, per<br />
scambiarsi pareri e osservazioni<br />
tra una forchettata e l’altra<br />
di risotto (che è una specialità<br />
della zona). Un modo per prolungare<br />
l’effetto positivo dello<br />
spettacolo appena conclusosi<br />
5<br />
ed anche una sorta di recupero<br />
della funzione sociale del teatro.<br />
Nell’Ottocento era infatti<br />
luogo e pretesto per incontri e<br />
socializzazioni nei palchi, dove<br />
si pasteggiava e chiacchierava,<br />
con un occhio ed un orecchio<br />
al palcoscenico, per più sere di<br />
seguito e persino per lo stesso<br />
spettacolo. Se allora il fenomeno<br />
poteva dirsi naturale, vista<br />
la scarsità di alternative, ai<br />
nostri giorni sradicare qualcuno<br />
dalla poltrona davanti alla<br />
TV per portarlo a teatro non<br />
è altrettanto facile. Tuttavia<br />
non impossibile, se la proposta<br />
è ben formulata e di qualità. E<br />
questo concorso teatrale lo sta<br />
dimostrando anno dopo anno.<br />
Lo scorso 15 ottobre la IV<br />
edizione è partita con il botto,<br />
facendo registrare il tutto esaurito<br />
allo spettacolo della prima<br />
compagnia in concorso, il Piccolo<br />
Teatro Città di Chioggia<br />
(VE), con “Le baruffe<br />
chiozzotte” di Goldoni. Nelle<br />
successive serate saranno impegnate<br />
la Compagnia Stabile<br />
del Leonardo di Treviso, con<br />
“Enrico IV” di Pirandello (29<br />
ottobre), il Circolo La Zonta<br />
di Thiene (VI), con “Arsenico<br />
e vecchi merletti” di Kesselring<br />
(12 novembre), la Compagnia<br />
Giorgio Totola di <strong>Verona</strong>,<br />
con “I pettegolezzi delle donne”<br />
di Goldoni (26 novembre),<br />
Il Satiro Teatro di Padernello<br />
di Paese (TV), con “La<br />
ballata del barcaro” di R. Cuppone<br />
(3 dicembre). La serata<br />
di premiazione sarà sabato 10<br />
dicembre 2011. Tutte le serate<br />
avranno luogo al Cinema Teatro<br />
Astra di Bovolone (VR) ad<br />
ore 21.00.
6<br />
Teatro Novembre 2011<br />
Ne hanno viste di cose, questi occhi<br />
di Michela Saggioro<br />
Grande successo di pubblico per la rappresentazione teatrale dei racconti di Calvino,<br />
in collaborazione con l’Università di <strong>Verona</strong><br />
“Difficile l’amore”: il difficile è<br />
riconoscerlo e comunicarlo<br />
Un Calvino inedito, riletto in<br />
una chiave teatrale insolita,<br />
quello messo in scena dell’Estravagario<br />
Teatro Tenda in<br />
“Difficile l’amore”: lo spettacolo,<br />
allestito lo scorso 13 ottobre<br />
alla biblioteca Frinzi, è infatti<br />
ispirato all’opera letteraria “Gli<br />
amori difficili”, edita nel 1970.<br />
“Le registe Silvia Masotti e<br />
Camilla Zorzi propongono in<br />
uno spazio non teatrale i risultati<br />
del laboratorio di ricerca<br />
dentro la scrittura del grande<br />
Italo Calvino”, ha sottolineato<br />
nell’introduzione alla<br />
serata il prof. Mario Allegri,<br />
docente di letteratura italiana<br />
moderna e contemporanea;<br />
“Il progetto è sfociato così in<br />
un testo istrionico ma coerente,<br />
che mette in risalto la volontà<br />
dell’autore di spiegare il<br />
mondo guardando soprattutto<br />
all’umanità”.<br />
La compagnia veronese ha in<br />
effetti saputo dare vita a Calvino<br />
definendo i contorni di<br />
una grande varietà di atteggiamenti<br />
umani: nel sottotetto<br />
della biblioteca dialoghi seri si<br />
sono alternati al gusto dell’ironico.<br />
“I fili conduttori di “Difficile<br />
è l’amore” sono i rapporti,<br />
i sentimenti e la difficoltà di<br />
raggiungere l’obiettivo del proprio<br />
desiderio o anche solo di<br />
riconoscerlo come tale”, hanno<br />
spiegato assieme le registe, nonché<br />
curatrici dell’adattamento e<br />
della drammaturgia del testo,<br />
Zorzi e Masotti; “Ciò che sta<br />
alla base di molte delle storie<br />
rappresentate è la difficoltà<br />
della comunicazione: quel perdersi<br />
“umano, troppo umano”<br />
in una zona di silenzio al fondo<br />
dei rapporti”, commentano.<br />
Calvino stesso, in uno dei pezzi<br />
audio che compongono lo spettacolo,<br />
descrive il suo interesse<br />
a 360 gradi per la vita, perché<br />
“parlare di qualcosa significa<br />
sempre parlare dell’umanità<br />
e del suo muoversi nel mondo<br />
come tra gli arabeschi di un<br />
arazzo”.<br />
La trama dello spettacolo inizia<br />
con il viaggio in treno di<br />
tale Federico verso Roma Termini,<br />
per incontrare Cinzia,<br />
la donna che ama. Durante il<br />
tragitto Federico si addormenta<br />
e sogna. Sogna di un soldato<br />
in licenza che tenta di sedurre<br />
con silenziose mosse una vedova<br />
– episodio già “prestato”<br />
al grande schermo nel 1963<br />
per il film “L’amore difficile”,<br />
regia di Nino Manfredi -, di<br />
una casalinga in villeggiatura<br />
che perde lo slip nuotando al<br />
largo di una spiaggia affollata.<br />
A seguire di un impiegato che<br />
dopo un’imprevista notte amorosa<br />
ritorna al grigiore della<br />
vita quotidiana, di una giovane<br />
moglie rincasa alle sei del mat-<br />
tino dopo aver passato la notte<br />
con un bel giovanotto e di una<br />
coppia che si rincorre lungo i<br />
rettilinei di un’autostrada. Infine<br />
la più struggente delle storie:<br />
due sposi, entrambi operai, lavorano<br />
in fabbrica con diversi<br />
turni, lui quello della notte, lei<br />
di giorno. S’incontrano brevemente<br />
e la voglia di tenerezza<br />
si esaurisce cercando il sonno<br />
dallo stesso lato del letto. Al<br />
termine dello spettacolo una<br />
sala gremita applaude a Federico<br />
che, giunto a Roma chiama<br />
Cinzia, rimanendo però<br />
senza più nulla da dirle, in un<br />
finale che è anche un elogio di<br />
quella incomunicabilità tanto<br />
cara allo scrittore.<br />
Da notare la bravura degli<br />
attori in scena, contenuti ma<br />
disinibiti come forse Calvino<br />
li avrebbe voluti se avesse<br />
scritto questi racconti per il<br />
teatro: sul palco della Frinzi si<br />
sono alternati Roberta Zocca,<br />
Barbara Fittà, Tiziana Leso,<br />
Tiziana Totolo, Carolina Paiola,<br />
Alice Parisi, Giuseppe<br />
Pasinato, Alberto Bronzato,<br />
Marco Perini, Andrea Di Clemente,<br />
Ermanno Regattieri, e<br />
Isacco Venturini. L’assistenza<br />
tecnica è stata curata da Gianluca<br />
Scarmagnan. Un interessante<br />
video delle prove dello<br />
spettacolo, per la regia di Gianni<br />
e Sofia Martini, è visibile su<br />
http://vimeo.com/23155724.<br />
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Novembre 2011<br />
Ne hanno viste di cose, questi occhi<br />
di Paolo Corsi<br />
Successo per l’ultimo originale spettacolo di Estravagario Teatro<br />
Quando la parola non serve<br />
Come sosteneva Etienne Decroux<br />
a proposito del rapporto<br />
tra mimo e parola, è molto<br />
difficile che questi due elementi<br />
coesistano all’interno di una<br />
rappresentazione, a meno che<br />
ciascuno dei due sia “povero”<br />
e non prevalga sull’altro. Ma se<br />
non è difficile immaginare una<br />
rappresentazione fatta esclusivamente<br />
di parola, lo è invece<br />
nel caso in cui di parole non ce<br />
ne siano affatto, perlomeno non<br />
senza una punta di scetticismo.<br />
C’era pertanto molta curiosità<br />
per Balera Paradiso,<br />
l’ultimo spettacolo<br />
di Estravagario<br />
Teatro, che affida<br />
unicamente alla musica,<br />
alla mimica ed<br />
al linguaggio del corpo<br />
il compito di raccontarecinquant’anni<br />
di storia italiana.<br />
Balera Paradiso è<br />
una finestra aperta<br />
sul periodo che va<br />
dagli anni Trenta<br />
agli anni Settanta,<br />
colto dal particolare<br />
punto di osservazione<br />
di una balera di<br />
provincia. Frequentata<br />
da personaggi di<br />
tutti i tipi, con le loro<br />
storie personali, sovrapposte<br />
agli eventi<br />
sociali, storici, di<br />
costume che hanno<br />
caratterizzato l’Italia<br />
in tutto quel periodo,<br />
la balera diviene testimone<br />
di innume-<br />
revoli vicende e del fluire della<br />
storia. Mentre cambiano i suoi<br />
frequentatori, le mode, le musiche,<br />
i vestiti, cambia anche la<br />
balera, soprattutto quando gli<br />
eventi della storia si impongono:<br />
da luogo di incontri a sede<br />
di partito, a rifugio antibombardamento,<br />
e poi di nuovo<br />
luogo di incontri, di gente che<br />
balla in modo diverso, su musiche<br />
diverse uscite da un aggeggio<br />
che ha preso il posto dell’orchestrina,<br />
gente che ora beve<br />
strane bibite arrivate dall’Ame-<br />
www.amicidellacattolica.com<br />
rica. I protagonisti cambiano,<br />
ma non cambiano i “tipi” sociali,<br />
comuni a tutte le epoche:<br />
il bullo, la timida, l’imbranato,<br />
la trasgressiva di fatto e la trasgressiva<br />
in potenza, la vedova<br />
in cerca di consolazione e il<br />
marito tentato dall’avventura<br />
di un amore fugace e clandestino.<br />
Passa la storia, dalla balera,<br />
anzi, passano le storie. Le storie<br />
della gente, che si intrecciano<br />
con la grande storia, rimanendone<br />
segnate e sconvolte, e che<br />
spingono gli uni nelle braccia<br />
degli altri, per un<br />
ballare che spesso<br />
è più un tenersi per<br />
navigare più sicuri<br />
nel mare della vita.<br />
Tutto cambia, ma la<br />
balera è sempre lì,<br />
come il suo gestore,<br />
che incanutisce ed<br />
ingobbisce sotto il<br />
peso degli anni, ma<br />
che ormai ne fa parte,<br />
o come la guardarobiera,<br />
che da<br />
dietro al suo banco<br />
osserva sfilare le vite<br />
degli altri. Si ferma<br />
la musica, alla fine,<br />
a chiudere una serata<br />
che riconsegna<br />
ciascuno alle proprie<br />
solitudini, le proprie<br />
vite parallele, fino al<br />
prossimo incontro.<br />
La guardarobiera<br />
raccoglie l’impermeabile,<br />
il suo, questa<br />
volta, mentre il vecchio<br />
barista riassetta<br />
Teatro<br />
7<br />
con movimenti lenti, appende<br />
la divisa e spegne la luce su questa<br />
serata durata cinquant’anni.<br />
E’ una delizia per gli orecchi,<br />
tutta quella musica, canzoni<br />
a cui siamo tutti legati a vario<br />
titolo, mentre facciamo un bel<br />
ripasso di storia, sorridendo e<br />
riflettendo su quello che siamo<br />
stati. Anche se non c’è né nostalgia<br />
né pretesa di ricostruzione<br />
storica, ma solo la cronaca di<br />
tante vite osservate da un punto<br />
di vista comune e singolare. La<br />
musica è suonata in gran parte<br />
dal vivo, almeno fino a quando<br />
il giradischi viene a soppiantare<br />
la band, e su di essa si muovono<br />
passi di valzer, tango, canzoni<br />
degli anni sessanta e il rock ‘n<br />
roll. Non solo ballo, ma anche<br />
scene affidate al corpo e al gesto,<br />
alla mimica di attori molto<br />
bravi a raccontare in modo<br />
vero e naturale, senza fare uso<br />
delle parole, perché, come osserva<br />
Alberto Bronzato, regista<br />
e autore assieme Riccardo<br />
Pippa, non c’è bisogno di<br />
parole per raccontare la vita.<br />
Uno spettacolo equilibrato e<br />
mai ripetitivo, nel quale è esaltata<br />
la versatilità degli attori<br />
della compagnia, che si muovono<br />
sulle linee di una regia attenta<br />
ai particolari di scene e controscene.<br />
Bella la scenografia e<br />
sempre azzeccati i costumi, che<br />
assieme alle musiche ed ai balli,<br />
danno inequivocabilmente il<br />
segno del tempo che passa. In<br />
definitiva, due ore di divertimento<br />
ed un bel servito a tutti<br />
gli scettici idolatri della parola.
8<br />
Teatro Novembre 2011<br />
Ne hanno viste di cose, questi occhi<br />
di Federico Martinelli<br />
Il Gruppo Popolare Contrade diverte raccontando gli anni ‘60<br />
Rivolgere di tanto in tanto<br />
lo sguardo indietro per vedere<br />
come eravamo è spesso un<br />
esercizio piacevole, che ci aiuta<br />
a capire un po’ di più il nostro<br />
mondo di adesso e che ci fa<br />
sorridere, come si sorride con<br />
nostalgia guardando le foto di<br />
gioventù. E’ questa la sensazione<br />
che si prova assistendo allo<br />
spettacolo del Gruppo Popolare<br />
Contrade, che ha scelto<br />
di raccontare gli anni ’60 della<br />
provincia veneta con il suo spettacolo<br />
il frigorifero!”. Si tratta infatti<br />
di uno spaccato di vita di<br />
quegli anni a cui molti guardano<br />
con nostalgia e i cui echi non<br />
si sono ancora smorzati. Anzi, a<br />
ben guardare, cominciano proprio<br />
in quel periodo tante trasformazioni<br />
sociali, ora parte<br />
integrante della nostra vita, che<br />
per allora erano assolute novità,<br />
alle quali non era facile abituarsi.<br />
Nel passaggio dall’Italia del<br />
dopoguerra a quella del miracolo<br />
economico la gente scopriva<br />
l’inizio di un progresso tecnologico<br />
che non si sarebbe più<br />
arrestato, e invenzioni banali<br />
per l’uomo d’oggi, come il frigorifero,<br />
introducevano in realtà<br />
mutazioni epocali. L’evolversi<br />
di una struttura sociale sempre<br />
più allargata e complessa, poi,<br />
ancora culturalmente attrezzati<br />
a gestire. Non che oggi vada<br />
poi tanto meglio, tuttavia quelli<br />
erano anni in cui bastava una<br />
differenza di accento per mar-<br />
care distanze ed alzare barriere.<br />
Dunque si può ben capire<br />
quel continuo confrontarsi tra<br />
timore e curiosità verso ciò che<br />
è nuovo e diverso, che in questo<br />
spettacolo è così ben rappresentato.<br />
Tutti spunti raccolti e<br />
confezionati in una divertente<br />
commedia da David Conati e<br />
Paolo Corsi, che, di concerto<br />
con il regista Delio Righetti,<br />
hanno scritto un testo su misura<br />
per questa numerosa compa-<br />
gnia. Dei due autori sono anche<br />
i testi delle canzoni musicate da<br />
Giannantonio Mutto, che<br />
del resto non potevano mancare<br />
in uno spettacolo che racconta<br />
i ruggenti anni ‘60. La<br />
vicenda gira attorno a Giacomo,<br />
panettiere da una vita, che<br />
non accetta di buon grado la<br />
concorrenza del nuovo supermercato,<br />
costruito proprio davanti<br />
a casa. Gli dà man forte<br />
il suocero Arturo, che di tanto<br />
in tanto però non disdegna le<br />
novità che arrivano da fuori,<br />
come la musica americana di<br />
cui va pazzo il nipote Guido.<br />
Altro grattacapo per Giacomo<br />
-<br />
ta con Angelo, uno che viene<br />
nientemeno che da Napoli. C’è<br />
poi Dorina, la moglie, che cerca<br />
di salvare gli equilibri, ma<br />
vorrebbe anche vederci chiaro,<br />
mentre a complicare le cose ci<br />
pensano Clara, la cognata zitella<br />
e Marisa, la vicina pettegola.<br />
Senza contare Betty, amica di<br />
Guido, e la sua emancipata<br />
Diamante, la sanguigna emiliana<br />
che ha avuto l’ardire di<br />
aprire una balera proprio lì al<br />
paese e che sa bene, lei, “come<br />
ci si ha da divertire”. Personaggi<br />
e storie che si intrecciano, tra<br />
sospetti e speranze, equivoci e<br />
voglia di cambiamento, e sullo<br />
sfondo gli echi di ciò che succede<br />
nel mondo al di fuori del<br />
paesello, destinato ormai ad<br />
adeguarsi ai ritmi del progresso.<br />
Come nello stile di questa<br />
compagnia, le azioni sono spesso<br />
corali, sostenute da un ritmo<br />
alto, con battute che incalzano,<br />
in un andirivieni di personaggi<br />
che esalta la capacità di sincronismo<br />
e le scelte registiche. La<br />
-<br />
mettendo con pochi tocchi di<br />
spaziare dall’interno domestico<br />
alla strada ed all’esterno della<br />
balera, grazie all’uso di pannelli<br />
pregevolmente dipinti dal<br />
maestro Valentino Cordio-<br />
li. L’ambientazione anni ’60 è<br />
ben curata nei costumi e nelle<br />
acconciature, cosicché la sensazione<br />
di essere immersi nell’atmosfera<br />
del tempo è immediata.<br />
Notevole inoltre il fatto che<br />
gli attori interpretano anche le<br />
canzoni nel corso dello spettacolo,<br />
mentre la conduzione del<br />
pot-pourri<br />
cantanti. Il tutto, ovviamente,<br />
con musiche dal vivo suonate<br />
dalla piccola band della compagnia.<br />
Un lavoro originale e di<br />
buona qualità, dunque, per ricordare<br />
un periodo della nostra<br />
storia effervescente, spensierato<br />
e talvolta rimpianto.<br />
Edito da<br />
<strong>Quinta</strong> <strong>Parete</strong><br />
Via Vasco de Gama 13<br />
37024 Arbizzano di Negrar, <strong>Verona</strong><br />
Direttore responsabile<br />
Federico Martinelli<br />
Coordinatore editoriale<br />
Silvano Tommasoli<br />
Assistente di redazione<br />
Stefano Campostrini<br />
Hanno collaborato<br />
Daniele Adami<br />
Paolo Antonelli<br />
Valentina Bazzani<br />
Paola Bellinato<br />
Anna Chiara Bozza<br />
Stefano Campostrini<br />
Paolo Corsi<br />
Francesco Fontana<br />
Michele Fontana<br />
Valeria Giarola<br />
Agnese Ligossi<br />
Lorenzo Magnabosco<br />
Federico Martinelli<br />
Ernesto Pavan<br />
Alice Perini<br />
Michela Saggioro<br />
Giulia Siviero<br />
Silvano Tommasoli<br />
Isabella Zacco<br />
Stefano Campostrini<br />
Autorizzazione del Tribunale di <strong>Verona</strong><br />
del 26 novembre 2008<br />
Registro stampa n° 1821
Novembre 2011<br />
Ne hanno viste di cose, questi occhi<br />
di Paola Bellinato<br />
Recensione dello spettacolo in programma a Roma<br />
“Dopo la battaglia”, di Pippo Delbono<br />
Ecco la frase di Ingmar Bergman<br />
in cui Pippo Delbono ama<br />
identificarsi e fare sua nel suo<br />
fare teatro: “ il teatro è un incontro<br />
tra esseri umani diversi,<br />
e tutto il resto non conta”.<br />
Frase che rappresenta la sua<br />
cifra stilistica in un percorso<br />
artistico che si fa esperienza,<br />
esperienza di vita a partire<br />
dall’incontro, tra gli altri, di<br />
Bobò, “quel piccolo grande<br />
uomo”, conosciuto nell’ospedale<br />
di Aversa, rinchiuso da 40<br />
anni di degenza, e divenuto attore,<br />
come anche nell’incontro<br />
con Nelson, un ex senzatetto,<br />
da anni anch’esso attore della<br />
compagnia.<br />
La vita irrompe nel teatro, il teatro<br />
si fa vita.<br />
“Dopo la battaglia”, ultimo<br />
lavoro di Pippo Delbono, spalanca<br />
gli orizzonti della nostra<br />
consapevolezza accompagnandoci<br />
in un viaggio senza ritorno:<br />
dopo aver visto, udito, sentito,<br />
non saremo più gli stessi; si sarà<br />
compiuta una trasformazione,<br />
una metamorfosi,<br />
attraverso il ritmo della<br />
danza e della musica,<br />
cercando nelle parole<br />
e nei versi l’accordo di<br />
emozioni e linguaggi e<br />
trasfigurando il presente<br />
fatto di buio esistenziale<br />
nella fede nel futuro, attraverso<br />
squarci di bellezza<br />
e di gratitudine.<br />
Viaggio che diventa corpo<br />
drammaturgico in una sequenza<br />
di quadri in cui la danza e la<br />
musica si compongono assieme<br />
agli attori in una sinfonia che ci<br />
mostra il naufragio e la salvezza.<br />
Come in uno spazio-mente neutro,<br />
grigio, si snodino tutte le<br />
immagini del nostro mondo fatto<br />
di prigionie, di automatismi,<br />
vizi, miserie; vi fanno eco brani<br />
tratti da autori come Franz<br />
Kafka, Alda Merini, Pier Paolo<br />
Pasolini, Antonin Artaud, Walt<br />
Whitman, Rainer Maria Rilke,<br />
Alejandra Pizarnik riscritti da<br />
Pippo Delbono (foto).<br />
Una partitura di parole e versi<br />
che si fanno carne sulle note<br />
di Giuseppe Verdi, Niccolò<br />
Paganini, Petr Ilic Cajkovskij<br />
che si intrecciano alla musica<br />
originale di Alexander Balaunescu,<br />
violinista, compositore<br />
contemporaneo, che è in scena.<br />
Sono anche in scena la danzatrice<br />
Marigia Maggipinto, già<br />
storica componente della compagnia<br />
di Pina Bausch che dialoga<br />
con Maria-Agnes Gillot,<br />
etoile dell’Opera di Parigi in un<br />
gioco di incontri che sulla sce-<br />
Teatro<br />
9<br />
na prende vita.<br />
Linguaggi che si incrociano,<br />
in cui l’apparizione<br />
del video completa e<br />
rappresenta immagini<br />
che Delbono ha realizzato<br />
con il suo cellulare,<br />
che esplicita gesti di<br />
grande forza realistica,<br />
all’insegna del non detto<br />
che nell’immediatezza<br />
dell’immagine arriva a<br />
segno; talvolta un po’ troppo<br />
descrittiva ma comunque efficace.<br />
Nel momento di apoteosi in<br />
cui Delbono danza assieme a<br />
Marigia sulle note di un tango,<br />
la poesia trova espressione e si<br />
espande comprendendo nella<br />
sua suggestione tutto lo spazio.<br />
Uno spettacolo che trova la sua<br />
forza assoluta nell’amore, amore<br />
per la vita.<br />
Dall’ 1 al 13 novembre lo spettacolo<br />
sarà in cartellone al Teatro<br />
Argentina di Roma<br />
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10<br />
Teatro<br />
Ne hanno viste di cose, questi occhi<br />
di Stefano Campostrini<br />
prima riservata al Sultano, le<br />
più alte cariche del Paese e di<br />
alcune importanti istituzioni<br />
internazionali, per inaugurare<br />
non solo il teatro ma una stagione<br />
ricca di appuntamenti<br />
seguenti, dedicati alla musica<br />
e al ballo nelle loro forme più<br />
varie. Un’occasione unica per<br />
avvicinarsi all’affascinante<br />
mondo lirico e non solo, sia per<br />
la popolazione omanita che<br />
per coloro che da lontano possono<br />
venire ad apprezzare uno<br />
spettacolo teatrale in<br />
un contesto differente<br />
e proprio per questo<br />
da scoprire.<br />
La location migliore<br />
in un edificio simbolo,<br />
magnifico nella<br />
sua estetica, ricco nel<br />
suo significato; una<br />
struttura monumentale,<br />
grandiosa quanto<br />
moderna, rivolta al<br />
passato quanto all’innovazione.<br />
Un luogo<br />
magico per questa<br />
storia di amore, desiderio,<br />
fantasia e realizzazione,<br />
nella “Turandot”.<br />
Un’opera che<br />
è riuscita al meglio,<br />
con grande impegno,<br />
professionalità e competenza<br />
da parte di tutti. Altrettanto<br />
sentito il divertimento e ovviamente<br />
la soddisfazione per la<br />
riuscita del lavoro.<br />
Maestosa, rinnovata nelle scenografie<br />
e nei costumi, di suberba<br />
qualità i cantanti e la<br />
loro performance. L’effetto sul<br />
pubblico, in buona parte presumbilmente<br />
profano al questo<br />
tipo di celebrazioni, dev’essere<br />
Novembre 2011<br />
Arena di <strong>Verona</strong> protagonista in un grande avvenimento in terra straniera<br />
Royal Opera House Muscat, cioè?<br />
Avete mai sentito parlare<br />
dell’Oman? Chi di voi sa che<br />
è uno stato del Golfo Arabo e<br />
saprebbe anche collocarlo sulla<br />
cartina geografica? Coloro che<br />
alzerebbero la mano sarebbero<br />
meritevoli di lode, data purtroppo<br />
la poco nota conoscenza<br />
a livello occidentale del Paese<br />
in questione. Sicuramente<br />
nei prossimi anni il suo nome<br />
e la sua fama avranno però più<br />
risonanza e riscuoteranno una<br />
più meritata attenzione. Non<br />
solo per la crescita economica<br />
che si sta realizzando negli ultimi<br />
anni e per l’influenza stessa<br />
che l’occidente sta avendo sui<br />
paesi di quella zona, ma anche<br />
perché poche settimane fa ha<br />
avuto luogo vicino al centro<br />
della capitale Muscat un evento<br />
che si può definire certamente<br />
storico, non solo localmente<br />
ma con positive conseguenze<br />
nel resto del mondo. Si è trattato<br />
dell’inaugurazione della<br />
Royal Opera House Muscat,<br />
il primo teatro d’opera nella<br />
penisola arabica e il secondo<br />
solo dopo quello del Cairo. Un<br />
evento quindi eccezionale e di<br />
fondamentale importanza, che<br />
ha visto protagonista l’Arena di<br />
<strong>Verona</strong> e la sua eccellenza. Con<br />
oltre 300 elementi tra orchestra,<br />
coro, ballo, tecnici, comparse<br />
e mimi direttamente dalla<br />
nostra città, la meravigliosa<br />
“Turandot” messa in scena da<br />
Franco Zeffirelli e condotta<br />
musicalmente da Placido Domingo,<br />
è stata un grande successo<br />
e un sogno realizzato.<br />
Tutto questo è stato merito del<br />
Sultano Qaboos Bin Said, che<br />
ha fortemente voluto questo<br />
evento, segno dell’espansione<br />
culturale del Paese raggiunta<br />
in 41 anni di regno e destinata<br />
a crescere ancora. Una volontà<br />
aperta al suo popolo e al mondo,<br />
con l’intenzione di mettere<br />
in relazione l’Oman alla cultura<br />
italiana e internazionale,<br />
come segno di interazione tra<br />
le nazioni e manifesto di pace<br />
e convivenza reciproca.<br />
Tre serate, di cui la<br />
stato eccezionale. Il movimento<br />
delle masse sul palco si è<br />
rivelato d’impatto ed efficace,<br />
soprattutto considerando lo<br />
spazio relativamente ridotto<br />
rispetto alla rappresentazione<br />
(unica) che si può avere nel<br />
nostro anfiteatro. Il numero<br />
consistente di partecipanti ha<br />
contribuito a rendere attivo<br />
ogni momento dell’opera. Divisa<br />
comunque tra momenti di<br />
grande concitazione e altri dai<br />
toni intimistici assolutamen-<br />
te emozionanti, “Turandot” è<br />
stata interpretata con notevole<br />
sentimento, da parte di tutti e<br />
nella personale esperienza indimenticabile.<br />
Queste ultime sono in particolare<br />
le parole di chi scrive,<br />
perché è stato partecipe a questa<br />
trasferta come comparsa e<br />
davvero si è trovato in un’atmosfera<br />
da sogno. A migliaia<br />
di chilometri da casa, immerso<br />
in un clima regale, tra persone<br />
e personaggi unici e compagni<br />
di avventura esaltanti, luoghi<br />
incantevoli, musiche, suoni e<br />
colori, le più svariate sensazioni<br />
e le emozioni non si sono<br />
contate. Legate certamente<br />
all’evento in sè, alla fortuna e<br />
la responsabilità di essere stati<br />
scelti per partecipare, alla<br />
grande voglia di essere<br />
presenti come<br />
piccoli protagonisti<br />
di un’opera per il sottoscritto<br />
quasi sconosciuta ma indubbiamente<br />
apprezzata, visto il<br />
debutto come comparsa solo in<br />
quest’ultima stagione estiva, altrettanto<br />
intensa.<br />
Indossare un prezioso e bellissimo<br />
costume, affrontare il<br />
palco di fronte ad un pubblico<br />
importante in una avvenimento<br />
così carico di significato e<br />
di aspettativa, circondato da<br />
una scenografia imponente e<br />
abbagliante, trova sicuramente<br />
Un’immagine della scena finale dello spettacolo<br />
splendide parole nel descrivere<br />
le sensazioni provate in scena<br />
e fuori. Il solo respirare con la<br />
maschera orientale indossata<br />
appena prima di accompagnare<br />
la protagonista in scena o il<br />
sentire seppure in lontananza,<br />
in qualche corridoio o tramite<br />
qualche schermo, il “Nessun<br />
Dorma” provoca ancora brividi<br />
e pensieri di grande gioia al<br />
solo pensiero. La magia del momento<br />
è stata contagiosa e perdura<br />
senza sedimentare, anzi<br />
accrescendo di giorno in giorno.<br />
Rivivere attraverso qualche<br />
fotografia o qualche aria della<br />
celebre opera i momenti vissuti<br />
è qualcosa di insostituibile per<br />
chi è stato presente. Un modo<br />
per far capire al lettore quanto<br />
questo viaggio fisico ed emozionale<br />
è stato meraviglioso. Tra<br />
un mese il viaggio, per il lettore<br />
continua...
Novembre 2011<br />
La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione<br />
di Giulia Siviero<br />
Per la prima volta in Italia oltre 100 opere dal Brücke Museum<br />
Le origini dell’Espressionismo<br />
Dipinti e carte, tutti provenienti<br />
dal berlinese Brücke Museum,<br />
per raccontare, in una mostra<br />
curata da Magdalena Moeller<br />
e Marco Goldin, la nascita e<br />
lo sviluppo del movimento de-<br />
nominato “Die Brücke” nato a<br />
Dresda nel 1905 e pietra fondante<br />
di quello che, nella storia<br />
dell’arte, è noto come “Espressionismo”.<br />
La mostra ha aperto<br />
il 24 settembre e proseguirà<br />
fino a 4 marzo 2012 a Villa Manin,<br />
a Passariano di Codroipo<br />
in provincia di Udine.<br />
La scelta delle opere (più di<br />
cento) seguono una scansione<br />
cronologica ma procedono anche<br />
per aree quasi monografiche,<br />
da Kirchner a Heckel, da<br />
><br />
><br />
><br />
Nolde a Schmidt-Rottluff, da<br />
Pechstein a Mueller. Per questi<br />
artisti, la questione centrale<br />
diviene non tanto raffigurare<br />
i diversi aspetti della realtà<br />
visibile quanto esprimere le<br />
individualità, con i loro sentimenti<br />
e le esperienze soggettive.<br />
La finalità del movimento<br />
“Die Brücke” è infatti trasferi-<br />
re nell’opera d›arte gli oggetti<br />
percepiti «in modo diretto e<br />
senza falsificazioni», svincolati<br />
dall›ortodossia e da ogni convenzione,<br />
quella dell’accademia<br />
del 1700 e 1800. Da questi<br />
artisti non veniva seguito alcun<br />
programma specifico, ma l’impulso<br />
e l’intuito erano il loro<br />
principale e riconoscibile legame.<br />
Fritz Bleyl, Ernst Ludwig<br />
Kirchner, Erich Heckel e Karl<br />
Schmidt-Rottluff, studenti di<br />
architettura a Dresda, furono<br />
i fondatori; Schmidt-Rottluff<br />
fu il suggeritore del nome del<br />
movimento, mentre Bleyl, specializzato<br />
in disegno, ne realizzò<br />
la locandina per la prima<br />
esposizione a Dresda nel 1906.<br />
Emil Nolde e Max Pechstein<br />
vi entrarono in quell’occasione<br />
e Otto Mueller<br />
un anno dopo.<br />
Affidandoci ad<br />
una semplificazione<br />
potremmo<br />
affermare che le<br />
loro opere (fino<br />
al 1913, anno<br />
in cui il gruppo<br />
si disperse) sono<br />
accomunate soprattutto<br />
dalla<br />
chiarezza delle<br />
forme, dai contorni marcati e<br />
dai colori accesi, accostati in<br />
modo dissonante. Accanto a<br />
paesaggi e ritratti compaiono<br />
scene cittadine (celebri quelle<br />
di Kirchner) il tutto sempre<br />
riletto attraverso una polemica<br />
sociale. Ogni artista, come è<br />
messo in evidenza dal percorso<br />
di Villa Manin, approda poi a<br />
esiti artistici molto personali.<br />
Alla pittura luminosa di Heckel,<br />
risponde Pechstein, con<br />
colori ricchi e morbidi, con il<br />
carattere decorativo della linea<br />
e un’interpretazione meno<br />
violenta rispetto alla poetica<br />
dell’Espressionismo. Muller<br />
rappresenta la voce più malinconica<br />
e meno incline alle dissonanze:<br />
i suoi nudi femminili e<br />
i paesaggi ricchi di vegetazione<br />
esprimono un›armonia e una<br />
dolcezza di fondo. Schmidt-<br />
Rottluff e il suo interesse per<br />
la litografia lo conducono a<br />
una composizione sintetica e<br />
spigolose, mentre Kirchner e<br />
Nolde conducono direttamente<br />
alla poetica espressionista, con<br />
Arte<br />
11<br />
deformazioni e ritmi drammatici,<br />
con tratti caricaturali della<br />
figura umana e ampie pennellate.<br />
Di questo breve ma originario<br />
movimento, la mostra<br />
ne documenta le tappe anche<br />
attraverso documenti appositamente<br />
tradotti in lingua italiana<br />
per il catalogo che ospità<br />
saggi critici e schede di ogni<br />
opera esposta.<br />
In questa pagina alcune delle opere<br />
che si trovano in mostra<br />
Informazioni<br />
Orari:<br />
da lunedì a venerdì: 9 - 18<br />
sabato e domenica: 9 - 19<br />
Chiuso 24, 25, 31 dicembre<br />
1 gennaio 2012: ore 11-19<br />
Info e prenotazioni:<br />
Tel. +39 0422 429999<br />
biglietto@lineadombra.it<br />
www.lineadombra.it<br />
<<br />
<<br />
12<br />
Arte<br />
La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione<br />
di Valeria Giarola<br />
francese, scomponendo il colore<br />
attraverso la separazione di<br />
tinte tra loro complementari.<br />
Il simbolismo ha inoltre una<br />
forte componente irrazionale,<br />
che si ispira alle suggestioni e<br />
all’inconscio, deriva appunto<br />
da simbolo, cioè da qualcosa<br />
“che sta in luogo di”; analogico,<br />
risolve i suo significato nella<br />
forma e solo nella sua sintesi<br />
riesce ad esprimere contenuti<br />
molto complessi che generalmente<br />
vertono sul tema dell’universale<br />
e del mitologico.<br />
Le opere di<br />
questa corrente<br />
sono con-<br />
temporanee agli ambienti letterari<br />
che aleggiavano in Europa<br />
e nell’Italia di fine Ottocento,<br />
questi ultimi dominati dalle<br />
figure di D’Annunzio e Conti;<br />
si legano alla sperimentazione<br />
musicale d’avanguardia, a<br />
Wagner, alle Esposizioni e ai<br />
movimenti europei del secessionismo<br />
viennese (Jugendstil)<br />
di Klimt.<br />
L’esposizione di Palazzo Zabarella<br />
si sviluppa in otto sezioni.<br />
Si parte con il 1891, anno della<br />
Triennale di Brera, dove<br />
vennero esposte opere come<br />
Novembre 2011<br />
Una raccolta di grandi opere italiane e non, per una mostra di valore<br />
Il Simbolismo in Italia, a Padova<br />
Fino al 12 febbraio sarà possibile<br />
visitare presso la Palazzo Zabarella<br />
di Padova la mostra intitolata<br />
“Il Simbolismo in Italia”;<br />
lo annuncia Federico Bano, che<br />
ha realizzato l’impresa con l’omonima<br />
Fondazione, assieme<br />
alla Fondazione Antonveneta,<br />
Fernando Mazzocca, Carlo Sisi<br />
e Maria Vittoria Marini, direttore<br />
della Galleria Nazionale<br />
d’Arte Moderna di Roma.<br />
La mostra presentata nel capoluogo<br />
padovano offre una selezione<br />
fondamentale di capolavori<br />
ascrivibili a questa corrente.<br />
Il mito, il sogno, l’enigma e<br />
il mistero di artisti nazionali ed<br />
internazionali accompagnano<br />
l’utente tra le sale d’esposizione.<br />
Verso la fine dell’Ottocento il<br />
movimento Simbolista, di matrice<br />
francese, fondato nel 1886<br />
da Jean Moréas, penetra anche<br />
nella Penisola, che abbraccia le<br />
poetiche in contrasto con il Naturalismo,<br />
spalancando le porte<br />
alle avanguardie europee.<br />
Anche l’Italia, dunque ha il suo<br />
simbolismo, che convenzionalmente<br />
in storia dell’arte si identifica<br />
nel Divisionismo, corrente<br />
che assorbe la tecnica pittorica<br />
del neo-impressionismo<br />
“Le due madri” di Segantini e<br />
“Maternità” di Previati, capolavori<br />
assoluti che intrecciano<br />
la tecnica divisionista ad una<br />
sensibilità che ormai tende al<br />
simbolismo e ci emoziona con<br />
un luminismo magico e con<br />
i temi universali della vita,<br />
la maternità appunto, e della<br />
morte.<br />
Dal clima milanese si arriva<br />
alla sezione del paesaggio, dove<br />
tra nebbie e bagliori notturni<br />
spicca l’inedita versione di<br />
Otto Vermehren de L’isola dei<br />
morti, opera dell’artista<br />
svizzero Böcklin, che<br />
suggerisce scorci visionari,<br />
tenebrosi e lugubri,<br />
assieme a dipinti<br />
di Grubicy, Pellizza da<br />
Volpedo e Plinio Nomellini.<br />
Si procede poi verso<br />
la vita, altro tema<br />
fondamentale per il<br />
Movimento: le azioni<br />
quotidiane colpiscono<br />
“l’artista veggente”, che deve<br />
cogliere e decifrare i fenomeni<br />
che stanno tra la dimensione<br />
umana e la realtà.<br />
E come Baudelaire in Correspondance<br />
afferma che bisogna<br />
lasciarsi suggerire dai simboli<br />
perché l’uomo è impossibilitato<br />
a cogliere ciò che sta al<br />
di là delle cose, ma può solo<br />
abbandonarsi alle sensazioni,<br />
ecco che spiccano le opere di<br />
Pellizza da Volpedo, Morbelli<br />
e Casorati, che rappresentano<br />
una natura coinvolgente, spasimante<br />
e frenetica.<br />
Arriva poi il confronto con il<br />
panorama europeo: alla mostra<br />
sono presenti due importantis-<br />
sime opere: la Giuditta - Salomè<br />
di Klimt e il Peccato di von<br />
Stuck che dialogano con Sartorio,<br />
De Carolis, Chini, Bistolfi<br />
e Previati.<br />
Il confronto con il clima mitteleuropeo<br />
continua nella sezione<br />
bianco e nero; è qui forse che si<br />
può cogliere appieno l’indagine<br />
sui sentimenti oscuri e profondi<br />
dell’uomo, sui fantasmi interiori,<br />
sui sogni della ragione che<br />
generano mostri (cit. Goya). Ritroviamo<br />
allora Previati accanto<br />
a Martini, Romani, Costetti,<br />
Boccioni e Rosai. L’analisi di<br />
questo mondo dell’inconscio<br />
termina nella ‘Sala del Sogno’,<br />
protagonista alla Biennale di<br />
Venezia del 1907 di Galileo<br />
Chini.<br />
Appuntamento imperdibile<br />
dunque quello di Padova, una<br />
chance per approfondire al meglio<br />
il Simbolismo nazionale e<br />
i dialogo con il panorama Europeo<br />
ad esso contemporaneo.<br />
Nelle immagini di questa pagina<br />
alcune delle splendide opere<br />
visibili in mostra
Novembre 2011<br />
La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione<br />
di Michela Saggioro<br />
A Palazzo Diamanti le tele dedicate alla mondanità parigina degli anni 1918-1933<br />
“Gli anni folli. La Parigi di Modigliani,<br />
Picasso e Dalí” in mostra a Ferrara<br />
Rimarrà aperta fino al prossimo<br />
8 gennaio 2012 al Palazzo<br />
Diamanti di Ferrara la mostra<br />
dedicata alla Parigi degli “anni<br />
folli”. Dodici sale che trascinano<br />
il visitatore in una melodia<br />
di dipinti, tutti realizzati da<br />
grandi maestri dell’arte. L’esposizione,<br />
unica in Italia, va con<br />
disinvoltura dagli ultimi quadri<br />
di Claude Monet e Pierre-Auguste<br />
Renoir, ovvero i meticci<br />
che generarono la Scuola di Parigi,<br />
fino all’ebreo russo Marc<br />
Chagall, al livornese Amedeo<br />
Modigliani, al lituano Chaim<br />
Soutine, al romeno Constantin<br />
Brancusi, al giapponese<br />
Tsuguharu Foujita, al polacco<br />
Moïse Kisling e al<br />
bulgaro Jules Pascin.<br />
Si arriva così all’allucinante<br />
bellezza<br />
dei quadri di Henri<br />
Matisse e Pierre Bonnard.<br />
Senza dimenticare<br />
gli imponenti<br />
colori di Picasso, Braque,<br />
Severini, Derain<br />
e Delaunay che adornano<br />
la sala di Palazzo<br />
Diamanti con uno<br />
stile da Belle Époque<br />
degli ultimi anni.<br />
Nelle utlime sale il<br />
visitatore riesce a ipnotizzarsi<br />
davanti ad<br />
un Mondrian, a divertirsi<br />
con Duchamp<br />
e sobbalzare con Max<br />
Ernst, assieme ai magnifici<br />
quadri di Dalì,<br />
Mirò e Massan, che<br />
sembrano nati per<br />
farsi ammirare.<br />
Lungo la mostra ci<br />
si rende conto di due<br />
cose: innanzitutto che<br />
la Parigi di inizio secolo<br />
è una città complessa,<br />
da raccontare<br />
in visibilio davanti<br />
alle opportunità di<br />
divertimento e di riflessione<br />
che offre. Poi<br />
che il periodo che seguì<br />
la Grande Guerra<br />
va riletto come una<br />
vera rivoluzione artistica: ora i<br />
pittori non imprimono più sulla<br />
tela le distese di grano o le nature<br />
fiorite tipiche dell’impressionismo,<br />
ma spazi chiusi di uguale<br />
bellezza se non maggiore. Ci<br />
si riferisce al mondo modaiolo<br />
e lussureggiante dei bistrot, dei<br />
bordelli e delle sale da ballo<br />
parigine; la città negli anni ‘20<br />
era infatti divenuta una capitale<br />
mondiale per eccellenza, mondana<br />
e cosmopolita. In sostanza<br />
un luogo mitico per gli artisti<br />
che vi accorrevano numerosi da<br />
ogni dove a dare libera espressione<br />
alla propria creatività,<br />
confrontandosi e collaborando<br />
tra loro in un clima di rinasci-<br />
Una scultura di Matisse, in alto Delaunay<br />
a fianco Chagall, in basso a sinistra Dalì e<br />
a destra il caratteristico Palazzo Diamanti<br />
Arte<br />
13<br />
ta e sperimentazione.<br />
Magari ritrovandosi<br />
in qualche bar, osteria<br />
o casa d’appuntamenti.<br />
La mostra “Gli anni<br />
folli: la Parigi di Modigliani,<br />
Picasso e Dalì.<br />
1918-1933” è stata organizzata<br />
da Ferrara<br />
Arte, che ne pubblica<br />
anche il catalogo<br />
(http://www.palazzodiamanti.it).<br />
Per informazioni<br />
e prenotazioni<br />
è possibile contattare<br />
il Call Center Ferrara<br />
Mostre e Musei al numero<br />
0532 244949 o<br />
scrivendo a diamanti@<br />
comune.fe.it.
14<br />
Arte<br />
La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione<br />
di Daniele Adami<br />
per metterti in contatto con noi:<br />
quintaparete@quintaparete.it<br />
Novembre 2011<br />
Una mostra dedicata al particolare stile pittorico. A Tortona, sino al 19 febbraio<br />
La natura morta, meravigliosa vita<br />
La natura, una delle meraviglie<br />
del mondo. Ogni epoca l’ha<br />
celebrata attraverso l’arte. Un<br />
soggetto vivo, che si imprime su<br />
una tela, attraverso la mano e il<br />
pennello del pittore. Un soggetto<br />
che può essere rappresentato<br />
in molteplici forme, a seconda<br />
dei periodi storici<br />
e dei movimenti<br />
culturali. Un soggetto,<br />
tuttavia, che<br />
porta con sé anche<br />
la sua variante<br />
“morta”. Ciò nonostante,<br />
non si<br />
può negare, in tali<br />
dipinti, una forte<br />
vitalità. Una forza<br />
che nasce dai colori,<br />
dalle sfumature,<br />
dall’uso del<br />
chiaroscuro.<br />
A Tortona, sino al 19 febbraio<br />
del prossimo anno, presso gli<br />
Spazi espositivi della Fondazione<br />
Cassa di Risparmio si<br />
svolgerà la rassegna intitolata<br />
“La meraviglia della natura morta.<br />
1830-1910. Dall’Accademia ai maestri<br />
del Divisionismo”. La mostra,<br />
inaugurata il 24 settembre scorso<br />
e curata dalla storica dell’arte<br />
Giovanna Ginex, si propone di<br />
affrontare il rapporto che intercorre<br />
fra il genere della natura<br />
morta, le Accademie delle Belle<br />
Arti, considerate i veri luoghi<br />
di formazione e istruzione degli<br />
artisti, e il collezionismo d’epoca.<br />
L’esposizione vuole essere,<br />
per prima cosa, uno studio delle<br />
più affascinanti opere italiane<br />
dell’Ottocento e del primo<br />
decennio del Novecento, con<br />
particolare attenzione alle personalità<br />
di maggior rilievo della<br />
corrente divisionista.<br />
Lungo i saloni si respirerà la<br />
storia di tale corrente pittorica.<br />
Si parte dal terzo decennio del<br />
XIX secolo, quando nel Lom-<br />
bardo-Veneto inizia a<br />
diffondersi un diverso<br />
stile artistico, rinnovato<br />
dal gusto Biedermeier e<br />
dalla scuola pittorica di<br />
Lione. Esempi di questo<br />
linguaggio sono alcuni<br />
dipinti di Francesco Hayez,<br />
Domenico Induno<br />
e Francesco Inganni.<br />
Il 1863 è un anno fondamentale<br />
per la “vita”<br />
della natura morta.<br />
L’Accademia delle Belle<br />
Arti di Brera istituisce<br />
un corso focalizzato sulla<br />
decorazione dei fiori.<br />
Sotto la guida del maestro<br />
Luigi Scrosati nasce<br />
un forte legame con<br />
il ceto alto borghese, il<br />
quale desidera concilia-<br />
re lo status economico e sociale<br />
raggiunto a un’appropriata eleganza<br />
da mostrare negli arredi<br />
e nelle collezioni delle proprie<br />
dimore. Pertanto, a Tortona<br />
si potrà ammirare la “sala del<br />
collezionista”, in cui saranno<br />
presenti alcuni quadri di Filippo<br />
Carcano, Adolfo Feragutti<br />
Visconti e Giovanni Segantini.<br />
Opere fortemente volute e commissionate<br />
dall’editore Treves.<br />
Il salto nel Novecento<br />
porta il nome di Gaetano<br />
Previati, accompagnato<br />
dalla sua pura<br />
cromia divisionista.<br />
Insomma, una sessantina<br />
di tele provenienti<br />
da collezioni private, da<br />
raccolte storiche di musei,<br />
da fondazioni e da<br />
diversi altri organismi.<br />
Una cospicua serie di dipinti<br />
che pone la natura<br />
al centro dell’attenzione.<br />
Perché la natura è sempre<br />
viva.<br />
In questa pagina, dall’alto a<br />
sinistra in senso orario:<br />
“Volatili” di Inganni,<br />
“Formaggi” di Tallone<br />
“Bottiglia” di Barbaglia
Novembre 2011<br />
La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione<br />
di Valeria Giarola<br />
Dal 20 ottobre al 26 febbraio l’esposizione al Palazzo Reale di Milano<br />
Cezanne e les ateliers du Midi<br />
La mostra presenta quaranta<br />
opere provenienti da prestigiosi<br />
musei di tutto il mondo tra cui<br />
il Musée d’Orsay, che ha collaborato<br />
all’esposizione curata<br />
da Rudy Chiappini e Denis<br />
Coutagne assieme al comitato<br />
scientifico di cui fanno parte<br />
Philippe Cézanne, pronipote<br />
dell’artista e il direttore<br />
del Musée d’Orsay Guy<br />
Cogeval. Tra gli altri<br />
musei partecipanti il<br />
Musée de l’Orangerie,<br />
il Petit Palais, la Tate ,<br />
l’Hermitage, National<br />
Gallery di Washington,<br />
Musée Garnet di Aixen-Provence,<br />
l’Ateneum<br />
Art Museum di Helsinki,<br />
il Chrysler Museum<br />
di Norkolk e il Princeton<br />
University Art Museum,<br />
che hanno reso<br />
possibile l’eccezionale<br />
riunione dei dipinti del<br />
grande artista allo scopo<br />
di mettere in risalto il<br />
suo lavoro svolto nei due atelièr<br />
provenzali di Jas de Bouffan, la<br />
casa paterna di campagna e des<br />
Lauvres, l’atelier degli ultimi<br />
anni. Questi studi, a differenza<br />
del movimento Impressionista,<br />
che prediligeva esclusivamente<br />
il lavoro en plein air, hanno un<br />
legame indissolubile con l’artista,<br />
che insieme alle composizioni<br />
sur motiv, ha integrato e<br />
perfezionato le opere in atelier,<br />
regalando alla storia dell’arte<br />
un patrimonio rivoluzionario<br />
e ispiratore per le correnti a seguire.<br />
Indispensabile e illuminante<br />
per le svolte contemporanee<br />
dell’arte del secolo passato,<br />
grazie alle sue opere, l’artista<br />
influenzò sicuramente i movimenti<br />
a lui successivi di Cubismo<br />
e Surrealismo ispirando<br />
artisti come Picasso e Matisse.<br />
Le sale di Palazzo Reale ripercorrono<br />
la carriera di un artista<br />
indiscusso, proponendo un<br />
viaggio biografico, sviluppato<br />
secondo un ordine cronologico,<br />
che coinvolge l’utente alla<br />
fruizione del primo Cézanne,<br />
che dà il benvenuto e invita<br />
alla scoperta della sua evolu-<br />
zione creativa con Portrait de<br />
l’artiste. Si passeggia poi tra gli<br />
scorci della Provenza, i luoghi<br />
a lui cari dell’Estaque, Gardanne,<br />
Bellevue, Château Noir,<br />
Bibémus; ritratti di amici,<br />
parenti, personaggi di strada,<br />
come Ritratto di Henry Gasquet<br />
(1896), prestato a Palazzo Re-<br />
ale dall’Istituto di S. Antonio<br />
(Texas) e le immancabili nature<br />
morte come Natura morta con<br />
cesta (1890), per giungere agli<br />
ultimi lavori, o meglio capolavori<br />
dei primi Novecento, tra<br />
cui Le grandi bagnanti (1906), che<br />
saranno di forte ispirazione per<br />
Picasso, con alle spalle la montagna<br />
di Saint Victoire, che riprodotta<br />
in ben 84 opere, sarà<br />
lo sfondo di svariati soggetti.<br />
L’uomo che sbalordì Parigi con<br />
una mela, nelle opere lascia<br />
spazio soprattutto alla “buona<br />
forma”: ogni figura tende a<br />
rappresentarsi nella modalità<br />
che la rende più leggibile; soprattutto<br />
i frutti.<br />
“In natura, tutto è modellato<br />
secondo tre modalità fondamentali:<br />
la sfera, il cono e il<br />
cilindro. Bisogna imparare a<br />
dipingere queste semplicissime<br />
figure, poi si potrà fare tutto<br />
quello che si vuole” diceva<br />
all’allievo Emile Bernard. Questi<br />
solidi geometrici gettano i<br />
presupposti per lo sviluppo del<br />
Cubismo di Picasso e Braque,<br />
che a differenza dell’artista oltrepasseranno<br />
la barriera del<br />
fenomeno per arrivare al noumeno,<br />
cioè la rappresentazione<br />
di un’idea, che irraggiungibile<br />
con i soli sensi, si può solo evocare<br />
approssimativamente.<br />
Schivo, introverso e solitario,<br />
un nato sotto saturno, direbbe<br />
Wittkower, Cézanne, l’artista<br />
nato ad Aix-en Provance nel<br />
1839, contemporaneo alla rivoluzione<br />
Impressionista di Pisarro,<br />
Monet, Renoir e Manet,<br />
incrociò i primi insegnamenti<br />
al lirismo di Delacroix e alla<br />
concretezza di Courbet, per poi<br />
sviluppare una sua personalissima<br />
linea dove la vibrazione<br />
di luce lascia posto alla materia,<br />
che si solidifica<br />
nella stesura del colore<br />
e nell’inserimento di<br />
figure geometriche solide,<br />
che danno forma<br />
e pienezza ispessendosi<br />
con tonalità che<br />
si allontanano dalle<br />
luminose cromaticità<br />
dell’Impressionismo.<br />
Cézanne va considerato<br />
come artista a sé<br />
stante, incapace di essere<br />
incanalato in una<br />
corrente, al contrario<br />
ispiratore di nuovi movimenti.<br />
I suoi quadri non faranno<br />
più utilizzo<br />
della prospettiva, anche<br />
se a differenza dei<br />
movimenti successivi<br />
manterranno sempre<br />
Arte<br />
15<br />
un legame con la realtà. Le<br />
forme, ormai sintetizzate si affidano<br />
completamente al colore:<br />
protagonista indiscusso della<br />
sua poetica. I paesaggi sono e<br />
restano la produzione più emozionante,<br />
dominati dai colori,<br />
dai verdi e dai viola, alle tonalità<br />
aranciate, che cercano nella<br />
natura di ritrovare un<br />
equilibrio senza tempo.<br />
Inconfondibile e innovativa<br />
anche la tecnica<br />
di esecuzione pittorica<br />
dove compare il colore,<br />
denso, materico, stratificato.<br />
La stesura del colore<br />
di Cézanne era così<br />
immediata eppure così<br />
d’effetto che lo stesso<br />
Renoir dichiarò: «Ma<br />
come fa? Non mette neanche<br />
due macchie di<br />
colore su una tela, senza<br />
fare una cosa eccezionale!».<br />
In occasione della mostra,<br />
SKIRA pubblica<br />
i quattro volumi: “Mi ricordo<br />
Cézanne” dell’allievo Emile<br />
Bernard; “L’Architettura di<br />
Cézanne”; “Le modelle du<br />
Paul” e “Cézanne”.<br />
Qui sotto una schermata<br />
dell’applicazione per iPhone, dedicata<br />
alla mostra di Cézanne
16<br />
Arte<br />
La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione<br />
di Silvano Tommasoli<br />
In centro città due modi di esprimere e valorizzare l’arte<br />
Da Cartier-Bresson a Beth Moon:<br />
svegliati <strong>Verona</strong>!<br />
In questo spazio, avreste dovuto<br />
leggere la recensione della<br />
retrospettiva dedicata a Henry<br />
Cartier-Bresson, agli Scavi<br />
Scaligeri fino al 9 ottobre scorso.<br />
Avreste dovuto. Ma invece<br />
no, voi non leggerete perché noi<br />
non abbiamo visto. Per essere<br />
accreditati a visitare e recensire<br />
una mostra organizzata dal<br />
Comune di <strong>Verona</strong> nello spazio<br />
espositivo degli Scavi Scaligeri,<br />
non è sufficiente la richiesta in<br />
tal senso firmata dal direttore<br />
responsabile della testata e<br />
inviata per fax, come è uso in<br />
tutti i musei del mondo civile;<br />
no, il giornalista si deve presentare<br />
con il tesserino rosso tra i<br />
denti – proprio come fosse San-<br />
dokan, la tigre di Monpracen<br />
di salgariana memoria, con il<br />
suo fedele pugnale serrato tra<br />
gli incisivi – se non vuole essere<br />
respinto dalle inflessibili guardiane<br />
della cultura scaligera.<br />
Poco male, di Cartier-Bresson<br />
è stato detto tutto, e noi non<br />
potremmo aggiungere nulla.<br />
In fondo, del grande Maestro,<br />
fondatore di Magnum Photos<br />
assieme a Capa, Rodger,<br />
Seymour e Vandivert, a <strong>Verona</strong><br />
sono state esposte le solite<br />
130 fotografie provenienti<br />
dalla Fondazione che porta il<br />
suo nome; una mostra conosciutissima<br />
e pre-confezionata<br />
– sempre in giro per il mondo<br />
a promuovere l’attività della<br />
Fondazione stessa e il<br />
business di Magnum<br />
Photos – la cui essenza<br />
sottolinea sufficientemente<br />
l’attuale<br />
grande sforzo culturale<br />
espresso in riva<br />
all’Adige.<br />
Poco male, dicevamo.<br />
Meglio impiegare<br />
utilmente il tempo,<br />
visitando l’interessantissima<br />
mostra personale<br />
di Beth Moon,<br />
con la selezione di circa<br />
trenta opere realizzate<br />
dall’artista americana<br />
tra il 1999 e il<br />
2011. Aperta fino al<br />
7 gennaio nella cen-<br />
tralissima galleria privata PH<br />
Neutro a <strong>Verona</strong>, sempre sotto<br />
l’attenta e dinamica direzione<br />
artistica di Mauro Fiorese, la<br />
personale svela ai nostri occhi<br />
un’artista delicata e gentile che<br />
racconta, dopo averlo attraversato<br />
con uno sguardo marcatamente<br />
femminile, il suo<br />
rapporto con il Mondo e con il<br />
Tempo. Così, senza tempo ma<br />
intimamente legate al mondo<br />
della natura come allegorici<br />
sogni di un’infanzia lontana e<br />
ugualmente vicina, ci appaiono<br />
le fotografie delle due serie The<br />
Savage Garden e The Island of the<br />
Dragon’s Blood. Qui, Moon imprigiona<br />
sulla celluloide, e poi<br />
fa esplodere stampandole su<br />
una carta francese per acquerello<br />
secondo l’antica e preziosa<br />
tecnica del platino-palladio,<br />
Novembre 2011<br />
alcuni “ritratti” di piante a prima<br />
vista mostruose, ma che si<br />
rivelano veri inni alla natura,<br />
nel sapiente gioco di luci e di<br />
ombre, di chiari e di scuri che<br />
l’Artista disegna con la sua fo-<br />
tocamera rigorosamente analogica.<br />
La fantasia corre veloce e<br />
ci riporta alla mente le grandi<br />
querce sotto le quali la leggenda<br />
vuole che, in ogni epoca e sotto<br />
ogni luna, cento e mille cavalieri<br />
abbiano trovato rifugio dalle<br />
avversità del tempo meteorologico.<br />
Oggi, sotto questa luna, la<br />
luna di Beth, sotto le sue piante<br />
cariche ma leggére di memorie<br />
oniriche, troverà rifugio il suo<br />
Spitzhauben, un pennuto, un gallo<br />
forse, dallo sguardo pungente<br />
e temerario. Bellissimo, nei<br />
mille colori immaginabili nel<br />
segno di un curatissimo bianco
Novembre 2011<br />
La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione<br />
e nero al platino, questo gallo<br />
esibisce la vanità e la fierezza<br />
di un cavaliere antico, pronto<br />
a scendere nella giostra per difendere<br />
il proprio invitto onore.<br />
Da questi nostri sogni indotti<br />
dalle intense opere di Moon,<br />
scendiamo per un istante sulla<br />
terra osservando la fotografia<br />
di una giovane donna, che<br />
porta un cucciolo di ghepardo<br />
legato sulla schiena, come fan-<br />
no le africane con i loro bimbi.<br />
Subito, il pensiero ritorna a volare<br />
alto, rapito da questo gesto<br />
di affetto materno, che si esalta<br />
con l’atteggiamento di devozione<br />
racchiuso nell’essere, la<br />
giovane donna, inginocchiata<br />
e quasi raccolta in preghiera a<br />
capo chino. Ancora un sogno,<br />
certamente, perché ella sembra<br />
appartenere a una tribù lontana,<br />
forse primitiva; ugualmente,<br />
in questa immagine,<br />
leggiamo<br />
l’indicazione precisa<br />
che la devozione<br />
e l’amore materno<br />
con conoscono confini,<br />
né colore della<br />
pelle, né divinità.<br />
Per finire – ma<br />
non c’è verbo più<br />
inappropriato, che<br />
non vorremmo mai<br />
smettere di sognare<br />
come abbiamo<br />
fatto davanti alle<br />
opere di questa Artista<br />
– Moon ci trasporta<br />
ancora nel<br />
suo mondo ironico<br />
e incantato (High<br />
Hopes) invitandoci a<br />
seguire le speranze di alto profilo<br />
di due giovanotti, grisaglia<br />
e valigetta manageriale, che<br />
se ne vanno per la loro strada<br />
(un po’ impervia e angusta, per<br />
la verità) camminando su alti<br />
trampoli. Con l’essenziale e<br />
scarno scenario attorno a loro,<br />
Moon lascia alla nostra fantasia<br />
il compito di immaginare se<br />
questi loro sogni avranno successo,<br />
o non.<br />
Bravissima Beth Moon, dunque,<br />
nella sua equilibrata eleganza<br />
compositiva e narrativa;<br />
Arte<br />
17<br />
e bravo ancora una volta Mauro<br />
Fiorese, che ci fa respirare<br />
una boccata di buona fotografia,<br />
portando a <strong>Verona</strong> fotografi<br />
che, negli spazi pubblici, difficilmente<br />
riusciremmo a vedere.<br />
Imperdibile, fino al 7 gennaio,<br />
in Via Mazzini 56 a <strong>Verona</strong>,<br />
www.ph-neutro.com<br />
In queste pagine alcune delle opere<br />
descritte presenti in mostra, con uno<br />
scorcio della galleria PH Neutro e una<br />
sala nel Centro Scavi Scaligeri
18<br />
Arte<br />
La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione<br />
di Valeria Giarola<br />
un’equazione secondo cui le<br />
monodie stanno a Pärt come<br />
la luce sta all’arte contemporanea<br />
e non solo. La LUCE,<br />
forse protagonista indiscussa<br />
del 2011, fil rouge della 54. Mostra<br />
Internazionale d’arte La<br />
Biennale di Venezia, ricercata,<br />
analizzata, amata dai più<br />
grandi maestri dell’arte di tutti<br />
i secoli, la luce fa da collante<br />
alle poetiche artistiche di Lucio<br />
Fontana, che già nelle sue<br />
prime creazioni sperimenta<br />
luci industriali e di Wood; accompagna<br />
i lavori di Pier Paolo<br />
Calzolari, che sospende le<br />
forme a lume di candela, per<br />
rievocare tempi passati medievali,<br />
tanto apprezzati da<br />
Pärt stesso.<br />
Il SILENZIO, agghiacciante<br />
e malinconico di Franco<br />
Vimercati, che danza con i<br />
silenzi, l’assenza di tonalità e<br />
modulazioni che conferiscono<br />
ai lavori di Pärt una malinconia<br />
cosmica, così misteriosa<br />
e struggente. Una riduzione<br />
di tutto, azzeramento del colore;<br />
Pietro Manzoni e i suoi<br />
Achrome vanno a braccetto col<br />
minimalismo di Pärt, si tende<br />
alla purezza all’essenza,<br />
e così fanno anche Paolini e<br />
Vimercati. Il silenzio è stato<br />
il compagno di vita della<br />
poetica di Giorgio Morandi,<br />
nature morte, di una “calma<br />
piatta” così inquietante da<br />
mettere a disagio il fruitore:<br />
Novembre 2011<br />
Un connubio magico per una poetica esperienza sensoriale<br />
Musica e arte allo Studio La Città<br />
Studio La città, galleria d’arte<br />
contemporanea di <strong>Verona</strong><br />
espone fino al 19 novembre<br />
“AD LUCEM Arte Contemporanea<br />
per Arvo Pärt”, un<br />
progetto nato dall’incontro<br />
del fotografo Roberto Masotti,<br />
la gallerista Hélène de<br />
Franchis e la curatrice Angela<br />
Madesani, che presenta i nove<br />
artisti italiani contemporanei<br />
Pierpaolo Calzolari, Vincenzo<br />
Castella, Lucio Fontana,<br />
Piero Manzoni, Roberto Massotti,<br />
Fausto Melotti, Giorgio<br />
Morandi, Giulio Paolini, Ettore<br />
Spalletti e Franco Vimercati<br />
in dialogo tra loro e con la<br />
musica del compositore estone<br />
Pärt.<br />
L’esposizione fa parte di un<br />
ben più ampio progetto artistico<br />
che si è sviluppato in tre<br />
fasi: una conferenza durante<br />
la fiera d’arte Art<strong>Verona</strong> presenziata<br />
dall’artista stesso; un<br />
concerto omaggio tenutosi sabato<br />
8 ottobre alla chiesa di<br />
S. Fermo maggiore, che ha<br />
registrato un’affluenza strepitosa<br />
di 1000 persone e la mostra,<br />
che potrete ancora visitare<br />
fino alla fine del mese.<br />
Studio La Città propone<br />
un’esposizione dove musica e<br />
arte si legano indissolubilmente.<br />
Anche se i pittori presentati<br />
non hanno mai attivato una<br />
collaborazione “fisica” con<br />
il musicista, arte e musica si<br />
intrecciano insieme grazie ad<br />
una chimica, a delle affinità<br />
elettive, per dirla alla Goethe,<br />
che fanno dialogare questi due<br />
ambiti in assoluta armonia.<br />
Ma che cos’accomuna Pärt al<br />
panorama italiano del secolo<br />
scorso?<br />
Tutto tende al minimalismo,<br />
alla semplificazione delle cose;<br />
c’è bisogno di ritornare allo<br />
stato primordiale. È così che<br />
la pensa Pärt, che senza mezzi<br />
termini rinuncia alle strutture<br />
“barocche” per sintetizzare,<br />
minimizzare, monodosare le<br />
strutture musicali alla ricerca<br />
dell’essenza, denudando<br />
le composizioni in monodie.<br />
Si potrebbe quasi sviluppare<br />
sembrano sull’orlo di esplodere,<br />
ma in realtà restano lì,<br />
fisse e ti guardano con le loro<br />
tonalità spente e malinconiche.<br />
È il silenzio calmo e puro<br />
di Ettore Spalletti, che riconduce<br />
i suoi lavori ad una calma<br />
spirituale paragonabile ai<br />
lavori dorati e intrisi di luce<br />
spirituale che Beato Angelico<br />
eseguì per il Convento di<br />
S. Domenico (Fiesole). Una<br />
tensione che tende al primordio,<br />
che ritroviamo tra le tematiche<br />
protagoniste della<br />
corrente dell’Informale, dove<br />
torna Lucio Fontana, per cui<br />
la poetica dettava un ritorno<br />
all’in-forme, ovvero a tutto ciò<br />
che stava prima delle forme:<br />
un magma indefinito, ma carico<br />
di materia e di energia.<br />
E qui possiamo ritrovare un<br />
ennesimo parallelismo con il<br />
compositore estone:<br />
«Non mi importava niente<br />
delle frequenze alte o basse,<br />
della riduzione del rumore;<br />
volevo soltanto una linea mu-<br />
sicale che fosse portatrice di<br />
un’anima, come quella che<br />
esisteva nei canti di epoche<br />
lontane, com’è ancora oggi nel<br />
folclore: una monodia assoluta,<br />
una nuda voce dalla quale<br />
tutto ha origine».<br />
Il dialogo che viene proposto<br />
dalla galleria veronese è uno<br />
spunto per approcciarsi ed<br />
approfondire il legame che da<br />
secoli unisce musica ed arte.<br />
Questo binomio infatti non è<br />
solo protagonista del panorama<br />
contemporaneo: lo ritroviamo<br />
in un tardo Medioevo,<br />
quando il compositore fiammingo<br />
Jasquin des Prés, cantautore<br />
del Duomo di Milano<br />
entra in contatto con il pittore<br />
di corte degli Sforza Zanetto<br />
Bugatto per poi andare a perfezionare<br />
la tecnica presso il<br />
prestigioso studio fiammingo<br />
di Rogier van der Wayden.<br />
Nel secolo scorso già a partire<br />
dal movimento Dada le<br />
performance di Hugo Ball al<br />
cabaret Voltaire di Zurigo improvvisavano<br />
musica ed arte<br />
sconvolgendo e spiazzando il<br />
pubblico, dalla fine degli anni<br />
‘40 Luigi Nono ed Emilio Vedova,<br />
amici e straordinari collaboratori,<br />
lavoreranno spesso<br />
insieme; lo stesso John Cage,<br />
protagonista assoluto della<br />
musica del silenzio, collaborò<br />
con diversi artisti tra cui Merce<br />
Cunnigham, rivoluzionario<br />
coreografo, mentre Robert<br />
Rauschenberg si ispirò ad una<br />
sua opera per l’esecuzione di<br />
4’33”. Il binomio viene proposto<br />
anche da Studio La Città,<br />
con delle accoppiate innovative,<br />
che meritano sicuramente<br />
una visita.
Novembre 2011<br />
Verso l’infinito e oltre<br />
a cura di Stefano Campostrini<br />
Musica<br />
Sei mesi di programmazione intensa, in tutti i sensi<br />
Stagione Sinfonica al Teatro Filarmonico<br />
Da ottobre ad aprile il Teatro<br />
Filarmonico guidato dalla Fondazione<br />
Arena, offrirà grande<br />
musica al pubblico. Concerti,<br />
coro, orchestra, ballo, lirica e<br />
solisti per 11 appuntamenti di<br />
valore, per appassionati e non.<br />
Una programmazione che conduce<br />
dalla Vienna di fine Settecento,<br />
con Mozart e Haydn, al<br />
pieno Novecento di Schönberg<br />
e Petrassi, fino a compositori<br />
dei nostri giorni come Sollima.<br />
La lezione del classicismo viennese<br />
si riflette nelle esperienze<br />
musicali novecentesche provenienti<br />
dai paesi dell’Est, dalla<br />
Russia di Šostakovič, misurandosi<br />
poi per contrasto con la<br />
trascrizione orchestrale magistrale<br />
di Ravel sui geniali Tableaux<br />
pianistici di Musorgskij.<br />
Elemento nuovo per la Sinfonica<br />
areniana il filone dell’oratorio,<br />
che conferma ulteriormente<br />
la matrice musicale del<br />
classicismo viennese. Il magistrale<br />
capolavoro di Haydn<br />
Die Schöpfung (La Creazione), che<br />
discende dalle grandiose sonorità<br />
del Messiah di Haendel, annuncia<br />
uno dei più importanti<br />
apporti oratoriali dell’Ottocento<br />
musicale tedesco, l’Elijah di<br />
Mendelssohn.<br />
Per la Sinfonica 2011-2012 si<br />
alterneranno sul podio del Filarmonico<br />
direttori molto attesi<br />
di fama internazionale e nuove<br />
giovani promesse già molto apprezzate<br />
da critica e pubblico.<br />
Ha inaugurato la stagione il<br />
Maestro tedesco Lothar Zagrosek<br />
per il Concerto di Gala<br />
del 21, 22, 23 ottobre, con Die<br />
Schöpfung di Haydn. Oratorio<br />
in tre parti per soli, coro e orchestra.<br />
Ha seguito Srba Dinic<br />
per il secondo appuntamento<br />
sinfonico nelle date del 29 e 30<br />
ottobre. Con la voce recitante<br />
di Gabriele Lavia, ha diretto<br />
un programma su musiche di<br />
Petrassi, Schoenberg e Mozart.<br />
È stata la volta poi di due giovani<br />
direttori che si sono già<br />
imposti all’attenzione internazionale:<br />
sabato 5 e domenica<br />
6 novembre Andrea Battistoni<br />
dirigerà l’Orchestra dell’Are-<br />
na di <strong>Verona</strong> con il Coro femminile<br />
nei Nocturnes di Claude<br />
Debussy, con il pianoforte di<br />
Leonora Armellini nel Concerto<br />
n. 1 in mi bemolle maggiore per pianoforte<br />
e orchestra di Franz Liszt,<br />
e nei Tableaux d’une exposition<br />
(Quadri da un’esposizione) di Modest<br />
Musorgskij, orchestrazione<br />
di Maurice Ravel; Battistoni<br />
sarà inoltre impegnato a metà<br />
novembre sul podio di Rigoletto,<br />
a chiusura della Stagione Lirica<br />
e di Balletto 2010-2011.<br />
Segue venerdì 16 e sabato 17 dicembre<br />
alla guida delle voci soliste,<br />
dell’Orchestra e del Coro<br />
areniani Daniele Rustioni, al<br />
quale è affidata anche l’inaugurazione<br />
della prossima stagione<br />
operistica il 13 dicembre con la<br />
direzione del Falstaff verdiano.<br />
In questo quarto concerto verrà<br />
eseguito il celebre Messiah di<br />
Georg Friedrich Haendel.<br />
Nel primo weekend dell’anno<br />
nuovo, sabato 7 e domenica 8<br />
gennaio 2012 vedremo a capo<br />
dell’Orchestra areniana e dei<br />
virtuosi Massimo Mercelli al<br />
flauto ed Anna Loro all’arpa,<br />
un altro giovane brillante direttore:<br />
il cinese Yang Yang per<br />
un programma che va dal Classicismo<br />
al Contemporaneo, con<br />
musiche di Mozart, Sollima e<br />
Schubert.<br />
Venerdì 3 e sabato 4 febbraio<br />
torna l’affezionato direttore<br />
areniano Julian Kovatchev per<br />
portare il pubblico prima nella<br />
Russia di metà Ottocento con<br />
Tchajkovskij, accompagnato al<br />
pianoforte da Alexander Kobrin,<br />
poi nel primo Novecento<br />
di Sergej Prokofiev.<br />
Segue sabato 25 e domenica 26<br />
febbraio per il settimo concerto<br />
Michael Güttler, accompagnato<br />
dai soprano Brenda Rae e<br />
Anna Maria Sarra, dal mezzosoprano<br />
Katrin Wundsam, dal<br />
tenore Randall Bills e dal basso<br />
Peter Kalman, per l’Elijah di<br />
Felix Mendelssohn.<br />
Il 2 marzo alle ore 21 è la volta<br />
del secondo Concerto di Gala<br />
della stagione, in replica sabato<br />
3 alle consuete 20.30 e domenica<br />
4 marzo alle 17. Sul podio<br />
Giacomo Sagripanti per musiche<br />
di Luigi Cherubini, Paganini<br />
e Borodin.<br />
Venerdì 23 e sabato 24 marzo<br />
Byron Fidetzis dirige l’Orchestra<br />
areniana in un impegnativo<br />
programma che confronta<br />
Antonín Dvořák ad Alfred<br />
Schnittke, da Dimitris Gouzios<br />
a Jean Sibelius.<br />
Venerdì 30 e sabato 31 marzo è<br />
in programma la performance<br />
19<br />
del direttore e pianista Alexander<br />
Frey, che eseguirà un programma<br />
interamente dedicato<br />
al Novecento americano: da Leonard<br />
Bernstein a Charles Kalman<br />
e George Gershwin.<br />
Concluderà la stagione venerdì<br />
27 e sabato 28 aprile la bacchetta<br />
di Francesco Lanzillotta,<br />
che dirigerà per la prima parte<br />
Federico Colli al pianoforte e<br />
l’Orchestra dell’Arena di <strong>Verona</strong><br />
nel monumentale “Imperatore”<br />
di Ludwig van Beethoven,<br />
e chiuderà la seconda parte<br />
con la Sinfonia n. 5 di Dmitrij<br />
Šostakovič.<br />
Info e prenotazioni<br />
Biglietteria del Teatro<br />
via dei Mutilati 4/k<br />
Call center 045 8005151<br />
Orari di apertura<br />
dal lunedì al venerdì 9.00-<br />
12.00; 15.15–17.45; sabato<br />
9.00–12.00; domenica<br />
chiuso. Nei giorni di<br />
spettacolo: tutti i giorni dalle<br />
9.00 alle 12.00; dalle 15.15<br />
fino ad inizio spettacolo. La<br />
domenica con spettacolo<br />
alle 15.30 l’apertura sarà<br />
alle 14.30. I lunedì successivi<br />
agli spettacoli domenicali la<br />
biglietteria rimane chiusa.
20<br />
Musica<br />
Verso l’infinito e oltre<br />
di Agnese Ligossi<br />
MARYPOSH, “LA LUNA<br />
INSEGUE IL SOLE”<br />
Che la bellezza non si lasci trovare<br />
facilmente, è cosa nota:<br />
bisogna guadagnarsela, con<br />
grande dedizione e impegno,<br />
cercarla fuori dai soliti luoghi<br />
e dai soliti schemi. E a volte<br />
l’essere umano rinuncia, chiude<br />
occhi e orecchie e passa oltre.<br />
Questione di ambizioni. Il<br />
problema nasce quando questa<br />
cecità si riversa sul mondo<br />
circostante e impedisce ad un<br />
gioiello come La luna insegue<br />
il sole di nascere e dispiegarsi:<br />
il primo album dei Maryposh,<br />
infatti, ha avuto una gestazione<br />
difficile, tra ostacoli e vicissitudini<br />
discografiche, riuscendo a<br />
vedere la luce solo qualche mese<br />
fa. E pensare che i Maryposh<br />
non sono affatto una novità nel<br />
panorama musicale, hanno già<br />
all’attivo un mini-EP, Controvento,<br />
e collaborazioni con perso-<br />
Novembre 2011<br />
Due artisti poco noti al pubblico generalista, conosciamoli<br />
Jaymay e Maryposh: da scoprire<br />
JAYMAY IN TOUR: SUONI<br />
DALLA NUOVA AMERICA<br />
Potreste non notare Jaymay,<br />
incontrandola per strada – una<br />
ragazza normale tra tante – ma<br />
se siete persone con una buona<br />
dose di cuore riuscirete a catturare<br />
un bagliore inusuale nei<br />
suoi occhi mentre passate oltre<br />
sul marciapiede. Un bagliore<br />
che diventa addirittura abbagliante<br />
quando sale sul palco<br />
con una chitarra tra le braccia<br />
e totalmente irresistibile appena<br />
inizia a far volteggiare la sua<br />
voce tra arpeggi cantautorali ed<br />
echi jazzistici. Riesce a cantare<br />
stralci di vita con un’estrema<br />
semplicità che lascia completamente<br />
disarmati e felici.<br />
Non è facile riuscire ad assistere<br />
ad un suo concerto ma, dopo<br />
qualche anno di riflessione e<br />
di studio nella sua amata New<br />
York, Jaymay sarà di nuovo in<br />
Italia per due date dal vivo il 6<br />
novembre al Diavolo Rosso di<br />
Asti assieme alla cantautrice<br />
inglese (ma ormai italiana d’adozione)<br />
Sylvie Lewis, e il 12<br />
novembre a Venezia, all’Hotel<br />
Bologna, con un concerto acustico<br />
– solo lei, la sua chitarra e<br />
la sua voce luminosa. Un evento<br />
più unico che raro, da non<br />
lasciarsi sfuggire.<br />
Per tenersi aggiornati con ulteriori<br />
date:<br />
www.jaymaymusic.com<br />
www.sylvielewis.com<br />
naggi del calibro di John Bonnar<br />
(già al fianco dei Dead Can<br />
Dance e di Lisa Gerrard). Ma<br />
poco importa il curriculum,<br />
alla fine; basterebbe la sola musica<br />
a farci capire l’assurdità di<br />
un percorso così difficile che,<br />
in luoghi e tempi migliori, sarebbe<br />
stato lastricato invece di<br />
sostegno e approvazione immediati.<br />
Perché i Maryposh sono<br />
davvero una delle più interessanti<br />
band italiane in circolazione:<br />
hanno talento, tecnica,<br />
autenticità – doti che spesso<br />
mancano totalmente agli artisti<br />
del nostro Paese, anche ai<br />
più elitari. Riescono<br />
ad avere un suono<br />
potente ed etereo<br />
allo stesso momento,<br />
con una sezione<br />
ritmica incalzante<br />
e chitarre liberatorie<br />
da una parte e la<br />
voce lineare e bianca<br />
di Veronica Marchi<br />
che dialoga col suo<br />
Rhodes o col violino<br />
dall’altra. Studiano,<br />
sperimentano, ricercano<br />
il suono perfetto<br />
(perfetto per loro)<br />
ma non hanno una<br />
facciata da mantenere,<br />
sono liberi da<br />
vincoli e da desideri<br />
altrui. Hanno maestri,<br />
quello sì, grandi<br />
maestri che non<br />
impongono ma consigliano<br />
e dai quali<br />
attingere forme da<br />
dare all’ispirazione<br />
senza rischiare di venire imbrigliati.<br />
Solo così sono possibili<br />
piccoli capolavori come Angelo<br />
nero, con tutta la sua rabbia e<br />
incongruenza, Guinzaglio, dalla<br />
spirale avvolgente e insidiosa, e<br />
Giunco, semplicemente indescrivibile<br />
e qui in una versione ancora<br />
più abbagliante di quella<br />
contenuta in Controvento.<br />
La luna insegue il sole è un album<br />
che non lascia riposo, in perenne<br />
movimento proprio come i<br />
due astri del titolo. Non è possibile<br />
rimanere fuori dai suoi<br />
labirinti né pensare di uscirne<br />
indenni, come se nulla fosse<br />
successo: non si può non essere<br />
vittime della bellezza.<br />
www.maryposh.it
Novembre 2011<br />
Verso l’infinito e oltre<br />
di Francesco Fontana<br />
Arrivano Bob Dylan e Mark Knopfler, i Negramaro e molti altri<br />
Sui palchi di Zed Live<br />
Appuntamenti assolutamente<br />
vari e suggestivi per il mese di<br />
novembre, sul panorama musicale<br />
e non solo. Il 9 novembre<br />
andrà in scena al PalaFabris di<br />
Padova uno spettacolo assolutamente<br />
unico, che vede sullo<br />
stesso palco i leggendari Bob<br />
Dylan e Mark Knopfler. I due<br />
chitarristi, cantanti e compositori,<br />
dallo stile completamente<br />
diverso l’uno dall’altro, daranno<br />
vita a un incontro musicale<br />
di assoluto interesse e di altissimo<br />
livello qualitativo, per uno<br />
show da non perdere.<br />
L’11 novembre cambia lo scenario:<br />
sul palco del Gran Teatro<br />
Geox di Padova il meglio della<br />
comicità di Zelig per il “Padova<br />
Ridens”. Capitanati da Giuseppe<br />
Giacobazzi, saranno protagonisti<br />
dello spettacolo personaggi<br />
quali Andrea di Marco,<br />
Rocco, I Mancio e Stigma e<br />
Baz. Sempre nella stessa cornice,<br />
la sera del 12 novembre, si<br />
torna a parlare di musica con il<br />
concerto del cantante Raf.<br />
Il 15 novembre toccherà invece<br />
ai Manhattan Transfer e New<br />
York Voices che, sul palco del<br />
Gran Teatro Geox, proporranno<br />
il meglio del repertorio di<br />
quarant’anni di carriera e di<br />
grandi successi nella categoria<br />
dei gruppi vocali.<br />
Due serate in programma al<br />
Gran Teatro Geox per il Musical<br />
di Peter Pan, previste per il<br />
18 e 19 novembre. Sulla scena<br />
ci saranno ben 25 artisti, con la<br />
direzione di Maurizio Colombi,<br />
accompagnati dalla colonna<br />
Qui sopra Mark Knopfler e Bob Dylan<br />
Sotto Mango e a sinistra gli Smashing Pumpkins in concerto<br />
sonora delle canzoni, rivisitate<br />
per l’occasione, dell’album di<br />
Edoardo Bennato “Sono solo<br />
canzonette”.<br />
Per quanto riguarda il panorama<br />
jazzistico, arriva il 20<br />
novembre il musicista Christopher<br />
Cross, sempre sul palco<br />
del Gran Teatro Geox. Dopo<br />
dodici anni dal precedente<br />
disco di inediti, l’artista americano<br />
torna sulla scena con il<br />
nuovo album e il tour che ne<br />
accompagna l’uscita.<br />
Al Teatro Filarmonico di <strong>Verona</strong><br />
invece si potrà assistere al<br />
concerto di Mango la sera del<br />
21 novembre. Il cantante sarà<br />
poi al Gran Teatro Geox di Padova<br />
il 24 dello stesso mese.<br />
La sera del 23 novembre arriveranno<br />
invece al PalaFabris<br />
i Negramaro, per la tappa del<br />
loro “Casa 69” tour. Il gruppo<br />
proporrà sul palco, oltre<br />
ai pezzi dell’ultimo disco, una<br />
per metterti in contatto con noi:<br />
quintaparete@quintaparete.it<br />
Musica<br />
21<br />
selezione dei migliori brani del<br />
repertorio.<br />
Attesissimo l’appuntamento del<br />
25 novembre con Marco Travaglio,<br />
presente sul palco del<br />
Gran Teatro Geox con il suo<br />
spettacolo: una sorta di racconto<br />
attraverso il quale il giornalista<br />
analizza la situazione nel<br />
nostro Paese, con la solita ironia<br />
e profondità nelle argomentazioni.<br />
Stessa ambientazione ma show<br />
del tutto diverso quello del 26<br />
novembre: l’appuntamento infatti<br />
è con il gruppo italiano<br />
degli Stadio.<br />
Al PalaFabris il 29 novembre<br />
sarà la volta degli Smashing<br />
Pumpkins. La band composta<br />
da Billy Corgan (Voce e Chitarra),<br />
Jeff Schroeder (Chitarra),<br />
Mike Byrne (Batteria) e Nicole<br />
Fiorentino (Basso), approderà a<br />
Padova per la seconda delle due<br />
date italiane previste nel tour,<br />
dopo quella di Milano del 28<br />
novembre.
22<br />
Cinema<br />
di Francesco Fontana<br />
Novembre 2011<br />
Aspettando l’uscita di Midnight in Paris, ecco la recensione del precedente film di Allen<br />
Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni<br />
Lo psichiatra è un tizio<br />
che vi fa un sacco<br />
di domande costose<br />
che vostra moglie<br />
vi fa gratis<br />
Visto abbastanza?<br />
Woody Allen<br />
“Shakespeare ha detto, la vita<br />
è piena di rumore e furore e,<br />
alla fine, non significa nulla”.<br />
La citazione shakespeariana,<br />
pronunciata dalla voce fuori<br />
campo in apertura, ci immerge<br />
direttamente nei contenuti della<br />
commedia di Woody Allen,<br />
evidenziando, per una volta ancora,<br />
il punto di vista disincantato<br />
del regista sul senso profondo<br />
dell’esistenza.<br />
La pellicola mette in scena la vicenda<br />
di due coppie, ormai alla<br />
deriva: Alfie ed Helena da una<br />
parte e Sally e Roy dall’altra. I<br />
primi, piuttosto avanti con l’e-<br />
tà, vivono una situazione di<br />
crisi: Alfie (Anthony Hopkins),<br />
in preda alla terribile paura di<br />
invecchiare, lascia la moglie e,<br />
tra sedute di fitness, lampade<br />
abbronzanti e pillole di Viagra,<br />
finisce per invischiarsi in una<br />
relazione, che poi sfocerà in<br />
matrimonio, con una giovane<br />
e volgarissima escort, che gli<br />
prosciugherà il conto in banca<br />
per poi tradirlo. Helena (Gemma<br />
Jones), abbandonata dal<br />
marito, vive una profonda crisi<br />
depressiva e, tra un bicchiere<br />
di Sherry e l’altro, cerca di ri-<br />
trovare la felicità nelle sedute<br />
da Cristal, una sensitiva che,<br />
in cambio di soldi, prevede per<br />
lei un futuro roseo e un nuovo<br />
grande amore.<br />
Sally (Naomi Watts) è la bella<br />
figlia di Helena e Alfie. Sposata<br />
con Roy, lavora per Greg (Antonio<br />
Banderas), affascinante<br />
proprietario di un’importante<br />
galleria d’arte, del quale finisce<br />
per innamorarsi. Roy (Josh<br />
Brolin) è il più disprezzabile tra<br />
i personaggi che si incontrano.<br />
Laureato in medicina, ha<br />
poi deciso di fare lo scrittore.<br />
Con un solo libro di successo<br />
all’attivo però, spende il tempo<br />
cercando invano l’ispirazione<br />
nella bella vicina di casa Dia,<br />
che spia, poco segretamente,<br />
dalla finestra. In preda alla più<br />
profonda crisi creativa, dopo<br />
la bocciatura del romanzo che<br />
aveva in cantiere da anni, de-<br />
cide, nel finale, di compiere il<br />
gesto più immorale della vicenda:<br />
“ruba” il manoscritto (da lui<br />
giudicato sublime) del romanzo<br />
di un amico, in coma dopo<br />
un grave incidente stradale, e<br />
lo consegna alla casa editrice<br />
come proprio.<br />
Ci sono molte parole chiave per<br />
descrivere la pellicola: frustrazione,<br />
infelicità, debolezza e,<br />
soprattutto, illusione. Il film è<br />
straordinario nel raccontare la<br />
triste intimità dei personaggi,<br />
spietato nel mettere lo spettatore<br />
di fronte a un concentra-<br />
to delle delusioni quotidiane e<br />
continue della vita, mostrate<br />
attraverso il punto di vista di<br />
un inguaribile pessimista come<br />
Woody Allen. La tesi di fondo<br />
è piuttosto chiara: per le persone<br />
sane di mente è impossibile<br />
trovare la felicità nella vita.<br />
Le argomentazioni a supporto<br />
sono molte e legate soprattutto<br />
all’ambito sentimentale e a<br />
quello professionale. La vita<br />
di coppia risulta fallimentare,<br />
ognuno rincorre invece in<br />
modo autonomo, e spesso frenetico,<br />
i propri frammenti di<br />
felicità. Alfie si vede spremuto<br />
e tradito da una prostituta, poi<br />
incinta di un figlio quasi certamente<br />
non suo. Sally, innamorata<br />
del suo capo, scopre alla<br />
fine che neppure con il pensiero<br />
lui ha mai ricambiato le sue attenzioni<br />
e, ambiziosa di aprirsi<br />
una galleria propria, si scontra<br />
con la madre che, su suggerimento<br />
di Cristal, le nega il<br />
prestito promesso. Roy rincorre<br />
la giovane vicina di casa e,<br />
nel finale, cosa ben peggiore,<br />
è terrorizzato dal risveglio dal<br />
coma dell’amico, dopo che il<br />
manoscritto rubato era stato<br />
accolto entusiasticamente dalla<br />
casa editrice. Dall’analisi che<br />
accomuna gli altri personaggi,<br />
uniti da illusioni e aspettative<br />
disattese, rimane fuori Helena:<br />
la più folle, la più felice. La donna<br />
ha infatti scelto di abbandonare<br />
la strada della razionalità<br />
(psichiatri) affidandosi a quella<br />
irrazionale (veggenti). Nel finale<br />
si ritrova finalmente al fianco<br />
di Jonathan (il grande amore<br />
predetto da Cristal?), un vedovo<br />
proprietario di una libreria<br />
esoterica con il quale stava tentando<br />
di instaurare una relazione.<br />
Helena è la sola a coronare,<br />
anche se le garanzie sul futuro<br />
sembrano flebili, il suo sogno.<br />
L’unica strada percorribile per<br />
trovare una parvenza di felicità
Novembre 2011<br />
Visto abbastanza?<br />
di Francesco Fontana<br />
sembra quindi essere quella di<br />
credere nelle proprie, folli, illusioni<br />
che, come dice Sally nel<br />
film, qualche volta funzionano<br />
meglio delle medicine.<br />
Cinema<br />
23<br />
Nelle immagini dell’articolo alcune sequenze del film,<br />
i personaggi alla prese con le loro storie intrecciate e intriganti<br />
Film italiani, grandi classici e thriller in stile british per la rassegna in corso<br />
Proseguono i “Martedì del festival”<br />
La rassegna organizzata<br />
dall’Assessorato alla Cultura<br />
del Comune di <strong>Verona</strong><br />
– <strong>Verona</strong> Film Festival,<br />
prosegue nei mesi di<br />
novembre e dicembre con<br />
le proiezioni al cinema<br />
K2 dei film delle tre sezioni<br />
organizzate: “Italiani,<br />
Insoliti, Indipendenti”,<br />
“Capolavori ritrovati” e<br />
“Nero Britannico”.<br />
“Italiani, Insoliti, Indipendenti”<br />
è un interessante<br />
percorso cinematografico<br />
tra i film di giovani<br />
registi italiani che,<br />
in molti casi, devono ancora<br />
affermarsi presso il grande<br />
pubblico e, in altri, hanno già<br />
visto le loro pellicole presentate<br />
presso importanti Festival,<br />
come quello di Venezia e Cannes.<br />
Dopo l’appuntamento dell’11<br />
ottobre con L’Erede, film di<br />
Michael Zampino, e la doppia<br />
proiezione la sera del 2 novembre<br />
delle pellicole I baci mai<br />
dati (2010), di Roberta Torre,<br />
e Corpo Celeste (2011), di Alice<br />
Rohrwacher, la sera del 29 novembre<br />
la rassegna proseguirà<br />
con Il primo incarico (2011),<br />
della regista Giorgia Cecere.<br />
La vicenda è ambientata nella<br />
Puglia degli anni Cinquanta.<br />
Una giovane maestra lascia il<br />
suo paesino, dove è fidanzata<br />
con un ragazzo appartenente<br />
all’alta borghesia, per andare<br />
a insegnare, come primo incarico,<br />
su un altopiano selvaggio<br />
e disperso della sua regione.<br />
Nella nuova destinazione la<br />
protagonista troverà molte<br />
difficoltà di adattamento, in<br />
un ambiente inospitale e ostile,<br />
tra gente molto diversa da<br />
lei. Il tutto metterà in evidenza<br />
l’orgoglio e la forza di volontà<br />
della giovane insegnante.<br />
Poi, il 13 dicembre, sarà la volta<br />
del film di Emidio Greco Notizie<br />
degli scavi (2011), con protagonisti<br />
della vicenda gli attori<br />
Giuseppe Battiston e Ambra<br />
Angiolini. Viene qui messo in<br />
scena l’incontro casuale, in un<br />
ospedale, tra un uomo, abituato<br />
a vivere tra espedienti e pro-<br />
stitute, detto ironicamente<br />
“Il Professore”, e una<br />
donna, soprannominata<br />
“La Marchesa”, ex prostituta<br />
lei stessa, rinchiusa<br />
in ospedale dopo un tentativo<br />
di suicidio in seguito<br />
a una delusione amorosa.<br />
Ne esce un film profondo<br />
e ricco di suggestioni emotive.<br />
La sezione “Capolavori<br />
ritrovati” vuole invece rivisitare<br />
alcuni classici del<br />
cinema del periodo che va<br />
dalla fine degli anni Cinquanta<br />
agli inizi degli anni<br />
Ottanta. Dopo i precedenti<br />
appuntamenti con Cutter’s way,<br />
Taxi driver e Il padrino, il 22 novembre<br />
sarà proiettato Improvvisamente<br />
l’estate scorsa, film di<br />
Joseph L. Mankiewicz, nella<br />
versione originale sottotitolata<br />
in italiano. Poi il 6 dicembre<br />
sarà la volta di Vita privata di<br />
Sherlock Holmes, di Billy Wilder,<br />
e il 20 dicembre di Kes, film di<br />
Ken Loach.<br />
“Nero britannico” è la terza<br />
sezione, dedicata al Thriller<br />
dalle ambientazioni British,<br />
che prenderà le forme di un<br />
suggestivo confronto tra il film<br />
cult inglese di Mike Hodges<br />
Carter (1971), che sarà proiettato<br />
la sera dell’8 novembre,<br />
e il recente London Boulevard,<br />
pellicola del regista americano<br />
William Monahan, in programma<br />
per il 15 novembre.<br />
A sinistra, la locandina del film<br />
di Roberta Torre, in basso un<br />
particolare di quella di “Carter”<br />
con Michael Caine
24<br />
Intervista<br />
Ho cercato di diventare qualcuno<br />
di Federico Martinelli - fotografie di Stefano Campostrini<br />
Colloquiando con un veronese di cultura...<br />
Gilberto Antonioli, poeta e studioso:<br />
a Bologna consegue la sua sesta laurea<br />
Non è facile trovare un percorso<br />
di vita così intenso ma altrettanto<br />
poco conosciuto come<br />
quello di Gilberto Antonioli,<br />
poeta-giornalista veronese che<br />
dal momento della pensione ha<br />
conseguito sei lauree e ha pubblicato<br />
quattordici volumi di<br />
poesie.<br />
Da che cosa deriva questa duplice<br />
passione? E quando è sorta?<br />
Ho avuto la fortuna di vivere alcuni<br />
anni presso gli zii Gaetano<br />
e Germana Aldegheri prima<br />
degli esami di ammissione alla<br />
scuola media. In quella casa<br />
fornita di libri ho potuto approfondire<br />
la mia passione per il<br />
sapere e scoprire<br />
il modo di perfezionare la mia<br />
predisposizione alla poesia. Ho<br />
scritto poesie infantili alla mia<br />
prima fiamma e ho continuato<br />
quando gli occhi che mi colpivano<br />
provenivano da sguardi<br />
mutati ma sempre profondi. Al<br />
termine delle elementari credo<br />
di aver scritto diverse poesie<br />
e rime di circostanza per<br />
occasioni speciali come quella<br />
capitatami quando partì da<br />
Sanguinetto don Sennen Corrà,<br />
sacerdote che ebbe una carriera<br />
importante in quanto nominato<br />
vescovo prima di Chioggia e poi<br />
di Concordia-Pordenone per il<br />
quale scrissi un elogio. Mons.<br />
Corrà allora mi onorò con un<br />
suo scritto in onore di mio padre.<br />
Ma poi ha smesso?<br />
No. Sono andato in collegio a<br />
<strong>Verona</strong>, al don Nicola Mazza,<br />
dove continuando a esercitarmi<br />
nel pianoforte, spesso sentivo<br />
la necessità di accompagnare<br />
i momenti musicali con quelli<br />
poetici. In tutti gli anni di liceo<br />
ho continuato a scrivere, poesie,<br />
e alcuni quaderni giacciono,<br />
forse, oppure sono stati cestinati,<br />
da mani leggere che avevo<br />
sognato. Uno di questi quaderni<br />
mi è stato ritornato alcuni<br />
anni or sono e di questo ritorno<br />
ringrazio una persona alla quale<br />
dedicherò il volume che sto<br />
curando e che pubblicherò.<br />
Quali sono i temi più ricorrenti delle<br />
sue poesie?<br />
Come ha scritto Stefano<br />
Verdino, in un suo intervento<br />
le mie poesie: “Ci sono, in tutte<br />
le pagine poetiche di Antonioli,<br />
i sapori tipici della poesia che<br />
molto spesso si riversa in un<br />
fiume di colore espresso o accennato<br />
o nascosto. Siamo di<br />
fronte ad un autore che scrive<br />
tra il concreto e l’astratto, che<br />
si colloca nel campo della non<br />
certezza, che è dotato di una<br />
grande capacità di trasmettere<br />
desideri e sensazioni, in un crescendo<br />
poetico che ci fa riconoscere<br />
la qualità e la validità delle<br />
sue composizioni. Antonioli<br />
è un poeta che trasmette le vibrazioni<br />
del suo temperamento<br />
non usando moderazione ma<br />
immediatezza. Altri aspetti,<br />
profondi e di spessore, che mi<br />
interessano della sua poesia<br />
sono quelli dell’immagine e del<br />
suo dinamismo. Sono aspetti<br />
che l’autore abilmente adopera<br />
assieme a una posizione rilevante<br />
della trascendenza e una<br />
voglia discreta di preghiera che<br />
si trova in certi brani in cui, anche<br />
se in maniera non esplicita,<br />
appare una colorazione d’infinito”.<br />
Una sua definizione di poesia?<br />
Ho scritto in una prefazione<br />
queste parole: “ritengo che la<br />
poesia sia il mezzo più idoneo<br />
per esprimere certezze e disagi,<br />
incertezze e speranze, contrasti<br />
e adesioni. Un volume di versi<br />
appartiene a un mondo ideale,<br />
a pensieri filtrati, a riflessi<br />
simbolici di vari stati d’animo,<br />
a momenti di ansia e tensio-<br />
ne reali, a sussulti di quiete e<br />
istanti di ribellione. Cerco di<br />
rappresentare i passaggi e le<br />
fughe, meditando esistenze, col<br />
suono di versi ritmati e distesi,<br />
con schizzi e incontri di anime<br />
in crisi, perché l’incertezza è<br />
cuscino e lenzuolo ma diventa<br />
talvolta sospensione nel vuoto,<br />
precipizio che attende cadute<br />
e sospiri, posizione di chi cerca<br />
fra gli scogli e gli anfratti, la<br />
strada che lo porta quasi certo,<br />
alla meta…<br />
Mi racconti le emozioni della sua<br />
carriera universitaria.<br />
Dopo il collocamento in quiescenza<br />
ho fatto una scelta: scri-<br />
Novembre 2011<br />
vere e studiare.<br />
Sono diventato giornalista<br />
pubblicista e frequentando a<br />
Milano il corso di Metodologia<br />
e cultura dell’informazione,<br />
sostenuto dalla Università di<br />
Camerino, ho iniziato un percorso<br />
di partecipazione a vari<br />
Concorsi di poesia, dove ho<br />
conseguito molti riconoscimenti<br />
fra cui una ventina di primi<br />
premi, e ho continuato, con impegno,<br />
gli studi universitari, che<br />
non avevo mai abbandonato. Il<br />
giorno 5 ottobre, ho conseguito<br />
a Bologna la laurea in Lettere<br />
discutendo una tesi di laurea<br />
che mi ha permesso di approfondire<br />
le capacità di un grande<br />
poeta, poco conosciuto: Dino<br />
Campana.<br />
Il percorso universitario dopo questa<br />
laurea, si ferma?<br />
Non credo. E’ troppo bello studiare,<br />
scoprire conoscenze, e<br />
poi andarsi a confrontare con<br />
qualcuno che fa di queste il suo<br />
impegno quotidiano. Penso che<br />
se Dio mi assiste, continuerò a<br />
studiare e a scrivere. Ho terminato<br />
una ricerca su Clemente<br />
Rebora che vorrei pubblicare.<br />
E’ un saggio per il quale mi<br />
sono impegnato molto. Spero di<br />
trovare un editore o uno sponsor<br />
che mi diano la possibilità di<br />
offrire a qualche lettore il frutto<br />
del mio lavoro. Magari la sorpresa<br />
potrebbe arrivare dalla<br />
vostra casa editrice.
Novembre 2011<br />
Il re è nudo<br />
di Silvano Tommasoli<br />
Una città apparentemente “perfetta” può rivelare spiacevoli inconvenienti<br />
Teorema. Ride bene chi ride ultimo<br />
Premessa<br />
Se la rideva di gusto, Angela<br />
Merkel qualche settimana fa,<br />
assieme al presidente francese<br />
Sarkozy. Ridevano di noi,<br />
del Paese delle chiacchere. Dei<br />
quaraquaqua, avrebbe detto<br />
Leonardo Sciascia. Loro, tedeschi<br />
e francesi, sono gente che<br />
fa poche chiacchere e tanti fatti,<br />
ben organizzati e attivi. Precisissimi.<br />
O no?<br />
Tesi<br />
Trascorrere quattro giorni a<br />
Berlino, città dove tutto è organizzato<br />
ed efficiente, per visitare<br />
i più importanti musei,<br />
soprattutto quelli della famosa<br />
“Isola dei Musei” incluse le<br />
mostre estemporanee. Avere un<br />
soggiorno fantastico.<br />
Prima Ipotesi<br />
Se non si conosce il tedesco, ma<br />
si parla un discreto inglese, a<br />
Berlino non ci saranno problemi<br />
perché:<br />
- la città è stata a lungo “occupata”<br />
da americani e inglesi;<br />
- è una capitale di respiro<br />
internazionale;<br />
- i giovani berlinesi sono “cittadini<br />
del mondo”, l’inglese non<br />
può che essere la loro lingua;<br />
- in subordine, sicuramente<br />
qualcuno che parla italiano lo si<br />
trova, visto quanti sono i tedeschi<br />
che passano le vacanze in<br />
Italia.<br />
Seconda Ipotesi<br />
Anche se i musei a Berlino sono<br />
molto numerosi, e attirano una<br />
grande quantità di pubblico,<br />
non ci saranno problemi perché:<br />
- sicuramente gli orari di apertura<br />
saranno molto estesi, forse<br />
anche nel dopo cena;<br />
- l’organizzazione di vendita dei<br />
biglietti e di accesso alle sale<br />
sarà impeccabile;<br />
. il servizio di informazione, in<br />
Germania, non può che essere<br />
precisissimo e puntuale.<br />
Terza Ipotesi<br />
Se la città è strutturata come<br />
una “grande” città, non si perderà<br />
tempo inutile perché:<br />
- la rete di trasporti urbano non<br />
può che essere fantastica;<br />
- la città conta su un numero<br />
considerevole di posti dove<br />
mangiare, anche velocemente.<br />
Dimostrazione<br />
Dall’aeroporto, arriviamo con<br />
la metro a non più di 100 metri<br />
dall’hotel internazionale<br />
dove abbiamo prenotato; sfortunatamente,<br />
non ne vediamo<br />
l’insegna che è dietro l’angolo<br />
e pertanto nascosta alla nostra<br />
vista. Chiediamo indicazioni<br />
a due poliziotte, che si consultano<br />
con altri due colleghi e,<br />
in un inglese che nemmeno in<br />
Francia (dove questa lingua è<br />
pressoché sconosciuta), ci fanno<br />
fare il giro di Berlino a piedi,<br />
per arrivare all’hotel. Che<br />
raggiungiamo in circa<br />
un’ora, dopo aver<br />
chiesto informazioni<br />
a una mezza<br />
dozzina di persone.<br />
Primo assioma derivato: non<br />
chiedere mai informazioni in<br />
inglese ai poliziotti e ai berlinesi;<br />
ignorano questa lingua e<br />
non conoscono la città, meglio<br />
fare da soli.<br />
Nel pomeriggio, cerchiamo di<br />
raggiungere il museo dell’e-<br />
spressionismo, Der Brücke ückeckeMuMu- seum. Nessuno, ma proprio<br />
nessuno, lo conosce né sa dove<br />
sia né è in grado di dare indicazioni<br />
stradali. Arrangiandoci,<br />
prendiamo cinque metro, e<br />
sei autobus e, finalmente, arriviamo<br />
dopo aver verificato sul<br />
sito che fosse aperto. Il museo<br />
è aperto, ma dopo averci dato i<br />
biglietti e riscosso il corrispettivo,<br />
il cassiere, in inglese questa<br />
volta, si ricorda di dirci che la<br />
collezione non è visibile, perché<br />
è in Italia, a Udine, ospite di un<br />
qualche museo. Vediamo una<br />
esposizione estemporanea, che<br />
sarebbe appena andata bene<br />
per la sala di quartiere di una<br />
frazione del comune di Curucucù,<br />
provincia di Vattelapesca.<br />
Ringraziamo e ritorniamo<br />
all’Isola dei Musei. Ci informiamo<br />
delle modalità per visitare<br />
la straordinaria mostra dedicata<br />
al Rinascimento al Bode<br />
Museum e veniamo avvertiti<br />
che, per acquistare il biglietto,<br />
si deve fare una coda lunghissima<br />
dalle 8,00 alle 10,45. Acquistato<br />
il biglietto, vengono<br />
ammesse a entrare venti persone<br />
ogni dieci minuti, secondo<br />
il numero progressivo indicato<br />
sul biglietto e comunicato su<br />
un display luminoso. Perfetto!<br />
Torneremo domani, grazie per<br />
le informazioni. Intanto, cerchiamo<br />
di consolarci per la fregatura<br />
espressionista cenando<br />
in una tipica birreria tedesca in<br />
Alexanderplatz, mangiando i<br />
classici bratwürst. Li chiediamo<br />
alla griglia, ma qui si possono<br />
avere solo in brodo; insistiamo<br />
perché li tolgano dal brodo e li<br />
mettano sulla griglia, accanto a<br />
tutte le altre cose che vengono<br />
preparate in questo modo. Con<br />
aria astuta, il cameriere – che<br />
parla esclusivamente tedesco! –<br />
dice di aver capito e torna con i<br />
nostri würster impanati e fritti.<br />
Mandiamo a farsi friggere lui e<br />
ce ne andiamo, non senza aver<br />
pagato il conto per evitare spiacevoli<br />
interventi della temibile<br />
Polizei.<br />
Ve la voglio far breve: al Bode<br />
Museum l’indomani non c’è<br />
coda, per cui acquistiamo i<br />
biglietti alle 8,30 e aspettiamo<br />
fuori, alla pioggia, fino alle<br />
11,00 per accedere al salone.<br />
Dentro, aspettiamo di vedere<br />
i nostri numeri comparire sul<br />
magico display. Che si guasta,<br />
e il personale dichiara forfait,<br />
essendo incapace di gestire “a<br />
mano” un tre-quattrocento visitatori.<br />
La confusione è allu-<br />
Società<br />
25<br />
cinante, degna del mercato del<br />
pesce di Palermo, la Vucciria<br />
(ma non del dipinto di Renato<br />
Guttuso, bellissimo!). Però abbiamo<br />
diritto all’audioguida:<br />
contrattiamo per tempo la consegna<br />
del piccolo strumento,<br />
anche se il curatore della mostra<br />
(“Facce del Rinascimento,<br />
Gesichter der Renaissance”)<br />
mette in fila una serie di ritratti<br />
– straordinari: da Antonello da<br />
Messina al Ghirlandaio, da Pisanello<br />
a Mantegna – ma sembra<br />
non aver capito molto del<br />
significato anche solo del termine<br />
“Rinascimento”: il criterio<br />
di ordinamento delle opere<br />
esposte è solo diacronico, così<br />
sfugge l’essenza del passaggio<br />
dal Medioevo alla Modernità,<br />
che potrebbe essere evidenziato<br />
benissimo in due opere<br />
affiancate di Iacometto<br />
Veneziano, realizzate<br />
secondo i diversi concetti.<br />
A proposto: la<br />
Dama dell’ermellino di<br />
Leonardo viene presentata<br />
come “guest star” (sic)!<br />
La nostra visita continua con<br />
le medesime caratteristiche.<br />
Per tutte, anche al Museo della<br />
Fotografia ci dicono, solo dopo<br />
che siamo entrati e abbiamo<br />
pagato il biglietto, che le collezione<br />
non è visitabile per ristrutturazione!<br />
Secondo assioma derivato: non mettete<br />
mai i soldi in mano a un tedesco,<br />
prima che vi abbia dato<br />
tutte le informazioni del caso.<br />
Conclusioni<br />
Appare assolutamente impossibile<br />
trascorrere quattro giorni<br />
a Berlino, città dove nulla è<br />
organizzato ed efficiente, per<br />
visitare i più importanti musei,<br />
soprattutto quelli della famosa<br />
“Isola dei Musei” incluse le mostre<br />
estemporanee e avere un<br />
soggiorno fantastico.<br />
Ovviamente, non c’è quasi la<br />
possibilità che la signora Angela<br />
Merkel legga queste nostre<br />
note. In quel caso, sicuramente<br />
le si smorzerebbe sul nascere la<br />
sua consueta, grassa risata.
26<br />
Società Novembre 2011<br />
Storie di ordinaria follia<br />
di Ernesto Pavan<br />
Uno strumento efficace per redigere annunci corretti<br />
Breve vocabolario lavorativo - Parte 1<br />
L’analfabetismo di ritorno<br />
(quello di chi, per mancanza di<br />
allenamento, dimentica come si<br />
fa a leggere e a scrivere) è una<br />
piaga della società italiana che<br />
sembra particolarmente diffusa<br />
nel mondo degli annunci di lavoro.<br />
Per contrastarla, abbiamo<br />
pensato di mettere assieme una<br />
piccola guida per coloro che desiderano<br />
inserire un annuncio<br />
su un giornale o un sito, ma si<br />
trovano ostacolati dalla scarsa<br />
familiarità con il medium scrittura.<br />
Ci preme sottolineare come<br />
questo articolo non voglia assolutamente<br />
essere un’aggressio-<br />
ne, ma un benevolo richiamo,<br />
scritto affinché tanto i datori di<br />
lavoro quanto chi ne cerca uno<br />
possano trarne vantaggio.<br />
Cominciamo con alcune nozioni<br />
di carattere generale: i siti<br />
e i giornali di annunci di lavoro servono,<br />
appunto, per pubblicare<br />
annunci riguardanti offerte di<br />
impiego e non per pubblicizzare<br />
corsi di formazione o mettere<br />
in vendita spazi adibiti a uffici.<br />
Allo stesso modo, siccome per<br />
“lavoro” si intende una “attività<br />
materiale o intellettuale per<br />
mezzo della quale si producono<br />
beni o servizi, [...] esplicata in<br />
cambio di una retribuzione “,<br />
sarebbe opportuno non ricercare<br />
in queste sedi collaborazioni<br />
gratuite o simili: quelle<br />
non sono “lavoro”, nonostante<br />
l’opinione comune indichi il<br />
contrario. Lo stesso vale per le<br />
opportunità di lavoro: o c’è una lotteria<br />
in ballo, dove il vincitore<br />
ottiene il posto, oppure tanto<br />
vale indicare la posizione offerta<br />
e i requisiti richiesti.<br />
Sempre a proposito di terminologia<br />
generale, per benefit si<br />
intendono i privilegi legati a<br />
un dato ruolo all’interno dell’azienda<br />
e non, come alcuni sembrano<br />
pensare, gli strumenti<br />
che servono al lavoratore per<br />
svolgere il suo lavoro. “Postazione<br />
attrezzata” e “forma-<br />
zione” non sono benefit più di<br />
quanto lo siano il tornio per<br />
un operaio o l’affettatrice per<br />
un salumiere. Altro non è una<br />
tipologia di contratto e, a meno<br />
che davvero non vi importi se<br />
e quando il dipendente viene a<br />
lavorare, indifferente non è una<br />
tipologia di orario. Sappiamo<br />
che è faticoso, ma indicare cosa<br />
offrite e che tipo di impegno<br />
chiedete può incrementare notevolmente<br />
la visibilità del vostro<br />
annuncio.<br />
Passiamo, ora, all’errore più<br />
comune: quello di chiamare<br />
una posizione lavorativa con il<br />
nome di un’altra. Questa usanza<br />
è enormemente diffusa e ha<br />
contribuito a creare un certo<br />
alone negativo attorno agli an-<br />
nunci su Internet, spesso ambigui<br />
o addirittura considerabili<br />
veri e propri tentativi di truffa.<br />
Una reputazione immeritata,<br />
che potrà essere dispersa semplicemente<br />
chiamando ogni<br />
cosa in modo adeguato. Di seguito<br />
elenchiamo alcuni degli<br />
errori più comuni e le versioni<br />
corrette dei termini errati.<br />
Un addetto al backoffice si occupa<br />
di inserimento dati, verifica<br />
delle operazioni, gestione<br />
dei documenti e quant’altro di<br />
analogo; non contatta telefonicamente<br />
i clienti (quelli sono gli<br />
addetti al telemarketing) né si occupa<br />
dei loro problemi<br />
(quello si chiama customer<br />
care). Allo stesso<br />
modo, un addetto<br />
al front-office non va<br />
in giro a vendere<br />
prodotti o contratti<br />
(quelli sono i promoter<br />
e i venditori), né<br />
cerca nuovi clienti<br />
al telefono (di<br />
nuovo, si tratta di<br />
telemarketing). Le relazioni<br />
con il pubblico<br />
consistono nella gestione<br />
del flusso di<br />
informazioni dalla<br />
realtà aziendale al<br />
pubblico e viceversa,<br />
non nell’analizzare<br />
le tendenze di<br />
mercato o nel proporre<br />
offerte ai potenziali clienti:<br />
questi ultimi sono i compiti<br />
dell’account manager.<br />
Gli impiegati commerciali non<br />
necessitano di partita IVA e il<br />
loro inquadramento non è “autonomo”:<br />
al massimo, in questi<br />
casi si può parlare di rappresentanti<br />
o agenti di commercio, o come<br />
spesso si legge sui giornali di<br />
false partite IVA. Che è meglio<br />
evitare.<br />
I giornalisti non raccolgono pubblicità,<br />
non “vendono” interviste<br />
o articoli a chicchessia, non<br />
cercano sponsor e non hanno<br />
manco loro la partita IVA:<br />
quelli si chiamano commerciali,<br />
promoter o diosolosacosa. Fare confusione<br />
può portare a situazioni<br />
notevolmente imbarazzanti,<br />
soprattutto quando entra in<br />
gioco l’Ordine dei Giornalisti.<br />
Il “pagamento delle ritenute<br />
d’acconto” non è un benefit, ma<br />
un obbligo di legge, e la “possibilità<br />
di iscrizione all’Ordine<br />
dei Giornalisti” non dipende<br />
dalla bontà dell’editore, ma è<br />
accessibile a chiunque possieda<br />
determinati requisiti (collaborazione<br />
continuata e retribuita<br />
per due anni consecutivi con<br />
una testata registrata).<br />
Nell’ambito pubblicitario, i<br />
copywriter si occupano dell’aspetto<br />
verbale della pubblicità, i<br />
grafici di quello estetico: far fare<br />
all’uno quello che dovrebbe<br />
fare l’altro provoca disastri e disgrazie.<br />
In particolare, un grafico<br />
non scrive testi e un copywriter<br />
non si occupa della creazione<br />
di banner o manifesti. Nessuno<br />
dei due è un webmaster, ossia un<br />
creatore di siti web: quest’ultima<br />
è un’attività che richiede<br />
studi specifici e non si impara<br />
semplicemente in virtù del fatto<br />
che si è nati negli anni Novanta.<br />
Uno stagista è una persona in<br />
corso di formazione, non un<br />
dipendente, che possiede già le<br />
competenze necessarie a svolgere<br />
un dato lavoro e lo fa in<br />
cambio di un salario. Sempre a<br />
proposito, un laureato è una persona<br />
con una qualifica e non<br />
un qualcuno che ha bisogno di<br />
imparare tutto da zero e deve<br />
essere ripetutamente umiliato e<br />
trattato da idiota nel processo.<br />
Per concludere questa prima<br />
puntata del nostro Breve vocabolario<br />
lavorativo, vorremmo ricordare<br />
che l’onestà è fondamentale<br />
in ogni rapporto, inclusi<br />
quelli lavorativi e compresi<br />
quelli non ancora in essere.<br />
Così, “cerchiamo qualcuno che<br />
lavori gratis mentre i commessi<br />
sono in ferie” non sarà attraente<br />
come “offresi opportunità<br />
di formazione alla vendita per<br />
il periodo estivo”, ma di sicuro<br />
evita equivoci e battibecchi. Se<br />
poi volete mettervi il cuore e il<br />
karma in pace, trovate qualcuno<br />
che sappia fare ciò che vi<br />
serve e pagatelo.
Novembre 2011<br />
È la stampa, bellezza<br />
di Ernesto Pavan<br />
Terry Goodkind ritorna con un romanzo deludente<br />
La macchina del cattivo gusto<br />
Dopo undici volumi (quindici<br />
se consideriamo la divisione<br />
dei primi quattro in due parti,<br />
effettuata in Italia da Fanucci)<br />
e un orrendo spinoff (La legge<br />
dei nove), tutti pensavano che la<br />
crociata di Terry Goodkind in<br />
favore dell’Oggettivismo e contro<br />
ogni buona norma della letteratura<br />
fantastica fosse giunta<br />
a termine. Ma, come la Storia<br />
ha dimostrato, i crociati non<br />
muoiono mai. Ecco dunque La<br />
macchina del presagio, un romanzo<br />
pessimo anche per gli<br />
standard di questo autore: una<br />
storia del tutto priva di azione<br />
che ripropone temi triti e ritriti,<br />
per di più non attraverso le vicende<br />
narrate, ma direttamente<br />
per bocca dei protagonisti in<br />
dialoghi che non stanno né in<br />
Cielo né in Terra.<br />
In diciassette anni, Goodkind<br />
non solo non ha imparato a<br />
scrivere una storia coerente, ma<br />
non ha neppure compreso quali<br />
sono le caratteristiche di un<br />
essere umano credibile. I suoi<br />
personaggi sono ideali (i suoi)<br />
incarnati, colonne di granito<br />
I “secoli perduti” della guerra: come si<br />
combatteva dal ‘400 a Napoleone<br />
La maggior parte di noi, avendo<br />
studiato la Storia solamente<br />
a scuola, ha difficoltà a immaginare<br />
il XVI e il XVII secolo<br />
dal punto di vista militare.<br />
Sappiamo che nel Medioevo<br />
c’erano cavalieri in armatura<br />
pesante, che nel Quattrocento<br />
cominciavano a diffondersi<br />
le picche e che nel Settecento<br />
si combatteva solo con le armi<br />
da fuoco, ma non abbiamo una<br />
chiara visione dei due secoli di<br />
mezzo. Eppure il Cinquecento<br />
e il Seicento sono stati i secoli<br />
della rinascita degli eserciti<br />
professionali (che per la prima<br />
volta dai tempi di Roma hanno<br />
calcato il suolo europeo), della<br />
creazione degli Stati naziona-<br />
senza altro scopo che amplificare<br />
la voce virtuale dell’autore.<br />
Non hanno sentimenti o debolezze<br />
umani. Le loro vicende,<br />
poi, sono di una lentezza esasperante,<br />
al punto che un buon<br />
quarto del romanzo sembra<br />
scritto esclusivamente per aumentare<br />
la foliazione e i capitoli<br />
paiono divisi a casaccio, senza<br />
che i “tagli” effettuati dall’autore<br />
abbiano alcun senso. Niente<br />
accade e tutti ne parlano: i<br />
fatti sono “spiegati” attraverso<br />
dialoghi lunghi e pesanti, buona<br />
parte dei quali pretende di<br />
“strizzare l’occhio” al mondo<br />
di oggi, fallendo miseramente<br />
sia dal punto di vista narrativo<br />
che da quello moraleggiante.<br />
Richard è, manco a dirlo, un<br />
faro nell’oceano dell’ignoranza<br />
e della stupidità altrui, capace<br />
di avere successo dove chiunque<br />
altro (incluso chi, a rigor di<br />
logica, dovrebbe saperne più di<br />
lui) fallisce; Kahlan esiste perché<br />
Goodkind possa dimostrare<br />
che sì, anche le donne contano<br />
qualcosa nei suoi romanzi;<br />
tutti gli altri sono sottili quanto<br />
Un agile saggio di Barbero sull’arte militare europea<br />
li e di grandi scoperte tecnologiche.<br />
Alessandro Barbero,<br />
storico militare di lungo corso,<br />
riassume i cambiamenti avvenuti<br />
in questi periodi in un agile<br />
volumetto di 112 pagine, La<br />
guerra in Europa dal Rinascimento<br />
a Napoleone: senza divagazioni<br />
e usando un linguaggio semplice<br />
e diretto, l’autore riesce a<br />
coprire un arco di tempo lungo<br />
più di trecento anni, senza farsi<br />
sfuggire un solo dettaglio utile.<br />
Dagli svizzeri alla fanteria di<br />
linea, passando per i lanzichenecchi,<br />
le armi e le tecniche di<br />
combattimento sono descritte<br />
in modo tale da trasmettere le<br />
informazioni essenziali senza<br />
appesantire la scrittura. Un<br />
un foglio di carta velina.<br />
La trama de La macchina del<br />
presagio è di una prevedibilità<br />
desolante: non esistono colpi di<br />
scena e la suspense pare aver<br />
abbandonato questo mondo<br />
crudele. A differenza di quanto<br />
accaduto in altri romanzi<br />
del ciclo (uno su tutti, La catena<br />
di fuoco), nemmeno per un<br />
momento ci è mai capitato di<br />
temere per i protagonisti o di<br />
provare una qualche forma di<br />
empatia per loro. È un romanzo<br />
noioso, che non fa nulla per<br />
attirare l’attenzione del lettore<br />
o per tenerla viva. Ad aggravare<br />
il tutto intervengono numerosi<br />
momenti di “inforigurgito”,<br />
durante i quali l’autore<br />
(fingendo di adottare il punto<br />
di vista di uno dei suoi personaggi)<br />
prende per mano il lettore<br />
e gli trasmette informazioni<br />
in modo fastidioso e pesante, ad<br />
esempio ricordandogli quanto<br />
accaduto nella quindicina di<br />
volumi precedenti. In modo<br />
esteso.<br />
La macchina del presagio,<br />
dopo la lettura, lascia l’im-<br />
saggio molto utile per qualunque<br />
appassionato di storia militare<br />
che non abbia molto tempo<br />
da dedicare alla lettura.<br />
Libri<br />
27<br />
pressione di un romanzo nato<br />
stantio, creato per sfruttare il<br />
successo di una saga che già al<br />
momento della sua conclusione<br />
aveva perso ogni pretesa di originalità.<br />
Assolutamente sconsigliato.<br />
Terry Goodkind, La macchina<br />
del presagio, Fanucci Editore,<br />
pp. 477, € 14,90<br />
Alessandro Barbero, La guerra in<br />
Europa dal Rinascimento a Napoleone,<br />
Carocci, pp. 155, € 10,50
28<br />
Giochi di ruolo<br />
Nessun uomo è un fallito se ha degli amici<br />
di Ernesto Pavan<br />
Arriva in Italia Il mondo dell’Apocalisse di Vincent Baker<br />
Un maelstrom psichico di novità<br />
nel mondo dei giochi di ruolo<br />
Il gioco di ruolo è una conversazione.<br />
Questa semplice verità<br />
è la base su cui si fondano tutti<br />
i prodotti ludici di questo genere,<br />
ma Il mondo dell’Apocalisse<br />
(di Vincent Baker, Narrattiva, €<br />
24,90) la implementa in modo<br />
estremo, con un sistema che si<br />
propone di mediare fra quei<br />
conversatori che sono i giocatori<br />
e nulla più. È una riscoperta<br />
delle radici, una ventata<br />
di freschezza in un mondo che<br />
ha visto fiorire regolamenti di<br />
ogni genere, spesso senza uno<br />
scopo chiaro. Per di più, i risultati<br />
ottenuti sono ottimi. Non<br />
stupisce che questo gioco abbia<br />
vinto il Best of Show al Lucca<br />
Comics&Games 2011 (a cui abbiamo<br />
partecipato nonostante,<br />
per motivi sconosciuti, ci sia<br />
stato negato l’accredito stampa).<br />
L’ambientazione de Il mondo<br />
dell’Apocalisse è una Terra a<br />
cinquant’anni da oggi, dove un<br />
qualche cataclisma ha distrutto<br />
la civiltà così come la conosciamo.<br />
È un mondo selvaggio, dove<br />
i riferimenti all’Età dell’Oro<br />
sono leggende confuse e manca<br />
tutto tranne benzina e proiettili.<br />
È un mondo su cui imperversa<br />
il maelstrom psichico, una tempesta<br />
cerebrale che rimbomba<br />
nelle teste delle persone. Sullo<br />
sfondo di questo scenario si<br />
muovono i protagonisti delle<br />
storie, donne e uomini straordinari<br />
a modo loro, ciascuno<br />
dei quali incarna uno degli archetipi<br />
delle storie post-apoca-<br />
littiche: il Fortificatore che ha<br />
costruito un’oasi di ordine in<br />
mezzo all’oceano della follia,<br />
l’Arsenale con le sue numerose<br />
armi pesanti, lo Strizzacervelli<br />
dagli inquietanti poteri psichici<br />
e molti altri. Ciascun personaggio<br />
ha un suo “libretto” (un<br />
foglio A4 piegato) che contiene<br />
tutti gli elementi necessari per<br />
crearlo e giocarlo: liste di nomi<br />
ed elementi dell’aspetto da cui<br />
scegliere, equipaggiamento,<br />
“mosse” speciali e altro ancora.<br />
Ci sono undici libretti nel<br />
manuale e altri sette (cinque<br />
dei quali scritti da Baker in<br />
persona) si possono trovare su<br />
Internet, spesso come premi<br />
di piccole gare (“Posta una tua<br />
foto con un sasso in mano per<br />
avere il libretto del Touchstone<br />
[“stone” significa “pietra” in<br />
inglese]!”). Uno dei giocatori<br />
assumerà il ruolo del Maestro<br />
di Cerimonie, il cui compito è<br />
mediare la conversazione e giocare<br />
il mondo dell’Apocalisse<br />
come se fosse un luogo reale.<br />
Durante il gioco, capiterà spessissimo<br />
che i personaggi facciano<br />
delle “mosse”, cose particolari<br />
per le quali entrano in gioco<br />
le regole. Anche il Maestro di<br />
Cerimonie ha delle mosse, che<br />
tuttavia agiscono su scala più<br />
ampia e non richiedono l’uso<br />
dei dadi. Per fare un esempio,<br />
se Duke l’Arsenale fa la mossa<br />
“prendere con la forza” mirando<br />
a impadronirsi del bambino<br />
di Ragazza di Joe, ma fallisce<br />
il tiro, il Maestro di Cerimonie<br />
può usare “rigiragli contro<br />
la loro mossa” per raccontare<br />
come Ragazza di Joe colpisca<br />
Novembre 2011<br />
Duke alla testa con un manico<br />
di scopa e, mentre lui è stordito,<br />
si impadronisca della sua pistola.<br />
Le mosse nascono dalla narrazione<br />
e creano narrazione, in<br />
un circolo virtuoso che garantisce<br />
un coinvolgimento straordinario.<br />
Con i riflettori puntati<br />
sullo sviluppo dei personaggi e<br />
un’ambientazione apocalittica<br />
da creare assieme, Il mondo<br />
dell’Apocalisse è un gioco più<br />
adatto a campagne che a sessioni<br />
singole... e vista la nostra<br />
esperienza con queste ultime, le<br />
campagne devono essere davvero<br />
fantastiche.<br />
Purtroppo, dell’edizione italiana<br />
del gioco non si può dire<br />
altrettanto bene. L’adattamento<br />
è scadente, con traduzioni campate<br />
in aria (“Savyhead” reso in<br />
“Sapientesta”?), completamente<br />
errate (una machinegun è una<br />
mitragliatrice, non un mitra)<br />
o cangianti (shotgun diventa<br />
“doppietta” in alcuni punti e<br />
“fucile da caccia” in altri; peraltro,<br />
l’hunting rifle è un’arma<br />
diversa con caratteristiche<br />
differenti, col risultato che nel<br />
manuale il “fucile da caccia” ha<br />
due profili diversi). I refusi sono<br />
numerosissimi e talmente banali<br />
che stupisce come possano<br />
essere sfuggiti alla correzione<br />
delle bozze: parliamo di spazi<br />
prima e dopo la punteggiatura<br />
o doppi, di persona che cambia<br />
nel bel mezzo di un periodo e di<br />
altri errori che una semplice rilettura<br />
avrebbe evitato.
Q u i n t a P a r e t e<br />
<strong>Verona</strong> cultura e società è<br />
Novembre 2010 2011 Giochi di Società ruolo 13<br />
Vi Nessun diremo uomo qualsiasi è un cazzata fallito se vorrete ha degli sentire amici<br />
di di Silvano Ernesto Tommasoli Pavan silvanotommasoli@quintaparete.it<br />
Sono in video, ergo sum<br />
Gioventù bruciata, o una metafora dei tempi moderni<br />
Tutti vediamo la volgarità del Grande<br />
Fratello, ma nessuno ne parla<br />
Leggere questo articolo è proibito.<br />
Allontanatevi immediatamente.<br />
Che Omologati cosa in TV. accade Peggio, quando omoge- afferma pugni con che un minimo certi orientamenti di eleganza<br />
un’Autorità neizzati. No, oppressiva non mi riferisco governa ai sessuali e di buon sono gusto? malvagi Oddio, non o uno è che in<br />
il programmi mondo e gli televisivi, unici a che opporlesem- cui siano lo tanto Stato più può signorili “correggere” gli autori<br />
sibrano sono tutti dei “fatti ragazzi? con lo stampino” Gioventù con della delle trasmissione, macchine che ricordano la sessuaa<br />
bruciata da almeno (di dieci Robert anni, Bohl, peggio Janus anlità ogni piè di sospinto chiunque?). il premio I protago- finale di<br />
Design, cora dei vari 20 telegiornali euro) dà modo che sono ai nisti alcune della centinaia storia di migliaia sono sempre euro,<br />
giocatori proprio tutti di uguali. rispondere a questa giovani come fosse oppressi l’unica molla che, a in spingere qual-<br />
domanda. Sto parlando Ciascuna dei concorrenti sessione del che questa modo, variopinta riescono umanità a sfuggire a<br />
è Grande strutturata Fratello, tutti come conformi un vero a une<br />
al esporre controllo le proprie dell’Autorità miserie alla vista e a<br />
proprio modello standard film, con tristissimo, tanto di quello divi- combatterla. di qualche milione Per di farlo, guardoni. hanno E<br />
sione della volgarità in scene, estrema. durante Sì, la il volga- quale tre qui cominciano possibilità: le sfruttare rogne vere, le per-<br />
i rità giocatori dei gesti, interpreteranno delle parole, degli ciaat- proprie ché sarebbe Condotte, necessaria qualità una comscunoteggiamenti<br />
un Teppista è il denominatore Sottoposto a personali missione di che psicologi, li descrivono sociologi e<br />
Identificazione comune che unisce, e Osservazione,<br />
tra loro, quasi e, antropologi incidentalmente, per cercare posso- di capire<br />
mentre tutti i reclusi l’Autorità della “casa”. farà di E li tutto unino che anche cosa possa essere indurre utilizzate alcuni mi-<br />
per sce anche liberarsi alla presentatrice, di queste spine Alessia nel per lioni calciare di persone l’Autorità normali ad nei abbrut-<br />
fianco a gambe sempre o (peggio aperte Marcuzzi. ancora) cor- Ma denti; tire il proprio utilizzare spirito le davanti Con- alle<br />
romperle possibile che fino nessuno a farle abbia diventare mai dotte incredibili degli esibizioni altri membri dei “ragazzi<br />
come fatto notare lei. Terminato a questa povera il primo ra- della casa”. Cricca Forse (il la gruppo solita voglia a di<br />
film gazza se – addirittura ne può giocare capace la un scorsa al- cui sentirsi appartengono migliori? i persotro<br />
edizione con gli di sedersi stessi protagonisti, sul pavimentoe<br />
naggi); A farci respirare, oppure fortunatamente,<br />
Svender-<br />
un dello altro studio, ancora, sempre fino rigorosamente a quando si, c’è la ossia Gialappa, trasformare che non una ne lascia<br />
l’Autorità a gambe non aperte, è debellata spalancando o non Condotta passare una in sia una alla conduttrice versione sia<br />
prende un’ampia il panoramica controllo del sulle mondo. propria distorta ai concorrenti. della Di stessa più, per che farci li ca-<br />
Orrore, biancheria disgusto intima – e divertimento<br />
che, in video, fa pire assomigliare il livello di squallore un po’ (o di cru-<br />
sono assume garantiti. delle posture che fanno a più deltà?) all’Autorità. dell’ufficio Svendersi casting del<br />
Gioventù Bruciata richiede che fa vincere automaticamen-<br />
i partecipanti si mettano d’acte un conflitto contro l’Aucordo<br />
per stabilire l’ambientatorità, ma ha conseguenze<br />
zione della “serie” e la natura pesanti per il personaggio e<br />
dell’Autorità. Tutto è possibile, per la Cricca stessa: la “se-<br />
dai classici “venti minuti nel furie”, infatti, finisce quando<br />
turo” alla fantascienza più sfre- un Teppista ha Svenduto<br />
nata, anche se l’autore del gio- tutte le proprie Condotte<br />
co ha dichiarato in conferenza e, se a quel punto i prota-<br />
stampa di averlo impostato più gonisti non hanno inflitto colpi<br />
verso la seconda perché “la abbastanza duri all’Autorità, lei<br />
fantascienza dà all’Autorità un vince. Inoltre, più Condotte un<br />
sacco di mezzi terribili per fare personaggio ha Svenduto, più<br />
il suo lavoro” (dopotutto, fa più è facile per lui finire in malo<br />
paura un mondo in cui il potere modo: ucciso, distrutto o cor-<br />
Via Leida, 8 37135 - <strong>Verona</strong> Tel. 045 82 13 434<br />
rotto programma, al punto non tale ha da mancato farlo pas- di<br />
sare proporre dalla una parte selezione dell’Autorità. – mammamia!<br />
Un possibile Una selezione… problema Chissà di Gio- gli<br />
ventù altri! – bruciata dei provini, è il dove forte quasi presupnespostosuno dei che candidati, i personaggi per esempio, agiscano ha<br />
insieme, saputo dare di una comune risposta accordo, sensata, oe<br />
che almeno la loro non insensata, modalità alla di richiesta espressione<br />
di dichiarare principale il proprio sia il “tallone conflitto di<br />
contro Achille”. l’Autorità. Questo ha<br />
due A ben implicazioni pensarci, potenti: coloro che da un ne<br />
escono meno peggio sono proprio<br />
i reclusi del Grande Fratello. Perché<br />
fanno pena, fino alla tenerezza. Abbagliati<br />
dal miraggio di diventare<br />
Vip, e di guadagnare un sacco di<br />
quattrini, si prostituiscono fino a un<br />
punto di non ritorno, rimanendo<br />
marchiati a vita da quel suffisso –<br />
“del Grande Fratello” appunto –<br />
che li accompagnerà per tutta la<br />
vita. Pochi finora hanno avuto la<br />
capacità di affrancarsene, e di far<br />
dimenticare questa squallida origine<br />
mediatica. Per tutti, Luca Argentero;<br />
e pochi altri che si possono<br />
contare sulle dita di una sola mano.<br />
Non ritengo sia indenne da questo<br />
baratro di volgarità l’editore di<br />
tanto spettacolo.<br />
Vorrei chiedergli – se mai fosse persona<br />
abituata a rispondere alle domande<br />
– se sarebbe contento di far<br />
assistere i suoi figli adolescenti, o i<br />
suoi nipoti, a una porcheria simile.<br />
Ma forse conosco la risposta, diret-<br />
lato, tamente che ispirata i conflitti dal dio fra denaro. i personaggi<br />
Mi sono potrebbero sempre ribellato non trovare a ogni<br />
il forma giusto di censura, sfogo come né ottenere espressione la<br />
giusta della più dose proterva di attenzione volontà di (è an- un<br />
problema nientare, nella segnalato gente, il dall’autore senso e la<br />
stesso, capacità a di cui critica. egli però Ma non devo sem- dire<br />
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29<br />
bra dare una risposta convincente);<br />
dall’altro, che i conflitti<br />
interiori dei personaggi stessi<br />
rischiano di passare completamente<br />
in secondo piano, dal<br />
momento che solo affrontando<br />
l’Autorità essi possono venire<br />
alla luce (e, quando questo accade,<br />
di solito c’è qualcosa di<br />
diverso e più importante per<br />
la trama in ballo). Nathan<br />
Paoletta, autore di Annalise,<br />
scrive nell’introduzione<br />
di quel gioco che proprio<br />
l’ultimo punto lo ha spinto<br />
a creare un’opera diversa,<br />
che fosse un ponte fra i<br />
giocatori e l’interiorità dei<br />
loro personaggi. Ma anche<br />
Gioventù bruciata non è<br />
del tutto disinteressato a<br />
questo aspetto: il meccanismo<br />
dello Svendersi è una<br />
rappresentazione chiara,<br />
coincisa e potente di come<br />
a voler cambiare il mondo<br />
si rischia di non accorgersi<br />
che, che di fronte è il mondo a questo a osanna cambiare alla<br />
volgarità, noi, che comincio ciò che a capire combattia- quella<br />
striscia mo di non carta è bianca, che un incollata, riflesso di ai<br />
tempi un della male mia più adolescenza, grande e sot- sui<br />
manifesti tile che e le si locandine annida ovunque. dei film e<br />
degli Certo, spettacoli Svendendosi più “sconvenienti”, si può<br />
che prescriveva sconfiggere «V.M. l’Autorità... di 16 anni». al<br />
Forse, prezzo adesso, di sul quelle cartellone che sono del<br />
le Grande stesse Fratello qualità si dovrebbe che rendono scrivere il<br />
Teppista «V.M. di 99 un anni»… suo avversario in<br />
primo Per continuare luogo. con il giro di volga-<br />
Siete rità e stupidità ancora qui sui media a leggere? di oggi, Non vi<br />
avete rimando letto all’ultima che è proibito? pubblicità Veni- di<br />
te Marc con Jacobs. noi, vermi. Ma tenetevi forte, eh!<br />
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30<br />
Viaggi<br />
di Alice Perini<br />
Novembre 2011<br />
Alcuni numeri da Skiathos, 50 km<br />
3-2-1…Pistaaaa! 10-100-1000 (e più) gatti<br />
2 di verde sparsi nel blu del Mar Egeo<br />
C’è una misura in ogni cosa,<br />
tutto sta nel capirlo<br />
Houston, abbiamo un problema<br />
Pindaro<br />
Uno scoglio; il mare. Una barca.<br />
Nel mare. Se il comandante<br />
ha detto di prepararsi all’atterraggio,<br />
da qualche parte dovrà<br />
pur esserci una pista. Allungo<br />
il collo stile Modigliani: sto<br />
cercando, fiduciosa, la pista<br />
dell’aeroporto. Sono sollevata<br />
nel sentire che il mio ragazzo,<br />
seduto vicino al finestrino,<br />
ha avvistato ciò che tutti, su<br />
quell’aereo, stavamo cercando.<br />
E dove sarebbe ‘sta pista?! Non<br />
può essere quella mini-striscia<br />
di asfalto grigio che inizia e<br />
finisce nel mare. Tocchiamo<br />
terra e freniamo, freniamo, freniamo.<br />
Applauso al pilota, con<br />
il pensiero che corre già alla<br />
domenica successiva, quando<br />
ti toccherà sperare con tutte<br />
le tue forze che quell’aereo<br />
acceleri, acceleri e acceleri,<br />
staccandosi in fretta da quello<br />
scherzo di pista.<br />
Benvenuti a Skiathos, l’isola<br />
che assieme a Skopelos e Alonissos<br />
forma l’arcipelago delle<br />
Sporadi, le “isole sparse” nel<br />
blu dell’Egeo.<br />
Alonissos è il trionfo della natura:<br />
selvaggia, con spiagge<br />
deserte, fondali ricchi di vita<br />
e circondata da grotte marine.<br />
Leggenda vuole che una<br />
di queste, conosciuta come la<br />
“grotta del Ciclope”, fosse il<br />
nascondiglio da cui questo gigante<br />
si divertiva a scagliare le<br />
rocce nel mare per affondare le<br />
navi che passavano da quelle<br />
parti.<br />
Per comprendere Skopelos, la<br />
più estesa delle Sporadi, dovete<br />
ricordarvi che esistono due ere:<br />
ante Mamma mia! e post Mamma<br />
mia!. La prima era, quella tranquilla,<br />
si conclude nel 2007:<br />
isola adatta alle famiglie, con<br />
tante chiese quanti sono i giorni<br />
dell’anno. La seconda, dal<br />
2008 ad oggi, è l’età di Meryl<br />
Streep che canta The winner takes<br />
it all, del turismo cinematografico,<br />
della foto-ricordo<br />
nella chiesetta di Àgios<br />
Ioanis dove, al posto della<br />
figlia, si sposa la mamma.<br />
E poi, siamo proprio sicuri<br />
che in questa cappella<br />
sulla collina il posto ci<br />
sia per tutti gli invitati?<br />
Sembra così piccola…<br />
Consiglio: nel caso siate<br />
presi dall’effetto Mamma<br />
mia! e abbiate intenzione<br />
di sposarvi a Skopelos,<br />
prenotatevi per tempo,<br />
perché pare che il telefono<br />
di Christos Vasiloudi,<br />
attuale primo cittadino<br />
dell’isola, sia tempestato<br />
di chiamate.<br />
Mamma mia! Guai a dimenticare<br />
che le scene iniziali<br />
del film sono state girate nella<br />
vicina Skiathos, nel labirinto di<br />
vie strette dell’omonima città<br />
capoluogo dell’isola, il tipico<br />
villaggio greco con le casette<br />
bianche, le imposte blu, le Bougainville<br />
fucsia abbarbicate ai<br />
muri, le stradine ripide. Odòs<br />
Papadiamantis è la via principale:<br />
un susseguirsi di negozi,<br />
taverne, ristoranti e locali<br />
aperti dal tramonto all’alba.<br />
Chissà se Alèxandros Papadiamantis,<br />
uno dei più conosciuti<br />
scrittori greci del XIX secolo,<br />
avrebbe mai immaginato che<br />
la sua isola sarebbe diventata<br />
così trendy. Dai marinai e pescatori<br />
protagonisti delle sue opere,<br />
ai “traghettatori di anime”<br />
del nuovo millennio, che per 20<br />
euro ti portano a spasso in barca<br />
lungo il perimetro dell’isola,<br />
ai noleggiatori di scooter, quad<br />
e auto, compresi quelli che, un<br />
po’ alticci, “controllano” se la<br />
macchina l’hai riconsegnata<br />
davvero con il pieno.<br />
Con l’augurio di riuscire a leggere<br />
qualche libro del buon<br />
Papadiamantis (a quanto pare<br />
non così semplici da reperire),<br />
accontentiamoci di visitare la<br />
casa, semplice e austera, dove<br />
l’autore visse dal 1860 fino alla<br />
morte.<br />
Proseguendo su questa via, sulla<br />
vostra destra venendo dal<br />
porto, troverete un cinema.<br />
Non chiedetevi dove potete recuperare<br />
un programma delle<br />
proiezioni: Mamma mia! resiste.<br />
Se pensate che Skiathos sia un<br />
luogo adatto solo per gli amanti<br />
del mare, ricredervi: è l’unica<br />
isola dell’Egeo settentrionale<br />
che può vantare 24 escursioni<br />
a piedi per una lunghezza complessiva<br />
di 170 Km di sentieri<br />
segnalati in un ambiente naturale<br />
intatto. Pensate che per<br />
incentivare la scoperta dell’isola<br />
“a due zampe”, il comune<br />
di Skiathos premia coloro che<br />
percorrono tutti e 24 gli itinerari<br />
con una medaglia in bronzo,<br />
sempre che portiate le prove<br />
delle vostre scarpinate. Primavera<br />
e autunno sono le stagioni<br />
più adatte, meteo permettendo.<br />
Nel caso siate sull’isola e la iella<br />
sia con voi, ecco come affrontare<br />
la vacanza senza cadere in<br />
eccessive crisi di nervi, ovvero,<br />
cosa fare se una perturbazione<br />
atlantica di tre giorni si installa<br />
proprio sulle Sporadi.<br />
Dopo un primo momento di<br />
enorme sconforto (soprattutto<br />
per chi ama stare in acqua<br />
e rosolarsi al sole), lavorate di<br />
cervello: «Come occupare 72<br />
ore su un’isola lunga 15 Km e<br />
larga 9?». Spiagge escluse, ci
Novembre 2011<br />
nema pure, visto che è anche<br />
all’aperto, rimangono i monasteri.<br />
Panaghia Kounistra, Agios<br />
Konstantinos, Taxiarches, Evagelistrias.<br />
Sulla mappa dell’isola se<br />
ne contano quasi una decina,<br />
il che, con 3 giorni di acqua<br />
davanti, potrebbe essere un<br />
buon numero. Potrebbe, se non<br />
fosse che qui i monasteri sono<br />
delle chiesette piccole piccole,<br />
lunghe nemmeno dieci metri.<br />
Tempo medio di visita: 5 minuti.<br />
7 se vi mettete a contare le<br />
piastrelle del pavimento. A Panaghia<br />
Kounistra la permanenza<br />
è più lunga del solito, visto che<br />
oltre alle piastrelle potete fare<br />
la conta dei gatti. Già, i gatti:<br />
cuccioli o adulti, che dormono<br />
sulla sedia davanti a un pescivendolo<br />
o che giocano per strada,<br />
che scappano all’arrivo del<br />
turista o che si strusciano sulle<br />
sue gambe. I veri padroni di<br />
Skiathos sono loro!<br />
Evagelistrias, l’unico monastero<br />
ancora abitato su tutta l’isola,<br />
merita una visita. È uno dei<br />
centri religiosi più importanti<br />
delle Sporadi, completamente<br />
immerso nel verde e circondato<br />
da una foresta di pini. Fu<br />
costruito tra il 1794 e il 1806<br />
e negli anni della Rivoluzione<br />
greca diede asilo a numerosi<br />
combattenti in fuga dai turchi.<br />
All’interno del complesso di<br />
Evagelistrias, vale la pena fermarsi<br />
nel negozietto-museo del<br />
folklore, dove, assieme ad altri<br />
antichi strumenti di lavoro, è<br />
conservata un’antica pressa per<br />
le olive. Qui potete acquistare<br />
il vino e i liquori fatti dai monaci,<br />
ricordandovi però che le<br />
bottiglie andranno messe in<br />
valigia, che dovrete prende-<br />
Houston, abbiamo un problema<br />
re l’aereo per tornare a casa e<br />
che il tutto potrebbe rompersi<br />
(anche se siete convinti di aver<br />
imballato le bottiglie alla perfezione…).<br />
Esperienza vissuta.<br />
A proposito di bottiglie, anche<br />
l’isola di Skiathos ha ceduto<br />
alla tentazione dei chiringuito,<br />
l’odierna trasformazione dei<br />
vecchi baracchini disseminati<br />
lungo le spiagge più affollate.<br />
Banana beach sa di Romagna:<br />
confusione tanta, gente fin<br />
troppa, prezzi cari. A Koukounariés,<br />
affacciata sulla costa<br />
meridionale dell’isola non va<br />
meglio: la colpa, così si dice<br />
da quelle parti, sarebbe dei<br />
pensionati dello Skiathos Palace,<br />
l’albergo, prospiciente la<br />
baia, preferito dagli over 65. C’è<br />
anche chi è convinto che Koukounariés<br />
sia una delle spiagge<br />
più belle di tutta la Grecia: la<br />
sabbia è dorata, la pineta una<br />
manna per chi ricerca un po’<br />
di frescura alle due del pomeriggio<br />
in piena estate, l’acqua<br />
del mare è tra le più ricche di<br />
iodio al mondo e davvero trasparente.<br />
Peccato che a essere<br />
trasparente non sia anche lo<br />
Skiathos Palace, un casermone<br />
obbrobrio degli anni ‘70 che in<br />
mezzo a quella verde pineta fa<br />
davvero la sua figura di…<br />
Ecco tre alternative al solito<br />
aperitivo sulla spiaggia. Romantico<br />
e “fai da te” a Diamandi,<br />
la più bella insenatura<br />
di tutta l’isola a parere di chi<br />
scrive. Raccolta tra due costoni<br />
digradanti verso il mare, raggiungibile<br />
solo a piedi con una<br />
camminata di un quarto d’ora<br />
in mezzo a ginepri e corbezzoli,<br />
quindi semi-deserta, dai<br />
riflessi rosei per le scaglie di<br />
quarzo mescolate nella sabbia.<br />
Di baracchini non ce ne sono,<br />
ed è proprio per questo che si<br />
sta così bene.<br />
Emozionante a Xanemos, la vostra<br />
ultima spiaggia nel caso i<br />
freni dell’aereo non dovessero<br />
funzionare al 100%. È una<br />
striscia di sabbia a pochi metri<br />
dalla pista dell’aeroporto: coricatevi<br />
sulla sdraio e aspettate<br />
che la pancia di un boeing passi<br />
sopra la vostra.<br />
Avventuroso a Kastro, l’antica<br />
capitale situata a nord di Skia-<br />
Viaggi<br />
31<br />
thos. Ciottoli grigi e scogli violacei<br />
disegnano un’insenatura<br />
eccezionale: dopo una buona<br />
camminata, scendendo una<br />
scalinata bianca, vi troverete<br />
alla Kantina Kastro, una taverna<br />
in pietra a dir poco originale,<br />
con le reti da pesca sul tetto e<br />
le corna di ariete appese sopra<br />
a uno strano marchingegno di<br />
legno da cui sgorga un rigagnolo<br />
d’acqua.<br />
Una chiacchierata con il gestore<br />
del bar, un anziano signore<br />
che parla bene l’inglese (non<br />
benissimo della sua Grecia)<br />
e che ci suggerisce di visitare<br />
ciò che resta della fortezza che<br />
sorge proprio di fronte a noi.<br />
Aggrappata alla roccia, l’antica<br />
cittadella era un baluardo<br />
inespugnabile: irraggiungibile<br />
dal mare, incastonata come<br />
una pietra preziosa tra i massi,<br />
accessibile solo passando un<br />
ponte levatoio di legno, rinforzata,<br />
sui tre lati che guardano<br />
l’Egeo, da una cinta muraria,<br />
provvista di un grande calderone<br />
riempito, all’occorrenza,<br />
di olio bollente. Si calcola che<br />
al suo interno potessero abitare,<br />
decisamente al sicuro, 1500<br />
persone, suddivise in oltre 400<br />
casette.<br />
Il periodo migliore per provare<br />
tutto ciò? Scordatevi, se potete,<br />
luglio e agosto. Perdereste gran<br />
parte del vostro tempo nella<br />
ricerca di un quadratino dove<br />
appoggiare il vostro asciugamano<br />
e di un parcheggio per il<br />
vostro mezzo a noleggio.<br />
Settembre è perfetto se non<br />
volete rischiare di soccombere<br />
sotto il peso dei numeri, giusto<br />
quelle migliaia di turisti a spasso<br />
per l’isola. Ed è già domenica.<br />
3,2,1…Pistaaaa!
32<br />
Viaggi<br />
Houston, abbiamo un problema<br />
di Anna Chiara Bozza<br />
Novembre 2011<br />
Proteste e scontri fermano la costruzione dell’autostrada in Amazzonia<br />
Bolivia: no alla deforestazione e alla<br />
deportazione delle comunità indigene<br />
Da un lato gli indigeni armati<br />
di arco e frecce, dall’altro l’esercito<br />
con manganelli e gas<br />
lacrimogeni: sono stati i nativi<br />
a spuntarla, nello scontro che<br />
in Bolivia lo scorso 25 settembre<br />
ha seganto l’inizio di una<br />
nuova, profonda crisi politica di<br />
Evo Morales.<br />
La protesta di 1500 nativi, partiti<br />
lo scorso 16 agosto da Trinidad<br />
e diretti verso La Paz<br />
per fermare la costruzione di<br />
un’autostrada nel cuore dell’Amazzonia,<br />
è stata repressa con<br />
violenza dai soldati inviati dal<br />
governo. Ma pare proprio che<br />
i cittadini siano riusciti a spuntarla,<br />
il progetto è stato sospeso<br />
finchè non verrà raggiunto un<br />
accordo con le comunità. Settantadue<br />
ore più tardi il paese<br />
è entrato in crisi: il Ministro<br />
della Difesa, Cecilia Chacòn,<br />
ha presentato le dimissioni per<br />
disgusto e il presidente Morales<br />
si è così ritrovato schiacciato<br />
tra l’irrisolto problema delle autonomie<br />
indigene e il malcontento<br />
sociale dovuto alle deluse<br />
aspettative di crescita.<br />
Al di là degli accordi con l’impresa<br />
Brasiliana Oas, dietro al<br />
progetto dell’autostrada ci sono<br />
anche le pressioni degli indigeni<br />
del Chapare che hanno sempre<br />
rappresentato la base più forte<br />
del consenso. L’attività principale<br />
di questa etnia dell’altopiano<br />
andino è la coltiva-<br />
zione della coca. L’autostrada<br />
avrebbe garantito ai contadini<br />
del Chapare la possibilità di<br />
espandere le loro coltivazioni<br />
per l’immenso territorio del<br />
parco Isiboro Sécure (Tipnis),<br />
che per il momento è abitato<br />
dalle etnie chimàn, moxos e<br />
yuracrè per un totale di circa<br />
cinquantamila persone. Diversamente<br />
dai loro connazionali<br />
degli altipiani, gli amazzonici<br />
di Tipnis vivono di agricoltura<br />
e pastorizia in assoluta simbiosi<br />
con l’ecosistema naturale. Per<br />
questo, fin dal primo giorno,<br />
hanno contrastato il piano del<br />
governo fino ad ottenerne la<br />
sospensione. Per le autorità si<br />
trattava di un’infrastruttura<br />
fondamentale per migliorare<br />
le condizioni delle comunità<br />
più isolate e per rilanciare l’economia<br />
locale. L’autostrada<br />
lunga 300 km taglierebbe in<br />
due la foresta amazzonica boliviana,<br />
famosa per i suoi enormi<br />
alberi, fauna selvatica e acqua<br />
purissima. La natura incontaminata<br />
gli ha valso lo status<br />
di area doppiamente protetta,<br />
sia come parco nazionale che<br />
come riserva degli indigeni. La<br />
costruzione di questa nuova infrastruttura<br />
servirebbe in realtà<br />
per collegare il Brasile a Manta,<br />
porto ecuadoriano sul Pacifico.<br />
Ma sarebbe solo un’arteria<br />
velenosa che distruggerebbe<br />
queste comunità e la foresta. Si<br />
aprirebbe questa terra incontaminata<br />
al disboscamento, alle<br />
esportazioni di petrolio e minerali<br />
e alle attività industriali<br />
e agricole in larga scala. Uno<br />
studio recente ha dimostrato<br />
che se l’autostrada fosse portata<br />
a compimento il 64% del<br />
parco sarebbe disboscato entro<br />
il 2030. Le comunità indigene<br />
con la loro protesta richiedono<br />
alternative sicure per sviluppare<br />
la crescita economica e l’integrazione<br />
della regione.<br />
Dal comportamento delle autorità<br />
sulla questione emerge ancora<br />
una volta che la protezione<br />
della terra e i diritti delle popolazioni<br />
indigene sono sacrificati<br />
sull’altare dello sviluppo e della<br />
crescita economica. I leader<br />
scelgono attività minerarie e<br />
deforestazione favorendo i profitti<br />
delle multinazionali.<br />
Così parlò Eatwood<br />
Sconvolto per il trasferimento<br />
dell’amico nella capitale romana,<br />
Eatwood ha deciso di<br />
ritirarsi a vita privata. Basta<br />
feste, ricevimenti, conferenze,<br />
dibattiti; la sua vita sarebbe<br />
cambiare drasticamente, l’aveva<br />
deciso. Niente più vita<br />
mondana, nemmeno la domenica.<br />
Nemmeno la domenica?!?,<br />
chiesero stupiti l’anziano<br />
fotografo e il ragazzino dalla<br />
pelle invecchiata dai solarium,<br />
ma come è possibile? Eppure<br />
era così, aveva proprio deciso<br />
di recidere il passato con un<br />
bisturi d’alta qualità e di continuare<br />
a far viaggiare la sua<br />
vita tra le quattro mura domestiche,<br />
perso nella nebbia e<br />
nella polvere della bassa veronese.<br />
Quattro candele e alcuni<br />
simboli mistici gli avrebbero<br />
permesso di ben celebrare la<br />
sua dottrina, seppur in maniera<br />
perfettibile. Poi, la Festa<br />
del lesso con la pearà avrebbe<br />
fatto cadere tutte le sue convinzioni<br />
di una nuova vita. E<br />
ora…lo trovo a mangiare il<br />
kebab nei più putridi locali del<br />
veronese, per preparare lo stomaco<br />
all’evento, dice lui.
Novembre 2011 Sport<br />
33<br />
Quando il gioco si fa duro<br />
di Daniele Adami<br />
Le azzurre della ginnastica artistica sul tetto del mondo. Ora, Londra. E noi spettatori?<br />
Utr: un triplete “ritmico”<br />
Un articolo nato da una curiosa<br />
e strana coincidenza. Mi trovo<br />
al mare, all’estero, e inizia a<br />
piovere. Dalla spiaggia rientro<br />
in albergo, e con una rapida<br />
doccia mi tolgo quel poco di<br />
acqua salata che si è asciugata<br />
sulla pelle. Accendo il televisore<br />
della camera e mi imbatto in<br />
un canale satellitare sul quale<br />
sta andando in onda il Mondiale<br />
di ginnastica ritmica. La<br />
competizione si sta svolgendo<br />
a Montpellier, in Francia. Ciascuna<br />
nazionale ha pochi minuti<br />
per dimostrare, al pubblico<br />
e ai giudici, l’esercizio scelto.<br />
Ogni errore, lo sappiamo bene,<br />
comporta una perdita di punti.<br />
Pertanto, nel tempo scarso a<br />
disposizione bisogna avere la<br />
capacità di mescolare assieme<br />
abilità, sforzo fisico, eleganza<br />
e sangue freddo. Una capacità<br />
che può richiedere anni di esperienza.<br />
Con i capelli ancora bagnati<br />
mi siedo sul letto e inizio a seguire<br />
la gara. Sei atlete che si<br />
alternano sul tappeto quadrato<br />
(il loro terreno da gioco) mettendo<br />
in scena un’armonia di<br />
movimenti che di rado è visibile<br />
nello sport. O meglio, sono<br />
davvero poche le competizioni<br />
in cui l’occhio di chi sta<br />
osservando rimane affascinato<br />
da ciò che sta<br />
avvenendo sulla pedana.<br />
Un occhio, come quello<br />
che appartiene all’autore<br />
di queste righe, spesso<br />
estraneo e addormentato<br />
nei confronti di simili<br />
attività, che senza alcun<br />
dubbio possono essere<br />
definite artistiche.<br />
Ma veniamo ai fatti. È<br />
ora il turno della nazionale<br />
italiana. Le ragazze<br />
vengono definite<br />
“farfalle d’argento”, per<br />
ricordare la seconda posizione<br />
conquistata alle Olimpiadi<br />
di Atene del 2004. Inizia l’esercizio,<br />
che scorre via senza<br />
sbavature. Capitanate da Elisa<br />
Santoni, le azzurre costruiscono<br />
una complessa trama di salti<br />
e balzi, intrecciata a una vasta<br />
serie di lanci di nastri e cerchi.<br />
Dopo più di 3 anni, altri 12<br />
Tutti eseguiti con maestria e<br />
qualità. Termina la coreografia,<br />
e le atlete vanno a sedersi di<br />
fronte a uno schermo in attesa<br />
del punteggio. Il tabellone recita<br />
55.150. Primo posto, medaglia<br />
d’oro.<br />
Si tratta del terzo successo di<br />
fila ai Campionati del Mondo<br />
di tale disciplina. Nel<br />
2009 c’è stata la vittoria<br />
in Giappone, a Miè,<br />
mentre lo scorso anno il<br />
titolo è stato ottenuto in<br />
casa delle grandi rivali<br />
russe, a Mosca. Il prossimo<br />
terreno di scontro<br />
sarà a Londra, alle Olimpiadi.<br />
L’obiettivo sarà,<br />
senza dubbio, il metallo<br />
più prezioso. In più, è<br />
forte il desiderio di coinvolgere<br />
migliaia di occhi<br />
italiani forse troppo abituati<br />
ai soliti e mediatici<br />
sport. Vedremo…<br />
Sulle spalle di Riccardo Riccò pesa una richiesta di squalifica lunga come un’intera carriera<br />
A quanto pare, non è l’età che<br />
invoglia al doping,<br />
ma la mentalità<br />
Gianni Mura<br />
“Shock Riccò”. Due parole che<br />
hanno costituito il titolo di un<br />
articolo scritto su Repubblica<br />
il 18 luglio 2008. E proprio da<br />
quest’articolo proviene la frase<br />
presente nel nostro box. La<br />
notizia apparsa sulla stampa di<br />
quattro estati fa era forte: Riccardo<br />
Riccò, ciclista italiano della<br />
squadra spagnola Saunier Duval,<br />
risultò positivo a un controllo antidoping<br />
effettuato nel corso del<br />
Tour de France. Dopo un ottimo<br />
Giro d’Italia (secondo nella classifica<br />
generale finale) e due tappe<br />
vinte nella prestigiosa corsa francese,<br />
fu licenziato dal suo team e,<br />
in seguito, venne squalificato per<br />
20 mesi. Insomma, oltre un anno<br />
e mezzo di stop.<br />
Tutta colpa della Cera (Continuous<br />
erythropoyietin receptor activator), una<br />
forma più sofisticata della “vecchia”<br />
Epo. Una sostanza che<br />
“migliora” la produzione di globuli<br />
rossi destinati al trasporto<br />
di ossigeno nel sangue dell’atleta,<br />
consentendo, in tal modo, una<br />
maggiore resistenza allo sforzo fi-<br />
sico in competizioni stancanti e di<br />
lunga durata. Come il ciclismo.<br />
Facciamo un passo lungo quasi<br />
tre anni. Il 6 febbraio 2011 il<br />
corridore viene ricoverato d’urgenza<br />
all’ospedale di Pavullo, in<br />
provincia di Modena. Il motivo?<br />
Una “probabile crisi emolitica”,<br />
la quale sarebbe scaturita da<br />
un’autotrasfusione di sangue conservato<br />
in frigorifero da circa 25<br />
giorni. Dopo quasi due settima-<br />
ne Riccardo Riccò torna a casa.<br />
Iniziano subito due inchieste:<br />
una sportiva, l’altra penale. Nel<br />
frattempo, il ciclista riprende in<br />
mano la bicicletta, ma per poco.<br />
Nella prima metà dello scorso<br />
mese di ottobre arriva un fulmine:<br />
la Procura Antidoping del<br />
Coni chiede 12 anni di squalifica.<br />
Una squalifica lunga come un’intera<br />
carriera. Ventotto estati di<br />
età che si possono trasformare in<br />
quaranta. Il proprio sport che potrebbe<br />
terminare all’improvviso.<br />
Cosa possiamo dire in merito?<br />
Le indagini faranno il loro corso,<br />
con la speranza che si giunga<br />
a scorgere un po’ di luce in tali<br />
oscuri meandri fatti di pedali e<br />
sacrifici. Un ciclismo costretto a<br />
subire nuovamente un duro colpo<br />
nelle proprie ossa piuttosto fragili.<br />
Come al solito, non vogliamo<br />
lanciare accuse o scagliare pietre.<br />
Non è compito di chi scrive. Di<br />
doping, purtroppo, se ne parla<br />
oramai da decenni, se non di più.<br />
Un qualcosa che fa molto male.<br />
Un dolore che stenta ad andare<br />
via. Nonostante tutto, bisogna<br />
andare avanti.
34 Cucina<br />
Serviti il pasto, cowboy<br />
di Giulia Cerpelloni<br />
Novembre 2011<br />
Prepariamo e gustiamo un piatto povero di nascita ma nobile per il palato<br />
Zuppa di fagioli con funghi<br />
L’autunno è ben inoltrato e la<br />
voglia di rientrare a casa dal<br />
lavoro e trovare un buon piatto<br />
che ti riscalda il cuore è esattamente<br />
quello che ci vuole.<br />
Per chi non è un grande esperto<br />
in cucina e per chi ha poco tempo<br />
ed ha voglia di una buona<br />
zuppa calda questa ricetta fa al<br />
caso vostro.<br />
Ingredienti per 4 persone<br />
• 25 gr di funghi secchi<br />
• olio extravergine e cipolla<br />
q.b. per il soffritto<br />
• 450 gr di fagioli borlotti<br />
surgelati<br />
• aglio<br />
• 100 gr di porcini surgelati<br />
• prezzemolo<br />
• grana<br />
• sale e pepe<br />
• dado<br />
• rosmarino<br />
Mettere a bagno i funghi secchi<br />
in acqua tiepida e lasciamrli<br />
ammorbidire.<br />
In un tegame soffriggere cipolla<br />
e un po' d'olio extravergine<br />
d'oliva. Nel frattempo tagliamo<br />
i funghi, che abbiamo lasciato<br />
in ammollo ed in seguito scolati<br />
dall'acqua, in pezzi piccoli ed<br />
unirli al soffritto.<br />
Aggiungere poi i fagioli surgelati<br />
ed il dado, lasciare così<br />
insaporire per qualche minuto,<br />
di tanto in tanto aggiungere un<br />
po' di acqua calda, attenzione<br />
non troppa perchè la zuppa<br />
deve risultare densa e corposa<br />
e non liquida.<br />
Aggiustare di sale e di pepe,<br />
aggiungere qualche ago di rosmarino<br />
tritato e far cuocere il<br />
tegame coperto sino a che i fagioli<br />
non sono morbidissimi e il<br />
brodo ristretto.<br />
In una padella soffriggere l'aglio<br />
schiacciato e privato della<br />
camicia con un po' di olio extravergine,<br />
aggiungere i funghi<br />
porcini surgelati, aggiustare<br />
con sale e pepe e un po' di prezzemolo<br />
tritato e cuocere dolcemente<br />
fino a che i funghi non<br />
diventano morbidi.<br />
Giunto il momento di servire,<br />
frullate una piccola parte della<br />
zuppa con i fagioli con il frullatore<br />
ad immersione, in modo<br />
da renderla più omogenea e<br />
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quintaparete@quintaparete.it<br />
cell. 349 6171250<br />
cremosa. Trasferire il tutto in<br />
una zuppiera aggiungendo la<br />
zuppa di fagioli rimasta e i porcini.<br />
Una spolverata di grana<br />
e...gnam gnam...cotto e sbafato!
Novembre 2011<br />
2010-2011: un anno di cultura e società<br />
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Due eventi importanti per pubblicizzare la nostra attività, le nostre pubblicazioni<br />
<strong>Quinta</strong> <strong>Parete</strong> ha partecipato a<br />
<strong>Verona</strong>fil e Fiera Cavalli<br />
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