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Verona - Quinta Parete

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Teatro<br />

Il Grande Teatro<br />

Il Teatro Nuovo propone<br />

in questi prossimi mesi la<br />

nuova stagione della sua<br />

rassegna di successo<br />

<strong>Verona</strong><br />

<strong>Quinta</strong> <strong>Parete</strong><br />

cultura e società<br />

www.quintaparete.it<br />

mensile on-line<br />

Anno II - n. 11 - Novembre 2011 Diretto da Federico Martinelli<br />

Intervista<br />

Gilberto Antonioli<br />

A colloquio con un poeta<br />

e studioso veronese che ha<br />

da poco conseguito la sua<br />

sesta laurea<br />

Fotografia<br />

Beth Moon in mostra<br />

a pagina 2 a pagina 24<br />

a pagina 16<br />

2010-2011: un anno di cultura e società<br />

www.quintaparete.it<br />

Festeggia con noi il nostro primo anniversario. Leggete e diffondete<br />

Andiamo a vedere dal vivo<br />

le opere di grande fascino<br />

di quest’artista. Alla<br />

galleria PH neutro<br />

Esclusivo! “<strong>Verona</strong> è” compie un anno<br />

La storia continua...<br />

Associazione Culturale<br />

www.quintaparete.it


2<br />

Teatro<br />

La 14ma edizione della rassegna<br />

“Divertiamoci a Teatro”<br />

del Teatro Nuovo di <strong>Verona</strong> è<br />

come sempre ricca, variegata e<br />

di qualità. Da ottobre a marzo<br />

un sicuro intrattenimento, gli<br />

spettacoli propongono temi svariati<br />

e sicuramente interessanti<br />

per tutti. Tema conduttore è<br />

ovviamente il divertimento nelle<br />

sue più varie forme da poter<br />

mettere in scena.<br />

Si comincia l’8-9-10 novembre<br />

con “La Verità” di Floran<br />

Zeller, con Massimo Dapporto<br />

e Antonella Elia, per la regia<br />

di Maurizio Nichetti. Il tradimento<br />

visto dall’interno della<br />

coppia e rispettivi amanti, con<br />

malumori, incomprensioni e<br />

complicità più o meno attendibili<br />

alla ricerca della verità, in<br />

un contesto sempre spensierato.<br />

Appuntamento poi il 23-24-25<br />

novembre con Cochi e Renato,<br />

pionieri milanesi nel cabaret, ritrovatisi<br />

a proporre le loro classiche<br />

gag ma sempre al passo<br />

Non vado mai al cinema, la vita è troppo breve<br />

di Michele Fontana<br />

coi tempi, in una società sempre<br />

più comicamente stimolante.<br />

Il 5-6-7 dicembre sarà la volta<br />

di “Stanno suonando la nostra<br />

canzone” di Neil Simon, regia<br />

di Gianluca Guidi. Giampiero<br />

Ingrassia interpreta un musicista<br />

di successo che incontra una<br />

donna (Simona Samarelli) con<br />

cui inizierà una tormentata e<br />

affascinante storia d’amore.<br />

Dopo il fortunato debutto<br />

quest’estate, grande attesa per<br />

“Sogno di una notte di mezza<br />

estate” fuori abbonamento il<br />

18-19 gennaio prossimi. Gioele<br />

Dix reinterpreta Shakespeare e<br />

lo porta sul palco con un nutrito<br />

e collaudato gruppo di comici<br />

a cui si aggiunge l’importante<br />

presenza del duo musicale<br />

“Musica Nuda”.<br />

1-2-3 febbraio saranno serate al<br />

femminile con Tosca d’Aquino,<br />

Roberta Lanfranchi e Samuela<br />

Sardo interpreti in “Smetti di<br />

piangere Penelope”, storia incentrata<br />

tra queste tre amiche e<br />

il loro desiderio di gravidanza,<br />

con una colonna sonora di successi<br />

italiani.<br />

Continuerà il programma dal<br />

15 al 19 febbraio con Marco<br />

Paolini nel suo show “Itis Galileo”.<br />

Il noto comico veneto e<br />

la sua tipica verve si incentrano<br />

questa volta in ragionamenti<br />

tra scienza e fede, ragione e<br />

superstizione. Idee, domande e<br />

risposte dal nostro passato per il<br />

nostro presente.<br />

Massimo Venturiello e Tosca<br />

saranno i protagonisti, il 6-7-8<br />

marzo, de “Il borghese gentiluomo”<br />

di Moliere. La storia<br />

di un ricco aspirante nobile e il<br />

suo continuo desiderio di guadagno,<br />

contrapposto ai più poveri<br />

e alla moglie, più pratica e<br />

a suo modo più saggia.<br />

Prestigiosa rassegna al Teatro Nuovo con protagonisti grandi attori<br />

Al via “Il Grande Teatro”<br />

Al Teatro Nuovo si rinnova<br />

l’appuntamento con “Il grande<br />

teatro”. La rassegna, ideata<br />

dall’Assessorato alla Cultura<br />

del Comune di <strong>Verona</strong> e da Teatro<br />

Stabile-Fondazione Atlantide,<br />

metterà in scena prestigiose<br />

opere interpretate da attori<br />

di ottimo livello.<br />

Si comincia con Leo Gullotta,<br />

volto noto della televisione<br />

italiana, che sarà protagonista<br />

con “Il piacere dell’onestà”,<br />

commedia di Luigi Pirandello,<br />

per la regia di Fabio Grossi.<br />

Sarà possibile assistere alla<br />

rappresentazione dal 15 al 20<br />

novembre.<br />

Spettacolo di argomento più<br />

attuale dal 29 novembre al 4 dicembre.<br />

Sarà infatti Alessandro<br />

Gassman interprete di “Roman<br />

Non vado mai al cinema, la vita è troppo breve<br />

di Stefano Campostrini<br />

Al Teatro Nuovo torna il gradito appuntamento stagionale<br />

All’insegna del “divertimento”<br />

e il suo cucciolo”, opera di Reinaldo<br />

Povod, che tratta temi<br />

problematici come immigrazione,<br />

droga e prostituzione,<br />

vissuti nella periferia romana.<br />

Franco Branciaroli sarà protagonista<br />

dal 13 al 18 dicembre<br />

di “Servo di scena” di Ronald<br />

Harwood. Sentimenti e passione<br />

saranno gli argomenti sviluppati<br />

nel raccontare la storia<br />

di un vecchio attore shakespeariano<br />

alla fine della sua carriera.<br />

Figura rilevante, nell’economia<br />

della storia, sarà il suo<br />

fedele servo di scena, che lo aiuterà<br />

e lo incoraggerà a non abbandonare<br />

il mondo del teatro.<br />

Dopo le festività natalizie la<br />

rassegna ripartirà con un celebre<br />

duo teatrale. Glauco Mauri<br />

e Roberto Sturno si esibiranno,<br />

dal 10 al 15 gennaio,<br />

in “Quello<br />

che prende gli<br />

schiaffi” di Leonid<br />

Nikolaevic<br />

Andreev.<br />

Dal 24 al 29<br />

gennaio andrà<br />

in scena la commedia<br />

di Eduardo<br />

de Filippo<br />

“Le bugie con<br />

le gambe corte,<br />

interpretata da<br />

Luca de Filippo.<br />

Paolo Valerio ed Elena Giusti<br />

proporranno dal 7 al 12 febbraio<br />

“Piccoli crimini coniugali”<br />

di Eric-Emmanuel Schmitt,<br />

regia affidata ad Alessandro<br />

Maggi.<br />

Dal 21 al 26 febbraio sarà la<br />

Novembre 2011<br />

Penultimo appuntamento il<br />

13-14-15 marzo con “Il Mare”<br />

di Anna Maria Ortese, regia<br />

di Paolo Poli anche interprete.<br />

Una serie di storie di un’Italia<br />

media ma sempre sognante, tra<br />

insuccessi e desideri, in costumi<br />

e scene abbaglianti e soprattutto<br />

musiche ammalianti.<br />

Il 28-29-30 marzo a terminare<br />

la rassegna sarà “Lo scarfalietto”<br />

di Eduardo Scarpetta, maestro<br />

della commedia napoletana.<br />

Tra gli attori infatti Lello<br />

Arena, con Marianella Bargilli<br />

e Geppy Gleijeses, regista dello<br />

spettacolo. Lo “scaldaletto”<br />

sarà la goccia che farà traboccare<br />

il vaso in una giovane coppia<br />

litigiosa e altri personaggi<br />

buffi. Insomma, una serie di<br />

appuntamenti da non perdere.<br />

Sotto, il colonnato del Teatro Nuovo<br />

di <strong>Verona</strong>, sede di entrambe le<br />

rassegne presentate in questa pagina<br />

volta di “Il fu Mattia Pascal”<br />

per la regia di Tato Russo. La<br />

rassegna chiuderà i battenti con<br />

Alessandro Preziosi, protagonista<br />

dal 20 al 25 Marzo del<br />

“Cyrano de Bergerac” di Edmond<br />

Rostand.


Novembre 2011<br />

Non vado mai al cinema, la vita è troppo breve<br />

di Caterina Caffi<br />

È tempo di indossare nuovamente le maschere, lisciare gli abiti e spegnere le luci<br />

Si alza il sipario al Teatro Camploy<br />

Si apre, come tutti gli anni all’i- 20, a fare la sua comnizio<br />

dell’autunno, la Stagione parsa è invece la com-<br />

e 21.00 Amatoriale al Teatro Sabato Camploy. 31 marzo pagnia Quartaparete,<br />

ore 21.00<br />

e 16.30 Dopo i due appuntamenti Domenica 1 aprile del che tradurrà ore 16.30 in termi-<br />

29 e 30 ottobre, Modus presentati Vivendi con ni teatrali, in modo fe-<br />

gran successo di me pubblico prestito dalla to dele moier? ma al tempo stes-<br />

compagnia di Giorgio Totola, so originale e signifi-<br />

erità) sarà la Music Theatre di Adriano Com- Mazzucco cativo, l’opera lettera-<br />

Regia di Adriano Mazzucco<br />

pany (CMT) ad allietare le seria di Ray Bradbury<br />

rate teatrali veronesi, con “Aida “Fahrenheit 451”. Il<br />

e Radames”, spettacolo in pro- capolavoro dello scritgramma<br />

per il 5 e 6 novembre. tore e sceneggiatore<br />

e 21.00<br />

Sabato 14 aprile ore 21.00<br />

Il musical narra la storia della statunitense narra di<br />

e 16.30<br />

Domenica 15 aprile ore 16.30<br />

principessa nubiana Aida, cat- un ipotetico futuro<br />

Trixtragos<br />

turata da Radames e condotta nel quale i libri sono<br />

come prigioniera Un in Egitto nemico per del illegali popolo e chi li possie-<br />

essere poi data di in Henrik dono Ibsen alla de è perseguito dalla<br />

principessa Amneris. Regia di Nunzia Cupi- Messina legge. Lo Stato paga<br />

do però ci mette lo zampino e un apposito corpo di<br />

Radames e Aida finiscono per vigili del fuoco che fa<br />

innamorarsi l’uno dell’altra. La incetta di ogni tipo di<br />

regista Pia Sheridan riprende volume e lo elimina<br />

e 21.00<br />

e 16.30 il capolavoro verdiano e lo fa gettandolo in enormi<br />

dialogare con la contempora- falò che sorgono al<br />

neità, ritrovando, ora come un centro di ogni piazza.<br />

tempo, le stesse problematiche Il fuoco, elemento vi-<br />

amorose e i medesimi conflitti tale per molti aspetti,<br />

interiori.<br />

è qui adottato come<br />

L’avvenimento che interessa le simbolo di distruzio-<br />

serate del 12 e 13 Novembre ne non solo di oggetti<br />

è animato dalla commedia: tangibili ma della sto-<br />

“Buon Compleanno”, proposta ria di un intero paese<br />

dalla Compagnia Teatro Ar- delegata alle pagimathan<br />

e diretta da Massimo ne scritte e in questo<br />

Meneghini. La vicenda narra modo tramandata nei<br />

della relazione, divenuta ormai secoli. Uno spettacolo<br />

monotona, tra Carlo e Adele, suggestivo, tutt’oggi<br />

rivitalizzata da una Dipinti indimenti-<br />

di Sergio Piccoli<br />

molto attuale, che ci<br />

cabile avventura che darà nuo- fa riflettere sul futuro<br />

va linfa e forza di coesione alla della cultura.<br />

coppia, salvando un rapporto Toccherà poi alla rinomata<br />

ormai grigio e privo di passio- Compagnia Einaudi-Galilei<br />

ne.<br />

che, nelle serate del 27 e 28 no-<br />

Al giro di boa del mese, il 19 e vembre, sarà in scena ripren-<br />

Aprile 2012<br />

Assessorato alla Cultura<br />

Teatro<br />

Camploy<br />

Programmazione<br />

Stagione 2011-2012<br />

Compagnie amatoriali<br />

dendo Collodi nello spettacolo<br />

dal titolo: “Non a caso a Pinocchio<br />

cresce il naso” .<br />

La favola di Pinocchio è insce-<br />

visita il sito internet di “<strong>Verona</strong> è”<br />

www.quintaparete.it<br />

Teatro<br />

3<br />

nata con scopo educativo<br />

e pedagogico: rappresenta<br />

infatti ciò che<br />

in noi mai dovrebbe<br />

morire; il desiderio di<br />

viaggiare con la mente<br />

e scoprire mondi sempre<br />

nuovi che si aprono<br />

davanti ai nostri occhi<br />

come tante piccole,<br />

e via via sempre più<br />

grandi, scatole cinesi.<br />

L’evento, che è già stato<br />

etichettato sotto la<br />

dicitura Musical, è in<br />

realtà un emozionante<br />

viaggio letterario, di<br />

cui la parte musicale<br />

rappresenta solo una<br />

piacevole integrazione.<br />

Anticipando parte del<br />

programma di dicembre<br />

possiamo segnalare,<br />

per il 3 e 4 del mese,<br />

un racconto teatrale<br />

dal titolo “Harvey”,<br />

proposto dalla compagnia<br />

Micromega . La<br />

vicenda narra di un<br />

coniglio bianco gigante,<br />

che il protagonista<br />

Elwood è certo di vedere,<br />

mentre si tratterebbe<br />

in realtà solo<br />

della sua immaginazione.<br />

La regista Mary<br />

Chase ci introduce in<br />

un mondo presentato<br />

con sottile e intelligente<br />

ironia e che ci invita ad aprire<br />

la mente e a non cementarci<br />

nelle nostre convinzioni, spesso<br />

foriere di incomprensioni.


4<br />

Teatro<br />

Non vado mai al cinema, la vita è troppo breve<br />

di Isabella Zacco<br />

ancora pezzi classici, come “Il<br />

ventaglio” di Carlo Goldoni e il<br />

“Sogno di una notte di mezza<br />

estate” di W. Shakespeare, per<br />

la regia di Giole Dix, interpretato<br />

da una compagnia di<br />

giovani attori e comici, provenienti<br />

dal variopinto mondo di<br />

Zelig, lavoro che ha già riscos-<br />

so un gran successo quest’anno<br />

presso la platea estiva del Teatro<br />

Romano. E infine “The<br />

History Boys”, commedia di<br />

Alan Bennett vincitrice di 6<br />

premi Tony Award, in versione<br />

cinematografica nel 2006,<br />

definita da vari critici “uno degli<br />

spettacoli più importanti ed<br />

emozionanti” firmati da Bruni<br />

e De Capitani: uno sguardo sul<br />

mondo dei giovani e della scuola<br />

interpretato da attori giovani<br />

e di talento.<br />

Per la danza, l’appuntamento<br />

è con due grandi compagnie:<br />

il Ballet de l’Opera de Paris, in<br />

uno splendido gala per le coreografie<br />

di Nurejev e di Petipa,<br />

si esibirà in estratti di brani<br />

classici, come Il lago dei Cigni o il<br />

Passo a due, alternandoli con importanti<br />

coreografie contemporanee,<br />

fino al gran finale con la<br />

danza ungherese da Raymonda<br />

di Petipa; il Ballet de l’Opera<br />

de Bordeaux per una serata<br />

dedicata al genio della danza<br />

del ‘900, George Balanchine,<br />

con musiche, tra l’altro,<br />

di Gershwin e di<br />

Ravel. Poi ancora il<br />

Balletto di Torino, con<br />

lo spettacolo “La Vergine”<br />

novembre sulla 2011 musica Sabato 12 ore 21.00di<br />

Cajkowskij (“La venerdì 18 ore bella 21.00<br />

addormentata”), Le Vergini per<br />

venerdì 25 ore 21.00<br />

la coreografia del giovane<br />

dicembre Matteo 2011 Levaggi,<br />

HAPPY DAYS - Musical<br />

artista reduce da un<br />

Salieri Opera Festival<br />

debutto in prima mon-<br />

martedì 6 ore 21.00<br />

diale a Miami lo scorso<br />

settembre.<br />

mercoledì 7 ore 21.00<br />

Ridotto del Teatro Salieri<br />

Il settore musicale<br />

Salieri Opera Video<br />

offre un ciclo di con-<br />

sabato 10 ore 21.00<br />

Teatro Salieri<br />

certi, dedicati Danziamo al Salieri! Piano<br />

Italiano, con tre grandi<br />

interpreti: Sergio<br />

domenica 11 ore 10.00<br />

Cammariere, che sarà<br />

accompagnato dall’or-<br />

domenica 11 ore 16.00<br />

Ridotto del Teatro Salieri<br />

chestra Filarmonica<br />

Leggiamo Salieri!<br />

Veneta di Legnago diretti da Enrico de Mori e<br />

domenica 11 ore 18.00<br />

dalla tromba di Fabrizio<br />

Bosso, il “Miglior<br />

Nuovo Talento” eletto<br />

da Musica Jazz; Gio-<br />

Novembre 2011<br />

Musica, danza e teatro per una rassegna dall’alto valore artistico<br />

Teatro Salieri, impareggiabile rassegna:<br />

musical, teatro classico e moderno<br />

Interessante anche quest’anno il<br />

programma della nuova stagione<br />

al Teatro Salieri di Legnago<br />

che, per volontà dell’Amministrazione<br />

Comunale e sotto la<br />

direzione artistica del regista<br />

Antonio Giarola, si sta sempre<br />

più sviluppando nel senso di<br />

una vera manifestazione annuale,<br />

ricca di eventi<br />

culturali di vario genere,<br />

rivolti ad un pubblico<br />

eterogeneo.<br />

Il cartellone della stagione<br />

2011-2012 si articola<br />

in cicli di spettacoli<br />

di danza, musica<br />

e prosa, lasciando<br />

sempre uno spazio alla<br />

valorizzazione della<br />

figura di Antonio Salieri,<br />

con approcci a<br />

vari livelli dell’opera<br />

del compositore legnaghese:<br />

“Danziamo<br />

Salieri” è la rassegna<br />

che mostrerà al pubblico<br />

coreografie allestite<br />

dalle varie scuole<br />

di danza del territorio,<br />

su musiche di Salieri;<br />

“Salieri Opera Video”<br />

prevede la proiezione<br />

dell’opera “Tarare” di<br />

Salieri, indirizzandosi<br />

particolarmente agli<br />

studenti delle scuole<br />

superiori, mentre “Leggiamo<br />

Salieri” coinvolge l’Associazione<br />

Lettori ABC di Legnago;<br />

infine, “Salieri Sacro” è l’esecuzione<br />

del Requiem per soli,<br />

coro e orchestra, con l’Orchestra<br />

e il Coro della Filarmonica<br />

Veneta di Legnago.<br />

Ma per tornare al cartellone<br />

della stagione, la prosa si presenta<br />

frizzante come una coppa<br />

di champagne e, sul filo conduttore<br />

del divertimento, propone<br />

il musical “Happy Days”, produzione<br />

della Compagnia della<br />

Rancia tratto dal famosissimo<br />

telefilm americano, poi “Varieetà”<br />

di Massimo Lopez, che nel<br />

panorama comico italiano non<br />

ha bisogno di presentazioni; poi<br />

Piano Italiano SERGIO CAMMARIERE<br />

BALLETTO TEATRO DI TORINO<br />

Piano Italiano GIOVANNI ALLEVI<br />

lunedì 5 ore 21.00 in abbonamento<br />

martedì 6 ore 21.00 fuori abbonamento<br />

tutti gli eventi sono ad ingresso gratuito<br />

vanni Allevi, che aveva già registrato<br />

un tutto esaurito alcuni<br />

anni fa, e Danilo Rea, grande<br />

poeta tra i musicisti, pianista<br />

che ha segnato la scena jazz degli<br />

ultimi decenni, collaborando<br />

con personaggi come Enzo<br />

Pietropaoli, Roberto Gatto e il<br />

grande Paolo Fresu.<br />

Le rassegne, per una precisa<br />

volontà di favorire la partecipazione<br />

popolare, avvicinando<br />

soprattutto i giovani al teatro,<br />

alla Calendario<br />

musica e alla danza, offrono<br />

gli spettacoli a prezzi mai<br />

superiori ai 23 euro. Già da alcune<br />

stagioni l’affluenza segna<br />

una percentuale del 95% dei<br />

posti in sala, di media, per una<br />

fascia di popolazione che va<br />

ben oltre la comunità cittadina,<br />

e si può dire che ormai coinvolga<br />

l’intera pianura veronese, a<br />

testimonianza della soddisfazione<br />

espressa dal pubblico,<br />

all’unisono con i consensi della<br />

critica.<br />

L’attività del Salieri, si ricorda,<br />

è promossa dal Comune di Legnago,<br />

sostenuta dalla Regione<br />

Veneto e gestita dalla Fondazione<br />

Culturale A. Salieri sin<br />

Museo Fioroni - Sala Orientale<br />

Salieri Opera Video - con Elena Biggi Parodi e Andrea Ferrarese<br />

Presentazione dell’opera Tarare di Antonio Salieri<br />

Presentazione dell’opera Tarare di Antonio Salieri<br />

Con le scuole di danza: Art Dance School, DanzArmonia,<br />

Non solo Danza, Progetto Danza<br />

Special Guest: RBR Dance Company<br />

con un estratto dello spettacolo Varietas Delectat<br />

Chiesa S. Antonio di Casette<br />

Missa Stylo di Antonio Salieri con l’Ensemble Polipulchravox di Legnago<br />

e l’organista Thomas Gelain. Celebrazione della S. Messa in latino<br />

Reading dell’Associazione Lettori ABC di Legnago<br />

Sestetto di fiati e pianoforte dell’Orchestra da Camera “Città di <strong>Verona</strong>”<br />

dal 1999, anno di riapertura al<br />

pubblico dopo i lunghi restauri<br />

di questo bell’edificio 67 Liberty<br />

nel cuore della città.<br />

Duomo di Legnago<br />

Salieri Sacro - Requiem in DO minore per soli, coro e orchestra<br />

Orchestra Filarmonica Veneta di Legnago diretta da Fabrizio Da Ros<br />

Coro Iris Ensemble di Padova diretto da Marina Malavasi<br />

Con: Francesca Salvatorelli, soprano Elisa Fortunati, mezzosoprano,<br />

Matteo Mezzaro, tenore, Daniele Macciantelli, basso<br />

Stagione 2011 2012<br />

danza musica prosa<br />

danza musica prosa<br />

& musical<br />

venerdì 18 novembre 2011 ore 21.00 sabato 12 novembre 2011 ore 21.00<br />

lunedì 5 dicembre 2011 ore 21.00<br />

in abbonamento


Novembre 2011 Teatro<br />

Non vado mai al cinema, la vita è troppo breve<br />

di Paolo Corsi<br />

Al via la IV edizione del Concorso Teatrale Regionale Città di Bovolone<br />

Confrontarsi a teatro fa bene al teatro<br />

Partito un po’ in sordina nel<br />

2008, con l’entusiasmo degli<br />

organizzatori della Compagnia<br />

del Fil de Fer (www.<br />

fildefer.it), ansiosi di misurare il<br />

gradimento che un’iniziativa di<br />

questo genere avrebbe potuto<br />

riscuotere, il Concorso Teatrale<br />

Regionale Città di<br />

Bovolone è ormai giunto alla<br />

quarta edizione, sull’onda di un<br />

successo che anno dopo anno<br />

ne ha aumentato il prestigio e<br />

la notorietà. Un bel motivo di<br />

orgoglio per gli organizzatori,<br />

trascinati da un appassionato<br />

Enzo Bazzani, che è un po’<br />

l’anima della compagnia (di cui<br />

è anche regista). Si deve al loro<br />

impegno ed alla loro costanza<br />

la nascita di questa bella iniziativa,<br />

alla quale hanno dato<br />

vita contando unicamente sulle<br />

proprie forze, prima che, gra-<br />

zie al suo successo, il concorso<br />

si imponesse anche all’attenzione<br />

delle amministrazioni.<br />

Fin dall’inizio non è però mai<br />

mancato il sostegno dei familiari<br />

del dott. Albino Roncolato,<br />

il cittadino illustre a cui il<br />

concorso è dedicato. Ricordato<br />

per il suo impegno professionale<br />

e civico, al dott. Roncolato<br />

va soprattutto la riconoscenza<br />

per il suo impegno attivo a favore<br />

del teatro, di<br />

cui era un grande<br />

appassionato<br />

e sostenitore. Il<br />

concorso prevede<br />

una selezione di<br />

cinque lavori di<br />

altrettante compagnie,<br />

valutati<br />

poi sulla scena da<br />

un’apposita giuria<br />

nel corso delle<br />

cinque serate in programma. I<br />

premi in palio sono riservati al<br />

miglior spettacolo, la miglior<br />

regia, il miglior interprete maschile<br />

e la miglior interprete<br />

femminile. Le richieste giunte<br />

quest’anno sono state ben 78,<br />

da tutta Italia, segno evidente<br />

del crescente livello della manifestazione.<br />

La scelta della<br />

formula del concorso, in luogo<br />

della più usuale rassegna<br />

teatrale, ha contribuito a creare<br />

interesse tra un pubblico<br />

che, pur non intervenendo nel<br />

giudizio, è stato sicuramente<br />

solleticato dall’idea del confronto.<br />

Si spiega anche così la<br />

presenza di pubblico numeroso<br />

a tutte le serate di tutte le<br />

edizioni precedenti, e tutto fa<br />

pensare che anche quest’anno<br />

non mancherà il consenso attorno<br />

ad una manifestazione<br />

ben lungi dall’aver esaurito la<br />

sua carica di novità. Si ripeterà<br />

inoltre anche il simpatico<br />

rituale dell’invito agli spettatori<br />

a concludere la serata con<br />

un momento conviviale, per<br />

scambiarsi pareri e osservazioni<br />

tra una forchettata e l’altra<br />

di risotto (che è una specialità<br />

della zona). Un modo per prolungare<br />

l’effetto positivo dello<br />

spettacolo appena conclusosi<br />

5<br />

ed anche una sorta di recupero<br />

della funzione sociale del teatro.<br />

Nell’Ottocento era infatti<br />

luogo e pretesto per incontri e<br />

socializzazioni nei palchi, dove<br />

si pasteggiava e chiacchierava,<br />

con un occhio ed un orecchio<br />

al palcoscenico, per più sere di<br />

seguito e persino per lo stesso<br />

spettacolo. Se allora il fenomeno<br />

poteva dirsi naturale, vista<br />

la scarsità di alternative, ai<br />

nostri giorni sradicare qualcuno<br />

dalla poltrona davanti alla<br />

TV per portarlo a teatro non<br />

è altrettanto facile. Tuttavia<br />

non impossibile, se la proposta<br />

è ben formulata e di qualità. E<br />

questo concorso teatrale lo sta<br />

dimostrando anno dopo anno.<br />

Lo scorso 15 ottobre la IV<br />

edizione è partita con il botto,<br />

facendo registrare il tutto esaurito<br />

allo spettacolo della prima<br />

compagnia in concorso, il Piccolo<br />

Teatro Città di Chioggia<br />

(VE), con “Le baruffe<br />

chiozzotte” di Goldoni. Nelle<br />

successive serate saranno impegnate<br />

la Compagnia Stabile<br />

del Leonardo di Treviso, con<br />

“Enrico IV” di Pirandello (29<br />

ottobre), il Circolo La Zonta<br />

di Thiene (VI), con “Arsenico<br />

e vecchi merletti” di Kesselring<br />

(12 novembre), la Compagnia<br />

Giorgio Totola di <strong>Verona</strong>,<br />

con “I pettegolezzi delle donne”<br />

di Goldoni (26 novembre),<br />

Il Satiro Teatro di Padernello<br />

di Paese (TV), con “La<br />

ballata del barcaro” di R. Cuppone<br />

(3 dicembre). La serata<br />

di premiazione sarà sabato 10<br />

dicembre 2011. Tutte le serate<br />

avranno luogo al Cinema Teatro<br />

Astra di Bovolone (VR) ad<br />

ore 21.00.


6<br />

Teatro Novembre 2011<br />

Ne hanno viste di cose, questi occhi<br />

di Michela Saggioro<br />

Grande successo di pubblico per la rappresentazione teatrale dei racconti di Calvino,<br />

in collaborazione con l’Università di <strong>Verona</strong><br />

“Difficile l’amore”: il difficile è<br />

riconoscerlo e comunicarlo<br />

Un Calvino inedito, riletto in<br />

una chiave teatrale insolita,<br />

quello messo in scena dell’Estravagario<br />

Teatro Tenda in<br />

“Difficile l’amore”: lo spettacolo,<br />

allestito lo scorso 13 ottobre<br />

alla biblioteca Frinzi, è infatti<br />

ispirato all’opera letteraria “Gli<br />

amori difficili”, edita nel 1970.<br />

“Le registe Silvia Masotti e<br />

Camilla Zorzi propongono in<br />

uno spazio non teatrale i risultati<br />

del laboratorio di ricerca<br />

dentro la scrittura del grande<br />

Italo Calvino”, ha sottolineato<br />

nell’introduzione alla<br />

serata il prof. Mario Allegri,<br />

docente di letteratura italiana<br />

moderna e contemporanea;<br />

“Il progetto è sfociato così in<br />

un testo istrionico ma coerente,<br />

che mette in risalto la volontà<br />

dell’autore di spiegare il<br />

mondo guardando soprattutto<br />

all’umanità”.<br />

La compagnia veronese ha in<br />

effetti saputo dare vita a Calvino<br />

definendo i contorni di<br />

una grande varietà di atteggiamenti<br />

umani: nel sottotetto<br />

della biblioteca dialoghi seri si<br />

sono alternati al gusto dell’ironico.<br />

“I fili conduttori di “Difficile<br />

è l’amore” sono i rapporti,<br />

i sentimenti e la difficoltà di<br />

raggiungere l’obiettivo del proprio<br />

desiderio o anche solo di<br />

riconoscerlo come tale”, hanno<br />

spiegato assieme le registe, nonché<br />

curatrici dell’adattamento e<br />

della drammaturgia del testo,<br />

Zorzi e Masotti; “Ciò che sta<br />

alla base di molte delle storie<br />

rappresentate è la difficoltà<br />

della comunicazione: quel perdersi<br />

“umano, troppo umano”<br />

in una zona di silenzio al fondo<br />

dei rapporti”, commentano.<br />

Calvino stesso, in uno dei pezzi<br />

audio che compongono lo spettacolo,<br />

descrive il suo interesse<br />

a 360 gradi per la vita, perché<br />

“parlare di qualcosa significa<br />

sempre parlare dell’umanità<br />

e del suo muoversi nel mondo<br />

come tra gli arabeschi di un<br />

arazzo”.<br />

La trama dello spettacolo inizia<br />

con il viaggio in treno di<br />

tale Federico verso Roma Termini,<br />

per incontrare Cinzia,<br />

la donna che ama. Durante il<br />

tragitto Federico si addormenta<br />

e sogna. Sogna di un soldato<br />

in licenza che tenta di sedurre<br />

con silenziose mosse una vedova<br />

– episodio già “prestato”<br />

al grande schermo nel 1963<br />

per il film “L’amore difficile”,<br />

regia di Nino Manfredi -, di<br />

una casalinga in villeggiatura<br />

che perde lo slip nuotando al<br />

largo di una spiaggia affollata.<br />

A seguire di un impiegato che<br />

dopo un’imprevista notte amorosa<br />

ritorna al grigiore della<br />

vita quotidiana, di una giovane<br />

moglie rincasa alle sei del mat-<br />

tino dopo aver passato la notte<br />

con un bel giovanotto e di una<br />

coppia che si rincorre lungo i<br />

rettilinei di un’autostrada. Infine<br />

la più struggente delle storie:<br />

due sposi, entrambi operai, lavorano<br />

in fabbrica con diversi<br />

turni, lui quello della notte, lei<br />

di giorno. S’incontrano brevemente<br />

e la voglia di tenerezza<br />

si esaurisce cercando il sonno<br />

dallo stesso lato del letto. Al<br />

termine dello spettacolo una<br />

sala gremita applaude a Federico<br />

che, giunto a Roma chiama<br />

Cinzia, rimanendo però<br />

senza più nulla da dirle, in un<br />

finale che è anche un elogio di<br />

quella incomunicabilità tanto<br />

cara allo scrittore.<br />

Da notare la bravura degli<br />

attori in scena, contenuti ma<br />

disinibiti come forse Calvino<br />

li avrebbe voluti se avesse<br />

scritto questi racconti per il<br />

teatro: sul palco della Frinzi si<br />

sono alternati Roberta Zocca,<br />

Barbara Fittà, Tiziana Leso,<br />

Tiziana Totolo, Carolina Paiola,<br />

Alice Parisi, Giuseppe<br />

Pasinato, Alberto Bronzato,<br />

Marco Perini, Andrea Di Clemente,<br />

Ermanno Regattieri, e<br />

Isacco Venturini. L’assistenza<br />

tecnica è stata curata da Gianluca<br />

Scarmagnan. Un interessante<br />

video delle prove dello<br />

spettacolo, per la regia di Gianni<br />

e Sofia Martini, è visibile su<br />

http://vimeo.com/23155724.<br />

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Novembre 2011<br />

Ne hanno viste di cose, questi occhi<br />

di Paolo Corsi<br />

Successo per l’ultimo originale spettacolo di Estravagario Teatro<br />

Quando la parola non serve<br />

Come sosteneva Etienne Decroux<br />

a proposito del rapporto<br />

tra mimo e parola, è molto<br />

difficile che questi due elementi<br />

coesistano all’interno di una<br />

rappresentazione, a meno che<br />

ciascuno dei due sia “povero”<br />

e non prevalga sull’altro. Ma se<br />

non è difficile immaginare una<br />

rappresentazione fatta esclusivamente<br />

di parola, lo è invece<br />

nel caso in cui di parole non ce<br />

ne siano affatto, perlomeno non<br />

senza una punta di scetticismo.<br />

C’era pertanto molta curiosità<br />

per Balera Paradiso,<br />

l’ultimo spettacolo<br />

di Estravagario<br />

Teatro, che affida<br />

unicamente alla musica,<br />

alla mimica ed<br />

al linguaggio del corpo<br />

il compito di raccontarecinquant’anni<br />

di storia italiana.<br />

Balera Paradiso è<br />

una finestra aperta<br />

sul periodo che va<br />

dagli anni Trenta<br />

agli anni Settanta,<br />

colto dal particolare<br />

punto di osservazione<br />

di una balera di<br />

provincia. Frequentata<br />

da personaggi di<br />

tutti i tipi, con le loro<br />

storie personali, sovrapposte<br />

agli eventi<br />

sociali, storici, di<br />

costume che hanno<br />

caratterizzato l’Italia<br />

in tutto quel periodo,<br />

la balera diviene testimone<br />

di innume-<br />

revoli vicende e del fluire della<br />

storia. Mentre cambiano i suoi<br />

frequentatori, le mode, le musiche,<br />

i vestiti, cambia anche la<br />

balera, soprattutto quando gli<br />

eventi della storia si impongono:<br />

da luogo di incontri a sede<br />

di partito, a rifugio antibombardamento,<br />

e poi di nuovo<br />

luogo di incontri, di gente che<br />

balla in modo diverso, su musiche<br />

diverse uscite da un aggeggio<br />

che ha preso il posto dell’orchestrina,<br />

gente che ora beve<br />

strane bibite arrivate dall’Ame-<br />

www.amicidellacattolica.com<br />

rica. I protagonisti cambiano,<br />

ma non cambiano i “tipi” sociali,<br />

comuni a tutte le epoche:<br />

il bullo, la timida, l’imbranato,<br />

la trasgressiva di fatto e la trasgressiva<br />

in potenza, la vedova<br />

in cerca di consolazione e il<br />

marito tentato dall’avventura<br />

di un amore fugace e clandestino.<br />

Passa la storia, dalla balera,<br />

anzi, passano le storie. Le storie<br />

della gente, che si intrecciano<br />

con la grande storia, rimanendone<br />

segnate e sconvolte, e che<br />

spingono gli uni nelle braccia<br />

degli altri, per un<br />

ballare che spesso<br />

è più un tenersi per<br />

navigare più sicuri<br />

nel mare della vita.<br />

Tutto cambia, ma la<br />

balera è sempre lì,<br />

come il suo gestore,<br />

che incanutisce ed<br />

ingobbisce sotto il<br />

peso degli anni, ma<br />

che ormai ne fa parte,<br />

o come la guardarobiera,<br />

che da<br />

dietro al suo banco<br />

osserva sfilare le vite<br />

degli altri. Si ferma<br />

la musica, alla fine,<br />

a chiudere una serata<br />

che riconsegna<br />

ciascuno alle proprie<br />

solitudini, le proprie<br />

vite parallele, fino al<br />

prossimo incontro.<br />

La guardarobiera<br />

raccoglie l’impermeabile,<br />

il suo, questa<br />

volta, mentre il vecchio<br />

barista riassetta<br />

Teatro<br />

7<br />

con movimenti lenti, appende<br />

la divisa e spegne la luce su questa<br />

serata durata cinquant’anni.<br />

E’ una delizia per gli orecchi,<br />

tutta quella musica, canzoni<br />

a cui siamo tutti legati a vario<br />

titolo, mentre facciamo un bel<br />

ripasso di storia, sorridendo e<br />

riflettendo su quello che siamo<br />

stati. Anche se non c’è né nostalgia<br />

né pretesa di ricostruzione<br />

storica, ma solo la cronaca di<br />

tante vite osservate da un punto<br />

di vista comune e singolare. La<br />

musica è suonata in gran parte<br />

dal vivo, almeno fino a quando<br />

il giradischi viene a soppiantare<br />

la band, e su di essa si muovono<br />

passi di valzer, tango, canzoni<br />

degli anni sessanta e il rock ‘n<br />

roll. Non solo ballo, ma anche<br />

scene affidate al corpo e al gesto,<br />

alla mimica di attori molto<br />

bravi a raccontare in modo<br />

vero e naturale, senza fare uso<br />

delle parole, perché, come osserva<br />

Alberto Bronzato, regista<br />

e autore assieme Riccardo<br />

Pippa, non c’è bisogno di<br />

parole per raccontare la vita.<br />

Uno spettacolo equilibrato e<br />

mai ripetitivo, nel quale è esaltata<br />

la versatilità degli attori<br />

della compagnia, che si muovono<br />

sulle linee di una regia attenta<br />

ai particolari di scene e controscene.<br />

Bella la scenografia e<br />

sempre azzeccati i costumi, che<br />

assieme alle musiche ed ai balli,<br />

danno inequivocabilmente il<br />

segno del tempo che passa. In<br />

definitiva, due ore di divertimento<br />

ed un bel servito a tutti<br />

gli scettici idolatri della parola.


8<br />

Teatro Novembre 2011<br />

Ne hanno viste di cose, questi occhi<br />

di Federico Martinelli<br />

Il Gruppo Popolare Contrade diverte raccontando gli anni ‘60<br />

Rivolgere di tanto in tanto<br />

lo sguardo indietro per vedere<br />

come eravamo è spesso un<br />

esercizio piacevole, che ci aiuta<br />

a capire un po’ di più il nostro<br />

mondo di adesso e che ci fa<br />

sorridere, come si sorride con<br />

nostalgia guardando le foto di<br />

gioventù. E’ questa la sensazione<br />

che si prova assistendo allo<br />

spettacolo del Gruppo Popolare<br />

Contrade, che ha scelto<br />

di raccontare gli anni ’60 della<br />

provincia veneta con il suo spettacolo<br />

il frigorifero!”. Si tratta infatti<br />

di uno spaccato di vita di<br />

quegli anni a cui molti guardano<br />

con nostalgia e i cui echi non<br />

si sono ancora smorzati. Anzi, a<br />

ben guardare, cominciano proprio<br />

in quel periodo tante trasformazioni<br />

sociali, ora parte<br />

integrante della nostra vita, che<br />

per allora erano assolute novità,<br />

alle quali non era facile abituarsi.<br />

Nel passaggio dall’Italia del<br />

dopoguerra a quella del miracolo<br />

economico la gente scopriva<br />

l’inizio di un progresso tecnologico<br />

che non si sarebbe più<br />

arrestato, e invenzioni banali<br />

per l’uomo d’oggi, come il frigorifero,<br />

introducevano in realtà<br />

mutazioni epocali. L’evolversi<br />

di una struttura sociale sempre<br />

più allargata e complessa, poi,<br />

ancora culturalmente attrezzati<br />

a gestire. Non che oggi vada<br />

poi tanto meglio, tuttavia quelli<br />

erano anni in cui bastava una<br />

differenza di accento per mar-<br />

care distanze ed alzare barriere.<br />

Dunque si può ben capire<br />

quel continuo confrontarsi tra<br />

timore e curiosità verso ciò che<br />

è nuovo e diverso, che in questo<br />

spettacolo è così ben rappresentato.<br />

Tutti spunti raccolti e<br />

confezionati in una divertente<br />

commedia da David Conati e<br />

Paolo Corsi, che, di concerto<br />

con il regista Delio Righetti,<br />

hanno scritto un testo su misura<br />

per questa numerosa compa-<br />

gnia. Dei due autori sono anche<br />

i testi delle canzoni musicate da<br />

Giannantonio Mutto, che<br />

del resto non potevano mancare<br />

in uno spettacolo che racconta<br />

i ruggenti anni ‘60. La<br />

vicenda gira attorno a Giacomo,<br />

panettiere da una vita, che<br />

non accetta di buon grado la<br />

concorrenza del nuovo supermercato,<br />

costruito proprio davanti<br />

a casa. Gli dà man forte<br />

il suocero Arturo, che di tanto<br />

in tanto però non disdegna le<br />

novità che arrivano da fuori,<br />

come la musica americana di<br />

cui va pazzo il nipote Guido.<br />

Altro grattacapo per Giacomo<br />

-<br />

ta con Angelo, uno che viene<br />

nientemeno che da Napoli. C’è<br />

poi Dorina, la moglie, che cerca<br />

di salvare gli equilibri, ma<br />

vorrebbe anche vederci chiaro,<br />

mentre a complicare le cose ci<br />

pensano Clara, la cognata zitella<br />

e Marisa, la vicina pettegola.<br />

Senza contare Betty, amica di<br />

Guido, e la sua emancipata<br />

Diamante, la sanguigna emiliana<br />

che ha avuto l’ardire di<br />

aprire una balera proprio lì al<br />

paese e che sa bene, lei, “come<br />

ci si ha da divertire”. Personaggi<br />

e storie che si intrecciano, tra<br />

sospetti e speranze, equivoci e<br />

voglia di cambiamento, e sullo<br />

sfondo gli echi di ciò che succede<br />

nel mondo al di fuori del<br />

paesello, destinato ormai ad<br />

adeguarsi ai ritmi del progresso.<br />

Come nello stile di questa<br />

compagnia, le azioni sono spesso<br />

corali, sostenute da un ritmo<br />

alto, con battute che incalzano,<br />

in un andirivieni di personaggi<br />

che esalta la capacità di sincronismo<br />

e le scelte registiche. La<br />

-<br />

mettendo con pochi tocchi di<br />

spaziare dall’interno domestico<br />

alla strada ed all’esterno della<br />

balera, grazie all’uso di pannelli<br />

pregevolmente dipinti dal<br />

maestro Valentino Cordio-<br />

li. L’ambientazione anni ’60 è<br />

ben curata nei costumi e nelle<br />

acconciature, cosicché la sensazione<br />

di essere immersi nell’atmosfera<br />

del tempo è immediata.<br />

Notevole inoltre il fatto che<br />

gli attori interpretano anche le<br />

canzoni nel corso dello spettacolo,<br />

mentre la conduzione del<br />

pot-pourri<br />

cantanti. Il tutto, ovviamente,<br />

con musiche dal vivo suonate<br />

dalla piccola band della compagnia.<br />

Un lavoro originale e di<br />

buona qualità, dunque, per ricordare<br />

un periodo della nostra<br />

storia effervescente, spensierato<br />

e talvolta rimpianto.<br />

Edito da<br />

<strong>Quinta</strong> <strong>Parete</strong><br />

Via Vasco de Gama 13<br />

37024 Arbizzano di Negrar, <strong>Verona</strong><br />

Direttore responsabile<br />

Federico Martinelli<br />

Coordinatore editoriale<br />

Silvano Tommasoli<br />

Assistente di redazione<br />

Stefano Campostrini<br />

Hanno collaborato<br />

Daniele Adami<br />

Paolo Antonelli<br />

Valentina Bazzani<br />

Paola Bellinato<br />

Anna Chiara Bozza<br />

Stefano Campostrini<br />

Paolo Corsi<br />

Francesco Fontana<br />

Michele Fontana<br />

Valeria Giarola<br />

Agnese Ligossi<br />

Lorenzo Magnabosco<br />

Federico Martinelli<br />

Ernesto Pavan<br />

Alice Perini<br />

Michela Saggioro<br />

Giulia Siviero<br />

Silvano Tommasoli<br />

Isabella Zacco<br />

Stefano Campostrini<br />

Autorizzazione del Tribunale di <strong>Verona</strong><br />

del 26 novembre 2008<br />

Registro stampa n° 1821


Novembre 2011<br />

Ne hanno viste di cose, questi occhi<br />

di Paola Bellinato<br />

Recensione dello spettacolo in programma a Roma<br />

“Dopo la battaglia”, di Pippo Delbono<br />

Ecco la frase di Ingmar Bergman<br />

in cui Pippo Delbono ama<br />

identificarsi e fare sua nel suo<br />

fare teatro: “ il teatro è un incontro<br />

tra esseri umani diversi,<br />

e tutto il resto non conta”.<br />

Frase che rappresenta la sua<br />

cifra stilistica in un percorso<br />

artistico che si fa esperienza,<br />

esperienza di vita a partire<br />

dall’incontro, tra gli altri, di<br />

Bobò, “quel piccolo grande<br />

uomo”, conosciuto nell’ospedale<br />

di Aversa, rinchiuso da 40<br />

anni di degenza, e divenuto attore,<br />

come anche nell’incontro<br />

con Nelson, un ex senzatetto,<br />

da anni anch’esso attore della<br />

compagnia.<br />

La vita irrompe nel teatro, il teatro<br />

si fa vita.<br />

“Dopo la battaglia”, ultimo<br />

lavoro di Pippo Delbono, spalanca<br />

gli orizzonti della nostra<br />

consapevolezza accompagnandoci<br />

in un viaggio senza ritorno:<br />

dopo aver visto, udito, sentito,<br />

non saremo più gli stessi; si sarà<br />

compiuta una trasformazione,<br />

una metamorfosi,<br />

attraverso il ritmo della<br />

danza e della musica,<br />

cercando nelle parole<br />

e nei versi l’accordo di<br />

emozioni e linguaggi e<br />

trasfigurando il presente<br />

fatto di buio esistenziale<br />

nella fede nel futuro, attraverso<br />

squarci di bellezza<br />

e di gratitudine.<br />

Viaggio che diventa corpo<br />

drammaturgico in una sequenza<br />

di quadri in cui la danza e la<br />

musica si compongono assieme<br />

agli attori in una sinfonia che ci<br />

mostra il naufragio e la salvezza.<br />

Come in uno spazio-mente neutro,<br />

grigio, si snodino tutte le<br />

immagini del nostro mondo fatto<br />

di prigionie, di automatismi,<br />

vizi, miserie; vi fanno eco brani<br />

tratti da autori come Franz<br />

Kafka, Alda Merini, Pier Paolo<br />

Pasolini, Antonin Artaud, Walt<br />

Whitman, Rainer Maria Rilke,<br />

Alejandra Pizarnik riscritti da<br />

Pippo Delbono (foto).<br />

Una partitura di parole e versi<br />

che si fanno carne sulle note<br />

di Giuseppe Verdi, Niccolò<br />

Paganini, Petr Ilic Cajkovskij<br />

che si intrecciano alla musica<br />

originale di Alexander Balaunescu,<br />

violinista, compositore<br />

contemporaneo, che è in scena.<br />

Sono anche in scena la danzatrice<br />

Marigia Maggipinto, già<br />

storica componente della compagnia<br />

di Pina Bausch che dialoga<br />

con Maria-Agnes Gillot,<br />

etoile dell’Opera di Parigi in un<br />

gioco di incontri che sulla sce-<br />

Teatro<br />

9<br />

na prende vita.<br />

Linguaggi che si incrociano,<br />

in cui l’apparizione<br />

del video completa e<br />

rappresenta immagini<br />

che Delbono ha realizzato<br />

con il suo cellulare,<br />

che esplicita gesti di<br />

grande forza realistica,<br />

all’insegna del non detto<br />

che nell’immediatezza<br />

dell’immagine arriva a<br />

segno; talvolta un po’ troppo<br />

descrittiva ma comunque efficace.<br />

Nel momento di apoteosi in<br />

cui Delbono danza assieme a<br />

Marigia sulle note di un tango,<br />

la poesia trova espressione e si<br />

espande comprendendo nella<br />

sua suggestione tutto lo spazio.<br />

Uno spettacolo che trova la sua<br />

forza assoluta nell’amore, amore<br />

per la vita.<br />

Dall’ 1 al 13 novembre lo spettacolo<br />

sarà in cartellone al Teatro<br />

Argentina di Roma<br />

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10<br />

Teatro<br />

Ne hanno viste di cose, questi occhi<br />

di Stefano Campostrini<br />

prima riservata al Sultano, le<br />

più alte cariche del Paese e di<br />

alcune importanti istituzioni<br />

internazionali, per inaugurare<br />

non solo il teatro ma una stagione<br />

ricca di appuntamenti<br />

seguenti, dedicati alla musica<br />

e al ballo nelle loro forme più<br />

varie. Un’occasione unica per<br />

avvicinarsi all’affascinante<br />

mondo lirico e non solo, sia per<br />

la popolazione omanita che<br />

per coloro che da lontano possono<br />

venire ad apprezzare uno<br />

spettacolo teatrale in<br />

un contesto differente<br />

e proprio per questo<br />

da scoprire.<br />

La location migliore<br />

in un edificio simbolo,<br />

magnifico nella<br />

sua estetica, ricco nel<br />

suo significato; una<br />

struttura monumentale,<br />

grandiosa quanto<br />

moderna, rivolta al<br />

passato quanto all’innovazione.<br />

Un luogo<br />

magico per questa<br />

storia di amore, desiderio,<br />

fantasia e realizzazione,<br />

nella “Turandot”.<br />

Un’opera che<br />

è riuscita al meglio,<br />

con grande impegno,<br />

professionalità e competenza<br />

da parte di tutti. Altrettanto<br />

sentito il divertimento e ovviamente<br />

la soddisfazione per la<br />

riuscita del lavoro.<br />

Maestosa, rinnovata nelle scenografie<br />

e nei costumi, di suberba<br />

qualità i cantanti e la<br />

loro performance. L’effetto sul<br />

pubblico, in buona parte presumbilmente<br />

profano al questo<br />

tipo di celebrazioni, dev’essere<br />

Novembre 2011<br />

Arena di <strong>Verona</strong> protagonista in un grande avvenimento in terra straniera<br />

Royal Opera House Muscat, cioè?<br />

Avete mai sentito parlare<br />

dell’Oman? Chi di voi sa che<br />

è uno stato del Golfo Arabo e<br />

saprebbe anche collocarlo sulla<br />

cartina geografica? Coloro che<br />

alzerebbero la mano sarebbero<br />

meritevoli di lode, data purtroppo<br />

la poco nota conoscenza<br />

a livello occidentale del Paese<br />

in questione. Sicuramente<br />

nei prossimi anni il suo nome<br />

e la sua fama avranno però più<br />

risonanza e riscuoteranno una<br />

più meritata attenzione. Non<br />

solo per la crescita economica<br />

che si sta realizzando negli ultimi<br />

anni e per l’influenza stessa<br />

che l’occidente sta avendo sui<br />

paesi di quella zona, ma anche<br />

perché poche settimane fa ha<br />

avuto luogo vicino al centro<br />

della capitale Muscat un evento<br />

che si può definire certamente<br />

storico, non solo localmente<br />

ma con positive conseguenze<br />

nel resto del mondo. Si è trattato<br />

dell’inaugurazione della<br />

Royal Opera House Muscat,<br />

il primo teatro d’opera nella<br />

penisola arabica e il secondo<br />

solo dopo quello del Cairo. Un<br />

evento quindi eccezionale e di<br />

fondamentale importanza, che<br />

ha visto protagonista l’Arena di<br />

<strong>Verona</strong> e la sua eccellenza. Con<br />

oltre 300 elementi tra orchestra,<br />

coro, ballo, tecnici, comparse<br />

e mimi direttamente dalla<br />

nostra città, la meravigliosa<br />

“Turandot” messa in scena da<br />

Franco Zeffirelli e condotta<br />

musicalmente da Placido Domingo,<br />

è stata un grande successo<br />

e un sogno realizzato.<br />

Tutto questo è stato merito del<br />

Sultano Qaboos Bin Said, che<br />

ha fortemente voluto questo<br />

evento, segno dell’espansione<br />

culturale del Paese raggiunta<br />

in 41 anni di regno e destinata<br />

a crescere ancora. Una volontà<br />

aperta al suo popolo e al mondo,<br />

con l’intenzione di mettere<br />

in relazione l’Oman alla cultura<br />

italiana e internazionale,<br />

come segno di interazione tra<br />

le nazioni e manifesto di pace<br />

e convivenza reciproca.<br />

Tre serate, di cui la<br />

stato eccezionale. Il movimento<br />

delle masse sul palco si è<br />

rivelato d’impatto ed efficace,<br />

soprattutto considerando lo<br />

spazio relativamente ridotto<br />

rispetto alla rappresentazione<br />

(unica) che si può avere nel<br />

nostro anfiteatro. Il numero<br />

consistente di partecipanti ha<br />

contribuito a rendere attivo<br />

ogni momento dell’opera. Divisa<br />

comunque tra momenti di<br />

grande concitazione e altri dai<br />

toni intimistici assolutamen-<br />

te emozionanti, “Turandot” è<br />

stata interpretata con notevole<br />

sentimento, da parte di tutti e<br />

nella personale esperienza indimenticabile.<br />

Queste ultime sono in particolare<br />

le parole di chi scrive,<br />

perché è stato partecipe a questa<br />

trasferta come comparsa e<br />

davvero si è trovato in un’atmosfera<br />

da sogno. A migliaia<br />

di chilometri da casa, immerso<br />

in un clima regale, tra persone<br />

e personaggi unici e compagni<br />

di avventura esaltanti, luoghi<br />

incantevoli, musiche, suoni e<br />

colori, le più svariate sensazioni<br />

e le emozioni non si sono<br />

contate. Legate certamente<br />

all’evento in sè, alla fortuna e<br />

la responsabilità di essere stati<br />

scelti per partecipare, alla<br />

grande voglia di essere<br />

presenti come<br />

piccoli protagonisti<br />

di un’opera per il sottoscritto<br />

quasi sconosciuta ma indubbiamente<br />

apprezzata, visto il<br />

debutto come comparsa solo in<br />

quest’ultima stagione estiva, altrettanto<br />

intensa.<br />

Indossare un prezioso e bellissimo<br />

costume, affrontare il<br />

palco di fronte ad un pubblico<br />

importante in una avvenimento<br />

così carico di significato e<br />

di aspettativa, circondato da<br />

una scenografia imponente e<br />

abbagliante, trova sicuramente<br />

Un’immagine della scena finale dello spettacolo<br />

splendide parole nel descrivere<br />

le sensazioni provate in scena<br />

e fuori. Il solo respirare con la<br />

maschera orientale indossata<br />

appena prima di accompagnare<br />

la protagonista in scena o il<br />

sentire seppure in lontananza,<br />

in qualche corridoio o tramite<br />

qualche schermo, il “Nessun<br />

Dorma” provoca ancora brividi<br />

e pensieri di grande gioia al<br />

solo pensiero. La magia del momento<br />

è stata contagiosa e perdura<br />

senza sedimentare, anzi<br />

accrescendo di giorno in giorno.<br />

Rivivere attraverso qualche<br />

fotografia o qualche aria della<br />

celebre opera i momenti vissuti<br />

è qualcosa di insostituibile per<br />

chi è stato presente. Un modo<br />

per far capire al lettore quanto<br />

questo viaggio fisico ed emozionale<br />

è stato meraviglioso. Tra<br />

un mese il viaggio, per il lettore<br />

continua...


Novembre 2011<br />

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione<br />

di Giulia Siviero<br />

Per la prima volta in Italia oltre 100 opere dal Brücke Museum<br />

Le origini dell’Espressionismo<br />

Dipinti e carte, tutti provenienti<br />

dal berlinese Brücke Museum,<br />

per raccontare, in una mostra<br />

curata da Magdalena Moeller<br />

e Marco Goldin, la nascita e<br />

lo sviluppo del movimento de-<br />

nominato “Die Brücke” nato a<br />

Dresda nel 1905 e pietra fondante<br />

di quello che, nella storia<br />

dell’arte, è noto come “Espressionismo”.<br />

La mostra ha aperto<br />

il 24 settembre e proseguirà<br />

fino a 4 marzo 2012 a Villa Manin,<br />

a Passariano di Codroipo<br />

in provincia di Udine.<br />

La scelta delle opere (più di<br />

cento) seguono una scansione<br />

cronologica ma procedono anche<br />

per aree quasi monografiche,<br />

da Kirchner a Heckel, da<br />

><br />

><br />

><br />

Nolde a Schmidt-Rottluff, da<br />

Pechstein a Mueller. Per questi<br />

artisti, la questione centrale<br />

diviene non tanto raffigurare<br />

i diversi aspetti della realtà<br />

visibile quanto esprimere le<br />

individualità, con i loro sentimenti<br />

e le esperienze soggettive.<br />

La finalità del movimento<br />

“Die Brücke” è infatti trasferi-<br />

re nell’opera d›arte gli oggetti<br />

percepiti «in modo diretto e<br />

senza falsificazioni», svincolati<br />

dall›ortodossia e da ogni convenzione,<br />

quella dell’accademia<br />

del 1700 e 1800. Da questi<br />

artisti non veniva seguito alcun<br />

programma specifico, ma l’impulso<br />

e l’intuito erano il loro<br />

principale e riconoscibile legame.<br />

Fritz Bleyl, Ernst Ludwig<br />

Kirchner, Erich Heckel e Karl<br />

Schmidt-Rottluff, studenti di<br />

architettura a Dresda, furono<br />

i fondatori; Schmidt-Rottluff<br />

fu il suggeritore del nome del<br />

movimento, mentre Bleyl, specializzato<br />

in disegno, ne realizzò<br />

la locandina per la prima<br />

esposizione a Dresda nel 1906.<br />

Emil Nolde e Max Pechstein<br />

vi entrarono in quell’occasione<br />

e Otto Mueller<br />

un anno dopo.<br />

Affidandoci ad<br />

una semplificazione<br />

potremmo<br />

affermare che le<br />

loro opere (fino<br />

al 1913, anno<br />

in cui il gruppo<br />

si disperse) sono<br />

accomunate soprattutto<br />

dalla<br />

chiarezza delle<br />

forme, dai contorni marcati e<br />

dai colori accesi, accostati in<br />

modo dissonante. Accanto a<br />

paesaggi e ritratti compaiono<br />

scene cittadine (celebri quelle<br />

di Kirchner) il tutto sempre<br />

riletto attraverso una polemica<br />

sociale. Ogni artista, come è<br />

messo in evidenza dal percorso<br />

di Villa Manin, approda poi a<br />

esiti artistici molto personali.<br />

Alla pittura luminosa di Heckel,<br />

risponde Pechstein, con<br />

colori ricchi e morbidi, con il<br />

carattere decorativo della linea<br />

e un’interpretazione meno<br />

violenta rispetto alla poetica<br />

dell’Espressionismo. Muller<br />

rappresenta la voce più malinconica<br />

e meno incline alle dissonanze:<br />

i suoi nudi femminili e<br />

i paesaggi ricchi di vegetazione<br />

esprimono un›armonia e una<br />

dolcezza di fondo. Schmidt-<br />

Rottluff e il suo interesse per<br />

la litografia lo conducono a<br />

una composizione sintetica e<br />

spigolose, mentre Kirchner e<br />

Nolde conducono direttamente<br />

alla poetica espressionista, con<br />

Arte<br />

11<br />

deformazioni e ritmi drammatici,<br />

con tratti caricaturali della<br />

figura umana e ampie pennellate.<br />

Di questo breve ma originario<br />

movimento, la mostra<br />

ne documenta le tappe anche<br />

attraverso documenti appositamente<br />

tradotti in lingua italiana<br />

per il catalogo che ospità<br />

saggi critici e schede di ogni<br />

opera esposta.<br />

In questa pagina alcune delle opere<br />

che si trovano in mostra<br />

Informazioni<br />

Orari:<br />

da lunedì a venerdì: 9 - 18<br />

sabato e domenica: 9 - 19<br />

Chiuso 24, 25, 31 dicembre<br />

1 gennaio 2012: ore 11-19<br />

Info e prenotazioni:<br />

Tel. +39 0422 429999<br />

biglietto@lineadombra.it<br />

www.lineadombra.it<br />

<<br />

<<br />


12<br />

Arte<br />

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione<br />

di Valeria Giarola<br />

francese, scomponendo il colore<br />

attraverso la separazione di<br />

tinte tra loro complementari.<br />

Il simbolismo ha inoltre una<br />

forte componente irrazionale,<br />

che si ispira alle suggestioni e<br />

all’inconscio, deriva appunto<br />

da simbolo, cioè da qualcosa<br />

“che sta in luogo di”; analogico,<br />

risolve i suo significato nella<br />

forma e solo nella sua sintesi<br />

riesce ad esprimere contenuti<br />

molto complessi che generalmente<br />

vertono sul tema dell’universale<br />

e del mitologico.<br />

Le opere di<br />

questa corrente<br />

sono con-<br />

temporanee agli ambienti letterari<br />

che aleggiavano in Europa<br />

e nell’Italia di fine Ottocento,<br />

questi ultimi dominati dalle<br />

figure di D’Annunzio e Conti;<br />

si legano alla sperimentazione<br />

musicale d’avanguardia, a<br />

Wagner, alle Esposizioni e ai<br />

movimenti europei del secessionismo<br />

viennese (Jugendstil)<br />

di Klimt.<br />

L’esposizione di Palazzo Zabarella<br />

si sviluppa in otto sezioni.<br />

Si parte con il 1891, anno della<br />

Triennale di Brera, dove<br />

vennero esposte opere come<br />

Novembre 2011<br />

Una raccolta di grandi opere italiane e non, per una mostra di valore<br />

Il Simbolismo in Italia, a Padova<br />

Fino al 12 febbraio sarà possibile<br />

visitare presso la Palazzo Zabarella<br />

di Padova la mostra intitolata<br />

“Il Simbolismo in Italia”;<br />

lo annuncia Federico Bano, che<br />

ha realizzato l’impresa con l’omonima<br />

Fondazione, assieme<br />

alla Fondazione Antonveneta,<br />

Fernando Mazzocca, Carlo Sisi<br />

e Maria Vittoria Marini, direttore<br />

della Galleria Nazionale<br />

d’Arte Moderna di Roma.<br />

La mostra presentata nel capoluogo<br />

padovano offre una selezione<br />

fondamentale di capolavori<br />

ascrivibili a questa corrente.<br />

Il mito, il sogno, l’enigma e<br />

il mistero di artisti nazionali ed<br />

internazionali accompagnano<br />

l’utente tra le sale d’esposizione.<br />

Verso la fine dell’Ottocento il<br />

movimento Simbolista, di matrice<br />

francese, fondato nel 1886<br />

da Jean Moréas, penetra anche<br />

nella Penisola, che abbraccia le<br />

poetiche in contrasto con il Naturalismo,<br />

spalancando le porte<br />

alle avanguardie europee.<br />

Anche l’Italia, dunque ha il suo<br />

simbolismo, che convenzionalmente<br />

in storia dell’arte si identifica<br />

nel Divisionismo, corrente<br />

che assorbe la tecnica pittorica<br />

del neo-impressionismo<br />

“Le due madri” di Segantini e<br />

“Maternità” di Previati, capolavori<br />

assoluti che intrecciano<br />

la tecnica divisionista ad una<br />

sensibilità che ormai tende al<br />

simbolismo e ci emoziona con<br />

un luminismo magico e con<br />

i temi universali della vita,<br />

la maternità appunto, e della<br />

morte.<br />

Dal clima milanese si arriva<br />

alla sezione del paesaggio, dove<br />

tra nebbie e bagliori notturni<br />

spicca l’inedita versione di<br />

Otto Vermehren de L’isola dei<br />

morti, opera dell’artista<br />

svizzero Böcklin, che<br />

suggerisce scorci visionari,<br />

tenebrosi e lugubri,<br />

assieme a dipinti<br />

di Grubicy, Pellizza da<br />

Volpedo e Plinio Nomellini.<br />

Si procede poi verso<br />

la vita, altro tema<br />

fondamentale per il<br />

Movimento: le azioni<br />

quotidiane colpiscono<br />

“l’artista veggente”, che deve<br />

cogliere e decifrare i fenomeni<br />

che stanno tra la dimensione<br />

umana e la realtà.<br />

E come Baudelaire in Correspondance<br />

afferma che bisogna<br />

lasciarsi suggerire dai simboli<br />

perché l’uomo è impossibilitato<br />

a cogliere ciò che sta al<br />

di là delle cose, ma può solo<br />

abbandonarsi alle sensazioni,<br />

ecco che spiccano le opere di<br />

Pellizza da Volpedo, Morbelli<br />

e Casorati, che rappresentano<br />

una natura coinvolgente, spasimante<br />

e frenetica.<br />

Arriva poi il confronto con il<br />

panorama europeo: alla mostra<br />

sono presenti due importantis-<br />

sime opere: la Giuditta - Salomè<br />

di Klimt e il Peccato di von<br />

Stuck che dialogano con Sartorio,<br />

De Carolis, Chini, Bistolfi<br />

e Previati.<br />

Il confronto con il clima mitteleuropeo<br />

continua nella sezione<br />

bianco e nero; è qui forse che si<br />

può cogliere appieno l’indagine<br />

sui sentimenti oscuri e profondi<br />

dell’uomo, sui fantasmi interiori,<br />

sui sogni della ragione che<br />

generano mostri (cit. Goya). Ritroviamo<br />

allora Previati accanto<br />

a Martini, Romani, Costetti,<br />

Boccioni e Rosai. L’analisi di<br />

questo mondo dell’inconscio<br />

termina nella ‘Sala del Sogno’,<br />

protagonista alla Biennale di<br />

Venezia del 1907 di Galileo<br />

Chini.<br />

Appuntamento imperdibile<br />

dunque quello di Padova, una<br />

chance per approfondire al meglio<br />

il Simbolismo nazionale e<br />

i dialogo con il panorama Europeo<br />

ad esso contemporaneo.<br />

Nelle immagini di questa pagina<br />

alcune delle splendide opere<br />

visibili in mostra


Novembre 2011<br />

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione<br />

di Michela Saggioro<br />

A Palazzo Diamanti le tele dedicate alla mondanità parigina degli anni 1918-1933<br />

“Gli anni folli. La Parigi di Modigliani,<br />

Picasso e Dalí” in mostra a Ferrara<br />

Rimarrà aperta fino al prossimo<br />

8 gennaio 2012 al Palazzo<br />

Diamanti di Ferrara la mostra<br />

dedicata alla Parigi degli “anni<br />

folli”. Dodici sale che trascinano<br />

il visitatore in una melodia<br />

di dipinti, tutti realizzati da<br />

grandi maestri dell’arte. L’esposizione,<br />

unica in Italia, va con<br />

disinvoltura dagli ultimi quadri<br />

di Claude Monet e Pierre-Auguste<br />

Renoir, ovvero i meticci<br />

che generarono la Scuola di Parigi,<br />

fino all’ebreo russo Marc<br />

Chagall, al livornese Amedeo<br />

Modigliani, al lituano Chaim<br />

Soutine, al romeno Constantin<br />

Brancusi, al giapponese<br />

Tsuguharu Foujita, al polacco<br />

Moïse Kisling e al<br />

bulgaro Jules Pascin.<br />

Si arriva così all’allucinante<br />

bellezza<br />

dei quadri di Henri<br />

Matisse e Pierre Bonnard.<br />

Senza dimenticare<br />

gli imponenti<br />

colori di Picasso, Braque,<br />

Severini, Derain<br />

e Delaunay che adornano<br />

la sala di Palazzo<br />

Diamanti con uno<br />

stile da Belle Époque<br />

degli ultimi anni.<br />

Nelle utlime sale il<br />

visitatore riesce a ipnotizzarsi<br />

davanti ad<br />

un Mondrian, a divertirsi<br />

con Duchamp<br />

e sobbalzare con Max<br />

Ernst, assieme ai magnifici<br />

quadri di Dalì,<br />

Mirò e Massan, che<br />

sembrano nati per<br />

farsi ammirare.<br />

Lungo la mostra ci<br />

si rende conto di due<br />

cose: innanzitutto che<br />

la Parigi di inizio secolo<br />

è una città complessa,<br />

da raccontare<br />

in visibilio davanti<br />

alle opportunità di<br />

divertimento e di riflessione<br />

che offre. Poi<br />

che il periodo che seguì<br />

la Grande Guerra<br />

va riletto come una<br />

vera rivoluzione artistica: ora i<br />

pittori non imprimono più sulla<br />

tela le distese di grano o le nature<br />

fiorite tipiche dell’impressionismo,<br />

ma spazi chiusi di uguale<br />

bellezza se non maggiore. Ci<br />

si riferisce al mondo modaiolo<br />

e lussureggiante dei bistrot, dei<br />

bordelli e delle sale da ballo<br />

parigine; la città negli anni ‘20<br />

era infatti divenuta una capitale<br />

mondiale per eccellenza, mondana<br />

e cosmopolita. In sostanza<br />

un luogo mitico per gli artisti<br />

che vi accorrevano numerosi da<br />

ogni dove a dare libera espressione<br />

alla propria creatività,<br />

confrontandosi e collaborando<br />

tra loro in un clima di rinasci-<br />

Una scultura di Matisse, in alto Delaunay<br />

a fianco Chagall, in basso a sinistra Dalì e<br />

a destra il caratteristico Palazzo Diamanti<br />

Arte<br />

13<br />

ta e sperimentazione.<br />

Magari ritrovandosi<br />

in qualche bar, osteria<br />

o casa d’appuntamenti.<br />

La mostra “Gli anni<br />

folli: la Parigi di Modigliani,<br />

Picasso e Dalì.<br />

1918-1933” è stata organizzata<br />

da Ferrara<br />

Arte, che ne pubblica<br />

anche il catalogo<br />

(http://www.palazzodiamanti.it).<br />

Per informazioni<br />

e prenotazioni<br />

è possibile contattare<br />

il Call Center Ferrara<br />

Mostre e Musei al numero<br />

0532 244949 o<br />

scrivendo a diamanti@<br />

comune.fe.it.


14<br />

Arte<br />

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione<br />

di Daniele Adami<br />

per metterti in contatto con noi:<br />

quintaparete@quintaparete.it<br />

Novembre 2011<br />

Una mostra dedicata al particolare stile pittorico. A Tortona, sino al 19 febbraio<br />

La natura morta, meravigliosa vita<br />

La natura, una delle meraviglie<br />

del mondo. Ogni epoca l’ha<br />

celebrata attraverso l’arte. Un<br />

soggetto vivo, che si imprime su<br />

una tela, attraverso la mano e il<br />

pennello del pittore. Un soggetto<br />

che può essere rappresentato<br />

in molteplici forme, a seconda<br />

dei periodi storici<br />

e dei movimenti<br />

culturali. Un soggetto,<br />

tuttavia, che<br />

porta con sé anche<br />

la sua variante<br />

“morta”. Ciò nonostante,<br />

non si<br />

può negare, in tali<br />

dipinti, una forte<br />

vitalità. Una forza<br />

che nasce dai colori,<br />

dalle sfumature,<br />

dall’uso del<br />

chiaroscuro.<br />

A Tortona, sino al 19 febbraio<br />

del prossimo anno, presso gli<br />

Spazi espositivi della Fondazione<br />

Cassa di Risparmio si<br />

svolgerà la rassegna intitolata<br />

“La meraviglia della natura morta.<br />

1830-1910. Dall’Accademia ai maestri<br />

del Divisionismo”. La mostra,<br />

inaugurata il 24 settembre scorso<br />

e curata dalla storica dell’arte<br />

Giovanna Ginex, si propone di<br />

affrontare il rapporto che intercorre<br />

fra il genere della natura<br />

morta, le Accademie delle Belle<br />

Arti, considerate i veri luoghi<br />

di formazione e istruzione degli<br />

artisti, e il collezionismo d’epoca.<br />

L’esposizione vuole essere,<br />

per prima cosa, uno studio delle<br />

più affascinanti opere italiane<br />

dell’Ottocento e del primo<br />

decennio del Novecento, con<br />

particolare attenzione alle personalità<br />

di maggior rilievo della<br />

corrente divisionista.<br />

Lungo i saloni si respirerà la<br />

storia di tale corrente pittorica.<br />

Si parte dal terzo decennio del<br />

XIX secolo, quando nel Lom-<br />

bardo-Veneto inizia a<br />

diffondersi un diverso<br />

stile artistico, rinnovato<br />

dal gusto Biedermeier e<br />

dalla scuola pittorica di<br />

Lione. Esempi di questo<br />

linguaggio sono alcuni<br />

dipinti di Francesco Hayez,<br />

Domenico Induno<br />

e Francesco Inganni.<br />

Il 1863 è un anno fondamentale<br />

per la “vita”<br />

della natura morta.<br />

L’Accademia delle Belle<br />

Arti di Brera istituisce<br />

un corso focalizzato sulla<br />

decorazione dei fiori.<br />

Sotto la guida del maestro<br />

Luigi Scrosati nasce<br />

un forte legame con<br />

il ceto alto borghese, il<br />

quale desidera concilia-<br />

re lo status economico e sociale<br />

raggiunto a un’appropriata eleganza<br />

da mostrare negli arredi<br />

e nelle collezioni delle proprie<br />

dimore. Pertanto, a Tortona<br />

si potrà ammirare la “sala del<br />

collezionista”, in cui saranno<br />

presenti alcuni quadri di Filippo<br />

Carcano, Adolfo Feragutti<br />

Visconti e Giovanni Segantini.<br />

Opere fortemente volute e commissionate<br />

dall’editore Treves.<br />

Il salto nel Novecento<br />

porta il nome di Gaetano<br />

Previati, accompagnato<br />

dalla sua pura<br />

cromia divisionista.<br />

Insomma, una sessantina<br />

di tele provenienti<br />

da collezioni private, da<br />

raccolte storiche di musei,<br />

da fondazioni e da<br />

diversi altri organismi.<br />

Una cospicua serie di dipinti<br />

che pone la natura<br />

al centro dell’attenzione.<br />

Perché la natura è sempre<br />

viva.<br />

In questa pagina, dall’alto a<br />

sinistra in senso orario:<br />

“Volatili” di Inganni,<br />

“Formaggi” di Tallone<br />

“Bottiglia” di Barbaglia


Novembre 2011<br />

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione<br />

di Valeria Giarola<br />

Dal 20 ottobre al 26 febbraio l’esposizione al Palazzo Reale di Milano<br />

Cezanne e les ateliers du Midi<br />

La mostra presenta quaranta<br />

opere provenienti da prestigiosi<br />

musei di tutto il mondo tra cui<br />

il Musée d’Orsay, che ha collaborato<br />

all’esposizione curata<br />

da Rudy Chiappini e Denis<br />

Coutagne assieme al comitato<br />

scientifico di cui fanno parte<br />

Philippe Cézanne, pronipote<br />

dell’artista e il direttore<br />

del Musée d’Orsay Guy<br />

Cogeval. Tra gli altri<br />

musei partecipanti il<br />

Musée de l’Orangerie,<br />

il Petit Palais, la Tate ,<br />

l’Hermitage, National<br />

Gallery di Washington,<br />

Musée Garnet di Aixen-Provence,<br />

l’Ateneum<br />

Art Museum di Helsinki,<br />

il Chrysler Museum<br />

di Norkolk e il Princeton<br />

University Art Museum,<br />

che hanno reso<br />

possibile l’eccezionale<br />

riunione dei dipinti del<br />

grande artista allo scopo<br />

di mettere in risalto il<br />

suo lavoro svolto nei due atelièr<br />

provenzali di Jas de Bouffan, la<br />

casa paterna di campagna e des<br />

Lauvres, l’atelier degli ultimi<br />

anni. Questi studi, a differenza<br />

del movimento Impressionista,<br />

che prediligeva esclusivamente<br />

il lavoro en plein air, hanno un<br />

legame indissolubile con l’artista,<br />

che insieme alle composizioni<br />

sur motiv, ha integrato e<br />

perfezionato le opere in atelier,<br />

regalando alla storia dell’arte<br />

un patrimonio rivoluzionario<br />

e ispiratore per le correnti a seguire.<br />

Indispensabile e illuminante<br />

per le svolte contemporanee<br />

dell’arte del secolo passato,<br />

grazie alle sue opere, l’artista<br />

influenzò sicuramente i movimenti<br />

a lui successivi di Cubismo<br />

e Surrealismo ispirando<br />

artisti come Picasso e Matisse.<br />

Le sale di Palazzo Reale ripercorrono<br />

la carriera di un artista<br />

indiscusso, proponendo un<br />

viaggio biografico, sviluppato<br />

secondo un ordine cronologico,<br />

che coinvolge l’utente alla<br />

fruizione del primo Cézanne,<br />

che dà il benvenuto e invita<br />

alla scoperta della sua evolu-<br />

zione creativa con Portrait de<br />

l’artiste. Si passeggia poi tra gli<br />

scorci della Provenza, i luoghi<br />

a lui cari dell’Estaque, Gardanne,<br />

Bellevue, Château Noir,<br />

Bibémus; ritratti di amici,<br />

parenti, personaggi di strada,<br />

come Ritratto di Henry Gasquet<br />

(1896), prestato a Palazzo Re-<br />

ale dall’Istituto di S. Antonio<br />

(Texas) e le immancabili nature<br />

morte come Natura morta con<br />

cesta (1890), per giungere agli<br />

ultimi lavori, o meglio capolavori<br />

dei primi Novecento, tra<br />

cui Le grandi bagnanti (1906), che<br />

saranno di forte ispirazione per<br />

Picasso, con alle spalle la montagna<br />

di Saint Victoire, che riprodotta<br />

in ben 84 opere, sarà<br />

lo sfondo di svariati soggetti.<br />

L’uomo che sbalordì Parigi con<br />

una mela, nelle opere lascia<br />

spazio soprattutto alla “buona<br />

forma”: ogni figura tende a<br />

rappresentarsi nella modalità<br />

che la rende più leggibile; soprattutto<br />

i frutti.<br />

“In natura, tutto è modellato<br />

secondo tre modalità fondamentali:<br />

la sfera, il cono e il<br />

cilindro. Bisogna imparare a<br />

dipingere queste semplicissime<br />

figure, poi si potrà fare tutto<br />

quello che si vuole” diceva<br />

all’allievo Emile Bernard. Questi<br />

solidi geometrici gettano i<br />

presupposti per lo sviluppo del<br />

Cubismo di Picasso e Braque,<br />

che a differenza dell’artista oltrepasseranno<br />

la barriera del<br />

fenomeno per arrivare al noumeno,<br />

cioè la rappresentazione<br />

di un’idea, che irraggiungibile<br />

con i soli sensi, si può solo evocare<br />

approssimativamente.<br />

Schivo, introverso e solitario,<br />

un nato sotto saturno, direbbe<br />

Wittkower, Cézanne, l’artista<br />

nato ad Aix-en Provance nel<br />

1839, contemporaneo alla rivoluzione<br />

Impressionista di Pisarro,<br />

Monet, Renoir e Manet,<br />

incrociò i primi insegnamenti<br />

al lirismo di Delacroix e alla<br />

concretezza di Courbet, per poi<br />

sviluppare una sua personalissima<br />

linea dove la vibrazione<br />

di luce lascia posto alla materia,<br />

che si solidifica<br />

nella stesura del colore<br />

e nell’inserimento di<br />

figure geometriche solide,<br />

che danno forma<br />

e pienezza ispessendosi<br />

con tonalità che<br />

si allontanano dalle<br />

luminose cromaticità<br />

dell’Impressionismo.<br />

Cézanne va considerato<br />

come artista a sé<br />

stante, incapace di essere<br />

incanalato in una<br />

corrente, al contrario<br />

ispiratore di nuovi movimenti.<br />

I suoi quadri non faranno<br />

più utilizzo<br />

della prospettiva, anche<br />

se a differenza dei<br />

movimenti successivi<br />

manterranno sempre<br />

Arte<br />

15<br />

un legame con la realtà. Le<br />

forme, ormai sintetizzate si affidano<br />

completamente al colore:<br />

protagonista indiscusso della<br />

sua poetica. I paesaggi sono e<br />

restano la produzione più emozionante,<br />

dominati dai colori,<br />

dai verdi e dai viola, alle tonalità<br />

aranciate, che cercano nella<br />

natura di ritrovare un<br />

equilibrio senza tempo.<br />

Inconfondibile e innovativa<br />

anche la tecnica<br />

di esecuzione pittorica<br />

dove compare il colore,<br />

denso, materico, stratificato.<br />

La stesura del colore<br />

di Cézanne era così<br />

immediata eppure così<br />

d’effetto che lo stesso<br />

Renoir dichiarò: «Ma<br />

come fa? Non mette neanche<br />

due macchie di<br />

colore su una tela, senza<br />

fare una cosa eccezionale!».<br />

In occasione della mostra,<br />

SKIRA pubblica<br />

i quattro volumi: “Mi ricordo<br />

Cézanne” dell’allievo Emile<br />

Bernard; “L’Architettura di<br />

Cézanne”; “Le modelle du<br />

Paul” e “Cézanne”.<br />

Qui sotto una schermata<br />

dell’applicazione per iPhone, dedicata<br />

alla mostra di Cézanne


16<br />

Arte<br />

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione<br />

di Silvano Tommasoli<br />

In centro città due modi di esprimere e valorizzare l’arte<br />

Da Cartier-Bresson a Beth Moon:<br />

svegliati <strong>Verona</strong>!<br />

In questo spazio, avreste dovuto<br />

leggere la recensione della<br />

retrospettiva dedicata a Henry<br />

Cartier-Bresson, agli Scavi<br />

Scaligeri fino al 9 ottobre scorso.<br />

Avreste dovuto. Ma invece<br />

no, voi non leggerete perché noi<br />

non abbiamo visto. Per essere<br />

accreditati a visitare e recensire<br />

una mostra organizzata dal<br />

Comune di <strong>Verona</strong> nello spazio<br />

espositivo degli Scavi Scaligeri,<br />

non è sufficiente la richiesta in<br />

tal senso firmata dal direttore<br />

responsabile della testata e<br />

inviata per fax, come è uso in<br />

tutti i musei del mondo civile;<br />

no, il giornalista si deve presentare<br />

con il tesserino rosso tra i<br />

denti – proprio come fosse San-<br />

dokan, la tigre di Monpracen<br />

di salgariana memoria, con il<br />

suo fedele pugnale serrato tra<br />

gli incisivi – se non vuole essere<br />

respinto dalle inflessibili guardiane<br />

della cultura scaligera.<br />

Poco male, di Cartier-Bresson<br />

è stato detto tutto, e noi non<br />

potremmo aggiungere nulla.<br />

In fondo, del grande Maestro,<br />

fondatore di Magnum Photos<br />

assieme a Capa, Rodger,<br />

Seymour e Vandivert, a <strong>Verona</strong><br />

sono state esposte le solite<br />

130 fotografie provenienti<br />

dalla Fondazione che porta il<br />

suo nome; una mostra conosciutissima<br />

e pre-confezionata<br />

– sempre in giro per il mondo<br />

a promuovere l’attività della<br />

Fondazione stessa e il<br />

business di Magnum<br />

Photos – la cui essenza<br />

sottolinea sufficientemente<br />

l’attuale<br />

grande sforzo culturale<br />

espresso in riva<br />

all’Adige.<br />

Poco male, dicevamo.<br />

Meglio impiegare<br />

utilmente il tempo,<br />

visitando l’interessantissima<br />

mostra personale<br />

di Beth Moon,<br />

con la selezione di circa<br />

trenta opere realizzate<br />

dall’artista americana<br />

tra il 1999 e il<br />

2011. Aperta fino al<br />

7 gennaio nella cen-<br />

tralissima galleria privata PH<br />

Neutro a <strong>Verona</strong>, sempre sotto<br />

l’attenta e dinamica direzione<br />

artistica di Mauro Fiorese, la<br />

personale svela ai nostri occhi<br />

un’artista delicata e gentile che<br />

racconta, dopo averlo attraversato<br />

con uno sguardo marcatamente<br />

femminile, il suo<br />

rapporto con il Mondo e con il<br />

Tempo. Così, senza tempo ma<br />

intimamente legate al mondo<br />

della natura come allegorici<br />

sogni di un’infanzia lontana e<br />

ugualmente vicina, ci appaiono<br />

le fotografie delle due serie The<br />

Savage Garden e The Island of the<br />

Dragon’s Blood. Qui, Moon imprigiona<br />

sulla celluloide, e poi<br />

fa esplodere stampandole su<br />

una carta francese per acquerello<br />

secondo l’antica e preziosa<br />

tecnica del platino-palladio,<br />

Novembre 2011<br />

alcuni “ritratti” di piante a prima<br />

vista mostruose, ma che si<br />

rivelano veri inni alla natura,<br />

nel sapiente gioco di luci e di<br />

ombre, di chiari e di scuri che<br />

l’Artista disegna con la sua fo-<br />

tocamera rigorosamente analogica.<br />

La fantasia corre veloce e<br />

ci riporta alla mente le grandi<br />

querce sotto le quali la leggenda<br />

vuole che, in ogni epoca e sotto<br />

ogni luna, cento e mille cavalieri<br />

abbiano trovato rifugio dalle<br />

avversità del tempo meteorologico.<br />

Oggi, sotto questa luna, la<br />

luna di Beth, sotto le sue piante<br />

cariche ma leggére di memorie<br />

oniriche, troverà rifugio il suo<br />

Spitzhauben, un pennuto, un gallo<br />

forse, dallo sguardo pungente<br />

e temerario. Bellissimo, nei<br />

mille colori immaginabili nel<br />

segno di un curatissimo bianco


Novembre 2011<br />

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione<br />

e nero al platino, questo gallo<br />

esibisce la vanità e la fierezza<br />

di un cavaliere antico, pronto<br />

a scendere nella giostra per difendere<br />

il proprio invitto onore.<br />

Da questi nostri sogni indotti<br />

dalle intense opere di Moon,<br />

scendiamo per un istante sulla<br />

terra osservando la fotografia<br />

di una giovane donna, che<br />

porta un cucciolo di ghepardo<br />

legato sulla schiena, come fan-<br />

no le africane con i loro bimbi.<br />

Subito, il pensiero ritorna a volare<br />

alto, rapito da questo gesto<br />

di affetto materno, che si esalta<br />

con l’atteggiamento di devozione<br />

racchiuso nell’essere, la<br />

giovane donna, inginocchiata<br />

e quasi raccolta in preghiera a<br />

capo chino. Ancora un sogno,<br />

certamente, perché ella sembra<br />

appartenere a una tribù lontana,<br />

forse primitiva; ugualmente,<br />

in questa immagine,<br />

leggiamo<br />

l’indicazione precisa<br />

che la devozione<br />

e l’amore materno<br />

con conoscono confini,<br />

né colore della<br />

pelle, né divinità.<br />

Per finire – ma<br />

non c’è verbo più<br />

inappropriato, che<br />

non vorremmo mai<br />

smettere di sognare<br />

come abbiamo<br />

fatto davanti alle<br />

opere di questa Artista<br />

– Moon ci trasporta<br />

ancora nel<br />

suo mondo ironico<br />

e incantato (High<br />

Hopes) invitandoci a<br />

seguire le speranze di alto profilo<br />

di due giovanotti, grisaglia<br />

e valigetta manageriale, che<br />

se ne vanno per la loro strada<br />

(un po’ impervia e angusta, per<br />

la verità) camminando su alti<br />

trampoli. Con l’essenziale e<br />

scarno scenario attorno a loro,<br />

Moon lascia alla nostra fantasia<br />

il compito di immaginare se<br />

questi loro sogni avranno successo,<br />

o non.<br />

Bravissima Beth Moon, dunque,<br />

nella sua equilibrata eleganza<br />

compositiva e narrativa;<br />

Arte<br />

17<br />

e bravo ancora una volta Mauro<br />

Fiorese, che ci fa respirare<br />

una boccata di buona fotografia,<br />

portando a <strong>Verona</strong> fotografi<br />

che, negli spazi pubblici, difficilmente<br />

riusciremmo a vedere.<br />

Imperdibile, fino al 7 gennaio,<br />

in Via Mazzini 56 a <strong>Verona</strong>,<br />

www.ph-neutro.com<br />

In queste pagine alcune delle opere<br />

descritte presenti in mostra, con uno<br />

scorcio della galleria PH Neutro e una<br />

sala nel Centro Scavi Scaligeri


18<br />

Arte<br />

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione<br />

di Valeria Giarola<br />

un’equazione secondo cui le<br />

monodie stanno a Pärt come<br />

la luce sta all’arte contemporanea<br />

e non solo. La LUCE,<br />

forse protagonista indiscussa<br />

del 2011, fil rouge della 54. Mostra<br />

Internazionale d’arte La<br />

Biennale di Venezia, ricercata,<br />

analizzata, amata dai più<br />

grandi maestri dell’arte di tutti<br />

i secoli, la luce fa da collante<br />

alle poetiche artistiche di Lucio<br />

Fontana, che già nelle sue<br />

prime creazioni sperimenta<br />

luci industriali e di Wood; accompagna<br />

i lavori di Pier Paolo<br />

Calzolari, che sospende le<br />

forme a lume di candela, per<br />

rievocare tempi passati medievali,<br />

tanto apprezzati da<br />

Pärt stesso.<br />

Il SILENZIO, agghiacciante<br />

e malinconico di Franco<br />

Vimercati, che danza con i<br />

silenzi, l’assenza di tonalità e<br />

modulazioni che conferiscono<br />

ai lavori di Pärt una malinconia<br />

cosmica, così misteriosa<br />

e struggente. Una riduzione<br />

di tutto, azzeramento del colore;<br />

Pietro Manzoni e i suoi<br />

Achrome vanno a braccetto col<br />

minimalismo di Pärt, si tende<br />

alla purezza all’essenza,<br />

e così fanno anche Paolini e<br />

Vimercati. Il silenzio è stato<br />

il compagno di vita della<br />

poetica di Giorgio Morandi,<br />

nature morte, di una “calma<br />

piatta” così inquietante da<br />

mettere a disagio il fruitore:<br />

Novembre 2011<br />

Un connubio magico per una poetica esperienza sensoriale<br />

Musica e arte allo Studio La Città<br />

Studio La città, galleria d’arte<br />

contemporanea di <strong>Verona</strong><br />

espone fino al 19 novembre<br />

“AD LUCEM Arte Contemporanea<br />

per Arvo Pärt”, un<br />

progetto nato dall’incontro<br />

del fotografo Roberto Masotti,<br />

la gallerista Hélène de<br />

Franchis e la curatrice Angela<br />

Madesani, che presenta i nove<br />

artisti italiani contemporanei<br />

Pierpaolo Calzolari, Vincenzo<br />

Castella, Lucio Fontana,<br />

Piero Manzoni, Roberto Massotti,<br />

Fausto Melotti, Giorgio<br />

Morandi, Giulio Paolini, Ettore<br />

Spalletti e Franco Vimercati<br />

in dialogo tra loro e con la<br />

musica del compositore estone<br />

Pärt.<br />

L’esposizione fa parte di un<br />

ben più ampio progetto artistico<br />

che si è sviluppato in tre<br />

fasi: una conferenza durante<br />

la fiera d’arte Art<strong>Verona</strong> presenziata<br />

dall’artista stesso; un<br />

concerto omaggio tenutosi sabato<br />

8 ottobre alla chiesa di<br />

S. Fermo maggiore, che ha<br />

registrato un’affluenza strepitosa<br />

di 1000 persone e la mostra,<br />

che potrete ancora visitare<br />

fino alla fine del mese.<br />

Studio La Città propone<br />

un’esposizione dove musica e<br />

arte si legano indissolubilmente.<br />

Anche se i pittori presentati<br />

non hanno mai attivato una<br />

collaborazione “fisica” con<br />

il musicista, arte e musica si<br />

intrecciano insieme grazie ad<br />

una chimica, a delle affinità<br />

elettive, per dirla alla Goethe,<br />

che fanno dialogare questi due<br />

ambiti in assoluta armonia.<br />

Ma che cos’accomuna Pärt al<br />

panorama italiano del secolo<br />

scorso?<br />

Tutto tende al minimalismo,<br />

alla semplificazione delle cose;<br />

c’è bisogno di ritornare allo<br />

stato primordiale. È così che<br />

la pensa Pärt, che senza mezzi<br />

termini rinuncia alle strutture<br />

“barocche” per sintetizzare,<br />

minimizzare, monodosare le<br />

strutture musicali alla ricerca<br />

dell’essenza, denudando<br />

le composizioni in monodie.<br />

Si potrebbe quasi sviluppare<br />

sembrano sull’orlo di esplodere,<br />

ma in realtà restano lì,<br />

fisse e ti guardano con le loro<br />

tonalità spente e malinconiche.<br />

È il silenzio calmo e puro<br />

di Ettore Spalletti, che riconduce<br />

i suoi lavori ad una calma<br />

spirituale paragonabile ai<br />

lavori dorati e intrisi di luce<br />

spirituale che Beato Angelico<br />

eseguì per il Convento di<br />

S. Domenico (Fiesole). Una<br />

tensione che tende al primordio,<br />

che ritroviamo tra le tematiche<br />

protagoniste della<br />

corrente dell’Informale, dove<br />

torna Lucio Fontana, per cui<br />

la poetica dettava un ritorno<br />

all’in-forme, ovvero a tutto ciò<br />

che stava prima delle forme:<br />

un magma indefinito, ma carico<br />

di materia e di energia.<br />

E qui possiamo ritrovare un<br />

ennesimo parallelismo con il<br />

compositore estone:<br />

«Non mi importava niente<br />

delle frequenze alte o basse,<br />

della riduzione del rumore;<br />

volevo soltanto una linea mu-<br />

sicale che fosse portatrice di<br />

un’anima, come quella che<br />

esisteva nei canti di epoche<br />

lontane, com’è ancora oggi nel<br />

folclore: una monodia assoluta,<br />

una nuda voce dalla quale<br />

tutto ha origine».<br />

Il dialogo che viene proposto<br />

dalla galleria veronese è uno<br />

spunto per approcciarsi ed<br />

approfondire il legame che da<br />

secoli unisce musica ed arte.<br />

Questo binomio infatti non è<br />

solo protagonista del panorama<br />

contemporaneo: lo ritroviamo<br />

in un tardo Medioevo,<br />

quando il compositore fiammingo<br />

Jasquin des Prés, cantautore<br />

del Duomo di Milano<br />

entra in contatto con il pittore<br />

di corte degli Sforza Zanetto<br />

Bugatto per poi andare a perfezionare<br />

la tecnica presso il<br />

prestigioso studio fiammingo<br />

di Rogier van der Wayden.<br />

Nel secolo scorso già a partire<br />

dal movimento Dada le<br />

performance di Hugo Ball al<br />

cabaret Voltaire di Zurigo improvvisavano<br />

musica ed arte<br />

sconvolgendo e spiazzando il<br />

pubblico, dalla fine degli anni<br />

‘40 Luigi Nono ed Emilio Vedova,<br />

amici e straordinari collaboratori,<br />

lavoreranno spesso<br />

insieme; lo stesso John Cage,<br />

protagonista assoluto della<br />

musica del silenzio, collaborò<br />

con diversi artisti tra cui Merce<br />

Cunnigham, rivoluzionario<br />

coreografo, mentre Robert<br />

Rauschenberg si ispirò ad una<br />

sua opera per l’esecuzione di<br />

4’33”. Il binomio viene proposto<br />

anche da Studio La Città,<br />

con delle accoppiate innovative,<br />

che meritano sicuramente<br />

una visita.


Novembre 2011<br />

Verso l’infinito e oltre<br />

a cura di Stefano Campostrini<br />

Musica<br />

Sei mesi di programmazione intensa, in tutti i sensi<br />

Stagione Sinfonica al Teatro Filarmonico<br />

Da ottobre ad aprile il Teatro<br />

Filarmonico guidato dalla Fondazione<br />

Arena, offrirà grande<br />

musica al pubblico. Concerti,<br />

coro, orchestra, ballo, lirica e<br />

solisti per 11 appuntamenti di<br />

valore, per appassionati e non.<br />

Una programmazione che conduce<br />

dalla Vienna di fine Settecento,<br />

con Mozart e Haydn, al<br />

pieno Novecento di Schönberg<br />

e Petrassi, fino a compositori<br />

dei nostri giorni come Sollima.<br />

La lezione del classicismo viennese<br />

si riflette nelle esperienze<br />

musicali novecentesche provenienti<br />

dai paesi dell’Est, dalla<br />

Russia di Šostakovič, misurandosi<br />

poi per contrasto con la<br />

trascrizione orchestrale magistrale<br />

di Ravel sui geniali Tableaux<br />

pianistici di Musorgskij.<br />

Elemento nuovo per la Sinfonica<br />

areniana il filone dell’oratorio,<br />

che conferma ulteriormente<br />

la matrice musicale del<br />

classicismo viennese. Il magistrale<br />

capolavoro di Haydn<br />

Die Schöpfung (La Creazione), che<br />

discende dalle grandiose sonorità<br />

del Messiah di Haendel, annuncia<br />

uno dei più importanti<br />

apporti oratoriali dell’Ottocento<br />

musicale tedesco, l’Elijah di<br />

Mendelssohn.<br />

Per la Sinfonica 2011-2012 si<br />

alterneranno sul podio del Filarmonico<br />

direttori molto attesi<br />

di fama internazionale e nuove<br />

giovani promesse già molto apprezzate<br />

da critica e pubblico.<br />

Ha inaugurato la stagione il<br />

Maestro tedesco Lothar Zagrosek<br />

per il Concerto di Gala<br />

del 21, 22, 23 ottobre, con Die<br />

Schöpfung di Haydn. Oratorio<br />

in tre parti per soli, coro e orchestra.<br />

Ha seguito Srba Dinic<br />

per il secondo appuntamento<br />

sinfonico nelle date del 29 e 30<br />

ottobre. Con la voce recitante<br />

di Gabriele Lavia, ha diretto<br />

un programma su musiche di<br />

Petrassi, Schoenberg e Mozart.<br />

È stata la volta poi di due giovani<br />

direttori che si sono già<br />

imposti all’attenzione internazionale:<br />

sabato 5 e domenica<br />

6 novembre Andrea Battistoni<br />

dirigerà l’Orchestra dell’Are-<br />

na di <strong>Verona</strong> con il Coro femminile<br />

nei Nocturnes di Claude<br />

Debussy, con il pianoforte di<br />

Leonora Armellini nel Concerto<br />

n. 1 in mi bemolle maggiore per pianoforte<br />

e orchestra di Franz Liszt,<br />

e nei Tableaux d’une exposition<br />

(Quadri da un’esposizione) di Modest<br />

Musorgskij, orchestrazione<br />

di Maurice Ravel; Battistoni<br />

sarà inoltre impegnato a metà<br />

novembre sul podio di Rigoletto,<br />

a chiusura della Stagione Lirica<br />

e di Balletto 2010-2011.<br />

Segue venerdì 16 e sabato 17 dicembre<br />

alla guida delle voci soliste,<br />

dell’Orchestra e del Coro<br />

areniani Daniele Rustioni, al<br />

quale è affidata anche l’inaugurazione<br />

della prossima stagione<br />

operistica il 13 dicembre con la<br />

direzione del Falstaff verdiano.<br />

In questo quarto concerto verrà<br />

eseguito il celebre Messiah di<br />

Georg Friedrich Haendel.<br />

Nel primo weekend dell’anno<br />

nuovo, sabato 7 e domenica 8<br />

gennaio 2012 vedremo a capo<br />

dell’Orchestra areniana e dei<br />

virtuosi Massimo Mercelli al<br />

flauto ed Anna Loro all’arpa,<br />

un altro giovane brillante direttore:<br />

il cinese Yang Yang per<br />

un programma che va dal Classicismo<br />

al Contemporaneo, con<br />

musiche di Mozart, Sollima e<br />

Schubert.<br />

Venerdì 3 e sabato 4 febbraio<br />

torna l’affezionato direttore<br />

areniano Julian Kovatchev per<br />

portare il pubblico prima nella<br />

Russia di metà Ottocento con<br />

Tchajkovskij, accompagnato al<br />

pianoforte da Alexander Kobrin,<br />

poi nel primo Novecento<br />

di Sergej Prokofiev.<br />

Segue sabato 25 e domenica 26<br />

febbraio per il settimo concerto<br />

Michael Güttler, accompagnato<br />

dai soprano Brenda Rae e<br />

Anna Maria Sarra, dal mezzosoprano<br />

Katrin Wundsam, dal<br />

tenore Randall Bills e dal basso<br />

Peter Kalman, per l’Elijah di<br />

Felix Mendelssohn.<br />

Il 2 marzo alle ore 21 è la volta<br />

del secondo Concerto di Gala<br />

della stagione, in replica sabato<br />

3 alle consuete 20.30 e domenica<br />

4 marzo alle 17. Sul podio<br />

Giacomo Sagripanti per musiche<br />

di Luigi Cherubini, Paganini<br />

e Borodin.<br />

Venerdì 23 e sabato 24 marzo<br />

Byron Fidetzis dirige l’Orchestra<br />

areniana in un impegnativo<br />

programma che confronta<br />

Antonín Dvořák ad Alfred<br />

Schnittke, da Dimitris Gouzios<br />

a Jean Sibelius.<br />

Venerdì 30 e sabato 31 marzo è<br />

in programma la performance<br />

19<br />

del direttore e pianista Alexander<br />

Frey, che eseguirà un programma<br />

interamente dedicato<br />

al Novecento americano: da Leonard<br />

Bernstein a Charles Kalman<br />

e George Gershwin.<br />

Concluderà la stagione venerdì<br />

27 e sabato 28 aprile la bacchetta<br />

di Francesco Lanzillotta,<br />

che dirigerà per la prima parte<br />

Federico Colli al pianoforte e<br />

l’Orchestra dell’Arena di <strong>Verona</strong><br />

nel monumentale “Imperatore”<br />

di Ludwig van Beethoven,<br />

e chiuderà la seconda parte<br />

con la Sinfonia n. 5 di Dmitrij<br />

Šostakovič.<br />

Info e prenotazioni<br />

Biglietteria del Teatro<br />

via dei Mutilati 4/k<br />

Call center 045 8005151<br />

Orari di apertura<br />

dal lunedì al venerdì 9.00-<br />

12.00; 15.15–17.45; sabato<br />

9.00–12.00; domenica<br />

chiuso. Nei giorni di<br />

spettacolo: tutti i giorni dalle<br />

9.00 alle 12.00; dalle 15.15<br />

fino ad inizio spettacolo. La<br />

domenica con spettacolo<br />

alle 15.30 l’apertura sarà<br />

alle 14.30. I lunedì successivi<br />

agli spettacoli domenicali la<br />

biglietteria rimane chiusa.


20<br />

Musica<br />

Verso l’infinito e oltre<br />

di Agnese Ligossi<br />

MARYPOSH, “LA LUNA<br />

INSEGUE IL SOLE”<br />

Che la bellezza non si lasci trovare<br />

facilmente, è cosa nota:<br />

bisogna guadagnarsela, con<br />

grande dedizione e impegno,<br />

cercarla fuori dai soliti luoghi<br />

e dai soliti schemi. E a volte<br />

l’essere umano rinuncia, chiude<br />

occhi e orecchie e passa oltre.<br />

Questione di ambizioni. Il<br />

problema nasce quando questa<br />

cecità si riversa sul mondo<br />

circostante e impedisce ad un<br />

gioiello come La luna insegue<br />

il sole di nascere e dispiegarsi:<br />

il primo album dei Maryposh,<br />

infatti, ha avuto una gestazione<br />

difficile, tra ostacoli e vicissitudini<br />

discografiche, riuscendo a<br />

vedere la luce solo qualche mese<br />

fa. E pensare che i Maryposh<br />

non sono affatto una novità nel<br />

panorama musicale, hanno già<br />

all’attivo un mini-EP, Controvento,<br />

e collaborazioni con perso-<br />

Novembre 2011<br />

Due artisti poco noti al pubblico generalista, conosciamoli<br />

Jaymay e Maryposh: da scoprire<br />

JAYMAY IN TOUR: SUONI<br />

DALLA NUOVA AMERICA<br />

Potreste non notare Jaymay,<br />

incontrandola per strada – una<br />

ragazza normale tra tante – ma<br />

se siete persone con una buona<br />

dose di cuore riuscirete a catturare<br />

un bagliore inusuale nei<br />

suoi occhi mentre passate oltre<br />

sul marciapiede. Un bagliore<br />

che diventa addirittura abbagliante<br />

quando sale sul palco<br />

con una chitarra tra le braccia<br />

e totalmente irresistibile appena<br />

inizia a far volteggiare la sua<br />

voce tra arpeggi cantautorali ed<br />

echi jazzistici. Riesce a cantare<br />

stralci di vita con un’estrema<br />

semplicità che lascia completamente<br />

disarmati e felici.<br />

Non è facile riuscire ad assistere<br />

ad un suo concerto ma, dopo<br />

qualche anno di riflessione e<br />

di studio nella sua amata New<br />

York, Jaymay sarà di nuovo in<br />

Italia per due date dal vivo il 6<br />

novembre al Diavolo Rosso di<br />

Asti assieme alla cantautrice<br />

inglese (ma ormai italiana d’adozione)<br />

Sylvie Lewis, e il 12<br />

novembre a Venezia, all’Hotel<br />

Bologna, con un concerto acustico<br />

– solo lei, la sua chitarra e<br />

la sua voce luminosa. Un evento<br />

più unico che raro, da non<br />

lasciarsi sfuggire.<br />

Per tenersi aggiornati con ulteriori<br />

date:<br />

www.jaymaymusic.com<br />

www.sylvielewis.com<br />

naggi del calibro di John Bonnar<br />

(già al fianco dei Dead Can<br />

Dance e di Lisa Gerrard). Ma<br />

poco importa il curriculum,<br />

alla fine; basterebbe la sola musica<br />

a farci capire l’assurdità di<br />

un percorso così difficile che,<br />

in luoghi e tempi migliori, sarebbe<br />

stato lastricato invece di<br />

sostegno e approvazione immediati.<br />

Perché i Maryposh sono<br />

davvero una delle più interessanti<br />

band italiane in circolazione:<br />

hanno talento, tecnica,<br />

autenticità – doti che spesso<br />

mancano totalmente agli artisti<br />

del nostro Paese, anche ai<br />

più elitari. Riescono<br />

ad avere un suono<br />

potente ed etereo<br />

allo stesso momento,<br />

con una sezione<br />

ritmica incalzante<br />

e chitarre liberatorie<br />

da una parte e la<br />

voce lineare e bianca<br />

di Veronica Marchi<br />

che dialoga col suo<br />

Rhodes o col violino<br />

dall’altra. Studiano,<br />

sperimentano, ricercano<br />

il suono perfetto<br />

(perfetto per loro)<br />

ma non hanno una<br />

facciata da mantenere,<br />

sono liberi da<br />

vincoli e da desideri<br />

altrui. Hanno maestri,<br />

quello sì, grandi<br />

maestri che non<br />

impongono ma consigliano<br />

e dai quali<br />

attingere forme da<br />

dare all’ispirazione<br />

senza rischiare di venire imbrigliati.<br />

Solo così sono possibili<br />

piccoli capolavori come Angelo<br />

nero, con tutta la sua rabbia e<br />

incongruenza, Guinzaglio, dalla<br />

spirale avvolgente e insidiosa, e<br />

Giunco, semplicemente indescrivibile<br />

e qui in una versione ancora<br />

più abbagliante di quella<br />

contenuta in Controvento.<br />

La luna insegue il sole è un album<br />

che non lascia riposo, in perenne<br />

movimento proprio come i<br />

due astri del titolo. Non è possibile<br />

rimanere fuori dai suoi<br />

labirinti né pensare di uscirne<br />

indenni, come se nulla fosse<br />

successo: non si può non essere<br />

vittime della bellezza.<br />

www.maryposh.it


Novembre 2011<br />

Verso l’infinito e oltre<br />

di Francesco Fontana<br />

Arrivano Bob Dylan e Mark Knopfler, i Negramaro e molti altri<br />

Sui palchi di Zed Live<br />

Appuntamenti assolutamente<br />

vari e suggestivi per il mese di<br />

novembre, sul panorama musicale<br />

e non solo. Il 9 novembre<br />

andrà in scena al PalaFabris di<br />

Padova uno spettacolo assolutamente<br />

unico, che vede sullo<br />

stesso palco i leggendari Bob<br />

Dylan e Mark Knopfler. I due<br />

chitarristi, cantanti e compositori,<br />

dallo stile completamente<br />

diverso l’uno dall’altro, daranno<br />

vita a un incontro musicale<br />

di assoluto interesse e di altissimo<br />

livello qualitativo, per uno<br />

show da non perdere.<br />

L’11 novembre cambia lo scenario:<br />

sul palco del Gran Teatro<br />

Geox di Padova il meglio della<br />

comicità di Zelig per il “Padova<br />

Ridens”. Capitanati da Giuseppe<br />

Giacobazzi, saranno protagonisti<br />

dello spettacolo personaggi<br />

quali Andrea di Marco,<br />

Rocco, I Mancio e Stigma e<br />

Baz. Sempre nella stessa cornice,<br />

la sera del 12 novembre, si<br />

torna a parlare di musica con il<br />

concerto del cantante Raf.<br />

Il 15 novembre toccherà invece<br />

ai Manhattan Transfer e New<br />

York Voices che, sul palco del<br />

Gran Teatro Geox, proporranno<br />

il meglio del repertorio di<br />

quarant’anni di carriera e di<br />

grandi successi nella categoria<br />

dei gruppi vocali.<br />

Due serate in programma al<br />

Gran Teatro Geox per il Musical<br />

di Peter Pan, previste per il<br />

18 e 19 novembre. Sulla scena<br />

ci saranno ben 25 artisti, con la<br />

direzione di Maurizio Colombi,<br />

accompagnati dalla colonna<br />

Qui sopra Mark Knopfler e Bob Dylan<br />

Sotto Mango e a sinistra gli Smashing Pumpkins in concerto<br />

sonora delle canzoni, rivisitate<br />

per l’occasione, dell’album di<br />

Edoardo Bennato “Sono solo<br />

canzonette”.<br />

Per quanto riguarda il panorama<br />

jazzistico, arriva il 20<br />

novembre il musicista Christopher<br />

Cross, sempre sul palco<br />

del Gran Teatro Geox. Dopo<br />

dodici anni dal precedente<br />

disco di inediti, l’artista americano<br />

torna sulla scena con il<br />

nuovo album e il tour che ne<br />

accompagna l’uscita.<br />

Al Teatro Filarmonico di <strong>Verona</strong><br />

invece si potrà assistere al<br />

concerto di Mango la sera del<br />

21 novembre. Il cantante sarà<br />

poi al Gran Teatro Geox di Padova<br />

il 24 dello stesso mese.<br />

La sera del 23 novembre arriveranno<br />

invece al PalaFabris<br />

i Negramaro, per la tappa del<br />

loro “Casa 69” tour. Il gruppo<br />

proporrà sul palco, oltre<br />

ai pezzi dell’ultimo disco, una<br />

per metterti in contatto con noi:<br />

quintaparete@quintaparete.it<br />

Musica<br />

21<br />

selezione dei migliori brani del<br />

repertorio.<br />

Attesissimo l’appuntamento del<br />

25 novembre con Marco Travaglio,<br />

presente sul palco del<br />

Gran Teatro Geox con il suo<br />

spettacolo: una sorta di racconto<br />

attraverso il quale il giornalista<br />

analizza la situazione nel<br />

nostro Paese, con la solita ironia<br />

e profondità nelle argomentazioni.<br />

Stessa ambientazione ma show<br />

del tutto diverso quello del 26<br />

novembre: l’appuntamento infatti<br />

è con il gruppo italiano<br />

degli Stadio.<br />

Al PalaFabris il 29 novembre<br />

sarà la volta degli Smashing<br />

Pumpkins. La band composta<br />

da Billy Corgan (Voce e Chitarra),<br />

Jeff Schroeder (Chitarra),<br />

Mike Byrne (Batteria) e Nicole<br />

Fiorentino (Basso), approderà a<br />

Padova per la seconda delle due<br />

date italiane previste nel tour,<br />

dopo quella di Milano del 28<br />

novembre.


22<br />

Cinema<br />

di Francesco Fontana<br />

Novembre 2011<br />

Aspettando l’uscita di Midnight in Paris, ecco la recensione del precedente film di Allen<br />

Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni<br />

Lo psichiatra è un tizio<br />

che vi fa un sacco<br />

di domande costose<br />

che vostra moglie<br />

vi fa gratis<br />

Visto abbastanza?<br />

Woody Allen<br />

“Shakespeare ha detto, la vita<br />

è piena di rumore e furore e,<br />

alla fine, non significa nulla”.<br />

La citazione shakespeariana,<br />

pronunciata dalla voce fuori<br />

campo in apertura, ci immerge<br />

direttamente nei contenuti della<br />

commedia di Woody Allen,<br />

evidenziando, per una volta ancora,<br />

il punto di vista disincantato<br />

del regista sul senso profondo<br />

dell’esistenza.<br />

La pellicola mette in scena la vicenda<br />

di due coppie, ormai alla<br />

deriva: Alfie ed Helena da una<br />

parte e Sally e Roy dall’altra. I<br />

primi, piuttosto avanti con l’e-<br />

tà, vivono una situazione di<br />

crisi: Alfie (Anthony Hopkins),<br />

in preda alla terribile paura di<br />

invecchiare, lascia la moglie e,<br />

tra sedute di fitness, lampade<br />

abbronzanti e pillole di Viagra,<br />

finisce per invischiarsi in una<br />

relazione, che poi sfocerà in<br />

matrimonio, con una giovane<br />

e volgarissima escort, che gli<br />

prosciugherà il conto in banca<br />

per poi tradirlo. Helena (Gemma<br />

Jones), abbandonata dal<br />

marito, vive una profonda crisi<br />

depressiva e, tra un bicchiere<br />

di Sherry e l’altro, cerca di ri-<br />

trovare la felicità nelle sedute<br />

da Cristal, una sensitiva che,<br />

in cambio di soldi, prevede per<br />

lei un futuro roseo e un nuovo<br />

grande amore.<br />

Sally (Naomi Watts) è la bella<br />

figlia di Helena e Alfie. Sposata<br />

con Roy, lavora per Greg (Antonio<br />

Banderas), affascinante<br />

proprietario di un’importante<br />

galleria d’arte, del quale finisce<br />

per innamorarsi. Roy (Josh<br />

Brolin) è il più disprezzabile tra<br />

i personaggi che si incontrano.<br />

Laureato in medicina, ha<br />

poi deciso di fare lo scrittore.<br />

Con un solo libro di successo<br />

all’attivo però, spende il tempo<br />

cercando invano l’ispirazione<br />

nella bella vicina di casa Dia,<br />

che spia, poco segretamente,<br />

dalla finestra. In preda alla più<br />

profonda crisi creativa, dopo<br />

la bocciatura del romanzo che<br />

aveva in cantiere da anni, de-<br />

cide, nel finale, di compiere il<br />

gesto più immorale della vicenda:<br />

“ruba” il manoscritto (da lui<br />

giudicato sublime) del romanzo<br />

di un amico, in coma dopo<br />

un grave incidente stradale, e<br />

lo consegna alla casa editrice<br />

come proprio.<br />

Ci sono molte parole chiave per<br />

descrivere la pellicola: frustrazione,<br />

infelicità, debolezza e,<br />

soprattutto, illusione. Il film è<br />

straordinario nel raccontare la<br />

triste intimità dei personaggi,<br />

spietato nel mettere lo spettatore<br />

di fronte a un concentra-<br />

to delle delusioni quotidiane e<br />

continue della vita, mostrate<br />

attraverso il punto di vista di<br />

un inguaribile pessimista come<br />

Woody Allen. La tesi di fondo<br />

è piuttosto chiara: per le persone<br />

sane di mente è impossibile<br />

trovare la felicità nella vita.<br />

Le argomentazioni a supporto<br />

sono molte e legate soprattutto<br />

all’ambito sentimentale e a<br />

quello professionale. La vita<br />

di coppia risulta fallimentare,<br />

ognuno rincorre invece in<br />

modo autonomo, e spesso frenetico,<br />

i propri frammenti di<br />

felicità. Alfie si vede spremuto<br />

e tradito da una prostituta, poi<br />

incinta di un figlio quasi certamente<br />

non suo. Sally, innamorata<br />

del suo capo, scopre alla<br />

fine che neppure con il pensiero<br />

lui ha mai ricambiato le sue attenzioni<br />

e, ambiziosa di aprirsi<br />

una galleria propria, si scontra<br />

con la madre che, su suggerimento<br />

di Cristal, le nega il<br />

prestito promesso. Roy rincorre<br />

la giovane vicina di casa e,<br />

nel finale, cosa ben peggiore,<br />

è terrorizzato dal risveglio dal<br />

coma dell’amico, dopo che il<br />

manoscritto rubato era stato<br />

accolto entusiasticamente dalla<br />

casa editrice. Dall’analisi che<br />

accomuna gli altri personaggi,<br />

uniti da illusioni e aspettative<br />

disattese, rimane fuori Helena:<br />

la più folle, la più felice. La donna<br />

ha infatti scelto di abbandonare<br />

la strada della razionalità<br />

(psichiatri) affidandosi a quella<br />

irrazionale (veggenti). Nel finale<br />

si ritrova finalmente al fianco<br />

di Jonathan (il grande amore<br />

predetto da Cristal?), un vedovo<br />

proprietario di una libreria<br />

esoterica con il quale stava tentando<br />

di instaurare una relazione.<br />

Helena è la sola a coronare,<br />

anche se le garanzie sul futuro<br />

sembrano flebili, il suo sogno.<br />

L’unica strada percorribile per<br />

trovare una parvenza di felicità


Novembre 2011<br />

Visto abbastanza?<br />

di Francesco Fontana<br />

sembra quindi essere quella di<br />

credere nelle proprie, folli, illusioni<br />

che, come dice Sally nel<br />

film, qualche volta funzionano<br />

meglio delle medicine.<br />

Cinema<br />

23<br />

Nelle immagini dell’articolo alcune sequenze del film,<br />

i personaggi alla prese con le loro storie intrecciate e intriganti<br />

Film italiani, grandi classici e thriller in stile british per la rassegna in corso<br />

Proseguono i “Martedì del festival”<br />

La rassegna organizzata<br />

dall’Assessorato alla Cultura<br />

del Comune di <strong>Verona</strong><br />

– <strong>Verona</strong> Film Festival,<br />

prosegue nei mesi di<br />

novembre e dicembre con<br />

le proiezioni al cinema<br />

K2 dei film delle tre sezioni<br />

organizzate: “Italiani,<br />

Insoliti, Indipendenti”,<br />

“Capolavori ritrovati” e<br />

“Nero Britannico”.<br />

“Italiani, Insoliti, Indipendenti”<br />

è un interessante<br />

percorso cinematografico<br />

tra i film di giovani<br />

registi italiani che,<br />

in molti casi, devono ancora<br />

affermarsi presso il grande<br />

pubblico e, in altri, hanno già<br />

visto le loro pellicole presentate<br />

presso importanti Festival,<br />

come quello di Venezia e Cannes.<br />

Dopo l’appuntamento dell’11<br />

ottobre con L’Erede, film di<br />

Michael Zampino, e la doppia<br />

proiezione la sera del 2 novembre<br />

delle pellicole I baci mai<br />

dati (2010), di Roberta Torre,<br />

e Corpo Celeste (2011), di Alice<br />

Rohrwacher, la sera del 29 novembre<br />

la rassegna proseguirà<br />

con Il primo incarico (2011),<br />

della regista Giorgia Cecere.<br />

La vicenda è ambientata nella<br />

Puglia degli anni Cinquanta.<br />

Una giovane maestra lascia il<br />

suo paesino, dove è fidanzata<br />

con un ragazzo appartenente<br />

all’alta borghesia, per andare<br />

a insegnare, come primo incarico,<br />

su un altopiano selvaggio<br />

e disperso della sua regione.<br />

Nella nuova destinazione la<br />

protagonista troverà molte<br />

difficoltà di adattamento, in<br />

un ambiente inospitale e ostile,<br />

tra gente molto diversa da<br />

lei. Il tutto metterà in evidenza<br />

l’orgoglio e la forza di volontà<br />

della giovane insegnante.<br />

Poi, il 13 dicembre, sarà la volta<br />

del film di Emidio Greco Notizie<br />

degli scavi (2011), con protagonisti<br />

della vicenda gli attori<br />

Giuseppe Battiston e Ambra<br />

Angiolini. Viene qui messo in<br />

scena l’incontro casuale, in un<br />

ospedale, tra un uomo, abituato<br />

a vivere tra espedienti e pro-<br />

stitute, detto ironicamente<br />

“Il Professore”, e una<br />

donna, soprannominata<br />

“La Marchesa”, ex prostituta<br />

lei stessa, rinchiusa<br />

in ospedale dopo un tentativo<br />

di suicidio in seguito<br />

a una delusione amorosa.<br />

Ne esce un film profondo<br />

e ricco di suggestioni emotive.<br />

La sezione “Capolavori<br />

ritrovati” vuole invece rivisitare<br />

alcuni classici del<br />

cinema del periodo che va<br />

dalla fine degli anni Cinquanta<br />

agli inizi degli anni<br />

Ottanta. Dopo i precedenti<br />

appuntamenti con Cutter’s way,<br />

Taxi driver e Il padrino, il 22 novembre<br />

sarà proiettato Improvvisamente<br />

l’estate scorsa, film di<br />

Joseph L. Mankiewicz, nella<br />

versione originale sottotitolata<br />

in italiano. Poi il 6 dicembre<br />

sarà la volta di Vita privata di<br />

Sherlock Holmes, di Billy Wilder,<br />

e il 20 dicembre di Kes, film di<br />

Ken Loach.<br />

“Nero britannico” è la terza<br />

sezione, dedicata al Thriller<br />

dalle ambientazioni British,<br />

che prenderà le forme di un<br />

suggestivo confronto tra il film<br />

cult inglese di Mike Hodges<br />

Carter (1971), che sarà proiettato<br />

la sera dell’8 novembre,<br />

e il recente London Boulevard,<br />

pellicola del regista americano<br />

William Monahan, in programma<br />

per il 15 novembre.<br />

A sinistra, la locandina del film<br />

di Roberta Torre, in basso un<br />

particolare di quella di “Carter”<br />

con Michael Caine


24<br />

Intervista<br />

Ho cercato di diventare qualcuno<br />

di Federico Martinelli - fotografie di Stefano Campostrini<br />

Colloquiando con un veronese di cultura...<br />

Gilberto Antonioli, poeta e studioso:<br />

a Bologna consegue la sua sesta laurea<br />

Non è facile trovare un percorso<br />

di vita così intenso ma altrettanto<br />

poco conosciuto come<br />

quello di Gilberto Antonioli,<br />

poeta-giornalista veronese che<br />

dal momento della pensione ha<br />

conseguito sei lauree e ha pubblicato<br />

quattordici volumi di<br />

poesie.<br />

Da che cosa deriva questa duplice<br />

passione? E quando è sorta?<br />

Ho avuto la fortuna di vivere alcuni<br />

anni presso gli zii Gaetano<br />

e Germana Aldegheri prima<br />

degli esami di ammissione alla<br />

scuola media. In quella casa<br />

fornita di libri ho potuto approfondire<br />

la mia passione per il<br />

sapere e scoprire<br />

il modo di perfezionare la mia<br />

predisposizione alla poesia. Ho<br />

scritto poesie infantili alla mia<br />

prima fiamma e ho continuato<br />

quando gli occhi che mi colpivano<br />

provenivano da sguardi<br />

mutati ma sempre profondi. Al<br />

termine delle elementari credo<br />

di aver scritto diverse poesie<br />

e rime di circostanza per<br />

occasioni speciali come quella<br />

capitatami quando partì da<br />

Sanguinetto don Sennen Corrà,<br />

sacerdote che ebbe una carriera<br />

importante in quanto nominato<br />

vescovo prima di Chioggia e poi<br />

di Concordia-Pordenone per il<br />

quale scrissi un elogio. Mons.<br />

Corrà allora mi onorò con un<br />

suo scritto in onore di mio padre.<br />

Ma poi ha smesso?<br />

No. Sono andato in collegio a<br />

<strong>Verona</strong>, al don Nicola Mazza,<br />

dove continuando a esercitarmi<br />

nel pianoforte, spesso sentivo<br />

la necessità di accompagnare<br />

i momenti musicali con quelli<br />

poetici. In tutti gli anni di liceo<br />

ho continuato a scrivere, poesie,<br />

e alcuni quaderni giacciono,<br />

forse, oppure sono stati cestinati,<br />

da mani leggere che avevo<br />

sognato. Uno di questi quaderni<br />

mi è stato ritornato alcuni<br />

anni or sono e di questo ritorno<br />

ringrazio una persona alla quale<br />

dedicherò il volume che sto<br />

curando e che pubblicherò.<br />

Quali sono i temi più ricorrenti delle<br />

sue poesie?<br />

Come ha scritto Stefano<br />

Verdino, in un suo intervento<br />

le mie poesie: “Ci sono, in tutte<br />

le pagine poetiche di Antonioli,<br />

i sapori tipici della poesia che<br />

molto spesso si riversa in un<br />

fiume di colore espresso o accennato<br />

o nascosto. Siamo di<br />

fronte ad un autore che scrive<br />

tra il concreto e l’astratto, che<br />

si colloca nel campo della non<br />

certezza, che è dotato di una<br />

grande capacità di trasmettere<br />

desideri e sensazioni, in un crescendo<br />

poetico che ci fa riconoscere<br />

la qualità e la validità delle<br />

sue composizioni. Antonioli<br />

è un poeta che trasmette le vibrazioni<br />

del suo temperamento<br />

non usando moderazione ma<br />

immediatezza. Altri aspetti,<br />

profondi e di spessore, che mi<br />

interessano della sua poesia<br />

sono quelli dell’immagine e del<br />

suo dinamismo. Sono aspetti<br />

che l’autore abilmente adopera<br />

assieme a una posizione rilevante<br />

della trascendenza e una<br />

voglia discreta di preghiera che<br />

si trova in certi brani in cui, anche<br />

se in maniera non esplicita,<br />

appare una colorazione d’infinito”.<br />

Una sua definizione di poesia?<br />

Ho scritto in una prefazione<br />

queste parole: “ritengo che la<br />

poesia sia il mezzo più idoneo<br />

per esprimere certezze e disagi,<br />

incertezze e speranze, contrasti<br />

e adesioni. Un volume di versi<br />

appartiene a un mondo ideale,<br />

a pensieri filtrati, a riflessi<br />

simbolici di vari stati d’animo,<br />

a momenti di ansia e tensio-<br />

ne reali, a sussulti di quiete e<br />

istanti di ribellione. Cerco di<br />

rappresentare i passaggi e le<br />

fughe, meditando esistenze, col<br />

suono di versi ritmati e distesi,<br />

con schizzi e incontri di anime<br />

in crisi, perché l’incertezza è<br />

cuscino e lenzuolo ma diventa<br />

talvolta sospensione nel vuoto,<br />

precipizio che attende cadute<br />

e sospiri, posizione di chi cerca<br />

fra gli scogli e gli anfratti, la<br />

strada che lo porta quasi certo,<br />

alla meta…<br />

Mi racconti le emozioni della sua<br />

carriera universitaria.<br />

Dopo il collocamento in quiescenza<br />

ho fatto una scelta: scri-<br />

Novembre 2011<br />

vere e studiare.<br />

Sono diventato giornalista<br />

pubblicista e frequentando a<br />

Milano il corso di Metodologia<br />

e cultura dell’informazione,<br />

sostenuto dalla Università di<br />

Camerino, ho iniziato un percorso<br />

di partecipazione a vari<br />

Concorsi di poesia, dove ho<br />

conseguito molti riconoscimenti<br />

fra cui una ventina di primi<br />

premi, e ho continuato, con impegno,<br />

gli studi universitari, che<br />

non avevo mai abbandonato. Il<br />

giorno 5 ottobre, ho conseguito<br />

a Bologna la laurea in Lettere<br />

discutendo una tesi di laurea<br />

che mi ha permesso di approfondire<br />

le capacità di un grande<br />

poeta, poco conosciuto: Dino<br />

Campana.<br />

Il percorso universitario dopo questa<br />

laurea, si ferma?<br />

Non credo. E’ troppo bello studiare,<br />

scoprire conoscenze, e<br />

poi andarsi a confrontare con<br />

qualcuno che fa di queste il suo<br />

impegno quotidiano. Penso che<br />

se Dio mi assiste, continuerò a<br />

studiare e a scrivere. Ho terminato<br />

una ricerca su Clemente<br />

Rebora che vorrei pubblicare.<br />

E’ un saggio per il quale mi<br />

sono impegnato molto. Spero di<br />

trovare un editore o uno sponsor<br />

che mi diano la possibilità di<br />

offrire a qualche lettore il frutto<br />

del mio lavoro. Magari la sorpresa<br />

potrebbe arrivare dalla<br />

vostra casa editrice.


Novembre 2011<br />

Il re è nudo<br />

di Silvano Tommasoli<br />

Una città apparentemente “perfetta” può rivelare spiacevoli inconvenienti<br />

Teorema. Ride bene chi ride ultimo<br />

Premessa<br />

Se la rideva di gusto, Angela<br />

Merkel qualche settimana fa,<br />

assieme al presidente francese<br />

Sarkozy. Ridevano di noi,<br />

del Paese delle chiacchere. Dei<br />

quaraquaqua, avrebbe detto<br />

Leonardo Sciascia. Loro, tedeschi<br />

e francesi, sono gente che<br />

fa poche chiacchere e tanti fatti,<br />

ben organizzati e attivi. Precisissimi.<br />

O no?<br />

Tesi<br />

Trascorrere quattro giorni a<br />

Berlino, città dove tutto è organizzato<br />

ed efficiente, per visitare<br />

i più importanti musei,<br />

soprattutto quelli della famosa<br />

“Isola dei Musei” incluse le<br />

mostre estemporanee. Avere un<br />

soggiorno fantastico.<br />

Prima Ipotesi<br />

Se non si conosce il tedesco, ma<br />

si parla un discreto inglese, a<br />

Berlino non ci saranno problemi<br />

perché:<br />

- la città è stata a lungo “occupata”<br />

da americani e inglesi;<br />

- è una capitale di respiro<br />

internazionale;<br />

- i giovani berlinesi sono “cittadini<br />

del mondo”, l’inglese non<br />

può che essere la loro lingua;<br />

- in subordine, sicuramente<br />

qualcuno che parla italiano lo si<br />

trova, visto quanti sono i tedeschi<br />

che passano le vacanze in<br />

Italia.<br />

Seconda Ipotesi<br />

Anche se i musei a Berlino sono<br />

molto numerosi, e attirano una<br />

grande quantità di pubblico,<br />

non ci saranno problemi perché:<br />

- sicuramente gli orari di apertura<br />

saranno molto estesi, forse<br />

anche nel dopo cena;<br />

- l’organizzazione di vendita dei<br />

biglietti e di accesso alle sale<br />

sarà impeccabile;<br />

. il servizio di informazione, in<br />

Germania, non può che essere<br />

precisissimo e puntuale.<br />

Terza Ipotesi<br />

Se la città è strutturata come<br />

una “grande” città, non si perderà<br />

tempo inutile perché:<br />

- la rete di trasporti urbano non<br />

può che essere fantastica;<br />

- la città conta su un numero<br />

considerevole di posti dove<br />

mangiare, anche velocemente.<br />

Dimostrazione<br />

Dall’aeroporto, arriviamo con<br />

la metro a non più di 100 metri<br />

dall’hotel internazionale<br />

dove abbiamo prenotato; sfortunatamente,<br />

non ne vediamo<br />

l’insegna che è dietro l’angolo<br />

e pertanto nascosta alla nostra<br />

vista. Chiediamo indicazioni<br />

a due poliziotte, che si consultano<br />

con altri due colleghi e,<br />

in un inglese che nemmeno in<br />

Francia (dove questa lingua è<br />

pressoché sconosciuta), ci fanno<br />

fare il giro di Berlino a piedi,<br />

per arrivare all’hotel. Che<br />

raggiungiamo in circa<br />

un’ora, dopo aver<br />

chiesto informazioni<br />

a una mezza<br />

dozzina di persone.<br />

Primo assioma derivato: non<br />

chiedere mai informazioni in<br />

inglese ai poliziotti e ai berlinesi;<br />

ignorano questa lingua e<br />

non conoscono la città, meglio<br />

fare da soli.<br />

Nel pomeriggio, cerchiamo di<br />

raggiungere il museo dell’e-<br />

spressionismo, Der Brücke ückeckeMuMu- seum. Nessuno, ma proprio<br />

nessuno, lo conosce né sa dove<br />

sia né è in grado di dare indicazioni<br />

stradali. Arrangiandoci,<br />

prendiamo cinque metro, e<br />

sei autobus e, finalmente, arriviamo<br />

dopo aver verificato sul<br />

sito che fosse aperto. Il museo<br />

è aperto, ma dopo averci dato i<br />

biglietti e riscosso il corrispettivo,<br />

il cassiere, in inglese questa<br />

volta, si ricorda di dirci che la<br />

collezione non è visibile, perché<br />

è in Italia, a Udine, ospite di un<br />

qualche museo. Vediamo una<br />

esposizione estemporanea, che<br />

sarebbe appena andata bene<br />

per la sala di quartiere di una<br />

frazione del comune di Curucucù,<br />

provincia di Vattelapesca.<br />

Ringraziamo e ritorniamo<br />

all’Isola dei Musei. Ci informiamo<br />

delle modalità per visitare<br />

la straordinaria mostra dedicata<br />

al Rinascimento al Bode<br />

Museum e veniamo avvertiti<br />

che, per acquistare il biglietto,<br />

si deve fare una coda lunghissima<br />

dalle 8,00 alle 10,45. Acquistato<br />

il biglietto, vengono<br />

ammesse a entrare venti persone<br />

ogni dieci minuti, secondo<br />

il numero progressivo indicato<br />

sul biglietto e comunicato su<br />

un display luminoso. Perfetto!<br />

Torneremo domani, grazie per<br />

le informazioni. Intanto, cerchiamo<br />

di consolarci per la fregatura<br />

espressionista cenando<br />

in una tipica birreria tedesca in<br />

Alexanderplatz, mangiando i<br />

classici bratwürst. Li chiediamo<br />

alla griglia, ma qui si possono<br />

avere solo in brodo; insistiamo<br />

perché li tolgano dal brodo e li<br />

mettano sulla griglia, accanto a<br />

tutte le altre cose che vengono<br />

preparate in questo modo. Con<br />

aria astuta, il cameriere – che<br />

parla esclusivamente tedesco! –<br />

dice di aver capito e torna con i<br />

nostri würster impanati e fritti.<br />

Mandiamo a farsi friggere lui e<br />

ce ne andiamo, non senza aver<br />

pagato il conto per evitare spiacevoli<br />

interventi della temibile<br />

Polizei.<br />

Ve la voglio far breve: al Bode<br />

Museum l’indomani non c’è<br />

coda, per cui acquistiamo i<br />

biglietti alle 8,30 e aspettiamo<br />

fuori, alla pioggia, fino alle<br />

11,00 per accedere al salone.<br />

Dentro, aspettiamo di vedere<br />

i nostri numeri comparire sul<br />

magico display. Che si guasta,<br />

e il personale dichiara forfait,<br />

essendo incapace di gestire “a<br />

mano” un tre-quattrocento visitatori.<br />

La confusione è allu-<br />

Società<br />

25<br />

cinante, degna del mercato del<br />

pesce di Palermo, la Vucciria<br />

(ma non del dipinto di Renato<br />

Guttuso, bellissimo!). Però abbiamo<br />

diritto all’audioguida:<br />

contrattiamo per tempo la consegna<br />

del piccolo strumento,<br />

anche se il curatore della mostra<br />

(“Facce del Rinascimento,<br />

Gesichter der Renaissance”)<br />

mette in fila una serie di ritratti<br />

– straordinari: da Antonello da<br />

Messina al Ghirlandaio, da Pisanello<br />

a Mantegna – ma sembra<br />

non aver capito molto del<br />

significato anche solo del termine<br />

“Rinascimento”: il criterio<br />

di ordinamento delle opere<br />

esposte è solo diacronico, così<br />

sfugge l’essenza del passaggio<br />

dal Medioevo alla Modernità,<br />

che potrebbe essere evidenziato<br />

benissimo in due opere<br />

affiancate di Iacometto<br />

Veneziano, realizzate<br />

secondo i diversi concetti.<br />

A proposto: la<br />

Dama dell’ermellino di<br />

Leonardo viene presentata<br />

come “guest star” (sic)!<br />

La nostra visita continua con<br />

le medesime caratteristiche.<br />

Per tutte, anche al Museo della<br />

Fotografia ci dicono, solo dopo<br />

che siamo entrati e abbiamo<br />

pagato il biglietto, che le collezione<br />

non è visitabile per ristrutturazione!<br />

Secondo assioma derivato: non mettete<br />

mai i soldi in mano a un tedesco,<br />

prima che vi abbia dato<br />

tutte le informazioni del caso.<br />

Conclusioni<br />

Appare assolutamente impossibile<br />

trascorrere quattro giorni<br />

a Berlino, città dove nulla è<br />

organizzato ed efficiente, per<br />

visitare i più importanti musei,<br />

soprattutto quelli della famosa<br />

“Isola dei Musei” incluse le mostre<br />

estemporanee e avere un<br />

soggiorno fantastico.<br />

Ovviamente, non c’è quasi la<br />

possibilità che la signora Angela<br />

Merkel legga queste nostre<br />

note. In quel caso, sicuramente<br />

le si smorzerebbe sul nascere la<br />

sua consueta, grassa risata.


26<br />

Società Novembre 2011<br />

Storie di ordinaria follia<br />

di Ernesto Pavan<br />

Uno strumento efficace per redigere annunci corretti<br />

Breve vocabolario lavorativo - Parte 1<br />

L’analfabetismo di ritorno<br />

(quello di chi, per mancanza di<br />

allenamento, dimentica come si<br />

fa a leggere e a scrivere) è una<br />

piaga della società italiana che<br />

sembra particolarmente diffusa<br />

nel mondo degli annunci di lavoro.<br />

Per contrastarla, abbiamo<br />

pensato di mettere assieme una<br />

piccola guida per coloro che desiderano<br />

inserire un annuncio<br />

su un giornale o un sito, ma si<br />

trovano ostacolati dalla scarsa<br />

familiarità con il medium scrittura.<br />

Ci preme sottolineare come<br />

questo articolo non voglia assolutamente<br />

essere un’aggressio-<br />

ne, ma un benevolo richiamo,<br />

scritto affinché tanto i datori di<br />

lavoro quanto chi ne cerca uno<br />

possano trarne vantaggio.<br />

Cominciamo con alcune nozioni<br />

di carattere generale: i siti<br />

e i giornali di annunci di lavoro servono,<br />

appunto, per pubblicare<br />

annunci riguardanti offerte di<br />

impiego e non per pubblicizzare<br />

corsi di formazione o mettere<br />

in vendita spazi adibiti a uffici.<br />

Allo stesso modo, siccome per<br />

“lavoro” si intende una “attività<br />

materiale o intellettuale per<br />

mezzo della quale si producono<br />

beni o servizi, [...] esplicata in<br />

cambio di una retribuzione “,<br />

sarebbe opportuno non ricercare<br />

in queste sedi collaborazioni<br />

gratuite o simili: quelle<br />

non sono “lavoro”, nonostante<br />

l’opinione comune indichi il<br />

contrario. Lo stesso vale per le<br />

opportunità di lavoro: o c’è una lotteria<br />

in ballo, dove il vincitore<br />

ottiene il posto, oppure tanto<br />

vale indicare la posizione offerta<br />

e i requisiti richiesti.<br />

Sempre a proposito di terminologia<br />

generale, per benefit si<br />

intendono i privilegi legati a<br />

un dato ruolo all’interno dell’azienda<br />

e non, come alcuni sembrano<br />

pensare, gli strumenti<br />

che servono al lavoratore per<br />

svolgere il suo lavoro. “Postazione<br />

attrezzata” e “forma-<br />

zione” non sono benefit più di<br />

quanto lo siano il tornio per<br />

un operaio o l’affettatrice per<br />

un salumiere. Altro non è una<br />

tipologia di contratto e, a meno<br />

che davvero non vi importi se<br />

e quando il dipendente viene a<br />

lavorare, indifferente non è una<br />

tipologia di orario. Sappiamo<br />

che è faticoso, ma indicare cosa<br />

offrite e che tipo di impegno<br />

chiedete può incrementare notevolmente<br />

la visibilità del vostro<br />

annuncio.<br />

Passiamo, ora, all’errore più<br />

comune: quello di chiamare<br />

una posizione lavorativa con il<br />

nome di un’altra. Questa usanza<br />

è enormemente diffusa e ha<br />

contribuito a creare un certo<br />

alone negativo attorno agli an-<br />

nunci su Internet, spesso ambigui<br />

o addirittura considerabili<br />

veri e propri tentativi di truffa.<br />

Una reputazione immeritata,<br />

che potrà essere dispersa semplicemente<br />

chiamando ogni<br />

cosa in modo adeguato. Di seguito<br />

elenchiamo alcuni degli<br />

errori più comuni e le versioni<br />

corrette dei termini errati.<br />

Un addetto al backoffice si occupa<br />

di inserimento dati, verifica<br />

delle operazioni, gestione<br />

dei documenti e quant’altro di<br />

analogo; non contatta telefonicamente<br />

i clienti (quelli sono gli<br />

addetti al telemarketing) né si occupa<br />

dei loro problemi<br />

(quello si chiama customer<br />

care). Allo stesso<br />

modo, un addetto<br />

al front-office non va<br />

in giro a vendere<br />

prodotti o contratti<br />

(quelli sono i promoter<br />

e i venditori), né<br />

cerca nuovi clienti<br />

al telefono (di<br />

nuovo, si tratta di<br />

telemarketing). Le relazioni<br />

con il pubblico<br />

consistono nella gestione<br />

del flusso di<br />

informazioni dalla<br />

realtà aziendale al<br />

pubblico e viceversa,<br />

non nell’analizzare<br />

le tendenze di<br />

mercato o nel proporre<br />

offerte ai potenziali clienti:<br />

questi ultimi sono i compiti<br />

dell’account manager.<br />

Gli impiegati commerciali non<br />

necessitano di partita IVA e il<br />

loro inquadramento non è “autonomo”:<br />

al massimo, in questi<br />

casi si può parlare di rappresentanti<br />

o agenti di commercio, o come<br />

spesso si legge sui giornali di<br />

false partite IVA. Che è meglio<br />

evitare.<br />

I giornalisti non raccolgono pubblicità,<br />

non “vendono” interviste<br />

o articoli a chicchessia, non<br />

cercano sponsor e non hanno<br />

manco loro la partita IVA:<br />

quelli si chiamano commerciali,<br />

promoter o diosolosacosa. Fare confusione<br />

può portare a situazioni<br />

notevolmente imbarazzanti,<br />

soprattutto quando entra in<br />

gioco l’Ordine dei Giornalisti.<br />

Il “pagamento delle ritenute<br />

d’acconto” non è un benefit, ma<br />

un obbligo di legge, e la “possibilità<br />

di iscrizione all’Ordine<br />

dei Giornalisti” non dipende<br />

dalla bontà dell’editore, ma è<br />

accessibile a chiunque possieda<br />

determinati requisiti (collaborazione<br />

continuata e retribuita<br />

per due anni consecutivi con<br />

una testata registrata).<br />

Nell’ambito pubblicitario, i<br />

copywriter si occupano dell’aspetto<br />

verbale della pubblicità, i<br />

grafici di quello estetico: far fare<br />

all’uno quello che dovrebbe<br />

fare l’altro provoca disastri e disgrazie.<br />

In particolare, un grafico<br />

non scrive testi e un copywriter<br />

non si occupa della creazione<br />

di banner o manifesti. Nessuno<br />

dei due è un webmaster, ossia un<br />

creatore di siti web: quest’ultima<br />

è un’attività che richiede<br />

studi specifici e non si impara<br />

semplicemente in virtù del fatto<br />

che si è nati negli anni Novanta.<br />

Uno stagista è una persona in<br />

corso di formazione, non un<br />

dipendente, che possiede già le<br />

competenze necessarie a svolgere<br />

un dato lavoro e lo fa in<br />

cambio di un salario. Sempre a<br />

proposito, un laureato è una persona<br />

con una qualifica e non<br />

un qualcuno che ha bisogno di<br />

imparare tutto da zero e deve<br />

essere ripetutamente umiliato e<br />

trattato da idiota nel processo.<br />

Per concludere questa prima<br />

puntata del nostro Breve vocabolario<br />

lavorativo, vorremmo ricordare<br />

che l’onestà è fondamentale<br />

in ogni rapporto, inclusi<br />

quelli lavorativi e compresi<br />

quelli non ancora in essere.<br />

Così, “cerchiamo qualcuno che<br />

lavori gratis mentre i commessi<br />

sono in ferie” non sarà attraente<br />

come “offresi opportunità<br />

di formazione alla vendita per<br />

il periodo estivo”, ma di sicuro<br />

evita equivoci e battibecchi. Se<br />

poi volete mettervi il cuore e il<br />

karma in pace, trovate qualcuno<br />

che sappia fare ciò che vi<br />

serve e pagatelo.


Novembre 2011<br />

È la stampa, bellezza<br />

di Ernesto Pavan<br />

Terry Goodkind ritorna con un romanzo deludente<br />

La macchina del cattivo gusto<br />

Dopo undici volumi (quindici<br />

se consideriamo la divisione<br />

dei primi quattro in due parti,<br />

effettuata in Italia da Fanucci)<br />

e un orrendo spinoff (La legge<br />

dei nove), tutti pensavano che la<br />

crociata di Terry Goodkind in<br />

favore dell’Oggettivismo e contro<br />

ogni buona norma della letteratura<br />

fantastica fosse giunta<br />

a termine. Ma, come la Storia<br />

ha dimostrato, i crociati non<br />

muoiono mai. Ecco dunque La<br />

macchina del presagio, un romanzo<br />

pessimo anche per gli<br />

standard di questo autore: una<br />

storia del tutto priva di azione<br />

che ripropone temi triti e ritriti,<br />

per di più non attraverso le vicende<br />

narrate, ma direttamente<br />

per bocca dei protagonisti in<br />

dialoghi che non stanno né in<br />

Cielo né in Terra.<br />

In diciassette anni, Goodkind<br />

non solo non ha imparato a<br />

scrivere una storia coerente, ma<br />

non ha neppure compreso quali<br />

sono le caratteristiche di un<br />

essere umano credibile. I suoi<br />

personaggi sono ideali (i suoi)<br />

incarnati, colonne di granito<br />

I “secoli perduti” della guerra: come si<br />

combatteva dal ‘400 a Napoleone<br />

La maggior parte di noi, avendo<br />

studiato la Storia solamente<br />

a scuola, ha difficoltà a immaginare<br />

il XVI e il XVII secolo<br />

dal punto di vista militare.<br />

Sappiamo che nel Medioevo<br />

c’erano cavalieri in armatura<br />

pesante, che nel Quattrocento<br />

cominciavano a diffondersi<br />

le picche e che nel Settecento<br />

si combatteva solo con le armi<br />

da fuoco, ma non abbiamo una<br />

chiara visione dei due secoli di<br />

mezzo. Eppure il Cinquecento<br />

e il Seicento sono stati i secoli<br />

della rinascita degli eserciti<br />

professionali (che per la prima<br />

volta dai tempi di Roma hanno<br />

calcato il suolo europeo), della<br />

creazione degli Stati naziona-<br />

senza altro scopo che amplificare<br />

la voce virtuale dell’autore.<br />

Non hanno sentimenti o debolezze<br />

umani. Le loro vicende,<br />

poi, sono di una lentezza esasperante,<br />

al punto che un buon<br />

quarto del romanzo sembra<br />

scritto esclusivamente per aumentare<br />

la foliazione e i capitoli<br />

paiono divisi a casaccio, senza<br />

che i “tagli” effettuati dall’autore<br />

abbiano alcun senso. Niente<br />

accade e tutti ne parlano: i<br />

fatti sono “spiegati” attraverso<br />

dialoghi lunghi e pesanti, buona<br />

parte dei quali pretende di<br />

“strizzare l’occhio” al mondo<br />

di oggi, fallendo miseramente<br />

sia dal punto di vista narrativo<br />

che da quello moraleggiante.<br />

Richard è, manco a dirlo, un<br />

faro nell’oceano dell’ignoranza<br />

e della stupidità altrui, capace<br />

di avere successo dove chiunque<br />

altro (incluso chi, a rigor di<br />

logica, dovrebbe saperne più di<br />

lui) fallisce; Kahlan esiste perché<br />

Goodkind possa dimostrare<br />

che sì, anche le donne contano<br />

qualcosa nei suoi romanzi;<br />

tutti gli altri sono sottili quanto<br />

Un agile saggio di Barbero sull’arte militare europea<br />

li e di grandi scoperte tecnologiche.<br />

Alessandro Barbero,<br />

storico militare di lungo corso,<br />

riassume i cambiamenti avvenuti<br />

in questi periodi in un agile<br />

volumetto di 112 pagine, La<br />

guerra in Europa dal Rinascimento<br />

a Napoleone: senza divagazioni<br />

e usando un linguaggio semplice<br />

e diretto, l’autore riesce a<br />

coprire un arco di tempo lungo<br />

più di trecento anni, senza farsi<br />

sfuggire un solo dettaglio utile.<br />

Dagli svizzeri alla fanteria di<br />

linea, passando per i lanzichenecchi,<br />

le armi e le tecniche di<br />

combattimento sono descritte<br />

in modo tale da trasmettere le<br />

informazioni essenziali senza<br />

appesantire la scrittura. Un<br />

un foglio di carta velina.<br />

La trama de La macchina del<br />

presagio è di una prevedibilità<br />

desolante: non esistono colpi di<br />

scena e la suspense pare aver<br />

abbandonato questo mondo<br />

crudele. A differenza di quanto<br />

accaduto in altri romanzi<br />

del ciclo (uno su tutti, La catena<br />

di fuoco), nemmeno per un<br />

momento ci è mai capitato di<br />

temere per i protagonisti o di<br />

provare una qualche forma di<br />

empatia per loro. È un romanzo<br />

noioso, che non fa nulla per<br />

attirare l’attenzione del lettore<br />

o per tenerla viva. Ad aggravare<br />

il tutto intervengono numerosi<br />

momenti di “inforigurgito”,<br />

durante i quali l’autore<br />

(fingendo di adottare il punto<br />

di vista di uno dei suoi personaggi)<br />

prende per mano il lettore<br />

e gli trasmette informazioni<br />

in modo fastidioso e pesante, ad<br />

esempio ricordandogli quanto<br />

accaduto nella quindicina di<br />

volumi precedenti. In modo<br />

esteso.<br />

La macchina del presagio,<br />

dopo la lettura, lascia l’im-<br />

saggio molto utile per qualunque<br />

appassionato di storia militare<br />

che non abbia molto tempo<br />

da dedicare alla lettura.<br />

Libri<br />

27<br />

pressione di un romanzo nato<br />

stantio, creato per sfruttare il<br />

successo di una saga che già al<br />

momento della sua conclusione<br />

aveva perso ogni pretesa di originalità.<br />

Assolutamente sconsigliato.<br />

Terry Goodkind, La macchina<br />

del presagio, Fanucci Editore,<br />

pp. 477, € 14,90<br />

Alessandro Barbero, La guerra in<br />

Europa dal Rinascimento a Napoleone,<br />

Carocci, pp. 155, € 10,50


28<br />

Giochi di ruolo<br />

Nessun uomo è un fallito se ha degli amici<br />

di Ernesto Pavan<br />

Arriva in Italia Il mondo dell’Apocalisse di Vincent Baker<br />

Un maelstrom psichico di novità<br />

nel mondo dei giochi di ruolo<br />

Il gioco di ruolo è una conversazione.<br />

Questa semplice verità<br />

è la base su cui si fondano tutti<br />

i prodotti ludici di questo genere,<br />

ma Il mondo dell’Apocalisse<br />

(di Vincent Baker, Narrattiva, €<br />

24,90) la implementa in modo<br />

estremo, con un sistema che si<br />

propone di mediare fra quei<br />

conversatori che sono i giocatori<br />

e nulla più. È una riscoperta<br />

delle radici, una ventata<br />

di freschezza in un mondo che<br />

ha visto fiorire regolamenti di<br />

ogni genere, spesso senza uno<br />

scopo chiaro. Per di più, i risultati<br />

ottenuti sono ottimi. Non<br />

stupisce che questo gioco abbia<br />

vinto il Best of Show al Lucca<br />

Comics&Games 2011 (a cui abbiamo<br />

partecipato nonostante,<br />

per motivi sconosciuti, ci sia<br />

stato negato l’accredito stampa).<br />

L’ambientazione de Il mondo<br />

dell’Apocalisse è una Terra a<br />

cinquant’anni da oggi, dove un<br />

qualche cataclisma ha distrutto<br />

la civiltà così come la conosciamo.<br />

È un mondo selvaggio, dove<br />

i riferimenti all’Età dell’Oro<br />

sono leggende confuse e manca<br />

tutto tranne benzina e proiettili.<br />

È un mondo su cui imperversa<br />

il maelstrom psichico, una tempesta<br />

cerebrale che rimbomba<br />

nelle teste delle persone. Sullo<br />

sfondo di questo scenario si<br />

muovono i protagonisti delle<br />

storie, donne e uomini straordinari<br />

a modo loro, ciascuno<br />

dei quali incarna uno degli archetipi<br />

delle storie post-apoca-<br />

littiche: il Fortificatore che ha<br />

costruito un’oasi di ordine in<br />

mezzo all’oceano della follia,<br />

l’Arsenale con le sue numerose<br />

armi pesanti, lo Strizzacervelli<br />

dagli inquietanti poteri psichici<br />

e molti altri. Ciascun personaggio<br />

ha un suo “libretto” (un<br />

foglio A4 piegato) che contiene<br />

tutti gli elementi necessari per<br />

crearlo e giocarlo: liste di nomi<br />

ed elementi dell’aspetto da cui<br />

scegliere, equipaggiamento,<br />

“mosse” speciali e altro ancora.<br />

Ci sono undici libretti nel<br />

manuale e altri sette (cinque<br />

dei quali scritti da Baker in<br />

persona) si possono trovare su<br />

Internet, spesso come premi<br />

di piccole gare (“Posta una tua<br />

foto con un sasso in mano per<br />

avere il libretto del Touchstone<br />

[“stone” significa “pietra” in<br />

inglese]!”). Uno dei giocatori<br />

assumerà il ruolo del Maestro<br />

di Cerimonie, il cui compito è<br />

mediare la conversazione e giocare<br />

il mondo dell’Apocalisse<br />

come se fosse un luogo reale.<br />

Durante il gioco, capiterà spessissimo<br />

che i personaggi facciano<br />

delle “mosse”, cose particolari<br />

per le quali entrano in gioco<br />

le regole. Anche il Maestro di<br />

Cerimonie ha delle mosse, che<br />

tuttavia agiscono su scala più<br />

ampia e non richiedono l’uso<br />

dei dadi. Per fare un esempio,<br />

se Duke l’Arsenale fa la mossa<br />

“prendere con la forza” mirando<br />

a impadronirsi del bambino<br />

di Ragazza di Joe, ma fallisce<br />

il tiro, il Maestro di Cerimonie<br />

può usare “rigiragli contro<br />

la loro mossa” per raccontare<br />

come Ragazza di Joe colpisca<br />

Novembre 2011<br />

Duke alla testa con un manico<br />

di scopa e, mentre lui è stordito,<br />

si impadronisca della sua pistola.<br />

Le mosse nascono dalla narrazione<br />

e creano narrazione, in<br />

un circolo virtuoso che garantisce<br />

un coinvolgimento straordinario.<br />

Con i riflettori puntati<br />

sullo sviluppo dei personaggi e<br />

un’ambientazione apocalittica<br />

da creare assieme, Il mondo<br />

dell’Apocalisse è un gioco più<br />

adatto a campagne che a sessioni<br />

singole... e vista la nostra<br />

esperienza con queste ultime, le<br />

campagne devono essere davvero<br />

fantastiche.<br />

Purtroppo, dell’edizione italiana<br />

del gioco non si può dire<br />

altrettanto bene. L’adattamento<br />

è scadente, con traduzioni campate<br />

in aria (“Savyhead” reso in<br />

“Sapientesta”?), completamente<br />

errate (una machinegun è una<br />

mitragliatrice, non un mitra)<br />

o cangianti (shotgun diventa<br />

“doppietta” in alcuni punti e<br />

“fucile da caccia” in altri; peraltro,<br />

l’hunting rifle è un’arma<br />

diversa con caratteristiche<br />

differenti, col risultato che nel<br />

manuale il “fucile da caccia” ha<br />

due profili diversi). I refusi sono<br />

numerosissimi e talmente banali<br />

che stupisce come possano<br />

essere sfuggiti alla correzione<br />

delle bozze: parliamo di spazi<br />

prima e dopo la punteggiatura<br />

o doppi, di persona che cambia<br />

nel bel mezzo di un periodo e di<br />

altri errori che una semplice rilettura<br />

avrebbe evitato.


Q u i n t a P a r e t e<br />

<strong>Verona</strong> cultura e società è<br />

Novembre 2010 2011 Giochi di Società ruolo 13<br />

Vi Nessun diremo uomo qualsiasi è un cazzata fallito se vorrete ha degli sentire amici<br />

di di Silvano Ernesto Tommasoli Pavan silvanotommasoli@quintaparete.it<br />

Sono in video, ergo sum<br />

Gioventù bruciata, o una metafora dei tempi moderni<br />

Tutti vediamo la volgarità del Grande<br />

Fratello, ma nessuno ne parla<br />

Leggere questo articolo è proibito.<br />

Allontanatevi immediatamente.<br />

Che Omologati cosa in TV. accade Peggio, quando omoge- afferma pugni con che un minimo certi orientamenti di eleganza<br />

un’Autorità neizzati. No, oppressiva non mi riferisco governa ai sessuali e di buon sono gusto? malvagi Oddio, non o uno è che in<br />

il programmi mondo e gli televisivi, unici a che opporlesem- cui siano lo tanto Stato più può signorili “correggere” gli autori<br />

sibrano sono tutti dei “fatti ragazzi? con lo stampino” Gioventù con della delle trasmissione, macchine che ricordano la sessuaa<br />

bruciata da almeno (di dieci Robert anni, Bohl, peggio Janus anlità ogni piè di sospinto chiunque?). il premio I protago- finale di<br />

Design, cora dei vari 20 telegiornali euro) dà modo che sono ai nisti alcune della centinaia storia di migliaia sono sempre euro,<br />

giocatori proprio tutti di uguali. rispondere a questa giovani come fosse oppressi l’unica molla che, a in spingere qual-<br />

domanda. Sto parlando Ciascuna dei concorrenti sessione del che questa modo, variopinta riescono umanità a sfuggire a<br />

è Grande strutturata Fratello, tutti come conformi un vero a une<br />

al esporre controllo le proprie dell’Autorità miserie alla vista e a<br />

proprio modello standard film, con tristissimo, tanto di quello divi- combatterla. di qualche milione Per di farlo, guardoni. hanno E<br />

sione della volgarità in scene, estrema. durante Sì, la il volga- quale tre qui cominciano possibilità: le sfruttare rogne vere, le per-<br />

i rità giocatori dei gesti, interpreteranno delle parole, degli ciaat- proprie ché sarebbe Condotte, necessaria qualità una comscunoteggiamenti<br />

un Teppista è il denominatore Sottoposto a personali missione di che psicologi, li descrivono sociologi e<br />

Identificazione comune che unisce, e Osservazione,<br />

tra loro, quasi e, antropologi incidentalmente, per cercare posso- di capire<br />

mentre tutti i reclusi l’Autorità della “casa”. farà di E li tutto unino che anche cosa possa essere indurre utilizzate alcuni mi-<br />

per sce anche liberarsi alla presentatrice, di queste spine Alessia nel per lioni calciare di persone l’Autorità normali ad nei abbrut-<br />

fianco a gambe sempre o (peggio aperte Marcuzzi. ancora) cor- Ma denti; tire il proprio utilizzare spirito le davanti Con- alle<br />

romperle possibile che fino nessuno a farle abbia diventare mai dotte incredibili degli esibizioni altri membri dei “ragazzi<br />

come fatto notare lei. Terminato a questa povera il primo ra- della casa”. Cricca Forse (il la gruppo solita voglia a di<br />

film gazza se – addirittura ne può giocare capace la un scorsa al- cui sentirsi appartengono migliori? i persotro<br />

edizione con gli di sedersi stessi protagonisti, sul pavimentoe<br />

naggi); A farci respirare, oppure fortunatamente,<br />

Svender-<br />

un dello altro studio, ancora, sempre fino rigorosamente a quando si, c’è la ossia Gialappa, trasformare che non una ne lascia<br />

l’Autorità a gambe non aperte, è debellata spalancando o non Condotta passare una in sia una alla conduttrice versione sia<br />

prende un’ampia il panoramica controllo del sulle mondo. propria distorta ai concorrenti. della Di stessa più, per che farci li ca-<br />

Orrore, biancheria disgusto intima – e divertimento<br />

che, in video, fa pire assomigliare il livello di squallore un po’ (o di cru-<br />

sono assume garantiti. delle posture che fanno a più deltà?) all’Autorità. dell’ufficio Svendersi casting del<br />

Gioventù Bruciata richiede che fa vincere automaticamen-<br />

i partecipanti si mettano d’acte un conflitto contro l’Aucordo<br />

per stabilire l’ambientatorità, ma ha conseguenze<br />

zione della “serie” e la natura pesanti per il personaggio e<br />

dell’Autorità. Tutto è possibile, per la Cricca stessa: la “se-<br />

dai classici “venti minuti nel furie”, infatti, finisce quando<br />

turo” alla fantascienza più sfre- un Teppista ha Svenduto<br />

nata, anche se l’autore del gio- tutte le proprie Condotte<br />

co ha dichiarato in conferenza e, se a quel punto i prota-<br />

stampa di averlo impostato più gonisti non hanno inflitto colpi<br />

verso la seconda perché “la abbastanza duri all’Autorità, lei<br />

fantascienza dà all’Autorità un vince. Inoltre, più Condotte un<br />

sacco di mezzi terribili per fare personaggio ha Svenduto, più<br />

il suo lavoro” (dopotutto, fa più è facile per lui finire in malo<br />

paura un mondo in cui il potere modo: ucciso, distrutto o cor-<br />

Via Leida, 8 37135 - <strong>Verona</strong> Tel. 045 82 13 434<br />

rotto programma, al punto non tale ha da mancato farlo pas- di<br />

sare proporre dalla una parte selezione dell’Autorità. – mammamia!<br />

Un possibile Una selezione… problema Chissà di Gio- gli<br />

ventù altri! – bruciata dei provini, è il dove forte quasi presupnespostosuno dei che candidati, i personaggi per esempio, agiscano ha<br />

insieme, saputo dare di una comune risposta accordo, sensata, oe<br />

che almeno la loro non insensata, modalità alla di richiesta espressione<br />

di dichiarare principale il proprio sia il “tallone conflitto di<br />

contro Achille”. l’Autorità. Questo ha<br />

due A ben implicazioni pensarci, potenti: coloro che da un ne<br />

escono meno peggio sono proprio<br />

i reclusi del Grande Fratello. Perché<br />

fanno pena, fino alla tenerezza. Abbagliati<br />

dal miraggio di diventare<br />

Vip, e di guadagnare un sacco di<br />

quattrini, si prostituiscono fino a un<br />

punto di non ritorno, rimanendo<br />

marchiati a vita da quel suffisso –<br />

“del Grande Fratello” appunto –<br />

che li accompagnerà per tutta la<br />

vita. Pochi finora hanno avuto la<br />

capacità di affrancarsene, e di far<br />

dimenticare questa squallida origine<br />

mediatica. Per tutti, Luca Argentero;<br />

e pochi altri che si possono<br />

contare sulle dita di una sola mano.<br />

Non ritengo sia indenne da questo<br />

baratro di volgarità l’editore di<br />

tanto spettacolo.<br />

Vorrei chiedergli – se mai fosse persona<br />

abituata a rispondere alle domande<br />

– se sarebbe contento di far<br />

assistere i suoi figli adolescenti, o i<br />

suoi nipoti, a una porcheria simile.<br />

Ma forse conosco la risposta, diret-<br />

lato, tamente che ispirata i conflitti dal dio fra denaro. i personaggi<br />

Mi sono potrebbero sempre ribellato non trovare a ogni<br />

il forma giusto di censura, sfogo come né ottenere espressione la<br />

giusta della più dose proterva di attenzione volontà di (è an- un<br />

problema nientare, nella segnalato gente, il dall’autore senso e la<br />

stesso, capacità a di cui critica. egli però Ma non devo sem- dire<br />

Progettazione e realizzazione web<br />

Realizzazione software aziendali<br />

Web mail - Account di posta<br />

29<br />

bra dare una risposta convincente);<br />

dall’altro, che i conflitti<br />

interiori dei personaggi stessi<br />

rischiano di passare completamente<br />

in secondo piano, dal<br />

momento che solo affrontando<br />

l’Autorità essi possono venire<br />

alla luce (e, quando questo accade,<br />

di solito c’è qualcosa di<br />

diverso e più importante per<br />

la trama in ballo). Nathan<br />

Paoletta, autore di Annalise,<br />

scrive nell’introduzione<br />

di quel gioco che proprio<br />

l’ultimo punto lo ha spinto<br />

a creare un’opera diversa,<br />

che fosse un ponte fra i<br />

giocatori e l’interiorità dei<br />

loro personaggi. Ma anche<br />

Gioventù bruciata non è<br />

del tutto disinteressato a<br />

questo aspetto: il meccanismo<br />

dello Svendersi è una<br />

rappresentazione chiara,<br />

coincisa e potente di come<br />

a voler cambiare il mondo<br />

si rischia di non accorgersi<br />

che, che di fronte è il mondo a questo a osanna cambiare alla<br />

volgarità, noi, che comincio ciò che a capire combattia- quella<br />

striscia mo di non carta è bianca, che un incollata, riflesso di ai<br />

tempi un della male mia più adolescenza, grande e sot- sui<br />

manifesti tile che e le si locandine annida ovunque. dei film e<br />

degli Certo, spettacoli Svendendosi più “sconvenienti”, si può<br />

che prescriveva sconfiggere «V.M. l’Autorità... di 16 anni». al<br />

Forse, prezzo adesso, di sul quelle cartellone che sono del<br />

le Grande stesse Fratello qualità si dovrebbe che rendono scrivere il<br />

Teppista «V.M. di 99 un anni»… suo avversario in<br />

primo Per continuare luogo. con il giro di volga-<br />

Siete rità e stupidità ancora qui sui media a leggere? di oggi, Non vi<br />

avete rimando letto all’ultima che è proibito? pubblicità Veni- di<br />

te Marc con Jacobs. noi, vermi. Ma tenetevi forte, eh!<br />

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30<br />

Viaggi<br />

di Alice Perini<br />

Novembre 2011<br />

Alcuni numeri da Skiathos, 50 km<br />

3-2-1…Pistaaaa! 10-100-1000 (e più) gatti<br />

2 di verde sparsi nel blu del Mar Egeo<br />

C’è una misura in ogni cosa,<br />

tutto sta nel capirlo<br />

Houston, abbiamo un problema<br />

Pindaro<br />

Uno scoglio; il mare. Una barca.<br />

Nel mare. Se il comandante<br />

ha detto di prepararsi all’atterraggio,<br />

da qualche parte dovrà<br />

pur esserci una pista. Allungo<br />

il collo stile Modigliani: sto<br />

cercando, fiduciosa, la pista<br />

dell’aeroporto. Sono sollevata<br />

nel sentire che il mio ragazzo,<br />

seduto vicino al finestrino,<br />

ha avvistato ciò che tutti, su<br />

quell’aereo, stavamo cercando.<br />

E dove sarebbe ‘sta pista?! Non<br />

può essere quella mini-striscia<br />

di asfalto grigio che inizia e<br />

finisce nel mare. Tocchiamo<br />

terra e freniamo, freniamo, freniamo.<br />

Applauso al pilota, con<br />

il pensiero che corre già alla<br />

domenica successiva, quando<br />

ti toccherà sperare con tutte<br />

le tue forze che quell’aereo<br />

acceleri, acceleri e acceleri,<br />

staccandosi in fretta da quello<br />

scherzo di pista.<br />

Benvenuti a Skiathos, l’isola<br />

che assieme a Skopelos e Alonissos<br />

forma l’arcipelago delle<br />

Sporadi, le “isole sparse” nel<br />

blu dell’Egeo.<br />

Alonissos è il trionfo della natura:<br />

selvaggia, con spiagge<br />

deserte, fondali ricchi di vita<br />

e circondata da grotte marine.<br />

Leggenda vuole che una<br />

di queste, conosciuta come la<br />

“grotta del Ciclope”, fosse il<br />

nascondiglio da cui questo gigante<br />

si divertiva a scagliare le<br />

rocce nel mare per affondare le<br />

navi che passavano da quelle<br />

parti.<br />

Per comprendere Skopelos, la<br />

più estesa delle Sporadi, dovete<br />

ricordarvi che esistono due ere:<br />

ante Mamma mia! e post Mamma<br />

mia!. La prima era, quella tranquilla,<br />

si conclude nel 2007:<br />

isola adatta alle famiglie, con<br />

tante chiese quanti sono i giorni<br />

dell’anno. La seconda, dal<br />

2008 ad oggi, è l’età di Meryl<br />

Streep che canta The winner takes<br />

it all, del turismo cinematografico,<br />

della foto-ricordo<br />

nella chiesetta di Àgios<br />

Ioanis dove, al posto della<br />

figlia, si sposa la mamma.<br />

E poi, siamo proprio sicuri<br />

che in questa cappella<br />

sulla collina il posto ci<br />

sia per tutti gli invitati?<br />

Sembra così piccola…<br />

Consiglio: nel caso siate<br />

presi dall’effetto Mamma<br />

mia! e abbiate intenzione<br />

di sposarvi a Skopelos,<br />

prenotatevi per tempo,<br />

perché pare che il telefono<br />

di Christos Vasiloudi,<br />

attuale primo cittadino<br />

dell’isola, sia tempestato<br />

di chiamate.<br />

Mamma mia! Guai a dimenticare<br />

che le scene iniziali<br />

del film sono state girate nella<br />

vicina Skiathos, nel labirinto di<br />

vie strette dell’omonima città<br />

capoluogo dell’isola, il tipico<br />

villaggio greco con le casette<br />

bianche, le imposte blu, le Bougainville<br />

fucsia abbarbicate ai<br />

muri, le stradine ripide. Odòs<br />

Papadiamantis è la via principale:<br />

un susseguirsi di negozi,<br />

taverne, ristoranti e locali<br />

aperti dal tramonto all’alba.<br />

Chissà se Alèxandros Papadiamantis,<br />

uno dei più conosciuti<br />

scrittori greci del XIX secolo,<br />

avrebbe mai immaginato che<br />

la sua isola sarebbe diventata<br />

così trendy. Dai marinai e pescatori<br />

protagonisti delle sue opere,<br />

ai “traghettatori di anime”<br />

del nuovo millennio, che per 20<br />

euro ti portano a spasso in barca<br />

lungo il perimetro dell’isola,<br />

ai noleggiatori di scooter, quad<br />

e auto, compresi quelli che, un<br />

po’ alticci, “controllano” se la<br />

macchina l’hai riconsegnata<br />

davvero con il pieno.<br />

Con l’augurio di riuscire a leggere<br />

qualche libro del buon<br />

Papadiamantis (a quanto pare<br />

non così semplici da reperire),<br />

accontentiamoci di visitare la<br />

casa, semplice e austera, dove<br />

l’autore visse dal 1860 fino alla<br />

morte.<br />

Proseguendo su questa via, sulla<br />

vostra destra venendo dal<br />

porto, troverete un cinema.<br />

Non chiedetevi dove potete recuperare<br />

un programma delle<br />

proiezioni: Mamma mia! resiste.<br />

Se pensate che Skiathos sia un<br />

luogo adatto solo per gli amanti<br />

del mare, ricredervi: è l’unica<br />

isola dell’Egeo settentrionale<br />

che può vantare 24 escursioni<br />

a piedi per una lunghezza complessiva<br />

di 170 Km di sentieri<br />

segnalati in un ambiente naturale<br />

intatto. Pensate che per<br />

incentivare la scoperta dell’isola<br />

“a due zampe”, il comune<br />

di Skiathos premia coloro che<br />

percorrono tutti e 24 gli itinerari<br />

con una medaglia in bronzo,<br />

sempre che portiate le prove<br />

delle vostre scarpinate. Primavera<br />

e autunno sono le stagioni<br />

più adatte, meteo permettendo.<br />

Nel caso siate sull’isola e la iella<br />

sia con voi, ecco come affrontare<br />

la vacanza senza cadere in<br />

eccessive crisi di nervi, ovvero,<br />

cosa fare se una perturbazione<br />

atlantica di tre giorni si installa<br />

proprio sulle Sporadi.<br />

Dopo un primo momento di<br />

enorme sconforto (soprattutto<br />

per chi ama stare in acqua<br />

e rosolarsi al sole), lavorate di<br />

cervello: «Come occupare 72<br />

ore su un’isola lunga 15 Km e<br />

larga 9?». Spiagge escluse, ci


Novembre 2011<br />

nema pure, visto che è anche<br />

all’aperto, rimangono i monasteri.<br />

Panaghia Kounistra, Agios<br />

Konstantinos, Taxiarches, Evagelistrias.<br />

Sulla mappa dell’isola se<br />

ne contano quasi una decina,<br />

il che, con 3 giorni di acqua<br />

davanti, potrebbe essere un<br />

buon numero. Potrebbe, se non<br />

fosse che qui i monasteri sono<br />

delle chiesette piccole piccole,<br />

lunghe nemmeno dieci metri.<br />

Tempo medio di visita: 5 minuti.<br />

7 se vi mettete a contare le<br />

piastrelle del pavimento. A Panaghia<br />

Kounistra la permanenza<br />

è più lunga del solito, visto che<br />

oltre alle piastrelle potete fare<br />

la conta dei gatti. Già, i gatti:<br />

cuccioli o adulti, che dormono<br />

sulla sedia davanti a un pescivendolo<br />

o che giocano per strada,<br />

che scappano all’arrivo del<br />

turista o che si strusciano sulle<br />

sue gambe. I veri padroni di<br />

Skiathos sono loro!<br />

Evagelistrias, l’unico monastero<br />

ancora abitato su tutta l’isola,<br />

merita una visita. È uno dei<br />

centri religiosi più importanti<br />

delle Sporadi, completamente<br />

immerso nel verde e circondato<br />

da una foresta di pini. Fu<br />

costruito tra il 1794 e il 1806<br />

e negli anni della Rivoluzione<br />

greca diede asilo a numerosi<br />

combattenti in fuga dai turchi.<br />

All’interno del complesso di<br />

Evagelistrias, vale la pena fermarsi<br />

nel negozietto-museo del<br />

folklore, dove, assieme ad altri<br />

antichi strumenti di lavoro, è<br />

conservata un’antica pressa per<br />

le olive. Qui potete acquistare<br />

il vino e i liquori fatti dai monaci,<br />

ricordandovi però che le<br />

bottiglie andranno messe in<br />

valigia, che dovrete prende-<br />

Houston, abbiamo un problema<br />

re l’aereo per tornare a casa e<br />

che il tutto potrebbe rompersi<br />

(anche se siete convinti di aver<br />

imballato le bottiglie alla perfezione…).<br />

Esperienza vissuta.<br />

A proposito di bottiglie, anche<br />

l’isola di Skiathos ha ceduto<br />

alla tentazione dei chiringuito,<br />

l’odierna trasformazione dei<br />

vecchi baracchini disseminati<br />

lungo le spiagge più affollate.<br />

Banana beach sa di Romagna:<br />

confusione tanta, gente fin<br />

troppa, prezzi cari. A Koukounariés,<br />

affacciata sulla costa<br />

meridionale dell’isola non va<br />

meglio: la colpa, così si dice<br />

da quelle parti, sarebbe dei<br />

pensionati dello Skiathos Palace,<br />

l’albergo, prospiciente la<br />

baia, preferito dagli over 65. C’è<br />

anche chi è convinto che Koukounariés<br />

sia una delle spiagge<br />

più belle di tutta la Grecia: la<br />

sabbia è dorata, la pineta una<br />

manna per chi ricerca un po’<br />

di frescura alle due del pomeriggio<br />

in piena estate, l’acqua<br />

del mare è tra le più ricche di<br />

iodio al mondo e davvero trasparente.<br />

Peccato che a essere<br />

trasparente non sia anche lo<br />

Skiathos Palace, un casermone<br />

obbrobrio degli anni ‘70 che in<br />

mezzo a quella verde pineta fa<br />

davvero la sua figura di…<br />

Ecco tre alternative al solito<br />

aperitivo sulla spiaggia. Romantico<br />

e “fai da te” a Diamandi,<br />

la più bella insenatura<br />

di tutta l’isola a parere di chi<br />

scrive. Raccolta tra due costoni<br />

digradanti verso il mare, raggiungibile<br />

solo a piedi con una<br />

camminata di un quarto d’ora<br />

in mezzo a ginepri e corbezzoli,<br />

quindi semi-deserta, dai<br />

riflessi rosei per le scaglie di<br />

quarzo mescolate nella sabbia.<br />

Di baracchini non ce ne sono,<br />

ed è proprio per questo che si<br />

sta così bene.<br />

Emozionante a Xanemos, la vostra<br />

ultima spiaggia nel caso i<br />

freni dell’aereo non dovessero<br />

funzionare al 100%. È una<br />

striscia di sabbia a pochi metri<br />

dalla pista dell’aeroporto: coricatevi<br />

sulla sdraio e aspettate<br />

che la pancia di un boeing passi<br />

sopra la vostra.<br />

Avventuroso a Kastro, l’antica<br />

capitale situata a nord di Skia-<br />

Viaggi<br />

31<br />

thos. Ciottoli grigi e scogli violacei<br />

disegnano un’insenatura<br />

eccezionale: dopo una buona<br />

camminata, scendendo una<br />

scalinata bianca, vi troverete<br />

alla Kantina Kastro, una taverna<br />

in pietra a dir poco originale,<br />

con le reti da pesca sul tetto e<br />

le corna di ariete appese sopra<br />

a uno strano marchingegno di<br />

legno da cui sgorga un rigagnolo<br />

d’acqua.<br />

Una chiacchierata con il gestore<br />

del bar, un anziano signore<br />

che parla bene l’inglese (non<br />

benissimo della sua Grecia)<br />

e che ci suggerisce di visitare<br />

ciò che resta della fortezza che<br />

sorge proprio di fronte a noi.<br />

Aggrappata alla roccia, l’antica<br />

cittadella era un baluardo<br />

inespugnabile: irraggiungibile<br />

dal mare, incastonata come<br />

una pietra preziosa tra i massi,<br />

accessibile solo passando un<br />

ponte levatoio di legno, rinforzata,<br />

sui tre lati che guardano<br />

l’Egeo, da una cinta muraria,<br />

provvista di un grande calderone<br />

riempito, all’occorrenza,<br />

di olio bollente. Si calcola che<br />

al suo interno potessero abitare,<br />

decisamente al sicuro, 1500<br />

persone, suddivise in oltre 400<br />

casette.<br />

Il periodo migliore per provare<br />

tutto ciò? Scordatevi, se potete,<br />

luglio e agosto. Perdereste gran<br />

parte del vostro tempo nella<br />

ricerca di un quadratino dove<br />

appoggiare il vostro asciugamano<br />

e di un parcheggio per il<br />

vostro mezzo a noleggio.<br />

Settembre è perfetto se non<br />

volete rischiare di soccombere<br />

sotto il peso dei numeri, giusto<br />

quelle migliaia di turisti a spasso<br />

per l’isola. Ed è già domenica.<br />

3,2,1…Pistaaaa!


32<br />

Viaggi<br />

Houston, abbiamo un problema<br />

di Anna Chiara Bozza<br />

Novembre 2011<br />

Proteste e scontri fermano la costruzione dell’autostrada in Amazzonia<br />

Bolivia: no alla deforestazione e alla<br />

deportazione delle comunità indigene<br />

Da un lato gli indigeni armati<br />

di arco e frecce, dall’altro l’esercito<br />

con manganelli e gas<br />

lacrimogeni: sono stati i nativi<br />

a spuntarla, nello scontro che<br />

in Bolivia lo scorso 25 settembre<br />

ha seganto l’inizio di una<br />

nuova, profonda crisi politica di<br />

Evo Morales.<br />

La protesta di 1500 nativi, partiti<br />

lo scorso 16 agosto da Trinidad<br />

e diretti verso La Paz<br />

per fermare la costruzione di<br />

un’autostrada nel cuore dell’Amazzonia,<br />

è stata repressa con<br />

violenza dai soldati inviati dal<br />

governo. Ma pare proprio che<br />

i cittadini siano riusciti a spuntarla,<br />

il progetto è stato sospeso<br />

finchè non verrà raggiunto un<br />

accordo con le comunità. Settantadue<br />

ore più tardi il paese<br />

è entrato in crisi: il Ministro<br />

della Difesa, Cecilia Chacòn,<br />

ha presentato le dimissioni per<br />

disgusto e il presidente Morales<br />

si è così ritrovato schiacciato<br />

tra l’irrisolto problema delle autonomie<br />

indigene e il malcontento<br />

sociale dovuto alle deluse<br />

aspettative di crescita.<br />

Al di là degli accordi con l’impresa<br />

Brasiliana Oas, dietro al<br />

progetto dell’autostrada ci sono<br />

anche le pressioni degli indigeni<br />

del Chapare che hanno sempre<br />

rappresentato la base più forte<br />

del consenso. L’attività principale<br />

di questa etnia dell’altopiano<br />

andino è la coltiva-<br />

zione della coca. L’autostrada<br />

avrebbe garantito ai contadini<br />

del Chapare la possibilità di<br />

espandere le loro coltivazioni<br />

per l’immenso territorio del<br />

parco Isiboro Sécure (Tipnis),<br />

che per il momento è abitato<br />

dalle etnie chimàn, moxos e<br />

yuracrè per un totale di circa<br />

cinquantamila persone. Diversamente<br />

dai loro connazionali<br />

degli altipiani, gli amazzonici<br />

di Tipnis vivono di agricoltura<br />

e pastorizia in assoluta simbiosi<br />

con l’ecosistema naturale. Per<br />

questo, fin dal primo giorno,<br />

hanno contrastato il piano del<br />

governo fino ad ottenerne la<br />

sospensione. Per le autorità si<br />

trattava di un’infrastruttura<br />

fondamentale per migliorare<br />

le condizioni delle comunità<br />

più isolate e per rilanciare l’economia<br />

locale. L’autostrada<br />

lunga 300 km taglierebbe in<br />

due la foresta amazzonica boliviana,<br />

famosa per i suoi enormi<br />

alberi, fauna selvatica e acqua<br />

purissima. La natura incontaminata<br />

gli ha valso lo status<br />

di area doppiamente protetta,<br />

sia come parco nazionale che<br />

come riserva degli indigeni. La<br />

costruzione di questa nuova infrastruttura<br />

servirebbe in realtà<br />

per collegare il Brasile a Manta,<br />

porto ecuadoriano sul Pacifico.<br />

Ma sarebbe solo un’arteria<br />

velenosa che distruggerebbe<br />

queste comunità e la foresta. Si<br />

aprirebbe questa terra incontaminata<br />

al disboscamento, alle<br />

esportazioni di petrolio e minerali<br />

e alle attività industriali<br />

e agricole in larga scala. Uno<br />

studio recente ha dimostrato<br />

che se l’autostrada fosse portata<br />

a compimento il 64% del<br />

parco sarebbe disboscato entro<br />

il 2030. Le comunità indigene<br />

con la loro protesta richiedono<br />

alternative sicure per sviluppare<br />

la crescita economica e l’integrazione<br />

della regione.<br />

Dal comportamento delle autorità<br />

sulla questione emerge ancora<br />

una volta che la protezione<br />

della terra e i diritti delle popolazioni<br />

indigene sono sacrificati<br />

sull’altare dello sviluppo e della<br />

crescita economica. I leader<br />

scelgono attività minerarie e<br />

deforestazione favorendo i profitti<br />

delle multinazionali.<br />

Così parlò Eatwood<br />

Sconvolto per il trasferimento<br />

dell’amico nella capitale romana,<br />

Eatwood ha deciso di<br />

ritirarsi a vita privata. Basta<br />

feste, ricevimenti, conferenze,<br />

dibattiti; la sua vita sarebbe<br />

cambiare drasticamente, l’aveva<br />

deciso. Niente più vita<br />

mondana, nemmeno la domenica.<br />

Nemmeno la domenica?!?,<br />

chiesero stupiti l’anziano<br />

fotografo e il ragazzino dalla<br />

pelle invecchiata dai solarium,<br />

ma come è possibile? Eppure<br />

era così, aveva proprio deciso<br />

di recidere il passato con un<br />

bisturi d’alta qualità e di continuare<br />

a far viaggiare la sua<br />

vita tra le quattro mura domestiche,<br />

perso nella nebbia e<br />

nella polvere della bassa veronese.<br />

Quattro candele e alcuni<br />

simboli mistici gli avrebbero<br />

permesso di ben celebrare la<br />

sua dottrina, seppur in maniera<br />

perfettibile. Poi, la Festa<br />

del lesso con la pearà avrebbe<br />

fatto cadere tutte le sue convinzioni<br />

di una nuova vita. E<br />

ora…lo trovo a mangiare il<br />

kebab nei più putridi locali del<br />

veronese, per preparare lo stomaco<br />

all’evento, dice lui.


Novembre 2011 Sport<br />

33<br />

Quando il gioco si fa duro<br />

di Daniele Adami<br />

Le azzurre della ginnastica artistica sul tetto del mondo. Ora, Londra. E noi spettatori?<br />

Utr: un triplete “ritmico”<br />

Un articolo nato da una curiosa<br />

e strana coincidenza. Mi trovo<br />

al mare, all’estero, e inizia a<br />

piovere. Dalla spiaggia rientro<br />

in albergo, e con una rapida<br />

doccia mi tolgo quel poco di<br />

acqua salata che si è asciugata<br />

sulla pelle. Accendo il televisore<br />

della camera e mi imbatto in<br />

un canale satellitare sul quale<br />

sta andando in onda il Mondiale<br />

di ginnastica ritmica. La<br />

competizione si sta svolgendo<br />

a Montpellier, in Francia. Ciascuna<br />

nazionale ha pochi minuti<br />

per dimostrare, al pubblico<br />

e ai giudici, l’esercizio scelto.<br />

Ogni errore, lo sappiamo bene,<br />

comporta una perdita di punti.<br />

Pertanto, nel tempo scarso a<br />

disposizione bisogna avere la<br />

capacità di mescolare assieme<br />

abilità, sforzo fisico, eleganza<br />

e sangue freddo. Una capacità<br />

che può richiedere anni di esperienza.<br />

Con i capelli ancora bagnati<br />

mi siedo sul letto e inizio a seguire<br />

la gara. Sei atlete che si<br />

alternano sul tappeto quadrato<br />

(il loro terreno da gioco) mettendo<br />

in scena un’armonia di<br />

movimenti che di rado è visibile<br />

nello sport. O meglio, sono<br />

davvero poche le competizioni<br />

in cui l’occhio di chi sta<br />

osservando rimane affascinato<br />

da ciò che sta<br />

avvenendo sulla pedana.<br />

Un occhio, come quello<br />

che appartiene all’autore<br />

di queste righe, spesso<br />

estraneo e addormentato<br />

nei confronti di simili<br />

attività, che senza alcun<br />

dubbio possono essere<br />

definite artistiche.<br />

Ma veniamo ai fatti. È<br />

ora il turno della nazionale<br />

italiana. Le ragazze<br />

vengono definite<br />

“farfalle d’argento”, per<br />

ricordare la seconda posizione<br />

conquistata alle Olimpiadi<br />

di Atene del 2004. Inizia l’esercizio,<br />

che scorre via senza<br />

sbavature. Capitanate da Elisa<br />

Santoni, le azzurre costruiscono<br />

una complessa trama di salti<br />

e balzi, intrecciata a una vasta<br />

serie di lanci di nastri e cerchi.<br />

Dopo più di 3 anni, altri 12<br />

Tutti eseguiti con maestria e<br />

qualità. Termina la coreografia,<br />

e le atlete vanno a sedersi di<br />

fronte a uno schermo in attesa<br />

del punteggio. Il tabellone recita<br />

55.150. Primo posto, medaglia<br />

d’oro.<br />

Si tratta del terzo successo di<br />

fila ai Campionati del Mondo<br />

di tale disciplina. Nel<br />

2009 c’è stata la vittoria<br />

in Giappone, a Miè,<br />

mentre lo scorso anno il<br />

titolo è stato ottenuto in<br />

casa delle grandi rivali<br />

russe, a Mosca. Il prossimo<br />

terreno di scontro<br />

sarà a Londra, alle Olimpiadi.<br />

L’obiettivo sarà,<br />

senza dubbio, il metallo<br />

più prezioso. In più, è<br />

forte il desiderio di coinvolgere<br />

migliaia di occhi<br />

italiani forse troppo abituati<br />

ai soliti e mediatici<br />

sport. Vedremo…<br />

Sulle spalle di Riccardo Riccò pesa una richiesta di squalifica lunga come un’intera carriera<br />

A quanto pare, non è l’età che<br />

invoglia al doping,<br />

ma la mentalità<br />

Gianni Mura<br />

“Shock Riccò”. Due parole che<br />

hanno costituito il titolo di un<br />

articolo scritto su Repubblica<br />

il 18 luglio 2008. E proprio da<br />

quest’articolo proviene la frase<br />

presente nel nostro box. La<br />

notizia apparsa sulla stampa di<br />

quattro estati fa era forte: Riccardo<br />

Riccò, ciclista italiano della<br />

squadra spagnola Saunier Duval,<br />

risultò positivo a un controllo antidoping<br />

effettuato nel corso del<br />

Tour de France. Dopo un ottimo<br />

Giro d’Italia (secondo nella classifica<br />

generale finale) e due tappe<br />

vinte nella prestigiosa corsa francese,<br />

fu licenziato dal suo team e,<br />

in seguito, venne squalificato per<br />

20 mesi. Insomma, oltre un anno<br />

e mezzo di stop.<br />

Tutta colpa della Cera (Continuous<br />

erythropoyietin receptor activator), una<br />

forma più sofisticata della “vecchia”<br />

Epo. Una sostanza che<br />

“migliora” la produzione di globuli<br />

rossi destinati al trasporto<br />

di ossigeno nel sangue dell’atleta,<br />

consentendo, in tal modo, una<br />

maggiore resistenza allo sforzo fi-<br />

sico in competizioni stancanti e di<br />

lunga durata. Come il ciclismo.<br />

Facciamo un passo lungo quasi<br />

tre anni. Il 6 febbraio 2011 il<br />

corridore viene ricoverato d’urgenza<br />

all’ospedale di Pavullo, in<br />

provincia di Modena. Il motivo?<br />

Una “probabile crisi emolitica”,<br />

la quale sarebbe scaturita da<br />

un’autotrasfusione di sangue conservato<br />

in frigorifero da circa 25<br />

giorni. Dopo quasi due settima-<br />

ne Riccardo Riccò torna a casa.<br />

Iniziano subito due inchieste:<br />

una sportiva, l’altra penale. Nel<br />

frattempo, il ciclista riprende in<br />

mano la bicicletta, ma per poco.<br />

Nella prima metà dello scorso<br />

mese di ottobre arriva un fulmine:<br />

la Procura Antidoping del<br />

Coni chiede 12 anni di squalifica.<br />

Una squalifica lunga come un’intera<br />

carriera. Ventotto estati di<br />

età che si possono trasformare in<br />

quaranta. Il proprio sport che potrebbe<br />

terminare all’improvviso.<br />

Cosa possiamo dire in merito?<br />

Le indagini faranno il loro corso,<br />

con la speranza che si giunga<br />

a scorgere un po’ di luce in tali<br />

oscuri meandri fatti di pedali e<br />

sacrifici. Un ciclismo costretto a<br />

subire nuovamente un duro colpo<br />

nelle proprie ossa piuttosto fragili.<br />

Come al solito, non vogliamo<br />

lanciare accuse o scagliare pietre.<br />

Non è compito di chi scrive. Di<br />

doping, purtroppo, se ne parla<br />

oramai da decenni, se non di più.<br />

Un qualcosa che fa molto male.<br />

Un dolore che stenta ad andare<br />

via. Nonostante tutto, bisogna<br />

andare avanti.


34 Cucina<br />

Serviti il pasto, cowboy<br />

di Giulia Cerpelloni<br />

Novembre 2011<br />

Prepariamo e gustiamo un piatto povero di nascita ma nobile per il palato<br />

Zuppa di fagioli con funghi<br />

L’autunno è ben inoltrato e la<br />

voglia di rientrare a casa dal<br />

lavoro e trovare un buon piatto<br />

che ti riscalda il cuore è esattamente<br />

quello che ci vuole.<br />

Per chi non è un grande esperto<br />

in cucina e per chi ha poco tempo<br />

ed ha voglia di una buona<br />

zuppa calda questa ricetta fa al<br />

caso vostro.<br />

Ingredienti per 4 persone<br />

• 25 gr di funghi secchi<br />

• olio extravergine e cipolla<br />

q.b. per il soffritto<br />

• 450 gr di fagioli borlotti<br />

surgelati<br />

• aglio<br />

• 100 gr di porcini surgelati<br />

• prezzemolo<br />

• grana<br />

• sale e pepe<br />

• dado<br />

• rosmarino<br />

Mettere a bagno i funghi secchi<br />

in acqua tiepida e lasciamrli<br />

ammorbidire.<br />

In un tegame soffriggere cipolla<br />

e un po' d'olio extravergine<br />

d'oliva. Nel frattempo tagliamo<br />

i funghi, che abbiamo lasciato<br />

in ammollo ed in seguito scolati<br />

dall'acqua, in pezzi piccoli ed<br />

unirli al soffritto.<br />

Aggiungere poi i fagioli surgelati<br />

ed il dado, lasciare così<br />

insaporire per qualche minuto,<br />

di tanto in tanto aggiungere un<br />

po' di acqua calda, attenzione<br />

non troppa perchè la zuppa<br />

deve risultare densa e corposa<br />

e non liquida.<br />

Aggiustare di sale e di pepe,<br />

aggiungere qualche ago di rosmarino<br />

tritato e far cuocere il<br />

tegame coperto sino a che i fagioli<br />

non sono morbidissimi e il<br />

brodo ristretto.<br />

In una padella soffriggere l'aglio<br />

schiacciato e privato della<br />

camicia con un po' di olio extravergine,<br />

aggiungere i funghi<br />

porcini surgelati, aggiustare<br />

con sale e pepe e un po' di prezzemolo<br />

tritato e cuocere dolcemente<br />

fino a che i funghi non<br />

diventano morbidi.<br />

Giunto il momento di servire,<br />

frullate una piccola parte della<br />

zuppa con i fagioli con il frullatore<br />

ad immersione, in modo<br />

da renderla più omogenea e<br />

Vuoi pubblicizzare la tua attività<br />

sul nostro giornale o sul sito internet?<br />

Contattaci!<br />

quintaparete@quintaparete.it<br />

cell. 349 6171250<br />

cremosa. Trasferire il tutto in<br />

una zuppiera aggiungendo la<br />

zuppa di fagioli rimasta e i porcini.<br />

Una spolverata di grana<br />

e...gnam gnam...cotto e sbafato!


Novembre 2011<br />

2010-2011: un anno di cultura e società<br />

www.quintaparete.it<br />

Due eventi importanti per pubblicizzare la nostra attività, le nostre pubblicazioni<br />

<strong>Quinta</strong> <strong>Parete</strong> ha partecipato a<br />

<strong>Verona</strong>fil e Fiera Cavalli<br />

News<br />

35

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