05.06.2013 Views

Senza Fine Senza Fine, Notturno rap - Altrestorie

Senza Fine Senza Fine, Notturno rap - Altrestorie

Senza Fine Senza Fine, Notturno rap - Altrestorie

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Senza</strong> <strong>Senza</strong> <strong>Senza</strong> <strong>Senza</strong> <strong>Fine</strong>, <strong>Fine</strong> <strong>Fine</strong> <strong>Fine</strong> <strong>Notturno</strong> <strong>rap</strong><br />

Prefazione<br />

Le forme di narrazione classiche, ispirate al romanzo ottocentesco, seguono<br />

il filo del racconto, il dipanarsi degli eventi dall’esterno. Il romanzo<br />

tradizionale ed anche il racconto, sono scritti in terza persona, implicano una<br />

osservazione degli eventi che puo’ anche commuoverci, ma non ci riguarda<br />

personalmente. I media di oggi tendono a farci vivere in prima persona<br />

emozioni che non ci appartengono. La televisione e’ passata dalla fiction<br />

tradizionale al reality. Il pubblico del grande fratello non si aspetta una storia,<br />

ma dei sentimenti, un coinvolgimento psicologico autentico, non contraffatto.<br />

Oggi i ragazzi non giocano piu’ al pilota, al vendicatore, al poliziotto mettendo<br />

in scena una storia. Crescono allenando i loro riflessi su videogame che li<br />

proiettano in situazioni in cui non devono solo guardare, raccontare, ma<br />

reagire.<br />

Il videogame ci immerge in una situazione, ci rende partecipi dell’azione. E lo<br />

fa bruscamente, come se le emozioni, gli eventi, riguardassero noi. Non piu’<br />

contemplazione, ma azione.<br />

L’inquadratura del videogame, a differenza del cinema, non prevede un<br />

linguaggio articolato tra primo piano, piano americano, campo lungo, e’<br />

un’unica soggettiva dall’inizio alla fine. Il suo messaggio e’ semplice: sei tu in<br />

gioco.<br />

Oggi dai media non cerchiamo informazioni, ma emozioni. I media non<br />

parlano alla nostra ragione, ma ai nostri sentimenti.<br />

Come le droghe psichedeliche degli anni ’60, devono aprire i nostri orizzonti,<br />

proiettarci all’interno di una emozione.<br />

Anche la letteratura risponde a questo bisogno: immergerci all’improvviso in<br />

una tempesta emotiva.<br />

Come il <strong>rap</strong>, con la sua ripetizione ossessiva scandisce le nostre emozioni,<br />

cosi’ la prosa di Francesco, continua ed insieme fratturata dal ritornello, ci<br />

proietta in una storia che profondamente ci appartiene. Ne siamo coinvolti.<br />

Siamo noi che soffriamo.


New New New New York York York York , , , , 11 11 11 11 settem settembre settem settembre<br />

bre bre 2001, 2001, 2001, 2001, alba alba alba alba<br />

<strong>Senza</strong> <strong>Senza</strong> <strong>Fine</strong><br />

<strong>Fine</strong><br />

<strong>Notturno</strong> Rap<br />

Carlo Freccero<br />

Gennaio 2007<br />

“It’s been a long, long time coming<br />

But I know a change gonna come…”<br />

Sam Cooke<br />

poiché a quest’ora della notte che notte poi non è perché è quasi mattina io continuo a<br />

contare le immagini che però scorrono troppo veloci perché possa anche solo fissarle<br />

mentre i ricordi s’ammucchiano nella casa sembra che attendano qualcuno per essere<br />

raccolti intanto diventano una montagna qualcosa che non si può neppure immaginare<br />

grande come l’Empire o forse anche più alta tutto appare così vuoto insensato penso a<br />

come fanno a reggere tutte quelle emozioni così impalate una sull’altra che se potessi le<br />

farei saltare in aria certo non le lascerei ad elevarsi così gravide solitarie indifferenti a<br />

quest’ora della notte quando tutti normalmente dormono o si nascondono nei vicoli ci si<br />

sbronza nei bar si suona ancora nei letti si fa l’amore le gambe si accavallano i piedi si<br />

toccano le mani si strusciano i pensieri avidamente si sciolgono sfilati dentro a un sogno a<br />

quest’ora della notte sento il mondo che si ammala questo spazio che si sfalda il vuoto<br />

But I Know a change gonna come…<br />

ché tu non ci sei non ci sarai domani una pila di rifiuti di là mi attende ma davvero non<br />

riesco ad alzarmi chissà quante cose ci sono di te frantumate lì dentro scatole profumi


consumati regali mozziconi ancora con la tua saliva tutto quello che hai voluto lasciare<br />

pezzetti di me un po’ ovunque tutto si dimentica mi hai detto una volta tutto torna al<br />

principio ma so che niente torna al principio tutto si stende pennellate di rabbia<br />

frustrazione desiderio il verde della bile che ricopre le pareti bottigliette di ansia<br />

rovesciate che spandono succhi gastrici così penetranti da bruciacchiare i cuscini niente<br />

torna al principio tutto gira si rimescola il brodino è quasi pronto la casa è quasi pronta<br />

tutto sta per essere inghiottito deglutito frullato nell’impianto di riciclaggio ma le<br />

immagini non si lasciano catturare cazzo fuggono di qua di là come belve ferite mi<br />

guardano con occhi disperati la loro intimità mi strangola<br />

But I Know a change gonna come…<br />

come un nastro che s’attorciglia il bioritmo è impazzito riavvolto in un silenzio pesante<br />

come quella sera a Central Park gli uccelli fermi sui rami le fontane mute le pietre nude<br />

così da sedici ore tutto s’è rovesciato anche le tue foto quelle foto stronze che hai lasciato<br />

appese sopra al tavolo mi guardano con la tua faccia sorridente facendomi sentire un<br />

cretino con le palle mosce le narici gonfie i quadri mi sbeffeggiano le sedie non mi parlano<br />

mentre il divano mi sorride con la tua faccia obliqua la cucina se ne sta buona silenziosa<br />

stordita dai rifiuti se ne frega lei che tu non ci sei ma io sto qui buttato su un cuscino a<br />

contare come facevamo da bambini per dormire ma adesso no non si può dormire il<br />

presente è così poderoso il suo silenzio mi strizza mentre intorno scompone dispone il<br />

passato scioglie veleni come il grasso dello strutto alla tele cola senza pausa dall’hot dog<br />

nausea mal di pancia dico cazzo cambia cambiando patatine e popcorn manco fossi al<br />

cinema o a Long Island ma loro se ne fregano se il fegato ci esplode tanto poi esplode<br />

anche col tuo respiro che hai lasciato appoggiato sulle cose che si espande dolcemente<br />

prima poi mi stende ma ancora no allora continuo a contare<br />

But I Know a change gonna come…<br />

il mucchio di giorni settimane ore accumulati qui dentro in sospiri baci sguardi carezze<br />

grida sorrisi posate che volano silenzio libri letti parole parole montagne di parole di non


sensi dichiarazioni d’amore che fanno male cazzo se fanno male che sono impresse qui in<br />

ogni angolo perché tu te ne sei andata ma loro no restano qui mi aleggiano intorno mi<br />

guardano mi sfregano addosso il loro spessore mi tagliano la barba mi spremono la pelle<br />

come facevi tu con i foruncoli della schiena ti piaceva vedere il bianco che usciva il sudore<br />

che montava nel mio corpo mi prendevi in giro dicendo che ero grasso che correre mi<br />

faceva bene come facevi tu nel parco o chissà dove o proprio lì l’hai conosciuta la canaglia<br />

che adesso si spalma su di te con il suo languido sorriso innamorato ma che ne sa che fino<br />

a ieri ti sdraiavi qui mi sorridevi mi stringevi mi toccavi dicevi tutte quelle cose cazzo che<br />

non si possono scordare che ne sa di quelle cose che non puoi dirgli perché che ne capisce<br />

dell’amore dei giochini strani delle porcate che pensi dei bisogni del dolore della vastità<br />

dei nostri corpi abbandonati del dopo che non ci si poteva alzare perché lo spazio ci<br />

spingeva uno sull’altro ci teneva lì che so come due polpi spolpati gettati nella notte<br />

mentre tutto si spegneva perché niente era importante solo il respiro l’odore della pelle il<br />

bruciore delle labbra la saliva che si riformava il silenzio che cresceva adesso invece<br />

But I Know a change gonna come…<br />

sono qui buttato senza pigiama i piedi nudi l’anima che mi rigira dentro tutto intorno<br />

insalata quella amara che non si può davvero inghiottire vorrei poterti parlare che tu<br />

ascoltassi come facevi sempre quando ti leggevo una storia ti piaceva sdraiarti<br />

abbandonarti alle immagini che ti scivolavano dentro le pietre si scioglievano mi sorridevi<br />

a volte ti addormentavi ti lasciavi cullare i pensieri si allentavano sembravi dirmi Marc<br />

tienimi stretta non lasciare che la notte m’inghiottisca io lì stronzo ad aspettare che il<br />

giorno arrivasse come una nuova promessa il tuo viso accanto al mio sul cuscino dove<br />

adesso c’è solo il solco della tua guancia il gesso spento del tuo calore un po’ di saliva<br />

polvere del tuo respiro mentre le altre cose mi parlano di te della tua vita ordinaria di te<br />

che ti alzavi presto per andare alla banca salivi quell’ascensore verso il cielo nessun<br />

paradiso solo l’odore aspro dei soldi dei ruffiani che ci spingono dentro che comunque ti<br />

piace perché lasci gli affanni sul bancone d’ingresso lì viaggi tra i grandi hai una tua<br />

scrivania il tuo status la tua diplomazia mascheri l’ansia che qui ci riempie la pancia<br />

t’immagino seduta sommersa dalle carte al telefono col mondo che non si ferma un


istante neppure tu perché la leva è sollevata il ritmo t’incalza se vuoi scendere non lo puoi<br />

fare ma adesso vorrei poterti parlare gridarti la rabbia tuttavia non il rancore però ti vedo<br />

lì sulla Torre serena solitaria allora lo stomaco mi si stringe la laringe s’infiamma le<br />

parole si spezzano in gola mentre questa musica va avanti sul nastro ripete all’infinito che<br />

tutto sta per cambiare mi chiedo se l’hai lasciata accesa apposta stamani io non posso<br />

placarmi continuo a fissare lo schermo<br />

But I Know a change gonna come…<br />

sbracato sul cuscino al centro della casa ché tu l’hai scelta ti piaceva il Village dicevi con<br />

le stradine piccole le scale di ferro i colori un po’ accesi che mentre disegno si riflettono<br />

nella stanza mi ricordano il tuo sguardo la domenica quando ancora un po’ sfatta ti aggiri<br />

in silenzio fumando bevendo lasciando la tazza ogni volta in un posto diverso ridendo<br />

perché sai che m’incazzo in questo disordine osceno che adesso mi imprigiona a tutti i tuoi<br />

odori al sapore di fumo alle pellicine sbucciate sotto il lavello alle tue unghie tagliate da<br />

me perché tu non riuscivi neppure a toccarle adesso chi cazzo ti aggiusta le mani ma tanto<br />

che t’importa magari proprio ora mentre qui una salsiccia gigante si spiaccica sullo<br />

schermo o un bambino gigante fa un sorriso un po’ scemo sei sdraiata nel giardino di<br />

qualche ruffiano te ne freghi di quello che accade non lo senti il rumore qui dentro mentre<br />

le tue foto mi fanno occhiatine di sbieco<br />

But I know a change gonna come…<br />

i poster di Lou Reed di Buster Keaton anche loro mi osservano come si guarda un<br />

cretino che se ne sta buttato per terra con i cuscini sotto al culo le coperte aggrumate<br />

senza mangiare tutto il giorno lo stomaco in subbuglio il telecomando vicino la notte<br />

intorno le ombre sopra qui proprio qui c’è ancora la tua impronta ti piaceva camminare<br />

sempre scalza sentire il legno crocchiare sotto i piedi a volte ci saltavi ci scivolavi ti<br />

spostavi a quattro zampe pigiando più forte con le mani le venature del parquet dicevi si<br />

muovono come i tendini nelle giunture del corpo mi piaceva vederti in quella posizione con<br />

la camicia da notte quasi sollevata il sedere mezzo nudo la pelle così delicata allora ti


stendevi restavi ferma per alcuni minuti in silenzio aspettavi che ti raggiungessi venivo ma<br />

tu mi respingevi volevi che ripetessi la cosa all’infinito ti faceva eccitare sentivi il calore<br />

montare una voglia bestiale ci consumava<br />

But I Know a change gonna come…<br />

frammenti di te dispersi un po’ ovunque neppure loro possono dormire ad esempio lì in<br />

quell’angolino passavi ore a leggere ti piacevano le storie più strane ti sentivi trasportare<br />

in lontananze infinite scrivevi per trattenere qualcosa ti circondava un silenzio nel quale<br />

sembravi sorridere a te stessa mi rimproveravi se solo mi muovevo interrompendo non si<br />

sa quale fuga della tua mente o forse sì che si sa infatti adesso non ci sei più cazzo io in<br />

silenzio parevo una statua fermo sul mio sgabello a disegnare a cercare d’inventare<br />

percorsi per i personaggi di questi fumetti che adesso sprofondano nel dolore delle mie<br />

mani ricordo anche di quando rientravi con i sacchi della spesa il pane in bocca la<br />

sigaretta accesa il cellulare appoggiato tra la spalla e l’orecchio sembravi un’equilibrista<br />

allora correvo per aiutarti ma tutto franava t’incazzavi restavamo in silenzio per almeno<br />

mezz’ora ogni volta dicevo sono proprio uno stronzo ma non potevo fermarmi come tu del<br />

resto quando mi pungolavi con il manico della scopa mentre ero seduto a disegnare ti<br />

divertivi a provocarmi la matita si fermava mi giravo ma tu stavi già uscendo così siamo<br />

andati avanti per oltre tre anni dico mica un mese quelle storie che si consumano che<br />

neppure te ne accorgi nooooo cazzo qui parliamo di anni della vita di cose sedimentate<br />

sentimenti sì di sentimenti perché dico esistono i sentimenti cosa è la vita altrimenti mica<br />

siamo santi che devono sopportare un dolore infinito a noi non ci attende nessun paradiso<br />

il paradiso è qui eppure adesso è come l’inferno lo dice anche il jingle alla tele<br />

But I Know a change gonna come…<br />

allora che cazzo c’è da meravigliarsi che non dormo con tutti i pezzetti di te che stanno<br />

ad osservarmi sbeffeggiarmi io a mordicchiare la radice di quest’ansia che mi si<br />

accartoccia dentro come un t<strong>rap</strong>ano che mi perfora sembra che stiano buttando giù il<br />

palazzo invece no il rumore è qui so che tu comunque non lo sentiresti avevi il sonno


pesante anche quando mi dicevi dai amore svegliami stanotte penetrandomi lentamente<br />

ma tu dormivi quasi non ti accorgevi allora desistevo o quando ti dovevi alzare all’alba per<br />

terminare un lavoro dovevo scuoterti per cinque minuti t’incazzavi come un’ossessa per<br />

calmarti mi alzavo a preparati il caffè anche se potevo dormire facevamo colazione in<br />

silenzio poi ti mettevi al lavoro io buttato sul letto senza prendere sonno o quando il sabato<br />

pomeriggio ti stendevi sul divano anche se dovevamo uscire restavi rannicchiata per ore<br />

con gli occhi chiusi addio passeggiata ma poi la notte sveglia fino alle tre io rincoglionito tu<br />

incazzata o quando raffreddata russavi come una dannata che mi dicevo come fa a non<br />

svegliarsi con quel rumore che gli scuote i polmoni ma tu non ti svegliavi allora andavo sul<br />

divano ma neppure lì riuscivo a prendere sonno tanto rumore facevi o quando ti<br />

addormentavi di colpo facendo l’amore avevi un’aria serena soave un viso da schiaffi che<br />

ancora mi prudono le mani tutta vita tutta esperienza quanta ce n’è d’esperienza si<br />

potrebbero riempire tutti i barattoli vuoti che sono in cucina<br />

But I Know a change gonna come…<br />

quanto ti piaceva nuotare sentire l’acqua che ti passava addosso io ti osservavo sentivo i<br />

movimenti delle tue braccia che spostavano tutta quella massa che saliva e scendeva sul<br />

tuo viso il tuo respiro era pulito il movimento leggero sembrava volessi limare il tempo<br />

come per una gara poi ci distendevamo nel letto l’odore del cloro saliva da sotto<br />

avvolgendoci ma sembrava così normale la tua pelle così liscia che non poteva distrarmi<br />

come avrebbe potuto distrarmi un po’ di cloro di fronte alla rotondità del tuo corpo che si<br />

avvolgeva tutto come una morbida spugna sembrava volersi strizzare ti piaceva stare nel<br />

letto nuda dopo la piscina farti accarezzare adesso sento quest’odore un po’ acido che mi<br />

aleggia sul viso si posa sulle narici cazzo tutto è così denso così impenetrabile lontano<br />

eppure mi gira intorno come per farsi afferrare ma non si fa afferrare è ruvido tagliente<br />

come la lama con cui ti piaceva affettare le patate in piccolissime scaglie che mi dicevo<br />

come si fa a tagliare le patate così fini tu lo sapevi fare non solo questo anche il<br />

prezzemolo le zucchine la lama scendeva veloce decisa tutto era pronto in pochi minuti ti<br />

piaceva vedere il mio sguardo un po’ ebete che ti osservava stupito neanche fosse lì a<br />

calcolare i secondi il mio viso sbattuto di fronte alla tele qui adesso a sclerale di brutto


But I Know a change gonna come…<br />

lo so che non c’è logica in questo contare senza tregua qualcosa che non si fa contare<br />

ché sfugge come un treno lanciato nella notte ma è come se dovessi di nuovo imparare<br />

percezioni reazioni colori suoni di nuovo al punto zero da cui tutto è cominciato ogni storia<br />

ogni affanno ogni promessa eppure forse davvero dovrà ricominciare anche se ora è<br />

svanito come un colpo sparato in aria nessuno sa dove va a finire ché tutto torna al<br />

principio quanto ti piaceva dirmelo me lo sbattevi in faccia con sfrontato sarcasmo che mi<br />

facevi venir voglia di uscire di mescolarmi alla calca sparire annullarmi in un luogo<br />

qualunque dove di certo non potevo incrociare quell’ironia stonata che avevi a volte<br />

stampata sul volto il silenzio m’inchioda nel labirinto neurale in cui si perdono l’odio la<br />

rabbia fottuti da questo passato che mi suona dentro come una campana incrostata<br />

rintocca i peccati le colpe tutti i misfatti commessi che vedo ciondolare sulle tue labbra<br />

tirate un attimo prima di spararmeli addosso dopo nessun ripensamento cos’era per te il<br />

pentimento adesso abbozzolato in questa luce offuscata che neppure le striature dell’alba<br />

riescono ad addolcire come un sensore sfigato misuro l’intensità dello spazio<br />

But I Know a change gonna come…<br />

vino senza alcol camicie senza stoffa sigarette senza tabacco news senza informazioni<br />

malattie senza malori compromessi senza compromissioni la vita senza la morte<br />

stronzate mucchi di stronzate di suoni d’immagini sfalsate scricchiolano sullo schermo<br />

come il nastro di Sam Cooke che mi pagaia nella testa questo ritmo sfinente come il<br />

ticchettio di una catena di montaggio rullo di bulloni lungo archi sincronizzati leghe metalli<br />

lamine sottili una precisione impeccabile che mi si spiaccica addosso mi sonda mi t<strong>rap</strong>ana<br />

come un’onda sferoidale ma non posso muovermi un viscido miscuglio di liquami<br />

m’incolla al pavimento con le immagini di te di me di quest’universo tecnologico che<br />

sbuccia la vita redime controlla gestisce pulisce l’industria il progresso cazzo questa<br />

compressione senza comprensione questa cultura d’accattonaggio macchine abbandonate<br />

in una discarica certezza improduttiva che sostiene il bisogno di voler primeggiare di


sentire lo stropicciarsi dei soldi che maneggi sul web lusso interattivo manodopera per<br />

miliardari forse è questa la tua fedeltà indissolubile il resto solo scommessa battito<br />

estemporaneo di qualcosa di cui hai un bisogno fittizio ne hai fatta di strada Emma che sei<br />

così lontana inafferrabile anche nei sogni di questi mesi sei come nascosta da una coltre<br />

di nebbia o in silenzio acquattata dietro una parete che non si può penetrare<br />

But I Know a change gonna come…<br />

ma che me ne faccio adesso dei sogni che è tutto così sgradevole grezzo puzza di marcio<br />

anche il tempo che mi spreme qui dentro quel poco di succo che ancora è rimasto intorno<br />

il tuo odore rimbalza come una palla di gomma mi s’incolla sul viso quel profumino che<br />

avevi sempre nei tuoi capelli rossi come la centrifuga di fragole che ti sparavi a colazione<br />

mai niente di normale cos’è normale per te cazzo chiedi a tutti fiducia dispensando<br />

menzogne con una faccia liscia pulita che sembra c’hai passato la cera quella che la tele<br />

spruzza nelle case ogni sera ché sì qui tutto crolla ma in questo mondo autoattrattivo la<br />

vita persiste bip fili contatti prese quella che mi collega a queste immagini che cerco di<br />

contare a queste sensazioni che non riesco a domare a queste scorie che mi tocca<br />

assorbire è tutta chimica dicevi una volta distesa nel fare l’amore ma forse pensavi al<br />

sapore dei soldi che t’impregnava le mani<br />

It’s been too hard living but I’m afraid to die<br />

Cause I don’t know what’s up there beyond the sky<br />

It’s been a long, a long time coming<br />

But I know a change gonna come…

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!