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Henning Mankell L'UOMO INQUIETO - fc60

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«Inaspettatamente un giorno di Boris non si ebbe più traccia. Come<br />

se un mago l'avesse coperto col suo manto e, sollevatolo, al suo posto ci<br />

fosse rimasto solo uno sbuffo di fumo. Ma non c'era alcun motivo di<br />

rallegrarsi. Il grande eroe dell'Unione Sovietica aveva venduto l'anima<br />

agli inglesi e, di conseguenza, anche agli americani. Non so come sia<br />

stato in grado di nascondere di essere il responsabile della morte degli<br />

agenti britannici. Ma forse non era necessario. I servizi segreti devono<br />

usare una buona dose di cinismo per poter funzionare a dovere. I<br />

contraccolpi nella Stasi e nel Kgb furono un terribile terremoto.<br />

Caddero molte teste. Ulbricht fu convocato a Mosca dove subì una<br />

specie di processo, anche se non poteva certo essere ritenuto<br />

responsabile della defezione di Boris. Anche la testa di Markus Wolf, il<br />

grande capo della Stasi, rischiò di rotolare nel cesto. E sarebbe successo<br />

se non avesse dato un ordine che ci riporta al motivo per cui sei seduto<br />

qui oggi. Un ordine che aveva la priorità assoluta.»<br />

Wallander intuì quale fosse quell'ordine. «Boris doveva essere<br />

eliminato.»<br />

«Esatto. Ma non doveva soltanto morire, doveva essere fatto in modo<br />

che sembrasse fosse stato colto dal rimorso per il suo tradimento. Si<br />

sarebbe tolto la vita lasciando una lettera di scuse, quello che aveva<br />

fatto era imperdonabile. Avrebbe inneggiato alla grandezza dell'Unione<br />

Sovietica e della Germania est, confessando di non poter più convivere<br />

con il disprezzo che provava per se stesso...»<br />

«E?»<br />

«... e se ne sarebbe andato con una buona dose di speciali pillole di<br />

sonnifero. A quei tempi lavoravo in un laboratorio alla periferia di<br />

Berlino che, ironia del caso, non era molto lontano dal Wannsee,<br />

proprio dove i nazisti avevano deciso come attuare la soluzione finale<br />

della questione ebraica. Un giorno, arrivò al laboratorio un collega<br />

nuovo.»<br />

Eber si interruppe e indicò l'agenda con la copertina marrone.<br />

«Ho dovuto cercare il suo nome. Improvvisamente, ho avuto un vuoto<br />

di memoria. Non mi è mai capitato. Forse è l'età. Succede anche a te?»<br />

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