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Henning Mankell L'UOMO INQUIETO - fc60

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dalla strada udiva le voci e le risate dei passanti. Come capita spesso in<br />

case abbandonate di recente, aveva l'impressione di sentire le voci di<br />

fantasmi. Ma non era stato per risparmiare il denaro per una camera<br />

d'albergo che aveva chiesto a Linda di dargli le chiavi<br />

dell'appartamento. Per esperienza, sapeva che le prime impressioni<br />

erano quasi sempre le più importanti quando si trattava di un'indagine.<br />

Raramente un ritorno sulla scena di un crimine poteva aggiungere<br />

qualcosa di nuovo. Ma questa volta, sapeva cosa stava cercando.<br />

Si era tolto le scarpe e si muoveva silenziosamente per non destare i<br />

sospetti dei vicini. Aveva esaminato la stanza di Hàkan von Enke e le<br />

due cassettiere di Louise. Aveva anche controllato la grande libreria che<br />

si trovava nell'ampio soggiorno, nonché gli altri cassetti e scaffali nel<br />

resto della casa. Quando, verso le dieci di sera, uscì con circospezione<br />

per andare a mangiare qualcosa, aveva ormai raggiunto una certezza.<br />

Tutte le tracce relative alla figlia disabile erano state accuratamente<br />

cancellate.<br />

Cenò in un ristorante che si qualificava come ungherese, anche se i<br />

camerieri e il personale della cucina parlavano italiano. Sull'ascensore<br />

che lo stava riportando al terzo piano, si chiese dove avrebbe dormito.<br />

C'era un divano nello studio di Hàkan von Enke, ma fu nel soggiorno,<br />

dove aveva bevuto il tè insieme a Louise, che si stese finalmente con un<br />

plaid scozzese come coperta.<br />

Verso l'una fu svegliato da un gruppo di ragazzi che tornavano a casa<br />

cantando. Nella stanza avvolta dalla penombra, un pensiero lo svegliò<br />

completamente. Era impossibile che non ci fosse la ben che minima<br />

traccia della ragazza che adesso viveva al Niklasgàrden. Non avere<br />

trovato niente, nessuna fotografia, neppure un documento, le prove di<br />

un'identità che seguono ogni cittadino svedese dalla nascita, gli creava<br />

un malessere fisico. Così si alzò e riprese a perquisire l'appartamento.<br />

Aveva portato con sé una torcia elettrica, e di tanto in tanto la<br />

accendeva per illuminare gli angoli più bui. Evitò di accendere le<br />

lampade per timore che qualche vicino nella casa di fronte si<br />

insospettisse, ma allo stesso tempo pensò alle luci che Hàkan lasciava<br />

accese tutta la notte. Era davvero così? Era possibile che l'invisibile<br />

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