Guerrilla gardeners tra gli scarti urbani - L'odore dei pomeriggi

élite.
Al variare delle situazioni muterà anche lo sfoggio di una molteplicità
di self, co-costruiti in precedenza.
Come ci ricorda Goffman:
“quando i membri di una équipe non sono in presenza del pubblico, la
conversazione spesso verte sul problema della messa in scena. Si sollevano
problemi sulla condizione degli strumenti scenici; si mettono in chiaro
atteggiamenti, linee e posizioni; si analizzano vantaggi e svantaggi delle
ribalte disponibili; si prende in esame l'entità e il carattere dell'eventuale
pubblico della rappresentazione; [...] si rimugina -post mortem-
sull'accoglienza tributata all'ultima rappresentazione.” (Goffman, 1959, pg.
203)
Durante le riunioni, ad esempio, i ragazzi della Santa Alleanza tornano
spesso sul tema del repertorio delle messe in scena. Questo tema è
probabilmente quello vissuto come più problematico.
Un esempio in tal senso è quello della divergenza tra le
rappresentazioni che i diversi membri del gruppo hanno di pubblico. Alcuni
ritengono sia necessario evitare prese di posizione che potrebbero suscitare
reazioni negative nei vicentini anziani o cattolici, poiché sono dell'idea che
chiunque sia potenzialmente un guerrilla gardener o per lo meno un
simpatizzante. Altri, invece, affermano l'insensatezza del limitarsi per
venire incontro a categorie che con ogni probabilità non vedono niente di
buono nelle attività del gruppo.
La vita di un'équipe come quella di una cellula di guerrilla gardening è
dunque doppiamente problematica: oltre alla costante ridefinizione della
propria identità, necessaria per la sopravvivenza dell'équipe stessa, essa è a
tutti gli effetti un policefalo ed “affaticato attore fabbricante impressioni”
97
97