Guerrilla gardeners tra gli scarti urbani - L'odore dei pomeriggi
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Impiegammo un po' di tempo ad elaborare ciò che era accaduto e ad<br />
accettarlo.<br />
Le signore del parco avevano fatto un “salto di qualità”<br />
riappropriandosi del parco per mezzo di un simbolo che le accomunava;<br />
uno crocifisso.<br />
Poteva sembrare una persecuzione: prima l'invasione delle madonne di<br />
gesso, poi il Cristo in croce posto a ve<strong>gli</strong>are sul vascone di via Sasso.<br />
Ma nonostante la simbologia fosse simile, l'uso che ne veniva fatto era<br />
diverso. Nel parco <strong>dei</strong> Ferrovieri non si <strong>tra</strong>ttava di una generica<br />
colonizzazione di spazi, come nel caso delle madonne poste in un gran<br />
numero di rotatorie della città.<br />
In via Sasso il capitello rappresentava un qualcosa di più profondo; si<br />
<strong>tra</strong>ttava di un modo per dire “questo è il nostro parco”, dove “nostro” si<br />
riferisce alla comunità delle signore del quartiere che si ritrovano ogni<br />
giorno in quel luogo.<br />
In termini durkheimiani si <strong>tra</strong>ttava dunque di un oggetto sacro<br />
(Durkheim, 1912; Collins, 1988).<br />
Cos'ha significato questo per i componenti della Santa Alleanza <strong>dei</strong><br />
Guerri<strong>gli</strong>eri Verdi? Dopo una prima reazione ostile, arrivammo a<br />
riconoscere che qualcosa di estremamente significativo era accaduto.<br />
Tentando di superare il nostro rifiuto per la simbologia cattolica, ci<br />
adden<strong>tra</strong>mmo un vero e proprio “dialogo interculturale” (Sclavi, 2003).<br />
Realizzammo cioè che non eravamo solo noi come gruppo ad avere<br />
ragione, ad operare una “corretta” interazione con lo spazio e i suoi abitanti.<br />
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