Guerrilla gardeners tra gli scarti urbani - L'odore dei pomeriggi

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05.06.2013 Views

Alzai dunque gli occhi verso le panchine dove erano solite sedersi le “signore del parco” e vidi che due di loro stavano venendo verso di me. In quel mentre arrivarono anche le colleghe giardiniere. Fu così che le signore ci spiegarono che erano state loro a compiere l'opera di manutenzione. Le più malandate avevano chiamato sorelle e figlie perché dessero una mano. Poi ci fecero i complimenti per la nostra iniziativa e dissero: “Che brave ragazze! Voi non andate mica in discoteca 11 !” Cos'era accaduto in quella manciata di settimane da spingere le signore del parco ad intervenire in prima persona? Se prima dell'intervento della Santa Alleanza dei Guerriglieri Verdi esse, pur non apprezzando lo stato in cui riversava il loro luogo ritrovo, si erano limitate a chiedere al Comune di intervenire, a seguito della scoperta delle nuove piante nel vascone il loro atteggiamento mutò. Forse fino a quel momento avevano percepito il parco come un qualcosa che non era veramente loro; era pubblico, cioè della collettività, del Comune di Vicenza, dello Stato, di un “noi” astratto. Non ritenevano fosse loro compito prendersene cura. Magari temevano addirittura di farlo. Se considerata rispetto a quanto emerso a posteriori, l'inazione era una premessa implicita 12 (Sclavi, 2003), una tacita conferma del senso comune (Schütz, 1971); si dava per scontato che nessuna di loro dovesse o potesse intervenire in qualche modo. È dunque probabile che l'azione della Santa Alleanza dei Guerriglieri 11 Buona parte degli anziani a cui ho rivelato il mio essere una guerrilla gardener hanno reagito collocandomi nella categoria “rari casi di giovani per bene”. 12 “Le premesse implicite si ricavano chiedendosi: come strutturavo inconsciamente, senza esserne consapevole, il campo perché questi comportamenti, questi criteri di correzione mi siano apparsi ovvi, scontati, logici?” (Sclavi, 2003, pg. 25) 84 84

Verdi abbia rappresentato per loro un evento traumatico, un fatto del tutto inaspettato capace di mutare il loro modo di vedere e intendere il parco di Via Sasso. Alfred Schütz chiama questo processo passaggio da una “provincia finita di significato” (Schütz, 1979) ad un'altra. “Solo quando facciamo esperienze che interrompono il nostro vissuto ordinario riusciamo a vedere ciò che fino a quel momento davamo per scontato e a concepire la possibilità di ricorrere a interpretazioni, significati e pratiche diverse da quelle che prima consideravamo ovvie.” (Spera, 2007, pg. 109) L'intervento si spiega allora in ragione di un sistema di rilevanze mutato e mutevole, attraverso il qualche il parco non viene più visto come un qualcosa di appartenente ad altri, ma a “mia diretta disposizione” per curarlo e lasciare la mia personale impronta. Se l'attività delle signore del parco si fosse limitata ad interventi di manutenzione, i componenti della Santa Alleanza sarebbero stati soddisfatti, ma non avrebbero avuto di sperimentare a loro volta lo spiazzamento di cui parla Schütz e di apprendere, almeno in parte, ad ascoltare gli abitanti dei quartieri oggetto degli interventi. A scardinare un'idea limitata e limitante di guerrilla gardening secondo la quale ci muovevamo fu la comparsa presso il vascone di via Sasso di un capitello [Vedi Foto 3 negli Allegati, pg. 105]. In un primo momento fummo disorientati; l'idea di un simbolo religioso non ci piaceva, eppure insieme ad esso erano stati collocati molti altri fiori, non solo nel vascone principale, ma anche in quasi tutti quelli più piccoli che si trovavano nelle vicinanze. 85 85

Verdi abbia rappresentato per loro un evento <strong>tra</strong>umatico, un fatto del tutto<br />

inaspettato capace di mutare il loro modo di vedere e intendere il parco di<br />

Via Sasso. Alfred Schütz chiama questo processo passaggio da una<br />

“provincia finita di significato” (Schütz, 1979) ad un'al<strong>tra</strong>.<br />

“Solo quando facciamo esperienze che interrompono il nostro vissuto<br />

ordinario riusciamo a vedere ciò che fino a quel momento davamo per<br />

scontato e a concepire la possibilità di ricorrere a interpretazioni, significati<br />

e pratiche diverse da quelle che prima consideravamo ovvie.” (Spera, 2007,<br />

pg. 109)<br />

L'intervento si spiega allora in ragione di un sistema di rilevanze<br />

mutato e mutevole, at<strong>tra</strong>verso il qualche il parco non viene più visto come<br />

un qualcosa di appartenente ad altri, ma a “mia diretta disposizione” per<br />

curarlo e lasciare la mia personale impronta.<br />

Se l'attività delle signore del parco si fosse limitata ad interventi di<br />

manutenzione, i componenti della Santa Alleanza sarebbero stati<br />

soddisfatti, ma non avrebbero avuto di sperimentare a loro volta lo<br />

spiazzamento di cui parla Schütz e di apprendere, almeno in parte, ad<br />

ascoltare <strong>gli</strong> abitanti <strong>dei</strong> quartieri oggetto de<strong>gli</strong> interventi.<br />

A scardinare un'idea limitata e limitante di guerrilla gardening<br />

secondo la quale ci muovevamo fu la comparsa presso il vascone di via<br />

Sasso di un capitello [Vedi Foto 3 ne<strong>gli</strong> Allegati, pg. 105].<br />

In un primo momento fummo disorientati; l'idea di un simbolo<br />

religioso non ci piaceva, eppure insieme ad esso erano stati collocati molti<br />

altri fiori, non solo nel vascone principale, ma anche in quasi tutti quelli più<br />

piccoli che si trovavano nelle vicinanze.<br />

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