Guerrilla gardeners tra gli scarti urbani - L'odore dei pomeriggi
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urlava: “disgusto! bleah!”<br />
Traduzione: “Questo non è un giardino perché non risponde ai miei<br />
canoni estetici e a quelli de<strong>gli</strong> altri inquilini, che poi sono quelli dominanti a<br />
Vicenza.”<br />
Ma perché la mia creazione sembra così brutta a tutti quelli ci mettono<br />
piede? La risposta è molto semplice: sto progressivamente realizzando un<br />
mix <strong>tra</strong> un giardino all'inglese e uno biodinamico, con alcune sezioni<br />
dedicate all'orto. Dato che il suolo che devo lavorare è mortifero come<br />
quello delle aiuole pubbliche, ho ricoperto le zone meno fertili -cioè quasi<br />
tutte- con una pacciamatura di fo<strong>gli</strong>e, che aiuta a mi<strong>gli</strong>orare la struttura del<br />
terreno.<br />
Questo rifiuto dell'idea di un giardino pulito e ordinato, che si regge<br />
sull'uso di concimi chimici, a San Giuseppe si chiama dunque “discarica”.<br />
7.2. Il caso del parchetto di via Sasso<br />
“Abitare è una facoltà umana. [...] In quanto tale può essere lobotomizzata<br />
[...], ma non soppressa del tutto.<br />
Laddove la gri<strong>gli</strong>a non è troppo stretta e si è sma<strong>gli</strong>ata, o laddove a volte<br />
essa è più rigida e indifferente, l'abitare rispunta fuori, ridefinisce lo spazio<br />
anche più squallido. L'invasione <strong>dei</strong> marciapiedi della cultura mediterranea, i<br />
graffiti sul metrò e sulle facciate <strong>dei</strong> palazzi del South ed East Bronx a New<br />
York, l'esuberanza <strong>dei</strong> mercati marocchini e algerini nella banlieue parigina,<br />
la capacità di colorare e imbiancare s<strong>tra</strong>de e case nei più squallidi ghetti Iacp<br />
del Sud d'Italia, i giardini piantati nelle scatole di latta delle barriadas e<br />
favelas latino-americane, i balconi illegali delle città del Sud-Est asiatico,<br />
sono <strong>tra</strong> i tanti segni di un possesso dello spazio che è capace di scardinare<br />
anche le gri<strong>gli</strong>e più mute.” (La Cecla, 1988)<br />
Mi recai per la prima volta in visita al parchetto di via Sasso durante<br />
un sopralluogo con alcuni componenti del gruppo di guerrilla gardening.<br />
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