Guerrilla gardeners tra gli scarti urbani - L'odore dei pomeriggi
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wilderness da prateria, orti di sogni teste di bambole. [...] L'aspetto onirico è la cosa più forte, più forte delle ragioni ambientaliste o botaniche.” (La Cecla, 2008, pg. 13) Durante la riunione fondativa della Santa Alleanza dei Guerriglieri Verdi, avevo con me una copia del libro I giardini di Manhattan di Michela Pasquali. Il volume in questione contiene un gran numero di foto dei community gardens del Lower East Side. Anche i miei colleghi guerriglieri furono colpiti dall'aspetto di questi giardini, spesso realizzati con mezzi di fortuna, eppure così eloquenti. Nel corso della mia etnografia ho visto emergere diversi approcci alla creazione delle aiuole. Da un lato c'era il desiderio di creare qualcosa che fosse un vero e proprio alter rispetto agli spazi gestiti dal Comune, ad esempio privilegiando l'asimmetria e l'uso di piante commestibili. Dall'altro emergeva però la consapevolezza di un potenziale rifiuto da parte dei nostri concittadini, per nulla abituati a composizioni poco convenzionali. Il risultato di questa ambivalenza fu un'iniziale mediazione tra le supposte esigenze comunitarie e quelle interne al gruppo, sotto forma delle due aiuole “della” Santa Alleanza nel quartiere di San Giuseppe. A posteriori mi permetto una riflessione, data dai tanti incontri/scontri avuti con gli abitanti, il più delle volte muti, ma molto eloquenti a livello corporeo. Mentre curavo le due aiuole o vagavo intorno al parco con due annaffiatoi pieni d'acqua ho collezionato soprattutto spiazzamento, sguardi sbigottiti e silenzi imbarazzati. In particolar modo c'è una panchina su cui si 76 76
sedevano spesso un gruppo di tre o quattro signore anziane, che si incontravano tutti i giorni per chiacchierare e passare i pomeriggi insieme. Quando mi vedevano sopraggiungere con i miei annaffiatoi riuscivo a percepire un'aura di disagio che emanava dai loro corpi, investendomi. Non so se mi considerassero pericolosa, strana o entrambe le cose. In ogni caso, quando arrivavo a pochi passi dalla loro panchina, potevo scorgere le bocche che si chiudevano ed immancabilmente calava un silenzio potente come una sberla. Ad un certo punto cominciai a fare apposta il percorso che costeggiava il loro angolino, per metterle alla prova. Non ottenni particolari risultati, poiché la scena si ripeteva nello stesso modo, giorno dopo giorno. Sempre a San Giuseppe decisi di appendere alla rete del parco un vaso di legno che avevo costruito basandomi su alcune foto trovate online 7 . Lo collocai nei pressi della scuola elementare del quartiere e ci misi dentro una pianta molto economica con dei fiori appariscenti. Dopo due giorni il vegetale era stato rubato. Lo sostituii con uno identico, che ebbe la stessa sorte. Costernata e avvilita, decisi di spostare il vaso di qualche metro, questa volta più vicino alle aiuole curate dal gruppo. Inoltre ci trapiantai una piantina di tagete alquanto malmessa. L'obiettivo era chiaramente quello di mettere alla prova il quartiere. Dopo una settimana tornai a controllare e trovai il contenitore vuoto. Dopo un mese rinvenni il vaso fatto a pezzi sul marciapiedi. Mi dissi allora che il capitale sociale 8 (Bagnasco, 1999, Coleman, 7 Il termine tecnico è “planter box”. Http://www.bladediary.com/category/guerrilla-gardening 8 “Coleman introduce il concetto [di capitale sociale] parlando di una specifica risorsa per l'azione “che non è depositata né negli individui né in mezzi di produzione, (ma intrinseca) alla struttura di relazioni fra due o più persone”. Si potrebbe allora anche dire che ragionare in termini di capitale sociale è considerare la società dal punto di vista del potenziale di azione degli individui che 77 77
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sedevano spesso un gruppo di tre o quattro signore anziane, che si<br />
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Quando mi vedevano sopraggiungere con i miei annaffiatoi riuscivo a<br />
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so se mi considerassero pericolosa, s<strong>tra</strong>na o en<strong>tra</strong>mbe le cose. In ogni caso,<br />
quando arrivavo a pochi passi dalla loro panchina, potevo scorgere le<br />
bocche che si chiudevano ed immancabilmente calava un silenzio potente<br />
come una sberla.<br />
Ad un certo punto cominciai a fare apposta il percorso che<br />
costeggiava il loro angolino, per metterle alla prova. Non ottenni particolari<br />
risultati, poiché la scena si ripeteva nello stesso modo, giorno dopo giorno.<br />
Sempre a San Giuseppe decisi di appendere alla rete del parco un vaso<br />
di legno che avevo costruito basandomi su alcune foto trovate online 7 . Lo<br />
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pianta molto economica con <strong>dei</strong> fiori appariscenti. Dopo due giorni il<br />
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questa volta più vicino alle aiuole curate dal gruppo. Inoltre ci <strong>tra</strong>piantai<br />
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Dopo un mese rinvenni il vaso fatto a pezzi sul marciapiedi.<br />
Mi dissi allora che il capitale sociale 8 (Bagnasco, 1999, Coleman,<br />
7 Il termine tecnico è “planter box”. Http://www.bladediary.com/category/guerrilla-gardening<br />
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“che non è depositata né ne<strong>gli</strong> individui né in mezzi di produzione, (ma intrinseca) alla struttura di<br />
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