Guerrilla gardeners tra gli scarti urbani - L'odore dei pomeriggi
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CAPITOLO 7 LA COSTRUZIONE SOCIALE DELL'AIUOLA PUBBLICA “The spatial is [...] an area of intense cultural activity. Thus I will be arguing that the empirical datum of geographical space is mediated by an edifice of social constructions which become guides for action and constraints upon action, not just idiosyncratic or pathological fantasies.” (Shields, 1991) Osservando le aiuole e molti dei parchi pubblici di Vicenza risulta difficile non scontrarsi con il concetto di costruzione sociale. “Non so quanto senso abbia fare guerrilla gardening in città...”, diceva uno dei componenti della Santa Alleanza, “c'è gia tanto verde qui”. Tra le svariate repliche a quest'affermazione che ho udito, seppur in differita, quella che mi ha colpita di più è stata questa: “Rispetto a dieci anni fa Vicenza è cambiata moltissimo. Ad esempio il parco delle Fornaci era impenetrabile, pieno di rovi... ci andavo con i miei amici quando avevo quindici, sedici anni... Ora che è stato riaperto sembra così finto... gli alberi sembrano quelli dei plastici degli architetti... tutti in fila... in ordine...” 1 Nel 1966 Berger e Luckmann hanno scritto che la costruzione sociale della realtà avviene per mezzo di tre processi dialetticamente concatenati tra di loro. “L'esteriorizzazione è il processo con cui la realtà sociale viene creata e 1 Ringrazio Enrica che mi ha aiutata a vedere il mio (e il suo quartiere) con occhi diversi, raccontandomi com'era e soprattutto come venivano utilizzate le aree verdi prima che io fossi abbastanza grande per esserne consapevole. 68 68
icreata tramite l'azione dei soggetti. Da un lato, le persone sono in grado di creare una nuova realtà sociale; dall'altro, con la loro azione continuano a riprodurla e la mantengono così in vita. [...] L'oggettivazione è il processo con cui la realtà sociale nata dall'azione umana assume una propria autonomia, retroagendo sulle persone e imponendo loro vincoli e richieste. [...] L'interiorizzazione è il processo con cui “facciamo nostre” le realtà create e ricreate socialmente con l'esteriorizzazione e divenute parzialmente autonome con l'oggettivazione. Ciò avviene innanzitutto attraverso il processo di socializzazione.” (Spera, 2007, pg. 129 e 130) Ian Hacking ha scritto che l'espressione “costruzione sociale”, dal 1966 in poi, è stata ampiamente abusata. Dal suo punto di vista le pubblicazioni sull'argomento si sprecano, perché pare che la sorgente dei costruzionismi sia imperitura. A costo di turbare Hacking, penso che a questo punto sia necessario riflettere sulle aiuole e i parchi pubblici tenendo a mente la teorizzazione di Berger e Luckmann. “Ogni giardino è una critica alla natura”, dicevano gli architetti del paesaggio in epoca barocca. Persino le tecniche di coltivazione che si rifanno ai ritmi e alle forme naturali, come la permacultura, rappresentano una deviazione umana rispetto al normale fluire della vita vegetale. Non ho idea di come i parchi pubblici del vicentino siano stati concepiti. Mi risulta dunque difficile descrivere il loro processo di costruzione sociale a partire dalla dimensione dell'esteriorizzazione. Mi viene allora in aiuto un brano tratto da una raccolta di lettere di Pia Pera e Antonio Perazzi. Quest'ultimo scrive: “Cara Pia, ho appena letto la tua ultima [lettera] e ti rispondo subito. Sono molto felice. [...] Veramente sono più agitato che felice. [...] Agitato, perché la bella 69 69
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Osservando le aiuole e molti <strong>dei</strong> parchi pubblici di Vicenza risulta<br />
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“Non so quanto senso abbia fare guerrilla gardening in città...”, diceva<br />
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Tra le svariate repliche a quest'affermazione che ho udito, seppur in<br />
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“Rispetto a dieci anni fa Vicenza è cambiata moltissimo. Ad esempio<br />
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