Guerrilla gardeners tra gli scarti urbani - L'odore dei pomeriggi

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05.06.2013 Views

quel momento arrivano Ivan ed Eva, con gli attrezzi e le piante di pomodoro. L'idea di mettere delle piante di pomodoro in una rotatoria è stata di Ivan. Se ne è discusso lungamente perché il gruppo era diviso a metà tra i favorevoli e i contrari. Io e Luca eravamo contrari, motivo per cui oltre a maledire noi stessi e il gruppo per esserci cacciati in una situazione del genere, ci sentiamo anche doppiamente stupidi per aver ceduto. La prima cosa che dice Ivan scendendo dalla macchina è: “Sono terrorizzato”. Poi resta in silenzio, raccoglie la sua vanga e si muove verso il ciglio della strada. Le macchine ci passano accanto; gli autisti ci ignorano. Quello è un punto di passaggio, non c'è niente da vedere. Solo una rotatoria vuota. Ivan è il primo ad attraversare la strada e ad addentrarsi nella rotatoria. Luca ed io lo seguiamo immediatamente, mentre Eva sta pronta con le piante vicino al muretto e Ilario ci fotografa. Nel poggiare i piedi prima in mezzo alla strada e poi sul terreno irregolare della rotatoria sento una scarica di adrenalina che mi attraversa; è la stessa sensazione che ho provato facendo guerrilla gardening la prima volta, di notte. Il passare da una situazione in cui “non stai facendo niente di male” ad una in cui sei totalmente fuori posto, con i guanti da lavoro affondati nella terra pubblica, è straniante. Camminiamo sperando che nessuno ci noti. Ivan dice che dobbiamo muoverci, che dobbiamo mettere giù le piante e andarcene al più presto. È concentrato sul terreno, lo scruta con attenzione. Sembra che stia per disinnescare una bomba. La rotatoria ha una forma oblunga irregolare e potrebbe ospitare una piccola foresta. Da un lato, oltre la strada, ci sono delle abitazioni di piccole dimensioni con giardini e orti striminziti. Sembrano le classiche 52 52

case costruite una identica all'altra e destinate alla classe operaia. I cancelli sono marroni e regolari, come andava di moda negli anni sessanta. Dall'altro lato c'è il parcheggio di un supermercato di quartiere, circondato da alberi le cui radici si stanno facendo strada nel cemento e dal muretto dove eravamo seduti. Anche il muretto è di cemento, alto circa mezzo metro, con delle scanalature verticali. Una volta giunto al centro della rotatoria Ivan si ferma e sbarra gli occhi. Nel luogo in cui aveva deciso di mettere a dimora i pomodori c'è invece una madonna di gesso contornata da ciclamini di plastica. Sul momento rimaniamo pietrificati, con le nostre vanghe in mano e la tensione che sale. Questo contrattempo compromette la nostra tabella di marcia e ci costringe a modificare leggermente il nostro piano. Ivan si sposta all'interno della rotatoria alla ricerca di un luogo alternativo che risulti comunque in vista e che non sia troppo vicino alla madonna. Tutti e tre siamo consapevoli del fatto che non possiamo invadere lo spazio della scultura di gesso, né tantomeno toglierla, perché qualcuno potrebbe prendersela molto. Questo messaggio non ha bisogno di essere espresso a parole. Non appena Ivan si sposta verso destra e indica un punto per terra Luca ed io comprendiamo che siamo sulla stessa lunghezza d'onda e cominciamo a scavare tre buche. Dopo quelli che sembrano non più di cinque secondi notiamo alle nostre spalle un signore sulla sessantina che sta attraversando la strada e sta venendo da noi. Qualcuno sibila: “Muoviamoci a finire il lavoro e scappiamo!” Il signore si piazza davanti a noi con risolutezza. Sembra enorme; ci guarda dall'alto mentre siamo accucciati a terra. Dice: “Cosa state 53 53

case costruite una identica all'al<strong>tra</strong> e destinate alla classe operaia. I<br />

cancelli sono marroni e regolari, come andava di moda ne<strong>gli</strong> anni<br />

sessanta. Dall'altro lato c'è il parcheggio di un supermercato di quartiere,<br />

circondato da alberi le cui radici si stanno facendo s<strong>tra</strong>da nel cemento e<br />

dal muretto dove eravamo seduti. Anche il muretto è di cemento, alto circa<br />

mezzo metro, con delle scanalature verticali.<br />

Una volta giunto al centro della rotatoria Ivan si ferma e sbarra <strong>gli</strong><br />

occhi. Nel luogo in cui aveva deciso di mettere a dimora i pomodori c'è<br />

invece una madonna di gesso contornata da ciclamini di plastica. Sul<br />

momento rimaniamo pietrificati, con le nostre vanghe in mano e la tensione<br />

che sale. Questo con<strong>tra</strong>ttempo compromette la nos<strong>tra</strong> tabella di marcia e ci<br />

costringe a modificare leggermente il nostro piano. Ivan si sposta<br />

all'interno della rotatoria alla ricerca di un luogo alternativo che risulti<br />

comunque in vista e che non sia troppo vicino alla madonna. Tutti e tre<br />

siamo consapevoli del fatto che non possiamo invadere lo spazio della<br />

scultura di gesso, né tantomeno to<strong>gli</strong>erla, perché qualcuno potrebbe<br />

prendersela molto. Questo messaggio non ha bisogno di essere espresso a<br />

parole. Non appena Ivan si sposta verso des<strong>tra</strong> e indica un punto per terra<br />

Luca ed io comprendiamo che siamo sulla stessa lunghezza d'onda e<br />

cominciamo a scavare tre buche.<br />

Dopo quelli che sembrano non più di cinque secondi notiamo alle<br />

nostre spalle un signore sulla sessantina che sta at<strong>tra</strong>versando la s<strong>tra</strong>da e<br />

sta venendo da noi. Qualcuno sibila: “Muoviamoci a finire il lavoro e<br />

scappiamo!”<br />

Il signore si piazza davanti a noi con risolutezza. Sembra enorme; ci<br />

guarda dall'alto mentre siamo accucciati a terra. Dice: “Cosa state<br />

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