Guerrilla gardeners tra gli scarti urbani - L'odore dei pomeriggi

ottenere l'apertura di questo Parco della Pace. Siccome la vertenza era
sempre su la costituzione... al posto di un aeroporto... sempre in qualcosa
di alternativo; in una cittadella degli studi, nel parco dell'università, in
qualsiasi altra forma, quella di avere il Parco della Pace era la cosa più
semplice da fare... più semplice...vabbè... era fattibile. E questo cosa ci ha
portato a pensare? Che entrando all'aeroporto e compiendo un'azione
illegale, pur facendo qualcosa di significativo e molto bello... avrebbe
avuto più... avrebbe raccolto la maggioranza dei consensi... nel senso...
non fai nulla di violento, denunci il tuo scopo, ti fai vedere a volto scoperto,
ti dai un'identità, fai comunque qualcosa di molto rappresentativo, invadi
uno spazio chiuso, delimitato... reti, filo spinato, guardie, per andare a
piantare dentro... piante, che erano il simbolo della vita per eccellenza.
Questo ha creato una grande contrapposizione tra base militare e Parco
della Pace; le piante che danno la vita e la caserma che la leva... era
questo... semplice ma efficace.” 19
Fin dalle prime settimane dedicate a questa ricerca mi sono chiesta se
quella particolare azione fosse stata una forma consapevole o meno di
guerrilla gardening, convinta com'ero che questo potesse fare la differenza.
Nel corso dei mesi ho parlato con molte persone che avevano
partecipato alla piantumazione. Alla domanda: “All'epoca avevi mai sentito
parlare di guerrilla gardening?” hanno risposto tutti nello stesso modo.
Quel “no” mi è stato ripetuto a tal punto da risuonare nella mia testa
come un dato di fatto. Verrebbe allora da pensare che quel gesto non sia
definibile in termini di guerrilla gardening, poiché tra coloro che l'hanno
attuato non c'era nessuno che l'avesse chiamato in questo modo. Eppure i
19 Nicola (21 anni)
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