Guerrilla gardeners tra gli scarti urbani - L'odore dei pomeriggi

diffuso su scala mondiale. Associare il guerrilla gardening che oggi ha
luogo nelle città italiane e non solo alle lotte per il diritto alla terra che
hanno coinvolto popoli interi rischia di essere fuorviante.
In tal senso risulta esemplare la scelta degli utenti di Wikipedia di
attribuire alle vicende del People's Park di Berkeley, California, la valenza
di primo episodio di guerrilla gardening. Prima del 1969 l'umanità aveva
già assistito alla creazione degli orti urbani e alle rivendicazioni contadine.
Eppure fu solo a partire da quell'anno che prese forma un modo inedito di
concepire l'occupazione dello spazio, dettato non solo da bisogni impellenti
come quello di nutrirsi, ma anche dall'esigenza di creare luoghi per la
socialità, che non fossero solo utili, ma anche belli. Quest'atteggiamento era
ovviamente frutto di un nuovo clima culturale e politico, che ebbe il suo
epicentro proprio a Berkeley.
Nella primavera del 1969 la University of California acquistò un
terreno di 2,8 acri situato nei pressi del campus di Berkeley, che fino a quel
periodo era stato utilizzato per lo più da hippies come spazio ricreativo ed
adibito ad attività sportive. L'intento era quello di radere al suolo qualsiasi
cosa si ergesse all'interno del lotto e realizzarvi un parcheggio. I lavori si
protrassero finché non vennero a mancare i fondi necessari per terminare
l'opera. Il cantiere fu abbandonato e divenne ben presto una distesa fangosa
scevra di ogni attrattiva.
Fu a quel punto che gli abitanti del luogo decisero di assumere il
controllo della situazione e di trasformare il lotto in un parco pubblico.
Centinaia di persone parteciparono ai lavori, piantumando alberi e mettendo
a dimora fiori.
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