Guerrilla gardeners tra gli scarti urbani - L'odore dei pomeriggi

CAPITOLO 2
DALLE VARIETÀ ANTICHE AI NUOVI IBRIDI
Tracciare la storia del guerrilla gardening è un'impresa a dir poco
complessa, mai tentata con lo scopo di produrre un testo che avesse valore
scientifico. Chi ha azzardato la stesura di una serie di tappe fondamentali si
è limitato a raccontare vicende alternatesi a partire dai tardi anni Sessanta
(Tracey, 2007). Ogni tentativo di scavare in un passato più remoto tende in
genere a deviare dalla ricerca delle prime tracce del guerrilla gardening,
seguendo invece le orme di popoli, comunità e singoli individui che lo
hanno in qualche modo anticipato, ma che rientrano più agevolmente nella
categoria delle fonti d'ispirazione piuttosto che in quella degli avi.
David Tracey cita, ad esempio, il popolo dei Rom:
“The Roma are believed to have first trekked out of Northwest India more
than 1000 years ago, and they have been on the road ever since. On
travelling routes they planted seedling potatoes at favored stopping places,
knowing they would be back at harvest time to reap a crop grown on
someone else's land.” (Tracey, 2007, pg. 20).
Richard Reynolds, invece, propone molti esempi più o meno attinenti,
che vanno da Emiliano Zapata a John Chapman, altrimenti noto con il nome
Johnny Appleseed, passando per il gruppo chiamato The Diggers, che nel
1649 sfidò il governo inglese e le sue leggi fondiarie realizzando un grande
orto abusivo nei pressi di Waybridge, nel Surrey. (Reynolds, 2008)
Eppure non occorre tornare così indietro nel tempo per nobilitare o
rendere legittima la storia di un fenomeno che solo recentemente si è
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