Un'artista alla moda - Istituto Superiore Statale Cardarelli
Un'artista alla moda - Istituto Superiore Statale Cardarelli
Un'artista alla moda - Istituto Superiore Statale Cardarelli
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UN’ARTISTA ALLA MODA<br />
La vita e le opere<br />
di Elsa Schiaparelli<br />
Chiara Maggiali, °B<br />
Liceo Artistico Vincenzo <strong>Cardarelli</strong><br />
Anno scolastico 00 - 010
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
Il linguaggio comunicativo di<br />
Elsa Schiaparelli<br />
Mi era capitato un paio di volte di pensare che invece di dipingere o<br />
scolpire, attività in cui riuscivo piuttosto bene, avrei potuto inventare<br />
abiti o costumi. Per inciso, ritengo che disegnare vestiti non sia una<br />
professione, ma un’arte. La consideravo un’arte molto difficile e di<br />
poca soddisfazione, perché un vestito, appena nato è già qualcosa che<br />
appartiene al passato. Spesso, devono intervenire molti elementi perché<br />
si possa realizzare un’idea che corrisponda esattamente a ciò che si ha in<br />
mente. L’interpretazione che si dà di un vestito, il modo in cui è fatto e<br />
la strana reazione che a volte riservano i materiali – questi fattori a prescindere<br />
da come l’abito viene portato, provocano tutti inevitabilmente<br />
una leggera, se non amara, delusione. Esserne soddisfatti in un certo<br />
senso è anche peggio, perché il vestito una volta creato non ti appartiene<br />
più. Un vestito non può semplicemente stare appeso <strong>alla</strong> parete come<br />
un quadro o rimanere intatto e vivere a lungo ben protetto come un<br />
libro. Un vestito vive solo se lo si indossa e, appena ciò accade, un’altra<br />
personalità ti sostituisce e lo anima – o almeno ci prova - lo esalta, lo<br />
distrugge o lo trasforma in un canto di bellezza. Più spesso diventa un<br />
banale oggetto o anche una misera caricatura di ciò che tu desideravi<br />
fosse – un sogno, un modo di esprimersi.<br />
(Shocking life, Elsa Schiaparelli 1954)<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
Due furono le donne che crearono la <strong>moda</strong> fra le due Guerre, Chanel e Schiap, l’una nata in<br />
povertà, l’altra in una situazione estremamente privilegiata.<br />
Fin da subito, Elsa iniziò a mostrare la sua determinazione e il suo forte temperamento, sognava di<br />
fare l’attrice ma la posizione della famiglia non poteva consentirle di salire su un palcoscenico. Scrisse<br />
alcune poesie, in stile vagamente dannunziano, che vennero pubblicate in un piccolo volume.<br />
Schiap non aveva ancora trovato la sua strada quando, un’amica della sorella, sposata con un<br />
ricco inglese, iniziò ad occuparsi di bambini orfani e chiese informazioni a proposito di una ragazza<br />
che potesse aiutarla. Elsa decise di cogliere l’occasione. Partì per raggiungere Londra passando<br />
per Parigi, fu il suo primo contatto con la città delle avanguardie, e il suo primo approccio con la<br />
sartoria. Un amico di famiglia la invitò ad un ballo per il quale realizzò il suo primo abita da sera<br />
tenuto insieme solo da pochi spilli.<br />
Arrivata a Londra, ad una conferenza,<br />
incontrò il conte Wendt de Kerlor, suo<br />
futuro marito che praticava e predicava<br />
dottrine filosofico-religiose d’ispirazione<br />
orientale.Si sposarono dopo poco, nel<br />
1914.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
Il diminutivo Schiap fu probabilmente<br />
introdotto in Francia<br />
per semplificare la pronuncia<br />
del suo cognome ma divenne<br />
poi una sorta di nome d’arte<br />
con cui anche lei stessa si<br />
chiama nelle sue memorie.
I due coniugi allo scoppio della prima<br />
Guerra Mondiale si trasferirono a Nizza,<br />
dove rimasero fino al 1919, data di partenza<br />
per gli Stati Uniti.<br />
Giunta a destinazione, Elsa si rese conto<br />
di quanto fosse diverso quel posto, non<br />
solo da Roma ma anche dalle città precedentemente<br />
visitate. Nel giro di un anno la<br />
sua vita cambiò, ebbe una figlia, Gogo, il<br />
marito la lasciò e suo padre morì. Si trovò<br />
sola con una bimba piccola di salute cagionevole<br />
e senza sostegno economico della<br />
famiglia di origine. Conobbe Gabrielle, ex<br />
moglie dell’artista Francis Picabia, che si<br />
offrì di occuparsi di Gogo mentre Schiap<br />
era alle ricerca di un lavoro. La conoscenza<br />
di questa donna fu fondamentale poiché<br />
le diede la possibilità di inserirsi nella<br />
vita di New York, frequentare gruppi di<br />
artisti Dada e fotografi d’avanguardia<br />
come Man Ray e Marcel Duchamp. Fu in<br />
questo periodo che avvenne l’incontro che,<br />
secondo le sue stese affermazioni, segnò il<br />
suo destino: il grande Poiret.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
Lo sport e la maglia<br />
Figura 1. Elsa Schiaparelli, golf di lana, 1927. Londra, Victoria<br />
and Albert Museum.
Un giorno accompagnai una amica americana ricca<br />
nel piccolo hotel straripante di colori che Poiret aveva in<br />
faubourg Saint-Honorè. Era la prima volta che entravo<br />
in una Maison de Couture. E mentre la mia amica sceglieva<br />
degli abiti, mi guardai intorno abbagliata.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
Silenziosamente provai dei vestiti e, dimenticando completamente dove mi trovavo, passeggiai,<br />
molto contenta di me, davanti allo specchio. Misi un mantello dal taglio ampio e largo, che<br />
sembrava fosse stato fatto per me. Era di velluto d’arredamento nero con grosse bande lucenti,<br />
doppiato in crêpe de Chine blu vivo. Era magnifico. - Perché non lo acquistate, signorina? Si direbbe<br />
fatto per voi. - Il grande Poiret in persona mi guardava e io sentii lo choc delle nostre due<br />
personalità. - Non posso, risposi. È certamente troppo caro, e quando potrei metterlo? - Non vi<br />
preoccupate del denaro, riprese […] . E poi, voi potreste portare qualsiasi cosa in qualsiasi posto.<br />
– Poi con un affascinante saluto me lo offrì. Nelle mie stanze scure, il mantello somigliava a una<br />
luce del cielo.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
(Shocking Life, Elsa Schiaparelli 1954)
Dagli anni 20 in poi, l’attività sportiva divenne una <strong>moda</strong> diffusa perciò si crearono abbigliamenti<br />
specifici. Elsa pensò che questa poteva essere la strada giusta e iniziò a realizzare abbigliamento<br />
sportivo. Nel 1925 sostenuta dal finanziamento di una amica comprò la Maison Lambal una piccola<br />
sartoria. Nel 1927 venne presentata la sua prima vera collezione all’interno del suo appartamento.<br />
Si trattava soprattutto di maglieria dai colori brillanti ispirata per lo più al Futurismo e a Poiret,<br />
realizzata con materiali nuovi come il kasha. I giochi di colore prevedevano cardigan abbinati a<br />
gonne ma anche calze e sciarpe abbinate ai completi.<br />
Il modello che poco dopo la lanciò nel campo della <strong>moda</strong> fu un particolare golf. L’aveva visto<br />
addosso ad un’amica ed era stata colpita dal suo aspetto solido, elastico e dal particolare punto a<br />
maglia fatto a mano. La lavorazione era ottenuta con 2 fili di lana che permetteva di avere come<br />
risultato un capo più resistente e, grazie alle modifiche che apportò Elsa, di creare effetti di disegno<br />
utilizzando i due fili di diverso colore. L’idea del golf trompe-l’oeil fu immediata, disegnò un<br />
grande fiocco sul davanti del golf e quando venne raggiunto l’effetto desiderato fu lei la prima ad<br />
indossare tale capo, attirando immediatamente l’attenzione del pubblico.<br />
La fantasia di Schiaparelli si scatenò e sui golf apparvero i soggetti più svariati: foulard, cravatte,<br />
schemi di cruciverba o tatuaggi. Nel giro di poco tempo tutte le signore <strong>alla</strong> <strong>moda</strong> avevano<br />
un maglione trompe-l’oeil.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
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Nel 1928 Schiap trasferì la sua attività in un appartamento nella zona della <strong>moda</strong> dove espose<br />
l’insegna “Schiaparelli pour le sport”. Schiap cercò di rinnovare tutto l’abbigliamento sportivo,<br />
utilizzando molti colori.<br />
La sua specialità erano i costumi da bagno e i pigiama da spiaggia.<br />
Nei primi anni 30 la sua produzione divenne una vera e propria Maison de Couture e così,<br />
senza alcuna conoscenza in materia, si fece strada nel campo della <strong>moda</strong>; aveva il coraggio di rischiare<br />
poiché non aveva nulla da perdere. In seguito imparò alcune regole riguardo ai vestiti, che<br />
lei stessa stabilì , aiutata d<strong>alla</strong> bellezza che l’aveva circondata durante tutta l’infanzia.<br />
Sentiva che i vestiti dovevano ispirarsi all’architettura: non bisogna mai dimenticare il corpo<br />
e bisogna usarlo come si usa la struttura di un edificio. Le linee e i dettagli stravaganti o un effetto<br />
asimmetrico devono sempre essere in stretto rapporto con questa struttura. Più il corpo viene<br />
rispettato, più vitalità acquisisce il vestito. Si possono aggiungere imbottiture e fiocchi, si possono<br />
abbassare o alzare le linee, modificare le curve, accentuare questo o quel punto, ma l’armonia deve<br />
restare. I greci, più di chiunque altro a esclusione dei cinesi, hanno capito questa regola e hanno<br />
dato ai loro dèi, anche a quelli decisamente grassi, la serenità della perfezione e il meraviglioso<br />
portamento di chi è libero.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
Dallo sport all’alta <strong>moda</strong><br />
(Shocking life, Elsa Schiaparelli 1954)
Armonia era la parola chiave delle sue creazioni.<br />
Successivamente tailleur, gonne-pantalone e abiti da sera completi di giacca divennero la specialità<br />
della casa.<br />
Schiap decise di indossare personalmente a party e ad occasioni mondane le collezioni più<br />
stravaganti, quelle che nemmeno le clienti più eccentriche e <strong>alla</strong> <strong>moda</strong> avevano il coraggio di sperimentare<br />
per prime. Ma per fare questo doveva essere accettata <strong>alla</strong> pari d<strong>alla</strong> società del lusso, una<br />
condizione che fu resa possibile dal fatto che lei non veniva dal chiuso mondo della sartoria ma da<br />
quello dell’aristocrazia e dagli artisti internazionali girovaghi, che sapevano vivere e fare gruppo in<br />
qualsiasi luogo e situazione. Elsa si sentiva un’artista. Fare un abito era un modo per intervenire<br />
nella cultura estetica di un’epoca e delle donne che lo indossavano e lo vedevano indossato. Il vestito,<br />
era il primo strumento di comunicazione interpersonale e doveva nascere, da un lato, dallo<br />
studio di chi doveva metterlo e dal contesto in cui si inseriva e dall’altro dalle idee che attraverso<br />
il suo aspetto potevano essere veicolate. Questo la portò a cercare un rapporto diretto con i suoi<br />
committenti.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
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Agli inizi degli anni 30, Schiap aveva messo a punto una sua silhouette femminile che corrispondeva<br />
allo stile e all’ideale di donna che si stava facendo strada dopo la crisi del 29. La ricchezza<br />
tornò ad essere un bene raro, che si poteva comunicare, attraverso il lusso e l’estrosità. Gli abiti,<br />
dovevano proteggere la donna dai contrattacchi del maschio, di cui stava sfidando superiorità e di<br />
cui stava invadendo il territorio. Gli abiti di Elsa, riflettevano un’intera rivoluzione sociale: difensiva<br />
di giorno ed estremamente seducente di sera.<br />
Il suo matrimonio era stata una delusione, questo la portò a pensare che la nuova donna degli<br />
anni 30 non doveva avere fiducia negli uomini. L’universo femminile cominciava a costituire un<br />
universo autonomo dove l’uomo era il nemico da fronteggiare per farsi spazio nel lavoro. Nacque<br />
così negli anni 30, la silhouette a “grattacielo”: vestiti muniti di imbottiture, dalle linee dritte e<br />
verticali e dalle spalle larghe e squadrate. Le decorazioni, fin da subito, assunsero un significato<br />
ambiguo: da un lato sembravano sottolineare la femminilità dell’indumento, dall’altro la loro collocazione,<br />
esaltava l’effetto di armatura.<br />
La Schiaparelli conquistò il comfort senza perdere la femminilità. Ad una struttura semplificata,<br />
affiancò una fantasia sfrenata, che si espresse con decorazioni e accessori. Dal 1931 cominciò<br />
ad ingrandire la sede della Maison, occupando i primi piani del palazzo in rue de la Paix e aprendo<br />
un piccolo spazio vendite nel cortile. Lo sistemò in modo che avesse l’aspetto di una imbarcazione.<br />
Insieme all’attività si era <strong>alla</strong>rgato anche il suo staff che ormai prendeva un responsabile per ogni<br />
settore e una serie di collaborazioni.<br />
Clement si occupava della creazione degli accessori e Lesage eseguiva i ricami.<br />
Collaborò con artisti come Dalì e Cocteau e con fotografi come Man Ray conosciuto a New<br />
york.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
La <strong>moda</strong> secondo Schiaparelli
Nel 1933 aprì una sede a Londra che però creò<br />
continui problemi sia dal punto di vista finanziario che<br />
organizzativo.<br />
Negli anni seguenti, l’artista continuò a lavorare sulla<br />
stessa silhouette, variandone l’immagine: comparve la<br />
linea “a scatola”, “a cono”, successivamente la linea “uccello”<br />
che comprendeva berretti alati, cappe alate, ali in<br />
spalle abbastanza grandi per volare e come decorazioni<br />
piume di pappagallini e canarini.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
Elsa Schiaparelli. Linea “uccello” .<br />
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Sperimentò una grande quantità di materiali sintetici o rielaborati chimicamente, <strong>alla</strong> ricerca<br />
di effetti particolari. Il cellophane venne utilizzato sia lavorato a tessuto sia per ricamare, sia per<br />
creare accessori trasparenti.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
Elsa Schiaparelli. Linea “uccello” .
Le collezioni a tema<br />
Nel 1935 la boutique viene trasferita in Place Vendome e diventa subito famosa per la nuova<br />
formula del “pret a porter”. Elsa non si limita solo <strong>alla</strong> produzione di abiti, ma spazia dai profumi<br />
agli accessori, bijoux ecc.<br />
Il suo scopo era quello di poter dare al cliente, la possibilità di vestirsi Schiaparelli d<strong>alla</strong> testa ai<br />
piedi, oppure scegliere solo un piccolo particolare. La boutique Schiap divenne uno dei punti obbligati<br />
della <strong>moda</strong> parigina. Le collezioni presentate divennero 4 ogni anno ed erano create ognuna<br />
secondo un tema diverso che si rispecchiava in abiti, bijoux e stampe dei tessuti. Questo metodo<br />
faceva in modo che Schiap potesse scatenare tutta la sua creatività e teatralità. Nel 1935 il tema<br />
della collezione di primavera erano le cerniere, di colori contrastanti rispetto al colore dell’abito<br />
e dalle collocazioni inattese, tali da colpire l’occhio.<br />
Elsa Schiaparelli, cerniere tema della collezione di primavera, 1935.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
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La collezione estiva del 1935 era ispirata all’oriente e comprendeva: sari, pantaloni da harem.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
Elsa Schiaparelli, sari, 1935
Non mancava la ricerca dei materiali:<br />
cape de verre era un corto mantello<br />
trasparente realizzato in rhodophane,<br />
d<strong>alla</strong> trasparenza vetrosa e il tessuto<br />
stampato a pagina di giornale che le era<br />
stato ispirato osservando una donna che<br />
usava un copricapo di carta per ripararsi<br />
dal sole, venne utilizzato per ogni indumento<br />
e accessorio.<br />
Schiaparelli, Cape de verre, in “Harper’s,Bazaar”, febbraio 1935<br />
(foto Andrè Durst).<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
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A Copenaghen, un giorno Schiap visitò il mercato del pesce, dove c’erano vecchie che restavano sedute per<br />
ore sulle rive dei canali in mezzo a un mare di pesci con le scaglie d’argento, ancora vivi e tremanti. Queste<br />
donne portavano in testa cappelli dalle strane forme, fatti con fogli di giornale piegati. Schiap osservò con<br />
attenzione e, tornata a Parigi, mandò a chiamare Colcombet, il più audace dei tessitori.<br />
disse.<br />
esclamò l’uomo <strong>alla</strong>rmato.<br />
rispose Schiap.<br />
Tagliò articoli che parlavano di lei, lusinghieri e non, in tutte le lingue, li incollò insieme come un puzzle<br />
e li fece stampare sulla seta e sul cotone. I tessuti vennero realizzati in colori di ogni genere e lei li trasformò<br />
in camicette, sciarpe, cappelli e piccoli capi per il mare.<br />
(Shocking Life, Elsa Schiaparelli 1954)<br />
Colcombet, tessuto stampato a foglio di giornale, 1935<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
Colcombet, tessuto stampato a foglio di giornale, 1935.<br />
La collezione d’autunno affrontava temi politici e si chiamava “FERMATI, GUARDA E ASCOLTA”,<br />
quasi a voler incitare ad una necessaria presa di coscienza.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
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In ottobre presentò la collezione “ESKIMO”, che tendeva ad esaltare la parte alta del corpo in modo<br />
esagerato, utilizzando inserti di pelliccia a scopo decorativo, ispirandosi al mondo del lavoro.<br />
In dicembre si recò a Mosca per rappresentare la couture francese<br />
<strong>alla</strong> “prima fiera internazionale sovietica”, da questa esperienza<br />
nacque il tema delle prime sfilate del 1936, legato al volo e ai nuovi<br />
mezzi di trasporto che iniziavano a solcare i cieli.<br />
Nella collezione dell’inverno, Elsa si adeguò <strong>alla</strong> <strong>moda</strong> che tutte<br />
le case parigine, stavano proponendo: abiti bianchi che ricordavano<br />
le statue greche. Realizzò anche modelli più vicini al suo stile, rese<br />
personali gli abiti con la sola applicazione di un nastro appoggiato<br />
sugli indumenti e ripiegato su se stesso durante il percorso. Ancora<br />
una volta interveniva il meno possibile sulla silhouette, ma suggeriva<br />
il tema di <strong>moda</strong> attraverso un elemento decorativo da usare in<br />
collocazioni e modi diversi e il nastro divenne anche un’alta cintura<br />
da stringere in vita.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
Il rapporto col surrealismo<br />
Nel 1936 iniziò un<br />
periodo particolare nella<br />
ricerca di Schiaparelli:<br />
fu come se a quel punto<br />
avesse sentito il bisogno<br />
di chiarire a se stessa i<br />
contenuti culturali del lavoro<br />
che stava facendo sul<br />
linguaggio dell’abito. Già<br />
negli anni precedenti aveva<br />
osato come nessuno aveva<br />
mai fatto prima, rifiutandosi<br />
di seguire i metodi<br />
e i contenuti tradizionali<br />
dell’alta <strong>moda</strong>; voleva che<br />
le donne fossero se stesse<br />
e che comunicassero agli<br />
altri la propria individualità.<br />
La forma del lusso<br />
che offriva alle sue clienti<br />
era quella di non seguire le<br />
regole del senso comune,<br />
anche nell’aspetto. C’era<br />
qualcosa nel suo modo di<br />
fare arte che somigliava<br />
<strong>alla</strong> comunicazione messa<br />
in atto dagli artisti dada e surrealisti, conosciuti prima a Parigi poi a New York. Si rivolse a due surrealisti,<br />
Cocteau e Dalì, per capire attraverso due diversi metodi quanto “il linguaggio dell’inconscio”, che il surrealismo<br />
stava sperimentando, potesse modificare il linguaggio degli abiti.<br />
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Dall’autunno dello<br />
stesso anno le collezioni<br />
si articolarono su<br />
doppi filoni, da un lato<br />
la stilista si concentrava<br />
sull’elaborazioni di<br />
particolari temi, attorno<br />
ai quali sviluppare<br />
le collezioni, (musica,<br />
farfalle, astronomia…)<br />
Elsa Schiaparelli, abito appartenente <strong>alla</strong> collezione de “le farfalle” 1936.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
Elsa Schiaparelli, Mantello da sera, collezione estate 1937.<br />
Fiadelfia, Philadelphia Museum of Art.<br />
...dall’altra creò su disegno di Dalì e Cocteau, capi in cui dovevano<br />
emergere il nuovo rapporto tra abito, corpo e pulsioni inconsce.<br />
Cocteau lavorò sul “doppio” e l’ambiguità. Un abito portava sulla<br />
schiena un tradizionale schema di ambiguità visiva: un vaso contenente<br />
fiori applicati in rilievo, appoggiato su una colonna era ottenuto<br />
attraverso il disegno di sagome di due profili femminili.<br />
Il mantello in tessuto lilla (la versione in collezione era di jersey<br />
di seta blu) ha il dorso ricamato da Lesage su un disegno realizzato appositamente da Jean Cocteau. Le scanalature<br />
della colonna e il vaso/profili sono in filo d’oro, gli occhi, le bocche e le foglie di seta colorata, le<br />
rose di tessuto ad applicazione.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
Elsa Schiaparelli, Giacca, collezione estate 1937.<br />
Filadelfia, Philadelphia Museum of Art.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
La giacca di lino grigio sabbia è senza collo e con<br />
il davanti incrociato, ricamato da Lesage.<br />
In basso, la firma di Cocteau. La decorazione è<br />
eseguita con lamè oro e argento e filo di seta.
Dalì invece rielaborò il tema del richiamo sessuale nascosto nella fascinazione vestimentaria. Tradusse<br />
in tessuto un soggetto già sviluppato, quello della Venere di Milo. I cassetti dovevano fare emergere quello<br />
che la più grande bellezza esteriore nasconde dietro una maschera di serenità. Gli stessi cassetti diventarono<br />
tasche con pomello, su un cappotto presentato in sfilata con un cappello “incoronato”.<br />
Elsa Schiaparelli, Modello “Scrivania”, collezione<br />
autunno inverno 1 / , in “Vogue”,<br />
1 settembre 1 (foto Cecil Beaton). Cecil<br />
Beaton usa un fondale che suggerisce gli scenari<br />
dei quadri da Dalì.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
Confronto tra Modello “Scrivania” e Venere<br />
di Milo con cassetti, Salvador Dalì,<br />
1936 Rotterdam, Museum Boymans-van<br />
Beuningen. La scultura, alta 98 cm, è realizzata<br />
in bronzo con montatura tipo gesso<br />
e nappe di pelliccia.
Da questo “frugare” all’interno della donna,<br />
emerse l’aragosta che venne dipinta sulla<br />
gonna di un abito bianco circondato da ciuffi<br />
di prezzemolo. L’abito fu subito acquistato dal<br />
personaggio dell’anno, Wallis Simpson, che<br />
lo acquisto più per la singolarità della decorazione<br />
che per la grande carica erotica e questo<br />
dimostrò che l’esperimento di Dalì era riuscito<br />
solo in parte.<br />
Elsa Schiaparelli, Abito da sera, collezione estate 1937. Filadelfia,<br />
Philadelphia Museum of Art. Il modello, di etamine<br />
di seta bianca e arancio, è stampato sul davanti . Il disegno<br />
è di Salvador Dalì.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
Successivamente Dalì disegnò un modello da sera bianco, con il velo, che mostrava vistosi strappi stampati<br />
o applicati da cui traspariva un fondo rosso come fosse carne viva, immagine di verginità infranta<br />
Elsa Schiaparelli ,“Tears dress”, 1938 circa. Philadelphia Museom of Art. L’abito lungo, con strascico a due<br />
punte, è di crepe di seta chiaro stampato con un disegno di strappi di Salvador Dalì. Il modello è completato<br />
da un velo da testa arricciato, decorato con “strappi” di tessuto rosa e rosso cupo applicati a ricamo.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
Verso la fine del ’37 disegnò, per la collezione autunno-inverno, un tailleur nero con le tasche rifinite da<br />
bocche rosse, completate da un cappello a forma di scarpa con il tacco rosso.<br />
Questo abito descriveva chiaramente la fissazione sessuale di Dalì, che nel cappello rivedeva il simbolo<br />
fallico, che veniva completato dal simbolo sessuale femminile rappresentato dalle bocche decorate sul tailleur.<br />
Questi simboli erotici dichiaravano quello che la forma rigorosa del tailleur aveva sempre cercato di<br />
mascherare. L’artista riprenderà il tema delle labbra, progettando uno degli arredamenti più kitsch che avesse<br />
mai creato, un vero divano rosa shocking, che venne collocato nella boutique Schiaparelli.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
Salvador Dalì, Mae West lips sofa,1936-1937<br />
Londra, Borough of Brighton/Sussex. Progettato per<br />
essere ricoperto con tessuto del colore del rossetto di<br />
Mae West, fu successivamente realizzato utilizzando<br />
due toni di rosso.<br />
Il surrealista giunse <strong>alla</strong> conclusione che la vera<br />
essenza della persona, intesa come immagine sociale, non si trova nel corpo ma nell’abito. L’abito come strumento<br />
di comunicazione. Lo stesso messaggio si trovava nel nuovo profumo che Schiap chiamò shocking; il<br />
flacone aveva la forma di un busto femminile (ispirato a Mae West e il tappo era coperto di fiori col marchio<br />
scritto su un metro da sarta che passava intorno al collo della boccetta).<br />
“Nacque la bottiglia di profumo a forma di donna<br />
[…]. Mi restava da trovargli un nome e da scegliere<br />
il colore della confezione.[…] Il colore d’un tratto<br />
mi si parò davanti agli occhi: brillante, impossibile,<br />
sfrontato, piacevole, pieno d’energia, come tutta la<br />
luce, tutti gli uccelli e tutti i pesci del mondo messi<br />
insieme, un colore proveniente d<strong>alla</strong> Cina e dal Perù<br />
, non occidentale; puro e non diluito. Così chiamai<br />
il profumo Shocking. La presentazione sarebbe stata<br />
Shocking e la maggior parte degli accessori e degli<br />
abiti, sarebbero stati shocking.[…] Il colore shocking<br />
si impose per sempre come un classico.”<br />
Elsa Schiaparelli, shocking, 1937 circa.Il flacone<br />
venne disegnato da Leonor Fini.<br />
Mary Jean West è stata un’attrice statunitense e, prima<br />
ancora, una star del musical: è stata inoltre il primo<br />
vero e proprio sex symbol del cinema. Fu la sceneggiatrice<br />
delle sue interpretazioni e volle sempre scegliere<br />
personalmente i partner cinematografici, cosa che<br />
sarebbe stata raramente concessa ad un’altra attrice.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
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La <strong>moda</strong>, l’inconscio e l’immaginazione poetica<br />
A questo punto gli abiti realizzati da Dalì iniziarono a starle stretti poiché erano volti a comunicare un<br />
unico significato erotico - sessuale. La <strong>moda</strong> femminile nel corso del tempo espresse fondamentalmente<br />
due contenuti: quello erotico/seduttivo, anche se in forma meno esplicita di come aveva fatto Dalì, e quello<br />
sociale. Elsa voleva ricorrere ad altri universi linguistici per esprimere altri significati.<br />
L’obiettivo del surrealismo era liberare l’immaginazione poetica e dare sfogo al mondo dei sogni. Il metodo<br />
era la libera creazione d’immagini prive di significato e di scopo, lasciate scaturire come nascono d<strong>alla</strong><br />
fantasia. Il sogno, l’infanzia, il favoloso e il meraviglioso erano le fonti cui ricorrere. Schiapparelli scoprì<br />
che questo metodo le era congeniale per creare un linguaggio vestimentario che comunicasse la dimensione<br />
interiore della donna. Capì infatti che quello che riusciva più stimolante era considerare il corpo della donna<br />
e la forma dell’indumento come pagine bianche su cui scrivere il flusso delle fantasie, che sorgevano spontaneamente<br />
nel momento in cui si metteva a lavorare su un tema; immagini isolate e precise, che nella loro<br />
libera sequenza ricostruivano il suo immaginario, come si era costruito nel tempo, attraverso mille esperienze<br />
diverse. Il problema poteva sorgere nel momento in cui queste immagini dovevano essere accostate <strong>alla</strong> realtà<br />
degli abiti e qui le venne in aiuto il ricordo di Marchel Duchamp e i suoi ready-made.<br />
Schiapparelli scelse lo stesso sistema: le figure si aggregarono sui suoi modelli senza alcun senso preciso<br />
che non fosse quello della sua fantasia e quindi della sua immaginazione, creando favole che raccontava alle<br />
donne.<br />
Nel ’38 nacque la prima collezione che seguì questo criterio, dedicata al circo. Per la prima volta una<br />
sfilata ebbe le caratteristiche di uno spettacolo, nella boutique di place Vendome gruppi di acrobati facevano<br />
i loro numeri entrando e uscendo da finestre e vetrine. La novità era nella decorazione che diventava una<br />
sorta di gioiello sul capo. I cappelli si adeguarono <strong>alla</strong> linea generale e furono piccoli feltri conici ispirati ai<br />
pagliacci, cappellini con la piuma, finte galline da accompagnare a bottoni a forma di uova.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
Elsa SChiaparelli, bozzetti per la collezione “Cirque”,1938 e Giacca (particolare) collezione “Cirque”,<br />
estate 1938, Londra, Victoria and Albert Museum.<br />
La giacca è di twill di seta rosa con un motivo di cavalli ammaestrati, tessuti in due toni di azzurro e filo<br />
metallico dorato. I quattro bottoni, a forma di trapezisti dipinti di rosa e azzurro, sono realizzati a mano in<br />
metallo e avvitati all’interno ad un gancio.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
1
Successivamente sulla stessa linea creò le collezioni<br />
estive: in “paienne” (pagana) esplorò il<br />
mito della natura, ispirandosi <strong>alla</strong> primavera di<br />
Botticelli, in “cosmique” fece emergere tutto lo<br />
splendore della natura celeste.<br />
Qui a destra completo da sera, collezione<br />
“Paienne”, autunno 1938 (foto appartenente <strong>alla</strong><br />
collezione Kharbine-Tapabar).<br />
La giacca, di velluto di seta, è decorata sul<br />
davanti con un ricamo a spighe di grano e fiori di<br />
filo metallico, perle e strass, eseguito da Lesage.<br />
Nei bottoni, di resina trasparente, sono inglobati<br />
piccoli fiori.<br />
La sfilata del ’39 si articolò attorno al tema<br />
della maschera ispirandosi <strong>alla</strong> commedia dell’arte<br />
con i suoi personaggi come Colombina,<br />
Arlecchino o Pierrot. Non è da escludere che il<br />
tema della commedia dell’arte fosse stato scelto<br />
come metafora della sensazione psicologica che<br />
la gente comune aveva di fronte <strong>alla</strong> situazione<br />
politica generale.<br />
Elsa Schiaparelli, collezione “Commedia<br />
dell’Arte”, primavera 1939, in “Vogue”, dicembre<br />
1938 (foto Erwin Blumenfeld).<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
La collezione dedicata allo commedia dell’arte fu l’ultima in cui si espresse il desiderio di Elsa di studiare<br />
il profondo significato dell’abito femminile. Tra la paura del comunismo e quella del nazismo fece ancora<br />
due sfilate: una collezione “revival”, che modificava la linea dell’abito attraverso il rigonfiamento artificiale<br />
della parte posteriore e un’ultima collezione-sfilata sul tema della musica, per alleggerire un’atmosfera ormai<br />
pesantissima. Cercò anche di allestire la boutique di Place Vendome, simboleggiando la pace attraverso un<br />
grande globo terrestre cosparso di colombe.<br />
La guerra scoppiò e negli anni seguenti non ci fu più, né il tempo né la voglia di dedicarsi al linguaggio<br />
e <strong>alla</strong> ricerca. Dopo l’inizio della guerra mise in atto una collezione pratica, ricca di grandi tasche, utile<br />
per scappare in fretta e portare con sé tutto il necessario. Inoltre c’era l’abito che da corto diventava lungo,<br />
tirando semplicemente un nastro, quindi portabile anche di sera. Era una <strong>moda</strong> utile che non rinunciava<br />
<strong>alla</strong> femminilità. In quel periodo circolavano i nuovi ricchi , queste cambiò la qualità della clientela e ebbe<br />
influenza sulla <strong>moda</strong>. Spalle larghe, vite sottili, gonne e giacche corte, pettinature complicate, scarpe ortopediche<br />
che rendevano sgraziato ogni piedino femminile, tutto questo provava che una Parigi calpestata<br />
possedeva ancora un po’ di senso dell’umorismo e per difendere la sua personalità, aveva deciso di scegliere<br />
un fronte che sfiorava il ridicolo. Subito dopo l’invasione, Elsa partì verso gli Stati Uniti per raccogliere medicinali<br />
e fondi per i bambini della zona non occupata. Contro il parere di tutti tornò per portare a termine<br />
la sua missione e riprese a lavorare, ma presto dovette fuggire per evitare i nazisti. Riuscì a tornare di nuovo<br />
in America dove, per sensibilizzare l’opinione pubblica <strong>alla</strong> situazione francese, tenne conferenze, organizzò<br />
concerti e mostre collaborando anche con Marchel Duchamp.<br />
Pensai sarebbe stato interessante proporre una mostra solo di opere moderne e d’avant garde. Per organizzarla<br />
chiesi aiuto a Marchel Duchamp […]. Marcel è un personaggio molto speciale. Nei suoi quadri, in<br />
brevi frasi pronunciate qua e là, ha dato la più perfetta definizione di surrealismo, poi, quando pensava di<br />
aver detto tutto ciò che aveva da dire, lo ha abbandonato […]. Promise di collaborare ed emergendo dolorosamente<br />
d<strong>alla</strong> sua solitudine si mise in azione con risultati sbalorditivi. Le maestose stanze furono divise<br />
con pannelli che dovevano servire ad appendere i lavori e tra i pannelli vennero stese delle corde disposte in<br />
modo da formare un labirinto che conduceva i visitatori alle diverse opere secondo un ordine organizzato<br />
per creare un preciso contrasto […]. Era una collezione di dipinti straordinaria […]. La mostra, composta da<br />
circa 80 opere fece molto scalpore, perché da essa emergeva l’influenza che la vita americana aveva esercitato<br />
sugli artisti francesi trapiantati. (Shocking Life, Elsa Schiaparelli 1954)<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
La guerra
Nel 1944 tornò in Francia subito dopo la<br />
liberazione di Parigi, qui partecipò a tutte le<br />
iniziative per far rinascere l’Alta Moda, ma la<br />
situazione era molto difficile, mancava tutto<br />
il necessario per confezionare gli abiti e quello<br />
che si riusciva a realizzare costava moltissimo.<br />
Nel ’46 Schiap tenta di ricominciare da<br />
dove aveva interrotto il lavoro, ricercando i<br />
collaboratori del passato e affidò a Dalì l’incarico<br />
di disegnare la confezione per un nuovo<br />
profumo, Le Roi Soleil. Nacque un lussuoso<br />
flacone d<strong>alla</strong> forma di un sole dorato su cui<br />
volavano delle rondini, che si ergeva su un<br />
mare blu e oro in una conchiglia d’oro.<br />
Lanciato da Christian Dior in America, il New<br />
Look rivoluzionò la <strong>moda</strong> degli anni Quaranta,<br />
cambiando l’immagine della femminilità allora<br />
in voga: spalle arrotondate e non più imbottite;<br />
gonna lunga a forma di corolla a venti centimetri<br />
da terra; vita di vespa ottenuta con un leggero<br />
bustino (guepière); tessuti raffinati e costosi al<br />
posto del panno usato durante la guerra.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
Salvador Dalì, Le Roy Soleil, 1946.
I tempi erano cambiati e la società che emergeva dalle tragedie della guerra, era totalmente diversa: la<br />
<strong>moda</strong> d’avanguardia degli anni ’30 non era più adatta. La risposta all’emergente ricca borghesia internazionale<br />
la diede Dior nel 1947 con il nuovo “New Look”.<br />
Negli anni successivi l’interesse nei confronti dell’alta <strong>moda</strong> di Schiap sembrò diminuire, infatti nel 1954<br />
ritenne che la sua avventura fosse terminata e chiuse l’atelier. Fu lo stesso anni in cui Chanel riaprì la sua<br />
maison per condurre la propria guerra personale contro il New Look.<br />
Nel 1973 Elsa morì nel sonno all’età di 83 anni.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
“SHOCKING”! THE ART AND FASHION OF ELSA SCHIAPARELLI<br />
September , 00 - January , 00<br />
Writing in The New Yorker in 1 , Janet Flanner observed that “a frock from Schiaparelli ranks like a modern canvas,” and the Paris<br />
fashion designer herself defined dressmaking as an art rather than a profession. The Philadelphia Museum of Art celebrates the extraordinary<br />
Elsa Schiaparelli--acknowledged by her contemporaries as the style arbiter of the 1 0s--in the first major retrospective<br />
exhibition and catalogue to examine the ways in which her creations mirrored the social, political, and cultural climate of her times.<br />
This survey explores the Italian-born designer’s career from its modernist beginnings in the 1 0s, through its connections with surrealism,<br />
to the upheavals of war, the business struggles in the years thereafter, and finally the closure of her salon in 1 . It is particularly<br />
appropriate that this project has been undertaken by an American museum, for Schiaparelli readily acknowledged that her special relationship<br />
with the United States--sparked by the sale of a trompe l’oeil sweater to an American buyer in 1 --was the foundation of her<br />
great success, and her impact upon and relationship with the American fashion industry is considered here in detail for the first time.<br />
Schiaparelli designed for the modern woman: she created the practical wardrobe for aviator Amy Johnson’s solo flight to the Cape Town in 1 ; the<br />
culottes for tennis champion Lily d’Alvarez that outraged the English lawn tennis establishment in 1 1; and the interchangeable wardrobe that she<br />
herself wore on her extensive travels. She had a close relationship with the Parisian artistic community, posing for Man Ray and collaborating with<br />
such artists as Salvador Dali, Jean Cocteau, Alberto Giacometti, and Marcel Vertes for designs of clothing, fabric, embroidery, jewelry, and advertising.<br />
Schiaparelli was prized by women on the best-dressed list,including Millicent Rogers, Daisy Fellowes, Mrs. Harrison Williams, and Lady Mendl,<br />
and the clothing they wore will be among the items featured in this selection. Schiaparelli’s involvement with film and theater costume was equally<br />
celebrated--her designs appeared in more than thirty motion pictures, including Every Day’s a Holiday with Mae West and Moulin Rouge with Zsa<br />
Zsa Gabor--and is the subject of study here for the first time.<br />
Presentazione per la mostra permanente del Philadelphia Museum of Art<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
…Eccentrica fino a scuotere il rosa dal suo pallore, per trasformarlo in “Shocking”, tinta cult delle sue collezioni e titolo della sua autobiografia…<br />
Francesca Tumiati, Stupore in rosa shocking, Gioia,0 /01/ 00<br />
…A anni d<strong>alla</strong> sua prima edizione in lingua inglese e francese, il libro esce per la prima volta in Italia. Questa sorta di romanzo, spesso narrata in<br />
terza persona, conduce il lettore nei meandri del processo creativo, nella realizzazione del sogno di una bambina che, credendosi brutta, si cosparge il<br />
viso di semi di fiori, perché il suo volto sbocci finalmente e diventi uno splendore. Una bambina che, da quel momento in poi, dedicherà la sua vita<br />
<strong>alla</strong> ricerca impossibile della bellezza assoluta…<br />
Ivan Cotroneo, Elsa Schiaparelli, Rolling Stone, 01/0 / 00<br />
…La <strong>moda</strong>, così come la fotografia, ha sempre incontrato difficoltà ad essere considerata arte a tutti gli effetti. È un argomento ricorrente di cui ancora<br />
oggi si dibatte. A voler semplificare e dissipare ogni dubbio, basta nominare Elsa Schiaparelli.<br />
La sua vita e la sua opera sono la testimonianza che la <strong>moda</strong> può essere arte vera, assoluta. L’haute couture di Schiap, così la chiamavano gli amici, si<br />
nutre e dialoga con l’arte. La sua invidiabile vita, raccontata appassionatamente in questo libro è la prova diretta che la creatività, in qualunque modo<br />
si manifesti, si fonda necessariamente sulle scelte che si fanno e che si può fare della propria vita un’opera d’arte…<br />
Ettore Bellotti, Moda e Arte, Domus, aprile 00 .<br />
…Fra le pagine di shocking life ricorrono, verbi come “ lottare”, “combattere”, “resistere”, spie del desiderio di infrangere convenzioni , stili e soprattutto<br />
di fuggire dal suo mondo, quello dell’alta ed oziosa borghesia…<br />
Marco Dotti, Elsa la donna-lampo, Alias. Il Manifesto- /01/ 00<br />
…Il gusto altissimo di Schiaparelli si è formato attraverso la curiosità, dal fatto di trovarsi a Parigi, conoscere e collaborare con grandi artisti e da una<br />
base culturale solida. Per fare abiti eleganti (l’eleganza è disciplina) occorre essere eleganti nella propria testa, nei propri gesti, se questi sono volgari,<br />
o banali, lo saranno anche gli abiti. Se il creatore non è colto,la sua opera sarà nelle migliori delle ipotesi inutile o copiata o banale…<br />
Ettore Bellotti, Moda e Arte, domus, aprile 00 .<br />
“Più surrealista dei surrealisti “, come osserva Natalia Aspesi nella prefazione<br />
Tuttolibri- Il genio di Elsa, 0 /1 / 00<br />
...Divertente, dissacrante, un po’ folle: nessuno provocava come lei, nessuno fra i suoi colleghi fu altrettanto audace e travolgente.<br />
Laura Laurenzi, Marisa Berenson-mia nonna Elsa Schiaparelli, l’artista, IL VENERDì di repubblica, novembre 00 .<br />
Folle perchè non sapeva decisamente nulla di sartoria. Il suo coraggio , pertanto, senza limiti e folle.<br />
Giulia Crivelli, La cerniera lampo che rivoluzionò la <strong>moda</strong>, Nova - Il Sole ore- 1/0 / 00<br />
Strano che il suo paese, l’Italia, non le abbia mai dedicato una mostra, non abbia mai celebrato una vera artista…<br />
Laura Laurenzi, Marisa Berenson-mia nonna Elsa Schiaparelli, l’artista, op.cit.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
Rassegna stampa
Cronologia, bibliografia e ringraziamenti<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
Shocking life: Elsa Schiaparelli by Elsa.<br />
Nasce a Roma il 10 settembre 1890 da una famiglia di intellettuali piemontesi e respira cultura già dai primi anni<br />
della sua vita. Ribelle ed emancipata, Elsa si sposa giovanissima e va a New York dove conosce artisti come Man<br />
Ray e Marcel Duchamp. A 25 anni, separata e con la figlia Gogo, ritorna a Parigi, decisa a rifarsi una nuova vita.<br />
Nella capitale francese conosce il celebre sarto Paul Poiret.<br />
Anni 20: L’incontro fatale con Poiret e l’ingresso nell’alta società. “i maglioni trompe l’oeil”.<br />
Le sue prime creazioni sono pullover con stampe trompe l’oeil in stile optical bianco e nero . Presto il pubblico si<br />
innamora di lei: grande successo hanno i suoi pullover lavorati a mano dalle donne armene. Le stampe sono rivoluzionarie:<br />
“a raggi X” (con la sagoma di uno scheletro come si vede da una lastra) o con le immagini di tatuaggi.<br />
Elsa Schiaparelli crea inoltre accessori sportivi e costumi da bagno: nasce il marchio “Schiaparelli pour le sport”<br />
Anni ’30: dall’armonia dei tailleurs <strong>alla</strong> nuova silhouette femminile a “grattacielo”, a“scatola”, a“cono”, a“uccello”.<br />
Nasce una nuova idea di donna: difensiva di giorno, seducente la sera.<br />
In quel periodo, Schiap lavora il tweed, arricchisce gli abiti da sera con bottoni stravaganti e realizza una mantella<br />
trasparente leggendaria. Il suo stile innovativo incanta Greta Garbo, Katharine Hepburn e le Duchessa di Windsor,<br />
sue affezionate clienti<br />
1935: lascia l’atelier di rue de la Paix e si sposta in place Vendome: nuova formula del “pret a porter”.<br />
Crea abiti in rhodophane, tessuti a stampa di foglio di giornale; inaugura le sfilate all’estero (Mosca).<br />
1936: il rapporto con il Surrealismo e il sodalizio con Dalì e Cocteau<br />
Nascono i lunghi abiti in organza con aragoste stampate, cappelli a forma di calamaio e borse d<strong>alla</strong> foggia di un<br />
telefono. Ed è proprio grazie a Dalì che la Schiaparelli realizza il famoso tailleur nero con tasche ricamate a forma<br />
di cassetti.<br />
Jacques Cocteau disegna per lei delicati profili da ricamare sugli abiti.<br />
Arrivano poi i bijoux, bottoni gioiello e profumi, che faranno scandalo come la confezione dell’eau de toilette<br />
Shocking, ispirata <strong>alla</strong> silhouette di Mae West, nel 1938.<br />
La guerra. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, prima di cercare riparo in America, a New York, Elsa<br />
realizza la collezione “Cash and Carry” con capi pieni di tasche per permettere alle donne in fuga dal conflitto di<br />
portare con sé tutto il necessario. All’estero cerca l’aiuto di artisti “alleati” per sensibilizzare l’opinione pubblica<br />
circa la situazione della Francia<br />
1954: La Maison Schiaparelli chiude.<br />
Tornata in Francia nel 1954 scrive l’autobiografia “Shocking Life” il cui titolo rimanda <strong>alla</strong> sua vita sopra le righe<br />
e al suo colore simbolo, il rosa shocking, appunto. Famosi i suoi “12 comandamenti delle donne”, una sorta di<br />
vademecum della femminilità.<br />
1973: Elsa Schiaparelli muore nel sonno all’età di 83 anni.<br />
Grande la sua eredità artistica:dall’incessante ricerca su nuovi materiali e lavorazioni, all’invenzione delle collezioni a<br />
tema, il fil rouge che unisce i capi di un marchio per una stagione. I nomi Neoclassica, Farfalle, Il Circo, Fondo del<br />
Mare, Pagana, Cosmica sono famosi nel mondo della <strong>moda</strong> e i modelli di Elsa si trovano nelle mostre e nei musei da<br />
Parigi a Philadelphia, mentre si attende ancora che l’Italia le tributi la fama che le compete. Il debito di riconoscenza<br />
sarà saldato, speriamo , da Diego della Valle che ha acquistato la sua maison di Parigi per farla rivivere.<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
0<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
- Elsa Schiaparelli, Shocking Life, Autobiografia di un artista della <strong>moda</strong>, Alet, Padova 00 . Traduzione Rossana<br />
Stanga.<br />
- Enrica Morini, Storia della <strong>moda</strong>, XVIII-XX secolo, Skira, Milano 00 .<br />
- Gillo Dorfles – Angela Vettese, Arti visive, Il novecento, Percorsi tematici, Atlas, 00<br />
- Marta Ragozzino, Surrealismo, Art dossier 10 , luglio-agosto 1 , Giunti, Firenze<br />
-Hal Foster, Rosalind Krauss, Yve- Alain Bois, Benjamin H.D Buchloh, Arte dal 1 00, Modernismo, Antimodernismo,<br />
Postmodernismo, Zanichelli, 00<br />
SITOGRAFIA<br />
www. nannimagazine.it<br />
www.philamuseum.org<br />
www.aletedizioni.it/news/pdf/secolo_ .pdf<br />
www.aletedizioni.it/news/pdf/panorama_ .pdf<br />
www.aletedizioni.it/news/pdf/rolling_ .pdf<br />
www.aletedizioni.it/news/pdf/elle.pdf<br />
www.aletedizioni.it/news/pdf/gioia_ .pdf<br />
www.aletedizioni.it/news/pdf/alias_ .pdf<br />
www.aletedizioni.it/news/pdf/vogue.pdf<br />
www.aletedizioni.it/news/pdf/venerd__ .pdf<br />
www.aletedizioni.it/news/pdf/domus1.pdf<br />
RINGRAZIAMENTI<br />
Nell’ elaborazione della tesina sono stata seguita dalle professoresse Paola Andreotti e Carla Bertozzi insegnanti<br />
rispettivamente Storia dell’ arte e Inglese. Ringrazio il professore di Italiano Gianandrea Ghirri per l’aiuto datomi<br />
per l’impaginazione e le scelte grafiche. I miei professori mi hanno via via consigliato varie letture e siti internet<br />
attraverso cui poter approfondire il tema centrale da me trattato: “il linguaggio comunicativo della <strong>moda</strong>”.<br />
Materie interessate: arte, discipline pittoriche, italiano, inglese<br />
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong>
Elsa Schiaparelli un’artista <strong>alla</strong> <strong>moda</strong><br />
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Silenziosamente provai dei vestiti e, dimenticando completamente<br />
dove mi trovavo, passeggiai, molto contenta di me, davanti<br />
allo specchio.<br />
Misi un mantello dal taglio ampio e largo, che sembrava fosse<br />
stato fatto per me.<br />
Era di velluto d’arredamento nero con grosse bande lucenti, doppiato<br />
in crêpe de Chine blu vivo. Era magnifico.<br />
- Perché non lo acquistate, signorina? Si direbbe fatto per voi.<br />
Il grande Poiret in persona mi guardava e io sentii lo choc delle<br />
nostre due personalità.<br />
- Non posso, risposi. È certamente troppo caro, e quando potrei<br />
metterlo?<br />
- Non vi preoccupate del denaro, riprese […] . E poi, voi potreste<br />
portare qualsiasi cosa in qualsiasi posto.<br />
Poi con un affascinante saluto me lo offrì.<br />
Nelle mie stanze scure, il mantello somigliava a una luce del<br />
cielo.<br />
Shocking Life, Elsa Schiaparelli, 1954