Il tradimento della medicina - Tisana Caisse combatte i tumori

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05.06.2013 Views

la signora Alessiani lascia la clinica, anziché nella prevista bara, sulle sue gambe e parte per le vacanze. Un giornalista del settimanale Oggi, Carassiti, che - in contatto con il medico per un altro caso - aveva seguito la vicenda, insegue gli Alessiani fino nelle Marche, con un fotografo. L'articolo non verrà mai pubblicato, motivi di “ordine pubblico” è la laconica spiegazione della direzione del rotocalco. Passano due anni e, nel giugno del 1993, la rete privata romana T.R.E. dedica un ampio servizio alla vicenda. Alessiani parla della sua scoperta, mostra la moglie guarita mentre assume la medicina, mostra le cartelle cliniche del 1991 con le conclusioni del professor Brunetti. “Laparotomia mediana citopubica. All'apertura del peritoneo si repertano numerose aderenze viscero-viscerali e viscero-parietali come da carcinosi peritoneale diffusa. Data l'impossibilità all'esecuzione di viscerolisi, si procede a chiusura della parete”. Ma nonostante la prognosi eufemisticamente definibile infausta, la donna è ancora lì. Ride, scherza con gli operatori, abbraccia il marito. Dai microfoni di T.R.E. Alessiani lancia un appello: “Sono stato chiuso nel più completo isolamento. Ho interessato tutti quelli che potevo interessare, nessuno si è fatto vivo. Per la prima volta chiamo ufficialmente il Ministro della Sanità (all'epoca De Lorenzo n.d.a.) affinché si interessi della questione. Nell'interesse di tutti i sofferenti di questo mondo”. Qualche giorno dopo, il 29 luglio 1993, invece che al ministero, Alessiani viene convocato al cospetto di un sostituto procuratore della repubblica. “Tra i miei studi c'è anche la ricostruzione, tramite i dati dell'autopsia, dell'esatta dinamica della morte di Benito Mussolini. Tutt'altra cosa rispetto alle varie versioni ufficiali (la ricostruzione di Alessiani è stata pubblicata su OGGI nei mesi scorsi n.d.r.). Credevo si trattasse di quello”. Invece il giudice, che aveva in bella mostra sul tavolo una videocassetta, volle sapere tutta la vicenda del cancro e alla fine mi avvisò che ero stato condannato a morte. “Mi creda - disse - ho avuto questo incarico da molto in alto. E si ricordi che l'Italia è 84

piena di falsi incidenti d'auto”. Contemporaneamente, agenti della Guardia di Finanza si recano presso la sede di T.R.E. nel quartiere romano della Balduina e consigliano perentoriamente i responsabili dell'emittente di seppellire la cassetta nel più profondo dei loro archivi e dimenticare l'accaduto. A distanza di anni, i funzionari della televisione appaiono ancora molto spaventati e - pur permettendoci di visionare il nastro e registrarne il sonoro - si sono rifiutati di rilasciarcene una copia. Il giornalista autore dell'intervista, Jacopo Santarelli, ha di lì a poco cambiato mestiere. Nel frattempo, presso il Tribunale di Roma, gli atti relativi all'affaire Alessiani continuano ad essere congelati in istruttoria, costringendo al silenzio tutti coloro che risultano coinvolti nella vicenda. Il già citato magistrato, contattato per un colloquio, rifiuta di dare spiegazioni o anche solo di parlare della faccenda. Ci ha fatto rispondere dalla segretaria che Aldo Alessiani - se vuole - ne può parlare “a suo rischio e pericolo”. È stato minacciato anche lui? Alessiani, nel frattempo, non demorde e continua in sordina i suoi esperimenti. Le guarigioni aumentano, la cura si rivela efficace per molti tipi di tumore. Chi può essere interessato a bloccare quella che, dati alla mano, potrebbe rivelarsi una cura efficace contro il cosiddetto “male del secolo”? Sembrerebbe un controsenso, ma potrebbero essere proprio le industrie farmaceutiche e la comunità scientifica. Pubblicizzare e diffondere la scoperta di Aldo Alessiani - il cui costo di realizzazione è prossimo allo zero - farebbe crollare in un colpo solo il business della ricerca. Un giro di centinaia di miliardi all'anno. Meglio che la gente continui a crepare dei tumori più disparati, piuttosto che la medicina sia privata di questa manna. Meglio che la scienza continui a brancolare nel buio, chiusa nella sua turris eburnea, convinta di essere l'unica depositaria della verità, piuttosto che fare il suo dovere, che è principalmente quello di ricercare e sperimentare qualsiasi cura venga proposta in alternativa a quelle, del tutto inefficaci, attualmente conosciute. Si tratti dell'acqua di Alessiani o di quella di Lourdes. Siano poi il laboratorio e i test sui pazienti ad emettere un 85

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Guardia di Finanza si recano presso la sede di T.R.E. nel<br />

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responsabili dell'emittente di seppellire la cassetta nel più<br />

profondo dei loro archivi e dimenticare l'accaduto. A distanza di<br />

anni, i funzionari <strong>della</strong> televisione appaiono ancora molto<br />

spaventati e - pur permettendoci di visionare il nastro e registrarne il<br />

sonoro - si sono rifiutati di rilasciarcene una copia. <strong>Il</strong> giornalista<br />

autore dell'intervista, Jacopo Santarelli, ha di lì a poco cambiato<br />

mestiere. Nel frattempo, presso il Tribunale di Roma, gli atti relativi<br />

all'affaire Alessiani continuano ad essere congelati in istruttoria,<br />

costringendo al silenzio tutti coloro che risultano coinvolti nella<br />

vicenda. <strong>Il</strong> già citato magistrato, contattato per un colloquio, rifiuta di<br />

dare spiegazioni o anche solo di parlare <strong>della</strong> faccenda. Ci ha fatto<br />

rispondere dalla segretaria che Aldo Alessiani - se vuole - ne può<br />

parlare “a suo rischio e pericolo”. È stato minacciato anche lui?<br />

Alessiani, nel frattempo, non demorde e continua in sordina i<br />

suoi esperimenti. Le guarigioni aumentano, la cura si rivela efficace<br />

per molti tipi di tumore.<br />

Chi può essere interessato a bloccare quella che, dati alla mano,<br />

potrebbe rivelarsi una cura efficace contro il cosiddetto “male del<br />

secolo”? Sembrerebbe un controsenso, ma potrebbero essere proprio<br />

le industrie farmaceutiche e la comunità scientifica. Pubblicizzare e<br />

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è prossimo allo zero - farebbe crollare in un colpo solo il business<br />

<strong>della</strong> ricerca. Un giro di centinaia di miliardi all'anno. Meglio che la<br />

gente continui a crepare dei <strong>tumori</strong> più disparati, piuttosto che la<br />

<strong>medicina</strong> sia privata di questa manna. Meglio che la scienza continui<br />

a brancolare nel buio, chiusa nella sua turris eburnea, convinta di<br />

essere l'unica depositaria <strong>della</strong> verità, piuttosto che fare il suo dovere,<br />

che è principalmente quello di ricercare e sperimentare qualsiasi cura<br />

venga proposta in alternativa a quelle, del tutto inefficaci,<br />

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