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ANNUARIO LICEO SCIENTIFICO 2011-2012 (Pdf) - Fondazione del ...

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«Le radici <strong>del</strong>la scienza<br />

si alimentano nel suolo <strong>del</strong>la vita umana.<br />

Colui al quale la buona fortuna<br />

ha permesso di cooperare<br />

all’erezione <strong>del</strong>l’edificio <strong>del</strong>la scienza<br />

troverà la sua soddisfazione e intima felicità<br />

nella coscienza di aver esplorato l’esplorabile<br />

e di aver venerato silenziosamente l’inesplorabile».<br />

(da MAX PLANCK, La conoscenza <strong>del</strong> mondo fisico)


«Allor si mosse, e io li tenni dietro».<br />

(DANTE, Inf., I, 136)<br />

Il verso con cui Dante descrive l’inizio <strong>del</strong> suo viaggio, in cui il raggiungimento<br />

<strong>del</strong> sapere sarà frutto di una molteplicità di incontri ed esperienze,<br />

non privi di momenti di incertezza, in un dialogo serrato con le guide che<br />

lo accompagnano, può essere preso un po’ arditamente a metafora <strong>del</strong><br />

concludersi, dopo cinque intensi anni, <strong>del</strong> primo ciclo <strong>del</strong> nostro Liceo.<br />

Come ho scritto loro, tutti noi siamo grati ai nostri studenti “apripista” che<br />

si accingono a tagliare il traguardo <strong>del</strong>la “maturità” per la fiducia che<br />

hanno dimostrato fin dall’inizio, insieme con le loro famiglie, per il nostro<br />

progetto di Liceo Scientifico e per la disponibilità con cui hanno seguito il<br />

cammino proposto.<br />

Anche nelle pagine di questo Annuario sono spesso loro a prendere la<br />

parola, accompagnandosi a quanti anno dopo anno sono divenuti compagni<br />

di strada, così come da loro è partita l’idea e la realizzazione di<br />

quello che è il più bel frutto che gli studenti hanno generato in questo<br />

anno: l’Albatros, quel giornale studentesco, nel cui primo editoriale si<br />

legge che la scrittura è «frutto di un esercizio di vita, <strong>del</strong>la ricerca <strong>del</strong>la<br />

forma <strong>del</strong>la vita nella sua concretezza più quotidiana: la scuola».<br />

Avere comunicato loro questa immagine di scuola, in cui le conoscenze<br />

diventano parte integrante <strong>del</strong> percorso di vita e si sedimentano nella scrittura<br />

come forma più alta di attestazione umana, ci conforta e rinnova in<br />

noi la responsabilità ad essere sempre più capaci di corrispondere alla<br />

positività che i nostri giovani hanno il diritto di sperimentare nella proposta<br />

formativa che costruiamo giorno dopo giorno per loro e con loro.<br />

Il dirigente scolastico<br />

Paola Ombretta Sternini<br />

3


Il viaggio di un anno


Il viaggio di un anno, tante cose, tanti avvenimenti<br />

Al termine di un anno pieno di cose e avvenimenti, come quello appena concluso, vogliamo proporvi<br />

alcuni dei momenti più significativi, nel desiderio di comunicare, cioè condividere, un percorso che per<br />

tutti, alunni, docenti, famiglie e responsabili, si è rivelato interessante.<br />

I ragazzi <strong>del</strong> Liceo nell’A.S. <strong>2011</strong>-<strong>2012</strong><br />

Alla fine <strong>del</strong> mese di febbraio <strong>2012</strong>, i ragazzi <strong>del</strong> Liceo hanno partecipato all’annuale viaggio di istruzione<br />

proposto dalla scuola. Le classi 1ª 2ª 3ª e 4ª si sono recate in Provenza, mentre la classe 5ª<br />

a Parigi. Le mete sono state scelte in ragione <strong>del</strong>la loro rilevanza nell’ambito dei programmi annuali.<br />

La Provenza si pone come terra di frontiera, ricca di cultura e di storia fin dall’età pre-romana.<br />

Mentre Parigi si consacra nel passaggio tra Otto e Novecento (uno dei cardini <strong>del</strong>la programmazione<br />

disciplinare) tra le capitali culturali d’Europa.<br />

7


Ecco alcuni scatti da questo che è sempre, nella storia di un anno scolastico, un momento decisivo.<br />

Il Prof. Di Camillo e Chagall<br />

Bellezza <strong>del</strong> paesaggio e segni di una tradizione millenaria:<br />

ecco in sintesi la Provenza<br />

8<br />

Fare lezione di storia <strong>del</strong>l’arte in questo modo è davvero<br />

gratificante.<br />

Foto ricordo al Pont du Gard, prima di tornare…


Anche la Défence ha il suo fascino…<br />

Cari prof., poi non dite che in gita non ci si<br />

diverte…<br />

Alcuni ragazzi di Quinta<br />

alla Tour Eiffel,<br />

uno dei simboli<br />

<strong>del</strong>la contemporaneità<br />

E, prima di tornare, uno sguardo, seguendo le indicazioni <strong>del</strong> prof.<br />

Gianfelici, sulla strada da seguire…<br />

9


SCAMBIO CULTURALE: SETTEMBRE <strong>2011</strong><br />

Nel settembre <strong>2011</strong> i ragazzi <strong>del</strong> Liceo hanno dato vita alla seconda parte <strong>del</strong>lo scambio culturale<br />

con gli alunni <strong>del</strong> Liceo Hans Furler di Oberkirch, precedentemente ospitati in Italia. Proponiamo qui<br />

di seguito alcune foto, e il programma <strong>del</strong>l’esperienza, e ricordiamo anche che alcune riflessioni a proposito<br />

sono state pubblicate sul numero 1 di Albatros (pp. 20-22).<br />

Vedute suggestive<br />

PROGRAMMA SCAMBIO<br />

Liceo Sacro Cuore – Liceo Hans Furler dal 27.09 al 30.09.<strong>2011</strong><br />

Martedì 27.09 - Partenza dal Piazzale Stazione ore 5.30. Pranzo al sacco lungo il tragitto con sosta<br />

nella pittoresca cittadina di Lucerna, in Svizzera, adagiata sul lago dei Quattro Cantoni e famosa per<br />

il lungo ponte in legno coperto sul lago. Arrivo a Oberkirch nel tardo pomeriggio e cena in ristorante<br />

con studenti tedeschi.<br />

Mercoledì 28.09 - Escursione in Francia a Strasburgo (solo studenti italiani accompagnati dai rispettivi<br />

insegnanti e dai docenti tedeschi). Nel pomeriggio partecipazione alla sessione <strong>del</strong> Parlamento<br />

Europeo e cena presso l’istituzione.<br />

10


Giovedì 29.09 - Lezioni (3 h) al liceo Hans Furler, partenza per Friburgo e visita <strong>del</strong>la città (insieme<br />

agli studenti tedeschi), porta di ingresso alla Foresta Nera nota per il duomo gotico e per la sua università,<br />

ritorno a Oberkirch e cena a scuola insieme agli studenti tedeschi.<br />

Venerdì 30.09 - Partenza per Cesena, sosta lungo il viaggio nella città di Basilea in Svizzera, gradevole<br />

cittadina sulle sponde <strong>del</strong> fiume Reno e polo chimico-farmaceutico di primissimo piano. Arrivo a<br />

Cesena in serata.<br />

I proff. Bragagni e Abati<br />

in un momento di convivialità<br />

Il Parlamento Europeo<br />

11


Albatros: la rivista degli studenti<br />

Innanzitutto, la nascita di Albatros, la rivista <strong>del</strong> Liceo, che ha visto in questo anno <strong>2011</strong>-<strong>2012</strong><br />

l’uscita dei primi due numeri (il primo in corrispondenza <strong>del</strong>l’Open Day, dicembre <strong>2011</strong>, il secondo il<br />

28 maggio <strong>2012</strong>, in occasione <strong>del</strong>lo spettacolo teatrale proposto dai ragazzi di Skenéduemila12).<br />

Albatros, animato e diretto dai ragazzi <strong>del</strong> Liceo, vuole proporsi come luogo di incontro, di scambio,<br />

di approfondimento di temi e problemi. Un luogo libero, insomma, un luogo in cui anche la dinamica<br />

<strong>del</strong> rapporto tra alunno o docente è improntato dalla volontà di una comune ricerca sugli argomenti<br />

che di volta in volta si rivelino degni di attenzione: dall’attualità alla letteratura, dalla filosofia al cinema,<br />

dalla musica ai fenomeni sismici o luttuosi che negli ultimi tempi hanno colpito la nostra regione<br />

e la nostra città. Vi alleghiamo il Diario di bordo (l’editoriale) e l’indice <strong>del</strong> secondo numero, ricordandovi<br />

che, come il primo, è interamente consultabile sul sito <strong>del</strong>la scuola in http://www.sacrocuore<br />

cesena.soluzione-web.it/Objects/Pagina.asp?ID=150&T=Albatros-Rivista Studenti n. 2.<br />

DIARIO DI BORDO<br />

“Il primo studio <strong>del</strong>l’uomo che vuole essere poeta è la conoscenza di se stesso, intera: egli cerca la<br />

sua anima, la scruta, la mette alla prova, la impara” (Rimbaud, Lettera a Paul Demeny).<br />

Scrivere è come respirare, bagnarsi <strong>del</strong> mondo e di sé fino a perdersi, o trovarsi.<br />

Imparare a scrivere è un atto di libertà, di volontà, è il grido alle<br />

viscere <strong>del</strong> mondo, non è solo il mondo. È l’uomo che si perde, non<br />

la perdizione, è l’uomo che cammina in una strada, non le indicazioni<br />

per raggiungere una meta.<br />

Questa è la scrittura che conduce l’uomo alla vita, e la vita all’uomo,<br />

e l’uomo è più uomo.<br />

Non si tratta di un esercizio di stile, ma di un esercizio di vita, <strong>del</strong>la<br />

ricerca <strong>del</strong>la forma <strong>del</strong>la vita nella sua concretezza più quotidiana,<br />

per noi: la scuola. Questa è l’unica scrittura che ha senso di esistere.<br />

INDICE <strong>del</strong> secondo numero<br />

4 L’OPEN DAY: I Numeri <strong>del</strong>la Bellezza<br />

6 L’OPEN DAY: Le Fibre <strong>del</strong>la Natura<br />

7 L’OPEN DAY: L’Ordine e il Caos<br />

8 FILOSOFANDO: Bugie e Borse Griffate<br />

10 L’INTERVISTA A...: Francesco Amadori<br />

12


Le copertine dei primi due numeri<br />

12 L’INTERVISTA A...: Costantino Esposito<br />

14 L’INTERVISTA A...: Paolo Lucchi<br />

16 L’INTERVISTA A...: Franco Mescolini<br />

18 L’INTERVISTA A...: Claudio Damiani<br />

20 L’INTERVISTA A...: Alessandro D’Avenia<br />

21 OSSERVANDO: La Chiesa di Santa Cristina<br />

22 STORIE: E mentre tutto scorre io non me ne accorgo<br />

24 STORIE: I Ragazzi e la Fatica<br />

26 FILM: This must be the place<br />

27 STORIE: Il Violinista nella Metro<br />

28 STORIE: Io e il Teatro<br />

30 STORIE: Samuel Modiano<br />

32 STORIE: Eppure non mi sono mai sentito così libero...<br />

34 LETTERANDO: L’Eleganza <strong>del</strong> Riccio<br />

35 FATTI DI SCUOLA: Gita a Parigi<br />

38 FATTI DI SCUOLA: Gita in Provenza<br />

42 LO STAFF DI ALBATROS<br />

13


Open Day<br />

Come sempre una grande cura è stata posta nella preparazione dei percorsi disciplinari da proporre<br />

alla città in occasione <strong>del</strong>l’Open Day (9 dicembre <strong>2011</strong>). Un dettagliato resoconto di alcuni dei percorsi<br />

(Matematica, Arte, Scienze) è già stato proposto in Albatros 2 (pp. 4-7). Di seguito vi segnaliamo<br />

gli altri due itinerari, di area linguistica e umanistica.<br />

AREA LINGUISTICA<br />

“Spagna e Germania: viaggio attraverso tradizioni culinarie e curiosità culturali”<br />

Hanno partecipato Rita (classe Seconda) e Chiara (classe Terza) per Tedesco, Camilla (classe<br />

Seconda), Elena, Matteo (classe Terza) e Alessandro Sgrignani (classe Prima) per spagnolo. I ragazzi<br />

hanno preparato a casa dolci natalizi tipici <strong>del</strong>le due culture, e, per spagnolo, con l’aiuto <strong>del</strong>la<br />

Madrelingua Marta, anche alcuni piatti tipici non natalizi, come la “tortilla de patatas”, il “gazpacho”<br />

e i “churros”. Nel laboratorio linguistico sono stati allestiti tavoli con tutti questi cibi. L’attività si è svolta<br />

in questo modo: i partecipanti si sedevano nelle postazioni, indossando le cuffie, e i ragazzi, dalla<br />

cattedra, si alternavano nell’illustrare alcune tradizioni e curiosità relative ai due paesi. Sono state<br />

mostrate le foto <strong>del</strong>lo scambio culturale e una presentazione in Power Point sulle tradizioni natalizie<br />

tedesche (illustrate in tedesco e poi in italiano); successivamente è stato mostrato prima un video con<br />

immagini tipiche <strong>del</strong>la gastronomia spagnola e <strong>del</strong>le abitudini sociali (le “tapas”, il mangiare fuori, il<br />

trovarsi in compagnia, gli ingredienti mediterranei <strong>del</strong>la cucina), di cui veniva letto il testo in spagnolo<br />

mentre scorrevano le immagini (e ai partecipanti era stato dato un foglio con domande a risposta<br />

multipla su un lato – per vedere se con le immagini e la spiegazione in spagnolo riuscivano a rispondere<br />

– e, sull’altro, la traduzione <strong>del</strong> testo); infine sono state mostrate foto di dolci tipici natalizi, accompagnate<br />

da didascalie in italiano, che venivano però illustrate in lingua.<br />

Riportiamo il testo spagnolo <strong>del</strong>la presentazione:<br />

España es sol, alegría, luz y color. La belleza de las ciudades se manifiesta en las plazas, la arquitectura<br />

y los monumentos, y sobre todo en la gente. Turistas y habitantes llenan las calles y los lugares de<br />

encuentro. Y la comida es el principal elemento de unión. Pan, pescado, jamón y aceite: alimentos<br />

sencillos y aptos para todo momento, acompañados por una cerveza o un vaso de vino. Platos rápi-<br />

14


Nelle due foto l’allestimento dei tavoli<br />

dos pero apetitosos, ejemplos de una gastronomía cuyo principal ingrediente es el placer de la compañía.<br />

Restaurantes, tabernas y bares ofrecen pequeños tesoros de sabores y colores: las tapas, que<br />

nacieron antiguamente de la necesidad de tapar el vaso con un platito para protegerlo de las moscas.<br />

Y en ese platito se ponía una pequeña cantidad de comida para acompañar la bebida. Patatas,<br />

jamón, frutos secos, olivas, tortilla, pescadito, calamares... No hay límites a la fantasía en los ingredientes<br />

y en la elaboración de las tapas. El tapeo, o sea el ritual de comer o cenar a base de tapas,<br />

es típico de los españoles de todas las edades. ¡Y normalmente les gusta mucho a los turistas! La cocina<br />

española es variada, sabrosa y coloreada: el color rojo <strong>del</strong> gazpacho, una sopa fría a base de<br />

tomate, o de la sangría, una bebida con vino y fruta, y el color amarillo de la tortilla de patatas y de<br />

los churros, una masa frita y cubierta de azúcar que se suele comer con chocolate para desayunar o<br />

merendar. Un elemento que siempre está presente en los bares de tapas, tanto en los tradicionales<br />

como en los modernos, es la pizarra en la que cada mañana se escriben los platos <strong>del</strong> día y las recomendaciones<br />

de la casa. Aquí solo podrán ver y probar tortilla, gazpacho, churros y sangría, pero si<br />

van a España... les recomendamos que prueben todos los platos típicos! ¡Que aproveche!<br />

Traduzione italiana:<br />

La Spagna è sole, allegria, luce, colore. La bellezza <strong>del</strong>le città si manifesta nelle piazze, nell’architettura<br />

e nei monumenti, ma soprattutto nella gente. Turisti e abitanti riempiono le strade e i luoghi di<br />

incontro. E il cibo è il principale elemento di unione. Pane, pesce, prosciutto e olio: alimenti semplici<br />

e adatti a ogni momento, accompagnati da una birra o un bicchiere di vino. Piatti veloci ma appeti-<br />

15


tosi, esempi di una gastronomia il cui ingrediente principale è il piacere <strong>del</strong>la compagnia. Ristoranti,<br />

taverne e bar offrono piccoli tesori di sapori e colori: le tapas, che nacquero dall’esigenza di coprire<br />

(tappare) il bicchiere con un piattino per proteggerlo dalle mosche. E in quel piattino di metteva una<br />

piccola quantità di cibo per accompagnare la bevanda. Patate, prosciutto, frutta secca, olive, tortilla,<br />

pesciolini, calamari... Non c’è limite alla fantasia negli ingredienti e nella preparazione <strong>del</strong>le tapas.<br />

Il tapeo, ovvero il rito di pranzare o cenare a base di tapas, è tipico degli spagnoli di ogni età. E di<br />

solito piace molto ai turisti! La cucina spagnola è varia, saporita e colorata: il rosso <strong>del</strong> gazpacho, una<br />

crema fredda a base pomodoro, o <strong>del</strong>la sangría, una bevanda con vino e frutta, e il giallo <strong>del</strong>la tortilla<br />

di patate e dei churros, bastoncini di pastella fritti e coperti di zucchero che si mangiano generalmente<br />

a colazione o a merenda, bagnati nella cioccolata calda. Un elemento immancabile nei bar di<br />

tapas, sia in quelli tradizionali che in quelli moderni, è la lavagna su cui ogni mattina si scrivono i piatti<br />

<strong>del</strong> giorno e i consigli <strong>del</strong>la casa. Qui potrete vedere e assaggiare solo tortilla, gazpacho e churros,<br />

ma se andate in Spagna...vi raccomandiamo di assaggiare tutti i piatti tipici.<br />

Buon appetito!<br />

AREA UMANISTICA<br />

José Mourinho e Marco Tullio Cicerone: come l’arte <strong>del</strong>la retorica attraversa i secoli<br />

Il percorso è stato realizzato da studenti di classe Prima e classe Quarta, e, a partire dall’analisi retorica<br />

e stilistica di due testi (l’incipit <strong>del</strong>la Prima Catilinaria di Cicerone, e il contenuto di una celeberrima<br />

conferenza stampa di José Mourinho), ha mostrato come la retorica, in tutti i tempi, sia davvero<br />

una sorta di repertorio di strumenti per rendere efficace e ‘positivo’ il proprio punto di vista.<br />

150 anni di sussidiarietà<br />

Quest’anno una sezione <strong>del</strong>l’Open Day è stata dedicata alla storia <strong>del</strong>l’Italia unita. Lo spunto è stato<br />

offerto dalla mostra sui “150 anni di sussidiarietà” esposta al meeting di Rimini che abbiamo esposto<br />

nella nostra scuola in occasione <strong>del</strong>l’Open Day. I ragazzi <strong>del</strong>la scuola (Agnese Faberi, Beatrice Serra,<br />

Teresa Consalici, Lorenzo Belluzzi) hanno presentato e spiegato ai visitatori i pannelli più significativi<br />

<strong>del</strong>l’esposizione, cominciando dall’analisi <strong>del</strong> rapporto Stato-Chiesa all’indomani <strong>del</strong>l’Unità d’Italia<br />

(parlando per esempio <strong>del</strong>la legge <strong>del</strong>le guarentigie, <strong>del</strong> non expedit, <strong>del</strong>l’enciclica Rerum Novarum).<br />

In seguito, il percorso espositivo si è focalizzato sugli anni <strong>del</strong> fascismo, sulla firma dei Patti<br />

Lateranensi, approfondendo l’operato nella società civile <strong>del</strong>le associazioni cattoliche durante il fascismo,<br />

sottolineando soprattutto l’importanza <strong>del</strong>l’Azione Cattolica come baluardo di un’educazione<br />

autonoma e libera rispetto alle mire totalizzanti <strong>del</strong>l’apparato fascista. Infine, un attento esame è stato<br />

rivolto alla grande stagione <strong>del</strong>la Costituente in cui le diverse forze politiche hanno collaborato alla<br />

scrittura degli articoli <strong>del</strong>la nostra costituzione.<br />

16


Un momento <strong>del</strong>la spiegazione, grazie a Teresa, studentessa di Quinta<br />

L’anniversario <strong>del</strong>l’Unità d’Italia è stato dunque celebrato dalla nostra scuola cercando di evidenziare<br />

come tale unità sia il frutto <strong>del</strong>la compenetrazione, sempre critica e mai <strong>del</strong> tutto pacifica ma comunque<br />

innegabile, tra i diversi elementi presenti nella cultura, nella politica e nella società civile. In questo<br />

senso, il lavoro fatto ci è parso fecondo, soprattutto perché non ha voluto prendere la forma di una<br />

stanca e retorica celebrazione, ma configurarsi come un’operazione di memoria attiva, ossia capace<br />

di essere efficace anche nel presente, ricordando e testimoniando come la nostra storia abbia vissuto<br />

i suoi momenti più alti (anche nelle tragedie vissute nel corso dei decenni che ci separano dal suo inizio)<br />

in virtù <strong>del</strong> dialogo a più voci istauratosi in alcuni frangenti cruciali <strong>del</strong>la storia nazionale. È proprio<br />

la compresenza di queste differenti ispirazioni socio-culturali che ci sembra la dimensione strutturale,<br />

anche se troppo spesso dimenticata o travisata da opposte e speculari ideologie, <strong>del</strong> nostro<br />

Paese.<br />

17


Percorsi interdisciplinari<br />

ITALIANO E MATEMATICA<br />

COMPRENSIONE E ANALISI DEL TESTO: l’italiano e la matematica aiutano a riconoscere gli errori più<br />

comuni e a imparare a evitarli<br />

CLASSE: 2º <strong>LICEO</strong><br />

Nel mese di maggio le insegnanti di italiano e matematica hanno sottoposto all’attenzione degli studenti<br />

di seconda due testi, uno per disciplina, strutturati sulla falsa riga <strong>del</strong>la prova INVALSI con la<br />

quale di lì a poco si sarebbero dovuti confrontare.<br />

L’attività è stata pensata per far comprendere agli studenti la tipologia di errori nella quale più frequentemente<br />

incorrono e per insegnare loro in quale modo evitarli o prevenirli.<br />

Il linguaggio, infatti, non è soltanto una sorgente di difficoltà, ma gioca un ruolo fondamentale nei processi<br />

di apprendimento; per questo motivo vi è l’esigenza di elaborare strumenti per identificare e interpretare<br />

diversi comportamenti linguistici che influenzano pesantemente le prestazioni in matematica, latino,<br />

italiano; inoltre vi è l’esigenza di trarre le conseguenze <strong>del</strong>le analisi e giungere a definire e progettare<br />

attività didattiche mirate al superamento <strong>del</strong>la separazione fra educazione linguistica e scientifica.<br />

“Se si assume che il pensiero è una forma di comunicazione, allora la qualità <strong>del</strong> linguaggio influenza<br />

la qualità <strong>del</strong> pensiero e la competenza linguistica assume un’importanza decisiva… le difficoltà di<br />

comunicazione sono da considerarsi gravi e tali da ostacolare pesantemente i processi di apprendimento<br />

e di valutazione scolastica…” (Pier Luigi Ferrari)<br />

L’attività ha stimolato l’attenzione di qualcuno, che si è dimostrato interessato e ha cercato di utilizzare<br />

al meglio la possibilità che gli veniva data.<br />

In entrambe le discipline gli studenti hanno lavorato su uno o più testi, analizzando l’uso specifico <strong>del</strong>la<br />

lingua e <strong>del</strong> linguaggio matematico, il tipo di richiesta proposta dal quesito o dal testo e infine la forma<br />

con cui tale richiesta veniva presentata.<br />

Immediati sono stati i risultati: gli studenti si sono infatti accorti che molti errori commessi dipendono<br />

dall’incapacità di qualcuno di loro di comprendere appieno il testo o semplicemente dalla superficia-<br />

18<br />

Approfondimenti


lità con cui ci si accosta ad esso. Si è cercato allora di far comprendere come a volte basti davvero<br />

poco per migliorare la qualità <strong>del</strong> proprio operato e dare un valore al lavoro che viene proposto; allo<br />

stesso modo l’attività ha consentito di dimostrare l’importanza di un’analisi accurata e <strong>del</strong>la comprensione<br />

di qualsiasi tipo di scritto, sia esso di lingua italiana o un problema di matematica, in ambito<br />

scolastico così come nella propria esperienza quotidiana anche quando leggiamo ad esempio un articolo<br />

di cronaca sportiva.<br />

Le docenti M.Grazia Corzani e Chiara Chiappini<br />

ITALIANO E INGLESE<br />

COMPRENSIONE E ANALISI DEL TESTO: modulo interdisciplinare di italiano e inglese<br />

CLASSE: 1º <strong>LICEO</strong><br />

Nel corso <strong>del</strong> secondo Quadrimestre le insegnanti di italiano e inglese hanno pensato per la classe<br />

prima e realizzato un modulo interdisciplinare di quattro ore relativo alla comprensione <strong>del</strong> testo nell’ambito<br />

<strong>del</strong>le singole discipline, a partire dal riconoscimento <strong>del</strong>le principali categorie narratologiche<br />

studiate nel corso <strong>del</strong>l’anno.<br />

Il percorso è stato articolato in più fasi, per le quali sono stati individuati i punti di raccordo, a livello<br />

di competenze e di contenuti, al fine di superare gli ambiti <strong>del</strong>le discipline coinvolte, sia l’inutile moltiplicarsi<br />

di medesimi argomenti.<br />

L’obiettivo era quello di sperimentare una convergenza di metodo che potesse costituire un vantaggio<br />

per gli studenti, potenziando, al contempo, le abilità di studio in questa fase di passaggio alla scuola<br />

secondaria di secondo grado.<br />

Le prime due ore di attività sono state svolte in classe: gli studenti hanno ricevuto un testo in lingua<br />

inglese e uno in italiano, sui quali hanno lavorato attraverso un apparato di esercizi pensato ad hoc<br />

dalle insegnanti.<br />

Le richieste riguardavano la comprensione dei testi e la possibilità di rintracciare in essi alcune caratteristiche<br />

<strong>del</strong>la narrazione.<br />

Il modulo si è concluso con un’ora in compresenza, durante la quale, lavorando alternativamente sul<br />

testo in italiano e su quello in lingua inglese, l’attenzione è stata posta sulla differenza fra story e plot<br />

e le categorie di fabula e intreccio in italiano, sull’identificazione <strong>del</strong> narratore e sulla caratterizzazione<br />

dei personaggi.<br />

Le docenti Elisa Rondoni e Chiara Chiappini<br />

19


20<br />

Il mo<strong>del</strong>lo matematico<br />

I ragazzi di 4ª e 5ª, dopo le numerose esperienze degli anni passati,incuriositi dalle innumerevoli ed<br />

inaspettate possibilità applicative <strong>del</strong>la matematica, hanno approfondito il tema <strong>del</strong> “Mo<strong>del</strong>lo<br />

Matematico“ e <strong>del</strong> Linguaggio Matematico che bene interpreta fenomeni reali di varia natura.<br />

L’applicazione di un mo<strong>del</strong>lo per lo studio di un fenomeno, è uno strumento potente non solo per valutare<br />

e leggere un evento, ma anche per fare previsioni, passando dallo studio <strong>del</strong> Certo alla valutazione<br />

<strong>del</strong> Probabile.<br />

I ragazzi hanno studiato esempi fra di essi molto diversi. Ad esempio la classe 4ª ha bene applicato<br />

tutte le procedure e formule necessarie per valutare il grado di accrescimento o decadimento di tipo


esponenziale, come per esempio il decadimento <strong>del</strong> carbonio per la datazione di reperti archeologici<br />

(grotta di Chauvet in Francia).<br />

In un’altra applicazione si è calcolata la velocità di diffusione <strong>del</strong> virus informatico J love you, che nel<br />

2000 infettò 1 milione di PC in due ore.<br />

Altra applicazione notevole è stata quella <strong>del</strong>lo studio <strong>del</strong>le serie, valutando di volta in volta la convergenza<br />

o divergenza <strong>del</strong>la SERIE, per dedurre se una somma di infiniti termini tenda all’infinito o tenda<br />

a raggiungere un certo valore limite.<br />

Anche in tal caso gli esempi non sono stati solo puramente matematici, ma tratti dal reale.<br />

È stato infatti introdotto e definito il concetto di FRATTALE , con esempi di frattali esistenti in natura: il<br />

cavolo romano, il fiocco di neve, le coste <strong>del</strong>la Cornovaglia…<br />

Questi alcuni degli ambiti in cui sono stati fatti approfondimenti<br />

21


Arianna e Sofia<br />

Francesca e i frattali<br />

22<br />

Margherita e le aree infinite<br />

Un grazie sentito<br />

a questi giovani attenti, curiosi<br />

e tanto desiderosi<br />

di… scoprire!<br />

Prof.ssa Antonia Alecci


Laboratori e progetti


skenéDuemila12 – Anno <strong>2011</strong>-<strong>2012</strong><br />

ALIGHIERI, PERMETTE?<br />

VARIAZIONI SU ALCUNI PERSONAGGI DANTESCHI<br />

A mo’ di introduzione<br />

Laboratorio di teatro<br />

Questo testo (in scena nell’ambito <strong>del</strong> Cantiere Giovani lunedì 28<br />

maggio <strong>2012</strong>) nasce dal lavoro condotto in questi mesi dai ragazzi<br />

di skenéduemila12, il gruppo teatrale costituito dai ragazzi <strong>del</strong><br />

Liceo Scientifico <strong>del</strong> Sacro Cuore.<br />

È un testo che nasce dal confronto diretto con il testo dantesco,<br />

senza filtri che non siano domande brucianti, e il desiderio di porsi<br />

realmente in dialogo con un’opera che dopo settecento anni non<br />

smette di parlarci.<br />

Niente filologia dunque. Solo noi, e Dante, e i suoi personaggi, le<br />

loro vicende non risolte. E forse non risolvibili.<br />

N.B. Il testo ha partecipato al concorso bandito dal Centro<br />

Culturale “Campo <strong>del</strong>la Stella” e dalla <strong>Fondazione</strong> <strong>del</strong>la Cassa di<br />

Risparmio di Cesena tra le scuole <strong>del</strong>la città a seguito <strong>del</strong> ciclo di<br />

incontri pubblici su Dante contemporaneo. In tale ambito, ha<br />

ottenuto una <strong>del</strong>le tre menzioni speciali proposte dalla giuria presieduta<br />

da Gianfranco Lauretano<br />

Skené duemila12<br />

Elisa Del Testa, Tommaso Faedi, Francesca Pianese, Alessandro Sgrignani, Maria Vittoria Bazzocchi,<br />

Elena Belluzzi, Matteo Burzacchi, Margherita Casadei, Luca Farneti, Francesca Gori, Chiara<br />

Graziadei, Luigi Montalti, Federica Pianese, Agnese Taioli, Agnese Faberi, Veronica Batani, Teresa<br />

Consalici, Beatrice Serra, Tiziano Mariani<br />

25


SCENA 1<br />

Buio. Ragazzo (1) di spalle, a un lato <strong>del</strong> palco.<br />

Sale una voce in polifonia: selva oscura, via smarrita. Progressivamente diventa ossessionante.<br />

1 si gira di scatto, ossessionato dalla voce, e con un grido compresso<br />

NEL MEZZO<br />

Recita la prima terzina <strong>del</strong> poema. Sempre buio sulla scena. Dalla platea si levano quattro, ciascuno<br />

recita un brano, ciascuno con un tono diverso. Quando sia alza il primo dei quattro 1 accende un<br />

accendino e rimane fermo al suo posto.<br />

- Ahi quanto a dir qual era è cosa dura<br />

esta selva selvaggia e aspra e forte<br />

che nel pensier rinova la paura!<br />

Tant’è amara che poco è più morte;<br />

ma per trattar <strong>del</strong> ben ch’i’ vi trovai,<br />

dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte.<br />

- Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,<br />

tant’era pien di sonno a quel punto<br />

che la verace via abbandonai.<br />

- Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto,<br />

là dove terminava quella valle<br />

che m’avea di paura il cor compunto,<br />

guardai in alto, e vidi le sue spalle<br />

vestite già de’ raggi <strong>del</strong> pianeta<br />

Virgilio<br />

che mena dritto altrui per ogne calle.<br />

- Allor fu la paura un poco queta<br />

che nel lago <strong>del</strong> cor m’era durata<br />

la notte ch’i’ passai con tanta pieta.<br />

(Inf, I, 1-18)<br />

SCENA 2<br />

Sul palco 1 con il suo accendino. Sperduto, disorientato. Una figura di donna lo interpella. È Francesca<br />

da Rimini.<br />

F. Dove siamo? Prima c’era luce, Paolo, le sue labbra, il libro, poi buio. Cosa è successo?<br />

1. Francesca sei…<br />

26


F. Sono?<br />

1. Sei...<br />

F. Sono??<br />

Entra a questo punto un personaggio misterioso, che si rivelerà poi Virgilio, che dice:<br />

V. … morta! Francesca sei morta<br />

F. E tu chi sei? Sei Paolo?<br />

V. Paolo non lo vedrai più.<br />

F. Come ho fatto a finire in questo inferno?<br />

V. Ma questo è l’inferno. Non hai letto la scritta sulla porta? LASCIATE OGNE SPERANZA VOI CH’EN-<br />

TRATE. O eri troppo impegnata a piangere? (con grande forza) Non usciamo più Francesca!!<br />

DALLA PLATEA:<br />

Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende<br />

prese costui de la bella persona<br />

che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.<br />

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,<br />

mi prese <strong>del</strong> costui piacer sì forte)<br />

che, come vedi, ancor non m’abbandona.<br />

Amor condusse noi ad una morte:<br />

Caina attende chi a vita ci spense».<br />

(Inf, V, 100-107)<br />

F. Sono qui perché ho amato Paolo con tutta me stessa.<br />

Mio padre mi costrinse a sposare un uomo che non amavo, molto più vecchio di me. Io non volevo,<br />

ma dovetti farlo, non mi opposi, così era stato deciso. Mai avevo conosciuto amore, ma presentivo ,<br />

ancora bambina, dentro me la sua grandezza, la sua bellezza, la sua purezza. Ogni giorno la luce<br />

<strong>del</strong> sole mi suggeriva che amore era l’origine, e amore era il fine. Scoprii che ogni cosa chiede di<br />

essere amata, è questo il grido più profondo <strong>del</strong>la vita, e <strong>del</strong>l’uomo. Gentile, io credo, chi l’ascolta. E<br />

Paolo a me gridò, e io a lui, non per trasgressione o semplice passione, ma perché un vincolo noi legava,<br />

non era il matrimonio forzato e da altri organizzato ma l’amor che tutto muove e noi voleva uniti,<br />

e noi ha CREATO (si calca su “creato”) uniti. Se Dio È AMORE, PERCHÉ È L’AMORE LA MIA COLPA?<br />

Nel frattempo 1 si era seduto in platea. Francesca, in conclusione <strong>del</strong> suo monologo scende dalla<br />

platea, e nel momento di pronunciare la sua domanda lascia a 1 un fiore, simbolo di quella domanda.<br />

1 esce, mentre Francesca torna sul palco.<br />

27


SCENA 3<br />

Personaggi oscuri attraversano nervosamente il palco. Francesca vede Virgilio.<br />

Parlano.<br />

V. dov’è il ragazzo?<br />

F. È andato.<br />

V. Andato dove?<br />

F. A cercare la risposta. È andato a vivere.<br />

Poi, guardando il susseguirsi di passaggi frettolosi chiede a Virgilio:<br />

Francesca da Rimini F. Ma chi sono questi?<br />

V. Ah qua è pieno. Vanno e vengono, alcuni per restare, altri di passaggio. E<br />

comunque meglio loro che quelli come lui – indica un uomo seduto in un angolo, rannicchiato – èlì<br />

così da quando è arrivato, qualche tempo fa. Non vuol parlare con nessuno, dicono fosse un pezzo<br />

grosso.<br />

Francesca lo va a prendere. Il personaggio, Pier <strong>del</strong>le Vigne, titubante, come vinto dalla bellezza<br />

di lei, si fa accompagnare mano nella mano sul palco. Si presenta:<br />

Io son colui che tenni ambo le chiavi<br />

<strong>del</strong> cor di Federigo, e che le volsi,<br />

serrando e diserrando, sì soavi,<br />

che dal secreto suo quasi ogn’uom tolsi:<br />

fede portai al glorioso offizio,<br />

tanto ch’i’ ne perde’ li sonni e’ polsi.<br />

La meretrice che mai da l’ospizio<br />

di Cesare non torse li occhi putti,<br />

morte comune e de le corti vizi,<br />

infiammò contra me li animi tutti;<br />

e li ’nfiammati infiammar sì Augusto,<br />

che ’ lieti onor tornaro in tristi lutti.<br />

L’animo mio, per disdegnoso gusto,<br />

credendo col morir fuggir disdegno,<br />

ingiusto fece me contra me giusto.<br />

(Inf., XIII, 58-72)<br />

V. Quindi, fammi capire, ti sei ammazzato? Ti disprezzavano ingiustamente e hai preferito la morte<br />

piuttosto che quella vita?! Ma, non capisco, odiavi la vita e ora odi anche la morte?<br />

28


P. Forse non hai capito.. una volta che il tuo nome è sui giornali sei<br />

MORTO in polifonia, come prima via smarrita e selva oscura.<br />

Il personaggio di Pier <strong>del</strong>le Vigne rimane sulla scena, sullo sfondo. Come bloccato. Nessuna<br />

domanda esplicita viene posta. Se non che uno di coloro che attraversano la scena si ferma e da Pier<br />

<strong>del</strong>le Vigne stacca un fiore (2). Lo guarda:<br />

2. È questo il frutto <strong>del</strong>l’invidia. E <strong>del</strong>le parole dette per fare male. Per far morire.<br />

Rivolto al pubblico<br />

Un uomo per bene. Un uomo potente, un servo fe<strong>del</strong>e. Distrutto da qualcuno che lo invidiava. Pensate<br />

molte volte prima di parlare. Le parole sono coltelli, e una volta che le abbiate scagliate contro qualcuno<br />

non potranno mai più tornare indietro. Pensate, prima di parlare. Pensate, e sappiate valutare<br />

(mostrando Pier) LE CONSEGUENZE. Ed esce con il fiore.<br />

SCENA 4<br />

Pier rimane sulla scena immobile. Intanto continua il passaggio sulla scena.<br />

A un certo punto due si scontrano. Uno è Celestino V. L’altro uno come tanti (3)<br />

3 a C. Sei tu Celestino. Quella specie di merda che non ha avuto il coraggio di scegliere, ti avevano<br />

fatto Papa e che tu hai avuto paura. E come fanno i vigliacchi te ne sei andato. Bravo. Non ti volevi<br />

sporcare le mani, lui, quello integro, puro. E ora stai qui.<br />

Celestino, prima agitato, prende la sedia con calma si siede e risponde:<br />

C. E chi ti ha detto queste cose?<br />

3. Il mio professore...<br />

C. Di’ al tuo professore che non ha capito niente, devi dirlo anche a Dante Alighieri, che non ha capito<br />

niente.<br />

Ha detto che sono un vile, ed è bastato che lo dicesse lui perché tutti gli credessero. Io volevo fare il<br />

Papa, ma mi avevano insegnato che la cura <strong>del</strong>le anime era una cosa diversa da quello che accadeva<br />

lì. Allora ho scelto.<br />

SCELTO in polifonia<br />

di quella vita non ne volevo sapere e me ne sono andato. Dite pure a tutti che non si può non scegliere.<br />

Che non esiste non scegliere. Mi è stato insegnato che la libertà è il dono più prezioso, dopo la<br />

vita, che dovevo farne uso per cercare la felicità. Così ho fatto. E in vita felice fui. E in questa vita, felice<br />

sono.<br />

29


So che l’autore <strong>del</strong>la divina commedia era un tipo molto intelligente, ma,sapete, anche gli intelligenti<br />

si sbagliano. Io sono venuto apposta per dirti che non sono qui, sono da un’ altra parte.<br />

3. Dove?<br />

C. Non lo troverai scritto nei libri. Ora vai (detto con vigore):<br />

libertà va cercando, ch’è sì cara, (detto con forza, come se stesse continuando la frase di prima, detto<br />

con senso, dicendo “va” come imperativo) come sa chi per lei vita rifiuta (Purg, I, 71-72).<br />

V. Bravo, la libertà. Quella per cui tutta la vita ci diamo da fare. Arrivano qua e pensano di sapere<br />

già tutto perché hanno letto dei libri. Perché hanno letto quella commedia e hanno pensato che fosse<br />

divina.<br />

C. MA COSA NE PUÒ SAPERE UN UOMO DI DIO?<br />

C. Le vie di Dio non sono le nostre vie... (Celestino recita il passo e una voce fa l’eco)<br />

Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,<br />

le vostre vie non sono le mie vie - oracolo <strong>del</strong> Signore.<br />

Quanto il cielo sovrasta la terra,<br />

tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,<br />

i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.<br />

Come infatti la pioggia e la neve<br />

scendono dal cielo e non vi ritornano<br />

senza avere irrigato la terra,<br />

senza averla fecondata e fatta germogliare,<br />

perché dia il seme al seminatore<br />

e pane da mangiare,<br />

così sarà <strong>del</strong>la parola<br />

uscita dalla mia bocca:<br />

non ritornerà a me senza effetto,<br />

senza aver operato ciò che desidero<br />

e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata.<br />

Voi dunque partirete con gioia,<br />

Celestino V<br />

sarete condotti in pace.<br />

I monti e i colli davanti a voi<br />

eromperanno in grida di gioia<br />

e tutti gli alberi dei campi batteranno le mani.<br />

Invece di spine cresceranno cipressi,<br />

invece di ortiche cresceranno mirti;<br />

ciò sarà a gloria <strong>del</strong> Signore,<br />

un segno eterno che non scomparirà”<br />

(Is 55,8-13)<br />

30


SCENA 5<br />

V. recita questi versi <strong>del</strong> Paradiso<br />

Le cose tutte quante<br />

hanno ordine tra loro, e questo è forma<br />

che l’universo a Dio fa simigliante.<br />

Qui veggion l’alte creature l’orma<br />

de l’etterno valore, il qual è fine<br />

al quale è fatta la toccata norma.<br />

Ne l’ordine ch’io dico sono accline<br />

tutte nature, per diverse sorti,<br />

più al principio loro e men vicine;<br />

onde si muovono a diversi porti<br />

per lo gran mar de l’essere, e ciascuna<br />

con istinto a lei dato che la porti.<br />

Questi ne porta il foco inver’ la luna;<br />

questi ne’ cor mortali è permotore;<br />

questi la terra in sé stringe e aduna;<br />

né pur le creature che son fore<br />

d’intelligenza quest’arco saetta<br />

ma quelle c’hanno intelletto e amore.<br />

La provedenza, che cotanto assetta,<br />

<strong>del</strong> suo lume fa ‘l ciel sempre quieto<br />

nel qual si volge quel c’ha maggior fretta;<br />

e ora lì, come a sito decreto,<br />

cen porta la virtù di quella corda<br />

che ciò che scocca drizza in segno lieto.<br />

(Par, I, 103-126)<br />

La conclusione<br />

V. Non si era sbagliato il mio discepolo, è l’amore che muove il mondo, e l’amore muove le cose che<br />

dall’origine vengono e all’origine ritornano. Quell’origine gli uomini in vario modo e con vari nomi<br />

chiamano Dio. Libertà e amore. Sono queste le cose che contano. Sono queste le cose per cui ho vissuto.<br />

Eppure sono qui, sono nato troppo presto, almeno dicono così. Non riesco a capire, io la vita<br />

l’ho amata! Totalmente. Padre, perché è l’Inferno la mia destinazione?<br />

Parte One by one di Enya. Balletto.<br />

31


Entra Matelda che durante il balletto raccoglie dei fiori e li sistema in un vaso.<br />

12e 3 rientrano sulla scena ciascuno con il segno evidente di una domanda non risolta (il fiore, per<br />

1 e 2). Dialogano:<br />

1. Ha detto vai, vivi. Ha detto vai a cercare la risposta. Ma non ho trovato la risposta. Ho trovato altre<br />

domande, ho raccolto altri fiori di strada come i convolvoli.<br />

2. Nemmeno io ho trovato la risposta. Ma moltiplicate le domande, le questioni non risolte.<br />

3. Allora perché siamo qui?<br />

M. Hanno detto di me che sono l’esempio compiuto di felicità umana. Io non sono perfetta, sono felice,<br />

ma non sono perfetta. Credo che la felicità <strong>del</strong>la vita non sia nelle certezze…credere nella bellezza<br />

<strong>del</strong>la vita nonostante i suoi problemi permette di camminare. È per questo che siete qui. Il mio nome<br />

è Matelda.<br />

Parte Il testamento di Tito di Fabrizio De André<br />

3. Appunto, credere in cose semplici come l’essere umano e le sue leggi, la sua libertà.<br />

2. La legge <strong>del</strong>l’amore appunto.<br />

1. Le mie vie non sono le vostre vie, oracolo <strong>del</strong> Signore.<br />

2. Le mie leggi non sono le vostre leggi.<br />

Musica: parte Che fantastica storia è la vita.<br />

32<br />

Da sinistira: Teresa (Mateka), Luigi (Virgilio), Luca, Tommaso, Francesca,<br />

Federica (Francesca da Rimini)


PROGETTO PLS: Piano Lauree Scientifiche<br />

I ragazzi di 4ª e 5ª sono stati introdotti ad un vero e proprio laboratorio di ricerca universitario, guidati<br />

e accompagnati dall’insegnante e da un tutor <strong>del</strong>l’Università di Bologna, che ha promosso e seguito<br />

il progetto.<br />

Sono stati applicati mo<strong>del</strong>li matematici alla Biologia, in particolare a fenomeni di crescita di popolazioni<br />

(molecolare, batterica, popolazioni animali e umane…).<br />

SCOPO DEL LABORATORIO<br />

L’obiettivo è stato quello di proporre un approccio elementare alla mo<strong>del</strong>lizzazione matematica a partire<br />

da fenomeni con evoluzione temporale <strong>del</strong>la dinamica di popolazioni.<br />

Focalizzando l’attenzione su processi qualitativi come l’eventuale estinzione <strong>del</strong>la specie o la conservazione<br />

stazionaria, si è cercato di studiare il mantenimento di una situazione di equilibrio a seguito<br />

di piccole perturbazioni e si è quindiintrodotto il concetto di STABILITÀ.<br />

L’insegnante<br />

e la ricerca dei valori di stabilità<br />

33


Nel mo<strong>del</strong>lo sono stati proposti esempi di dinamiche di popolazioni, studiate con un’evoluzione nel<br />

tempo discreto e nel tempo continuo e tenendo conto dei vari parametri: nascite, morti, immigrazione,<br />

adattabilità… Dopo aver implementato i dati in una tabella statistica, sono stati studiati gli andamenti<br />

<strong>del</strong>la crescita di popolazioni riguardanti la cinciallegra, il ragno e poi la popolazione europea e la<br />

popolazione in Emilia-Romagna.<br />

Particolare attenzione si è posta nel far rilevare le differenze di valutazione che si hanno, riguardo<br />

all’evoluzione futura, usando mo<strong>del</strong>li matematici diversi. Sono stati esaminati mo<strong>del</strong>li a tempo discreto<br />

e mo<strong>del</strong>li a tempo continuo: mo<strong>del</strong>lo di MALTHUS (crescita esponenziale) e mo<strong>del</strong>lo di VERHULST<br />

(crescita logistica).<br />

Con interesse e partecipazione i giovani si sono esercitati in letture di dati statistici e previsioni probabilistiche,<br />

dimostrando di saper usare sapientemente conoscenze matematiche avanzate.<br />

34<br />

Prof.ssa Antonia Alecci<br />

Marco<br />

spiega la crescita<br />

<strong>del</strong>la popolazione<br />

in Romagna


Incontri, concorsi,<br />

uscite didattiche


Incontro pubblico con Marco Bersanelli<br />

(nell’ambito <strong>del</strong> ciclo di incontri<br />

“Dante contemporaneo”)<br />

Marco Selvi<br />

Incontro<br />

con Marco Selvi<br />

Un anno ricco di incontri, questo.<br />

Il primo dei quali, il 29<br />

ottobre <strong>2011</strong>, è coinciso con<br />

l’inaugurazione <strong>del</strong>la nuova<br />

sede <strong>del</strong> Liceo il via <strong>del</strong><br />

Seminario.<br />

L’astrofisico Marco Selvi ha<br />

raccontato agli studenti <strong>del</strong> L’astrofisico Bersanelli illustra il cosmo di Dante<br />

Liceo, in modo scientificamente<br />

preciso ma anche emozionalmente coinvolgente, la sua esperienza nei<br />

laboratori <strong>del</strong> Gran Sasso. Su quell’incontro si rimanda nello specifico<br />

ad Albatros 1, p. 24, in cui potrete leggere una interessante intervista<br />

che i ragazzi <strong>del</strong> Liceo hanno<br />

realizzato con lo scienziato.<br />

Incontro con Samuel Modiano<br />

Mercoledì 7 marzo <strong>2012</strong>, a Cesena nell’Aula Magna di<br />

Psicologia, nell’ambito <strong>del</strong>le iniziative per la tradizionale<br />

Giornata <strong>del</strong>la Memoria, i ragazzi <strong>del</strong> Triennio hanno<br />

incontrato un salvato, per alludere a una celebre definizione<br />

di Primo Levi, un uomo che ha conosciuto l’inferno di<br />

Birkenau e Auschwitz. Ecco le parole di uno studente di<br />

Quinta che ha partecipato all’incontro:<br />

Due ore di assoluto silenzio accompagnano lo sconvolgente<br />

racconto di Samuel Modiano davanti agli studenti <strong>del</strong>le<br />

scuole superiori <strong>del</strong>la città, in un incontro carico di commozione,<br />

scandito dal ritmo coinvolgente dalle parole di uno<br />

dei pochissimi sopravvissuti alla Shoah.<br />

Samuel Modiano<br />

37


Davanti ad una platea di solito chiassosa e distratta ed invece, in questo caso, straordinariamente<br />

attenta e partecipe, Modiano ha offerto a quelli che hanno avuto la possibilità e la fortuna di ascoltarlo<br />

(proprio a causa <strong>del</strong> grande interesse che la sua presenza ha suscitato non è stato possibile soddisfare<br />

tutte le richieste di partecipazione) una preziosissima testimonianza che si è impressa a fuoco<br />

nella memoria degli astanti.<br />

La testimonianza di un uomo semplice, che non teme e non esita a definirsi ignorante, che da anni con<br />

coraggio ed abnegazione porta avanti il suo messaggio di pace senza artifici retorici, ma con passione<br />

sincera: con la consapevolezza che si tratta, per lui, di un compito a cui non può sottrarsi, proprio<br />

a vantaggio <strong>del</strong>le future generazioni.<br />

Nato nel 1930 nell’isola di Rodi, che si trovava all’epoca sotto il dominio italiano (come ribadisce lui<br />

stesso, professandosi orgogliosamente ebreo italiano), Samuel Modiano ha subito in prima persona<br />

l’entrata in vigore <strong>del</strong>la legge razziale, che ha significato anzitutto l’immediata espulsione dalla scuola<br />

quando frequentava la terza elementare.<br />

Quando nel ’43 Rodi cade in mano ai nazisti venne organizzata la deportazione <strong>del</strong>l’intera comunità<br />

ebraica <strong>del</strong>l’isola nei campi di sterminio di Birkenau e Auschwitz. Una deportazione già drammatica<br />

per le sue terribili modalità: uomini, donne e bambini ammassati dentro malconci battelli per carico di<br />

bestiame e, dal Pireo in poi, stipati nei famigerati treni <strong>del</strong>la morte, dove Samuel viaggiò insieme al<br />

padre e alla sorella in indescrivibili condizioni igieniche: e soprattutto con il presentimento opprimente<br />

di avviarsi verso la morte.<br />

Dopo un mese estenuante di viaggio si apre l’inferno di Birkenau, in cui venne separato dalla amatissima<br />

sorella: qui ebbe la fortuna di essere selezionato per i lavori forzati, salvandosi dunque temporaneamente<br />

dalle camere a gas.<br />

Ciò che lo aspettava era, però, forse peggiore: l’impietosa e tremenda violenza <strong>del</strong>le ‘bestie’ naziste,<br />

le continue umiliazioni, il durissimo lavoro in condizioni disumane, la fame che annebbia la vista: infine<br />

dovette affrontare lo shock <strong>del</strong>la morte <strong>del</strong> padre, che, estenuato, cessa di combattere per salvarsi,<br />

abbandonando a se stesso il figlio solo tredicenne, la cui speranza si attenua giorno dopo giorno in<br />

una disperazione sempre più cupa.<br />

Poi il miracolo: Samuel viene salvato da quelli che definisce come due angeli custodi mentre, durante<br />

il trasferimento a piedi da Auschwitz a Birkeau, era caduto a terra esausto. Il 27 gennaio 1945 viene<br />

quindi liberato dall’arrivo dei russi.<br />

Eppure il suo ‘calvario’ non era ancora terminato: il sentore ossessivo <strong>del</strong>la morte, il suo aleggiare<br />

costante sul suo animo devastato viene sostituito da un ingiusto senso di colpa per essere sopravvissuto<br />

al padre e alla sorella. Una sensazione così intensa che annulla qualsiasi felicità per la salvezza<br />

conquistata e lo precipita in una crisi esistenziale da cui riuscirà ad uscire solo molti anni più tardi.<br />

Interrogativi incalzanti lo tormentano: Samuel, infatti, non può fare a meno di domandarsi perché proprio<br />

lui si era salvato, mentre tanti altri, più forti e robusti di lui (e magari anche più meritevoli), non<br />

ce l’hanno fatta.<br />

38


Solo molto tempo dopo ed in seguito ad un cammino costellato di sofferenza, questo ‘ebreo italiano’<br />

ha trovato una risposta: egli vive unicamente per testimoniare quell’inferno a chi non l’ha sperimentato<br />

affinché una simile tragedia non si ripeta mai più.<br />

Malgrado il lancinante dolore che ancora oggi, a distanza di sessantacinque anni, Sami, come ama<br />

essere chiamato, prova nel richiamare alla memoria quell’orrore, egli è consapevole di essere portatore<br />

di una missione non abdicabile: quella di non cessare di comunicare e trasmettere instancabilmente<br />

le voci dei suoi amici e parenti (e di tutti gli ebrei) morti nei campi di sterminio.<br />

Egli, ora, riconosce il suo posto nel mondo e la funzione cui l’ha destinato il suo essere superstite<br />

<strong>del</strong>l’Olocausto: fare in modo che tutti conoscano ciò che lui non può cancellare dalla memoria, così<br />

come il numero tatuato sul suo braccio dai nazisti nel campo, B7456.<br />

E il pubblico, attonito e sgomento, che l’ascolta con autentico rapimento, comprova come la sua faticosa<br />

testimonianza sia feconda e porti frutto: nessuno dei presenti potrà mai dimenticare quel vecchietto<br />

apparentemente così gracile e debole ma la cui statura umana si eleva altissima a monito ed insegnamento<br />

per tutti contro la barbarie in cui può precipitare il genere umano quando ignora Dio.<br />

Andrea Garaffoni, classe Quinta<br />

Museo <strong>del</strong> Calcolo (Pennabilli, 18 maggio <strong>2012</strong>)<br />

La professoressa di matematica Maria Grazia Corzani ha proposto come meta <strong>del</strong>l’uscita didattica il<br />

Museo <strong>del</strong> Calcolo, che si trova nei pressi di Pennabilli. Ci sono stati mostrati la storia, gli strumenti,<br />

le idee e i concetti <strong>del</strong>la matematica.<br />

La matematica è nata nella preistoria per la necessità dei pastori di contare le pecore: ad ogni sassolino<br />

o tacca su un pezzo di legno corrispondeva una pecora. Oggi questo è chiamato “corrispondenza<br />

biunivoca”. In seguito è nato il bisogno di rendere scritta la matematica attraverso dei simboli; ciò<br />

è avvenuto per la prima volta in<br />

Medioriente nel IV millennio a.C.<br />

In Mesopotamia si utilizzavano calculi<br />

d’argilla, ovvero sassolini d’argilla<br />

mo<strong>del</strong>lati in modo tale che a<br />

forma diversa corrispondesse un<br />

valore diverso. Venivano poi chiusi<br />

dentro a una palla di argilla e per<br />

ricontarli era necessario romperla.<br />

Allora è nata la necessità di incidere<br />

segni fuori dalla sfera di argilla, che<br />

corrispondevano ai sassolini mo<strong>del</strong>lati<br />

al suo interno.<br />

39


In Egitto la matematica viene già scritta, ma con dei disegni invece che dei simboli. Inoltre si conoscono<br />

le frazioni, i cui geroglifici compongono il disegno <strong>del</strong>l’occhio <strong>del</strong> dio Horus. Agli Egizi si fa risalire<br />

le origini <strong>del</strong>la geometria, poiché sulle sponde <strong>del</strong> Nilo nacque il bisogno di ristabilire i confini<br />

<strong>del</strong>le terre dopo le inondazioni <strong>del</strong> fiume.<br />

I Greci formularono i due processi mentali fondamentali <strong>del</strong> progresso matematico: l’astrazione e la<br />

dimostrazione. Il loro contributo nella matematica e nella geometria fu fondamentale e immenso.<br />

Una grande rivoluzione fu portata dagli Indiani, che hanno inventato la numerazione posizionale con<br />

lo zero, ma a divulgare la scoperta indiana furono gli Arabi grazie alle loro conquiste. Lo zero era<br />

indicato con un cerchio detto sunya (=vuoto, nulla).<br />

Mentre il medioevo fu un’ età buia per la matematica, dal Rinascimento in poi iniziò un rapido sviluppo:<br />

Pacioli pubblicò la “De Divina Proportione” (1494), Nepero fu il primo a scoprire i logaritmi,<br />

Galileo introdusse il “metodo sperimentale” e Pascal costruì la prima calcolatrice per il padre esattore,<br />

la “Pascalina”, in grado di fare solo addizioni.<br />

I secoli fondamentali per la matematica sono stati, in particolare, l’Ottocento e il Novecento. Nascono<br />

le prime geometrie non euclidee con Lobacevskij e Rienmann, e Babbage fu il primo a progettare una<br />

macchina programmabile, ovvero il primo personal computer. Non riuscì mai a realizzarlo perché non<br />

aveva gli strumenti necessari.<br />

Nel Novecento Einstein sviluppò la teoria <strong>del</strong>la relatività grazie alle scoperte di Rienmann ed è in questo<br />

periodo che nasce l’informatica, come vera e propria branca <strong>del</strong>la matematica. A causa dei calcoli<br />

complessi sono nate le prime calcolatrici<br />

Il primo mezzo di calcolo sono state le dita <strong>del</strong>le mani, ma il primo dispositivo artificiale fu l’abaco.<br />

Vennero poi inventate le calcolatrici meccaniche, evolutesi poi in calcolatrici elettromeccaniche (con<br />

l’aggiunta di un motore che consentiva il funzionamento <strong>del</strong>la macchina senza l’aiuto <strong>del</strong>l’uomo). In<br />

questi due tipi di macchine non era inserito lo zero, mentre nelle calcolatrici elettroniche, che erano<br />

più pratiche perché più piccole e tascabili, si. Il primo zero è stato inciso da uno scriba babilonese,<br />

oggi è alla base <strong>del</strong>la numerazione binaria, che consente il funzionamento di tutto ciò che è digitale.<br />

Poi ci sono state mostrate <strong>del</strong>le “curiosità” sulla matematica:<br />

I quadrati magici che sono <strong>del</strong>le scacchiere numeriche quadrate in cui la somma di tutti i numeri di una<br />

riga, una colonna o diagonale è costante. Il più grande quadrato magico <strong>del</strong> mondo è esposto nel<br />

Museo <strong>del</strong> Calcolo, ed è chiamato “dei Vampiri”.<br />

Anche i bastoni di Nepero che consistono in dieci moduli verticali divisi in nove quadrati. Ogni modulo<br />

riporta nel quadrato in alto una <strong>del</strong>le cifre in base 10 e sotto la relativa tabellina. I quadrati riportanti<br />

i multipli sono divisi dalla diagonale che separa le decine dalle unità con l’unità nel triangolo inferiore<br />

e la decina in quello superiore. Lo strumento è completato da un modulo base costituito dalla<br />

sequenza dei numeri da 1a9.<br />

Ci siamo poi spostati nelle stanze riguardanti la geometria: quella dei solidi platonici e <strong>del</strong> teorema di<br />

Pitagora.<br />

40


I solidi platonici sono i 5 poliedri regolari: ‘Dio geometrizza sempre’!<br />

Nella stanza <strong>del</strong> teorema di Pitagora ci è stato spiegato che era conosciuto anche dai babilonesi,<br />

egizi, indù, persiani e greci, ma solo Pitagora lo ha definito: “la somma <strong>del</strong>le aree dei quadrati costruiti<br />

sui cateti è equivalente all’area <strong>del</strong> quadrato costruito sull’ipotenusa”.<br />

Una parte molto interessante <strong>del</strong>la nostra visita è stata la sezione riguardante i frattali, ovvero oggetti<br />

che guardati a scale diverse sono formati sempre dagli stessi elementi fondamentali. La teoria dei frattali<br />

è chiamata anche “geometria <strong>del</strong>la natura” perché queste forme strane e caotiche descrivono fenomeni<br />

naturali come terremoti, alberi, fiocchi di neve, nuvole, radici…<br />

La gita al Museo <strong>del</strong> Calcolo ha suscitato in noi il desiderio di approfondire la conoscenza <strong>del</strong>la matematica<br />

e abbiamo imparato molte curiosità sulla materia che studiamo a scuola e ne abbiamo conosciuto<br />

le origini.<br />

Laboratorio di Macchine Matematiche (Università di Modena)<br />

Prof.ssa Antonia Alecci<br />

Le classi quarta e quinta hanno attivamente operato nel laboratorio di macchine matematiche sapientemente<br />

gestito <strong>del</strong>l’università di Modena, ove hanno avuto l’opportunità di toccare con mano alcuni<br />

strumenti, il cui funzionamento è regolato da leggi matematiche.<br />

Il Laboratorio è un laboratorio di ricerca sulla didattica <strong>del</strong>la matematica, attraverso l’uso di strumenti<br />

il cui funzionamento mette bene in<br />

evidenza le proprietà <strong>del</strong>le figure<br />

geometriche di volta in volta presenti<br />

nella costruzione.<br />

È stata presentata un’ampia ricostruzione<br />

artigianale di antichi strumenti.<br />

Nella mostra sono presenti:<br />

• Curvigrafi in grado di costruire<br />

coniche e cubiche<br />

• Pantografi: sistemi in grado di realizzare<br />

trasformazioni nel piano<br />

• Mo<strong>del</strong>li tridimensionali che illustrano<br />

le proprietà di curve algebriche<br />

• Prospettografi che illustrano le tecniche<br />

di costruzione di immagini<br />

prospettiche<br />

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• Strumenti per la soluzione di antichi problemi, come la trisezione <strong>del</strong>l’angolo, la duplicazione <strong>del</strong><br />

cubo e la quadratura <strong>del</strong> cerchio.<br />

I ragazzi hanno lavorato con impegno, seguendo le schede di lavoro fornite e, a gruppi, hanno affrontato<br />

diversi problemi risolti non con carta, penna e formule, ma con asticelle di legno, snodi e pulegge.<br />

Le proprietà <strong>del</strong>le coniche, studiate teoricamente, hanno finalmente trovato applicazione pratica<br />

nella costruzione di macchine e strumenti.<br />

Ogni gruppo ha poi presentato ai compagni il proprio lavoro.<br />

Concorso “La Memoria <strong>del</strong> Novecento”<br />

Mettere a tema la crisi<br />

Nell’ambito <strong>del</strong> concorso annuale, organizzato a seguito <strong>del</strong> Corso Maturandi <strong>2012</strong>, organizzato dal<br />

Centro Culturale “Campo <strong>del</strong>la Stella” e dalla Banca di Cesena, dedicato al tema <strong>del</strong>la crisi in ambito<br />

storico e letterario, che prevedeva la redazione di un breve saggio sull’argomento, un alunno di<br />

Quinta, Andrea Garaffoni, ha vinto il Secondo Premio. Ne riportiamo di seguito il testo:<br />

DAL DEGRADO ALLA SPERANZA<br />

“Sono l’impero alla fine <strong>del</strong>la decadenza”, scrive il poeta Paul Verlaine in un famoso sonetto che<br />

divenne emblema <strong>del</strong> simbolismo francese.<br />

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Quella sensazione di un eccesso di civiltà e <strong>del</strong>l’imminenza di una catastrofe, che si respirava negli<br />

ambienti culturali di fine Ottocento come reazione all’ingenuo ottimismo <strong>del</strong> positivismo, ha un sapore<br />

a noi familiare.<br />

E questo soprattutto in un periodo di crisi che, proprio in quanto crisi, “ci costringe a tornare alle<br />

domande”, come afferma efficacemente la Harendt: ossia siamo indotti - quasi drammaticamente e<br />

comunque con una urgenza scottante sulla nostra pelle - a mettere in dubbio ciò che prima era quieta<br />

certezza o semplice e tranquillizzante consuetudine: fino a percepire, con inquietudine unita a preoccupazione,<br />

l’io stesso non più in grado di elevarsi ad artefice <strong>del</strong>la propria sorte e perfino <strong>del</strong> proprio<br />

pensiero.<br />

Da Schopenauer a Kierkegaard, da Marx a Nietzsche, tutta la seconda metà <strong>del</strong>l’Ottocento è attraversata<br />

da molteplici tentativi di fuoriuscire da un’immagine <strong>del</strong>l’uomo come pura trasparenza a se<br />

stesso, affermazione immutabile e irreversibile <strong>del</strong>la verità e <strong>del</strong> bene.<br />

La filosofia <strong>del</strong> Novecento radicalizza poi questa critica <strong>del</strong> soggetto moderno: la sua crisi non è più<br />

intesa come una situazione occasionale o temporanea che si possa agevolmente superare, ma come<br />

una condizione strutturale e cristallizzata che caratterizza il soggetto in quanto tale, in quanto paradigma<br />

<strong>del</strong>la soggettività. L’analisi inclina verso i toni cupi <strong>del</strong>la tragedia.<br />

Questa impossibilità di trovare una verità ultima sull’uomo prende forma consapevole, ad esempio,<br />

nella disintegrazione <strong>del</strong>l’io nel personaggio piran<strong>del</strong>liano, che, credendosi uno, scopre invece di<br />

essere centomila diversi individui, tanti quanti sono i momenti, le circostanze, i punti di vista da cui<br />

viene osservato e giudicato, ma in fondo nessuno che possa asserire una propria identità solida e<br />

definita.<br />

Egli è ormai definitivamente frantumato nello specchio <strong>del</strong>la società di massa.<br />

Una società di massa che ai nostri giorni, in seguito al boom dei consumi <strong>del</strong>l’espansione economica<br />

postbellica e poi con un processo sempre più accelerato, ha sostituito allo sfruttamento economico tradizionale<br />

una forma più subdola e raffinata di dominio esercitata attraverso gli strumenti di comunicazione<br />

sociale e lo sviluppo tecnologico: mezzi che oramai paiono addirittura sfuggire ad ogni controllo.<br />

Tale società sottopone l’individuo a una nuova tirannia, mirando a sopire i conflitti e le tensioni con la<br />

diffusione di un benessere illusorio: all’interno di un organismo apparentemente aperto e tollerante l’individuo<br />

viene assoggettato ed imprigionato in una condizione di sostanziale non libertà, appiattito ed<br />

omologato ai mo<strong>del</strong>li imposti sottilmente ma cogentemente dal pensiero dominante.<br />

La straordinaria forza di integrazione <strong>del</strong>la società industriale avanzata è dovuta principalmente ad<br />

uno strumento eccezionale, capolavoro <strong>del</strong> sistema totalizzante <strong>del</strong>la società capitalista: “il mass<br />

media”. Esso non è affatto veicolo di un qualunque messaggio, come siamo portati a credere, e<br />

dunque espressivo <strong>del</strong> tanto conclamato e celebrato pluralismo: esso stesso è il messaggio, poiché il<br />

mezzo tecnologico diviene più importante dei contenuti trasmessi, determinando infatti i connotati <strong>del</strong>la<br />

comunicazione e divenendo quali forma esistenziale imposta agli individui.<br />

43


La società <strong>del</strong> consumo è inoltre ormai transitata nella (in)civiltà <strong>del</strong>lo spettacolo, tanto più efficace<br />

quanto più le parole e le immagini si moltiplicano e si sovrappongono e tanto più rimesta nel degrado<br />

e nell’osceno (quello che legittimamente un tempo doveva rimanere “fuori scena”): essa inculca<br />

nella massa una subcultura basata su un ingenuo ed illusorio senso di apertura mentale e liberazione<br />

dai pregiudizi, ma in verità la rinserra in un ambiente sociale nel quale la perdita dei valori morali<br />

non lascia spazio a nuove regole di convivenza autenticamente umane. Con l’unico risultato di comportare<br />

la perdita di qualsiasi riferimento etico fondante. L’unica etica possibile è un consumismo fine<br />

a se stesso che riduce l’individuo, finanche il sovversivo, a semplice ingranaggio di un universo standardizzato<br />

e uniforme che sopprime il suo spirito critico in un bieco conformismo.<br />

Le persone che risentono in modo più diretto di questa ideologia sono i giovani, ossia quelli maggiormente<br />

influenzabili dal sistema, che – travolti dalle vicende di famiglie disgregate e sovente dal disinteresse<br />

di genitori eterni adolescenti senza bussola – passano il tempo nella solitudine di una stanza,<br />

sulla tastiera di un iPad, o inseguendo nuovi cellulari o vestiti firmati.<br />

Il gap rispetto non tanto ai genitori quanto ai nonni è tale da sfociare addirittura in un grave problema<br />

di comunicazione interpersonale: la distanza con quella generazione che è stata segnata dalla<br />

capacità <strong>del</strong> sacrificio e <strong>del</strong>la rinuncia, dalla fatica <strong>del</strong> costruire, dall’affidamento nei sentimenti più<br />

semplici e genuini, pare farsi sempre più incolmabile: tale da rendere ormai i linguaggi reciprocamente<br />

incomprensibili.<br />

Eppure un dialogo è forse ancora possibile: lo mostra il film “Scialla!”, opera prima di Francesco Bruni,<br />

che mostra come l’incontro tra l’ex scrittore un po’ attempato, ora insegnante privato, Bruno, e lo studente<br />

svogliato, ma vitale e irriverente, Luca (che si scopre poi essere figlio <strong>del</strong> professore), offra un’occasione<br />

di crescita e di cambiamento per entrambi. E questo avviene con quella naturalezza spontanea<br />

che ciascuno scopre dentro di sé rimuovendo le finzioni e gli stereotipi che dall’esterno vengono<br />

imposti e finiscono per ingabbiare e soffocare: senza colpi di scena, senza clamorose e teatrali agnizioni,<br />

senza che il riconoscimento <strong>del</strong> padre alla “guerre stellari” sfoci in un facile sentimentalismo<br />

melodrammatico.<br />

Privo di qualunque sentimentalismo, fin quasi allo straniamento, è anche il film “Miracolo a Le Havre”<br />

di Aki Kaurismäki, che attraverso una recitazione quasi brutalmente antinaturalistica dei personaggi<br />

propone un’analisi <strong>del</strong>la realtà popolare più convincente di quanto non lo sia una visione “dall’occhio<br />

umido”, oggi molto di moda: una visione retorica, che banalizza e quindi falsa la realtà la quale non<br />

ha bisogno di edulcorazioni per rivelarsi nella sua elementare - anche se a volte cruda e difficile - bellezza.<br />

Per osservare, svelare e denunciare la tematica quanto mai attuale <strong>del</strong>l’immigrazione clandestina<br />

Kaurismäki decide, piran<strong>del</strong>lianamente, di rifiutare il patetico e proporre un finale allegorico spudoratamente<br />

ottimista che ha il sapore quasi di una ribellione, attesa la gravità <strong>del</strong> tema affrontato e<br />

la sua complessità.<br />

44


Ciò che il film ci insegna, attraverso il linguaggio volutamente antieloquente dei fatti, è che proprio<br />

guardando questi ultimi e abbandonando i preconcetti di cui siamo stati impregnati potremmo vedere<br />

un volto migliore <strong>del</strong>la società e di noi stessi, e scoprire che la soluzione a questa immensa crisi è più<br />

semplice di ciò che pensiamo. Si tratta di tornare all’uomo ed alla sua incommensurabile dignità.<br />

Dinanzi al degrado generale che ci circonda - un degrado di tutto, ma soprattutto dei valori e dei sentimenti<br />

- si può e si deve, anche se pare un paradosso, non abbandonare la speranza e continuare a<br />

confidare nell’uomo. D’altronde proprio in quell’impero fatiscente evocato da Verlaine, in cui franavano<br />

le certezze in un universalismo confuso e caotico - e che ricorda da vicino la globalizzazione<br />

imperante di oggi -, si sviluppò il cristianesimo che rammentò all’uomo il suo essere imago Dei e, per<br />

questo, chiamato ad un destino di grandezza.<br />

Andrea Garaffoni, classe Quinta<br />

Iniziative per l’Orientamento<br />

Il percorso d’orientamento è stato impostato nella convinzione che esso non consiste semplicemente<br />

nell’acquisizione da parte degli studenti di informazioni relative all’offerta universitaria e lavorativa.<br />

Quest’ultima è una parte importante ma costituisce l’esito finale di processo complesso, che non coinvolge<br />

soltanto un settore specifico <strong>del</strong>l’attività didattica, ma che la connota e condiziona nella sua<br />

generalità. In questo senso, ogni disciplina, già nel favorire l’acquisizione di metodologie e strumenti<br />

concettuali nuovi, ci sembra essere adatta a fornire le “competenze orientative di base” per realizzare<br />

una feconda appropriazione <strong>del</strong>le competenze chiave di cittadinanza.<br />

In particolare, ciò che si è cercato di realizzare è stata una didattica che, anche se con alterne fortune,<br />

si è indirizzata alla maturazione <strong>del</strong>l’autonomia e <strong>del</strong>la consapevolezza di sé <strong>del</strong>lo studente. Sono<br />

questi i due termini chiave che ci sembrano poter riassumere nella concretezza <strong>del</strong> lavoro educativo il<br />

senso <strong>del</strong>l’orientamento. Autonomia e consapevolezza di sé (<strong>del</strong>le proprie potenzialità e dei propri<br />

limiti) significano saper analizzare le proprie risorse in termini di interesse e attitudini, di sapere e competenze;<br />

assumere decisioni e perseguire gli obiettivi; progettare il proprio futuro e declinarne lo sviluppo.<br />

L’altro polo <strong>del</strong>la dinamica orientativa, costituito dalla realtà (<strong>del</strong>l’università e <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong> lavoro in<br />

particolare), la cui conoscenza è fondamentale perché l’orientamento sia effettivo e fecondo, è stata<br />

“portata a scuola” attraverso tre modalità:<br />

1. Attraverso un percorso teso a evidenziare, in ogni disciplina, le chiavi per interpretare la società e<br />

la sua complessità, evidenziando la visione <strong>del</strong> mondo che ne discende, e le ricadute metodologiche<br />

ed esistenziali che ne derivano.<br />

2. Attraverso l’inserimento nel quadro orario <strong>del</strong> CLIL, insegnamento che abbiamo deciso di indirizzare<br />

specificamente (già con un modulo di 10 ore nella classe quarta e con un’ora settimanale in quin-<br />

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ta) all’approfondimento di argomenti socio-economici centrati sulla contemporaneità e l’attualità in<br />

modo da fornire agli studenti le coordinate fondamentali per orientarsi nella complessità e nella fluidità<br />

<strong>del</strong> mondo odierno.<br />

3. Attraverso una fattiva collaborazione con enti e aziende presenti sul territorio cesenate.<br />

Per quanto riguarda in particolare il punto 3, la nostra scuola ha stipulato già dallo scorso anno scolastico<br />

convenzioni con diversi enti territoriali (pubblici e privati) al fine di organizzare stages estivi per<br />

i nostri studenti (di 40 o 200 ore, in quest’ultimo caso con borsa lavoro) in modo da incentivare l’attività<br />

orientativa attraverso la conoscenza e l’esperienza più specifica, anche se limitata nel tempo,<br />

all’interno <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong> lavoro. I risultati <strong>del</strong>l’attività sono monitorati dal tutor scolastico e dal tutor<br />

aziendale che, alla fine <strong>del</strong> periodo, è chiamato ad esprimere attraverso un’apposita scheda la valutazione<br />

<strong>del</strong>la prestazione svolta dallo studente. Anche quest’ultimo è chiamato a compilare un formulario,<br />

in cui, riflettendo sull’esperienza compiuta, deve oggettivare le luci e le ombre <strong>del</strong>la propria attività<br />

orientativa.<br />

Per quanto riguarda infine l’orientamento universitario, la scuola ha partecipato (con le classi quarta<br />

e quinta) alle giornate <strong>del</strong>l’orientamento universitario e prevede, per il prossimo anno, l’incontro con<br />

psicologi e tutor specializzati nelle strategie di orientamento allo studio e al lavoro.<br />

In questo senso, molto stimolante per i ragazzi di Quinta si è rivelata la partecipazione al Piano Lauree<br />

Scientifiche<br />

Prof. Lorenzo Gianfelici<br />

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Scaffale di lettura


Negli anni scorsi abbiamo proposto recensioni su libri significativi letti nel percorso <strong>del</strong>l’anno.<br />

Quest’anno, invece, per la sua pregnanza e la sua raffinatezza contenutistica e categoriale vogliamo<br />

proporre una riflessione sul senso e sul valore conoscitivo <strong>del</strong>la parola e <strong>del</strong>la parola. Una riflessione<br />

che, in un certo senso, sta prima <strong>del</strong> libro, <strong>del</strong> prodotto letterario, e fornisce anche un’indicazione su<br />

come pensiamo si debbano intendere i fatti letterari, artistici in senso lato.<br />

“Di questa poesia/Mi resta/Quel nulla/Di inesauribile segreto” 1 .<br />

A una precisa domanda (“Perché scrivi?”), in un’intervista <strong>del</strong>lo scorso novembre Franco Loi, grande<br />

poeta italiano, cosi risponde: “Non lo so, perché io ho cominciato a scrivere, come dire, perché sentivo<br />

il bisogno di dire certe cose e di esprimermi, per questo scrivevo.” Quella che può sembrare una<br />

risposta molto semplicistica o riduttiva è in realtà la sintesi più genuina <strong>del</strong>la genesi <strong>del</strong>la scrittura e ,<br />

forse, <strong>del</strong>l’arte in generale.<br />

Non c’è infatti scrittura senza parola e non c’è parola che possa fare a meno di un nesso con la realtà.<br />

Se quindi il bisogno primordiale <strong>del</strong>la scrittura è la volontà di dire, ancora prima sta la capacità di<br />

notare, cioè di annotare, di stare attenti, di appiattirsi “come una rotaia in ascoltazione” direbbe<br />

Ungaretti, in ascoltazione <strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong>le cose, <strong>del</strong>la realtà tutta che genera e suscita, e penetrando<br />

chiama, allo stupore o al terrore, all’amore o al dolore, ma sempre muove. Un moto dentro l’uomo e<br />

dentro le cose, <strong>del</strong>l’uomo dentro le cose e <strong>del</strong>le cose dentro l’uomo, il palpito di un mistero vivo e vivificante<br />

e che vuole essere detto.<br />

Anche Dante, per cui il mistero che muove il mondo è l’Amore, riconosce che è proprio in questo che<br />

si definisce il poeta e quindi lui stesso: “”I’mi son un che, quando/Amor mi spira, noto, e a quel<br />

modo/ch’e’ ditta dentro vo significando.”(Pg, XXIV, 52-55) Dante è poeta perché, quando l’Amore soffia,<br />

prende nota e cerca di rendere parola quello che da Amore è stato detto. I verbi di questa terzina<br />

non sono posti a caso, anzi la sua sintesi intensa si deve alla precisione con cui Dante li ha scelti.<br />

L’amore “spira” e non “ispira”, perché l’Amore è come un vento che soffia e muove e dà vita, e pervade<br />

e scompiglia tutta la realtà, non agisce solo “dentro” il cuore di Dante ma anche “dentro” tutta<br />

la realtà che lo circonda e il poeta “nota”, che significa non solo osservare ma proprio annotare, stare<br />

attento, guardare con l’intenzione di capire in che modo e sotto quali forme, dentro quali cose questo<br />

principio “spiri”. E poi ecco l’atto <strong>del</strong>la scrittura, “significare”, rendere “signus”, quindi trasformare ciò<br />

che si è visto, vissuto, ciò che il mistero ha mosso, in un segno concreto che sia all’altezza di rappresentarlo:<br />

la parola poetica, la scrittura.<br />

1 G. Ungaretti, Perché.<br />

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E proprio in questo legame tra segno, simbolo e realtà nasce la parola; ma senza sentire la realtà,<br />

senza scrutarla, senza lasciarsi avvolgere e penetrare, è un nesso che non ha più valore, non viene<br />

più nemmeno colto perché non si vuole (né può) dire qualcosa che non c’è. Il legame concreto con il<br />

movimento nascosto <strong>del</strong>la vita, che la parola rappresenta, risulta importante all’uomo solo dal momento<br />

in cui questo rapporto lo vive, o quantomeno lo desidera, lo cerca; quando la tensione e il desiderio<br />

<strong>del</strong> cuore di capire e di stupirsi di fronte al mistero e alla bellezza <strong>del</strong>la vita è tale che non lo si<br />

vuole perdere, che lo si vuole segnare, lo si vuole tenere.<br />

Franco Loi nell’intervista continuava: “Poi dopo ho capito che con lo scrivere […] a poco alla volta ti<br />

si apre dentro una strada, come se ci fosse una strada aperta, che diventa sempre di più profonda e<br />

consapevole, tu diventi sempre più cosciente di te stesso […] e allora emerge la consapevolezza che<br />

se dici <strong>del</strong>le cose davvero importanti, profonde, che vengono fuori da te, chi le ascolta a sua volta<br />

viene mosso dentro, e quindi si mette anche lui a cercare di capire, perché dentro gli si è mosso qualcosa<br />

che aveva dimenticato o che non credeva ci fosse”.<br />

Una presa <strong>del</strong>la vita, dunque, un furto di attimi che svelano l’eterno, segnarli per non perderli, perché<br />

il segreto misterioso <strong>del</strong>le cose non li riprenda con sé, perché restino, traccia d’eternità mostrata, incarnata<br />

ma sempre inesauribile e, come rotta nella neve, segnino la via per partire, cercare, arrivare o<br />

semplicemente ritornare.<br />

Veronica Batani, classe Quinta<br />

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Annuario <strong>2011</strong>-<strong>2012</strong>


Anno scolastico <strong>2011</strong>-<strong>2012</strong><br />

Gli insegnanti<br />

Manduca don Onerio (Religione)<br />

Tiziano Mariani (Italiano, Latino;<br />

Vice Preside, Responsabile Area Umanistica)<br />

Teresa Foschi<br />

(Italiano, Latino, Storia, Geografia)<br />

Chiara Chiappini (Italiano, supplente)<br />

Elvira Vittozzi (Storia, supplente)<br />

Filippo Pistocchi (Storia, supplente)<br />

Lorenzo Gianfelici (Storia, Filosofia)<br />

Antonietta Campana<br />

(Inglese; Responsabile Area Linguistica)<br />

Elisa Rondoni (Inglese)<br />

Kadas Carolyn (CLIL)<br />

Lorenza Abati (Spagnolo)<br />

Paolo Bragagni (Tedesco)<br />

Samanta Sintuzzi (Francese)<br />

Antonia Alecci<br />

(Matematica; Responsabile Area Scientifica)<br />

Maria Grazia Corzani (Matematica)<br />

Massimiliano Bacchi (Fisica)<br />

Nicola Di Camillo<br />

(Disegno e Storia <strong>del</strong>l’arte)<br />

Marina Meldoli (Educazione Fisica)<br />

Francesca Vicini (Scienze)<br />

Samanta Puggioni (Scienze, supplente)<br />

Monica Rani (Scienze, supplente)<br />

Paola Ombretta Sternini (Preside)<br />

Gli studenti<br />

Classe Prima:<br />

Angeli Teresa<br />

Bianchi Luigia<br />

Bravin Giovanni<br />

Buccelli Barbara<br />

Casadei Chiara<br />

Del Testa Elisa<br />

Faedi Tommaso<br />

Lucchi Matteo<br />

Pianese Francesca<br />

Risi Limbert Josè Maria<br />

Sgrignani Alessandro<br />

Classe Seconda:<br />

Andreucci Marianna<br />

Brighi Antonio<br />

Cardenas Vargas Rita<br />

Esposito Gianluca<br />

Gabbanini Giammarco<br />

Lucchi Camilla<br />

Sama Marco<br />

Classe Terza:<br />

Bazzocchi Maria Vittoria<br />

Belluzzi Elena<br />

Brotto Francesca<br />

Burzacchi Matteo<br />

Casadei Margherita<br />

Farneti Luca<br />

Gori Francesca<br />

Graziadei Chiara<br />

Montalti Luigi<br />

53


Montanari Giovanni<br />

Pianese Federica<br />

Piddiu Lorenzo<br />

Taioli Agnese<br />

Classe Quarta:<br />

Barbarossa Marcello Francesco<br />

Corzani Arianna<br />

Faberi Agnese<br />

Mazzotti Sofia<br />

Montagliani Mario<br />

Pracucci Simone<br />

54<br />

Classe Quinta:<br />

Batani Veronica<br />

Belluzzi Lorenzo<br />

Casali M. Teresa<br />

Consalici Teresa<br />

Fioretti Francesca<br />

Garaffoni Andrea<br />

Manuzzi Marco<br />

Marcatelli Margherita<br />

Serra Beatrice<br />

Tonti Anna<br />

Vicini Filippo


Finito di stampare nella Stilgraf di Cesena nel mese di giugno <strong>2012</strong>

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