testo pdf - Piccolo Principe
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F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Fenarete Project | www.fenarete.org<br />
E.mail: info@fenarete.org | d.mannu@fenarete.org | trainer@fenarete.org<br />
Coordinamento generale<br />
Daniela Mannu et Pia Covre<br />
Editor<br />
Pia Covre<br />
Ha collaborato<br />
Licia Brussa<br />
Art direction<br />
Punktone, Gorizia / Italie<br />
Illustrazione di copertina<br />
Antonio Querin | Punktone<br />
Grafica e impaginazione<br />
Lucia Mainetti<br />
© 2004 by Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute<br />
Al Rights Reserved<br />
Neither the European Commission nor any person acting on its behalf is liable<br />
for any use made of the following information
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
INTRODUZIONE<br />
Dieci anni di attività sul campo con le persone prostitute hanno caratterizzato<br />
il lavoro del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute come un’esperienza<br />
di frontiera, sempre all’avanguardia nello sperimentare interventi finalizzati<br />
al miglioramento delle condizioni di vita di queste persone.<br />
Dai gruppi di autoaiuto, alla realizzazione del progetto europeo Tampep, le esperienze<br />
pilota nel campo della prevenzione dell’HIV e della salute sono divenute<br />
modelli da cui una rete di progetti nazionali hanno tratto ispirazione. Più recentemente<br />
su queste esperienze si è innestato un intervento specifico per l’accoglienza<br />
e l’emancipazione delle donne migranti oggetto di traffico di esseri<br />
umani e sfruttamento sessuale.<br />
Il contributo personale dato dalle persone prostitute o ex prostitute alle attività<br />
sul campo è stato decisivo per il successo dell’implementazione dei molti progetti<br />
avviati in questi anni. Da un primo utilizzo empirico delle volontarie si è<br />
passati all’inserimento più strutturato nelle équipe multidisciplinari d’intervento<br />
in ambito di prostituzione.<br />
Ciononostante al ruolo dell’Educatrice Pari nel con<strong>testo</strong> operativo non viene<br />
riconosciuta quella dignità professionale che sarebbe dovuta a soggetti che operano<br />
in interventi di elevata complessità, e certamente ciò è dovuto al fatto che<br />
non esiste fra i ruoli certificati quello dell’educatore/trice pari. Non solo, a parte<br />
alcune esperienze formative all’interno di contesti d’intervento la dove è necessario<br />
fornire conoscenze sui temi trattati alle volontarie/i che si attivano nel<br />
ruolo di pari, non era stato realizzato un soddisfacente percorso formativo professionale<br />
al ruolo di pari nella prostituzione.<br />
Da qui è venuta l’idea di procedere per valorizzare il lavoro di queste preziose<br />
“operatrici”, la loro partecipazione attiva agli interventi è un autentico valore<br />
aggiunto, questo è dimostrato da molte esperienze conosciute e non solo europee.<br />
Ormai mitico è il progetto iniziato a Sonagachy il più grande quartiere a luci<br />
rosse di Calcutta (India) nel 1992, SHIP programma di intervento su HIV/AIDS<br />
fra le prostitute e i loro clienti supportato da UNAIDS, esso è fino ad oggi la più<br />
estesa esperienza numericamente parlando di peer education organizzata.<br />
Abbiamo individuato nel Programma Leonardo Da Vinci, Direttorato Generale<br />
Educazione e Cultura della Commissione Europea fase 2000 - 2006 la possibilità<br />
di candidarci a presentare un progetto pilota per ovviare alla mancanza di corsi<br />
professionali.<br />
La nostra proposta di realizzare un corso nel biennio 2001-2003 che avesse lo<br />
scopo di promuovere le abilità e le competenze di chi proviene dall’esperienza<br />
della prostituzione e di agevolarne la formazione e l’accesso al mondo del lavoro<br />
fu accettata.<br />
L’indispensabile partenariato transnazionale è stato cercato all’interno della rete<br />
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F E N A R E T E P R O J E C T<br />
di TAMPEP/Transnational AIDS/STI Prevention among Migrant Prostitutes in<br />
Europe/Project, progetto che ha nella sua metodologia di lavoro l’obiettivo di<br />
includere le prostitute come pari in tutte le fasi di implementazione delle proprie<br />
attività e di promuovere un quadro politico legale e sociale basato sul rispetto dei<br />
diritti umani e civili delle prostitute e sulla promozione di politiche contro il traffico<br />
di esseri umani nel rispetto della individualità delle donne.<br />
Realizzare un lavoro comune in Paesi con contesti diversi per standardizzare un<br />
percorso formativo per la definizione di tale specifico ruolo ha richiesto di procedere<br />
in modo di rispettare le diverse peculiarità di ogni nazione, le legislazioni<br />
sulla prostituzione e l’immigrazione non essendo omogenee in Europa creano<br />
condizioni di vita e lavoro molto differenti per il nostro target, impongono quindi<br />
di mettere in atto e a confronto le strategie formative. L’esempio più eclatante<br />
è la legislazione per la lotta alla tratta in Italia che nei suoi aspetti positivi vede<br />
una crescita diffusa di progetti e servizi dedicati all’integrazione sociale e lavorativa<br />
di quelle persone che desiderano sottrarsi allo sfruttamento<br />
Questo tipo di servizi d’altra parte sono anche una risorsa lavorativa per quelle<br />
donne che lasciata la prostituzione desiderano mettere le competenze acquisite<br />
nella propria esperienza a disposizione dei servizi e delle colleghe.<br />
Mentre in Italia le partecipanti al corso sono state donne straniere con un percorso<br />
migratorio che aveva influenzato pesantemente le loro vite in Germania le<br />
partecipanti in parte autoctone provengono da una situazione a loro più favorevole.<br />
Per entrambe il corso è stato un’esperienza più che significativa.<br />
Questo manuale evidenzia la struttura metodologica del corso, per chi vuole<br />
approfondire e conosere i dettagli sono disponibili nel sito web<br />
www.fenarete.org i documenti di lavoro.<br />
Ancora un particolare, è stato dato al progetto il nome di Fenarete, ispirato alla<br />
madre del filosofo ateniese Socrate la quale era una levatrice e aiutava le donne<br />
a partorire. Il nome scelto dalle docenti si è dimostrato metaforicamente appropriato,<br />
per il ruolo maieutico che hanno avuto verso le discenti, per i percorsi e<br />
le sollecitazioni adeguate, per la costruzione di itinerari di autoconsapevolezza e<br />
conoscenza di sé, per il gruppo che hanno formato con “cura”.<br />
2<br />
introduzione a cura di<br />
Maria Pia Covre
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Cap. 1 | L’ipotesi metodologica iniziale<br />
L’ analisi della realtà italiana ci ha consentito di mettere a punto il progetto<br />
Fenarete in base:<br />
alla diffusione della prostituzione<br />
alle modalità attraverso cui viene esercitata la prostituzione<br />
ai servizi e progetti esistenti rivolti alla prostituzione e del loro modo di<br />
operare<br />
ai diversi profili professionali impiegati nei servizi e progetti rivolti alla<br />
prostituzione<br />
Rispetto a quest’ultimo aspetto l’osservazione ha fatto emergere due dati significativi:<br />
la maggior parte dei servizi e progetti per la prostituzione non impiegavano<br />
educatrici pari nei loro staff<br />
alcuni servizi e progetti impiegavano ex prostitute nei loro staff, ma inquadrandole<br />
nel ruolo professionale di mediatrici linguistico culturali, o come<br />
“operatrici grezze”.<br />
Dai dati emerge come la figura professionale dell’educatrice pari non solo non è<br />
impiegata negli interventi rivolti alla prostituzione, ma non è nemmeno conosciuta<br />
nelle sue specificità. Partendo da queste considerazioni ci si è posti la<br />
domanda se il profilo professionale di educatrice pari potesse essere utilmente<br />
impiegato in servizi e progetti rivolti alla prostituzione.<br />
1.1. Analisi del ruolo professionale delle educatrici pari nel campo della prostituzione<br />
Identikit dell’educatrice pari nel campo della prostituzione<br />
La domanda da cui partire è: chi è l’educatrice pari?<br />
È una persona che appartiene al gruppo target, quindi, rispetto agli interventi<br />
rivolti alla prostituzione, attualmente si prostituisce oppure lo ha fatto<br />
in passato.<br />
Tale caratteristica comporta che la peer educator possegga contemporaneamente<br />
una posizione di vicinanza e lontananza rispetto al gruppo target. Vicinanza<br />
perché ne fa o ne ha fatto parte, lontananza perché come peer deve essere capace<br />
ci assumersi un ruolo diverso da quello del gruppo target. La peer non è più<br />
“solo” una prostituta, ma una prostituta o ex prostituta formata per dare supporto<br />
alle colleghe o ex colleghe. In questo senso la peer, per essere tale assumendo<br />
un atteggiamento professionale, deve attuare una processo di differenziazione<br />
dal target, deve cioè essere consapevole che non è più identica alle sue “utenti”<br />
essendosi assunta un ulteriore e diverso ruolo professionale.<br />
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F E N A R E T E P R O J E C T<br />
È considerata una leader di comunità, cioè una persona che possa essere un<br />
riferimento significativo sia all’interno del progetto e/o servizio in cui opera<br />
sia rispetto alle sue colleghe o ex colleghe di lavoro.<br />
L’essere leader di comunità non è esclusivamente una caratteristica data da doti<br />
naturali e caratteriali della persona, in quanto deve essere supportata da specifiche<br />
e consapevoli competenze relazionali. In particolar modo rispetto alla capacità<br />
di relazionarsi con il target in maniera professionale e non istintuale e alla<br />
capacità di lavorare all’interno di un gruppo di lavoro e con gruppi di utenti,<br />
comprendendone le dinamiche e gestendole limitatamente al ruolo ricoperto.<br />
Ha un ruolo didattico che si basa sulla sua esperienza rielaborata, rinforzata<br />
ed ampliata con ulteriori dati di realtà ed informazioni, quindi aggiornata.<br />
Educatrice significa che la peer educator ha come obiettivo quello di<br />
mettere in atto processi evolutivi, per esempio facendo aumentare il livello<br />
informativo delle utenti. Come prostituta la potenziale peer ha acquisito<br />
competenze ed informazioni in maniera esperienziale, per diventare peer<br />
professionale tali competenze ed informazioni devono diventare un bagaglio<br />
conoscitivo consapevole ed implementato sulla base di un aggiornamento<br />
di informazioni tecniche<br />
Ha un ruolo di grande responsabilità, che prevede sia conoscenza di argomenti<br />
specifici che stima nei confronti di se stessa e della propria esperienza.<br />
Il primo aspetto da sottolineare è la necessità che la peer sia motivata ad<br />
assumere questo ruolo. Per le peer che ancora si prostituiscono, ciò comporta<br />
che esse dovranno essere in grado di sostenere un doppio ruolo, mentre<br />
per quelle che hanno smesso di prostituirsi ciò comporta che siano capaci<br />
di aggiornare l’immagine di sé rispetto ad un medesimo con<strong>testo</strong> (prima<br />
ero in strada come prostituta e mi relazionavo con i clienti, ora sono in strada<br />
come peer e mi relaziono con le prostitute). Inoltre la peer deve avere<br />
consapevolezza della sua storia e della sua esperienza di prostituzione per<br />
evitare di confondersi con le sue utenti, per mantenere cioè una giusta<br />
distanza tra se stessa e il target di riferimento così da relazionarsi in maniera<br />
aperta e non pregiudiziale. Solo in questo modo la peer può lavorare nel<br />
rispetto dell’altro da sé evitando di mettere in atto meccanismi di sostituzione.<br />
1.1.1. Ruolo e funzioni dell’educatrice pari nel campo della prostituzione<br />
Il ruolo professionale della peer educator si inscrive all’interno di progetti ed<br />
interventi, perciò all’interno di gruppi di lavoro, di cui condivide obiettivi e<br />
modalità di lavoro. Rispetto al panorama italiano la peer può essere inserita in<br />
interventi di unità di strada, drop-in, accoglienza per le donne che decidono di<br />
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F E N A R E T E P R O J E C T<br />
uscire dalla prostituzione, sportelli presso strutture sanitarie. Facendo parte integrante<br />
del gruppo di lavoro è auspicabile non considerarla una mera esecutrice,<br />
piuttosto accordarle potere decisionale all’interno del gruppo di lavoro rispetto<br />
alle strategie e alle attività del progetto/servizio.<br />
La ricaduta positiva di questa modalità di coinvolgimento sta nel fatto che la<br />
peer possiede un livello di conoscenza rispetto al con<strong>testo</strong> dell’intervento (la<br />
prostituzione) superiore ai colleghi perché in passato ne ha fatto parte (o ne fa<br />
attualmente parte).<br />
La peer ha quindi un ruolo professionale ben definito e distinto da quello degli<br />
operatori con cui collabora. Tale ruolo si basa:<br />
sull’esperienza personale rielaborata di prostituta<br />
sul possesso di informazioni tecniche specifiche<br />
sul possesso di competenze relazionali trasversali.<br />
Il ruolo della peer in interventi rivolti alla prostituzione è finalizzato alla sensibilizzazione<br />
delle prostitute rispetto alla prevenzione socio - sanitaria e alla riduzione<br />
del danno ed è caratterizzato da un atteggiamento di comprensione e sostegno<br />
nei confronti delle prostitute.<br />
La peer perciò è una professionista nel settore della prevenzione e della riduzione<br />
del danno in ambito sanitario e sociale, avendo le competenze per assumere<br />
un atteggiamento aperto e positivo nelle relazioni con il target, avendo la possibilità<br />
di trasmettere informazioni tecniche precise ed aggiornate, avendo le competenze<br />
per gestire colloqui vis a vis, promuovere e partecipare a workshop, rapportarsi<br />
con gli operatori dei servizi pubblici sanitari e sociali.<br />
1.2 Metodologia di formazione dell’educatrice pari (idee di base)<br />
1.2.1 Analisi delle competenze professionali<br />
I dati raccolti e sopra illustrati dimostrano che il ruolo professionale dell’educatrice<br />
pari si inserisce in attività complesse sia per i contenuti trattati sia per le<br />
metodologie impiegate.<br />
Da ciò discende che lo spettro di informazioni tecniche che l’educatrice pari<br />
deve possedere e comprendere rispetto ai contenuti sono:<br />
Conoscenze di tipo sanitario<br />
apparato genitale, contraccezione, gravidanza e IVG, sesso sicuro, malattie sessualmente<br />
trasmissibili, l’organizzazione del sistema dei servizi sanitari, le<br />
modalità di accesso ai servizi sanitari<br />
Conoscenze di tipo socio - legislative<br />
legislazione in materia di immigrazione e prostituzione, l’organizzazione dei<br />
sistema dei servizi sociali, le modalità di accesso ai servizi sociali, la tipologia<br />
dei contratti di lavoro, il sistema di collocamento, le possibilità di riqualificazione<br />
professionale<br />
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F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Conoscenze di tipo interculturale<br />
il valore e la gestione del tempo e del denaro nelle diverse realtà etniche, il significato<br />
di lavoro e denaro nella professione di prostituta e nelle altre professioni,<br />
rivalità e contrapposizioni tra diversi gruppi etnici, il significato attribuito da<br />
diversi contesti culturali dello svolgere l’attività di prostituta<br />
Rispetto alle modalità di lavoro l’educatrice pari deve possedere conoscenze<br />
sulle metodologie impiegate dai progetti e servizi esistenti in ambito prostituzione:<br />
La strategia della riduzione del danno<br />
Modalità e tecniche per la prevenzione<br />
Strumenti per la realizzazione di workshop<br />
Le modalità e gli interventi impiegate nell’accoglienza di persone che escono<br />
dalla prostituzione<br />
Rispetto alla gestione dell’attività professionale l’educatrice pari deve possedere<br />
competenze relazionali:<br />
Competenze per la gestione della relazione d’aiuto e del colloquio vis a vis<br />
Rispetto al lavoro in gruppo e con il gruppo deve possedere conoscenze<br />
delle fasi e delle dinamiche di gruppo.<br />
1.2.2 Ipotesi metodologica<br />
La peculiarità dell’educatrice pari consiste nello svolgere attività forte della propria<br />
esperienza. Il primo passo dunque consta nel verificare come queste donne<br />
considerino e sentano l’esperienza fatta: si tratta di un punto di forza o di debolezza?<br />
È considerata una parte della propria vita da cui trarre conoscenze su di<br />
sé, sugli altri, sulla realtà esterna oppure la si vorrebbe negare, nascondere,<br />
dimenticare? L’ipotesi allora è quella di definire il ruolo, le attività, la collocazione<br />
dell’educatrice pari a partire dall’esperienza di migrazione e di prostituzione<br />
delle partecipanti, in modo da disegnare un profilo della professionalità<br />
verso cui si stanno muovendo e contemporaneamente consentire che emergano<br />
i punti di forza e di debolezza dei vissuti delle singole partecipanti. La base<br />
metodologica è quindi il riconoscimento della loro esperienza di prostitute e di<br />
donne migrate come un’esperienza significativa. Perché ciò accada è necessario<br />
creare uno spazio dove poter iniziare a rielaborare la propria esperienza raccontando<br />
parte della propria storia ed ascoltando quella delle altre. Far emergere gli<br />
aspetti positivi e quelli negativi dell’esperienza vissuta, riconoscere i sentimenti<br />
dolorosi, sapere che ci sono stati e che sono parte del bagaglio di esperienze<br />
personali, individuare le risorse impiegate per superare quei momenti e riconoscere<br />
i propri punti di forza. Ciò permette:<br />
di evitare l’attivazione di meccanismi di negazione<br />
di differenziare il passato dal presente, quindi la propria condizione passata<br />
dall’attuale<br />
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F E N A R E T E P R O J E C T<br />
di differenziare sé dall’altro da sé<br />
di rivedere quell’esperienza in maniera distaccata, così da rileggerla per<br />
trarne informazioni e conoscenze su di sé e sul mondo esterno<br />
di individuare i propri personali punti di forza e di debolezza.<br />
Conoscenze e punti di forza diventeranno la base su cui si poggeranno le informazioni,<br />
le tecniche e gli strumenti che l’educatrice pari professionale deve possedere.<br />
1.2.3 Le basi metodologiche su cui si poggia l’ipotesi di rielaborazione dell’esperienza:<br />
la teoria del ciclo della vita di Kohlrieser<br />
L’esistenza di ciascun individuo è costantemente percorsa da processi di attaccamento,<br />
legame, separazione e lutto, tali processi vengono collegati tra loro<br />
nella definizione di ciclo della vita. L’esistenza perciò è percorsa da molteplici<br />
cicli della vita, cioè ogni individuo vive periodi in cui si avvicina a qualcuno o<br />
qualcosa e costruisce un legame e momenti in cui si separa da qualcuno o qualcosa<br />
ed elabora il conseguente lutto. I quattro momenti del ciclo della vita sono<br />
strettamente collegati tra loro, poiché è necessario che si susseguano gli uni agli<br />
altri altrimenti il ciclo si interrompe e ciò comporta l’impossibilità di creare<br />
nuovi legami. Una potenziale peer educator è una persona che ha smesso di prostituirsi<br />
oppure che si prostituisce e vuole ricoprire un duplice ruolo. Nell’un<br />
caso come nell’altro la potenziale peer vuole intraprendere una nuova esperienza<br />
professionale dando forma ad una nuova immagine di sé, e ciò comporta la<br />
necessità di staccarsi dalla precedente immagine professionale e di sé.<br />
Ripensare a quello che è successo, sentire le emozioni che lo hanno accompagnato<br />
e caratterizzato, rivivere (nel senso di ricordare, riportare alla memoria)<br />
alcuni episodi di storia personale permette di distaccarsi. È perciò il passo necessario<br />
verso l’individuazione di una giusta distanza nei confronti della propria<br />
esperienza di prostituta e, di conseguenza, determina la possibilità di differenziare<br />
sé dall’altro da sé (il con<strong>testo</strong> è il medesimo, la prostituzione, ma gli individui<br />
sono diversi perché hanno esperienze, vissuti, problemi, risorse ... diversi).<br />
Il riconoscimento dell’unicità della propria esperienza e di sé come persona è un<br />
passaggio fondamentale rispetto alla professionalità della peer perché evita il<br />
rischio della generalizzazione della propria esperienza; cioè il rischio di considerate<br />
le future utenti come identiche a sé, sovrapponendo la propria alla loro<br />
esperienza e proponendo strategie standardizzate e soluzione preconfezionate.<br />
Distaccarsi significa saper differenziare gli assi temporali, cioè non confondere<br />
passato - presente - futuro. Quindi tracciare una distinzione tra il passato e il presente,<br />
una linea di demarcazione. Questa operazione può consentire alle persone<br />
di evitare la negazione del passato, perché la linea di demarcazione differenzia<br />
ed inoltre perché quella linea può essere considerata il confine da cui ci si<br />
può affacciare su quello che è stato. La linea di demarcazione diventa una con-<br />
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F E N A R E T E P R O J E C T<br />
creta protezione, è l’elemento evidente della differenza tra il passato e il presente,<br />
e ciò consente di guardare il proprio passato con maggiore tranquillità e con<br />
un certo distacco. In questo modo è possibile rileggere la propria esperienza per<br />
desumerne punti di forza e debolezza, perciò insegnamenti. La metodologia proposta<br />
attiva un processo di allontanamento che permette di differenziare il passato<br />
dal presente e di mantenere entrambi come aspetti della propria vita. In questo<br />
modo si evita l’attivazione di processi di negazione dell’esperienza vissuta,<br />
cosa che, se avvenisse, sarebbe controproducente ed inopportuna rispetto al profilo<br />
professionale della peer.<br />
Entrando nel merito del processo dell’attaccamento - creazione del legame<br />
(facente parte del ciclo della vita) esso si snoda in un percorso caratterizzato da<br />
tre aspetti: persone, base sicura e obiettivi. Il culmine del percorso è dato dal raggiungimento<br />
dell’autostima e le tappe per arrivarvi sono:<br />
1) rispetto alle persone il passaggio attraverso la capacità di amare - essere<br />
amati, appartenere e sentirsi degni - meritare di esistere;<br />
2) per la base sicura il passaggio attraverso il permesso di esplorare e l’atteggiamento<br />
giocoso;<br />
3) per quanto riguarda gli obiettivi il passaggio attraverso il senso di competenza,<br />
la capacità di avere successo ed agire - essere capaci di agire.<br />
Se si mettono in relazione processo dell’attaccamento - creazione del legame e<br />
l’ipotesi metodologica del percorso formativo per educatrici pari si possono<br />
individuare aree di sovrapposizione:<br />
Ciclo<br />
della vita<br />
Capacità<br />
di amare<br />
-essere<br />
amati<br />
Formazione<br />
peer<br />
Esperienza<br />
significativa<br />
Appartenere all’interno<br />
del gruppo<br />
di<br />
formazione<br />
Sentirsi<br />
degni -<br />
meritare di<br />
esistere<br />
Persone Base Sicura Obiettivi<br />
Ciclo<br />
della vita<br />
Permesso di<br />
esplorare<br />
Atteggiamento<br />
giocoso<br />
Atteggiamento<br />
giocoso<br />
8<br />
Formazione<br />
peer<br />
Permesso di<br />
esplorare la<br />
propria<br />
esperienza<br />
Permesso di<br />
ascoltare e<br />
condividere<br />
Ciclo<br />
della vita<br />
Senso di<br />
competenza<br />
Capacità di<br />
avere<br />
successo<br />
Permesso di Essere capa-<br />
sperimentare ci di agire -<br />
(project agire<br />
work)<br />
Formazione<br />
peer<br />
Riconoscere<br />
di possedere<br />
competenze<br />
specifiche<br />
Sperimentabile<br />
nella<br />
esperienza di<br />
project work
1.2.4 Il “gruppo” come risorsa<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Il processo formativo avviene in gruppo, ci siamo perciò chieste se e come era<br />
possibile usare la dimensione gruppo come una risorsa. Secondo Berne il gruppo<br />
soddisfa le fondamentali esigenze umane: la fame di stimolo, di riconoscimento<br />
e di struttura. Inoltre il gruppo si posiziona in una terra di mezzo tra l’individuo<br />
e la società; esso infatti è un aggregato di persone che, in quanto suoi<br />
membri, compongono un microcosmo ed insieme è uno spaccato della società,<br />
ne è l’interfaccia, perciò possiede una sua identità, è separato dall’esterno e contemporaneamente<br />
ne è collegato. “Il “gruppo” è esperienza costitutiva di ogni<br />
essere umano. L’Analisi Transazionale, sia a livello teorico che di intervento, ha<br />
focalizzato la sua attenzione sul “gruppo” quale situazione privilegiata per favorire<br />
processi di cambiamento”. Secondo Spaltro il piccolo gruppo rappresenta un<br />
modello a tre, dove gli elementi da tenere in considerazione sono l’individuo, il<br />
gruppo e il “collettivo” e questa caratteristica “consente di superare la contrapposizione<br />
duale individuo/società, soggettivo/oggettivo; consente nella complessità,<br />
nell’indeterminatezza, nell’anodia del reale un processo di individuazione<br />
attraverso la distinzione che ogni gruppo fa tra sé e tutti gli altri membri,<br />
tra chi è dentro e chi è fuori”. Le teorie sopra esposte supportano la possibilità<br />
di considerare la dimensione gruppo una risorsa per il percorso formativo per<br />
peer, in particolar modo rispetto al processo di elaborazione della propria esperienza<br />
di prostituzione e quindi della definizione di sé. Il gruppo può essere una<br />
risorsa e accompagnare tale processo nella prima parte del lavoro tramite la differenziazione<br />
tra l’interno e l’esterno del gruppo stesso e nelle fasi successive<br />
tramite la differenziazione tra le persone che compongono il gruppo. Infatti inizialmente<br />
il gruppo è percepito dai suoi componenti come luogo protetto in cui<br />
attaccarsi, in cui riconoscersi e solidarizzare; i/le componenti del gruppo condividono<br />
una forte partecipazione e segnano un confine netto fra il dentro e il fuori<br />
del gruppo, fra chi fa parte di quel gruppo e chi ne è fuori. Successivamente il<br />
gruppo viene percepito come luogo in cui individuare la differenza tra ciascuna<br />
partecipante, tramite il riconoscimento sia di ciò che rende unico sia degli aspetti<br />
che accomunano alle altre persone. Il processo che si attiva va dall’unione e<br />
solidarietà iniziale ad una evoluzione verso la differenziazione personale rimanendo<br />
all’interno del gruppo. Ciò comporta che il fatto stesso di lavorare in<br />
gruppo rappresenta una risorsa sia rispetto alla possibilità di sviluppare un’esperienza<br />
di vicinanza e partecipazione sia per attivare un processo di differenziazione<br />
individuale volto a riconoscere specifiche caratteristiche personali.<br />
L’ipotesi metodologica è di programmare il percorso formativo tenendo conto di<br />
due aspetti, l’uno è dato dalle risorse che la dimensione gruppo possiede:<br />
fornire senso di appartenenza (si è nell’assunto di base della dipendenza),<br />
rappresentare una base sicura per esplorare, confrontarsi e sperimentarsi<br />
(l’assunto di base è l’attacco e fuga)<br />
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F E N A R E T E P R O J E C T<br />
consentire la definizione del ruolo, il riconoscimento delle proprie competenze<br />
e del permesso di avere successo (l’assunto di base è l’accoppiamento).<br />
Il secondo aspetto è dato dalle fasi di vita di un gruppo, per cui è possibile programmare<br />
il percorso formativo tenendo conto delle caratteristiche di ciascuna<br />
fase e coniugando ogni modulo formativo alla fase più adeguata. In tale prospettiva<br />
il modulo di elaborazione dell’esperienza di prostitute e di donne<br />
migranti va collocato all’inizio del percorso, momento in cui l’assunto di base è<br />
quello della dipendenza e poi quello dell’attacco e fuga. Secondo l’Analisi<br />
Transazionale infatti nella fase della dipendenza la Cultura del gruppo è genitoriale<br />
e le transazioni sono dal Bambino del gruppo verso il leader, percepito<br />
come Genitore protettivo e normativo. Ossia i componenti del gruppo fanno<br />
emergere ed esprimono soprattutto la parte emotiva e si rivolgono al conduttore<br />
del gruppo come a colui che accoglie, contiene e protegge. Nella fase della<br />
dipendenza si sviluppa quindi l’attaccamento verso il gruppo, rendendolo un’esperienza<br />
autentica e significativa, vengono sottolineate soprattutto le similitudini<br />
tra le persone che in questo modo sviluppano un sentimento di appartenenza.<br />
Nella fase dell’attacco e fuga l’impegno del gruppo è nell’inserimento del<br />
singolo e nella differenziazione dove il processo transazionale prevalente parte<br />
dal Genitore delle partecipanti e va verso il gruppo o il leader (percepito come<br />
negativo, inaffidabile e inadeguato), la Cultura del gruppo è Bambina. Ossia i<br />
componenti del gruppo non vogliono più sentirsi un tutto indifferenziato, vogliono<br />
quindi delineare le diversità, ma in questa fase il processo avviene non in<br />
maniera realistica, quanto piuttosto facendo prevalere ragionamenti di valore<br />
(ideologici o intellettualizzati) e spinte emotive. Il conduttore contiene e contrasta<br />
questi atteggiamenti e perciò può essere percepito in termini negativi. Queste<br />
due fasi sono funzionali rispetto al far emergere e rielaborare esperienze personali<br />
perché permettono di considerarle in termini cognitivi ed emotivi e perché<br />
consentono al gruppo di prenderle in considerazione sia come aspetti di similitudine<br />
sia come aspetti di diversificazione.<br />
Da qui lo spostamento è verso la fase maggiormente differenziata dove l’assunto<br />
di base è l’accoppiamento, l’impegno del gruppo è nel coinvolgimento e le<br />
transazioni sono da Adulto contaminato, dal G e dal B. Ossia questa è la fase di<br />
reale differenziazione tra i componenti del gruppo che si riconoscono nella loro<br />
individualità e a partire da essa stringono legami. Il conduttore riveste un ruolo<br />
propositivo rispetto ai contenuti e alle dinamiche e di garante rispetto ai nuovi<br />
legami creati. Questa fase è la più adeguata all’apprendimento, perciò è quella<br />
in cui fornire informazioni e strumenti.<br />
Il quarto stadio del gruppo è quello dell’appartenenza, l’assunto di base è il raggiungimento<br />
dell’equilibrio tra il gruppo di base e il gruppo di lavoro. In questa<br />
fase le azioni più funzionali sono quelle di mettersi alla prova, quindi sperimentarsi<br />
con il project work e prendere decisioni rispetto all’impresa.<br />
10
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Cap. 2 | Analisi dei contesti nazionali in cui è stata<br />
avviata la sperimentazione<br />
Questo capitolo contiene la descrizione dei contesti delle sei nazioni in cui<br />
si è sviluppato il progetto Fenarete. Il progetto si è articolato tenendo conto degli<br />
aspetti strutturali riportati in questo capitolo.<br />
2.1 Il con<strong>testo</strong> della prostituzione nei paesi coinvolti nel progetto<br />
2.1.1 Italia<br />
All’inizio del nostro progetto le stime davano per l’Italia una presenza di circa<br />
50.000 operatrici/ori del sesso. Fra queste una metà 25.000 abitualmente lavorano<br />
in strada sia nelle aree urbane che nelle strade a grande traffico exrtraurbane.<br />
La recente sistematica repressione contro la migrazione illegale e la lotta ai fenomeni<br />
criminali che stanno a margine del fenomeno hanno ridotto negli ultimi due<br />
anni la visibilità del fenomeno prostituzione.<br />
La presenza delle donne migranti in strada costituisce il 90% del totale che gli<br />
ultimi dati danno attorno alle 19.000 persone. Secondo l’associazione Parsec le<br />
presenze oscillano al Nord fra le 7.700 e le 10.130 unità, al Centro-Nord tra le<br />
5.587 e le 6.989, a Sud tra le 1.470 e le 2.170.<br />
La prostituzione è esercitata dalle italiane prevalentemente in casa, ma è in veloce<br />
crescita anche l’attività “al chiuso “ delle straniere, che tentano così di sfuggire<br />
alle retate delle forze dell’ordine.<br />
C’è un fiorire di luoghi pubblici e privati dove sotto l’offerta di servizi alla persona<br />
e intrattenimento si offrono in realtà servizi sessuali. Naturalmente il fenomeno<br />
coinvolge l’intero Paese e le isole ma con una presenza maggiore nelle<br />
aree a più elevato sviluppo economico del Nord dove è presente almeno il 50%<br />
del totale.<br />
Questa massa di donne “invisibili” per lo stato e prive di diritti provengono<br />
dall’Africa, dai Paesi del Centro e Est Europa, dal Sud America ma anche dalla<br />
Cina.<br />
La costante e veloce evoluzione del fenomeno relativamente alle diverse nazionalità<br />
in arrivo non consentono di tracciare un quadro del presente senza che<br />
questo sia già superato nell’immediato domani. Nei primi anni 90 la composizione<br />
del target prostitute straniere era di donne nigeriane, colombiane, e albanesi<br />
e di transessuali brasiliane.<br />
Attualmente di costoro solo le nigeriane sono ancora un gruppo numericamente<br />
predominante, mentre le albanesi hanno in parte ceduto il posto alle serbe,<br />
bosniache, ucraine, moldave, rumene, bulgare. Così come dall’America Latina<br />
sono ora presenti peruviane, equadoregne, uruguaiane, e anche le transessuali<br />
11
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
provengono da molte nazioni. Dal 2000 anche le organizzazioni cinesi stanno<br />
offrendo sul mercato donne della loro comunità in appartamenti metropolitani,<br />
la stessa offerta che in passato avveniva solo all’interno della comunità ora si è<br />
aperta ai consumatori italiani. Ma non sono i soli a gestire un mercato interno al<br />
proprio gruppo, anche nelle comunità maschili provenienti dal Nord Africa (in<br />
particolare Marocco) vi sono case e accompagnatrici che sopperiscono ai bisogni<br />
sessuali dei molti lavoratori immigrati in prevalenza senza famiglia.<br />
La prostituzione maschile che in passato aveva proporzioni modeste, era praticata<br />
in maggioranza da tossicodipendenti e gravitava attorno agli ambienti gay<br />
quasi in forma privata ora è in aumento, si è resa molto più visibile le nuove<br />
reclute sono giovani stranieri esclusi dal mercato del lavoro anche a causa della<br />
legge sull’immigrazione e che apertamente nelle grandi città offrono i propri servizi<br />
a uomini e donne (poche le donne clienti per ora).<br />
2.1.2. Francia<br />
E’ veramente arduo stabilire cifre reali riguardo alla prostituzione in Francia poiché<br />
la legge non autorizza più la polizia a schedare le operatrici del sesso ed inoltre<br />
non esiste un vero osservatorio sulla prostituzione. I soli dati disponibili sono<br />
quelli forniti dall’ O.C.R.T.E.H. (Direzione Centrale di Lotta al Traffico di Esseri<br />
Umani), secondo il quale 5.000 sexworker sono state sottoposte a controllo di<br />
polizia in strada. Il numero totale di sexworker è tuttavia stimato dalla stessa<br />
direzione tra le 12.000 e le 15.000 unità, delle quali 7.000 attive a Parigi. A tale<br />
numero è lecito aggiungere circa 3.000 professioniste che operano in bar o centri<br />
di massaggi. Per quanto riguarda le caratteristiche della prostituzione in<br />
Francia è possibile affermare che il profilo della professione è cambiato negli<br />
ultimi anni. La proporzione di sexworker straniere sta decisamente aumentando<br />
e rappresenta quasi la metà del totale esistente. I paesi di provenienza più comuni<br />
sono i paesi dell’Europa dell’Est (Albania, Romania, Moldavia, Ungheria e<br />
Repubblica Ceca), ma ne sono presenti anche di provenienti dall’Africa<br />
Occidentale (Nigeria, Ghana e Sierra Leone), dal Sud America (Brasile,<br />
Colombia, Ecuador) o dal Nord Africa (Marocco, Algeria, Tunisia).<br />
Altre comunità sono presenti solo in alcune città: per esempio le Asiatiche<br />
(Vietnamite, Cinesi, coreane) si trovano specialmente a Parigi. Buona parte di<br />
queste sono coinvolte nel traffico di esseri umani e non operano come sexworker<br />
liberamente. Anche questo fenomeno tuttavia presenta caratteristiche diverse<br />
nelle diverse città francesi, a seconda che esse si trovino vicino ad un confine<br />
o lungo una rotta migratoria strategica.<br />
Un altro segno del cambiamento dei tempi è una maggior percentuale di persone<br />
prostitute di sesso maschile. È possibile affermare che la percentuale di uomini<br />
in alcune città raggiunge il 35%, che si tratti di uomini, travestiti o transessuali.<br />
12
2.1.3. Germania<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Attualmente in Germania circa 400.000 persone esercitano la prostituzione. Le<br />
migranti raggiungono il 60% del totale e fra queste la maggior parte proviene<br />
dall’Europa centrale e Orientale. In base a rilevazioni effettuate regolarmente dal<br />
TAMPEP sul territorio tedesco la percentuale di sexworker migranti in<br />
Germania è aumentata regolarmente negli ultimi anni: si è passati dal 50% nel<br />
1999, al 55% nel 2001, al 60% nel 2003, e questa tendenza alla crescita continua.<br />
In Germania la maggior parte delle sexworker provengono da paesi dell’Europa<br />
centrale e dell’est (50%), dell’Asia (22% circa), dell’America latina (16% circa)<br />
e dell’Africa (12% circa). Ma le donne dell’Europa centrale e dell’est non sono<br />
in maggioranza in tutte le città tedesche. Esse lavorano, per esempio, prevalentemente<br />
al nord della Germania, mentre le donne latino americane nelle regioni<br />
centrali della Germania, le donne asiatiche sono ripartite in tutto il territorio<br />
tedesco e quelle africane all’ovest. Secondo il rapporto di TAMPEP del 2003 in<br />
Germania le sexworker migranti provengono da più di 30 paesi diversi. I principali<br />
paesi d’origine sono Polonia, Ucraina, Lituania, Bielorussia, Tailandia,<br />
Repubblica Dominicana, Colombia, Ghana e Nigeria.<br />
La mobilità delle sexworker migranti si esprime soprattutto all’interno dello<br />
stesso territorio tedesco. L’80% dei trasferimenti di luogo di lavoro avvengono<br />
tra importanti città tedesche o nei loro dintorni: Berlino, Amburgo, Monaco,<br />
Colonia e Francoforte. Sebbene i controlli di polizia stiano diventando sempre<br />
più frequenti in Germania e nonostante la precarietà dello status di residenti per<br />
queste donne, le sexworker migranti ritengono che rimanere nel paese sia più<br />
sicuro che intraprendere ulteriori rischi attraversando le frontiere verso altri<br />
paesi. Inoltre, l’industria del sesso ha una notevole organizzazione. Ciò permette<br />
alle persone prostitute (migranti) di soddisfare le richieste del mercato.<br />
Le persone di nazionalità tedesca lavorano in tutti i settori della prostituzione:<br />
per strada, in bordelli, in appartamenti, in locali notturni e bar, come accompagnatrici,<br />
ecc. D’altro canto le migranti di solito lavorano solo in bordelli ed<br />
appartamenti e talvolta in bar e locali notturni.<br />
Lavorare in strada è una attività ad alto rischio a causa dei frequenti controlli di<br />
polizia; inoltre il lavoro in strada è spesso considerato dalle operatrici locali un<br />
territorio di loro esclusiva appartenenza.<br />
La regolarità dei controlli da parte della polizia ha fatto sì che le migranti vivano<br />
e lavorino in una condizione di clandestinità maggiore di quanto non succedesse<br />
in precedenza. Molte si sono trasferite nella periferia delle grandi città, o<br />
possono essere raggiunte solo tramite telefono cellulare o internet.<br />
Questo nuovo sistema sta prendendo piede in tutto il paese, rendendo più difficile<br />
il lavoro di prevenzione di base nei confronti di HIV, AIDS e ITS (infezioni<br />
trasmissibili sessualmente) , ed il sostegno alle donne vittime di violenza.<br />
13
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
In seguito alla Legge sulla Protezione dalle Malattie Contagiose<br />
(Infektionsschutzgesetz), divenuta operativa dal 1° gennaio 2001, le persone<br />
prostitute non sono più tenute a sottoporsi a controlli medici obbligatori (in<br />
seguito ai quali veniva precedentemente rilasciato un certificato conosciuto col<br />
nome di Bockschein)<br />
Tutti i centri sanitari di assistenza nel campo dell’HIV/AIDS/IST (infezioni sessualmente<br />
trasmissibili) prestano ora i loro servizi anonimamente.<br />
La nuova Legge sulla Prevenzione delle Malattie Contagiose ha avuto due<br />
importanti conseguenze:<br />
L’assenza di controlli medici obbligatori ha aumentato la sicurezza di sé<br />
delle donne e le ha motivate a badare a se stesse e a prendere decisioni sulla<br />
propria salute in completa autonomia.<br />
Le caratteristiche di anonimato, volontarietà e gratuità quasi totale delle<br />
prestazioni mediche offerte hanno reso disponibili questi servizi anche per<br />
le sexworker migranti, seppure limitatamente ai servizi relativi alle IST.<br />
Le suddetta Legge ha lasciato comunque irrisolti i seguenti problemi:<br />
Poiché la maggior parte delle sexworker migranti in Germania non sono<br />
provviste di assicurazione sanitaria, i servizi forniti dagli operatori sanitari<br />
rappresentano l’unica opportunità per questi soggetti di ricevere assistenza<br />
sanitaria. Ciò significa che tali donne si rivolgono a tali centri più spesso di<br />
quelle provviste di assicurazione sanitaria. Tuttavia gli operatori sanitari<br />
non hanno né le capacità per soddisfare tale aumento di richiesta né l’esperienza<br />
necessaria per trattare i bisogni specifici delle migranti.<br />
L’assistenza sanitaria per le sexworker migranti in termini medicina generale<br />
e di counselling non è tuttora disponibile. Viste le difficoltà che le<br />
migranti incontrano durante il processo di migrazione, il counselling è particolarmente<br />
importante per loro in quanto le aiuta a mantenere o a ritrovare<br />
auto-stima e capacità di scelta del proprio destino.<br />
2.1.4. Olanda<br />
Prima dell’attuazione del regolamento e della legalizzazione della prostituzione<br />
in Olanda erano state fatte alcune stime del numero di persone prostitute sul territorio<br />
nazionale.<br />
Secondo stime approssimate, ogni anno in Olanda circa 25.000/20.000 persone<br />
lavoravano nel campo della prostituzione. Di queste il 90% sono donne, 5%<br />
uomini ed un ulteriore 5% transessuali. 45% lavora in locali a luci rosse, 20%<br />
nelle vetrine, 15% come accompagnatrici, 5% in strada, 5% a casa e 10% con<br />
altre forme di prostituzione come quelle presso alberghi, bar e discoteche (Van<br />
der Helm e Van Mens, 1999).<br />
Secondo stime del 2000 (Visser e.a., 2000), 6.000 sexworker lavorano quotidianamente<br />
nelle principali forme di prostituzione: vetrine, locali a luci rosse e pro-<br />
14
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
stituzione in strada. Per quanto riguarda l’infrastruttura del mercato del sesso,<br />
alcune stime (Smallebroek e Smit, 2001) hanno rilevato la presenza di circa 550<br />
locali a luci rosse e 630 vetrine; secondo altre fonti (Visser, 2000) i locali a luci<br />
rosse sono 600-700 e le vetrine raggiungono un totale di 2.040 unità. Le agenzie<br />
che forniscono accompagnatrici sono state stimate in un numero di 260, e le<br />
prostitute in strada ogni giorno 240 (Visser, 2000). Tali stime sono basate sui dati<br />
forniti dalle autorità locali e dagli stessi fornitori di servizi.<br />
Tuttavia l’osservazione sul campo e le rilevazioni effettuate sul campo lasciano<br />
supporre che il numero totale di centri di prostituzione sia molto superiore. Solo<br />
nelle città in cui TAMPEP ha effettuato rilevazioni, il numero di vetrine raggiunge<br />
almeno le 2.700 unità e nelle aree di prostituzione in strada si è verificata<br />
una concentrazione di circa 300 donne per notte.<br />
Secondo le stime delle autorità due terzi di queste sono migranti, tuttavia nelle<br />
quattro città in cui TAMPEP ha operato presso le persone prostitute che lavorano<br />
nelle vetrine le conseguenti stime parlano invece di una percentuale di donne<br />
migranti compresa tra il 90 e il 95% di tutte le persone prostitute.<br />
La maggior parte di queste lavora “illegalmente” - questo è il temine utilizzato<br />
dalle autorità per riferirsi ai casi un cui una persona lavora senza permesso di<br />
residenza che la autorizzi anche a lavorare in Olanda.<br />
La maggior parte di queste migranti proviene dall’America latina (Repubblica<br />
Dominicana e Colombia rappresentano il 60% del totale), seguita dalle donne<br />
provenienti dai paesi dell’Est e Centro Europa (30%) ed un gruppo meno numeroso<br />
di donne dall’Africa Occidentale e dai paesi del Sud-est asiatico (10%).In<br />
seguito ai notevoli cambiamenti che si sono prodotti nelle politiche che regolano<br />
la prostituzione e l’immigrazione, la composizione di questo gruppo è cambiata:<br />
ora la maggior parte delle donne migranti proviene dai paesi associati<br />
all’Unione Europea; si assiste inoltre ad una riduzione del numero di sexworker,<br />
anche di quelle migranti. Ciò è dovuto alla necessità di avere le carte in regola<br />
per lavorare nel circuito legale della prostituzione.<br />
Negli ultimi due anni la prostituzione è diminuita in seguito al controllo e ai<br />
nuovi regolamenti in materia di licenze (v. capitolo 2.2.4). Anche l’impossibilità<br />
per le donne migranti di lavorare nella prostituzione senza permesso di soggiorno<br />
e di lavoro ha contribuito al calo generale.<br />
La conseguenza di queste misure è stato l’aumento della prostituzione in strada.<br />
Al momento tuttavia diverse zone di maggior prostituzione in strada nelle città<br />
di Amsterdam e Rotterdam sono state chiuse.<br />
Nonostante questi cambiamenti, la percentuale di donne migranti sul totale di<br />
sexworker sembra essere comunque la stessa presente prima dell’introduzione<br />
della nuova legge. In linea di massima, la composizione dei gruppi di sexworker<br />
non ha subito variazioni: si tratta soprattutto di donne, prevalentemente migranti,<br />
con una provenienza da un ampio spettro di paesi.<br />
La maggior parte delle donne dei paesi dell’Est e Centro Europa proviene da<br />
15
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Bulgaria e Romania. A partire da questi ultimi anni, il numero delle donne protette<br />
dal programma di assistenza alle vittime di traffico di esseri umani (procedura<br />
B9) è aumentato. Secondo fonti della Direzione Nazionale della Lotta al<br />
Traffico di Esseri Umani, un sesto delle persone alle quali viene applicata la procedura<br />
B9 (permesso di residenza di breve durata) proviene dalla Bulgaria, il<br />
resto da altri paesi dell’Est e Centro Europa e dall’Africa Occidentale.<br />
2.1.5. Lituania<br />
E’ piuttosto arduo parlare di dimensioni e dinamiche del traffico di donne e della<br />
prostituzione visto il loro carattere di prevalente clandestinità. Perciò per stabilirne<br />
le dimensioni sarà possibile procedere solo con ragionamenti indiretti legati<br />
a questi fenomeni.<br />
Le nostre fonti rivelano che le sexworker a Vilnius potrebbero aggirarsi intorno<br />
alle 1.000 unità; la loro età dovrebbe essere compresa tra i 14 e i 45 anni. La<br />
maggior parte delle persone prostitute disponibili ha una età compresa tra i 18 e<br />
i 30 anni, nonostante diverse agenzie offrano anche persone di altre età. Gli<br />
esperti sottolineano inoltre il fenomeno dell’aumento di giovani minorenni del<br />
luogo tra le persone prostitute.<br />
Il livello di istruzione sia tra le vittime di traffico di esseri umani che tra le persone<br />
prostitute è al di sotto della media nazionale. Secondo le nostre fonti, la<br />
maggior parte delle persone prostitute in Lituania (includendo le persone prostitute<br />
di strada, la categoria più bassa di prostitute) non ha ultimato nemmeno gli<br />
studi di scuola superiore. I dati relativi a contatti telefonici con agenzie di<br />
accompagnatrici o ragazze squillo, condotti per conto dell’OIM -<br />
Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (Tureikite, Sipaviciene, 2001),<br />
mostrano che la maggior parte delle persone prostitute sono donne nubili, sebbene<br />
vi siano anche casi di donne sposate o divorziate dedite alla prostituzione.<br />
Talvolta avere deciso di prostituirsi viene spiegato (o giustificato) proprio con la<br />
necessità di mantenere i propri figli. Diversa è la situazione di chi è stata vittima<br />
di traffico di esseri umani all’estero. Secondo i dati forniti dal Centro di<br />
Assistenza alle Famiglie di Persone Scomparse la maggior parte delle persone<br />
vittime di traffico di esseri umani verso paesi stranieri sono nubili (84%, ovvero<br />
43 donne). Molto di queste donne (il 73%), ha vissuto in famiglie benestanti,<br />
le cosiddette “buone” famiglie.<br />
Per quanto è possibile concludere dalle informazioni raccolte, la maggior parte<br />
delle donne coinvolte nella prostituzione o nel traffico di esseri umani verso<br />
paesi stranieri proviene dalle città. I dati forniti dal Centro di Assistenza alle<br />
Famiglie di Persone Scomparse, per esempio, rivelano che la maggior parte delle<br />
vittime di traffico di esseri umani verso paesi stranieri proviene dalle città (80%,<br />
ovvero 35 donne). La situazione sta comunque cambiando: come risulta da<br />
recenti servizi giornalistici e da valutazioni di esperti, sono in aumento i casi di<br />
16
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
ragazze di campagna vittime di traffico di esseri umani. La fetta più ampia del<br />
mercato della prostituzione è organizzata e controllata dalle agenzie. Il profitto<br />
proveniente da questo mercato è stato stimato nel 1997 a 12 milioni di dollari<br />
americani. Esperti della Polizia hanno tentato di valutarne le dimensioni basandosi<br />
sugli annunci delle agenzie. Gli stessi esperti ritengono che vi siano tra i 30<br />
e i 40 annunci giornalieri e tra le 6 e le 8 operatrici del sesso per ogni agenzia.<br />
Tuttavia le agenzie collaborano tra di loro scambiandosi e vendendosi prostitute<br />
in continuazione per soddisfare le esigenze del mercato.<br />
Le nostre fonti confermano l’esistenza di più di 30 agenzie e di circa 100 persone<br />
coinvolte nella gestione di questo mercato. Le informazioni del Ministero<br />
degli Interni parlano di un numero di agenzie affermate compreso fra 15 e 20,<br />
con un volume d’affari superiore a 1.5 milioni di dollari americani. Circa la metà<br />
delle persone prostitute di Vilnius lavorano per agenzie.<br />
Poiché il mercato del sesso cerca di soddisfare le diverse esigenze degli utenti,<br />
è soggetto a fluttuazioni stagionali. Aumenta durante la stagione estiva e si trasferisce<br />
dalle città verso le località di villeggiatura.<br />
Non esistono dati certi circa le persone prostitute di sesso maschile. E’ risaputo<br />
però che a Vilnius esistono uomini che offrono i loro servizi ad altri uomini.<br />
Nessun dato circa il numero totale di questi è però disponibile.<br />
La prostituzione in Lituania è considerata socialmente riprovevole, e viene spesso<br />
associata alla criminalità, alle IST e alla tossicodipendenza, alla discriminazione<br />
e allo sfruttamento delle donne.<br />
Riuscire ad ottenere la fiducia delle persone attive in questo settore è estremamente<br />
difficile a causa dell’emarginazione sociale delle sexworker.<br />
Gli esperti che hanno redatto il rapporto all’OIM (Tureikite, Sipaviciene, 2001)<br />
hanno individuato nelle necessità economiche le principali ragioni che portano<br />
ad emigrare e a prostituirsi.<br />
Il nostro sondaggio tra le persone prostitute in strada a Vilnius mostra che la prostituzione<br />
è la sola e la principale fonte di sussistenza per il 93,4% delle donne<br />
intervistate e persino per le loro famiglie.<br />
Fino ad oggi l’assistenza alle sexworker migranti o vittime di traffico di esseri<br />
umani è stata molto limitata e disponibile solo a Vilnius.<br />
Non è dunque assolutamente sufficiente. Nella maggior parte dei casi le persone<br />
prostitute che operano in strada non hanno né previdenza sociale né un luogo<br />
in cui vivere.<br />
La prostituzione è illegale in Lituania e di conseguenza non è possibile accedere<br />
ai servizi sanitari. Il Centro Lituano di Lotta all’AIDS fornisce test gratuiti per<br />
le IST, l’HIV e l’epatite C e B. Anche le cure sono gratuite. Sono a disposizione<br />
inoltre ginecologi, dermatologi specializzati in IST, psicologi e assistenti sociali.<br />
I test vengono effettuati nei laboratori del Centro di Lotta all’AIDS.<br />
17
2.1.6. Polonia<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Il territorio della Polonia confina a est con Russia, Lituania e Ucraina, a sud con<br />
Slovacchia e Repubblica Ceca, a ovest con la Germania. La Polonia ha 40 milioni<br />
di abitanti. Il tasso di disoccupazione si attesta al 15% della popolazione, e<br />
riguarda in maggioranza le donne.<br />
Il progetto Fenarete ha affrontato il problema dell’immigrazione a motivazione<br />
economica dai paesi della ex-Unione Sovietica verso la Polonia. Nonostante i<br />
seri problemi economici del paese, la Polonia appare comunque come un<br />
attraente paese verso cui emigrare, anche in transito verso i paesi dell’Unione<br />
Europea.<br />
Secondo i dati in possesso della Direzione Centrale della Polizia di Varsavia le<br />
persone prostitute di ambo i sessi ammontano a circa 7.500 unità, con una maggioranza<br />
di polacche. Per quanto riguarda i servizi offerti dal mercato del sesso<br />
in Polonia nel periodo di svolgimento del progetto, è possibile individuare le<br />
seguenti tipologie di prostituzione:<br />
presso alberghi e bar lungo le strade;<br />
tramite agenzie che inviano ragazze ai clienti;<br />
tramite agenzie che lasciano scegliere il luogo al cliente;<br />
tramite contatti telefonici (spesso, ma non sempre, ragazze che lavorano<br />
presso una agenzia; talvolta le ragazze non sono collegate a nessuna agenzia)<br />
in strada;<br />
lungo le strade alla periferia delle grandi città, specialmente nelle regioni di<br />
confine, dove operano le cosiddette “ragazze TIR” (a tir girt).<br />
E’ in aumento il reperimento di persone prostitute attraverso internet. E’ un<br />
metodo comune tra le giovani prostitute, persino tra quelle al di sotto dei 18 anni.<br />
Presso le agenzie oltre alle polacche si sta espandendo il fenomeno delle ragazze<br />
russe, ucraine, bielorusse, rumene e moldove.<br />
Le ragazze di queste diverse nazionalità rappresentano il 50% delle prostitute<br />
presso le agenzie.<br />
Per quanto riguarda le “ragazze TIR”, solo 3% sono polacche, il resto è composto<br />
di bulgare, ucraine e bielorusse, con una maggioranza di bulgare.<br />
Le stesse persone prostitute si riferiscono alle diverse tipologie di persone prostitute<br />
nei seguenti termini:<br />
Persone prostitute nascoste (assistenti, accompagnatrici ingaggiate per attirare<br />
clienti nel mondo degli affari);<br />
Persone prostitute di lusso (quelle che hanno un giro di clienti ristretto e<br />
regolare e che lavorano per conto proprio);<br />
Persone prostitute d’agenzia (quelle che offrono i loro servizi in agenzie o<br />
in centri di massaggi);<br />
Persone prostitute di strada giovani (spesso sorvegliate da uno “sponsor”);<br />
18
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Persone prostitute di strada più attempate (solitamente lavorano per conto<br />
proprio senza un protettore; causa la loro età guadagnano meno delle loro<br />
colleghe più giovani)<br />
Persone prostitute di sesso maschile (tipo di prostituzione non molto diversa<br />
da quella femminile; non si sono comunque registrati casi di “ragazzi<br />
TIR” che offrano servizi sulle strade alla periferia delle grandi città nelle<br />
zone di confine; travestiti e transessuali non sono presenti in quantità significative<br />
nel settore della prostituzione).<br />
Le persone prostitute di sesso femminile hanno in prevalenza cittadinanza polacca.<br />
I ragazzi più o meno giovani che si prostituiscono provengono invece negli<br />
ultimi sei anni dai paesi del cosiddetto blocco dell’est, ovvero dalle repubbliche<br />
dell’ex-Unione Sovietica. Questa situazione non è tuttavia riconosciuta.<br />
2.2. Con<strong>testo</strong> legale sulle caratteristiche dell’immigrazione e della prostituzione<br />
nei paesi coinvolti nel progetto<br />
2.2.1 Italia<br />
La legge Merlin nel 1958 ha chiuso i bordelli di Stato e liberato le donne dalla<br />
registrazione obbligatoria e dai controlli sanitari coercitivi. Tuttavia è una legge<br />
influenzata dall’abolizionismo che pone molti divieti per chi vuole prostituirsi,<br />
quindi impedisce alle prostitute di auto organizzarsi al chiuso e di sostenersi a<br />
vicenda, obbligandole ad uno stato al limite della legalità sia in casa che in strada.<br />
Specialmente se viene applicata in maniera restrittiva. La legge sull’immigrazione<br />
colpisce le migranti che non sono entrate legalmente molto più della<br />
legge sulla prostituzione.<br />
Al momento di scrivere queste pagine è in discussione in parlamento una proposta<br />
del Governo Berlusconi che è orientata alla proibizione della prostituzione<br />
in strada e a limitare la possibilità di farlo solo in casa propria ma con il consenso<br />
dei condomini.<br />
Questa proposta di legge è la fase finale di un crescendo repressivo che ha visto<br />
in questi anni amministratori, cittadini e polizie di tutti gli schieramenti politici<br />
invocare un “giro di vite” contro la “scandalosa” presenza delle immigrate in<br />
strada. Codice della strada, divieti, multe di tutti i tipi, a volte rasentando il ridicolo,<br />
sono state comminate ai clienti come deterrente, ma pare che la resistenza,<br />
o forse sarebbe meglio dire desiderio, dei clienti sia insopprimibile.<br />
Il problema del traffico di esseri umani è stato affrontato in Italia con la legge 40<br />
del 1998 legge sull’immigrazione Turco - Napoletano, e con il relativo D.lgs. n.<br />
286/1998, che prevede all’art. 18 ex 16 la lotta al traffico con pene elevate a chi<br />
introduce persone straniere con lo scopo di avviarle o sfruttarle nella prostituzione.<br />
Oltre all’intento repressivo questo articolo prevede la protezione sociale<br />
e l’assistenza alle vittime.<br />
19
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
L’implementazione di questo art. 18 ha contribuito alla diffusione sul<br />
territorio nazionale dei molti progetti di aiuto per minori e donne vittime<br />
di traffico di esseri umani.<br />
Nonostante la legge sull’immigrazione sia divenuta più severa nella<br />
modifica fatta nel 2002 L. n. 189/02 e preveda il rimpatrio degli illegali<br />
e la persecuzione dei clandestini, essa mantiene integralmente l’art.<br />
18. Nel 2003 infine si è promulgata la nuova legge 228/8 agosto 2003<br />
misure contro il traffico di esseri umani che definisce in modo più preciso<br />
il profilo del crimine e lo estende anche all’assoggettamento con<br />
scopi altri dallo sfruttamento sessuale, che rafforza le pene per i criminali<br />
e riafferma il sostegno per le vittime, anche interferendo in modo<br />
consistente con precedenti leggi che normavano l’abuso sessuale sui<br />
minori e la legge contro la pornografia, la legge sulla prostituzione e le<br />
norme sull’associazione a delinquere e di stampo mafioso e altre.<br />
Le garanzie introdotte dalla legge 40/98 sulla tutela della salute dei<br />
migranti e della protezione con l’art. 18 hanno dato la possibilità alla<br />
nascita di molti interventi in ambito di prostituzione.<br />
I progetti di accoglienza finanziati nel 2002 sono stati 70 e gli enti<br />
coinvolti oltre 200, sarebbero circa 1200 le operatrici e gli operatori<br />
coinvolti. Fino al 2003 sono circa 5000 le donne e i minori entrati in<br />
protezione. Essi hanno diritto ad un permesso di soggiorno per un<br />
periodo di sei mesi rinnovabile per altri sei e trasformabile quindi alla<br />
fine in un permesso per lavoro.<br />
Le possibilità di accedere all’art. 18 sono due: con la denuncia alla<br />
polizia contro gli sfruttatori o con un percorso di protezione per sfuggire<br />
a gravi fatti di minaccia e violenza, la seconda ipotesi è molto poco<br />
applicata in verità e generalmente si tende a pretendere la denuncia<br />
delle reti criminali da parte delle vittime. Il percorso garantisce alle vittime<br />
di poter essere assistite economicamente e inserite in percorsi formativi<br />
e lavorativi, naturalmente se lo desiderano possono rientrare in<br />
patria con un programma di assistenza.<br />
La gestione amministrativa e politica dei programmi di protezione<br />
sociale è affidata a livello nazionale al Dipartimento delle Pari<br />
Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, il<br />
Dipartimento ogni anno mette a bando i finanziamenti previsti ed eroga<br />
i fondi agli enti pubblici e privati che si fanno carico di accogliere e<br />
assistere le persone trafficate.<br />
È stato anche attivato dal Dipartimento un Numero Verde Nazionale per<br />
rispondere alle richieste di aiuto contro il traffico di esseri umani.<br />
Sarebbe interessante avere dati valutativi sull’applicazione dell’art. 18<br />
ma per ora non c’è un valido sistema di monitoraggio nonostante vi<br />
siano tutti i presupposti per farlo.<br />
20
2.2.2 Francia<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
La Francia veniva considerata una nazione abolizionista in materia di prostituzione:<br />
la legge che riguarda la prostituzione è praticamente ignorata dagli organi<br />
di polizia ma lo sfruttamento della prostituzione è considerato un crimine. Le<br />
sexworker rischiano comunque di essere arrestate per atti osceni in luogo pubblico<br />
o per adescamento.<br />
A partire dal marzo 2003 è stata tuttavia approvata una nuova legge secondo la<br />
quale l’adescamento passivo (il semplice fatto di stare in strada con l’intenzione<br />
di proporre un atto sessuale a pagamento) è punibile per legge. Tale fatto viene<br />
ora considerato un crimine e viene sottoposto a processo dalle autorità giudiziarie<br />
e non più da quelle di polizia. Le operatrici del sesso possono essere condannate<br />
a due mesi di carcere e ad una multa di 3.750 euro. Le persone sprovviste<br />
di un permesso di residenza legale rischiano l’espulsione dal paese e quelle<br />
con un permesso temporaneo rischiano il ritiro di tale documento e l’espulsione<br />
dal paese.<br />
Le vittime di traffico di esseri umani pronte a testimoniare contro i loro sfruttatori<br />
possono godere di protezione, permesso di soggiorno e alloggio presso dormitori<br />
per donne.<br />
Questa legge ha mutato notevolmente la situazione delle sexworker in Francia:<br />
molte hanno ora paura a lavorare in strada e sono state costrette a lavorare in luoghi<br />
nascosti. Chi se lo può permettere lavora in appartamenti o alberghi.<br />
Questo tipo di repressione sta creando grossi rischi per le sexworker, le quali si<br />
trovano ora ad essere maggiormente vittime di aggressioni e al tempo stesso con<br />
maggiori difficoltà per accedere ai servizi sanitari e ai mezzi di prevenzione.<br />
L’applicazione di questa legge varia notevolmente a seconda delle diverse città<br />
del territorio francese, a seconda della presenza di sindaci o prefetti più o meno<br />
tolleranti. A Marsiglia, ad esempio, il sindaco è stato piuttosto tollerante, sebbene<br />
alcune persone siano state arrestate o persino espulse.<br />
A Lione, Nizza e Bordeaux la legge è stata invece applicata con una interpretazione<br />
più restrittiva e parecchie persone hanno dovuto presentarsi di fronte al<br />
giudice. I giudici stessi hanno poi diverse posizioni nei confronti di questa legge<br />
e ritengono che ogni situazione rappresenti un caso a sé.<br />
2.2.3. Germania<br />
La Legge sul Miglioramento delle Condizioni Legali e Sociali delle Persone<br />
Prostitute (ProstG), in vigore in Germania dal 1° gennaio 2002, rappresenta un<br />
progresso importante per le condizioni legali e sociali delle sexworker in<br />
Germania. La legge non soddisfa però tutte le aspettative e le richieste che essa<br />
aveva generato. Ciò è soprattutto vero per quanto riguarda le sexworker migranti,<br />
le quali rappresentano il 60% di tutte le donne che operano nel settore della<br />
21
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
prostituzione in Germania. La Legge non migliora la situazione delle persone<br />
prostitute che non sono in possesso SIA del permesso di soggiorno che del permesso<br />
di lavoro, o piuttosto, non ha alcun effetto sulla quotidianità delle loro<br />
vite e del loro lavoro.<br />
La loro situazione è determinata e controllata principalmente dalla legge sull’immigrazione.<br />
Queste donne rischiano sempre di essere espulse per avere praticato<br />
la prostituzione.<br />
Le donne che non provengono da una nazione dell’Unione Europea non hanno<br />
ancora nessuna possibilità di ottenere un permesso di lavoro in Germania come<br />
persona prostituta.<br />
I provvedimenti stabiliti per legge si applicano solamente alle sexworker tedesche<br />
e alle migranti in regola col permesso di soggiorno.<br />
La Legge è cambiata nei tre casi seguenti:<br />
Il contratto tra una persona prostituta e il suo cliente è ora applicabile per<br />
legge. Il legislatore non considera più i servizi forniti da una persona prostituta<br />
contrari al diritto pubblico. L’articolo n.138, sezione 1 del Codice<br />
Civile tedesco (BGB) non è quindi più applicabile alla prostituzione. La<br />
legge ora specifica che le persone che svolgono la prostituzione di propria<br />
volontà sono protette legalmente. I contratti stipulati tra una persona prostituta<br />
e un cliente hanno valore legale e la donna ha la possibilità di citare<br />
in giudizio il cliente per ottenere il pagamento di servizi che ha fornito.<br />
Le prostitute possono ora stipulare contratti di lavoro coi loro datori di<br />
lavoro. Le sexworker tedesche o provenienti da paesi dell’Unione Europea<br />
e le migranti in possesso di permesso di soggiorno illimitato possono ora<br />
scegliere se lavorare per conto proprio o se essere impiegate per esempio<br />
in un bordello, in un centro per saune o in un appartamento. La nuova<br />
legge prevede la possibilità di stipulare contratti di lavoro per sexworker. I<br />
datori di lavoro hanno ora il diritto di determinare “solo” l’ora e il luogo<br />
della prestazione di servizio e non possono imporre nessuna altra condizione.<br />
Le persone prostitute con contratto di lavoro dipendente hanno così<br />
la facoltà di rifiutare certi clienti e di determinare il tipo di servizio che<br />
desiderano fornire. Sia le sexworker dipendenti che quelle autonome possono<br />
ora godere di previdenza sociale e assicurazione sanitaria senza dover<br />
nascondere la loro occupazione, come succedeva finora. Le persone prostitute<br />
possono quindi godere di previdenza sociale statale come tutte le<br />
altre lavoratrici.<br />
Conseguenze in materia di diritto penale: fornire condizioni di lavoro<br />
decorose non è più considerato un crimine. Le variazioni del codice penale<br />
hanno anche implicazioni legali per la prostituzione. Gli articoli n.180a<br />
e 181a,sezione 2, del Codice Penale sono stati modificati in modo da prevedere<br />
la possibilità che i datori di lavoro forniscano condizioni di lavoro<br />
decorose senza essere punibili per legge.<br />
22
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Alcuni aspetti della prostituzione non sono tuttavia stati affrontati dalla nuova<br />
Legge:<br />
La prostituzione è autorizzata solo come mezzo di sostentamento.<br />
Rimane illegale pubblicizzare la prostituzione.<br />
Il regolamento relativo alle “zone proibite”, che proibisce la prostituzione<br />
in specifiche aree di alcune città, è ancora in vigore.<br />
La legge non fa alcun riferimento specifico alla situazione delle sexworker<br />
migranti, e nessun regolamento speciale è a loro dedicato. La legge si riferisce<br />
alle persone prostitute in generale senza operare differenziazioni tra le<br />
sexworker di nazionalità tedesca e quelle straniere. In teoria, una persona<br />
proveniente da uno stato non facente parte della U.E. potrebbe ottenere un<br />
permesso di soggiorno temporaneo per lavorare come prostituta per conto<br />
proprio una volta stabilito che vi è richiesta di quella determinata attività e<br />
la possibilità per lei di svolgere quel tipo di servizio. Ciò permetterebbe a<br />
tale donna di ottenere un permesso di soggiorno. Lo stesso sarebbe in teoria<br />
possibile ad una lavoratrice con le stesse funzioni ma con lavoro dipendente.<br />
Ma è difficile immaginare che l’Arbeitsamt, l’uffico di collocamento<br />
locale, e l’ufficio immigrazione possano collaborare con i ministeri dell’economia,<br />
i quali hanno ampi margini di discrezione, per rilasciare permessi<br />
di soggiorno a sexworker migranti provenienti da paesi non membri<br />
dell’U.E., a meno che non venissero apportate modifiche alle attuali leggi<br />
in materia di lavoro e di immigrazione.<br />
Le donne migranti con uno status di residenti sicuro, ovvero quelle in possesso<br />
di un permesso di soggiorno a tempo indeterminato, hanno accettato la nuova<br />
Legge sulla Prostituzione di buon grado e in alcuni casi meglio delle loro colleghe<br />
tedesche. Il motivo va ricercato nel fatto che tali donne hanno interpretato la<br />
Legge come un riconoscimento del loro lavoro e come una opportunità di integrazione<br />
nella società tedesca.<br />
Ad ogni modo, le donne migranti in possesso di un permesso di soggiorno a<br />
tempo determinato, e quindi con un permesso di lavoro molto restrittivo, solitamente<br />
rischiano di perdere detto permesso se sono colte a lavorare come prostitute<br />
senza un contratto di impiego, poiché sono autorizzate a lavorare in proprio.<br />
Per fare ciò occorre tuttavia che entrino a far parte del sistema tributario nazionale<br />
pagando le tasse e ottenendo una autorizzazione dall’ufficio immigrazione.<br />
Le donne migranti sprovviste di permesso di soggiorno vivono costantemente<br />
con la paura di essere scoperte, nel qual caso verrebbero espulse dal paese.<br />
2.2.4. Olanda<br />
Conseguenze del modello olandese di prostituzione, in particolar modo per le<br />
sexworker migranti.<br />
Negli ultimi anni in Olanda il dibattito politico si è occupato di come cambiare<br />
23
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
la legislazione in materia di prostituzione. Dal 1° ottobre del 2000 i bordelli non<br />
sono più illegali in Olanda, come lo erano invece fin dal 1911. Lo sfruttamento<br />
della prostituzione volontaria non è più considerato un crimine. Il Codice Penale<br />
punisce ogni forma di sfruttamento della prostituzione non volontaria, e di traffico<br />
di esseri umani. Lo scopo principale di questo cambiamento nella legge è<br />
stato quello di permettere al governo di esercitare un maggiore controllo. La<br />
legge ha abolito il divieto generalizzato dei bordelli e ha legalizzato l’organizzazione<br />
commerciale della prostituzione volontaria, se effettuata da persone<br />
adulte, purché queste siano consenzienti e non vi sia traffico di donne. In altre<br />
parole: lo stato considera lo svolgimento di una attività commerciale di prostituzione<br />
e l’esercizio stesso della prostituzione attività economiche legali.<br />
Legalizzazione = Regolamentazione<br />
La legalizzazione dell’industria del sesso ha come implicazione pratica la determinazione<br />
di un modello di regolamento del mercato della prostituzione da parte<br />
dell’Associazione dei Comuni Olandesi. La maggior parte dei Comuni hanno<br />
adottato tale modello; tuttavia, il sistema di licenze dipende da politiche locali<br />
specifiche, quindi può variare da un Comune all’altro per quanto concerne tempi<br />
e modalità di applicazione (alcune autorità locali esitano ancora nell’applicazione<br />
del suddetto modello o hanno deciso di utilizzare un diverso sistema di controllo).<br />
Le autorità comunali devono specificare le condizioni secondo le quali la<br />
prostituzione è autorizzata all’interno del loro territorio. Solo i locali che rispondono<br />
a tali condizioni ottengono dei permessi speciali che li autorizzano a continuare<br />
(o ad iniziare) una attività commerciale. Le condizioni si riferiscono ai<br />
seguenti aspetti:<br />
tipo e dimensione del bordello (un bordello non può arrecare disturbo alla<br />
vita residenziale né alterare la qualità della vita del quartiere nel quale si<br />
installa);<br />
regolamenti igenici e sanitari (dimensioni minime del luogo di lavoro,<br />
rispetto delle direttive emanate dalle autorità sanitarie, presenza di uscite di<br />
sicurezza, ecc.);<br />
caratteristiche e status lavorativo delle sexworker (garanzie rispetto alla<br />
loro integrità fisica e mentale, divieto di assumere minorenni e persone<br />
sprovviste di permesso di soggiorno regolare)<br />
L’applicazione dei vari aspetti della legge al mercato legale del sesso ha coinvolto<br />
altre istituzioni (nazionali e regionali), quali le direzioni delle imposte, gli<br />
uffici previdenziali e gli uffici di collocamento. Vi sono inoltre altre leggi e regolamenti<br />
che hanno ripercussioni su tale mercato: per esempio le politiche di lotta<br />
al traffico di esseri umani e le norme che regolano l’immigrazione ed il loro status<br />
nel mercato del sesso. Per quanto riguarda la situazione delle sexworker<br />
migranti, secondo la legge in materia di lavoro e di immigrazione non è consentito<br />
alle persone provenienti da paesi non membri della U.E. fare domanda di un<br />
24
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
permesso di lavoro nel campo della prostituzione. Per le persone provenienti da<br />
paesi associati all’U.E. o da paesi il cui ingresso avverrà a breve (nuovi membri<br />
della U.E.) è possibile fare domanda di permesso di lavoro e di soggiorno in qualità<br />
di persona prostituta in proprio. Chi presenta domanda per questo specifico<br />
tipo di permesso deve essere in regola con quanto previsto per l’apertura di una<br />
attività commerciale in proprio. Solo un numero davvero limitato di persone è<br />
riuscito finora ad ottenere questo permesso specifico. La tendenza attuale non<br />
prevede infatti un permesso di soggiorno automatico con permesso di lavoro per<br />
i cittadini di recente ingresso nella U.E.<br />
L’esempio olandese di legalizzazione della prostituzione ha avuto un impatto<br />
eccezionale sulle sexworker clandestine che lavorano da anni nel mercato del<br />
sesso europeo.<br />
La decisione di vietare la professione alle “clandestine” (ovvero quelle persone<br />
sprovviste di permesso di soggiorno e di lavoro) è stata una decisione particolarmente<br />
controversa poiché le autorità non hanno tenuto conto del fatto che a<br />
partire dagli anni ‘80 le migranti costituiscono la maggioranza delle sexworker<br />
in Olanda. L’esclusione delle sexworker migranti è in contraddizione con alcuni<br />
degli obbiettivi principali della nuova Legge, la quale punta alla decriminalizzazione<br />
della prostituzione, al miglioramento delle condizioni umane delle sexworker<br />
e al riconoscimento della prostituzione come una attività uguale a tutte<br />
le altre. Le lavoratrici illegali rimarranno prive di salvaguardia e saranno quindi<br />
ulteriormente criminalizzate e costrette a vivere e a lavorare in condizioni disumane.<br />
Un altro obbiettivo della Legge è la lotta al traffico di esseri umani. Molte sexworker<br />
clandestine sono arrivate in Olanda come vittime di traffico di esseri<br />
umani e dovrebbero essere protette dalle autorità per mezzo del programma speciale<br />
di protezione per le vittime di traffico di esseri umani. Sebbene tale programma<br />
attribuisca diritti speciali alle testimoni (ovvero: diritto a tre mesi di<br />
riflessione, ad un permesso di soggiorno a tempo determinato, ad una abitazione,<br />
ad assistenza economica e legale) non è sufficiente a motivare le donne a<br />
denunciare i loro protettori poiché lo status di testimone non concede loro alcuna<br />
possibilità di iniziare un processo di integrazione sociale (per esempio attraverso<br />
l’accesso al mercato del lavoro) e non dà una risposta alla complessa realtà<br />
ed ai bisogni di tali donne.<br />
I cambiamenti radicali che si sono verificati nel campo della prostituzione con<br />
riferimento al sistema di funzionamento, alle leggi che la regolano, ai luoghi di<br />
esercizio autorizzati, ecc. hanno fatto sì che la prostituzione abbia iniziato ad<br />
essere riconosciuta quasi del tutto come un settore dell’economia. Inoltre il diretto<br />
coinvolgimento delle autorità pubbliche nella regolamentazione del lavoro di<br />
prostituzione ha creato uno scollamento tra l’accettazione sociale, da un lato, di<br />
diverse forme di prostituzione e delle persone in esse coinvolte, e dall’altro, l’esclusione<br />
di quelle forme di prostituzione che non rispettano i nuovi regolamen-<br />
25
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
ti e delle persone che le svolgono. Un altro fattore chiave è determinato dall’esclusione<br />
di fatto delle migranti dal circuito della prostituzione legale. Tale situazione<br />
eccezionale ha richiesto dunque nuovi mezzi di intervento per difendere e<br />
far sentire la voce di tali soggetti.<br />
Secondo i politici olandesi, vi è traffico di esseri umani quando:<br />
una donna è incoraggiata attivamente, con false promesse di lavoro e di<br />
guadagno, a trasferirsi in un altro paese, sia che abbia ricevuto promesse di<br />
lavoro in altro campo, sia che la stessa fosse disposta a lavorare nel campo<br />
della prostituzione; i documenti di identità o i ricavi di una sexworker vengono<br />
trattenuti;<br />
una donna è costretta a prostituirsi o a fornire prestazioni sessuali;<br />
una sexworker viene ricattata, minacciata, umiliata, picchiata, stuprata o<br />
imprigionata.<br />
Il traffico di esseri umani in quanto crimine è contemplato dalla Legge olandese<br />
all’articolo 250a del Codice Penale (“Wetboek van Strafrecht”). Tale articolo<br />
verrà modificato radicalmente nei prossimi due anni in seguito a proposta di<br />
legge del Ministro di Grazia e Giustizia. La nuova dicitura riprenderà la definizione<br />
di traffico di esseri umani e di tratta contenuta nel protocollo delle Nazioni<br />
Unite. Il codice contemplerà tutti i tipi di traffico di esseri umani che rivestono<br />
caratteristiche di schiavismo. Le misure di protezione per coloro che testimoniano<br />
contro chi esercita traffico di esseri umani o tratta saranno le stesse previste<br />
per le donne costrette a prostituirsi.<br />
In Olanda le vittime di traffico di donne godono di dirittti speciali e usufruiscono<br />
di servizi di assistenza specifici. Se le dichiarazioni della donna o altre prove<br />
inducono la polizia a sospettare che possa essere stata vittima di traffico di<br />
donne, le viene riconosciuta una protezione speciale. La polizia è tenuta ad<br />
informarla circa i suoi diritti speciali. Non sempre però la polizia si attiene a questo<br />
obbligo.<br />
2.2.5. Lituania<br />
In Lituania la prostituzione è illegale. Al momento non è punita dal Codice<br />
Penale ma da quello Civile e soggetta al pagamento di una ammenda - articolo<br />
182 (1) del Codice Civile. Lo sfruttamento della Prostituzione è considerato un<br />
crimine ed è punibile per legge con reclusione in carcere per un minimo di 3 fino<br />
ad un massimo di 5 anni o col pagamento di una ammenda - Articolo 239,<br />
comma 3 del Codice Penale Lituano; l’incoraggiamento con la forza a prostituirsi<br />
di minori o di persone materialmente dipendenti o di persone dipendenti<br />
per altri motivi, così come il coinvolgimento in prostituzione per mezzo di ricatto,<br />
inganno, uso di pressioni psicologiche o fisiche è punibile per legge con<br />
reclusione in carcere per un minimo di 3 fino ad un massimo di 7 anni. Negli<br />
ultimi anni si sono verificati meno di 20 casi di sfruttamento della prostituzione<br />
26
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
(il numero di denunce civili per prostituzione varia notevolmente). Si tratta di<br />
prostituzione punibile con ammenda amministrativa quando una persona prostituta<br />
ha più di 16 anni ed è in possesso delle proprie facoltà mentali. Di fatto<br />
molte minori sono coinvolte nel mercato del sesso ma finchè hanno meno di 16<br />
anni non vengono perseguite per legge.<br />
L’applicazione dell’espresso divieto della prostituzione previsto dal Codice<br />
Civile Lituano non è opportuna per due motivi: spinge le donne a cercare lavoro<br />
all’estero, per poi tornare solitamente o essere rimpatriate con una maggior<br />
esperienza derivata dalla clandestinità e dal contatto con colleghe estere; esse<br />
contraggono inoltre IST e perdono ogni diritto a protezione sociale o ad altri tipi<br />
di protezione nei confronti delle aggressioni da parte di sfruttatori della prostituzione<br />
e clienti, fenomeni frequenti in quegli ambienti.<br />
Anche il traffico di esseri umani è illegale in Lituania. Già nel Luglio 1998 il<br />
Codice Penale è stato modificato per contemplare il traffico di esseri umani,<br />
definito come la vendita di una persona o ogni altra cessione o acquisto di una<br />
persona allo scopo di abusarne sessualmente, avviare con la forza alla prostituzione<br />
o ricevere compensi materiali o vantaggi personali, così come praticare il<br />
traffico di esseri umani dalla Lituania e verso la Lituania con fini di prostituzione.<br />
(articolo 131, comma 3).<br />
In Lituania il traffico di esseri umani è punibile per legge con la reclusione in<br />
carcere da un minimo di 4 fino ad un massimo di 8 anni. Se il traffico di esseri<br />
umani è effettuato nei confronti di una minorenne, se è ripetuto, se è parte di un<br />
complotto o commesso da un recidivo, esso è punibile con pene più severe,<br />
ovvero una reclusione in carcere per un minimo di 6 anni fino ad un massimo<br />
di 12 anni. Anche il nuovo Codice Penale Lituano, adottato nel settembre del<br />
2000 e in vigore dal 2001, contempla il traffico di esseri umani e significativamente<br />
non limita questo crimine allo sfruttamento sessuale o all’incitamento a<br />
prostituirsi con la forza. Prevede una pena compresa tra (solo) 3 mesi e 8 anni di<br />
carcere.<br />
Nel rapporto all’Organizzazione Internazionale dell’Immigrazione, dal titolo “Il<br />
traffico di donne in Lituania: dimensioni, meccanismi e protagonisti” “<br />
(Tureikite, Sipaviciene, 2001), in Lituania la responabilità delle persone giuridiche<br />
nel traffico di esseri umani non è presa in considerazione. Ci sono sia ragioni<br />
oggettive che soggettive a spiegazione di ciò. I processi si protraggono a<br />
lungo poiché le vittime si trovano all’estero e la corrispondenza con gli enti giudiziari<br />
stranieri ha una durata lunghissima, così come l’interrogatorio dei testimoni.<br />
In Lituania gli ufficiali di collegamento giocano un ruolo determinante nella<br />
cooperazione internazionale tra la polizia dei diversi paesi e nello scambio di<br />
informazioni (la Lituania ha nominato ufficiali di collegamento in Belgio ed in<br />
Bielorussia ed ha intenzione di nominarne altri).<br />
La Lituania inoltre svolge operazioni di polizia congiunte con ufficiali di polizia<br />
27
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
lettoni. In Lituania esiste un sistema informatico unificato di rilevazione dati, per<br />
esempio sulle persone scomparse, ma non esiste nessuna banca dati relativa al<br />
traffico di esseri umani.<br />
Le autorità lituane hanno cominciato recentemente a confermare la serietà del<br />
fenomeno del traffico di esseri umani (sebbene sussista la tendenza di dare la<br />
colpa alla vittima). Tuttavia poche risorse si sono rese disponibili per la protezione<br />
dei testimoni e delle vittime.<br />
La polizia lituana sta approntando programmi di prevenzione dei crimini (con<br />
enfasi particolare sulla prevenzione dei crimini minorili) ed il Centro di<br />
Prevenzione del Crimine (organizzazione pubblica no-profit) è impegnato nello<br />
sviluppo di una prevenzione del crimine in linea con le riforme legali, sociali,<br />
economiche, e di altro tipo.<br />
Il nuovo Programma di Prevenzione e Controllo della Prostituzione (2001-2005)<br />
ha come scopo la predisposizione di un programma sulla lotta al traffico di<br />
donne, che a quanto pare prevede l’applicazione di misure legali e amministrative<br />
di prevenzione e di programmi di recupero sociale (le risorse da dedicare a<br />
questo programma proverranno dal budget di spesa sociale lituano e da progetti<br />
internazionali di assistenza tecnica).<br />
2.2.6. Polonia<br />
La prostituzione in Polonia non è un crimine in sé: ciò è il risultato di impegni<br />
internazionali vincolanti. La Polonia è inoltre firmataria della “Convenzione per<br />
la lotta al traffico di esseri umani e allo sfruttamento della prostituzione”, stilato<br />
nel 1949. Si tratta di una legge internazionale che impegna la Polonia ad abolire<br />
tutte le forme di punizione per le persone prostitute.<br />
Nemmeno l’atto della prostituzione è punibile per legge, seppur sia collegato a<br />
diversi altri crimini punibili secondo quanto previsto dal Codice Penale polacco.<br />
Il Codice Penale Polacco prevede quanto segue:<br />
Articolo 204, comma 1: chiunque induca altre persone a prostituirsi o facilita<br />
la prostituzione al fine di un beneficio economico e punibile con reclusione<br />
in carcere fino a 3 anni.<br />
Comma 2: chiunque ottenga benefici economici dalla prostituzione di altri<br />
è punibile con reclusione in carcere come da comma 1.<br />
Comma 3: se la persona a cui si fa riferimento ai commi 1 e 2 è un minore,<br />
la condanna aumenta fino ad un massimo di 10 anni di reclusione in carcere.<br />
Comma 4: chiunque attiri o sequestri altre persone all’estero per esercitare<br />
la prostituzione è punibile con reclusione in carcere come da comma 3.<br />
Articolo 253, comma 1: chiunque eserciti il traffico di esseri umani, seppur<br />
col loro consenso, è punibile per legge con reclusione in carcere per un<br />
periodo non inferiore ai 3 anni.<br />
28
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Leggi polacche in materia di immigrazione<br />
I requisiti per risiedere legalmente in Polonia, stabiliti dalla Legge in materia di<br />
Immigrazione del 27 giugno 1997, prevedono che siano considerati immigrati<br />
coloro che non sono in possesso di cittadinanza polacca. Cosicché per entrare in<br />
Polonia legalmente è necessario avere i seguenti requisiti:<br />
passaporto valido e visto valido se proviene da quei paesi coi quali la<br />
Polonia non ha sottoscritto accordi che rendano possibile l’ingresso nel<br />
paese senza il visto;<br />
mezzi economici a sufficienza per coprire le spese di ingresso e di permanenza<br />
sul territorio polacco<br />
Di conseguenza un immigrato può essere espulso nei seguenti casi:<br />
se non è in possesso di permesso di ingresso e residenza in Polonia e non è<br />
fornito di mezzi economici a sufficienza per coprire le spese di soggiorno.<br />
Sono previste altre condizioni non contemplate dalla Legge in materia di<br />
Immigrazione (comma 3). Riguardano le persone prostitute, le quali svolgono<br />
una attività che in determinate circostanze può essere considerata come “pericolosa<br />
per la salute pubblica”o “turbativa dell’ordine pubblico”.<br />
2.3. Conclusioni<br />
Le descrizioni riportate in questo capitolo dimostrano come la situazione della<br />
prostituzione, delle politiche migratorie e della legislazione in materia sia eterogenea<br />
nei differenti stati europei.<br />
Le condizioni descritte dimostrano come sia ancora necessario articolare progetti<br />
e servizi rivolti alle prostitute in maniera specifica nazione per nazione.<br />
Solo in questo modo infatti è possibile individuare obiettivi adeguati e modalità<br />
d’azione consone agli specifici contesti.<br />
Per esempio le legislazioni in vigore in Olanda e Germania sono specifiche di<br />
quelle nazioni ed assenti in altri luoghi, ciò comporta che il tipo di informazioni<br />
da fornire alle prostitute è del tutto particolare e che servizi e progetti vengono<br />
approntati in base ai bisogni di quei contesti non estensibili al resto d’Europa.<br />
Anche l’accesso ai servizi sociali e sanitari avviene in modi diversi a seconda<br />
delle legislazioni presenti nei singoli paesi non solo in materia di erogazione dei<br />
servizi, ma anche in materia di immigrazione.<br />
Un altro elemento di diversità è la composizione della prostituzione nei paesi<br />
coinvolti nel progetto: la bassa percentuale di prostitute straniere in Polonia e<br />
Lituania, il prevalere della prostituzione nazionale in Germania, la presenza<br />
mista di prostituzione femminile e maschile in Francia, la forte presenza di progetti<br />
che lavorano per la fuoriuscita dalla prostituzione delle vittime del traffico<br />
di esseri umani in base all’art.18 in Italia avrà come conseguenza una differente<br />
composizione del gruppo peer da formare in ciascun paese partner di Fenarete.<br />
Da ciò emerge come la formazione professionale delle educatrici pari deve tene-<br />
29
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
re conto delle specificità nazionali, in modo da formare figure professionali con<br />
le competenze e le informazioni tecniche necessarie per lavorare in progetti e<br />
servizi rivolti alle prostitute peculiari di ciascuna nazione europea.<br />
Per tale ragione l’impianto del progetto pilota Fenarete si è basato sull’articolazione<br />
di differenti programmi formativi per ogni singola nazione, ciascuno<br />
costruito in base alla specificità del con<strong>testo</strong>, con l’obiettivo di declinare una<br />
specifica metodologia (la formazione di educatrici pari) a contesti diversi.<br />
Seguendo tale impostazione si sono attuati diversi piani formativi in ciascuna<br />
nazione coinvolta, in modo da individuare gli aspetti comuni e quelli peculiari<br />
rispetto alla formazione professionale di educatrici pari in contesti differenti.<br />
30
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Cap. 3 | La sperimentazione e le linee guida<br />
per la formazione professionale<br />
di peer educator in ambito di prostituzione<br />
Il presente capitolo ha l’obiettivo di descrivere la sperimentazione dei percorsi<br />
formativi per peer educator. Come già esposto nei precedenti capitoli l’ipotesi<br />
metodologica è stata elaborata in Italia a seguito di analisi e riflessioni legate<br />
alle caratteristiche della prostituzione in Italia. L’aspetto originale dell’intero<br />
progetto Fenarete si concretizza nella “sperimentazione contestualizzata”, vale a<br />
dire adeguando la costruzione dei singoli percorsi formativi nel rispetto delle<br />
reali caratteristiche della prostituzione nei vari paesi partner.<br />
Il presente capitolo illustra in primo luogo il programma di training così come<br />
realizzato in Italia ed inteso come base di partenza su cui i singoli partner hanno<br />
adeguato i percorsi formativi nazionali.<br />
Successivamente vengono schematicamente esposti i programmi nazionali ed<br />
evidenziati gli elementi comuni e differenzianti derivati dalle sperimentazioni<br />
nelle singole realtà nazionali.<br />
L’analisi dei risultati porta ad evidenziare come la sperimentazione abbia, in<br />
questo modo, raggiunto lo scopo di delineare linee guida operative nella costruzione<br />
di un percorso di formazione professionale per peer educator in ambito di<br />
prostituzione. Si evidenzieranno, infatti, elementi di base non modificabili dal<br />
con<strong>testo</strong> nazionale ed elementi necessariamente collegati al con<strong>testo</strong> in cui il<br />
percorso formativo viene realizzato.<br />
3.1. La metodologia formativa sperimentata<br />
L’aspetto originale del percorso formativo professionale sperimentato è incentrato<br />
sulla seguente ipotesi:<br />
“Attraverso il riconoscimento e l’elaborazione dell’esperienza di prostituzione e<br />
di donne migrate è possibile disegnare il profilo professionale dell’educatrice<br />
pari. Consentendo l’emersione di punti di forza e di debolezza collegati ai vissuti<br />
delle singole partecipanti è possibile avviare l’acquisizione delle competenze<br />
professionali specifiche di una educatrice pari nell’ambito della prostituzione”<br />
Il programma di formazione professionale per educatrice pari è stato quindi<br />
costruito per consentire:<br />
La elaborazione dell’esperienza personale di prostituta<br />
L’apprendimento di informazioni tecniche specifiche<br />
L’apprendimento di competenze relazionali<br />
La sperimentazione protetta delle abilità e competenze acquisite (project<br />
work)<br />
31
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
3.2 Struttura del percorso formativo realizzato in Italia<br />
Argomento generale Durata Numero docenti coinvolti<br />
Primo modulo<br />
Elaborazione della propria<br />
esperienza di prostituta<br />
Ruolo e funzioni della peer educator<br />
Secondo modulo<br />
Informazioni da utilizzare<br />
nel lavoro di peer educator<br />
Terzo modulo<br />
Strumenti per la gestione<br />
della relazione<br />
32<br />
8 giorni<br />
8 giorni<br />
4 giorni<br />
Preparazione dei project work 1 giorni<br />
Project work<br />
Minimo 6<br />
massimo 8<br />
giorni<br />
Supporto in itinere dei project work 1 giorno<br />
Verifica dei project work<br />
Quarto modulo<br />
Il gruppo e l’organizzazione<br />
del gruppo di lavoro<br />
1 giorno<br />
3 giorni<br />
La creazione d’impresa 10 giorni<br />
1 docente<br />
1 coodocente<br />
11 docente<br />
1 coodocente<br />
1 docente<br />
1 coodocente<br />
1 docente<br />
1 coodocente<br />
1 tutor<br />
1 tutor<br />
1 docente<br />
1 tutor<br />
1 docente<br />
1 coodocente<br />
1 tutor<br />
1 docente<br />
1 coodocente
3.3. Obiettivi e strategie<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Primo modulo: Elaborazione della propria esperienza di prostituta - Ruolo e<br />
funzioni della peer educator<br />
Gli obiettivi del primo modulo erano quelli di analizzare alcuni aspetti dell’esperienza<br />
migratoria e di prostituzione per valorizzarli come risorse della peer<br />
educator delineando in questo modo il suo particolare ruolo professionale e le<br />
sue specifiche funzioni.<br />
Strategie per l’apertura del percorso:<br />
di ciascuna corsista attraverso il disegno della sagoma del proprio corpofornendo<br />
informazioni rispetto a pensieri, emozioni e desideri attuali.<br />
Far emergere le aspettative chiedendo di esprimere i motivi della partecipazione<br />
al corso di formazione<br />
Strategie per affrontare la rielaborazione dell’esperienza personale:<br />
Avviare il riconoscimento dell’esperienza di prostituzione come esperienza<br />
significativa e da inserire nel con<strong>testo</strong> di vita della persona attraverso il<br />
disegno della linea della vita e la narrazione guidata.<br />
Far emergere le competenze e le abilità sviluppate durante il lavoro di prostituzione<br />
e di conseguenza le risorse attualmente possedute.<br />
Focalizzare la riflessione sulla scelta migratoria:<br />
La decisione di migrare<br />
Il successivo confronto con la realtà<br />
Il primo giorno da prostituta<br />
Aumentare il livello di consapevolezza rispetto alle responsabilità e alle<br />
strategie dell’inganno<br />
Tutte le partecipanti al corso in Italia hanno sostenuto di non aver scelto consapevolmente<br />
di prostituirsi, ma di essere state costrette o indotte a farlo, sulla base<br />
di questo dato si è considerato necessario focalizzarsi sull’esperienza dell’inganno<br />
e lavorare sulle caratteristiche dell’ingannato e dell’ingannatore partendo<br />
dalla esperienza personale vissuta.<br />
Definire “chi sono oggi” adeguando il disegno della sagoma attraverso un<br />
lavoro di riflessione guidata rispetto agli elementi emersi precedentemente<br />
Definire i possibili bisogni di una prostituta riflettendo sui bisogni personali<br />
percepiti durante il periodo di prostituzione attraverso l’utilizzo della<br />
torta dei bisogni. Questo lavoro serve a chiarire che una peer non può soddisfare<br />
qualsiasi genere di bisogno e perciò è utile per individuare le tipologie<br />
di bisogni su cui può operare. In questo modo si può tracciare anche<br />
la distinzione delle diverse figure professionali coinvolte in progetti e servizi<br />
(l’operatore, il coordinatore, lo psicologo, la mediatrice, il medico, la<br />
peer).<br />
L’obiettivo di quest’attività è tracciare insieme alle partecipanti il profilo<br />
professionale dell’educatrice pari.<br />
33
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Strategie di chiusura del primo modulo:<br />
Accordarsi e siglare il contratto formativo creato attraverso il confronto tra<br />
il profilo professionale della peer e la sagoma individuale. Tale comparazione<br />
è finalizzata a cogliere gli aspetti già presenti come risorse personali,<br />
gli aspetti da affinare e quelli da apprendere.<br />
Secondo modulo: Informazioni da utilizzare nel lavoro di peer educator.<br />
Obiettivo del secondo modulo era quello di fornire le informazioni necessarie<br />
per lo svolgimento della professione di peer educator<br />
Strategie:<br />
La scelta degli argomenti da trattare è basata sull’analisi delle attività che la peer<br />
educator potrebbe svolgere, quindi il secondo modulo è chiaramente legato al<br />
con<strong>testo</strong>. In Italia gli argomenti emersi sono stati:<br />
La riduzione del danno rispetto al sesso sicuro, alla sicurezza sul lavoro,<br />
alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, alla prevenzione<br />
delle gravidanze indesiderate, alla contraccezione<br />
L’accompagnamento a servizi sanitari e sociali<br />
L’accoglienza delle persone che decidono di smettere di prostituirsi<br />
Ne sono derivate le seguenti tematiche:<br />
Contenuti sanitari: apparato genitale, malattie sessualmente trasmissibili,<br />
contraccezione, gravidanza e IVG, sesso sicuro, l’organizzazione di work<br />
shop su aspetti sanitari, il sistema dei servizi sanitari in Italia, la strategia<br />
della Riduzione del Danno<br />
Contenuti sociali: modalità ed interventi dell’accoglienza, legislazione in<br />
materia di immigrazione, significato di lavoro e denaro nella professione di<br />
prostituta e nelle altre professioni, la tipologia dei contratti di lavoro, il<br />
sistema del collocamento, la riqualificazione professionale<br />
Terzo modulo: Strumenti per la gestione della relazione<br />
Gli obiettivi del terzo modulo erano comprendere la specificità della relazione<br />
d’aiuto e fornire elementi di conoscenza della gestione del colloquio.<br />
Strategie:<br />
Riflettere sulla molteplicità delle tipologie di relazione per giungere a definire<br />
le caratteristiche peculiari della relazione d’aiuto operatore - utente.<br />
L’intento è quello di chiarire la differenza tra la gestione dell’aiuto all’interno<br />
di una relazione amicale e in una relazione professionale operatore -<br />
utente, il motivo per cui si è posta particolare attenzione su questo aspetto<br />
è concomitante al rischio che la peer corre di gestire relazioni d’aiuto in<br />
maniera amicale piuttosto che professionale<br />
Introdurre gli elementi fondamentali del colloquio: l’ascolto dei contenuti e<br />
delle emozioni, la definizione del problema, il fornire informazioni, il contratto<br />
e la presa di decisione. Il processo attraverso cui vengono presentati tali<br />
elementi è fortemente interattivo perché per ciascuno di essi vengono individuate<br />
le caratteristiche facilitanti e di ostacolo di ciascuna partecipante<br />
34
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Creare insieme a ciascuna corsista la mappa individuale dei punti di attenzione<br />
rispetto alla gestione della relazione di aiuto all’interno del ruolo professionale<br />
di peer educator<br />
Quarto modulo: il gruppo e l’organizzazione del gruppo di lavoro<br />
Obiettivi del quarto modulo erano:<br />
individuare gli elementi peculiari del gruppo di lavoro: obiettivi e compiti<br />
delineare ruoli, mansioni, funzioni all’interno del gruppo di lavoro<br />
definire gli elementi formativi necessari per la concreta trasformazione in<br />
gruppo di lavoro.<br />
chiudere il percorso formativo<br />
Strategie:<br />
Lavorare con il gruppo al fine di individuare gli elementi che lo distinguerebbero<br />
in quanto gruppo di lavoro. Utilizzare esercitazioni in sottogruppi<br />
per la comparazione degli elementi caratterizzanti un gruppo (a partire dall’esperienza<br />
di gruppo formativo attuale) con gli elementi individuati precedentemente<br />
rispetto al gruppo di lavoro.<br />
Condurre il gruppo a riflessioni sulla trasformazione in futuro gruppo di<br />
lavoro fornendo non solo elementi didattici rispetto alla teoria dei gruppi e<br />
alle peculiarità delle organizzazioni, ma ponendo le basi per una riflessione<br />
comune sul futuro sviluppo del progetto di impresa<br />
Agevolare l’identificazione degli eventuali ulteriori bisogni formativi<br />
Chiudere il percorso facilitando la valutazione a partire dalle aspettative<br />
emerse durante il primo modulo<br />
La progettazione, realizzazione e verifica dei project work, così come la formazione<br />
relativa alla creazione di impresa, pur essendo parte integrante della struttura<br />
del programma formativo vengono successivamente trattate a parte<br />
3.4 Tecniche utilizzate<br />
Le “tecniche” utilizzate nella conduzione complessiva del gruppo di training per<br />
educatrici pari sono state adottate in base alla valutazione del loro essere in<br />
armonia con le caratteristiche personali delle partecipanti, con le caratteristiche<br />
dei temi proposti e trattati, con gli scopi perseguiti dal percorso formativo.<br />
Sono state utilizzate tecniche di “attività verbale” in equilibrio con tecniche di<br />
“attività scritta” e “grafica”. Non era consigliabile un eccessivo ed esclusivo<br />
affidamento alle attività verbali perché:<br />
alcune delle partecipanti potevano esserne svantaggiate visto il diverso<br />
livello di espressione e comprensione della lingua italiana<br />
per la narrazione delle esperienze di vita personali altamente coinvolgenti<br />
(modulo: rielaborazione dell’esperienza di prostituzione) era necessaria, in<br />
prima battuta, l’espressione - libera da vincoli grammaticali - delle proprie<br />
emozioni (per questo la “grafica” risultava la tecnica più appropriata)<br />
35
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
i prodotti delle “attività scritte” e della “grafica” potevano essere (e lo<br />
sono stati) strumenti comuni che mostravano “visivamente” elementi di<br />
somiglianza e di differenza delle partecipanti. Potendo essere conservati<br />
per tutto il periodo di training sono stati, inoltre, gli strumenti che hanno<br />
reso possibile la costruzione di identità del gruppo e conseguentemente<br />
del livello di appartenenza di ciascuna partecipante.<br />
3.4.1 Alcuni esempi di tecniche di “attività verbale”<br />
Discussioni:<br />
sono state utilizzate tecniche di discussione strutturata e guidata per evitare<br />
di discriminare le partecipanti che avevano difficoltà nel parlare e<br />
quelle meno sicure di sé. Una ulteriore finalità delle discussioni guidate<br />
era anche quella di limitare i rischi del manifestarsi di pregiudizi che<br />
avrebbero potuto comportare sensazioni di “oppressione” all’interno del<br />
gruppo. Il porre attenzione rispetto a questo aspetto è conseguente al<br />
fatto che l’oppressione, il pregiudizio e gli stereotipi del mondo sociale<br />
sono questioni complesse e non si può dare per scontato che persone<br />
“marginalizzate” stringano necessariamente alleanza fra di loro.<br />
Raccontare la propria storia :<br />
raccontare la propria storia e farla ascoltare alle altre è di per sé un processo<br />
finalizzato all’empowerment. Per molte delle partecipanti è stata la<br />
prima voltain cui hanno avuto questa opportunità, vale a dire raccontare<br />
la loro storia e ascoltarne altre in un modo simile. Raccontarsi ed ascoltare<br />
ha fatto parte di un accordo reciproco che il gruppo ha sottoscritto e<br />
dal quale tutte hanno tratto beneficio.<br />
Giochi di ruolo, simulazioni:<br />
il valore e l’importanza del gioco di ruolo sono ampiamente convalidati<br />
dalla letteratura sul lavoro di gruppo. Ognuna delle partecipanti ha<br />
assunto determinati ruoli e li ha messi in atto soprattutto nei moduli (la<br />
relazione di aiuto tra operatore e utente) in cui le attività avevano lo<br />
scopo di sperimentare future situazioni professionali. In queste situazioni<br />
i giochi di ruolo sono stati utilizzati come mezzo di rafforzamento e di<br />
apprendimento per l’intero gruppo. E’ stato altresì importante utilizzare i<br />
giochi di ruolo e le simulazioni per stabilire riflessioni rispetto ai cambiamenti<br />
nel comportamento o negli atteggiamenti vissuti nel con<strong>testo</strong><br />
del gruppo con la finalità di trasferirli in situazioni fuori dal gruppo<br />
Decision making:<br />
l’assunzione di decisioni è una forma di discussione molto strutturata,<br />
nella quale si sviluppano le capacità di ragionamento dei membri del<br />
gruppo. L’apprendimento di un metodo per aiutare a prendere decisioni e<br />
a ragionare è stato vissuto con un effetto di empowerment da parte delle<br />
36
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
partecipanti che abitualmente facevano ricorso a metodi più “istintivi”<br />
per prendere le decisioni. Sono state utilizzate tecniche di questo tipo nel<br />
modulo “l’organizzazione del gruppo di lavoro” principalmente nei<br />
momenti in cui si è portato il gruppo a ragionare e prendere decisioni<br />
rispetto al proprio futuro<br />
3.4.2 Alcuni esempi di tecniche di “attività scritta”<br />
La parola parlata è veloce, transitoria, spontanea, soggetta a malintesi e difficile<br />
da ricordare con precisione a meno che non sia collegata a una immagine<br />
visiva. In modo adeguato con gli scopi di alcuni particolari moduli del training<br />
(rielaborazione dell’esperienza di prostituzione; ruolo dell’educatrice<br />
pari), avendo la necessità di essere più precisi per catturare e documentare<br />
pensieri e sentimenti, abbiamo ritenuto appropriato adottare tecniche concentrate<br />
sulla parola scritta. Considerando il diverso livello di abitudine all’utilizzo<br />
della parola scritta e della difficoltà con l’italiano è stato comunque utile<br />
equilibrare tali tecniche con quelle “verbali” e “grafiche”.<br />
Accordi di gruppo:<br />
gli accordi e le regole di convivenza essenziali per costruire una<br />
base di fiducia e consenso a “restare” all’interno del gruppo sono<br />
state scritte su cartelloni e appese al muro. In questo modo fare<br />
riferimento agli accordi è stato facilitato proprio perché in forma<br />
scritta ed inoltre il prodotto finale è stato vissuto come importante<br />
segno distintivo del gruppo stesso.<br />
Parola “sintesi”:<br />
la narrazione di fatti, eventi, storie personali è stata fatta seguire dal compito<br />
di trovare la “parola” che potesse sintetizzare i pensieri, le emozioni<br />
e le caratteristiche personali e dalla sua scrittura su un oggetto (nel<br />
caso specifico sono state utilizzati origami e cubetti di polistirolo). La<br />
parola scritta, in questo caso, ha facilitato sia il riprendere - in tempi successivi<br />
al racconto - gli elementi personali su cui riflettere, sia l’azione<br />
simbolica di modificare e/o distruggere l’oggetto quando la parola scritta<br />
faceva riferimento a sentimenti, pensieri, azioni, comportamenti del<br />
passato attualmente modificati o inesistenti.<br />
Lettere:<br />
scrivere lettere è una tecnica che la maggior parte delle persone<br />
coglie immediatamente, perché può far parte della vita quotidiana.<br />
Questa tecnica è stata particolarmente efficace ed è stata utilizzata<br />
verso la fine del gruppo di training. E’ stata un modo per aiutare le<br />
singole partecipanti a valutare la strada percorsa con il contributo del<br />
gruppo e per consolidare l’accordo sui successivi momenti di vita del<br />
gruppo<br />
37
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
3.4.3 Alcuni esempi di tecniche di “grafica”<br />
Le tecniche grafiche hanno compreso anche elementi di attività scritta. Sui fogli della<br />
lavagna sono state scritte parole da mani diverse, con colori diversi, con linee e segni per<br />
collegare una cosa all’altra, così che l’effetto è stato quello di una rappresentazione visiva,<br />
più che di un <strong>testo</strong>. L’utilizzo della lavagna è stato efficace perché tutte hanno potuto<br />
vederla e averne accesso, inoltre non essendo facile assorbire tutto quello che viene<br />
detto (ricordiamo che le partecipanti avevano livelli diversi di espressione e comprensione<br />
della lingua italiana) la lavagna è stata un utile supporto per ascoltare e comunicare<br />
con il gruppo.<br />
Disegno:<br />
il disegno può aiutare la persona a esprimere pensieri e sentimenti che non verrebbero<br />
espressi tramite un’altra modalità comunicativa. Vasto materiale esiste in<br />
letteratura al proposito. Nel training per educatrici pari sono state utilizzate più sollecitazioni<br />
aventi come base la tecnica del disegno; questo tipo di tecnica è stato<br />
fondamentale ed ha ricevuto supporto dalle due descritte precedentemente. La<br />
necessaria consapevolezza di sé e della propria esperienza di prostituzione, che sta<br />
alla base della professione di educatrice pari, non è stata né immediata né indolore.<br />
Proprio il passaggio dall’espressione grafica (disegno) al raccontare la propria<br />
storia ed infine alla parola sintesi su oggetto può essere considerato metodologicamente<br />
adeguato per un corso professionale di questo tipo. Le partecipanti hanno<br />
espresso, oltre che gradimento per le tecniche proposte, soddisfazione per la cura<br />
dei tempi e ritmi di ognuna nell’esprimere e conseguentemente raggiungere consapevolezza<br />
delle proprie esperienza passate.<br />
Il disegno è stato utilizzato in vari momenti del training:<br />
disegno della sagoma: realizzata in fase iniziale di presentazione al gruppo, la sagoma<br />
di “come sono oggi” può essere considerata la base di tutto il lavoro successivo.<br />
È infatti sulla propria personale sagoma che ciascuna partecipante ha simbolicamente<br />
costruito la propria identità attuale anche attraverso l’integrazione di sentimenti,<br />
vissuti, esperienze anche del passato fino a quel momento considerate<br />
“scomode” o non ancora collocate.<br />
disegno della linea della vita: di pari passo con l’utilizzo della sagoma si è utilizzato<br />
il disegno della linea della vita. L’immagine grafica della propria esistenza -<br />
dalla nascita ad oggi - aiuta a cogliere la continuità dell’esperienza di vita, la continuità<br />
della propria identità che si costruisce negli anni ed in base alle varie esperienze<br />
ed accadimenti. Gli anni, o i periodi collegati a momenti che si vorrebbero<br />
dimenticare esistono graficamente sulla linea della vita e questo aiuta a “vedere” il<br />
proprio passato integrato con il proprio presente.<br />
disegno della torta dei bisogni: questa tecnica è stata utilizzata specificamente per<br />
aiutare le partecipanti a cogliere la varietà e complessità di bisogni delle singole<br />
persone e, con particolare riferimento alla professione, a rendersi consapevoli della<br />
reale “potenza” delle educatrici pari, ossia di quale sia un livello realistico di operatività<br />
per questo profilo professionale cercando di mantenere un equilibrio tra<br />
livelli di onnipotenza e impotenza di fronte ad una utenza pluriproblematica.<br />
38
3.5 Setting<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Elemento fondamentale di riflessione rispetto al setting riguarda il “gruppo” in<br />
quanto<br />
elemento fondamentale della vita di ogni individuo in quanto ambito di<br />
esperienze di sviluppo e continua costruzione della propria identità sociale<br />
utilizzabile per riprodurre o simulare la società e le relazioni sociali (comportando<br />
il confronto diretto con i temi del potere, dell’uguaglianza / diversità,<br />
della solidarietà e del supporto - dato o ricevuto). Il setting di gruppo<br />
rende possibili, per il singolo partecipante, l’esperienza di vari tipi di relazioni:<br />
quella con il conduttore e del conduttore con lui; quella con gli altri<br />
partecipanti e di essi con lui; quella degli altri partecipanti con il conduttore<br />
e del conduttore con loro, quella degli altri partecipanti fra di loro.<br />
offre il confronto tra abilità diverse che può agevolare l’apprendimento<br />
può far sperimentare sentimenti di appartenenza e di esclusione<br />
Nel percorso formativo per educatrici pari professionali il gruppo diventa un<br />
efficace setting formativo.<br />
Nello svolgimento del lavoro l’educatrice pari professionale dovrà confrontarsi<br />
con donne prostitute, ascoltare le loro storie, saper raccogliere i loro bisogni,<br />
offrire un sostegno adeguato rispettando le caratteristiche e personalità delle singole<br />
utenti. L’educatrice pari professionista dovrà simultaneamente tener presente<br />
la sua esperienza di prostituzione e staccarsene per poter “vedere” l’altra<br />
nel suo proprio essere “altro”.<br />
Il gruppo training composto da donne che condividono l’esperienza di prostituzione<br />
risulta essere uno strumento formativo altamente adeguato per<br />
sperimentare e sviluppare capacità di avvicinamento / allontanamento (controllo<br />
dello spazio in termini di quanto vicini e quanto lontani ci si tiene nelle<br />
relazioni) e di agire subito / procrastinare (controllo dei tempi e ritmi in termini<br />
di capacità di negoziare e conseguentemente risolvere i problemi)<br />
per agevolare nelle partecipanti una definizione di sé, secondo l’integrazione<br />
di somiglianza - differenza rispetto agli altri<br />
Altro elemento da considerare è più specificamente la sede del corso:<br />
è importante che l’aula di lavoro sia il più possibile riservata, che possa diventare<br />
elemento di creazione esposizione e contenimento delle storie individuali<br />
(es. poter appendere cartelloni sulle pareti), che sia accogliente. E’ importante<br />
che l’aula sia nello stesso stabile di residenza delle corsiste, questo permette,<br />
attraverso la convivenza stretta per periodi di tempo medio/lunghi, una veloce<br />
“esplosione” delle normali dinamiche di gruppo. Questo è un dato positivo per i<br />
formatori che hanno modo, così, di verificare e gestire l’andamento complessivo<br />
del gruppo non solo dal punto di vista dell’apprendimento e delle dinamiche di aula.<br />
Sia che si tratti di una struttura residenziale o meno, un elemento da curare è che il<br />
luogo del corso sia accogliente. Tale aspetto infatti sottolinea la rilevanza che si dà<br />
39
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
al percorso formativo e alle persone che hanno scelto di farne parte ed inoltre permette<br />
di creare un’atmosfera di tranquillità stimolando sensazioni di benessere.<br />
3.6 La sperimentazione del programma di formazione professionale per<br />
peer educator nei paesi partner.<br />
Il programma formativo ideato e realizzato in Italia è stato successivamente illustrato<br />
ai responsabili del progetto Fenarete dei paesi partner durante un meeting<br />
predisposto appositamente allo scopo di condividere la struttura del programma,<br />
individuare elementi incongruenti con le singole realtà nazionali, predisporre la<br />
pianificazione del trasferimento del know - how ai formatori delle singole nazioni<br />
coinvolte. In seguito è stato realizzato un percorso formativo rivolto ai formatori<br />
delle singole nazioni coinvolte al fine di delineare operativamente i programmi<br />
nazionali. Sono stati successivamente realizzati bilateral meeting con i<br />
team dei formatori al fine di avviare i singoli percorsi formativi nazionali. I formatori<br />
per discutere fra loro hanno potuto usufruire durante il periodo della realizzazione<br />
dei corsi di una piattaforma complessa per la formazione a distanza<br />
con chat, mailing list e documentazione. La seguente tabella propone sinteticamente<br />
il confronto tra il programma formativo di base italiano e le singole programmazioni<br />
nazionali sperimentate nei paesi partner:<br />
SI indicati in nero: elementi del programma formativo di base italiano mantenuti<br />
nelle singole programmazioni nazionali dei paesi partner<br />
NO evidenziati in blu: elementi del programma formativo di base italiano non<br />
mantenuti nelle singole programmazioni nazionali dei paesi partner<br />
Testi indicati in blu: gli elementi di specificità delle singole programmazioni<br />
nazionali dei paesi partner<br />
Italia Francia Germania Polonia Lituania Olanda<br />
Rielaborazi<br />
one dell’esperienza<br />
di<br />
prostituzione<br />
Definizione<br />
di ruolo e<br />
funzioni<br />
della peer<br />
educator<br />
Si<br />
Ma trattati<br />
indirettamente<br />
Esperienza<br />
migratoria<br />
Esperienza<br />
dell’inganno<br />
Si<br />
Si<br />
Ma non<br />
trattati<br />
Esperienza<br />
migratoria<br />
Esperienza<br />
dell’inganno<br />
Si<br />
Si<br />
Ma non<br />
trattati<br />
Esperienza<br />
migratoria<br />
Esperienza<br />
dell’inganno<br />
Si<br />
40<br />
Si<br />
Ma non<br />
trattati<br />
Esperienza<br />
migratoria<br />
Esperienza<br />
dell’inganno<br />
Si<br />
Si<br />
Si
Informazioni<br />
da utilizzare<br />
nel lavoro di<br />
peer educator<br />
Strumenti per<br />
la gestione<br />
della relazione<br />
Il gruppo e<br />
l’organizzazione<br />
del<br />
gruppo di<br />
lavoro<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Specificità<br />
del programmanazionale:<br />
L’assunzione<br />
di droghe e<br />
alcool<br />
Come contattarefinanziatori<br />
Valutazione<br />
del progetto<br />
Si<br />
Specificità<br />
del programmanazionale:<br />
Il sistema tributariotedesco<br />
La legge tedesca<br />
in materia<br />
di prostituzione<br />
L’importanza<br />
dell’aspetto<br />
Retorica<br />
Come gestire<br />
le abilità<br />
individuali<br />
41<br />
Si Si<br />
Specificità<br />
del programmanazionale:<br />
L’assunzione<br />
di alcool<br />
/droga<br />
Si Si Si Si Si<br />
No No No No Si<br />
Si<br />
Specificità<br />
del programma<br />
nazionale:<br />
Politiche in<br />
materia di<br />
prostituzione:<br />
le norme e la<br />
pratica legale;<br />
Il lavoro autonomo<br />
nel<br />
campo della<br />
prostituzione:<br />
diritti e doveri;<br />
le condizioni<br />
di lavoro<br />
nella prostituzione;<br />
le pratiche<br />
sindacali nel<br />
campo della<br />
prostituzione<br />
Specificità<br />
del programma<br />
nazionale:<br />
Dalla rielaborazionedell’esperienza<br />
personale<br />
alla creazione<br />
di una<br />
organizzazione<br />
di autoaiuto
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Gli schemi che sono di seguito riportati indicano in modo più approfondito le<br />
tematiche sviluppate nelle singole programmazioni nazionali dei paesi partner<br />
Focalizzazione<br />
sull’esperienza di<br />
prostituzione.<br />
Definizione di<br />
ruolo e funzioni<br />
della peer educator<br />
Focalizzazione<br />
sull’esperienza<br />
migratoria<br />
Focalizzazione<br />
sull’esperienza<br />
dell’inganno<br />
Contenuti<br />
sanitari<br />
Francia<br />
Questo modulo è stato condotto in un con<strong>testo</strong> residenziale.<br />
Esercizi effettuati:<br />
regole del gruppo<br />
autoritratto<br />
linea della vita<br />
cosa conservo e cosa butto via oggi<br />
prima definizione di educatrici pari, personale e progetti<br />
professionali<br />
prima definizione di etica del lavoro delle educatrici pari.<br />
Tale argomento non è stato trattato direttamente come materia<br />
del corso di formazione, ma grazie alla eterogeneità dei componenti<br />
del gruppo è stato possibile condividere le difficoltà e le<br />
esperienze di migrazione nel con<strong>testo</strong> delle esperienze di vita e<br />
durante il lavoro di approfondimento delle tecniche di ascolto.<br />
Anche tale argomento non è stato trattato direttamente come<br />
modulo del corso di formazione, è stato tuttavia possibile analizzare<br />
le esperienze di inganno subito dalle partecipanti al<br />
corso nei momenti di condivisione di esperienze di vita e di<br />
approfondimento delle tecniche di ascolto. Come già illustrato<br />
più sopra, le persone coinvolte nel processo migratorio sono<br />
venute in Europa con certe aspettative ed in seguito a promesse,<br />
per scoprire solo in seguito che sarebbe stato necessario<br />
“comperare” la propria libertà e autonomia attraverso la prostituzione<br />
forzata. Questa necessità di comperarsi la propria libertà<br />
era piuttosto ovvia per le persone di origine africana ma inaspettata<br />
per quelle provenienti dai paesi dell’Europa dell’Est.<br />
Non è certamente possibile trarre conclusioni generali da queste<br />
esperienze personali dato il loro carattere individuale e il<br />
loro scarso numero.<br />
5 giorni presso gli uffici di ACCES:<br />
HIV/AIDS;<br />
uso di alcool e droghe, riduzione del danno, uso di droghe<br />
tra sexworker;<br />
epatite virale, epatite virale di tipo C;<br />
il corpo umano, l’apparato genitale maschile e femminile;<br />
metodi contraccettivi, gravidanza e interruzione di gravidanza.<br />
42
Contenuti<br />
sociali e legali<br />
Focalizzazione<br />
sulla relazione<br />
di aiuto<br />
Gli elementi<br />
fondamentali<br />
del colloquio<br />
Il gruppo e l’organizzazione<br />
del gruppo di<br />
lavoro<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Informazioni di base sui diritti sociali in Francia e procedure<br />
per avere accesso a tali diritti.<br />
status sociale e diritti sociali;<br />
come stendere un progetto, come valutare i bisogni<br />
degli interessati; come accedere ai finanziamenti;<br />
come riconoscere il tipo di finanziatore adatto allo specifico<br />
progetto intrapreso; valutazione del progetto;<br />
aspetti legali della prostituzione e dell’immigrazione;<br />
il sistema sanitario pubblico in Francia.<br />
Questo modulo è durato 4 giorni ed ha avuto luogo presso<br />
gli uffici dell’ACCES, gestito dal counsellor:<br />
storia, ipotesi e teoria del counselling non direttivo,<br />
basata sulla persona;<br />
come ascoltare veramente e riflettere su quanto detto<br />
dalla persona cui si offre counselling;<br />
osservazioni e commenti su interviste o colloqui privati;<br />
analisi dell’evoluzione del lavoro di counselling<br />
tramite colloqui privati; come identificare le priorità;<br />
la Camera degli Specchi: come mostrare congruentemente<br />
agli altri la persona riscoperta durante le sessioni<br />
di formazione; riscontri positivi;<br />
caratteristiche comuni del counselling e dell’educazione<br />
tra pari.<br />
Il training in Francia non ha sviluppato questo modulo,<br />
ritenendo di inserire questa tematica all’interno della formazione<br />
per la costituzione di impresa.<br />
43
Focalizzazione<br />
sull’esperienza di<br />
prostituzione.<br />
Definizione di<br />
ruolo e funzioni<br />
della peer educator<br />
Focalizzazione<br />
sull’esperienza<br />
migratoria<br />
Focalizzazione<br />
sull’esperienza<br />
dell’inganno<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Germania<br />
Affinché avvenga vero apprendimento nel gruppo è necessario<br />
sviluppare un livello accettabile di coesione del gruppo.<br />
Obiettivo del primo modulo è stato quello di stabilire un contatto<br />
tra le diverse<br />
Persone che hanno partecipato al corso e creare una situazione<br />
di gruppo stabile:<br />
Focalizzazione esercizi di psicodramma si sono dimostrati<br />
molto utili al riguardo;<br />
sono stati usati giochi, oggetti e simboli quali cartoline,<br />
figure di animali, bottoni, conchiglie, palline, corde, ecc.<br />
per avvicinare le corsiste tra loro e per stimolarle a scambiare<br />
informazioni.<br />
L’apprendimento individuale si verifica solo quando si acquista<br />
coscienza, si accettano e si lavora sulle proprie competenze e<br />
carenze; un obiettivo ulteriore per le corsiste è stato quindi quello<br />
di definire realisticamente i propri obiettivi di apprendimento:<br />
le corsiste hanno preso come punto di partenza le proprie<br />
esperienze di consulenze di cui hanno usufruito come<br />
utenti per identificare le caratteristiche di un buon o di un<br />
cattivo intervento di counselling;<br />
si è proceduto a riconoscere le proprie competenze e abilità<br />
individuali acquisite precedentemente al corso (lavorando<br />
sulle proprie biografie e linee della vita) per poi definire<br />
le competenze e le abilità che si intendeva sviluppare<br />
per agire come educatrici pari.<br />
Introduzione alla teoria della psicologia della percezione*:<br />
esercitazioni di sviluppo della percezione (percezione di sé<br />
e degli altri), su come dare contributi e risposte improntati<br />
al rispetto dell’altro, su come stabilire e accettare dei limiti;<br />
la teoria applicata a situazioni di cui le partecipanti avevano<br />
avuto esperienza nel proprio vissuto è diventata concreta;<br />
queste esperienze hanno influenzato il modo di rapportarsi<br />
tra le persone partecipanti al corso e hanno trasmesso un<br />
primo livello di conoscenze nel campo del counselling.<br />
Il gruppo era composto da sette sex workers tedesche e due<br />
migranti che vivono in Germania da svariati anni. Cinque erano<br />
attive e quattro ex sex workers<br />
Sin dall’inizio tale argomento non è stato preso in considerazione.<br />
Si è trattato di una precisa e consapevole scelta metodologica.<br />
Le istruttrici hanno scelto di affrontare da subito gli argomenti<br />
relativi alle abilità e alle diverse competenze di una sexworker,<br />
al fine di stimolare l’assunzione da parte delle corsiste<br />
di atteggiamenti più professionali.<br />
44
Contenuti<br />
sanitari<br />
Contenuti sociali<br />
e legali<br />
Focalizzazione<br />
sulla relazione di<br />
aiuto<br />
Gli elementi fondamentali<br />
del<br />
colloquio<br />
Il gruppo e l’organizzazione<br />
del gruppo di<br />
lavoro<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Salute;<br />
Igiene;<br />
HIV, AIDS e prevenzione delle IST.<br />
Il sistema tributario tedesco;<br />
La legge tedesca sulla prostituzione;<br />
La legge sull’immigrazione in Germania;<br />
La legislazione in materia di previdenza e assistenza pubblica<br />
e privata;<br />
L’importanza dell’aspetto e della presenza;<br />
Retorica: i principi di base di ogni comunicazione. Come<br />
gestire le proprie abilità individuali, la voce, l’aspetto, la<br />
presenza. Sessione seguita da discussione.<br />
Il programma non prevedeva un corso di qualificazione professionale<br />
della durata di diversi anni ma solamente una formazione<br />
aggiuntiva sulle tecniche di counselling. Si sono così formulate,<br />
per esempio, delle “ipotesi” nelle quali la parola “empatia”<br />
è stata citata spesso. Ciò è sembrato più consono ad un gruppo<br />
di donne che potevano correre il rischio di una eccessiva autoidentificazione,<br />
vista la loro identità professionale e la loro vicinanza<br />
agli argomenti trattati.<br />
E’ stata operata una scelta consapevole di non fornire informazioni<br />
su tutte le caratteristiche del counselling non direttivo per<br />
non andare oltre i limiti di tempo a disposizione e i contenuti del<br />
programma di formazione. Per introdurre le corsiste al modello di<br />
counselling non direttivo sono state svolte le seguenti attività:<br />
Introduzione teorica sulle principali caratteristiche di questa<br />
forma di counselling e sull’atteggiamento fondamentale<br />
del counsellor su cui si basa il counselling stesso;<br />
Giochi di ruolo circolari a gruppi di tre, nei quali si sono<br />
simulate situazioni di counselling per far emergere chiaramente<br />
alcune delle principali caratteristiche del counselling<br />
in sequenze pratiche: percezione delle emozioni, formulazione<br />
di ipotesi, ascolto attivo e messa a fuoco del<br />
problema;<br />
Creazione di un pieghevole dal titolo ‘My Ich-AG’ (‘Me<br />
plc’1) e di un collage (‘La mia immagine di me come<br />
counsellor’) di aiuto alla formazione di una identità per il<br />
loro nuovo ruolo di educatrici pari consulenti.<br />
Il training in Germania non ha sviluppato questo modulo,<br />
ritenendo di inserire questa tematica all’interno della formazione<br />
per la costituzione di impresa.<br />
45<br />
*modello comunicativo di Schulz von Thun
Focalizzazione<br />
sull’esperienza di<br />
prostituzione.<br />
Definizione di<br />
ruolo e funzioni<br />
della peer educator<br />
Focalizzazione<br />
sull’esperienza<br />
migratoria<br />
Focalizzazione<br />
sull’esperienza<br />
dell’inganno<br />
Contenuti sanitari<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Polonia<br />
Dimostrazione di come le esperienze di vita possano essere<br />
usate nel lavoro di educatrice pari. Tale lavoro presenta<br />
caratteristiche comuni alla formazione interpersonale<br />
ed include le seguenti attività:<br />
Stesura di un contratto contenente una lista di norme<br />
indispensabili durante il processo di formazione.<br />
Descrizione di se stesse attraverso il disegno (semplice<br />
disegno del corpo e descrizione del disegno<br />
attraverso emozioni, pensieri, desideri, aspettative...in<br />
quel preciso momento)<br />
Disegno della linea della vita<br />
Rielaborazione della comune esperienza di vita: 1.<br />
Decisione di iniziare a lavorare come persona prostituta<br />
2.il lavoro di una persona prostituta 3. Il rapporto<br />
col partner<br />
Rielaborazione di un argomento: cosa significa educazione<br />
tra pari; descrizione della educatrice pari.<br />
Rielaborazione di un argomento: i bisogni delle prostitute;<br />
metodi di sostegno e di aiuto nel risolvere i<br />
problemi.<br />
Le ragazze hanno compilatola loro lista autonomamente<br />
in base alle loro idee.<br />
Il gruppo era composto di sole donne polacche.<br />
Questo tipo di esperienza non è stata vissuta dal nostro<br />
gruppo. Se anche qualcuna l’aveva vissuta non lo ha<br />
comunque detto alle altre. Poiché si è dovuto scegliere<br />
un’esperienza del passato condivisa da tutte le corsiste e<br />
dichiarata apertamente da tutte, ci si è trovate tutte d’accordo<br />
nell’individuare un’esperienza comune a tutte nel<br />
dolore connesso all’inizio della prostituzione.<br />
Tale scelta ha creato i presupposti per le rimanenti attività<br />
di formazione.<br />
Fisiologia e costituzione degli organi sessuale, gravidanza,<br />
contraccezione, IVG<br />
Sesso sicuro, patologie sessuali<br />
IST<br />
Il sistema sanitario in Polonia<br />
46
Contenuti<br />
sociali e legali<br />
Focalizzazione<br />
sulla relazione<br />
di aiuto<br />
Gli elementi<br />
fondamentali<br />
del colloquio<br />
Il gruppo e l’organizzazione<br />
del gruppo di<br />
lavoro<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Tutti i workshop e le lezioni sono stati tenuti da specialisti,<br />
quali dottori, avvocati, psicologi, sessuologi, specialisti<br />
di assistenza sociale in Polonia, specialisti di problemi<br />
connessi alla violenza e hanno affrontato i seguenti argomenti:<br />
Il mercato della prostituzione;<br />
Principi di base della legge polacca, le leggi polacche<br />
in materia di prostituzione, procedure criminali,<br />
i crimini connessi alla prostituzione, i minori e la<br />
prostituzione;<br />
La violenza sulle donne; la donna come persona che<br />
aiuta;<br />
Regole di sicurezza sul lavoro nel campo della prostituzione;<br />
Le leggi in materia di lavoro, disoccupazione, assicurazione<br />
in Polonia e come usufruire dell’assistenza<br />
sociale;<br />
Le contrattazioni.<br />
Si è prestato particolare attenzione ai seguenti aspetti:<br />
Ascolto attivo;<br />
Accettazione e rispetto delle diverse individualità;<br />
Riconoscimento dello spazio privato<br />
Si è lasciato spazio a colloqui individuali con le corsiste<br />
per scaricare lo stress accumulato durante il corso. Le<br />
conversazioni avevano luogo durante le pause tra diverse<br />
sessioni di lavoro ed erano concepite per dare la possibilità<br />
alle corsiste di esternare la propria tensione.<br />
Commenti di partecipanti raccolti in altri momenti hanno<br />
permesso di mettere a fuoco questioni private non condivise<br />
apertamente da tutte le corsiste.<br />
Il training in Polonia non ha sviluppato questo modulo,<br />
ritenendo di inserire questa tematica all’interno della formazione<br />
per la costituzione di impresa.<br />
47
Focalizzazione<br />
sull’esperienza di<br />
prostituzione.<br />
Definizione di<br />
ruolo e funzioni<br />
della peer educator<br />
Focalizzazione<br />
sull’esperienza<br />
migratoria<br />
Focalizzazione<br />
sull’esperienza<br />
dell’inganno<br />
Contenuti sanitari<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Lituania<br />
Le ragioni della scelta di lavorare nel mercato del sesso.<br />
Le corsiste hanno rielaborato le loro esperienze a lungo,<br />
apertamente ed in maniera dettagliata.<br />
L’auto-stima. E’ apparso difficile trovare o riconoscere<br />
valide motivazioni per accrescere l’auto-stima specialmente<br />
tra le lavoratrici in strada. Definizione del ruolo di<br />
pari e delle sue caratteristiche e abilità a partire dalle esperienze<br />
di lavoro nel mercato del sesso.<br />
Il gruppo era composto solo da donne lituane<br />
Questa esperienza non è stata patrimonio comune del<br />
nostro gruppo.<br />
La salute sessuale:<br />
Anatomia dell’organo genitale femminile;<br />
Anatomia dell’organo genitale maschile;<br />
Metodi contraccettivi;<br />
Contrattazioni legate al problema del sesso sicuro;<br />
La sessualità umana;<br />
L’utilizzo del preservativo.<br />
Argomenti legati alla prevenzione dell’HIV/AIDS:<br />
conoscenze di base in materia di HIV/AIDS;<br />
modi di trasmissione di HIV/AIDS/IST (malattie sessualmente<br />
trasmissibili), i sintomi del contagio;<br />
prevenzione di HIV/AIDS/IST: sesso sicuro;<br />
vulnerabilità delle donne;<br />
comportamenti da mutare per prevenire HIV/AIDS;<br />
educazione ed informazione in materia di HIV/AIDS;<br />
gravidanza, parto e allattamento al seno nelle donne<br />
sieropositive o malate di AIDS;<br />
trasfusioni di sangue; pericoli connessi con la condivisione<br />
di una stessa siringa.<br />
Danni derivanti dall’assunzione di alcool e droga:<br />
uso, abuso e dipendenza da alcool e droga;<br />
l’uso di alcool e droga in Lituania;<br />
l’assunzione di droga per via endovenosa e la prevenzione<br />
di HIV/AIDS;<br />
riduzione del danno per chi assume droga per via<br />
endovenosa;<br />
riduzione del danno derivante da uso di alcool e droghe<br />
leggere;<br />
48
Contenuti<br />
sociali e legali<br />
Focalizzazione<br />
sulla relazione<br />
di aiuto<br />
Gli elementi<br />
fondamentali<br />
del colloquio<br />
Il gruppo e l’organizzazione<br />
del gruppo di<br />
lavoro<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Il sistema sanitario Lituano ed i servizi che esso offre.<br />
Aspetti legali:<br />
le leggi in materia di mercato del sesso in Lituania;<br />
violenza sessuale sulle donne;<br />
il diritto alla salute sessuale: leggi e politiche;<br />
il traffico di esseri umani; le molestie sessuali;<br />
come vengono garantiti i diritti umani in Lituania;<br />
le organizzazioni e gli enti istituzionali per i diritti<br />
umani in Lituania; come fare richiesta di intervento;<br />
la legge per la protezione della salute sessuale in<br />
Lituania;<br />
Aspetti sociali:<br />
i servizi sociali e la loro organizzazione;<br />
le politiche e le procedure in materia di assistenza<br />
sociale e di sanità;<br />
le peculiarità delle istituzioni private e pubbliche.<br />
I rapporti di aiuto e le normali relazioni interpersonali<br />
Esercitazioni sui diversi ruoli di aiuto nel risolvere i<br />
problemi.<br />
Esercitazioni di ascolto attivo e di domande adeguate<br />
da porre a una persona che parla per dimostrare<br />
l’importanza di lasciare spazio a un pari;<br />
Identificazione delle caratteristiche abituali delle<br />
conversazioni;<br />
La natura dei conflitti;<br />
Esercitazioni di interruzione della comunicazione;<br />
Come sapersi imporre.<br />
Il training in Lituania non ha sviluppato questo modulo,<br />
ritenendo di inserire questa tematica all’interno della formazione<br />
per la costituzione di impresa.<br />
49
Focalizzazione<br />
sull’esperienza di<br />
prostituzione.<br />
Definizione di<br />
<br />
ruolo e funzioni<br />
della peer educator<br />
Focalizzazione<br />
sull’esperienza<br />
migratoria<br />
Focalizzazione<br />
sull’esperienza<br />
dell’inganno<br />
Contenuti sanitari<br />
Contenuti<br />
sociali e legali<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Olanda<br />
Rielaborazione completa delle esperienze di vita delle<br />
corsiste.<br />
Definizione del profilo dell’educatrice pari.<br />
Condividere le proprie esperienze di vita con le altre.<br />
Sostegno psicologico nei casi di sindrome post-traumatica.<br />
Come trasmettere le proprie conoscenze in materia di:<br />
anatomia femminile e fisiologia; IST, HIV/AIDS; tecniche<br />
di sesso sicuro; organizzazione e aspetti del lavoro sul<br />
campo; mappa delle istituzioni sociali e dei servizi rivolti<br />
alle persone prostitute in Olanda (5 giorni).<br />
IST;<br />
Il test dell’HIV e la terapia di lotta all’AIDS;<br />
Nozioni di medicina generale;<br />
Tecniche di sesso sicuro nella prostituzione; la contrattazione<br />
coi clienti;<br />
L’apparato genitale; fisiologia del corpo femminile;<br />
Contraccezione; gravidanza; IVG; salute dell’apparato<br />
riproduttivo;<br />
Organizzazione, tecniche e aspetti del lavoro sul<br />
campo;<br />
Tecniche di trasmissione delle proprie conoscenze<br />
riguardo alle IST, all’HIV e al sesso sicuro.<br />
Come trasmettere le proprie conoscenze in materia di:<br />
Mappa delle istituzioni sociali in Olanda: servizi di<br />
aiuto alle persone prostitute e alle donne vittime di<br />
traffico di esseri umani e servizi di sanità pubblica:<br />
Le politiche in materia di prostituzione: regolamenti<br />
e consuetudini legali;<br />
Il lavoro in proprio nel campo della prostituzione:<br />
diritti e doveri;<br />
La legislazione in materia di immigrazione, prostituzione<br />
e traffico di esseri umani;<br />
50
Contenuti<br />
sociali e legali<br />
Focalizzazione<br />
sulla relazione<br />
di aiuto<br />
Gli elementi<br />
fondamentali<br />
del colloquio<br />
Il gruppo e l’organizzazione<br />
del gruppo di<br />
lavoro<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
la prostituzione e il traffico di esseri umani;<br />
Le condizioni di lavoro nel campo della prostituzione;<br />
Le condizioni sindacali nel campo della prostituzione;<br />
Tecniche di comunicazione per consulenze complese<br />
e per prestazioni di servizi;<br />
Pianificazione degli interventi egradazione delle tecniche<br />
di monitoraggio nella prestazionee di servizi;<br />
Come sostenere la tutela dei diritti delle persone prostitute;<br />
I moduli hanno avuto i seguenti obiettivi: la contrattazione;<br />
come fissare dei limiti; come condurre una contrattazione;<br />
quando fissare dei limiti e cosa si può fare al riguardo.<br />
Tecniche di comunicazione/approccio:<br />
Come rivolgersi alle donne in strada;<br />
Come presentarsi e cosa presentare: varie forme di<br />
comunicazione;<br />
Quali forme di contrattazione vengono solitamente adottate.<br />
Pianificazione futura: come definire strategie e come raggiungere<br />
il proprio obiettivo in diverse tappe.<br />
Come trattare con una persona siero-positiva: esempio<br />
pratico di organizzazione di auto-aiuto in comunità, dalla<br />
rielaborazione dell’esperienza personale alla creazione di<br />
una struttura di auto-aiuto per persone siero-positive.<br />
Il suddetto esempio pratico ha dato luogo alle seguenti<br />
attività:<br />
discussione sul processo di organizzazione di una<br />
struttura di auto-aiuto basata sul lavoro volontario;<br />
presentazione tecnica di varie persone giuridiche e di<br />
un con<strong>testo</strong> di regole applicabile alle diverse persone<br />
giuridiche;<br />
obiettivi e filosofia delle persone giuridiche e delle<br />
agenzie (diversi modelli);<br />
Mobilità e lavoro: prospettive di scambio transnazionale<br />
di educatrici pari tra i paesi coinvolti nel progetto.<br />
51
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
3.7 La sperimentazione protetta delle abilità e competenze acquisite (project<br />
work)<br />
Il presente paragrafo illustra la parte relativa ai project work, essenziale all’interno<br />
del percorso di formazione professionale in quanto concretizza in ambito<br />
protetto la messa in prova delle abilità e competenze acquisite durante il training.<br />
3.7.1 Project work in Italia<br />
Vengono indicate in blu le attività realizzate all’interno del percorso formativo<br />
Attività Contenuti<br />
Sensibilizzazione progetti/interventi<br />
su peer education<br />
Richiesta a progetti/interventi<br />
di inserimento project work<br />
Incontri con referenti progetti per<br />
inserimento project work<br />
Analisi bisogni formativi delle<br />
partecipanti<br />
Monitoraggio esigenze logistiche<br />
delle partecipanti<br />
Scelta progetti/interventi in cui<br />
inserire i project work<br />
Invio materiale e contatti telefonici con<br />
l’obiettivo di presentare il progetto, ruoli<br />
e funzioni peer, le possibilità di inserimento<br />
professionale.<br />
Contatti telefonici ed incontri ad hoc<br />
Verifica fattibilità e condizioni di inserimento<br />
per project work in base alle attività<br />
realizzate dai progetti, alla possibilità<br />
di individuare un operatore referente<br />
per il project work, all’offerta di attività<br />
sperimentabili durante il project work<br />
Analisi del livello di apprendimento e<br />
delle ulteriori esigenze formative per<br />
ogni singola partecipante in base all’andamento<br />
e al rendimento durante il corso<br />
di formazione<br />
ncontro ad hoc con le partecipanti in<br />
gruppo totale<br />
Confronto in base agli elementi emersi<br />
dall’analisi dei bisogni formativi, dal<br />
monitoraggio delle esigenze logistiche e<br />
dagli incontri con i referenti dei progetti<br />
potenziali ospitanti project work<br />
52
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Accordo formativo con partecipanti Definizione obiettivi, attività e modalità<br />
dei singoli project work a gruppo totale<br />
Accordo con progetti ospitanti<br />
project work<br />
Monitoraggio andamento<br />
project work<br />
Contatti telefonici per definizione project<br />
work in base alle esigenze formative<br />
di ogni singola partecipante e alle attività<br />
offerte dai progetti ospitanti.<br />
Definizione calendario aspetti logistici.<br />
Periodici contatti con partecipanti e con<br />
responsabile per il project work del progetto<br />
ospitante in merito all’andamento e<br />
alla risoluzione di problemi.<br />
Verifica in itinere project work Verifica a gruppo totale della perseguibilità<br />
di obiettivi, attività e modalità previste<br />
per ogni singola partecipante<br />
Verifica finale project work Verifica a gruppo totale dell’esito di ogni<br />
project work<br />
Restituzione valutazioni da parte di<br />
progetti ospitanti project work<br />
Valutazione da parte dell’operatore referente<br />
per il project work dell’andamento<br />
dello stesso<br />
Una giornata del percorso formativo è stata dedicata alla preparazione dei project<br />
work con la finalità di:<br />
Individuare gli specifici obiettivi formativi dei project work di ciascuna<br />
partecipante<br />
Accordarsi sulle modalità di svolgimento dei singoli project work<br />
Strategia:<br />
gli obiettivi formativi sono stati individuati tenendo conto delle esigenze di<br />
conoscenza della pratica da parte delle partecipanti e delle mappe individuale dei<br />
punti di attenzione costruita nei moduli precedente da ciascuna partecipante.<br />
Insieme a ciascuna partecipante è stata costruita una specifica griglia di osservazione<br />
in modo da facilitarla nell’aderenza agli obiettivi individuati.<br />
Ciascuna griglia riportava:<br />
obiettivi<br />
attività concordate con l’organizzazione ospitante il project work<br />
attività specifiche della corsista finalizzate al raggiungimento degli obiettivi<br />
riepilogo dei compiti della corsista<br />
53
Unità di<br />
strada<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
La scheda di seguito proposta sintetizza gli obiettivi di tirocinio delle corsiste e<br />
le attività da loro svolte suddivise per singole realtà in cui si sono svolti i project<br />
work:<br />
Strutture di<br />
accoglienza<br />
Obiettivi Imparare a Osservare le<br />
dare informa- modalità di<br />
zionisanita- ingresso<br />
rie<br />
Osservare la<br />
modalità di<br />
presentazione<br />
e di accoglienza<br />
sul<br />
camper<br />
Acquisire<br />
elementi utili<br />
per riflettere<br />
sul ruolo<br />
della peer<br />
educator<br />
Osservare le<br />
modalità di<br />
colloquio con<br />
utenti su temi<br />
specifici<br />
Attività Partecipare<br />
alle uscite in<br />
strada<br />
Individuare i<br />
compiti degli<br />
operatori<br />
Intervistare<br />
un operatore<br />
della struttura<br />
di<br />
accoglienza<br />
sui criteri per<br />
la presa in<br />
carico delle<br />
utenti<br />
Accompagnamenti<br />
ai Servizi<br />
sanitari<br />
Osservare le<br />
modalità di<br />
accordo tra<br />
operatori e<br />
utenti relativamenteall’accompagnamento<br />
Osservare le<br />
modalità di<br />
funzionamento<br />
dei<br />
servizi (orari,<br />
presa di<br />
appuntamento)<br />
Intervistare<br />
operatori<br />
esperti sull’organizzazione<br />
dei<br />
servizi<br />
sanitari<br />
54<br />
Organizzazione<br />
dei team<br />
Osservare le<br />
modalità di<br />
conduzione<br />
delle riunioni<br />
Osservare le<br />
modalità di<br />
presa di decisioni<br />
Osservare le<br />
modalità di<br />
divisione dei<br />
compiti<br />
Bisogni delle<br />
utenti<br />
Osservare le<br />
modalità di<br />
ascolto degli<br />
operatori<br />
Osservare le<br />
modalità di<br />
definizione<br />
del problema<br />
Osservare<br />
l’atteggiamento<br />
degli<br />
operatori<br />
Osservare le<br />
reazioni delle<br />
utenti alla<br />
spiegazione<br />
di chi è la<br />
peer educator<br />
Partecipare Sperimentare<br />
alle riunioni modalità ade-<br />
organizzative guate di pre-<br />
Richiedere sentazione<br />
informazioni della peer<br />
e chiarimenti educator: chi<br />
sulla struttura è, cosa fa<br />
organizzativa
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Le realtà in cui si sono svolti i project work:<br />
Cooperativa “il Cerchio” progetto di accoglienza UdS - Pisa<br />
Progetto “Oltre la strada” e UdS - di Reggio Emilia<br />
Servizio “Città e prostituzione” progetto “Free Woman” - Comune di Venezia<br />
Comunità di San Benedetto al Porto - Genova<br />
“Progetto Lunatica” Comunità di accoglienza per trafficate - Ravenna<br />
Progetto “Oltre la strada” Centro stranieri - Modena<br />
Tampep Onlus “Progetto Antares”- Torino<br />
“Progetto Stella Polare” accoglienza e UdS - Trieste<br />
3.7.2 Project work in Francia<br />
Il tutor ha seguito le corsiste durante l’attività di formazione e le ha incontrate<br />
sia durante le sessioni di lavoro che in momenti informali (durante i<br />
pasti o in altri moduli).<br />
Si è cominciato cercando di definire cosa è il “project work”: collegare la<br />
teoria e la pratica.<br />
La formazione non deve mai essere troppo lunga e onerosa ma allo stesso<br />
tempo ci deve sempre essere abbastanza tempo da permettere ad ogni persona<br />
di trovare le informazioni che desidera ricevere per crescere. E’ quindi<br />
importante capire cosa riveste un interesse per le partecipanti affinché il<br />
project work non sia noioso ma possa invece fornire risposte valide ai problemi<br />
emersi durante il corso.<br />
Abbiamo quindi contattato varie organizzazioni a Marsiglia che potessero<br />
permettere alle corsiste di svolgere project work presso di loro.<br />
Ci interessava svolgere project work presso ONG impegnate nel settore<br />
sociale o sanitario ma ci siamo rivolte anche a servizi pubblici, quali i centri<br />
che eseguono il test HIV e per le IST, oppure a reparti ospedalieri.<br />
Purtroppo vi erano solo due corsiste di Marsiglia, le altre hanno preferito<br />
svolgere project work presso le proprie città d’origine.<br />
L’obiettivo è stato quello di concentrarci sui ruoli educativi delle educatrici<br />
pari, al fine di rafforzare gli obiettivi professionali di ciascuna corsista<br />
attraverso uno scambio di opinioni sulla loro decisione iniziale di intraprendere<br />
questo progetto di formazione.<br />
Fin dall’inizio abbiamo concepito la formazione come un processo di modifica<br />
delle proprie concezioni iniziali.<br />
Ad ogni partecipante al corso abbiamo spedito un “questionario”, inteso ad<br />
aiutarle a collegare sempre l’esperienza che stavano vivendo durante il project<br />
work con ciò che avevano appreso durante la formazione. Veniva specificato<br />
anche che il questionario era semplicemente uno strumento per aiu-<br />
55
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
tarle durante il project work e che non era un’interrogazione alla quale loro<br />
dovevano rispondere solo con “risposte giuste”.<br />
I criteri di valutazione erano basati sui seguenti elementi:<br />
raggiungimento o meno degli obiettivi iniziali;<br />
sensazione che la pratica della corsista stesse migliorando;<br />
definizione più precisa del proprio progetto professionale.<br />
Abbiamo scelto di effettuare una valutazione/messa a punto orale a partire<br />
dai questionari compilati durante il project work, usati come sostegno e<br />
guida. A proposito di questo strumento, non ci aspettavamo delle “risposte<br />
giuste” a conferma della acquisizione di nozioni specifiche, bensì delle<br />
indicazioni sulla pratica quotidiana che è parte integrante del progetto<br />
Fenarete complessivo. L’interesse di questo tipo di valutazione sta nel fatto<br />
di vedere emergere le carenze, identificandole senza sanzionarle ma solo al<br />
fine di poterle affrontare e correggere. Tale valutazione è stata fatta sia in<br />
gruppo che individualmente.<br />
3.7.3Project work in Germania<br />
E’ necessario che i metodi, i comportamenti e le conoscenze acquisite<br />
durante il seminario siano utilizzati e messi in pratica in situazioni simili<br />
alla pratica di intervento nella realtà. A tal fine sono stati pianificati periodi<br />
di lavoro in adeguati centri di counselling, residenze protette, o uffici<br />
governativi.<br />
Questi periodi hanno avuto una durata totale di 14 settimane.<br />
Poiché le corsiste provenivano da diversi stati federali e città, si è ritenuto<br />
opportuno trovare sistemazioni lavorative di tirocinio nelle città di residenza<br />
o non lontano da esse.<br />
In Germania vi è una valida infrastruttura e una buona rete di collegamento<br />
tra centri di counselling e residenze protette che si occupano di problemi<br />
legati alla prostituzione. L’organizzazione del corso, Hydra e.V. e Amnesty<br />
for Women e.V., si è avvalsa di questa infrastruttura per ottenere sistemazioni<br />
adatte.<br />
Altri criteri di scelta dei luoghi per il tirocinio sono stati le preferenze e i<br />
desiderata che le donne avevano espresso durante il corso di formazione.<br />
In alcuni casi singole corsiste avevano già stabilito contatti con organizzazioni<br />
presso le quali avrebbero potuto svolgere la loro attività di project<br />
work.<br />
Le docenti hanno comunque consigliato tali donne di scegliere altre organizzazioni<br />
con cui avevano minor familiarità per evitare eventuali conflitti<br />
di ruolo (per esempio con colleghi che precedentemente potevano essere<br />
stati clienti).<br />
Le corsiste hanno avuto le seguenti esperienze lavorative:<br />
56
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Organizzazione presso la Tipo di lavoro/compiti ore di lavoro<br />
quale si è svolto il tirocinio della tirocinante<br />
Hydra e.V., Berlino Counselling e lavoro di con- 100 ore<br />
tatto in strada con persone<br />
prostitute<br />
Frauentreff Olga, Berlino Servizio di bassa soglia sulle 10 ore<br />
droghe<br />
Hydra e.V., Berlino Counselling e lavoro di con- 30 ore<br />
tatto in strada con persone<br />
prostitute<br />
Servizio sanitario di Berlino IST, Counselling, lavoro di 80 ore<br />
strada<br />
KARO e.V., Plauen Counselling in zona di confi- 100 ore<br />
ne in appartamenti e con persone<br />
prostitute in strada<br />
Madonna e.V., Bochum Counselling per persone<br />
prostitute<br />
90 ore<br />
Servizo sanitario di Hannover<br />
Amnesty f. Women<br />
TAMPEP-Germania<br />
Kaffeeklappe, Amburgo<br />
Servizio sanitario<br />
di Stoccarda<br />
Rosamunde e.V., Stoccarda<br />
Kaffeeklappe, Amburgo<br />
Ragazza, Amburgo<br />
Lena, Linz (A)<br />
Centro di informazione per<br />
persone prostitute,<br />
AISTerdam (NL)<br />
Counselling, IST<br />
5 ore<br />
Counselling, immigrazione, 40 ore<br />
prostituzione<br />
Organismo di contatto a bassa 30 ore<br />
soglia per persone prostitute,<br />
counselling, workshops<br />
Counselling, lavoro in strada totale<br />
130 ore<br />
Auto-aiuto, counselling per<br />
persone prostitute<br />
vedi sopra<br />
lavoro sulle droghe a basso<br />
profilo<br />
Counselling per persone prostitute<br />
Centro di informazione e negozio<br />
57<br />
totale<br />
72 ore
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Alcune delle corsiste hanno completato il loro tirocinio combinando diverse<br />
organizzazioni, come appare nella tabella. Una corsista non ha completato l’esperienza<br />
lavorativa.<br />
Sia durata che tipo di lavoro sono stati determinati dalle necessità e dagli orari<br />
lavorativi dell’organizzazione che ospitava le corsiste ma anche dalla situazione<br />
individuale delle corsiste stesse (cura dei figli, lavoro di prostituzione, ecc.). Si<br />
sono così concordate diverse modalità di lavoro con le organizzazioni che offrivano<br />
lavoro, dalle visite in giornata, ai lavori per periodi di diverse settimane, o<br />
ad un giorno fisso ogni settimana per un periodo di tempo più prolungato.<br />
Cinque delle corsiste sono state seguite da un’istruttrice pratica responsabile per<br />
loro; le rimanenti corsiste no.<br />
Due corsiste sono riuscite a fornire counselling da sole, sotto la supervisione di<br />
un’esperta. La maggior parte delle corsiste sono state coinvolte emotivamente e<br />
turbate dalle loro esperienze in aree di lavoro difficili come quelle di prostituzione<br />
indotta dalla droga, prostituzione minorile, e prostituzione collegata al<br />
traffico di esseri umani. In alcuni casi la conseguenza è stata l’auto-esclusione<br />
da queste aree di lavoro; in altri l’esperienza è servita a stimolare il desiderio di<br />
essere coinvolte tramite il proprio aiuto in queste aree.<br />
Tutte le donne hanno sentito l’esigenza di parlare a lungo delle loro esperienze<br />
di tirocinio, ed è stato necessario dedicare più tempo a tale attività di quanto non<br />
fosse stato programmato.<br />
Di comune accordo con le corsiste si è deciso di continuare questo intenso<br />
scambio di opinioni sulle proprie esperienze lavorative a scapito di un gioco di<br />
ruolo e della valutazione di una situazione di counselling verificatasi durante il<br />
tirocinio che erano stati precedentemente programmati ma che hanno dovuto<br />
essere eliminati dal programma del corso.<br />
3.7.4 Project work in Polonia<br />
Le corsiste del progetto Fenarete hanno svolto un’esperienza lavorativa come<br />
parte integrante del programma. Prima dell’inizio del project work si è tenuto un<br />
incontro a Varsavia tra coordinatori e supervisori delle tirocinanti. Durante l’incontro<br />
si è discusso degli obiettivi e delle regole cui attenersi per il project work<br />
(tra i punti all’ordine del giorno vi era l’obbligo di 60 ore di lavoro volontario<br />
come condizione per poter considerare completo il tirocinio). Si è discusso<br />
anche della richiesta alle tirocinanti di compilare un resoconto scritto ed una<br />
valutazione del loro project work, allo scopo anche di raccogliere opinioni utili<br />
all’organizzazione.<br />
Gli obiettivi principali durante il project work di tirocinio erano i seguenti:<br />
verificare le abilità di formazione acquisite;<br />
Mettere in pratica le proprie conoscenze riguardo al lavoro di assistenza in<br />
strada e di educatrice pari;<br />
58
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Acquisire nuove competenze di segreteria per le educatrici pari già formate,<br />
come l’utilizzo del fax, del computer, della fotocopiatrice, la scrittura di<br />
lettere legali a uffici pubblici, ecc.<br />
Inoltre la durata del tirocinio di project work era intesa a creare possibilità per<br />
un lavoro d’equipe. La nostra convinzione era che l’esperienza pratica avrebbe<br />
generato un senso di coinvolgimento nel caso di lavoro per gruppi sociali biasimati.<br />
I supervisori delle tirocinanti avevano il compito di sostenere e istruire le corsiste<br />
in caso di esigenze particolari. Sia il supervisore che la tirocinante avevano<br />
la possibilità di mettersi in contatto con formatrici e coordinatrici del progetto in<br />
caso di necessità.<br />
L’attività di project work ha avuto inizio con 6 donne. Due di queste avevano<br />
già completato il corso, mentre due sono in fase di completamento del corso<br />
stesso. Causa di uno dei ritardi è stata una gravidanza, mentre per le altre donne<br />
si sono presentati problemi per ottenere il visto. Il tirocinio di altre due donne<br />
(su un totale di sei) era stato temporaneamente sospeso, il primo a causa di una<br />
depressione successiva ad aborto spontaneo, il secondo per motivi famigliari.<br />
Il tirocinio sta continuando per 6 donne e probabilmente i due tirocini sospesi<br />
temporaneamente dovrebbero essere attivati non appena le due corsiste ritrovano<br />
la motivazione e decidono di partecipare nuovamente.<br />
L’inserimento delle tirocinanti non è stato facile nemmeno per le organizzazioni<br />
ospitanti: fino ad ora le persone prostitute si erano sempre trovate a usufruire di<br />
questi servizi e non a essere colleghe di lavoro. Questa è stata una delle ragioni<br />
che hanno portato alla convocazione della riunione tra supervisori e équipe<br />
Fenarete.<br />
Il project work ha avuto luogo nelle città di Szczecin, Varsavia, Danzica, presso<br />
le società TADA locali . Un project work ha avuto luogo presso L’Ufficio<br />
Sanitario Municipale. Una tirocinante sta tuttora lavorando con contratto al progetto<br />
intrapreso a Varsavia sul tema della prostituzione infantile e minorile. La<br />
stessa ha effettuato un breve tirocinio presso la sede di Varsavia della<br />
Fondazione La Strada. E’ lei che si è presentata pubblicamente come educatrice<br />
pari al seminario di Varsavia sulla prostituzione femminile con un contributo dal<br />
titolo “Convivere con l’AIDS”.<br />
3.7.5 Project work in Lituania<br />
Preparazione del project work. La preparazione del project work è stata effettuata<br />
congiuntamente da sette corsiste che hanno ultimato l’iter formativo, oltre<br />
ad entrambe le docenti e la tutor. Si è così trovato un luogo di lavoro per ciascuna<br />
corsista e spiegati chiaramente i principi fondamentali su cui si doveva<br />
59
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
basare il lavoro ed i compiti di ognuna di queste. E’ poi seguita una discussione<br />
sulle possibili difficoltà del lavoro, durante la quale sono state ricordate<br />
le conoscenze acquisite e le tecniche di gestione dei rapporti personali.<br />
Alla fine del corso di formazione le donne hanno iniziato a lavorare (due ore<br />
al giorno per sei settimane).<br />
Tre corsiste hanno effettuato questa fase del project work nel Centro di<br />
Informazione sui Disturbi Sociali presso il Centro Lituano per la Lotta<br />
all’AIDS; altre due corsiste sono state inserite presso il Centro di<br />
Somministrazione Anonima del Test per l’HIV del Centro Lituano di Lotta<br />
all’AIDS, una a Vilnius nel Centro di Cura della Dipendenza e l’altra presso<br />
l’ONG Centro di Aiuto alle Donne In Crisi.<br />
Il loro compito è stato quello di mettere in pratica le conoscenze e le abilità<br />
acquisite durante il corso di formazione e notare eventuali carenze nella loro<br />
preparazione. Prima di iniziare il project work è stato ricordato a tutte di non<br />
esitare nel contattare le organizzatrici del corso per qualunque problema<br />
emergesse durante il project work. Sono state anche consigliate da una tutor.<br />
Sostegno durante il project work. La docente e le 7 corsiste si sono riunite<br />
per discutere le difficoltà del lavoro. Le donne hanno esposto i momenti di<br />
crisi incontrati durante il project work ed il gruppo ha discusso il tipo di<br />
soluzioni da proporre in questi casi. Le situazioni considerate più difficili da<br />
trattare sono state quelle legate alla frustrazione di fronte alle reali possibilità<br />
di soluzione, poiché spesso le donne cercavano di risolvere problemi gravissimi.<br />
Si è discusso a lungo circa i limiti dell’aiuto che è possibile offrire<br />
ed i sentimenti che si provano in questo caso.<br />
Al temine del project work è stato chiesto ad ogni corsista di rispondere al<br />
seguente questionario:<br />
I risultati sono stati analizzati e discussi in gruppo.<br />
Sia le docenti che la tutor hanno mostrato i questionari alle corsiste, discusso<br />
i risultati del lavoro con loro, di come esse vedevano il loro ruolo e di cosa<br />
aveva insegnato loro tale esperienza.<br />
3.7.6 Project work in Olanda<br />
I criteri utilizzati sono stati i seguenti:<br />
tenuto conto delle strategie di impegno politico dei gruppi che prestano<br />
i vari servizi, la scelta strategica di inserire le corsiste in una ampia tipologia<br />
di centri in cui effettuare project work e la rotazione degli stessi<br />
corsisti tra un centro e l’altro ha avuto l’obiettivo di abbattere il muro<br />
di resistenza di chi fornisce i servizi, per convincerli del valore aggiunto<br />
che le educatrici pari possono apportare;<br />
multidisciplinarietà: fare in modo che le donne acquisiscano esperienza di<br />
diversi ambienti e soprattutto di quelli diversi da quelli a cui sono abituate;<br />
60
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
utilizzare il risultato dell’analisi delle qualità profonde di ogni corsista per<br />
inserirla nel luogo di lavoro che meglio si adatta alle sue qualità;<br />
il tirocinio deve essere riconosciuto come una valida attività compatibile<br />
con altri tipi di formazione.<br />
Come descritto più sopra, i luoghi ove effettuare tirocinio sono stati scelti dalla<br />
tutor in base ai suddetti criteri. La tutor stessa ha siglato gli accordi, monitorato<br />
l’esperienza lavorativa da entrambi i lati, operato a sostegno delle corsiste, valutato<br />
quotidianamente ogni periodo di tirocinio. Alla fine di tale esperienza ognuna<br />
delle organizzazioni che ha accolto le tirocinanti ha prodotto una testimonianza<br />
scritta dei progressi compiuti dalla tirocinante.<br />
Tale documento è parte integrante del curriculum per il diploma.<br />
Il project work/tirocinio ha offerto una possibilità alle corsiste del progetto<br />
Fenarete per acquisire esperienze lavorative nei vari settori che rappresentano le<br />
agenzie sociali e mediche del paese, ovvero organizzazioni governative e non,<br />
comuni e organizzazioni di auto-aiuto.<br />
Tali esperienze lavorative non si sono limitate solo al campo della prostituzione<br />
ma hanno incluso il lavoro di assistenza ad altri gruppi marginalizzati, quali i<br />
minori in cerca di asilo.<br />
Attraverso il nostro progetto si è creata una richiesta di partecipazione a diversi<br />
eventi pubblici su tali argomenti. Alcune di queste richieste sono state soddisfatte.<br />
Per esempio, una delle corsiste ha rilasciato interviste alla televisione,<br />
altre hanno preso parte da esperte ad una discussione sulle politiche in materia<br />
di prostituzione in strada.<br />
Probabilmente assisteremo ad una crescita di questo tipo di richieste e le corsiste<br />
Fenarete potranno presentarsi come esperte in rappresentanza del loro gruppo.<br />
Il project work è stato effettuato presso le seguenti istituzioni:<br />
Humanitas/BlinN (Lavoro Coatto in Olanda)<br />
Maatschappelijk Juridisch Werk (Assistenza Giuridica)<br />
Shelter Asja (residenza protetta per prostitute minorenni)<br />
TAMPEP International Foundation (ricerca sulle legislazioni e lavoro di<br />
intervento sul campo)<br />
PIC (Centro di Informazione sulla Prostituzione)<br />
HAP (Huiskamer Aanloop Prostituees - centro di accoglienza per sexworker)<br />
De Rode Draad (Il filo rosso . organizzazione di sexworker)<br />
STV (Fondazione per la Lotta al Traffico di Donne)<br />
SAMAH (Fondazione per Profughi Minorenni)<br />
GGD Alkmaar (Servizi Sanitari Comunali)<br />
Partecipazione ad una conferenza in parlamento sulla prostituzione in strada<br />
Rilascio di interviste a vari mass-media<br />
61
3.8 Valutazioni<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Il presente paragrafo offre le valutazioni relativamente ai singoli percorsi formativi<br />
sperimentati, evidenziando per ciascun programma nazionale gli elementi<br />
peculiari di analisi. Complessivamente è possibile sottolineare la centralità in<br />
tutti i programmi del momento formativo legato alla elaborazione dell’esperienza<br />
di prostituzione. Tali elementi sembrano essere nodi centrali e comuni del<br />
programma di formazione in tutti i paesi coinvolti nel progetto.<br />
3.8.1 Italia<br />
Le partecipanti al gruppo hanno molto gradito il primo modulo del corso dedicato<br />
alla rielaborazione del vissuto personale. Alcune di loro hanno affermato di<br />
essere state adeguatamente accompagnate, per la prima volta, nel racconto della<br />
loro storia personale. Il tempo dedicato a ciascuna di loro ha permesso di sentirsi<br />
effettivamente ascoltate sia dal gruppo che dalle formatrici. La metodologia<br />
utilizzata, vale a dire la narrazione e la creazione grafica con la trasformazione<br />
dei fatti narrati in simboli, ha permesso loro di prenderli in considerazione e di<br />
decidere da cosa staccarsi in modo adeguato e cosa recuperare e mantenere.<br />
Il secondo modulo (parte informativa) ha visto il gruppo interessato, pur se con<br />
qualche difficoltà riguardo a quegli incontri con docenti non avvezzi a metodologie<br />
interattive.<br />
Il modulo relativo alla gestione della relazione di aiuto è stato molto apprezzato<br />
anche se ha reso evidenti individuali difficoltà concrete nella gestione della relazione.<br />
Il modulo relativo all’organizzazione del gruppo di lavoro è stato apprezzato<br />
nella sua finalità di avviare riflessioni rispetto alle modalità collaborative all’interno<br />
di team, ma soprattutto perché ha costituito anche un momento decisionale<br />
rispetto al proseguimento della formazione relativa alla costituzione di impresa.<br />
Le tecniche e le strategie utilizzate sono state considerate adeguate rispetto agli<br />
obiettivi del percorso e alle caratteristiche del gruppo di training. In particolare<br />
la modalità di gestione del gruppo adottata si è rilevata fondamentale avendo<br />
consentito di evidenziare:<br />
l’importanza dello spazio. Il contenuto della relazione educatrice pari -<br />
utente coinvolge inevitabilmente l’esperienza di prostituzione; l’educatrice<br />
pari dovrà essere in grado di equilibrare il suo avvicinamento emotivo con<br />
la prostituta - utente. Durante il training le partecipanti hanno potuto sperimentare<br />
direttamente la loro capacità di gestione dello spazio emotivo<br />
rispetto al tema “esperienza di prostituzione” a partire dalla prima fase che<br />
prevedeva la rielaborazione in gruppo delle esperienze personali. Il raccontare<br />
ad altre la propria storia, ma soprattutto l’ascolto delle altre storie<br />
62
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
hanno fatto sperimentare alle partecipanti una vasta gamma di emozioni<br />
sulle quali si è in seguito potuto riflettere evidenziando le individuali azioni<br />
/ reazioni / coinvolgimenti / prese di distanza. E’ stato possibile, proprio<br />
a partire dalle realtà emotive esistenti nel gruppo, condurre le partecipanti a<br />
riconoscere la funzionalità, efficacia e produttività di una equilibrata gestione<br />
dello spazio emotivo. La stessa modalità di presenza delle conduttrici -<br />
elementi di stimolo e accoglienza per il racconto delle storie di vita - ha<br />
consentito una ulteriore riflessione utile per lo svolgimento del lavoro di<br />
educatrice pari; infatti la modalità di ascolto adottata dalle conduttrici ha<br />
fatto sperimentare alle partecipanti la “possibilità” di un tipo di relazione<br />
calda, emotivamente coinvolgente ma non travolgente o stravolgente l’ambito<br />
ed il ruolo professionale ricoperto. Elementi della storia personale di<br />
ognuna delle partecipanti sono stati di fondamentale importanza anche<br />
rispetto al modulo riguardante “il ruolo dell’educatrice pari”. Infatti l’espressione<br />
in gruppo dei bisogni personali esistenti all’epoca dell’esperienza<br />
di prostituzione e soprattutto il giocare reciprocamente il ruolo di chi si<br />
attrezza per rispondere adeguatamente a quei bisogni ha fatto sperimentare<br />
alle partecipanti l’eventualità - non remota - di sentire la frustrazione di non<br />
poter soddisfare tutti i bisogni delle donne prostitute e ha dato nello stesso<br />
tempo la possibilità di creare personali e adeguate strategie di “allontanamento”<br />
dal senso di onnipotenza pur mantenendo una relazione di aiuto e<br />
vicinanza con l’utente.<br />
l’importanza del tempo. La dimensione tempo riguarda come controlliamo<br />
noi stessi quando tendiamo ad agire subito (esplodere), oppure se siamo<br />
abituati a dilazionare, attendere e controllare ciò che andiamo a dire o fare.<br />
In questi termini la dimensione tempo è collegabile con la capacità di negoziare,<br />
di fornire prestazioni (per una educatrice pari questi termini possono<br />
essere visti come: capacità di negoziare tra il proprio personale percorso e<br />
quello dell’utente e di conseguenza capacità di fornire un sostegno che<br />
risponda effettivamente alle esigenze espresse dall’utente - non sostituirsi<br />
all’altra).<br />
Anche rispetto a questa dimensione il gruppo è risultato essere una fonte molto<br />
ricca di sperimentazione diretta. Le diverse caratteristiche personali e le diverse<br />
individualità che si sono andate evidenziando durante il lungo percorso formativo<br />
hanno fornito una certa varietà di modelli di comportamento. La accurata<br />
gestione da parte delle conduttrici ha reso possibile l’evidenziare in gruppo queste<br />
stesse diverse modalità di comportamento rispetto alla dimensione agire<br />
subito - attendere e controllare e, di conseguenza, la riflessione comune rispetto<br />
alla funzionalità dei vari tipi di comportamento. Ovviamente, riportando tutto<br />
ciò verso le caratteristiche ottimali per una buona educatrice pari, è stato in questo<br />
modo possibile elencare e “provare” dal vivo e in gruppo modalità diverse e<br />
strategie comportamentali più adeguate alle diverse situazioni. In questo caso<br />
63
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
l’utilizzo di tecniche di gioco dei ruoli e simulazioni, di discussioni guidate<br />
hanno reso possibile l’apertura delle partecipanti ad una riflessione approfondita<br />
delle caratteristiche personali e ad uno scambio in gruppo di feedback rispetto<br />
ai personali comportamenti ed atteggiamenti.<br />
l’importanza e l’accettazione di sé. Il senso di importanza di sé è fondamentale<br />
per come gestiamo le nostre relazioni. L’importanza di sé può essere<br />
vista come un processo di maturazione e possiamo avere una migliore<br />
comprensione dell’importanza di sé nella manifestazione<br />
della capacità di differenziare noi stessi dagli altri,<br />
della capacità di pensare e decidere per noi stessi,<br />
della capacità di riconoscere il valore proprio e degli altri e di attribuire<br />
valore attraverso il comportamento,<br />
della capacità di accettare noi stessi e i nostri limiti,<br />
della capacità di sperimentare, di riconoscere i nostri sentimenti e di comunicarli<br />
e condividerli,<br />
della capacità di mettersi in rapporto con gli altri e provare empatia verso<br />
gli altri,<br />
della capacità di prendere decisioni utili per noi stessi e reciprocamente utili<br />
in situazioni di relazione,<br />
della capacità di essere flessibili e adattarsi senza perdere il senso di sé e di<br />
dare senso e significato alle esperienze<br />
Un percorso formativo per educatrici pari in ambito di prostituzione non può tralasciare<br />
questi aspetti fondamentali. L’educatrice pari professionale dovrà gestire<br />
relazioni di aiuto con utenti prostitute che vivono storie simili e nello stesso<br />
tempo diverse da quelle che essa stessa ha vissuto o sta vivendo, la capacità -<br />
quindi - di riconoscere l’importanza di sè differenziandosi dall’altra è elemento<br />
fondante della professione che prevede il riconoscere e dare importanza alle<br />
utenti e ai loro bisogni. Il percorso verso l’accettazione di sé e della importanza<br />
di sé è stato primo elemento nella programmazione del percorso formativo. Ed<br />
anche in questo caso il gruppo è diventato strumento chiave nello sperimentare<br />
le singole capacità sopra elencate, o meglio nell’evidenziare risorse e limiti nella<br />
gestione di tali competenze e nell’approntare strategie funzionali.<br />
La gestione del gruppo da parte delle formatrici responsabili dell’intero percorso<br />
formativo è stata adeguatamente realizzata in funzione dell’obiettivo di rendere<br />
produttivi e realistici gli scambi intergruppo anche e soprattutto durante la<br />
gestione delle elaborazioni personali delle esperienze di prostituzione. Infatti,<br />
essendo questa l’attività maggiormente innovativa della metodologia proposta, è<br />
stato necessario accompagnare le partecipanti attraverso le singole esperienze<br />
sapendo accogliere i feedback emotivi e razionali del gruppo con la finalità di<br />
raggiungere una visione del senso di sé attuale in grado di confrontarsi con l’esterno.<br />
In questo caso sono stati evidenziati i vari ambiti esterni con cui l’educatrice<br />
pari dovrà confrontarsi:<br />
64
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
ambito istituzionale - facendo riconoscere la funzionalità e l’efficacia dell’educatrice<br />
pari all’interno di progetti e servizi che lavorano in ambito prostituzione<br />
ambito operativo - riconoscendo se stessa nella relazione con le utenti<br />
ambito sociale - facendo riconoscere il valore e l’importanza del ruolo professionale<br />
dell’educatrice pari<br />
3.8.2 Francia<br />
Il risultato finale della formazione è stata la consapevolezza da parte delle corsiste<br />
di aver acquisito una esperienza di formazione utile per assumere o rafforzare<br />
un ruolo di educatrice pari nel campo della prostituzione.<br />
Autres Regards e ACCES hanno cercato di presentare un programma che combinasse<br />
apprendimento cognitivo e pratico, seguendo i principi del “learning<br />
about, doing and being” (ovvero: “apprendere, fare ed essere”).<br />
Un punto di partenza di base in ogni formazione è il fatto che ogni partecipante<br />
sa già molto. La formazione ha permesso alle corsiste di verificare ciò che esse<br />
avevano già imparato, di apprendere nuove cose e di offrire le loro stesse conoscenze<br />
e esperienze per l’apprendimento di altri.Affinchè ciò potesse avvenire<br />
era importante che le corsiste si sentissero a loro agio, al sicuro e al riparo (per<br />
quanto possibile) dallo stress della vita quotidiana, per potersi rilassare attraverso<br />
il programma di formazione, sfruttandolo al massimo per se stesse.<br />
L’ambiente nel quale la formazione ha avuto luogo era piacevole e le docenti<br />
hanno lavorato sodo per negoziare col gruppo limiti di confidenzialità e rispetto,<br />
per trovare un sano equilibrio tra “rischi” e “certezze” all’interno del gruppo.<br />
Questo metodo ha funzionato davvero, con lo sviluppo di dinamiche di gruppo<br />
sempre più decise e coraggiose, ma pur sempre condivise e oneste nei rapporti<br />
tra corsiste. Ciò ha permesso di affrontare alcune questioni davvero complesse,<br />
imparando non solo tramite l’uso di teoria e di nozioni ma anche di esperienze e<br />
opinioni personali.<br />
La settimana nella struttura residenziale, che ha dato il via alla formazione, ha<br />
portato allo scambio di esperienze grazie all’effetto combinato di vivere sotto lo<br />
stesso tetto per una settimana e di intraprendere esercizi molto impegnativi,<br />
quale “la linea della vita”. Fin dall’inizio, infatti, le docenti hanno introdotto il<br />
concetto di definizione in termini di educazione tra pari, sottolineando che ogni<br />
corsista doveva avere la possibilità di definire e sviluppare, attraverso la formazione,<br />
una pratica di educatrice pari in cui sentirsi a proprio agio, vicina alla propria<br />
storia personale e professionale.<br />
Il programma è stato molto intenso, anche per la notevole mole di informazioni<br />
trasmesse. Teorie dell’educazione tra pari, counselling, controllo dell’assunzione<br />
di droghe e alcool, HIV, epatite virale, legislazione, diritti sociali e status,<br />
creazione e gestione di progetti. Durante il corso è stata fornita una gran mole di<br />
65
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
documenti scritti per dare modo a chi ama leggere (o chi ha il tempo per farlo)<br />
di sviluppare una propria ricerca personale.<br />
Il gruppo è stato caratterizzato da una diversità di culture e di conseguenza di lingue.<br />
Il francese è la lingua madre solo di 3 corsiste su un gruppo di 8 persone<br />
Si è sottolineata quindi diverse volte la necessità di usare sempre un linguaggio<br />
semplice. E’ stato sorprendente notare come durante la formazione le corsiste<br />
siano riuscite a esprimere e capire argomenti complessi in una lingua parlata e<br />
scritta che non sempre era la loro o quella con cui avevano più familiarità.<br />
Consapevoli delle difficoltà di alcune nei confronti della lingua scritta, si è sempre<br />
cercato di usare diversi metodi espressivi per trasmettere informazioni o<br />
idee.<br />
Le formatrici hanno ritenuto importante far capire alle educatrici pari che non<br />
erano costrette ad essere esperte di tutto, e non erano nemmeno obbligate ad<br />
occuparsi di ogni genere di situazione. La formazione ha sottolineato l’importanza<br />
di operare in rete, essendo capaci di inviare clienti o utenti dei servizi ad<br />
altri operatori, organizzazioni o istituzioni, ripartendo con altre persone il peso<br />
del lavoro. “Se non puoi farcela tu, ci sarà qualcun altro che ce la potrà fare”.<br />
Si è anche sottolineato l’importanza di avere sostegno e aiuto nel proprio lavoro<br />
poiché talvolta i problemi aumentano e alcune situazioni diventano troppo<br />
difficili da gestire da sole. La formazione, in particolar modo quella avvenuta<br />
durante la settimana di lavoro di counselling, si è soffermata molto a parlare di<br />
come il proprio bagaglio personale e la propria esperienza possano influenzare<br />
il lavoro. Praticare counselling stimola la consapevolezza di sé e la fiducia in se<br />
stesse. Trovandosi in un ambiente di formazione con un approccio fondamentalmente<br />
umano, è stato possibile per le corsiste analizzare se stesse e scoprire sia<br />
i propri punti di forza che di vulnerabilità in un rapporto di educazione tra pari.<br />
Grazie a ciò e al lavoro effettuato con le tutor, le corsiste hanno così potuto riconoscere<br />
anticipatamente i propri punti deboli e i propri “terreni minati”, come li<br />
abbiamo definiti, per sapere quando chiedere aiuto se la situazione sfugge di<br />
mano.<br />
Un ciclo di formazione che si basa così tanto sulla volontà delle corsiste di essere<br />
coinvolte nella formazione è sempre una sfida per le formatrici. Il successo di<br />
questo tipo di corsi dipende tanto dalla buona volontà ed entusiasmo delle corsiste<br />
quanto dalla bravura delle formatrici, tutor e organizzatrici. Il gruppo col<br />
quale abbiamo lavorato a Marsiglia ci ha espresso fiducia con franchezza, di<br />
conseguenza durante la formazione siamo certamente cresciute quanto le corsiste.<br />
E’ importante menzionare che durante la settimana dedicata alle questioni sociali,<br />
l’unico uomo iscritto al corso ha improvvisamente deciso di abbandonare il<br />
corso. Una violenta lite si è scatenata all’interno del gruppo, durante la quale il<br />
corsista ha rivolto parole pesanti nei confronti delle altre corsiste. Il corsista si<br />
era reso conto che dopo tutto non era pronto a partecipare a quel tipo di forma-<br />
66
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
zione in quel momento. Aveva una gran potenzialità nell’aiutare gli altri e nel<br />
praticare counselling, ma non era nelle condizioni di utilizzare questa sua risorsa<br />
in quel preciso momento della sua vita. Il fatto che abbia abbandonato la formazione<br />
dimostra uno sviluppo positivo nel suo modo di ragionare, che lo ha poi<br />
portato a rendersi conto di non essere pronto a proseguire la formazione.<br />
Bisogna ammettere che il fatto di essere l’unico uomo del gruppo non è stato<br />
facile per lui, dato che le donne facevano spesso commenti pesanti contro gli<br />
uomini in generale (così come lui ne faceva contro le donne in generale...).<br />
Nonostante ciò, siamo rimaste in contatto con lui, e le formatrici hanno espresso<br />
la loro disponibilità in caso desiderasse parlare con loro o avere qualche aiuto.<br />
Fra l’altro detto corsista nella sua vita quotidiana è tuttora in contatto con gente<br />
in strada e potrà utilizzare le sue competenze per dare aiuto e trasmettere messaggi<br />
di prevenzione sanitaria.<br />
Di fatto le corsiste si sono poste delle domande circa la loro capacità di operare<br />
come educatrici pari pur essendo parte della comunità delle sexworker (v. allegato<br />
7, valutazione settimanale del corso).<br />
3.8.3 Germania<br />
In poche parole, il programma di formazione in Germania ha avuto un gran successo<br />
ed è stato di gran beneficio per corsiste e formatrici, sia dal punto di vista<br />
professionale che da quello personale. Ciò è stato dimostrato dal fatto che nessuna<br />
è mai stata assente alle sessioni di lavoro, né si sono verificati abbandoni<br />
del percorso formativo.<br />
Quali elementi si sono rilevati utili?<br />
Il fatto che le corsiste abbiano potuto stare insieme in un dato luogo per una settimana<br />
intera, anziché ritornare ogni sera alla loro vita quotidiana, ha avuto un<br />
effetto molto positivo sulle dinamiche di gruppo e sul processo comune di<br />
apprendimento.<br />
La decisione mirata di scegliere un albergo caratterizzato da una atmosfera<br />
molto piacevole, personale gentile e premuroso e cibo vario e di qualità, è stata<br />
molto apprezzata dalle corsiste. L’atteggiamento di rispetto comunicato indirettamente<br />
attraverso questa scelta ci è parso molto importante, in particolar modo<br />
per questo gruppo di corsiste, abituate nel loro lavoro a non essere rispettate<br />
bensì derise e disprezzate.<br />
La metodologia adottata, “imparare da un modello”, è stata messa in pratica<br />
anche in questa parte informale del programma: le corsiste hanno restituito il<br />
rispetto che hanno ricevuto e trattato il personale dell’albergo con estrema gentilezza<br />
e stima. Ne è conseguito che il personale dell’albergo ha espresso i propri<br />
complimenti al gruppo affermando che il loro era stato il gruppo più piacevole<br />
da servire durante la settimana di soggiorno in albergo. Era previsto che la<br />
struttura del corso, con orari fissi di lavoro e di pausa, potesse essere modifica-<br />
67
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
ta in casi eccezionali, ma le corsiste l’hanno accettata di buon grado e si sono<br />
attenute agli orari.<br />
L’utilizzo di due formatrici per condurre il programma del corso ha avuto il vantaggio<br />
di lasciare una delle formatrici libera di sondare l’umore del gruppo e l’atmosfera<br />
del corso mentre l’altra si occupava di condurre e organizzare i processi<br />
di apprendimento. Le corsiste si sono scambiate opinioni su questi argomenti<br />
alla fine di ogni giornata di corso.<br />
Affrontare i testi legali, i decreti ed i regolamenti è stato un arduo compito per<br />
le corsiste durante la seconda sessione del corso, non solamente per l’aridità del<br />
materiale e la notevole mole di informazioni trasmesse in un periodo così breve:<br />
le donne partecipanti sono state anche spesso coinvolte personalmente negli<br />
argomenti trattati (per esempio nell’argomento tasse). Inoltre esse hanno dovuto<br />
confrontarsi con gli aspetti negativi della prostituzione.<br />
Dopo qualche scetticismo iniziale, le corsiste hanno reagito positivamente all’utilizzo<br />
dei metodi di psicodramma. Hanno apprezzato la possibilità di essere<br />
creative, di usare il proprio corpo, di recitare giocando. Hanno trovato più facile<br />
esprimere sentimenti e descrivere la loro condizione utilizzando strumenti<br />
nuovi (collage, immagini, simboli, ecc.) piuttosto che il linguaggio. Le formatrici<br />
hanno trovato il lavoro per piccoli gruppi più produttivo rispetto alle riunioni<br />
plenarie durante le quali era più difficile comunicare apertamente. Tuttavia i<br />
continui cambiamenti nella composizione dei gruppi, dalle sessioni plenarie al<br />
lavoro in gruppi ristretti, fino al lavoro in coppie e a quello individuale ha evitato<br />
i momenti di stanchezza delle corsiste.<br />
Già dopo la prima sessione di lavoro il gruppo si è amalgamato. Si è creato un<br />
tangibile senso di solidarietà reciproca e responsabilità collettiva.<br />
Attraverso la formazione le corsiste hanno rafforzato la loro sicurezza di sé, cosa<br />
che sarà loro utile sia nella loro vita privata che quando dovranno avere a che<br />
fare con le loro colleghe nel campo della prostituzione.<br />
Cosa ha generato difficoltà?<br />
In una settimana è possibile presentare solo i principi fondamentali dei metodi<br />
delle pratiche di counselling. Per assicurare l’acquisizione di una pratica di<br />
counselling ben consolidata e sicurezza di sé sarebbe necessaria una formazione<br />
ulteriore, con più tempo a disposizione per trasmettere maggiori contenuti.<br />
Dati i compiti da svolgere, il personale a disposizione ed i limiti di tempo a disposizione,<br />
non è stato possibile fornire supporto a tutte le corsiste né offrire a<br />
tutte la possibilità di riflettere sulle loro esperienze durante il tirocinio di lavoro.<br />
A causa delle grandi distanze che dividevano le une dalle altre, spesso le<br />
organizzatrici non sono riuscite a fornire molto più che consigli e sostegno per<br />
telefono.<br />
Durante tutto il periodo di formazione le formatrici hanno dovuto affrontare le<br />
ripetute domande sui concreti sviluppi e sbocchi professionali per le corsiste<br />
dopo il conseguimento della qualifica rilasciata a fine corso. Alcune donne inten-<br />
68
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
dono sviluppare un proprio profilo professionale alternativo a quelle attuale grazie<br />
a questa qualifica. Nonostante le organizzatrici si siano preoccupate fin dall’inizio<br />
di non creare aspettative troppo ambiziose nelle corsiste, la crescente<br />
identificazione delle corsiste nel loro ruolo di educatrici pari ha reso comprensibile<br />
queste aspettative. Riguardo a questo argomento si è notato in diversi casi<br />
una scollatura tra le intenzioni ed il contenuto del corso.<br />
3.8.4 Polonia<br />
Man mano che il progetto veniva portato avanti la parte più importante di questo<br />
è diventata la sessione riguardante la formazione delle cosiddette competenze<br />
“facili”. Durante tale sessione le corsiste si sono trovate a dover affrontare le<br />
proprie questioni individuali e la mancanza di fiducia tra membri del gruppo di<br />
formazione e verso le stesse formatrici. Ogni donna ha valutato la formazione<br />
come un elemento di successo nello sviluppo personale di ciascuna. Si è così<br />
creata una forte integrazione tra gli elementi del gruppo e si è costituita una équipe<br />
di lavoro eccezionale. Le donne hanno avuto il coraggio di condividere i<br />
rispettivi sogni, le emozioni e le esperienze vissute, così come i fallimenti, le<br />
paure, le preoccupazioni e le tragedie vissute (come, per esempio, aborti spontanei<br />
o stupri).La franchezza e l’impegno devoluti hanno unito il gruppo ed<br />
hanno permesso di lavorare anche su argomenti difficili per il progetto. Le formatrici<br />
e le tutor hanno dovuto avere continuamente consapevolezza di avere a<br />
che fare con un gruppo molto dinamico e molto impegnativo. Durante i primi<br />
giorni una iscritta ha abbandonato il corso, incapace di accettare la regola che<br />
imponeva franchezza e sincerità, nonostante si fosse all’inizio impegnata in tal<br />
senso. In seguito è risultato che la stessa non era sicura di riuscire a seguire il<br />
corso dopo la sua esperienza di persona prostituta.<br />
La formazione delle cosiddette competenze “difficili” si è rivelata invece più<br />
facile per le corsiste, poiché non ha richiesto da parte loro un coinvolgimento<br />
emotivo così intenso. I titoli dei workshop e gli argomenti delle conferenze sono<br />
stati basati su suggerimenti delle corsiste e su proposte delle formatrici e delle<br />
coordinatrici del progetto. Gli argomenti si sono rivelati interessanti e sono<br />
apparsi utili e pratici alle corsiste (come, per esempio, le informazioni riguardo<br />
a un nuovo sistema di servizio sanitario nazionale in Polonia). Sono emersi dei<br />
suggerimenti per argomenti da trattare in futuro, considerati cruciali e necessari<br />
dalle corsiste, quali la violenza su minori, uomini e donne.<br />
Il tirocinio si è rivelato una parte del programma di difficile esecuzione per le<br />
corsiste causa fattori al di fuori del loro stesso controllo (parti, problemi famigliari,<br />
depressione in seguito ad aborto spontaneo). In ogni caso, ogni donna ha<br />
considerato questa parte del programma importante per mettere in pratica le<br />
competenze acquisite durante il corso e ampliare lo spettro di conoscenze. Una<br />
delle donne ha dimostrato di possedere una forte motivazione rispetto ai proget-<br />
69
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
ti dedicati ai gruppi sociali marginalizzati. Al momento la suddetta corsista, la<br />
quale ha comunque finito il suo periodo di tirocinio, è impegnata nel progetto<br />
dal titolo “la stazione”, che si occupa di bambini di strada, con un particolare<br />
riguardo a quelli che praticano la prostituzione minorile o che sono a rischio di<br />
praticarla in futuro. Ha espresso anche interesse a formulare e portare avanti un<br />
progetto che riguarda le donne che esercitano la prostituzione.<br />
Al momento le coordinatrici del progetto e le formatrici stanno cercando di stimolare<br />
la motivazione delle corsiste per ottenere la loro partecipazione ad una<br />
azione congiunta di assistenza alle donne prostitute e ad un’altra azione, tuttora<br />
in fase di studio, per la legalizzazione della prostituzione. Tale progetto non è<br />
inteso a legalizzare prostituzione né a contrastare gli attuali sviluppi socio-politici<br />
della Polonia sostenuti da varie forze politiche in materia di prostituzione.<br />
L’idea è quella di studiare campagne di informazione per mutare la percezione<br />
che la società polacca ha della prostituzione e per lottare contro la stigmatizzazione<br />
e la marginalizzazione. Un’altra direzione programmata dalle coordinatrici<br />
del progetto e dalle formatrici riguarda il rafforzamento del rapporto tra le corsiste.<br />
È molto importante che le competenze acquisite e le esperienze vissute<br />
dalle coordinatrici, dalle formatrici e dalle tutor durante lo svolgimento del progetto<br />
vengano utilizzate per la creazione di una équipe di professioniste pronte a<br />
sostenere il gruppo di recente formazione e a gestire sessioni di formazione sulla<br />
prostituzione maschile o sul traffico di donne.<br />
Problemi e modi per superarli<br />
Durante l’attività di formazione sono emersi diversi casi che hanno presentato<br />
diversi gradi di difficoltà. La lingua polacca moderna è piuttosto povera quando<br />
si tratta di esprimere sentimenti, e le corsiste hanno riscontrato questo problema.<br />
Così per aiutare le corsiste a comunicare i loro sentimenti si è organizzata una<br />
sessione di brainstorming, durante la quale le corsiste hanno evocato emozioni e<br />
sentimenti e ne hanno preso nota. Poi è stato appeso al muro uno schema che<br />
documentava questo lavoro. All’inizio le corsiste lo hanno usato per ispirarsi<br />
quando dovevano parlare, ma poi hanno cominciato ad usare quei termini autonomamente.<br />
E’ poi risultato che in passato le corsiste avevano avuto esperienze<br />
veramente drammatiche. La maggior parte di loro avevano avuto rapporti personali<br />
nei quali avevano subito violenza, stupri, molestie in quanto minori, aborti<br />
spontanei e morte di figli. Una delle corsiste non sapeva di essere incinta e ha<br />
avuto un aborto spontaneo in uno dei giorni del corso.<br />
La formatrice ha poi affrontato individualmente con ogni corsista le esperienze<br />
traumatiche che queste avevano subito, spiegando quali azioni concrete dovevano<br />
essere intraprese, quali difficoltà si sarebbe dovuto superare e che risultati<br />
poteva dare una eventuale terapia.Un momento di crisi si è però verificato quando<br />
una corsista si è rifiutata di includere nelle “scatola positiva” l’oggetto che<br />
avrebbe dovuto rappresentare l’esperienza di uno stupro subito. Nel gruppo tutte<br />
hanno cercato di esercitare pressioni, consce dell’obiettivo della formazione di<br />
70
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
rivivere un “evento del passato che ha generato esperienza”. Le formatrici hanno<br />
poi proposto che un tale evento traumatico fosse eliminato attraverso un falò collettivo<br />
di oggetti che potevano richiamare tali esperienze passate. Circa metà<br />
delle corsiste hanno scelto un oggetto da bruciare, senza che venisse discusso<br />
che cosa rappresentasse. Al termine della sessione tutte le corsiste e le formatrici<br />
hanno lasciato l’edificio e si sono raccolte intorno al falò in silenzio.<br />
3.8.5 Lituania<br />
La prima parte della formazione è stata piuttosto utile ed ha avuto successo. Le<br />
valutazioni delle corsiste sono state positive, hanno infatti definito la prima parte<br />
come: informativa, utile, interessante, incoraggiante, utile stimolo allo spirito di<br />
gruppo, alla conoscenza di sé e delle colleghe, ma l’hanno anche definita forte,<br />
amara, triste, corta e a volte noiosa. Le formatrici sono soddisfatte della prima<br />
parte di programma. La prima parte del programma è stato valutato dalle formatrici<br />
soddisfacente, anche se esse avevano avuto qualche dubbio durante i<br />
primi giorni di corso a causa dell’abbandono contemporaneo da parte di 3 corsiste.<br />
Le formatrici hanno valutato che l’abbandono della formazione da parte<br />
delle corsiste durante i primi giorni di lavoro sia stato meno traumatico ed abbia<br />
prodotto un minor turbamento alle dinamiche ed al coinvolgimento del gruppo<br />
piuttosto che se ciò fosse avvenuto in fasi più avanzate del percorso.<br />
Un motivo di iniziale preoccupazione da parte delle formatrici era dovuto ai<br />
diversi livelli presenti nel gruppo, per esempio due corsiste si proponevano in<br />
maniera molto chiusa. In seguito le formatrici hanno notato che esse hanno<br />
modificato il loro modo di porsi unendosi al gruppo e ricevendo in cambio accettazione.<br />
Questa esperienza è stata un momento importante nella dinamica del<br />
gruppo. Le formatrici hanno avuto la percezione che le corsiste avessero sviluppato<br />
una giusta motivazione per continuare la formazione ed un rilevante interessate.<br />
Tale percezione è stata confermata dal comportamento delle corsiste che<br />
ha permesso di portare a termine in maniera soddisfacente la prima parte del programma.<br />
La seconda parte del programma, incentrata su informazione e miglioramento<br />
delle competenze, ha dato grande soddisfazione alle corsiste tanto che<br />
si è valutato che essa non sia servita solo a migliorare le conoscenze e le competenze<br />
circa una serie di argomenti tecnici, ma che abbia anche avuto come<br />
ricaduta il miglioramento dell’auto-stima e della sicurezza di sé delle corsiste.<br />
All’interno del modulo formativo riguardante gli strumenti di gestione dei rapporti<br />
interpersonali l’argomento più apprezzato ( e che ha impegnato parecchio<br />
tempo) è stato quello relativo alla natura dei conflitti. Evidentemente si è trattato<br />
di un argomento molto importante per le corsiste e da loro molto sentito, tanto<br />
che nella discussione le corsiste hanno citato proprie esperienze personali.<br />
Dai feed back delle corsiste è emersa gratitudine nei confronti delle formatrici e<br />
sono stati menzionati quelli che a loro avviso erano stati i progressi raggiunti<br />
71
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
grazie al corso: migliore percezione di sé, migliore comprensione del comportamento<br />
della gente, miglior consapevolezza e sicurezza di sé.<br />
I successivi tre giorni di corso sono proseguiti in modo efficiente. I principali messaggi<br />
e le conoscenze previste dal programma sono stati trasmessi alle corsiste e<br />
da loro recepiti. Le principali difficoltà di relazione interpersonale delle corsiste<br />
sono state notate e sottolineate. Nell’insieme riteniamo che questa parte di programma<br />
abbia avuto successo. Formatrice, tutor e 7 corsiste si sono riunite per discutere<br />
le difficoltà del project work. Le corsiste hanno relazionato sulle principali<br />
difficoltà che hanno incontrato durante il lavoro. Tutto il gruppo ha discusso di<br />
come risolvere tali problemi. Le situazioni considerate più difficili sono state quelle<br />
legate a momenti di delusione dovuti al tentativo delle corsiste di prendersi carico<br />
e risolvere problemi complessi che andavano al di là delle competenze. Ciò ha<br />
dato la possibilità di parlare dei limiti che spesso ci sono nell’aiutare altre persone<br />
e dei sentimenti generati da queste situazioni. L’esperienza da noi sviluppata ci fa<br />
ritenere che la metodologia del progetto FENARETE di formazione di educatrici<br />
pari tra sexworker possa essere utilizzata con successo.<br />
3.8.6 Olanda<br />
La situazione di partenza del gruppo si è presentata con una eterogeneità di nazionalità<br />
(tutte le corsiste erano persone migranti provenienti da 7 diversi paesi), di<br />
posizioni giuridiche (operatrici del sesso in proprio, persone protette dal programma<br />
di sostegno alle vittime di traffico di donne), di età (dai 17 ai 43), di esperienze<br />
di prostituzione (forma, periodo e circostanze diverse: sia persone prostitute tuttora<br />
in attività che persone che hanno smesso di esercitare la<br />
prostituzione).Nonostante queste differenze, la formazione ha raggiunto i suoi<br />
scopi poiché la composizione del gruppo è risultata essere rappresentativa della<br />
situazione attuale nel campo della prostituzione. Le corsiste hanno portato con sé<br />
le loro esperienze, che sono state condivise con le colleghe tramite un forte spirito<br />
e lavoro di gruppo. Al momento attuale le persone che hanno fatto parte di questo<br />
gruppo possono definirsi educatrici pari e fare parte integrante del complesso<br />
sistema di organizzazioni di assistenza nel campo della prostituzione. Alcune delle<br />
organizzazioni olandesi hanno espresso il loro desiderio concreto di dare impiego<br />
ad alcune delle educatrici pari per lo svolgimento delle loro attività. Se consideriamo<br />
la rigida struttura olandese dei fornitori di servizi, i quali non hanno l’abitudine<br />
di accettare nuove figure professionali in seno alle loro attività, possiamo<br />
affermare che il sistema ha davvero apprezzato il modo innovativo utilizzato dal<br />
progetto Fenarete nella formazione e nell’impiego delle educatrici pari.<br />
Le competenze e le conoscenze insegnate e apprese sono state le seguenti:<br />
Competenze generali di comunicazione;<br />
cognizioni basiche di nozione psicologica<br />
gestione della restituzione<br />
72
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Competenze di counselling;<br />
percezione del se, percezione dell’altro<br />
capacità di riflessione<br />
gestione della relazione<br />
tecniche di negoziazione<br />
ascolto partecipato<br />
suscitare empatia<br />
focalizzare il problema<br />
tecniche di lavoro sul campo<br />
tecniche di gestione dei casi<br />
Conoscenze professionali.<br />
promozoione della salute in ambito prostituzione, prevenzione HIV-ITS,<br />
anatomia e psicologia femminile,<br />
mappa sociale dell’Olanda<br />
legislazione relativa i migranti, i sex worker, e le persone trafficate<br />
elementi di legislazione internazionale<br />
Per quanto concerne la valutazione, le corsiste hanno riflettuto sulle seguenti<br />
questioni:<br />
A. Cosa ho imparato?<br />
B. Cosa posso usare nella mia vita personale? Cosa posso usare nel mio lavoro<br />
o formazione ulteriore?<br />
C. Cos’altro posso imparare in quanto educatrice pari o per altre professioni o<br />
situazioni?<br />
D. Se fossi l’organizzatrice di questo progetto, cosa lascerei invariato e cosa<br />
cambierei?<br />
Le risposte sono state le seguenti:<br />
A.1. Ho imparato ciò che segue:<br />
ad avere più pazienza;<br />
ad avere coraggio;<br />
a capire come affrontare le differenze tra le persone;<br />
a stabilire degli obiettivi;<br />
a riconoscere le emozioni: il pianto e il riso;<br />
ad apprezzare le proprie qualità;<br />
a parlare liberamente;<br />
a capire quando è necessario tacere;<br />
a capire quando è necessario smettere e quando invece si deve insistere;<br />
a fissare i miei limiti e a capire quelli degli altri;<br />
a stabilire contatti con la gente;<br />
a riconoscere i miei errori;<br />
a mantenere il controllo di me stessa anche nei momenti difficili della mia<br />
vita;<br />
ad essere più forte;<br />
73
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
a dire esattamente ciò che voglio;<br />
a fidarmi di me stessa;<br />
a credere in me stessa;<br />
a chiedere aiuto;<br />
a prendermi cura di me stessa;<br />
ad avere il coraggio di parlare a voce alta;<br />
a non vergognarmi più.<br />
Ho inoltre acquisito informazioni e competenze circa i seguenti argomenti:<br />
Prostituzione;<br />
HIV/AIDS;<br />
Sanità e legge;<br />
Sesso sicuro;<br />
Lingua inglese e olandese;<br />
Gravidanza;<br />
Organizzazioni.<br />
B.2. Cosa posso usare?<br />
Posso usare tutte le cose della prima lista nella mia vita personale, così come nel<br />
mio lavoro o formazione.<br />
Posso invece usare tutte le cose della seconda lista nel mio lavoro come educatrice<br />
pari, ma talvolta anche nella mia vita personale.<br />
C.3. Che altro voglio imparare?<br />
A pormi degli obiettivi anche quando ciò sembra difficile;<br />
Ad avere sempre coraggio;<br />
Ad andare avanti;<br />
Ad avere più esperienza sul campo;<br />
A chiedere aiuto e ad avere pazienza nei periodi difficili;<br />
Desidero maggiori informazioni sulle organizzazioni nel mio paese d’origine;<br />
Desidero maggiori informazioni sugli sponsor;<br />
Desidero maggiori informazioni sulla situazione delle persone prostitute nel<br />
mio paese d’origine;<br />
Voglio imparare di più su ciò che devo fare e su come mantenere il controllo<br />
di me stessa nei periodi difficili della mia vita;<br />
Voglio vedere altri luoghi di prostituzione, come i locali a luci rosse, le strade,<br />
le vetrine, ecc.;<br />
Voglio rinfrescarmi la memoria ogni tanto dopo qualche mese.<br />
D.4. Cosa faresti nello stesso modo? Cosa cambieresti?<br />
Organizzerei il corso in diverse sezioni, come è stato fatto, ma inserirei più<br />
attività tra una sezione e l’altra. Più tempo da passare insieme in un posto,<br />
ad esempio in una casa in mezzo alla natura nel periodo estivo.<br />
All’inizio ho avuto difficoltà a parlare di tutte le cose brutte che ci sono successe<br />
e anche ad ascoltare tutte quelle storie. Vorrei avere più tempo per<br />
farlo ora, e anche più tempo per stare insieme, e per parlare anche delle cose<br />
belle delle nostre vite. Non parlerei così tanto delle cose brutte in una volta<br />
74
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
sola. Rimarrei inoltre più tempo in uno stesso posto, perché è stato necessario<br />
viaggiare parecchio per raggiungere il luogo del corso.<br />
Resterei più a lungo in albergo e ridurrei le ore di corso, per lasciare più<br />
spazio al divertimento in gruppo.<br />
Programmerei più lavoro sul campo.<br />
Altri desideri:<br />
un progetto di scambio con altri paesi;<br />
un diploma che sia riconosciuto anche negli altri paesi;<br />
più informazioni sui nostri paesi d’origine, che ci sarebbero utili se dovessimo<br />
essere rimpatriate;<br />
più materiale da utilizzare nei nostri paesi d’origine;<br />
più informazioni sullo status di B9 (vedi legislazione in Olanda);<br />
più informazioni sulla legislazione;<br />
più lavoro con l’utilizzo di materiale audiovisivo;<br />
3.9 La sperimentazione dei percorsi di formazione professionale per peer<br />
educator<br />
Il presente paragrafo, sulla scorta di quanto precedentemente esposto, ha la finalità<br />
di evidenziare:<br />
gli elementi di base della formazione professionale per peer educator in<br />
ambito di prostituzione che non vengono modificati dal con<strong>testo</strong> nazionale<br />
gli elementi della formazione professionale per peer educator in ambito di<br />
prostituzione necessariamente collegati al con<strong>testo</strong> in cui il percorso formativo<br />
viene realizzato<br />
La sperimentazione conferma l’ipotesi metodologica elaborata dal team italiano<br />
per la formazione professionale di peer educator in ambito prostituzione, vale a<br />
dire il valore della costruzione di percorsi formativi intorno ai seguenti elementi:<br />
una base di consapevolezza personale rispetto all’aspetto centrale della<br />
figura dell’educatrice pari: l’aver vissuto (o vivere attualmente) l’esperienza<br />
di prostituzione. Tale elemento distintivo per questo ruolo professionale<br />
va adeguatamente curato, per questo tutta la programmazione del corso professionale<br />
non può prescinderne.<br />
una base informativa (prevenzione, aspetti della salute, aspetti sociali,<br />
aspetti legislativi, aspetti di ricollocamento professionale per tutte le utenti<br />
che intendono abbandonare la professione di prostituta)<br />
una base di competenze relazionali, in quanto l’educatrice pari si trova a<br />
gestire in prima persona relazioni d’aiuto con le utenti<br />
La sperimentazione evidenzia altresì che all’interno di questa struttura comune<br />
ed essenziale per la formazione professionale di peer educator in ambito di prostituzione<br />
vanno tenuti in considerazione alcuni elementi di specificità collegati<br />
a caratteristiche del con<strong>testo</strong>.<br />
75
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
3.9.1 Elementi base ed elementi specifici<br />
Nei moduli sull’elaborazione dell’esperienza di prostituzione sono risultati:<br />
Elementi di base<br />
Setting residenziale Tutti i partner, tranne il team della Lituania, hanno<br />
optato per la realizzazione del modulo in una struttura<br />
residenziale. La scelta diversa del team lituano è stata<br />
motivata dal fatto che tutte le partecipanti abitavano a<br />
Vilnius e dalle difficoltà delle stesse di allontanarsi<br />
dalla città di residenza per svariati problemi personali<br />
e familiari. Nel confronto avvenuto tra i trainers delle<br />
diverse organizzazioni partner, lo stesso team lituano<br />
ha evidenziato come, per questo modulo, un setting<br />
residenziale sia elemento da ritenersi essenziale perché<br />
facilitante nella costruzione di un clima accogliente e<br />
di fiducia, indispensabile per affrontare tematiche personali<br />
e spesso dolorose e perché viene vissuto dalle<br />
partecipanti come un riconoscimento positivo che<br />
restituisce loro importanza, legato al fatto che vengono<br />
accolte ed ospitate in un luogo piacevole come raramente<br />
è capitato nella loro vita (ciò è particolarmente<br />
evidente dalla valutazione realizzata dalla Germania)<br />
Strategie - tecniche Tutti i trainers team hanno utilizzato strategie e tecniche<br />
facilitanti l’espressione dei sentimenti e degli stati<br />
emotivi. Tutti i team hanno utilizzato “la sagoma del<br />
corpo” e “la linea della vita”. Ciò evidenzia come il<br />
percorso della rielaborazione della personale esperienza<br />
di prostituzione deve necessariamente passare da un<br />
presa di contatto con le parti emotive che ne sono state<br />
sollecitate e coinvolte.<br />
Modalità<br />
di conduzione -<br />
caratteristiche dei<br />
trainers<br />
Tutti i trainers erano di sesso femminile, tranne uno dei<br />
due formatori del team francese. E’ da sottolineare che<br />
la scelta francese è stata adeguata rispetto alla composizione<br />
del gruppo, che non era composto solo da partecipanti<br />
di sesso femminile. Tutti i trainers mostravano<br />
un atteggiamento equilibrato nei confronti del<br />
mondo della prostituzione, privo cioè di pregiudizi salvifici<br />
o colpevolizzanti, e una capacità personale di<br />
rispettare le scelte individuali sul tema. Per formazione<br />
professionale e per esperienza tutti i trainers erano<br />
76
Elementi specifici<br />
Aree di esperienza<br />
delle partecipanti<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Nei moduli informativi sono risultati:<br />
competenti nella gestione delle dinamiche di gruppo;<br />
sapevano condurre con stile interattivo percorsi formativi<br />
su temi riguardanti aree personali sensibili (relative<br />
a vissuti personali, esperienze intime); mostravano<br />
una predisposizione a gestire adeguatamente il proprio<br />
coinvolgimento emotivo oltre che quello delle partecipanti;<br />
mostravano un atteggiamento contrattuale, con<br />
predisposizione al dialogo, atteggiamento flessibile<br />
(sia in termini di pensiero che di comportamento)<br />
I singoli team di formatori hanno affrontato tematiche,<br />
tutte collegate alle esperienze di prostituzione, ma<br />
diverse a seconda della composizione del gruppo. I<br />
team italiano, francese e olandese hanno trattato tematiche<br />
inerenti la migrazione e l’inganno, proprio perché<br />
i gruppi erano composti da partecipanti provenienti da<br />
paesi diversi che avevano sperimentato esperienze<br />
traumatiche collegate alla migrazione e al traffico di<br />
esseri umani.<br />
Elementi base<br />
Sanitari Tutti i partner hanno offerto informazioni di base<br />
rispetto alle tematiche<br />
HIV / AIDS e IST<br />
Metodi contraccettivi, gravidanza, interruzione di<br />
gravidanza<br />
Ginecologiche<br />
Ciò significa che tutti i partners hanno riconosciuto<br />
come utili alla formazione professionale delle peer e al<br />
suo futuro impiego il possedere informazioni rispetto a<br />
tali tematiche<br />
Elementi specifici<br />
Sociali e legali Le tematiche sociali e legislative sono state declinate<br />
da ciascun partner in base alla situazione sociale nazionale<br />
e in base alla composizione dei gruppi. I team<br />
francese, olandese e italiano hanno necessariamente<br />
dovuto focalizzare l’attenzione sulle ricadute sociali<br />
77
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
delle politiche sull’immigrazione nazionali; i team<br />
polacco e francese hanno focalizzato l’attenzione sull’abuso<br />
di sostanze (quali alcol e droga), a causa della<br />
tipologia di prostituzione presente in tali nazioni. I<br />
team olandese e tedesco hanno focalizzato l’attenzione<br />
sul sistema di leggi nazionali sulla prostituzione e sui<br />
conseguenti aspetti dei diritti e doveri lavorativi della<br />
popolazione prostituta, visto il tipo di normativa presente<br />
in tali contesti. I gruppi erano composti da partecipanti<br />
provenienti da paesi diversi che avevano sperimentato<br />
esperienze traumatiche collegate alla migrazione<br />
e al traffico di esseri umani.<br />
Nei moduli sull’acquisizione di competenze relazionali sono risultati:<br />
Elementi base<br />
Relazione d’aiuto e<br />
gestione del colloquio<br />
Tutti i team hanno favorito l’acquisizione di consapevolezza,<br />
abilità e competenze specifiche rispetto alla<br />
gestione del colloquio con l’utente. Tutti i team si sono<br />
ispirati a metodologie di counselling non direttivo; tutti<br />
i team hanno ritenuto necessario, se pur con modalità<br />
diverse (dirette o indirette), di dover accompagnare le<br />
partecipanti in un percorso di consapevolezza della<br />
distinzione tra le relazioni amicali e le relazioni d’aiuto<br />
all’interno della professione. Tale aspetto sottolinea<br />
quali siano gli strumenti relazionali che la peer educators<br />
professionale deve possedere per poter lavorare in<br />
maniera efficace ed efficiente.<br />
Nei moduli relativi al gruppo e all’organizzazione dei gruppi di lavoro sono risultati:<br />
Elementi base<br />
La gestione delle dinamiche<br />
di gruppo<br />
Elementi specifici<br />
L’organizzazione del<br />
gruppo di lavoro<br />
Tutti i team hanno focalizzato l’attenzione sul gruppo,<br />
agevolando l’acquisizione di elementi di consapevolezza<br />
rispetto alle dinamiche relazionali in gruppo.<br />
Solo i team italiano e olandese hanno utilizzato questo<br />
ultimo modulo formativo come ponte per il passaggio<br />
alla successiva formazione legata alla costituzione di<br />
impresa. Gli altri team hanno optato per la separazione<br />
netta delle due formazioni<br />
78
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Nella realizzazione di project work sono risultati:<br />
Elementi base<br />
La definizione di obiettivi<br />
specifici per<br />
ciascuna partecipante<br />
Elementi specifici<br />
Le realtà ospitanti i<br />
project work<br />
3.10 La costruzione di programmi di formazione professionale di peer educator<br />
in ambito di prostituzione<br />
La sperimentazione realizzata attraverso la programmazione e messa in opera, in<br />
diversi contesti nazionali, di 6 corsi di formazione pilota ha consentito di evidenziare<br />
alcune linee guida utilizzabili per la costruzione dei percorsi di formazione<br />
professionale rivolti a peer educator in ambito di prostituzione.<br />
Le indicazioni guida verranno esposte in termini di percorso.<br />
3.10.1 Analizzare il con<strong>testo</strong> nazionale<br />
Tutti i team hanno lavorato per la costruzione individualizzata<br />
di percorsi di esperienza pratica a partire<br />
dalle caratteristiche emerse per ciascuna partecipante<br />
durante il training.<br />
TCiascun team ha dovuto confrontarsi con la realtà<br />
nazionale dei servizi a cui proporre di ospitare le corsiste<br />
per i project work. Il team italiano ha potuto coinvolgere<br />
servizi pubblici e privati specificamente dedicati<br />
a persone prostitute, sia in attività di strada che di<br />
accoglienza nei percorsi di fuoriuscita dalla prostituzione;<br />
la realtà polacca e lituana (con poche strutture<br />
dedicate specificamente al target prostituzione) ha portato<br />
i team polacco e lituano ad inserire le corsiste in<br />
strutture e servizi dedicati a tematiche sanitarie (es.<br />
centri AIDS) non specifici per prostitute; il team tedesco<br />
ha usufruito di una buona rete di servizi specifici;<br />
il team francese ha optato per strutture non governative<br />
e servizi pubblici dedicati a tematiche sanitarie; il<br />
team olandese ha inserito anche la realizzazione di un<br />
project work in settori non legati alla prostituzione<br />
Il primo passo nella costruzione dei programmi consiste nell’analisi del con<strong>testo</strong>,<br />
infatti da questa derivano alcune scelte fondamentali:<br />
1) la promozione e pubblicizzazione del percorso formativo e la selezione del<br />
gruppo a cui offrire la formazione è rappresentativo della situazione sociale e<br />
79
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
legislativa inerente il mondo della prostituzione. Le sperimentazioni hanno evidenziato<br />
tale rappresentatività: i gruppi tedesco, lituano e polacco erano composti<br />
da donne con cittadinanza tedesca, lituana e polacca; il gruppo italiano era<br />
composto solo da donne immigrate inserite in percorsi di protezione sociale,<br />
quello olandese composto nella stragrande maggioranza da donne straniere<br />
legalmente in Olanda, quello francese composto nella stragrande maggioranza<br />
da persone straniere (la particolarità della rappresentatività del gruppo francese<br />
era data dalla presenza di un uomo e un transessuale)<br />
2) la durata e il setting. Le sperimentazioni hanno evidenziato che una durata di<br />
25 giorni può in alcuni casi essere considerata insufficiente, sono state sottilineate<br />
infatti: dal team tedesco la necessità di avere maggior tempo per approfondire<br />
tematiche relative al counselling, e la valutazione delle corsiste olandesi<br />
dice che avrebbero ripreso le tematiche di rielaborazione dell’esperienza di<br />
prostituzione anche a fine del percorso perché le avrebbero affrontate in un<br />
modo diverso. Inoltre, per quanto riguarda il modulo relativo alla elaborazione<br />
dell’esperienza di prostituzione è necessaria la residenzialità. Questo comporta<br />
che vanno preliminarmente considerati e ovviati gli eventuali problemi personali,<br />
lavorativi e familiari delle corsiste. Un gruppo come quello italiano di donne<br />
già ospitate in strutture di accoglienza per la protezione sociale non è portatore<br />
di grosse problematiche in questo senso, ma gruppi come ad esempio quello<br />
lituano (di donne residenti nella stessa città e con problematiche familiari - figli<br />
e/o altri familiari a carico) va necessariamente supportato da questo punto di<br />
vista per agevolare l’allontanamento da casa. Inoltre è importante considerare la<br />
possibilità di compattare il più possibile ciascuna fase del percorso formativo, in<br />
modo da contenere la durata complessiva del corso. Questo per evitare dispersioni<br />
e per riuscire a dare una chiara prospettiva dell’impegno richiesto alle formande.<br />
3) il team professionale responsabile dell’intero percorso formativo Il progetto<br />
pilota ha dimostrato come il tipo di impianto formativo sperimentato necessita<br />
di una specifica organizzazione del team dei formatori e dei professionisti coinvolti.<br />
E’ fondamentale prevedere la presenza di:<br />
un trainer e un co-trainer responsabili della realizzazione del modulo di<br />
rielaborazione dell’esperienza e di definizione del ruolo e delle funzioni<br />
della peer educator. E’ preferibile la presenza di due trainers per garantire<br />
attenzione sia alle dinamiche del gruppo sia al processo formativo, cioè agli<br />
specifici contenuti da affrontare e sviluppare.<br />
un tutor con l’obiettivo di seguire il gruppo e accompagnarlo nelle diverse<br />
fasi del processo formativo<br />
un gruppo di docenti competenti delle singole materie previste dal programma<br />
informativo<br />
La composizione del gruppo comporta riflessioni sulle caratteristiche professionali<br />
e personali che vanno ricercate nei trainers. Gruppi con maggioranza di per-<br />
80
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
sone straniere vanno seguiti da trainers competenti sia dal punto di vista linguistico<br />
(la conoscenza almeno dell’inglese, nel caso di gruppi con persone straniere),<br />
sia dal punto di vista dell’approccio personale all’intercultura. Per gruppi<br />
misti, con la presenza di donne, uomini e transessuali (come quello francese)<br />
vanno valutate le caratteristiche di genere dei trainers. Oltre a queste specificità<br />
è assolutamente necessario che i trainers abbiamo competenze nella gestione di<br />
dinamiche conflittuali all’interno di gruppi, competenze nella gestione di percorsi<br />
di elaborazione di esperienze traumatiche o altamente coinvolgenti, atteggiamento<br />
equilibrato rispetto alle tematiche collegate alla prostituzione. Il team<br />
deve essere coordinato da una figura competente dell’intero processo, tale figura<br />
può essere o un trainer esperto oppure un coordinatore esperto di programmi<br />
formativi in ambito sociale.<br />
4) le tematiche oggetto dei moduli informativi. L’analisi del con<strong>testo</strong> sociale e<br />
legislativo comporta che devono essere adeguatamente programmate le parti di<br />
apprendimento delle informazioni tecniche anche attraverso la ricerca di docenti<br />
esperti dei settori individuati<br />
3.10.2 Modulare il programma formativo<br />
La sperimentazione ha evidenziato che il programma formativo deve essere<br />
modulato in modo tale<br />
1) da guidare le corsiste nella elaborazione dell’esperienza personale. La composizione<br />
del gruppo dovrà essere elemento di riflessione nella scelta delle<br />
modalità da impiegare all’interno dell’equilibrio tra la scrittura, la verbalizzazione<br />
- narrazione e discussione - e le modalità grafiche dell’equilibrio tra le<br />
modalità di scrittura, discussione e grafiche (ad esempio, per un gruppo composto<br />
da persone straniere si dovrà necessariamente tenere conto delle difficoltà<br />
linguistiche). La sperimentazione ha evidenziato anche che le modalità di proposta<br />
per avviare il lavoro di elaborazione dell’esperienza personale vanno adeguatamente<br />
valutate e armonizzate con la percezione e il giudizio comune rispetto<br />
alla prostituzione (per es. le stesse corsiste lituane risentivano del forte pregiudizio<br />
nazionale nei confronti delle prostitute e per loro è stato necessario un<br />
accompagnamento preliminare che le svincolasse dalla percezione decisamente<br />
negativa nei confronti di se stesse)<br />
2) fornire basi informative su contenuti sanitari, sociali, legislativi. Come già<br />
esposto precedentemente questi moduli risentono fortemente delle caratteristiche<br />
dei contesti nazionali<br />
3) facilitare l’acquisizione di competenze relazionali. Come già esposto precedentemente<br />
la sperimentazione ha evidenziato come base comune l’utilizzo di<br />
metodologie di counselling non<br />
direttivo<br />
4) offrire la possibilità di sperimentare in ambito protetto le competenze acqui-<br />
81
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
site (project work). La sperimentazione ha evidenziato come le singole realtà<br />
nazionali rispetto ai servizi specifici dedicati all’utenza di prostitute comporti<br />
offerte diversificate e d’altra parte come il project work sia un’attività integrante<br />
il percorso formativo. Si tratta infatti del primo contatto diretto e pratico con<br />
il futuro impegno professionale della peer.<br />
82
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Cap. 4 | Formazione in materia di creazione di impresa<br />
Ulteriore obiettivo del progetto Fenarete è quello di verificare la fattibilità<br />
della creazione di organizzazioni di peer educator in ciascun paese coinvolto nel<br />
progetto. Strumento per agevolare la creazione delle organizzazioni era una specifica<br />
formazione volta a fornire elementi informativi e supporto tecnico (in<br />
modo da agevolare la creazione dell’organizzazione). Il progetto Fenarete contiene<br />
anche questo obiettivo perché si è ritenuto che le peer, una volta ricevuta<br />
la formazione necessaria a ricoprire tale ruolo professionale, potessero avere<br />
bisogno di far parte di una struttura che le rappresentasse in modo da:<br />
mantenere costante il confronto tra loro e consentire un periodico aggiornamento.<br />
Tali bisogni possono essere collegati al fatto che si tratta di una<br />
figura professionale emergente;<br />
facilitare la fase di sensibilizzazione dei servizi e progetti pubblici e del privato<br />
sociale per l’inserimento professionale delle peer educator, presentandoci<br />
in maniera omogenea ed unitaria, cioè come organizzazione costituita,<br />
piuttosto che in forma sparsa e disorganizzata;<br />
facilitare il percorso di riconoscimento formale delle modalità formative<br />
per le peer in ambito prostituzione;<br />
facilitare il riconoscimento formale del ruolo e della funzione professionale<br />
delle peer<br />
L’ipotesi progettuale di inserire all’interno di Fenarete una specifica formazione<br />
per agevolare la nascita di una realtà organizzativa autonoma di peer è legata<br />
all’analisi del con<strong>testo</strong>, che indica come il con<strong>testo</strong> in cui si inseriranno le peer<br />
formate ha da essere ancora sensibilizzato rispetto al ruolo professionale, alla<br />
funzione e alle possibilità di impiego delle peer. Tale azione va intesa perciò<br />
come passaggio dalla formazione professionale al reale utilizzo della professionalità<br />
conquistata, piuttosto che come momento integrante degli obiettivi formativi<br />
della formazione professionale per peer.<br />
4.1. Descrizione del programma e del processo di formazione<br />
4.1.1 L’esperienza italiana<br />
L’italia, a differenza degli altri paesi partners, ha fatto richiesta alla commissione<br />
europea di modificare il programma precedentemente progettato. La modifica<br />
riguardava sia i contenuti che il processo formativo finalizzato alla creazione<br />
d’impresa. Rispetto ai contenuti la richiesta di modifica era volta ad affiancare<br />
al piano formativo tecnico-amministrativo e burocratico aspetti relativi alla<br />
gestione delle dinamiche di gruppo. Rispetto al processo formativo la modifica<br />
83
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
richiesta era finalizzata a meglio supportare il necessario passaggio delle peer<br />
formate da gruppo di apprendimento a gruppo di lavoro. Le peer infatti avevano<br />
sperimentato tra loro modalità relazionali influenzate dall’essere state fino a quel<br />
momento un gruppo di apprendimento, ma per poter costituire una propria organizzazione<br />
avrebbero dovuto cambiare atteggiamento relazionale assumendo<br />
quello del gruppo di lavoro. Il programma tecnico-amministrativo e burocratico<br />
stabilito come ipotesi in fase progettuale non avrebbe supportato questo passaggio,<br />
di cui il gruppo aveva bisogno e che difficilmente avrebbe messo in atto<br />
autonomamente. Queste le motivazioni che sostenevano la richiesta di modificare<br />
il precedente programma inserendo alcune giornate dedicate all’analisi e<br />
comprensione delle dinamiche di gruppo e alla differenziazione dei ruoli all’interno<br />
del gruppo di lavoro delle educatrici pari.<br />
La Commissione ha accettato la modifica proposta e il programma di supporto<br />
al passaggio da gruppo di apprendimento a gruppo di lavoro (prima fase della<br />
formazione d’impresa in Italia) è stato realizzato in 4 giornate. Il prodotto di<br />
queste giornate di formazione è stato un documento pensato e redatto dalle educatrici<br />
pari. Tale documento contiene una descrizione di chi sono le educatrici<br />
pari formate in Italia dal progetto Fenarete, una descrizione delle attività di cui<br />
le educatrici pari si possono occupare, un’analisi dei potenziali clienti. Il documento<br />
testimonia il raggiungimento dei seguenti obiettivi:<br />
Il reale avvio del processo di cambiamento da gruppo di apprendimento a<br />
gruppo di lavoro<br />
Il raggiungimento di un buon livello di capacità di analisi e di consapevolezza<br />
del gruppo di educatrici pari, rispetto al loro ruolo professionale e al<br />
con<strong>testo</strong> esterno italiano.<br />
Consulenza per la creazione d’impresa - seconda fase della formazione d’impresa<br />
in Italia - 4 incontri<br />
L’intervento relativo all’imprenditorialità si è inserito nel percorso con l’obiettivo<br />
di sostenere le partecipanti nella costituzione di una società per l’erogazione<br />
dei servizi delle peer educator.<br />
La strategia di fondo del supporto alla creazione d’impresa era quello di rendere<br />
le partecipanti via via più consapevoli della possibilità di fare impresa e che<br />
cosa questo significasse in termini di responsabilità, impegno e visione futura di<br />
se stesse e del loro lavoro.<br />
Per realizzare questa strategia di fondo si è costruito un intervento in stile consulenziale<br />
che, partendo dal vissuto personale (come aspirazioni e vincoli) e dal<br />
percorso formativo che avevano seguito, le portasse a pensare ad una struttura<br />
altra da sé che avrebbe dovuto essere il contenitore in chiave “imprenditoriale”<br />
dei loro sogni e della loro storia.<br />
Dando forma a questo pensiero generale gli incontri sono stati organizzati in<br />
modo da approfondire sempre più la cosiddetta “formula imprenditoriale” della<br />
84
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
loro ipotetica impresa cercando di rendere le partecipanti consapevoli del loro<br />
ruolo all’interno di questa potenziale impresa.<br />
Questo è stato sicuramente un elemento di rinforzo e di ulteriore opportunità di<br />
pensare al proprio futuro in particolare nel campo professionale.<br />
Gli argomenti trattati negli incontri hanno riguardato:<br />
Presentazione della propria idea di impresa e la volontà o meno di costituire<br />
una società insieme<br />
Le caratteristiche personali e professionali necessarie per essere un’imprenditrice<br />
L’idea e la formula imprenditoriale<br />
Lo sviluppo dell’idea d’impresa: servizi, clienti e organizzazione<br />
Quali servizi potrà erogare la nostra impresa? A chi? Come ci organizzeremo?<br />
Quale tipo di organizzazione potremmo creare: Le tipologie di imprese e di<br />
organizzazioni<br />
La sostenibilità economico-finanziaria del progetto.<br />
Piano di marketing: a chi ci proponiamo? Come? Clienti pubblici e privati:<br />
tavoli di lavoro pubblici e organizzazioni private<br />
Organizzazione interna: chi ci sta e che cosa fa: dalla parte operativa alla<br />
promozione e commercializzazione dei servizi<br />
Il percorso individuale<br />
L’intervento è stato realizzato a “forma di imbuto” partendo da una definizione<br />
generica degli elementi necessari per la creazione dell’impresa e andando poi ad<br />
approfondire ogni singola caratteristica dell’impresa. Sono stati cosi definiti i<br />
servizi, i clienti e i ruoli di ognuna, prima in modo ampio e poi in forma sempre<br />
più specifica permettendo così di dare forma alla possibile impresa.<br />
A questo punto il percorso si è dovuto fermare perché il passaggio successivo<br />
ossia la creazione e gestione dell’impresa non è stato fatto dalle partecipanti.<br />
La difficoltà nel fare il salto verso la costituzione e l’avvio delle attività è tipico<br />
dei percorsi di formazione e sostegno all’imprenditorialità soprattutto quando la<br />
formazione del gruppo delle partecipanti parte da un diverso bisogno individuale.<br />
Questo gruppo era partito soprattutto con la rilettura della propria esperienza<br />
per farne una professione più che un’impresa.<br />
4.1.2 L’esperienza dei partners<br />
Nessuno dei paesi partners ha chiesto cambiamenti della versione originaria dell’azione<br />
riguardante la formazione d’impresa alla Commissione, ciò significa<br />
che i paesi partners non hanno ritenuto necessario supportare le peer nel passaggio<br />
dal gruppo di apprendimento a gruppo di lavoro. Il motivo di tale scelta progettuale<br />
è che i partner (tutti tranne l’Olanda, la cui scelta è descritta poco oltre)<br />
85
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
hanno spostato il modulo relativo al “gruppo” dal programma di formazione professionale<br />
per le peer al programma di formazione per la creazione d’impresa,<br />
impiegando tale modulo per fornire le basi teoriche relative al gruppo di lavoro<br />
e al lavorare in gruppo. I partner hanno perciò effettuato una scelta di contenuto,<br />
l’Italia ha optato per una scelta di processo.<br />
I programmi di formazione sviluppati da Polonia, Lituania e Germania ricalcano<br />
quello proposto in Italia nella seconda fase della formazione d’impresa, mentre<br />
i programmi della Francia e dell’Olanda presentano alcune particolarità.<br />
La specificità della Francia riguarda i contenuti, che sono stati fortemente focalizzati<br />
sulla creazione di un’associazione, quindi di uno specifico tipo di realtà<br />
organizzativa. Alcune giornate di formazione sono stati dedicatie all’analisi di<br />
ciò che serve per la creazione di una ONG, la veste giuridica che di solito viene<br />
data alle organizzazioni che si impegnano in ambito sociale. Tale struttura si<br />
basa su di una serie di articoli che i fondatori devono elaborare in comune, essi<br />
definiscono gli scopi, i mezzi e la composizione della ONG, la struttura del<br />
Consiglio di Amministrazione, il sistema di finanziamento, ecc.<br />
Il programma della settimana è stato il seguente:<br />
funzionamento e regole di una associazione;<br />
riflessione sugli scopi e sui progetti da intraprendere;<br />
scrittura degli articoli;<br />
elezione del Consiglio di Amministrazione;<br />
registrazione della associazione presso la Prefettura<br />
(ente amministrativo regionale);<br />
riflessione sulla strategia di finanziamento.<br />
L’Olanda invece ha inserito nel proprio programma contenuti relativi ad alcune<br />
competenze specifiche, cioè: la conoscenza delle diverse forme di organizzazione<br />
sindacale, del sistema tributario, della posizione delle lavoratrici in proprio e<br />
di quelle dipendenti all’interno della struttura sociale e sindacale olandese. Tali<br />
argomenti sono stati integrati durante la sezione riguardante la trasmissione di<br />
informazioni tecniche Inoltre in questa fase della formazione sono stati trattati<br />
diversi elementi collegati alla creazione e formazione di strutture autonome,<br />
compreso elementi di pubbliche relazioni (P.R.), funzioni di coordinamento,<br />
competenze di segreteria, contatti con fornitori di servizi, ecc.<br />
L’altra tecnica utilizzata per preparare questa parte del programma è stata quella<br />
di partire da esperienze fatte dalle corsiste durante il tirocinio o nell’espletamento<br />
delle proprie pratiche legali in modo da valorizzarle e desumere da esse<br />
insegnamenti. Una delle corsiste, ad esempio, ha iniziato il processo di legalizzazione<br />
della sua posizione di sexworker, altre stavano gestendo le loro pratiche<br />
direttamente con le autorità. Ogni esperienza è diventata un caso da studiare<br />
insieme, accompagnato da elementi educativi da condividere in seguito con il<br />
gruppo.<br />
86
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Tutti i casi di pratiche burocratiche e legali intraprese dalle corsiste con le autorità<br />
sono state analizzate, preparate e supportate da informazioni circa il funzionamento<br />
del sistema. Avendo a che fare con un tale complicato sistema di regole<br />
sociali e leggi, e sfruttando l’esperienza fatta durante il periodo di tirocinio, le<br />
corsiste hanno acquisito la formazione e le competenze necessarie per organizzare<br />
autonomamente il proprio con<strong>testo</strong> lavorativo. Importante verso il riconoscimento<br />
formale della professione è stato il momento cerimonia per la consegna<br />
dei diplomi, passo intermedio per l’accesso al mercato del lavoro. Questa<br />
azione è stata parte integrante e importante della formazione. E’ stato dato il<br />
diploma con certificato che include il curriculum con la descrizione delle abilità<br />
professionali e della valutazione di ogni individuale tirocinio. Questi curriculum<br />
sono comparabili con i certificati di scuola professionale per adulti (certificati<br />
di formazioni in particolari settori di educazione). Significa che durante la<br />
ricerca di un lavoro possono essere esibiti. I certificati sono stati fatti in inglese<br />
e olandese per l’uso transnazionale di scambio. Alla cerimonia hanno partecipato<br />
anche rappresentanti di istituzioni e di agenzie del lavoro, dove in futuro le<br />
pari potrebbero trovare occupazione. Durante la cerimonia è stato presentato il<br />
profilo delle pari e e il contenuto della formazione è stato discusso con i partecipanti.<br />
Per le corsiste è stato un evento molto importante verso il coinvolgimento<br />
e il riconoscimento della professione di educatrice pari.<br />
4.1.3 La prima azione di visibilità pubblica delle peer educator formate in<br />
Germania<br />
Durante la formazione era emersa la proposta di usare una istituzione già esistente<br />
e affermata in seno al movimento per i diritti delle persone prostitute per<br />
promuovere la figura professionale dell’educatrice pari, tale idea è stata perseguita<br />
e realizzata tramite la partecipazione del gruppo di educatrici pari alla<br />
“Conferenza sulla Prostituzione”. Tale Congresso è un raduno a livello nazionale<br />
di specialiste ed esiste da parecchi anni. Si riunisce due volte all’anno, focalizzando<br />
un argomento diverso ogni volta, ed è composto di rappresentanti di<br />
tutti i progetti tedeschi di prostitute, di centri di counselling per persone prostitute,<br />
autorità sanitarie e gruppi autonomi di donne.<br />
Le corsiste sono state invitate a partecipare al Congresso che ha avuto luogo dal<br />
27 al 29 ottobre 2003 a Berlino, ed un gruppo di lavoro a parte è stato dedicato<br />
alla discussione dei loro questioni. Cinque corsiste hanno accettato l’invito ed<br />
hanno partecipato alla congresso, presentando una relazione sul programma di<br />
formazione FENARETE nella sessione plenaria finale, chiedendo alle altre 40<br />
partecipanti alla Conferenza di sostenere la loro idea, di fornire aiuto materiale<br />
e possibilmente anche assistenza finanziaria, e di fare uso delle loro competenze<br />
individuali di educatrici pari. Quest’ultima richiesta è stata accolta da un consenso<br />
unanime. Le educatrici pari saranno parte integante anche al prossimo<br />
87
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Congresso. Il problema di individuare altre aree nelle quali impiegare le educatrici<br />
pari rimane tuttora aperto. Le corsiste del FENARETE potrebbero, per<br />
esempio, fornire assistenza nel valutare le conseguenze della nuova Legge in<br />
materia di Prostituzione, intervistando le sexworker e chiedendo loro di raccontare<br />
le loro esperienze. Tali informazioni potrebbero essere trasmesse al Ministro<br />
Federale che si occupa delle questioni che riguardano la famiglia, gli anziani, le<br />
donne e i giovani, il quale dovrà stendere una relazione sugli effetti della Legge<br />
in materia di Prostituzione tre anni dopo la sua entrata in vigore.<br />
4.2 Conclusioni sulla formazione alla costituzione d’impresa<br />
Tutta la rete dei partners ha condiviso la necessità e l’importanza di creare gruppi<br />
formali di peer educators professionalmente formate, in base alle medesime<br />
motivazioni su cui si era sviluppata la preliminare ipotesi progettuale.<br />
Ostacoli incontrati nella realizzazione di questo percorso:<br />
la dispersione territoriale delle partecipanti (soprattutto per Italia e<br />
Germania). La scelta di aprire il percorso formativo per peer educator a partecipanti<br />
provenienti da qualunque luogo della nazione, si è rivelata un ostacolo<br />
nella fase di creazione di un’organizzazione autonoma di peer, per le<br />
difficoltà di coordinamento che le distanze comportano.<br />
La mancanza di conoscenza dell’uso del pc e di internet da parte delle partecipanti<br />
al corso ha comportato un’ulteriore difficoltà poiché non è stato<br />
possibile superare l’ostacolo della distanza avvalendosi di mezzi tecnici.<br />
In una futura riedizione di corsi per peer tale aspetto non andrebbe sottovalutato,<br />
perciò sarebbe importante inserire un modulo di formazione di base dell’uso<br />
del pc e di internet non solo per agevolare la comunicazione a distanza ma anche<br />
per rendere possibile il disbrigo di comuni pratiche di segreteria.<br />
La percezione da parte dei gruppi di peer formate di aver comunque ancora<br />
bisogno del supporto di un’organizzazione esistente e riconosciuta per<br />
riuscire a ottenere visibilità e sensibilizzare servizi e progetti pubblici e del<br />
privato sociale rispetto all’impiego di peer educator. La sperimentazione<br />
attuata ha confermato la necessità di individuare organizzazioni già esistenti<br />
che fungano da “incubatrici” per l’organizzazione nascente, in modo da<br />
sostenerla e farla crescere in maniera protetta finché non potrà reggersi<br />
completamente sulle proprie gambe. E’ particolarmente significativo quanto<br />
riportato dall’Olanda e dalla Polonia:<br />
Olanda - per il futuro del progetto e per mantenere in vita il gruppo in quanto<br />
tale abbiamo scelto di creare una struttura di supporto basata sulla collaborazione<br />
tra varie organizzazioni esistenti che hanno aderito all’idea progettuale<br />
di creare una organizzazione di educatrici pari.<br />
Polonia - le educatrici stesse preferiscono far parte della nostra organizza-<br />
88
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
zione piuttosto che crearne una nuova. Le educatrici pari sono convinte che<br />
persone giuridiche già esistenti quali “La Strada” e “TADA” siano “pronte”<br />
per questo. Noi sosteniamo questo loro impegno sociale, poiché in tal modo<br />
avrebbero un’opportunità per mettere a frutto le loro conoscenze e acquisire<br />
consapevolezza di sé per migliorare le loro vite e diventare autonome.<br />
Questo è il presupposto da noi richiesto per aiutare le corsiste a creare organizzazioni<br />
di educatrici pari. Per aiutarle a creare un nuovo ente legale forniamo<br />
loro assistenza e sosteniamo la creazione di contatti tra loro.<br />
Riteniamo che il tempo necessario a diventare completamente autonome sia<br />
al massimo di un anno. Le nostre educatrici pari sono interessate al progetto<br />
ma hanno dubbi sulla sua riuscita. Cerchiamo quindi di informarle<br />
circa il tempo necessario per valutare la riuscita del loro compito.<br />
L’accreditamento del percorso formativo. Durante la realizzazione di<br />
Fenarete si sono delineate le modalità per l’accreditamento del percorso formativo<br />
nelle nazioni coinvolte nel progetto. Le procedure si sono rivelate<br />
molto diverse a seconda della nazione. La realtà italiana non è esportabile,<br />
le competenze regionali in materia di riconoscimento delle qualifiche professionali<br />
fanno sì che ogni regione riconosca e accrediti i percorsi formativi<br />
in base a regolamenti regionali non uniformi a livello nazionale.<br />
L’esempio francese delle unità formative capitalizzabili non è ancora utilizzabile<br />
sull’intero territorio europeo, ma potrebbero rivelarsi un utile strumento<br />
di scambio delle qualifiche professionali a livello europeo. L’Unione<br />
Europea1 dal canto suo ha promosso un programma di studio di possibile<br />
certificazione e dei percorsi formativi non formali e delle qualifiche professionali<br />
a livello europeo che si propone di attestare le competenze acquisite.<br />
La nazione in cui la creazione di un’organizzazione di peer educator è risultata<br />
essere un obiettivo troppo alto è stata la Lituania. Le ragioni di tale<br />
impossibilità sono legate a:<br />
Le gravi difficoltà economiche in cui versa il paese<br />
Le condizioni di vita in cui si trovano le prostitute lituane, si tratta di persone<br />
in uno stato di povertà, spesso con problemi di alcolismo, che vivono<br />
situazioni di pesante sfruttamento e che subiscono spesso violenze da parte<br />
di “protettori” e/o “mariti”. Persone perciò che hanno da affrontare problemi<br />
tali da impedire loro di impegnarsi in un progetto di creazione di un’organizzazione.<br />
L’inesistente presenza di associazioni o cooperative che si occupa di interventi<br />
sociali a cui collegarsi e da cui farsi sostenere. Il partner di Fenarete è<br />
infatti un centro pubblico, cioè l’AIDS Centre di Vilnius, e oltre a tale struttura<br />
sul territorio lituano non ne sono presenti altre né che si occupano di<br />
prostituzione né che si occupano di altri tipi di interventi socio - sanitari<br />
89
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
La sperimentazione realizzata ha dato la possibilità di individuare alcuni elementi<br />
migliorabili nella proposta di un intervento di consulenza alla creazione<br />
d’impresa in percorsi formativi di questo tipo.<br />
In particolare è possibile evidenziarne due:<br />
Modifiche nella strutturazione degli interventi relativi all’imprenditorialità;<br />
Accompagnamento successivo alla creazione d’impresa<br />
Per quanto riguarda l’inserimento di intervento sull’imprenditorialità una possibilità<br />
è che questo venga avviato già durante in contemporanea alla fase di formazione<br />
della figura professionale in modo che, mentre ognuna rilegge il proprio<br />
percorso personale e lo fa diventare opportunità, e lo fa diventare opportunità,<br />
elabori anche l’idea di un proprio impegno in un’impresa e acquisisca assieme<br />
anche alle altre partecipanti le informazioni sul mercato e l’organizzazione<br />
di un’impresa.<br />
Un elemento ulteriore è quello dell’accompagnamento successivo alla costituzione<br />
dell’impresa rivolto sia a fornire sostegno economico, ma soprattuttotogliere<br />
counselling operativo e professionale alla nascente impresa, ma anche<br />
l’individuazione di un primo gruppo di progetti/clienti a cui cominciare a fornire<br />
i servizi della nuova organizzazione.<br />
90
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Cap. 5 | Progetto Fenarete conclusioni<br />
In conclusione di quanto fino ad ora esposto riteniamo importante focalizzarci<br />
sugli elementi di efficacia derivanti dalla sperimentazione realizzata con il<br />
progetto Fenarete.<br />
Benchè fondamentali, sarebbe riduttivo limitarsi a considerare la definizione<br />
delle linee guida quale unico esito positivo del lavoro realizzato. Per questo<br />
motivo desideriamo proporre considerazioni sui diversi livelli di efficacia raggiunti.<br />
5.1 La definizione di linee guida utilizzabili nella formazione professionale<br />
per peer educator in ambito di prostituzione<br />
Il presente manuale ed in particolare i paragrafi 3.9 e 3.10 rappresentano il prodotto<br />
concreto del lavoro svolto nel progetto Fenarete relativamente alla sperimentazione<br />
della metodologia in diversi contesti nazionali. La sintesi ragionata<br />
dell’ampia documentazione prodotta da ciascun team nazionale, diventa patrimonio<br />
a disposizione di tutti i professionisti del settore formazione professionale<br />
e di tutti gli operatori e professionisti impegnati nell’ambito prostituzione.<br />
La sperimentazione ha consentito di confermare l’ipotesi metodologica iniziale,<br />
soprattutto apportando dati positivi rispetto all’idea innovativa e centrale di inserire<br />
l’elaborazione dell’esperienza personale nello spazio formativo. Questo elemento<br />
è stato confermato come base metodologica non modificata dai diversi<br />
contesti e situazioni nazionali. La sperimentazione ha consentito di delineare le<br />
specificità di con<strong>testo</strong> di cui tener conto per realizzazioni future di corsi di formazione<br />
per peer educator.<br />
In questo senso riteniamo efficace il prodotto documentario ottenuto, in quanto<br />
diventa l’illustrazione dei passi fondamentali di un percorso formativo allo stesso<br />
tempo flessibile e armonizzabile con i diversi contesti in cui viene realizzato.<br />
5.2 L’esportabilità della metodologia ad altri target<br />
La sperimentazione ha portato a considerazioni di esportabilità della metodologia<br />
rispetto a target diversi da quello a cui è stata rivolta. La formazione professionale<br />
per educatrici pari in ambito prostituzione realizzata all’interno del progetto<br />
Fenarete rappresenta un’importante testimonianza delle potenzialità che<br />
scaturiscono dall’incontro tra il settore delle formazione professionale e la variegata<br />
realtà del mondo del lavoro. La metodologia si basa sulla filosofia dell’educazione<br />
tra pari ed è perciò estendibile a molteplici profili professionali.<br />
L’educazione tra pari è un approccio innovativo per gli interventi e i servizi in<br />
ambito socio - sanitario. La relazione tra pari fa scattare un riconoscimento reci-<br />
91
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
proco mitigando meccanismi di difesa, permettendo una più rapida creazione<br />
della relazione di fiducia e facilitando l’apertura di canali di comunicazione<br />
adatti a trasmettere informazioni e a lavorare sulla modifica di comportamenti<br />
non adeguati.<br />
Le esperienze di educazione tra pari fino ad ora realizzate riguardano target specifici<br />
(adolescenti, tossicodipendenti, prostitute). Ma tutte queste esperienze<br />
avevano avuto la caratteristica dell’informalità: nessuna formazione specifica,<br />
basata su una metodologia sperimentata, nessun riconoscimento del ruolo e della<br />
funzione professionali dell’educatrice/tore pari.<br />
L’attuale approccio al mondo del lavoro risente della corsa alla flessibilità, il<br />
rischio che si corre è la caduta nella precarietà e nella de-professionalizzazione<br />
dei ruoli lavorativi. E’ compito dei settori formativi andare contro questa tendenza<br />
utilizzando strumenti di valorizzazione delle competenze professionali per<br />
tutte quelle figure essenziali, ma non riconosciute, che agiscono nel mondo del<br />
lavoro.<br />
5.3 Considerazioni finali<br />
Consideriamo la conclusione di questa esperienza come un tassello di un quadro<br />
in costruzione, dove il quadro rappresenta un settore di un mondo ideale in<br />
costruzione attraverso l’inclusione sociale delle cittadine e dei cittadini. Sono<br />
questi cittadini che con la loro partecipazione, con le loro esperienze a volte difficilmente<br />
vissute ai margini, possono trasformarsi in risorsa propedeutica a quei<br />
cambiamenti sociali che ci appaiono oggi indispensabili per una sopravvivenza<br />
definibile civile delle nostre società.<br />
Spesso ci appelliamo alle “politiche” applicate per migliorare la qualità della<br />
vita, oppure le citiamo per conclamarne il fallimento. In realtà sono le scelte di<br />
ognuno che possono concorrere a costruire politiche diverse. Nel vasto ambito<br />
che ci riguarda, intendo il lavoro sociale con persone prostitute, tossicodipendenti,<br />
donne migranti, giovani a rischio ecc.., dipende da chi offre i servizi scegliere<br />
di seguire i propri “utenti” sviluppandone le potenzialità affinché essi partecipino<br />
attivamente al processo di inclusione e di emancipazione. Solo una forte<br />
proposizione dal basso può far sì che si diano cambiamenti che garantiscano<br />
questi nuovi possibili lavoratori. Trasformare la propria condizione in un potenziale<br />
lavoro è una sfida che ci ricorda lotte di altri lavoratori che oggi si tenta di<br />
cancellare. Allora si cercavano garanzie e statuto sociale per una massa di manodopera<br />
sfruttata. Noi abbiamo l’obbligo di sostenere questi nuovi lavoratori che<br />
sono i cittadini di un millennio che si presenta precario e crudele. Il tassello della<br />
Peer Education può essere esteso enormemente e potrebbe quindi essere una<br />
delle porte di entrata alla conquista dei diritti e alla pianificazione di un modello<br />
socio lavorativo innovativo.<br />
92
Italia<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Elenco dei nomi e ruoli nel progetto diviso per team nazionali<br />
Direttore del progetto: Maria Pia Covre e Daniela Mannu<br />
Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute<br />
Direttore amministrativo: Paolo Corazza.<br />
Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute<br />
Formatori: Pierfranca Borlone, Grazia Macchieraldo<br />
<strong>Piccolo</strong> <strong>Principe</strong> snc<br />
Tutor: Silvia Command educatrice del progetto<br />
Stella Polare<br />
Francia<br />
Direttore del progetto: Eric Kerimel (2002), Jean-Baptiste March,<br />
Christophe Collado (2003)<br />
Autres Regard<br />
Direttore amministrativo: Amandine Akouka<br />
Autres Regard<br />
Formatori: Jacqui Schneider-Harris and Eric Schneider<br />
Acces<br />
Tutor: Christophe Collado<br />
Germania<br />
Direttore del progetto: Veronica Munk<br />
(Amnesty for Women)<br />
Friederike Strack<br />
(Hydra)<br />
Direttore amministrativo: Andrea Petsch<br />
(Hydra)<br />
Regina Wenzel<br />
(Amnesty for Women)<br />
Formatori: Stephanie Klee, Monika Hoffmann<br />
Tutor: Veronica Munk, Andrea Petsch,<br />
Friederike Strack<br />
93
Lituania<br />
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Direttore del progetto: Rima Krupenkaite.<br />
Lithuanian AIDS Centre<br />
Direttore ammnistrativo: Svetlana Kulsis<br />
Lithuanian AIDS Centre<br />
Formatori: Karile Levickaite, Jurgita Dapkeviciene<br />
Lithuanian AIDS Centre<br />
Tutor: Ruta Jarasuniene Doctor<br />
Lithuanian AIDS Centre<br />
Polonia<br />
Direttore del progetto: Joanna Garnier<br />
La Strada<br />
Joanna Winiarska<br />
TADA<br />
Direttore amministrativo: Agnieszka Janowska<br />
Formatori: Irena Dawid - Olczyk, Joanna Winiarska<br />
Tutor: Krzysztof Martyniak<br />
TADA<br />
Wioleta Zajkowska<br />
La Strada<br />
Olanda<br />
Direttore del progetto: Licia Brussa, Hanka Mongard<br />
TAMPEP International Foundation<br />
Direttori amministrativi: Ellen Verbrugge<br />
TAMPEP International Foundation<br />
Formatori: Martine Groen, Annemarie Willemars<br />
Tutor: Christy ten Broeke<br />
94
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Glossario<br />
Il presente glossario è stato stilato con l’intenzione di chiarire il significato di alcuni<br />
termini che potrebbero essere interpretati diversamente in vari contesti e ambienti sociali<br />
e giuridici di paesi e culture differenti. In linea di massima le definizioni dei termini<br />
sono citate come appaiono nei dizionari, ed alcune sono seguite da una spiegazione che<br />
si riferisce solo al con<strong>testo</strong> specifico del manuale. Nonostante l’impegno profuso nell’utilizzare<br />
gli stessi termini per gli stessi fenomeni, può capitare di trovare più di un termine<br />
usato per definire alcune nozioni. Per fugare ogni malinteso li citiamo tutti.<br />
Assistenza: aiuto, sostegno dato o reso disponibile ad altri. Deriva dal latino ad+sistere:<br />
ovvero, in senso letterale, stare vicino, stare accanto.<br />
Auto-determinazione: decidere le proprie azioni liberamente e autonomamente; l’espressione<br />
della libertà di una donna o di un uomo e di conseguenza della responsabilità<br />
personale e della imputazione a se stessi di ogni decisione o azione.<br />
Autorità: il potere legittimo che una persona o un gruppo detiene nei confronti di altri.<br />
Il concetto di legittimità è fondamentale nella nozione di autorità ed è l’unico modo per<br />
distinguerla dal concetto più generico di potere. Il potere può essere esercitato anche<br />
attraverso l’uso di forza o violenza. L’autorità, invece, deriva dall’accettazione da parte<br />
dei subordinati del diritto di chi sta sopra di loro di impartire ordini o direttive.<br />
Auto-stima: il termine si riferisce all’immagine di sé a livello emotivo e significa: un<br />
senso di orgoglio verso se stessi; l’essere degno di stima o rispetto.Caso esemplare: analisi<br />
dettagliata di una unità individuale (come una persona o comunità) che sottolinea fattori<br />
di sviluppo in relazione all’ambiente.<br />
Clandestina/persona senza documenti/immigrata irregolare: persona che non ha<br />
fissa dimora né permesso di soggiorno e/o di lavoro nel paese in cui vive e/o lavora (temporaneamente).<br />
Cliente: 1. Persona che visita regolarmente dei luoghi per acquistare beni o servizi; 2.<br />
Utente, persona in cerca di consulenze professionali. Nel suo significato più ampio si riferisce<br />
ad una persona che per il suo interesse si sottomette al volere di una persona dotata<br />
di potere (si pensi alle parole clientelismo e favoritismo, usate specialmente in politica).<br />
Coaching/counselling: il termine coaching con riferimento all’attività di incoraggiamento<br />
e counselling sembra avere origine dalla preparazione sbrigativa e veloce di studenti<br />
nelle università tradizionaliste inglesi nella metà dell’ottocento. Il nome sembra<br />
alludere alle diverse abilità richieste a chi guidava una carrozza trainata da cavalli. Dal<br />
1880 nei college americani le squadre nelle varie attività sportive avevano un manager<br />
e anche un coach. In un periodo non precisato del 900 si è cominciato a parlare di<br />
coach/counsellor anche in ambito non sportivo riferendosi a persone non specializzate<br />
nelle competenze dei loro clienti che tuttavia fornivano loro consigli generalizzati<br />
riguardo a motivazione o ispirazione.<br />
95
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Confine: una linea naturale o artificiale che limita l’estensione di un territorio, di una<br />
proprietà o la sovranità di uno stato. Ha un senso letterale (ciò che unisce il territorio) e<br />
un senso figurato (una posizione tra due condizioni, la misura di questa condizione)<br />
Questo termine è correntemente usato per indicare il limite, il bordo o l’estremità di<br />
qualcosa.<br />
Corsista/discente: persona che viene formata per un lavoro, attività o sport attraverso<br />
l’apprendimento di abilità e/o esercizio mentale o fisico; apprendista.<br />
Counselling: 1. Il lavoro o processo di ascolto dei problemi per fornire consigli per la<br />
loro risoluzione: un servizio di counselling; 2.<br />
Il processo durante il quale si aiuta una persona a trovare e sviluppare le proprie potenzialità<br />
educative, professionali e psicologiche, per raggiungere un livello ottimale di felicità<br />
e uno stato di benessere in società.<br />
Docente: persona che svolge la professione o l’attività di istruire altre persone; istruttore;<br />
tutor.<br />
Empatia: la capacità di immaginarsi al posto di un’altra persona e di capire i suoi sentimenti,<br />
desideri, idee ed azioni: tale termine è stato coniato agli inizi del 900; l’azione<br />
di capire, essere consapevole, essere sensibile e provare indirettamente sentimenti, pensieri<br />
e esperienze passati o presenti di una persona anche senza che la persona che li ha<br />
provati li abbia descritti minuziosamente e obiettivamente.<br />
Feedback/risposta: commenti espressi in forma di opinione riguardo a qualcosa o reazione<br />
a qualcosa, intesi a fornire informazioni utili per decisioni e sviluppi futuri.<br />
Inclusione: l’aggiunta o la presenza di qualcuno o qualcosa ad un gruppo o ad un insieme;<br />
inclusione sociale: azioni e programmi atti a includere gruppi marginalizzati nel<br />
corpo della società.<br />
Formatrice: persona che forma; persona che addestra o istruisce uomini o animali in<br />
esercizi che richiedono agilità e forza fisica; nel manuale: le persone che hanno condotto<br />
la formazione professionale.<br />
Formazione professionale: nel manuale: la parte della formazione che, sulla base della<br />
rielaborazione delle vite personali delle corsiste e la messa in luce dei loro talenti, insegna<br />
loro competenze necessarie ad operare come educatrici pari. Gestione dei rapporti<br />
personali: nel manuale: la parte della formazione che si riferisce all’apprendimento della<br />
percezione delle differenze tra amicizia e rapporto professionale. Tale sezione include<br />
anche la formazione all’attività di counselling.<br />
Giochi di ruolo: 1. assumere atteggiamenti, compiere azioni, parlare come se si fosse<br />
un’altra persona, specialmente in una situazione di simulazione, al fine di capire punti<br />
di vista o interazioni sociali diversi dai propri; 2. sperimentare o fare esperienza (di una<br />
situazione o punto di vista) assumendo un ruolo.<br />
96
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Integrazione: l’atto o processo o esempio di integrare: l’associare persone di diversi<br />
gruppi etnici senza restrizione alcuna su un piano di assoluta uguaglianza ad una società<br />
o organizzazione; abolizione della segregazione.<br />
Il termine assume diversi sensi a seconda del con<strong>testo</strong> nel quale viene usato.<br />
L’integrazione sociale si riferisce alle azioni e ai programmi atti ad integrare gruppi marginalizzati<br />
nel corpo della società.<br />
Istituzione: 1. Organizzazione con uno scopo pubblico, quale istruzione o sostegno a<br />
persone bisognose; 2. L’insieme di leggi e pratiche di base sulle quali lo stato o una organizzazione<br />
sociale o politica basa la sua vita.<br />
Lavoro sul campo/lavoro in strada: significa stabilire di propria iniziativa contatti con<br />
utenti del progetto potenziali o reali, sul territorio o ovunque esse si trovino anziché<br />
aspettare che queste utenti si rivolgano loro stesse alle operatrici che sviluppano il progetto.<br />
Si tratta di un servizio, ma anche di un metodo per offrire un servizio.<br />
Mediazione: l’azione intrapresa da chi si interpone tra due parti, creando un collegamento<br />
tra loro allo scopo di arrivare ad un accordo tra le due parti.<br />
Mediazione culturale: i mediatori culturali sono dei mediatori che conoscono motivazioni,<br />
costumi e codici della cultura dominante del paese ospitante, così come le condizioni,<br />
etica sociale e con<strong>testo</strong> in cui un gruppo di minoranza si trova a vivere.<br />
Monitoraggio: l’atto di osservare qualcosa, registrandone i dati per un particolare<br />
scopo; raccolta regolare di informazioni sulle attività previste sin dall’inizio da un progetto,<br />
al fine di verificare se il lavoro si svolge come programmato e se esistono dei<br />
motivi per modificare lo scopo, l’obiettivo o le attività.<br />
Organizzazione di base (nel campo della prostituzione): organizzazione basata sul<br />
principio di integrazione delle operatrici del sesso nell’équipe di lavoro in qualità di operatrici<br />
sul campo e nel Consiglio di Amministrazione, organo decisionale per quanto<br />
riguarda le azioni da intraprendere.<br />
Pari/peer: una persona che appartiene allo stesso gruppo di età o ha la stessa posizione<br />
sociale o le stesse capacità dei membri di un gruppo;<br />
2. Un nobile (duca, marchese, conte, visconte o barone) membro dell’aristocrazia<br />
Britannica; gruppo di pari/peer group: persone che hanno circa la stessa età delle altre persone<br />
in un gruppo e che provengono da un gruppo sociale simile; educatrice pari nel<br />
campo della prostituzione: sexworker specificamente formata per affrontare i diversi problemi<br />
legati alla prostituzione.<br />
Persona giuridica/agenzia/impresa commerciale: nel manuale: organizzazione formata<br />
e diretta da educatrici pari a completamento della loro formazione. L’agenzia offre servizio<br />
di educatrici pari alle organizzazioni che prestano servizio in un detto paese.<br />
97
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Pratica: nel gergo dei servizi sociali o sanitari, il termine si riferisce alle misure e agli<br />
interventi adottati da professionisti del lavoro di cura per rispondere alle richieste degli<br />
utenti del servizio. Nell’uso corrente si parla di pratica buona o cattiva in funzione del<br />
livello di soddisfazione espresso dagli utenti. Una pratica può essere definita buona<br />
quando riesce a coniugare la qualità tecnica della risposta con la qualità dei rapporti<br />
umani.<br />
Prostituzione: il termine deriva dal latino pro-statuere, che significa: far stare in piedi,<br />
mettere davanti, esibire, esporre alla pubblica vista, senza alcun riferimento a transazioni<br />
commerciali.Termine usato comunemente per indicare il commercio di prestazioni<br />
sessuali. In termini legali, prostituzione viene associato esclusivamente alle persone<br />
coinvolte in transazioni nelle quali vengono scambiate prestazioni sessuali per una<br />
somma pattuita di denaro o di merce.<br />
Protezione: 1. L’atto o l’attività di difendere da eventuali danni; 2. Attività svolta per il<br />
beneficio di terzi. Può anche assumere una connotazione negativa, ovvero quando si<br />
favorisce qualcuno a scapito di altri.<br />
Protezione sociale: azioni condotte da una terza parte (istituzioni e/o associazioni) per<br />
aiutare donne o uomini (migranti) a sottrarsi alla violenza o al condizionamento dell’organizzazione<br />
criminale cui sono soggetti partecipando a programmi di aiuto umanitario<br />
e integrazione sociale.<br />
Reclutamento: (v. selezione): l’atto di reclutare; convincere persone ad unirsi ad un<br />
esercito o ad una attività lavorativa o ad una causa, ecc.<br />
Residenziale: 1. riferito ad abitazioni: una strada o un’area residenziale, ecc. ha solo case<br />
private ma non uffici o fabbriche; 2. utilizzato per abitarci a lungo termine; utilizzato come<br />
luogo ove abitare a lungo termine; 3. occupazione, posizione, corso, ecc. residenziale:<br />
occupazione, posizione, corso, ecc. per cui si abita nel luogo in cui si lavora o studia.<br />
Rielaborazione/Elaborazione del percorso di vita: nel manuale: quella parte della formazione<br />
che si riferisce alla riflessione guidata circa alcuni periodi nella vita della corsista<br />
al fine di riconoscere gli elementi positivi e quelli negativi. Ciò porta a riconoscere<br />
quali risorse e quali competenze si sono acquisite attraverso l’esperienza vissuta.<br />
Sfruttando queste competenze viene messo in luce il particolare ruolo professionale dell’educatrice<br />
pari.<br />
Selezione (v. reclutamento): 1. l’atto di scegliere qualcuno o qualcosa tra tante altre<br />
cose o persone; 2. lo stato di cose o persone scelte fra altre; 3. cosa o persona scelta tra<br />
altre.<br />
Lavoro in proprio (nel campo della prostituzione): guadagnarsi da vivere direttamente<br />
attraverso una professione o un commercio in proprio, trovare lavoro autonomamente<br />
o avere una propria ditta, anziché lavorare per un datore di lavoro.<br />
98
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Servizio: dal latino servus, schiavo, 1. lavoro svolto da una persona per un’altra persona,<br />
come un impiego, una punizione o un favore; 2. il sistema secondo il quale la gente<br />
viene fornita di ciò di cui ha bisogno, per esempio, trasporto pubblico, o l’organizzazione<br />
che gestisce tale sistema; 3. una organizzazione ufficiale, specialmente governativa,<br />
o l’opera prestata per una simile organizzazione.<br />
Sessione informativa: nel manuale: parte della formazione relativa all’acquisizione di<br />
conoscenze sotto forma di nozioni, necessarie per operare come educatrice pari. Le<br />
lezioni sono state solitamente impartite da insegnanti esterne.<br />
Sexworker migrante: persona che lavora nel campo della prostituzione in un paese<br />
diverso da quello d’origine, per scelta, circostanza economica o coercizione.<br />
Supervisione: 1. gestione per mezzo di sorveglianza della prestazione o del lavoro di<br />
una persona o di un gruppo; 2. avere la responsabilità della buona riuscita (di un’attività<br />
o lavoro), o del comportamento corretto (di una persona).<br />
Target/Obiettivo: termine inglese che significa un punto o una zona cui si mira. Ha<br />
assunto una serie di altri significati; viene utilizzato, per esempio, in senso commerciale<br />
e sociologico per indicare i clienti potenziali, gli utenti o beneficiari di un servizio, di<br />
un’azione o di una ricerca.<br />
Tirocinio/project work/stage lavorativo/prova: 1. Un periodo di tempo passato svolgendo<br />
un lavoro come parte integrante del processo di qualificazione per quel lavoro;<br />
Tirocinante (studente): persona che sta ultimando la formazione per un lavoro qualificato<br />
specialmente nel caso in cui ha un’esperienza diretta di quel lavoro; 2. Un periodo di<br />
prova durante il quale il carattere e le capacità di una persona sono messe alla prova per<br />
verificare se detta persona è adatta a quel lavoro o a far parte di un gruppo.<br />
Traffico: 1. Il movimento di veicoli o persone lungo una via di trasporto. Un commercio<br />
che implica il trasporto, solitamente di merce, da un posto ad un altro; 2. Commercio<br />
illecito.<br />
Traffico di donne: ogni atto teso a facilitare ingresso, transito, soggiorno o partenza<br />
legale o illegale di donne in un paese, al fine di sfruttarle.<br />
Secondo il Protocollo di Palermo, il traffico di persone è: il reclutamento, trasporto, trasferimento,<br />
accoglienza o ricevimento di persone, tramite minacce o uso della forza o<br />
altre forme di coercizione, rapimento, frode, inganno, abuso di potere o di posizione di<br />
vulnerabilità, o il dare o ricevere somme di denaro o benefici per ottenere il consenso di<br />
una persona che esercita il controllo di un’altra a fini di sfruttamento.<br />
Tutor: 1. persona impiegata per istruirne un’altra in uno o più campi di istruzione, specialmente<br />
un istruttore privato; 2. un insegnante senza legami istituzionali che aiuta studenti<br />
nella preparazione di esami.<br />
99
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Valutazione: 1. Accertamento di valore: l’atto di considerare o esaminare qualcosa al<br />
fine di giudicarne valore, qualità, importanza, quantità o condizione; 2. dichiarazione di<br />
valore: una dichiarazione orale o scritta di valore, qualità, importanza, quantità o condizione<br />
di qualcosa.<br />
a cura di Hanka Mongard<br />
Opere di riferimento:<br />
Dizionario Webster’s Aggiornato e Completo, (c) 1996, 1998 MICRA, Inc.<br />
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104<br />
Bibliografia a cura di<br />
Daniela Manu
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Organizzazioni partecipanti<br />
Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute<br />
Fondato nel 1982 da un gruppo di persone prostitute attive in Italia nella provincia<br />
di Pordenone, il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute (di seguito<br />
chiamato semplicemente “Comitato”) è un’associazione no-profit che organizza<br />
attività di aiuto e assistenza alle persone prostitute; tra i suoi soci annovera<br />
persone prostitute e chiunque altro condivida in pieno e senza riserve filosofia,<br />
principi fondamentali e scopi legislativi dell’associazione. Il Comitato promuove<br />
inoltre iniziative sociali e culturali atte ad introdurre politiche sociali e leggi<br />
volte al miglioramento delle condizioni di vita e lavorative di tutte quelle persone<br />
che volontariamente o involontariamente praticano la prostituzione. Inoltre il<br />
Comitato promuove iniziative atte ad aumentare il livello di empatia della società<br />
per quanto riguarda il riconoscimento della dignità e dei diritti delle sexworker,<br />
occupandosi di: formazione, lotta alla discriminazione, autodeterminazione<br />
individuale e di gruppo delle donne prostitute, miglioramento materiale della<br />
loro qualità di vita e lotta per i diritti umani di ogni singolo essere umano.<br />
Il Comitato è costituito da interpreti, medici, avvocati, psicologi, insegnanti,<br />
sociologi, educatori pari, mediatori culturali, ed esperti di altre materie che prestano<br />
la loro opera come collaboratori volontari, consulenti o impiegati a tempo<br />
indeterminato. Il Comitato interviene in strada e nei luoghi di lavoro a sostegno<br />
delle persone prostitute, diffonde informazioni su questioni mediche, legali e<br />
lavorative a donne e uomini che esercitano la prostituzione e a organizzazioni<br />
non governative (ONG), assiste le persone prostitute che si rivolgono ai servizi<br />
di assistenza sociale e sanitaria, fornisce alloggio protetto a donne vittime di traffico<br />
di esseri umani, svolge attività di mediazione culturale, organizza corsi di<br />
formazione per persone prostitute in attività o non più in attività, per operatori<br />
sanitari e assistenti sociali, mediatrici culturali e educatrici pari, ed opera in qualità<br />
di consulente per le ONG o per le istituzioni pubbliche per tutti i problemi<br />
connessi alla prostituzione.<br />
Attività:<br />
TAMPEP project<br />
Il Progetto Transnazionale Europeo di Prevenzione dell’AIDS tra Prostitute<br />
Migranti esiste dal 1993 ed è tuttora operativo.<br />
Progetti Stella Polare, Princesa e Antares.<br />
L’obiettivo principale di questi progetti nati nel 1999 è di fornire alloggi<br />
protetti alle donne straniere vittime di traffico di esseri umani, fornendo<br />
loro anche sostegno materiale e psicologico.<br />
Progetto Turnaround (“Voltati!”)<br />
Obiettivo principale del Progetto Turnaround, nato nel 2001, è promuovere<br />
campagne di informazione in Nigeria volte alla prevenzione del traffico di<br />
esseri umani.<br />
105
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Le organizzazioni partner in Germania<br />
Amnesty for Women (Amnistia per le Donne) Städtegruppe Hamburg e.V.<br />
E’ un’associazione no-profit (ONG) di Amburgo. Partendo dal principio fondamentale<br />
di “aiutare le donne ad aiutare se stesse”, l’organizzazione svolge attività<br />
di sostegno alle donne migranti, comprese le donne migranti attive come<br />
sexworker, fornendo counselling psicologico, sociale e legale, servizi di accompagnamento<br />
e corsi di lingua tedesca. L’attività di pubbliche relazioni è volta a<br />
pubblicizzare la loro situazione ed i problemi che esse si ritrovano ad affrontare.<br />
L’obiettivo principale a breve termine è di rafforzare la situazione sociale e<br />
legale delle donne migranti e delle sexworker migranti, raggiungendo così l’obiettivo<br />
a lungo termine di una loro integrazione nella società tedesca.<br />
Amnesty for Women e.V. (Amnistia per le Donne) opera come luogo di incontro<br />
e centro di counselling per donne migranti. La maggior parte del nostro personale<br />
ha vissuto esperienze di migrazione e parla tedesco, inglese, polacco, portoghese,<br />
russo, spagnolo, tailandese e ceco. Viene offerto counselling psicologico<br />
anche in polacco e spagnolo. I servizi di counselling sono gratuiti e anonimi.<br />
L’organizzazione è attualmente impegnata in quattro progetti UE:<br />
TAMPEP, Progetto Transnazionale Europeo di Prevenzione dell’AIDS e<br />
delle MST tra Persone Prostitute Migranti (DG V della Commissione<br />
Europea, progetto Lotta Europea all’AIDS). Progetto operativo dal 1993.<br />
FEMMIGRATION, Legislazione in materia di persone prostitute migranti<br />
e di donne vittime di traffico di esseri umani su internet (DG A/5 della<br />
Commissione Europea, Progetto Dafne). Progetto operativo dal 2000.<br />
FENARETE, Formazione di educatrici pari nel campo della prostituzione<br />
(DG XXII della Commissione Europea, Progetto Leonardo da Vinci).<br />
Progetto operativo dal 2002.<br />
PSYFEM, Assistenza psicologica e psichiatrica alle donne migranti in<br />
Europa (DG Empl/E/2 della Commissione Europea). Progetto operativo dal<br />
2002.<br />
Hydra e.V.<br />
Hydra e.V. è stata la prima associazione anonima di persone prostitute in<br />
Germania. Fu fondata nel 1980 da attiviste che lavoravano in diversi settori. Dal<br />
1985 Hydra e.V. continua a ricevere finanziamenti pubblici che hanno permesso<br />
l’istituzione di un centro di counselling. Alcuni membri del personale del centro<br />
di counselling hanno avuto esperienze di prostituzione. Il personale è volontario,<br />
impegnato soprattutto per ottenere maggior empatia sociale nei confronti delle<br />
persone prostitute, miglioramento delle condizioni di vita e lavorative e autodeterminazione<br />
delle persone prostitute. Inoltre l’obiettivo a lungo termine di<br />
Hydra e.V. è ottenere per le persone prostitute uno status legale e sociale uguale<br />
a quello di ogni altro lavoratore.<br />
Hydra e.V. si occupa anche di questioni pratiche, diffondendo il proprio consi-<br />
106
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
derevole bagaglio di conoscenze in materia di sanità, in particolar modo per<br />
quanto riguarda HIV/AIDS e altre malattie sessualmente trasmissibili.<br />
Hydra e.V. presta inoltre particolare attenzione alla situazione legale delle persone<br />
prostitute, alla diffusione di materiale informativo per il lavoro in strada e<br />
alla situazione delle persone prostitute migranti. Oltre all’impegno comunicativo<br />
a livello locale e nazionale Hydra e.V. è presente anche a livello internazionale<br />
tramite la partecipazione ad una rete mondiale di sostegno alle persone prostitute.<br />
Hydra e.V. trasmette poi la propria notevole esperienza e la propria conoscenza<br />
specializzata ad un uditorio più ampio organizzando incontri di formazione per<br />
persone di contatto, quali personale medico, personale di centri per disabili, avvocati<br />
e poliziotti, utilizzando l’esperienza acquisita tramite lavoro pratico e teorico.<br />
L’associazione lavora inoltre con organizzazioni indipendenti e con enti pubblici<br />
o governativi in Germania e all’estero in seno ad una rete internazionale.<br />
Le organizzazioni partner in Polonia<br />
-TADA- Progetto di prevenzione di HIV/AIDS ed altre malattie sessualmente<br />
trasmissibili.<br />
Il progetto TADA è un progetto non governativo in fase di sviluppo in sei città<br />
polacche. Utilizzando il lavoro sul campo in strada cerchiamo di entrare in contatto<br />
con persone il cui comportamento appare a rischio di contrarre HIV/AIDS,<br />
per esempio uomini e donne che offrono servizi sessuali a pagamento, clienti<br />
potenziali e giovani esposti ad iniziazione precoce al sesso o alla droga.<br />
Operando quotidianamente cerchiamo di fornire i seguenti servizi:<br />
diffusione di informazioni su come assumere comportamenti sessuali non a<br />
rischio;<br />
organizzazione di consulenza medica anonima;<br />
creazione di gruppi di sostegno e diffusione di informazioni sugli enti di<br />
assistenza sociale.<br />
La Fondazione Polacca La Strada contro il traffico di donne è un’organizzazione<br />
di donne non governativa che opera per prevenire e combattere il traffico di<br />
donne in Polonia.<br />
L’ufficio di Varsavia è stato istituito nel 1995 in seno ad un progetto pilota dal<br />
nome “La Strada: prevenzione del traffico di donne in Europa centrale e orientale”,<br />
condotto sotto la supervisione della STV (Stichting tegen Vrouwenhandel,<br />
fondazione olandese di lotta al traffico di donne). Dopo otto anni di successi, tale<br />
progetto ha costituito una rete di nove uffici indipendenti ma coordinati tra loro<br />
in Polonia, Olanda, Repubblica Ceca, Ucraina, Bulgaria, Bielorussia, Bosnia-<br />
Erzegovina, Macedonia e Moldavia.<br />
Il progetto La Strada cerca di rendere visibile l’esistenza del fenomeno del traffico<br />
di donne e di influenzare le autorità e l’opinione pubblica affinché il problema<br />
venga affrontato in un’ottica di diritti umani.<br />
107
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Il progetto cerca inoltre di mettere le vittime in contatto con le reti di supporto e<br />
di istruire donne e ragazze circa i potenziali rischi del traffico di esseri umani. I<br />
bisogni delle donne coinvolte sono il punto di partenza di ogni attività del progetto<br />
La Strada.<br />
Le organizzazioni partner in Lituania.<br />
Centro lituano di lotta all’AIDS.<br />
Attività del centro: somministrare e fornire servizi di sanità integrata.<br />
L’obiettivo principale del Centro lituano di lotta all’AIDS è la predisposizione e<br />
la messa in atto di misure di prevenzione e controllo di HIV/AIDS, infezioni sessualmente<br />
trasmissibili (IST) e uso di droga; la cura della salute dei cittadini<br />
lituani; l’arresto della diffusione di HIV/AIDS; la riduzione di patologie, invalidità<br />
e mortalità fra la popolazione lituana. Gli obiettivi del Centro Lituano di<br />
lotta all’AIDS sono cambiati in funzione di una diversa percezione dei problemi<br />
esistenti e di una mutata situazione epidemiologica. Il personale del Centro esegue<br />
un monitoraggio ed una valutazione della situazione epidemiologica in<br />
Lituania e nei paesi confinanti, esegue costantemente sondaggi sociologici sulla<br />
popolazione a rischio, esegue test di laboratorio di IST e HIV, controlla l’attività<br />
dei laboratori di diagnosi dell’HIV, istruisce i gruppi di popolazione a rischio,<br />
organizza cure mediche ambulatoriali, fornisce assistenza medica a domicilio<br />
per sieropositivi e pazienti di AIDS e ultimamente è responsabile del monitoraggio<br />
delle IST in Lituania.<br />
Le organizzazioni partner in Francia.<br />
Autres regards<br />
Autres Regards è un’organizzazione di base con sede a Marsiglia che lavora con<br />
e per ogni tipo di sexworker: donne, uomini, travestiti e transessuali.<br />
L’organizzazione è stata creata nel 1991 col nome di “Projet Saint-Charles”<br />
(Progetto San Carlo) ed è diventata ufficialmente autonoma nel 1995 col nome<br />
di “Autres Regards” (Altri sguardi). Una particolarità di Autres Regards è l’inclusione<br />
di sexworker nel gruppo dirigente (come educatrici pari) ed anche nel<br />
Consiglio di Amministrazione, il quale decide le linee guida principali delle<br />
azioni del gruppo.<br />
La sua attività principale è tutelare la salute fornendo strumenti e informazioni<br />
di prevenzione di HIV e IST. Il gruppo dirigente è composto di 12 membri: una<br />
coordinatrice, personale medico (dottoressa, infermiera, psicologa), operatrici<br />
sul campo, operatrici sociali, personale amministrativo che opera in strada e sul<br />
campo. Ogni settimana un’unità mobile è presente in centro città e sulle strade<br />
alla periferia di Marsiglia per entrare in contatto con le lavoratrici sul loro luogo<br />
di lavoro di giorno e di notte. E’ anche attivo uno sportello di assistenza Autres<br />
Regards presso la nostra sede dove è possibile contattare il nostro personale. La<br />
funzione di tali strutture è fornire aiuto alle sexworker su specifiche questioni di<br />
108
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
prevenzione sanitaria o su questioni sociali, ma anche fornire loro un attimo di<br />
pausa per bere un caffè o semplicemente per fare due chiacchiere.<br />
Autres Regards svolge sempre più spesso attività di cura più generali, in considerazione<br />
delle circostanze sanitarie, sociali o psicologiche dell’ambiente in cui<br />
opera. Ha inoltre intrapreso una specifica attività di assistenza alle donne<br />
migranti e alle vittime di traffico di esseri umani per la fruizione dei loro diritti<br />
primari e l’accesso al sistema sanitario.<br />
Autres Regards ha inoltre intrapreso attività per modificare l’opinione che la<br />
gente ha della prostituzione e per fare sì che le sexworker siano più accettate e<br />
rispettate. A livello europeo Autres Regards è partner del progetto Femmigration<br />
(progetto Dafne), che ha come obiettivo una legislazione in materia di persone<br />
prostitute migranti e di donne vittime di traffico di esseri umani su internet, progetto<br />
coordinato da Amnesty for Women. E’ anche partner ospite del progetto<br />
TAMPEP (Progetto Transnazionale Europeo di Prevenzione dell’AIDS e delle<br />
IST tra Persone Prostitute Migranti).<br />
L’organizzazione partner in Olanda<br />
Il progetto TAMPEP (l’acronimo significa Progetto Transnazionale Europeo di<br />
Prevenzione dell’AIDS e delle MST tra Persone Prostitute Migranti) ebbe inizio<br />
nel 1993. I suoi partner sono: Stichting TAMPEP in Olanda, Amnesty for Women<br />
in Germania, il Comitato per i diritti civili delle prostitute in Italia e LEFO<br />
(Lateinamerikanische Emigrierte Frauen in Österreich) in Austria. Nel 1997 i<br />
membri della rete TAMPEP fondarono una federazione di ONG chiamata<br />
Fondazione Internazionale TAMPEP, con sede ad Amsterdam. Tale federazione<br />
è diventata un centro europeo di assistenza, consulenza, formazione e counselling<br />
in materia di salute, prostituzione, migrazione e politiche di lotta al traffico<br />
di esseri umani. Alla data odierna la rete TAMPEP ha sezioni in 14 paesi<br />
dell’Unione Europea ed in 9 paesi dell’Europa centrale e orientale.<br />
Gli obiettivi della fondazione sono i seguenti:<br />
coordinare le attività internazionali del progetto TAMPEP;<br />
promuovere azioni e politiche basate sul rispetto di tutte le persone che<br />
lavorano come sexworker;<br />
promuovere la tutela ed il miglioramento dei diritti umani e civili delle sexworker<br />
migranti e di tutte le persone che sono socialmente marginalizzate o<br />
discriminate;<br />
studiare politiche non discriminatorie in materia di prostituzione e migrazione;<br />
creare e sviluppare una struttura per facilitare la costituzione di una rete integrata<br />
di assistenza sanitaria e sostegno sociale per sexworker (migranti);<br />
creare e sviluppare una struttura di organizzazioni non governative e governative<br />
per la protezione di donne vittime di traffico di esseri umani in<br />
Europa.<br />
109
F E N A R E T E P R O J E C T<br />
TAMPEP è un progetto di rete internazionale con l’obiettivo di studiare e mettere<br />
in atto strategie integrate di assistenza sanitaria e sociale per sexworker<br />
migranti e vittime di traffico di esseri umani. Compito di TAMPEP è diffondere<br />
conoscenze e competenze, svolgere un ruolo determinante di difesa della dignità<br />
delle sexworker nei confronti dell’opinione pubblica, analizzare il con<strong>testo</strong><br />
locale nel quale si svolge la prostituzione, osservare le dinamiche della migrazione<br />
in Europa, salvaguardare gli interessi delle sexworker migranti e delle vittime<br />
di traffico di esseri umani, creare i presupposti per l’assistenza sanitaria e<br />
sociale e creare reti di collegamento tra paesi e regioni.<br />
Il progetto TAMPEP è finanziato dalla Commissione Europea (DG V, Salute<br />
Pubblica) e in parte anche da organizzazioni governative di diversi stati.<br />
Oltre a coordinare il progetto TAMPEP la Fondazione promuove altri progetti.<br />
Fra questi un progetto sviluppato in quattro paesi dal titolo “Mediatori culturali<br />
nel campo della prostituzione. Formazione transnazionale”, finanziato dalla<br />
Commissione Europea (DG XXII - Istruzione, Formazione e Giovani, Progetto<br />
Leonardo da Vinci) ed il progetto “Chiaro di luna. Prostituzione sicura”, un progetto<br />
del Latvian Gender Centre (ONG Lettone con sede a Riga) rivolto alle<br />
sexworker lettoni e finanziato dal ministero olandese degli affari esteri attraverso<br />
il progetto MATRA. Tra i progetti paralleli vi è anche un progetto biennale in<br />
Ucraina finanziato da MATRA ed altri progetti europei.<br />
La Fondazione Internazionale TAMPEP collabora inoltre con agenzie internazionali<br />
e altre ONG estere, specialmente con quelle dei paesi di origine delle<br />
sexworker migranti.<br />
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F E N A R E T E P R O J E C T<br />
Ringraziamenti<br />
a:<br />
Dott. Giuseppe Caccia, Assessore alle Politiche sociali del Comune di Venezia;<br />
Dott. Alberto Caldana Assessore Politiche sociali e sanitarie del Comune di<br />
Modena.<br />
Ai docenti:<br />
Jacqui Schneider-Harris, Eric Schneider, Philippe Aubert, Alexandre Olenine,<br />
Muriel Pradon, Olivier Lantelme, Noëlle Van den Bosch,<br />
Dr. Michael Ernst Pörksen, a management expert and tax advisor; Peter Hinz, an<br />
insurance broker; Margarete Gräfin von Galen, a lawyer and specialist in criminal<br />
law; Andrea Würdinger, a lawyer and specialist in aliens law; Renate Harder,<br />
a doctor specialising in STD and HIV/AIDS counselling and examination of<br />
prostitutes, with a district health authority in Berlin; Petra Weigand, a social<br />
worker and colour therapist; Bernhild Schrand, a sociologist and a management<br />
and public speaking; Dr. Ruta Jarasuniene, gynaecologist, General Practitioner;<br />
Dr. Giedrius Likatavicius, Laboratory Doctor; Dr. Vilnele Lipnickiene, Doctor<br />
Epidemiologist; Dr. Algirdas Griskevicius, Head Accountant Jolanta Moro (all<br />
from the Lithuanian AIDS Centre), Professor of the Lithuanian Law University<br />
D. Beinoravicius, Head Specialist of the Social Security and Labour Ministry J.<br />
Sliuziene; Mariska Majoor, PIC (Prostitution Information Centre); Jacqueline<br />
Waterman, PIC; Hanneke Roosjen, AIDS Fonds; Sandra Claassen,<br />
Humanitas/BLinN; Marjan Wijers, Clara Wichman Instituut; Christy ten Broeke<br />
Mirjam, member of Stichting Tampep; Marieke Bevelanderhuis; Marieke van<br />
Doorninck, Mr. A. de Graaf Stichting; Hanka Mongard, TAMPEP International<br />
Foundation; Licia Brussa, TAMPEP International Foundation; Pia Covre, Carla<br />
Corso, Loris Zampieri, Cinzia Bragagnolo, Luboya Natibwe, Sofia Di Bella,<br />
Cecchetto Alessandra, Barelli Andrea, Nicola Atalmi, Agnese Francescato,<br />
Chiara Ghetti, Chiara Scotta, Zbigniew Izdebski, Andrzej Kremplewski,<br />
Sebastian Ocwieja, Ryszard Rutkowski, Anna Staszewska, Malgorzata Szulik,<br />
Anna Zydowicz - Mucha.<br />
Un speciale ringraziamento alle associazioni e ai servizi che hanno ospitato le<br />
corsiste per i project work.<br />
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F E N A R E T E P R O J E C T<br />
INDICE<br />
INTRODUZIONE 1<br />
Cap. 1 | L’ipotesi metodologica iniziale 3<br />
1.1. Analisi del ruolo professionale delle educatrici<br />
pari nel campo della prostituzione 3<br />
1.1.1. Ruolo e funzioni dell’educatrice pari<br />
nel campo della prostituzione 4<br />
1.2 Metodologia di formazione<br />
dell’educatrice pari (idee di base) 5<br />
1.2.1 Analisi delle competenze professionali 5<br />
1.2.2 Ipotesi metodologica 6<br />
1.2.3 Le basi metodologiche su cui si poggia l’ipotesi<br />
di rielaborazione dell’esperienza:<br />
la teoria del ciclo della vita di Kohlrieser 7<br />
1.2.4 Il “gruppo” come risorsa 9<br />
Cap. 2 | Analisi dei contesti nazionali<br />
in cui è stata avviata la sperimentazione 11<br />
2.1 Il con<strong>testo</strong> della prostituzione<br />
nei paesi coinvolti nel progetto 11<br />
2.1.1 Italia 11<br />
2.1.2. Francia 12<br />
2.1.3. Germania 13<br />
2.1.4. Olanda 14<br />
2.1.5. Lituania 16<br />
2.1.6. Polonia 18<br />
2.2. Con<strong>testo</strong> legale sulle caratteristiche dell’immigrazione<br />
e della prostituzione nei paesi coinvolti nel progetto 19<br />
2.2.1 Italia 19<br />
2.2.2 Francia 21<br />
2.2.3. Germania 21<br />
2.2.4. Olanda 23<br />
2.2.5. Lituania 26<br />
2.2.6. Polonia 28<br />
2.3. Conclusioni 29<br />
Cap. 3 | La sperimentazione e le linee guida<br />
per la formazione professionale di peer educator<br />
in ambito di prostituzione 31<br />
3.1. La metodologia formativa sperimentata 31<br />
3.2 Struttura del percorso formativo realizzato in Italia 32<br />
3.3. Obiettivi e strategie 33<br />
3.4 Tecniche utilizzate 35<br />
3.4.1 Alcuni esempi di tecniche di “attività verbale” 36<br />
3.4.2 Alcuni esempi di tecniche di “attività scritta” 37<br />
3.4.3 Alcuni esempi di tecniche di “grafica” 38<br />
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F E N A R E T E P R O J E C T<br />
3.5 Setting 39<br />
3.6 La sperimentazione del programma di formazione<br />
professionale per peer educator nei paesi partner. 40<br />
3.7 La sperimentazione protetta delle abilità e competenze<br />
acquisite (project work) 52<br />
3.7.1 Project work in Italia 52<br />
3.7.2 Project work in Francia 55<br />
3.7.3 Project work in Germania 56<br />
3.7.4 Project work in Polonia 58<br />
3.7.5 Project work in Lituania 59<br />
3.7.6 Project work in Olanda 60<br />
3.8 Valutazioni 62<br />
3.8.1 Italia 62<br />
3.8.2 Francia 65<br />
3.8.3 Germania 67<br />
3.8.4 Polonia 69<br />
3.8.5 Lituania 71<br />
3.8.6 Olanda 72<br />
3.9 La sperimentazione dei percorsi di formazione<br />
professionale per peer educator 75<br />
3.9.1 Elementi base ed elementi specifici 76<br />
3.10 La costruzione di programmi di formazione<br />
professionale di peer educator in ambito di prostituzione 79<br />
3.10.1 Analizzare il con<strong>testo</strong> nazionale 79<br />
3.10.2 Modulare il programma formativo 81<br />
Cap. 4 | Formazione in materia<br />
di creazione di impresa 83<br />
4.1. Descrizione del programma e del processo di formazione 83<br />
4.1.1 L’esperienza italiana 83<br />
4.1.2 L’esperienza dei partners 85<br />
4.1.3 La prima azione di visibilità pubblica delle<br />
peer educator formate in Germania 87<br />
4.2 Conclusioni sulla formazione alla costituzione d’impresa 88<br />
Cap. 5 | Progetto Fenarete conclusioni 91<br />
5.1 La definizione di linee guida utilizzabili nella<br />
formazione professionale per peer educator<br />
in ambito di prostituzione 91<br />
5.2 L’esportabilità della metodologia ad altri target 91<br />
5.3 Considerazioni finali 92<br />
Elenco dei nomi e ruoli nel progetto<br />
diviso per team nazionali 93<br />
Glossario 95<br />
Bibliografia 101<br />
Organizzazioni partecipanti 105<br />
Ringraziamenti 111<br />
Indice 112<br />
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