05.06.2013 Views

Album Balon Mundial

Album Balon Mundial

Album Balon Mundial

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Il primo torneo di calcio per migranti a Torino


Siamo partiti con l’idea<br />

di costruire assieme<br />

un momento di incontro<br />

e integrazione<br />

tra le culture<br />

attraverso lo sport.<br />

Abbiamo coinvolto venti squadre:<br />

scenderanno in campo peruviani, romeni,<br />

camerunensi, paraguaiani, brasiliani, slavi,<br />

ghanesi, congolesi, colombiani, moldavi,<br />

nigeriani, somali, albanesi, marocchini,<br />

ivoriani, boliviani, italiani,<br />

senegalesi ed ecuadoriani.<br />

Tutti al <strong>Balon</strong>. <strong>Mundial</strong>.


<strong>Balon</strong> <strong>Mundial</strong>.<br />

È calcio e immigrazione,<br />

gioco e realtà,<br />

di una città e delle sue piazze,<br />

di Torino.<br />

<strong>Balon</strong> <strong>Mundial</strong> scivola e rimbalza tra campi e giocatori, quartieri e<br />

culture. Attraversa la città e i suoi mercati, percorrendo ponti sospesi<br />

tra la Mole e il Po. Si ferma tra i pali del Mercadante e della Colletta,<br />

e giù fino a Corso Sicilia. Rotola. San Paolo, Tirana, Quito, Abidjan.<br />

Passa. Asunción. La Paz. Yaoundé. Gli Urali.Si muove. Le Alpi. Bucarest.<br />

Kinshasa. Supera aquile nigeriane e leoni senegalesi. Ancora. Le<br />

Ande. Rabat. Mogadiscio. E poi Chisinau. Accra. Bogotá.Ma tutto in<br />

un’unica grande città,che a suo modo si muove con lui tra il giugno<br />

e l’estate.Infine la festa, ritmi e immagini dal mondo rotondo come il<br />

nostro pallone, come il nostro <strong>Balon</strong>.


Torino, una città<br />

che si costruisce<br />

anche sulle differenze:<br />

cinque persone<br />

su cento sono immigrati.


Tutto per ricordarci che<br />

il calcio può essere non solo<br />

un fine, ma soprattutto un mezzo,<br />

per divertirci un mese intero.<br />

E intanto conoscersi meglio.


Officinakoinè<br />

Officinakoiné è un’associazione culturale operativa dal 2004 che persegue finalità di promozione<br />

culturale e di solidarietà sociale. E’ attiva nei settori della cultura, dell’istruzione, della formazione<br />

e dello sport, con particolare attenzione al tema della solidarietà tra popoli, del confronto tra culture<br />

diverse e sensibilità distinte.<br />

www.officinakoine.org<br />

Gruppo Africano Cultura e Sport (GACS)<br />

L’Associazione Culturale Gruppo Africano Cultura e Sport (G.A.C.S), senza scopo di lucro e composta<br />

da 106 ragazzi di diverse nazionalità, opera da 17 anni nei vari settori della vita nazionale e<br />

europea collaborando con enti pubblici e privati con delle iniziative rivolte a fornire opportunità<br />

di incontro tra cittadini italiani ed extracomunitari al fine di costruire e saldare i rapporti di amicizia<br />

e di solidarietà tra i popoli presenti in Piemonte. G.A.C.S promuove e diffonde la cultura del<br />

continente africano attraverso dibattiti, mostre, viaggi di studio, cene, spettacoli musicali e attività<br />

ricreative e sportive.<br />

Mergimtari<br />

L’Associazione culturale albanese Mergimtari Torino nasce nel 2005 per iniziativa di studenti universitari,<br />

giovani lavoratori e famiglie albanesi che lavorano e studiano a Torino e in Piemonte. L’associazione<br />

ha lo scopo di promuovere l’integrazione della comunità albanese in Italia attraverso lo<br />

sviluppo delle relazioni culturali nei vari ambiti e discipline letterarie, teatrali, musicali, cinematografiche,<br />

artistiche, sportive e dei media.<br />

www.mergimtari.it<br />

Fratia<br />

Fratia è un’associazione senza fini di lucro, nata a Torino nel luglio 2003, voluta da persone italiane<br />

e rumene che da tempo avvertivano la necessità di creare un punto di riferimento e di incontro<br />

per tutti i rumeni che si trovano ad approdare a Torino privi di appoggio immediato. L’associazione<br />

promuove l’integrazione attiva delle famiglie rumene nella realtà italiana e torinese attraverso l’apprendimento<br />

della lingua italiana, la conservazione della memoria, dell’espressività, della storia,<br />

dei saperi relativi alle culture d’origine e l’uso degli strumenti culturali e di informazione.<br />

www.fratia.it<br />

UISP (Unione Italiana Sport per Tutti)<br />

L’Uisp è l’associazione di sport per tutti, fondata del 1948, che ha l’obiettivo di estendere il diritto<br />

allo sport a tutti i cittadini. Lo sport per tutti è un bene che interessa la salute, la qualità della vita,<br />

l’educazione e la socialità. L’Uisp attraverso le sue iniziative ha l’obiettivo di valorizzare le varie<br />

facce dello sport, da quello competitivo (con particolare attenzione al mondo dilettantistico e amatoriale)<br />

a quello coreografico-spettacolare, da quello strumentale (sport per la salute, il benessere,<br />

per difendere l’ambiente) a quello espressivo (pratiche individuali o collettive al di fuori di circuiti<br />

sportivi strutturati).<br />

www.uisp.it<br />

Terra del Fuoco (Tdf)<br />

Terra del Fuoco (Tdf) è un’associazione di promozione sociale in ambito culturale fondata nel 2001.<br />

È una ong che opera nel campo della cooperazione internazionale. Le attività seguono quattro filoni<br />

di intervento: cooperazione internazionale e cooperazione allo sviluppo; educazione alla cittadinanza<br />

attiva in ambito europeo; promozione culturale e sostegno sociale delle comunità migranti;<br />

promozione sociale e culturale nell’area mediterranea Dal 2004 Tdf ha intrapreso un percorso comune<br />

con Acmos, altra associazione torinese, con la quale collabora in diversi ambiti di intervento.<br />

Dal 2005 Tdf aderisce a Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie.<br />

www.terradelfuoco.org


Darwin Pastorin<br />

Direttore La7 Sport<br />

Ho sempre difeso la passione sincera, genuina, innocente per il calcio. E<br />

il tifo. Perché si può delirare per la propria squadra del cuore: così come<br />

difendiamo, con fermezza, i nostri ideali politici, le nostre scelte di vita,<br />

i nostri miti letterari. Molti scrittori hanno parlato del loro amore tifoso:<br />

senza reticenze, con voce forte.<br />

Montalban era del Barcellona, Marias è del Real Madrid; Sandro Veronesi<br />

è della Juventus mentre Alessandro Baricco è del Torino. Il mio amico Toquinho,<br />

cantautore celebrato, autore della sigla della mia trasmissione su<br />

La7 , è un fanatico del Corinthians, mentre<br />

io, dai primi vagiti, difendo, a spada tratta, il mio amor poetico per il Palmeiras.<br />

Eduardo Galeano in (, Sperling & Kupfer Editori) racconta: .<br />

Anche questo è un modo di : con una passione e<br />

non . Diverso l’atteggiamento di Osvaldo Soriano, che fu<br />

sostenitore accesso del suo San Lorenzo. Basta leggere l’incipit de (, Einaudi):<br />

.<br />

Pier Paolo Pasolini tifava per il Bologna e andava allo stadio con Sereni<br />

(Inter), Bassani (Spal) e Soldati (Juventus).<br />

Il Giovanni Arpino non manifestò mai la propria fede: era un <br />

e un non deve stare da nessuna parte. Da giovane<br />

(assicurano la moglie Caterina e il giornalista sportivo Bruno Perucca)<br />

l’autore di conobbe un fremito interista: poi <br />

Juve e Toro alla pari, dedicando alla società granata la più bella poesia, in<br />

dialetto piemontese, sul pallone.<br />

Jorge Amado mi confidò: . Era il 10 dicembre 1993. La moglie<br />

dell’autore di , Zelia Gattai, figlia di<br />

anarchici ferraresi, ha fatto la scelta giusta: tifa per il Palmeiras. Il mio<br />

grande, splendido, meraviglioso Palmeiras.<br />

Gianni Piva<br />

Giornalista la Repubblica<br />

Accorgersene non è facile, del resto viviamo con occhi e testa a capofitto<br />

nelle cose di casa nostra e non è semplice ricordarsi che c’è dell’altro,<br />

girato l’angolo. Siamo troppo occupati a seguire, parlando di sport e di<br />

football, quel che accade nei nostri stadi, regno dell’eccezionale e dello<br />

spettacolo a tutti i costi, per ascoltare il rumore di altri calci al pallone,<br />

scoprendo così che ci sono rimbalzi che sanno regalare un bene preziosissimo,<br />

la speranza.<br />

E’ quello che riesce a fare il progetto “Inter Campus”, nato tra le pieghe<br />

del grande calcio professionistico nel segno del club di Massimo Moratti,<br />

un progetto che ha come missione quella di portare nelle più emarginate<br />

periferie del mondo, là dove spesso essere un bimbo è già una condanna,<br />

una occasione per sorridere e avere una opportunità di riscatto. Il bello è<br />

che questo accade oggi in venti paesi di quattro continenti, coinvolgendo<br />

un paio di decine di migliaia di ragazzi a cui con una maglia nerazzurra e<br />

un pallone viene offerta, con la possibilità di giocare e divertirsi, l’occasione<br />

per ritrovare il filo spezzato che permette di recuperare una dimensione<br />

educativa imparando a coniugare sport e attività scolastica. Cosa<br />

che in tante parti del nostro pianeta equivale a qualcosa di eccezionale,<br />

raro fino ad essere un privilegio da cui tanti sono esclusi<br />

E’ una storia cominciata quasi dieci anni fa in una favela alla periferia<br />

di Rio de Janeiro, dove è stata posata la prima pietra di questo progetto<br />

nel segno della solidarietà. Un gesto d’amore che è diventato il motore di<br />

una avventura che ha raggiunto villaggi sperduti dell’Africa, le periferie<br />

dei grandi agglomerati urbani dell’Asia o dell’America Latina, in Medio<br />

Oriente e ora anche in Cina, realizzando una rete che ha mobilitato ormai<br />

ventimila ragazzi. InterCampus in tutto questo tempo ha fatto i conti<br />

con guerre, ha parlato a ragazzi di religioni diverse, abbattendo steccati e<br />

riuscendo superare divisioni che parevano insuperabili. E’ diventato l’occasione<br />

per comunicare e portare il suo messaggio di speranza e solide<br />

motivazioni attraverso il linguaggio universale del pallone e del gioco<br />

del calcio. Un lungo viaggio fatto di storie minime eppure grandissime,<br />

come quella di Tarik, che alla periferia di Casablanca, dove Inter Campus<br />

ha operato a fianco di Soleterre Onlus, è riuscito a sfuggire all’addestramento<br />

che lo avrebbe fatto diventare un kamikaze, e ora, inseguendo il<br />

sogno di diventare calciatore, comunque scoprendo il piacere dell’attività<br />

sportiva, ha ritrovato la strada della scuola e la sua vita di ragazzino assieme<br />

ad altri coetanei.<br />

Inter Campus estero fin dal primo pallone calciato alla periferia di Rio<br />

ha tralasciato l’idea di creare vere scuole calcio, a differenza di quello<br />

che avviene in Italia, per diventare soprattutto uno strumento per aiutare<br />

bambini che vivono in aree e situazioni disagiate. Le maglie nerazzurre<br />

sono arrivate a Gaza, come a Gerusalemme o in Libano. A Sarajevo, ferita<br />

e sfregiata da una guerra feroce, i primi palleggi e le prime sfide cinque<br />

contro cinque nel vecchio palazzetto dello sport, a due passi dalla zona<br />

dove ogni giorno piovevano i proiettili dei cecchini, hanno annunciato ai<br />

giovani di quella città martoriata che la vita poteva ricominciare. E’ un<br />

po’ quello che sta accadendo nella provincia cinese di Schandong, in un<br />

villaggio contadino dove con il gioco del pallone è arrivata una occasione<br />

inedita per oltre cento bimbi che vivono in una realtà di estrema povertà.<br />

Lontani da tutto, dalle città dove i grattacieli spuntano come i funghi, dal<br />

capitalismo arrembante, dalle fabbriche dove non ci sono regole ed orari,<br />

una maglia con il nome dei campioni che giocano a San Siro è la chiave<br />

per aprire uno spazio riservato ai giovani e alla loro emancipazione e al<br />

loro diritto di essere ragazzi.<br />

I rappresentanti di Inter Campus in questi dieci anni, con un pallone in<br />

mano e una maglia con i colori che affascinano ogni bimbo visitano ogni<br />

anno nuove periferie e villaggi dove l’infanzia fa i conti con condizioni di<br />

fortissimo disagio ed emarginazione, avviando un’operazione di recupero<br />

mai tentata prima. L’idea è semplicissima e vincente: insegnare che il<br />

calcio è un gioco e che i giochi danno allegria, insegnano correttezza, il<br />

piacere di stare insieme, fin dai primi anni di età. Questo è un calcio che<br />

non fa rumore, eppure da vita al più formidabile campionato del mondo<br />

di pallone che si possa immaginare. Non ci sono titoli sui giornali per i<br />

milioni di gol che inseguendo questo pallone vengono realizzati, non si<br />

alzano al cielo coppe e trofei, ma certo per un grande club di casa nostra<br />

come l’Inter questa è probabilmente la vittoria che vale di più.


12<br />

Romania<br />

ROMANIA IN BREVE<br />

Popolazione: 22 303 552 ab.<br />

Capitale: Bucarest<br />

Lingua: romeno<br />

Comunità rumena a Torino: 23 114<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

Dinamo (Bucuresti)<br />

Steaua (Bucuresti)<br />

JOACA CU NOI<br />

Gioca con noi<br />

ARBITRU, CINE TI-A DAT FLUIERUL?<br />

(Arbitro, chi ti ha dato il fischietto?)<br />

CUMPARA-TI O FUSTA<br />

(Comprati Una gonna!cosiì<br />

non passa il pallone)<br />

ARBITRU PUNETI OCHELARII<br />

(Arbitro mettiti gli occhiali)<br />

Fratia è un’associazione rumeno-italiana senza fini di lucro,<br />

nata a Torino nel luglio 2003 per la necessità di creare un<br />

punto di riferimento e d’incontro per tutti i romeni di Torino.<br />

Per il progetto “<strong>Balon</strong> Mondial” abbiamo anche noi la nostra<br />

squadra di calcio composta da giovani rumeni tutti contenti<br />

di partecipare.il loro motto: “La Romania non ha mai vinto un<br />

Campionato Mondiale di calcio, noi abbiamo la possibilità di<br />

giocare e speriamo di vincere questo piccolo campionato”.<br />

Se saremo vincitori, vogliamo regalare la coppa ai tutti nostri<br />

rumeni”.


Adrian Harnagea,<br />

nato a Vaslui,<br />

30 anni, portiere<br />

Mirita Marian,<br />

nato a Bucarest,<br />

20 anni, difensore<br />

Aristotel-Gali Hirlet,<br />

nato a Lupini,<br />

35 anni, centrocampista<br />

Victor Drosu,<br />

nato a Birlad,<br />

responsabile<br />

Claudiu Fertu,<br />

nato a Munteni,<br />

29 anni, difensore<br />

Constantin Serediuc,<br />

nato a Suceava,<br />

19 anni, difensore<br />

Marius Doroftei,<br />

nato a Vaslui,<br />

22 anni, centrocampista<br />

ALTRI GIOCATORI<br />

Liviu Ionut Diaconu,<br />

nato a Roman,<br />

23 anni<br />

Timios Romica Cuficios,<br />

nato a Targu-Jiu,<br />

27 anni<br />

Mircea Robert Ciupaci,<br />

nato a Filiasi,<br />

30 anni, difensore<br />

Paul Soare Bogdan,<br />

nato a Radauti,<br />

23 anni, centrocampista<br />

Busca Ionut Cristian,<br />

nato a Targu-Jiu,<br />

28 anni, attaccante<br />

Romeo Danut Rusu,<br />

nato a Radaut,<br />

24 anni<br />

Neculai Mihai Selgan,<br />

nato a Veresti,<br />

20 anni<br />

Harpa Bradut,<br />

nato a Bacau,<br />

31 anni<br />

ALTRI RESPONSABILI<br />

Buliman Costel<br />

Spatariu Mihai<br />

Sofian Dumitru,<br />

nato a Braila,<br />

30 anni, difensore<br />

Mirita Serban Valentin,<br />

nato a Bucarest,<br />

25 anni, centrocampista<br />

Florin Fanea,<br />

nato a Negresti,<br />

23 anni, attaccante<br />

13


14<br />

Camerun<br />

CAMERUN IN BREVE<br />

Popolazione: 15 746 179 ab<br />

Capitale:Yaoundè<br />

Lingue: francese, inglese<br />

Comunità camerunese a Torino: 246<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

Coton Sport de Garoua<br />

JOUE AVEC NOUS!<br />

Gioca con noi<br />

Vivere una sola vita, in una sola città, in un solo paese,<br />

in un solo universo, vivere in un solo mondo è prigione.<br />

Amare un solo amico, un solo padre, una sola madre, una<br />

sola famiglia, amare una sola persona è prigione.<br />

Conoscere una sola lingua, un solo lavoro, un solo costume<br />

una sola civiltà, conoscere una sola logica è prigione.<br />

Avere un solo corpo, un solo pensiero, una sola conoscenza,<br />

una sola essenza, avere un solo essere è prigione.<br />

Ndjock Ngana<br />

Poeta camerunense


Cyrille Tomen,<br />

nato a Yaoundè,<br />

24 anni, attaccante<br />

Claude Alima,<br />

nato a Yaoundè,<br />

26 anni, centrocampista<br />

Charlie Eyana,<br />

nato a Obala,<br />

17 anni, attaccante<br />

Victor Pouadjeu,<br />

nato a Douala,<br />

21 anni, difensore<br />

Romeo Joel Tchuindjang<br />

Djiepwou,<br />

nato a Sangmelima, 16<br />

anni, difensore<br />

Clergeau Olomo,<br />

nato a Douala,<br />

19 anni, attaccante<br />

Ibrahima Baba,<br />

nato a Ngaoundere,<br />

23 anni, centrocampista<br />

Loic Sobze Panka,<br />

nato Yaoundè,<br />

34 anni, centrocampista<br />

Hugues Simplice<br />

Ngoufack Sonfack,<br />

nato Dschang, 36 anni,<br />

difensore<br />

Simplice Kamgang,<br />

nato a Yaoundé,<br />

23 anni, centrocampista<br />

Jean Pierre Tongya,<br />

nato a Douala,<br />

33 anni, attaccante<br />

Jean Biloa Balla,<br />

nato a Yaoundé,<br />

18 anni, attaccante<br />

Constant Chouamou,<br />

nato a Yaoundè,<br />

24 anni, centrocampista<br />

Samuel Enam,<br />

nato a Yaoundè,<br />

18 anni, centrocampista<br />

Abena Nkolo,<br />

nato a Ubala,<br />

20 anni, attaccante<br />

Philippe Meilo,<br />

nato a Douala,<br />

35 anni, attaccante<br />

15


16<br />

Perù<br />

PERÙ IN BREVE<br />

Popolazione: 27 947 000 ab.<br />

Capitale: Lima<br />

Lingue: spagnolo<br />

Comunità peruviana a Torino: 5 565<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

Alianza Lima<br />

JUEGA CON NOSOTROS<br />

Gioca con noi<br />

ARRIBA, ABAJO, VIVA<br />

EL PERU’ CARAJO<br />

ARBITRO MARICON<br />

UN GOLAZO!<br />

La prima squadra peruviana di Torino si formò nel ’91, negli<br />

ultimi giorni nel mese di maggio, con un gruppo di amici che<br />

venivano da diverse parti del Perù. Avevamo l’abitudine di<br />

incontrarci in Piazza Carlo Felice, davanti a Porta Nuova. Mentre<br />

brindavano, con alcune birre, e giocavano avevano l’idea<br />

fissa di formare un l’equipo.<br />

Con la collaborazione di ciascuno comprammo un completo<br />

di divise. Da allora iniziammo a giocare, a fare prima delle<br />

amichevoli, contro italiani…Una volta giocammo conro i Carabinieri:<br />

12 a 3, o forse 4. Li vincemmo, ricordo che fu nel<br />

Campo Luini. Passando il tempo decidemmo di iscriverci al<br />

primo campionato, col nome<br />

Latin Perù. Poi iniziarono a venire più e più persone, da tutte<br />

le regioni del Perù, dalle montagne all’oasi gialla di Huacachina.<br />

Sette squadre oggi ci sono a Torino! Adesso chi allora<br />

giocava centravanti, è passato in porta, perché l’età già non<br />

permette di correre come prima; altri sono partiti, altri nuovi<br />

sono arrivati, altri ancora arriveranno e giocheranno, in campo<br />

o in piazza, non importa dove.


Marco Antonio Rengifo<br />

Woolcot, 34 anni, portiere<br />

Luis Torres Lucero,<br />

23 anni, centrocampista<br />

Hurtado,<br />

30 anni, centrocampista<br />

Anticona,<br />

allenatore<br />

Torres Perez José,<br />

44 anni, portiere<br />

Jorge Alva Macedo,<br />

30 anni, centrocampista<br />

Chavez,<br />

37 anni, difensore<br />

Ringo Alosilla Astete,<br />

41 anni, difensore<br />

Laura Rusbel Calderon,<br />

18 anni, attaccante<br />

ALTRI GIOCATORI<br />

Felipa Silva Kevin,<br />

25 anni<br />

Dany Anticona,<br />

20 anni<br />

Jhonatan Guevara,<br />

21 anni<br />

Josè Guevara,<br />

19 anni<br />

Vilchez Salazar Ruben,<br />

16 anni<br />

Raul Guerriero Rivera,<br />

40 anni, centrocampista<br />

Cesar Benavides,<br />

24 anni, attaccante<br />

17


18<br />

Paraguay<br />

PARAGUAY IN BREVE<br />

Popolazione: 6 191 368 ab.<br />

Capitale: Asunciòn<br />

Lingue: spagnolo, guarani<br />

Comunità paraguyana aTorino: 16<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

Cerro Portero (Asuncion)<br />

E JUGA ORENDIVE<br />

Gioca con noi<br />

PARAGUAY ROHAIHU<br />

(Paraguay T.V.B.)<br />

CHE ABUELA OIKOVE<br />

(Questa la parava anche mia<br />

nonna)<br />

REFERE POMBERETE<br />

(Arbitro mostro)<br />

Los muchachos se reunen y mas contentos estàn despuès<br />

del partido, si pierden o ganan, dà igual, total hay cerveza.<br />

Algunos pueden llegar por sì solos, otros no. Quien tienen<br />

casa, a su casa, y los que no tienen, una noche en el calabozo.<br />

Rohaihu Paraguay!<br />

I ragazzi si riuniscono e dopo la partita sono anche più contenti,<br />

se vincono o perdono è lo stesso, l’importante è che ci<br />

sia la birra. Alcuni può darsi arriveranno a casa sulle proprie<br />

gambe, altri no. Chi ha una casa, a casa sua, e quelli che non<br />

ce l’hanno, una notte in galera. Ti voglio bene Paraguay!


Roberto Antonio<br />

Barreiro Leon,<br />

nato a Fram,<br />

31 anni, portiere<br />

Modesto Daniel<br />

Cabanas Gomez,<br />

nato a Asunciòn,<br />

29 anni, difensore<br />

Carlos Alberto<br />

Gonzalez,<br />

nato a Asunciòn,<br />

25 anni, centrocampista<br />

Gregorio Hernan<br />

Caballero Chena,<br />

nato a Asunciòn,<br />

27 anni, attaccante<br />

Tomas Florentin<br />

Santacruz,<br />

nato a San José,<br />

39 anni, portiere<br />

Osmar Raul<br />

Sanabria Coronel,<br />

nato a Primero de Marzo,<br />

25 anni, difensore<br />

Pablo Valejos<br />

Martinez,<br />

nato a Pilar,<br />

29 anni, centrocampista<br />

Mario Milciades<br />

Mendoza Dominguez,<br />

nato a Ciudad del Este,<br />

23 anni, attaccante<br />

Mario Enrique<br />

Echeverria Serrano,<br />

nato a Milagro (Ecuador),<br />

27 anni, difensore<br />

Hugo Cesar<br />

Sanabria Coronel,<br />

nato a Primero de Marzo,<br />

30 anni, difensore<br />

Walter Marino<br />

Caceres Britez,<br />

nato a Primero de Marzo,<br />

21 anni, centrocampista<br />

Gustavo<br />

Maldonado Zarate,<br />

nato a Asunciòn, 30 anni,<br />

attaccante<br />

Silvino Dominguez<br />

Sanabria,<br />

nato a Primero de Marzo,<br />

29 anni, difensore<br />

Silverio Tomas<br />

Mendoza Dominguz,<br />

nato a Ciudad del Este,<br />

26 anni, difensore<br />

Paulino<br />

Salvador Viera,<br />

nato a Itacorubi,<br />

31 anni, centrocampista<br />

ALTRI GIOCATORI<br />

Marco Saban,<br />

nato a Asunciòn, 32 anni<br />

Teodoro Franco,<br />

nato a Itagua, 43 anni<br />

Carlos Sanabria,<br />

nato a Primero de Marzo, 25 anni<br />

Hector Daniel Rolon, nato a Itagua,<br />

20 anni<br />

Aldo Amarilla, nato a Fernando<br />

De Camora, 27 anni<br />

19


20<br />

Brasile<br />

BRASILE IN BREVE<br />

Popolazione: 184 101 109 ab.<br />

Capitale: Brasilia<br />

Lingue: portoghese<br />

Comunità brasiliana a Torino: 1463<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

2006: San Paulo<br />

BRINCA COM NOS<br />

Gioca con noi<br />

A BOLA E REDONDA<br />

(La palla è rotonda)<br />

JUIZ LADRÕO<br />

(Arbitro ladrone)<br />

ESTA ATE MINHA A VÓ PEGAVA<br />

(Anche mia nonna la prendeva)<br />

Tra i nostri tifosi c’era sempre un bambino, che veniva a vederci<br />

giocare, a me (David), a Edma ed al portiere Fernando;<br />

questo bambino sognava di giocare nella nostra squadra<br />

perché era la squadra più forte della città a Itabirigna, in<br />

Brasile. Quando veniva a vedere la partita rimaneva sempre<br />

dietro la porta, dove c’era un muretto e lì si sedeva. Un giorno<br />

mancavano cinque minuti alla fine della partita e l’arbitro<br />

aveva fischiato un calcio di rigore. Il bimbo gridava, da là,<br />

dietro il muro, e tifava per noi. Ci fu un “piccolo incidente”: il<br />

nostro bomber tirò il calcio di rigore, ma la palla dove andò<br />

a finire? Anziché in rete, proprio in faccia al bambino. E noi<br />

perdemmo la partita. (Adesso quel bambino, comunque, gioca<br />

a calcio, e forse anche meglio di noi).


Fernando<br />

Guimaraês Rodrigo,<br />

nato a Mogi Das Cruzes,<br />

27 anni, portiere<br />

Fabiano Barbosa Neves,<br />

nato a Ipatinga,<br />

24 anni, difensore<br />

Marcio Lacerda Atizorio,<br />

nato a Masquita,<br />

23 anni, centrocampista<br />

Giliarde Miranda<br />

da Silva,<br />

nato a Verciem Alegre,<br />

25 anni, attaccante<br />

Jonas Da Silva Barbosa,<br />

nato a Coronel Fabriciano,<br />

28 anni, portiere<br />

Analdo Valadares,<br />

nato a Belo Oriente,<br />

35 anni, difensore<br />

Ismael Ferreira<br />

De Lima,<br />

nato a Ipatinga,<br />

32 anni, centrocampista<br />

Hedmer Assis Rosa,<br />

nato a Fabriciano,<br />

29 anni, attaccante<br />

Adair Antonio Valadares,<br />

nato a Coronel Fabriciano,<br />

29 anni, difensore<br />

Frank Aime<br />

Moscoso Paredes,<br />

Ica (Perù),<br />

25 anni, difensore<br />

Osvaldo Atizore Junior,<br />

nato a Coronel Fabriciano,<br />

24 anni, centrocampista<br />

Douglas Ramos de Mato,<br />

nato a Sao Candido,<br />

24 anni, attaccante<br />

Carlos Enrique Abrahao,<br />

nato a Contagem,<br />

31 anni, difensore<br />

David Henrique Campos,<br />

nato a Belo Horizonte,<br />

23 anni, centrocampista<br />

Adão Valadares Sobrinho,<br />

nato a Acucena,<br />

43 anni, attaccante<br />

ALTRI GIOCATORI<br />

Jaime Moscoso Paredes,<br />

nato a Ica<br />

RESPONSABILI<br />

Durinho Ferreiro de Lima<br />

Hedmos Rosa<br />

21


22<br />

CSI<br />

CALCIATORI STATI INDIPENDENTI<br />

ASSOCIAZIONE CULTURALE RUSSKIJ MIR<br />

Russkij Mir (fondata nel 1946 come Italia-URSS) è un’associazione<br />

senza scopo di lucro che si occupa di diffondere la lingua e la cultura<br />

russa, delle ex repubbliche sovietiche e dei paesi dell’Est europeo.<br />

Promuove anche la conoscenza della lingua e della cultura<br />

italiana presso cittadini non italiani e svolge attività per favorire<br />

l’integrazione sociale degli stranieri e l’educazione interculturale,<br />

nel rispetto dei princìpi di partecipazione, solidarietà e pluralismo.<br />

In particolare organizza: corsi di lingua, compresi corsi di<br />

italiano per stranieri e club laboratori per il mantenimento della<br />

lingua madre per bambini adottati o figli di famiglie miste, incontri,<br />

conferenze, presentazioni editoriali, proiezioni, mostre, spettacoli,<br />

concerti, cene, feste, gite, viaggi culturali, seminari e altro.<br />

Dotata di una ricca biblioteca, offre in prestito e in consultazione<br />

ai soci più di 5.000 tra libri, giornali, riviste, video- e audiocassette,<br />

DVD e materiale informativo in genere. www.arpnet.it/russkij<br />

(in italiano e in russo)<br />

CSI IN BREVE<br />

Popolazione: 142 400 000 ab.<br />

Capitale: Mosca<br />

Lingua: russo<br />

Comunità russa a Torino 375<br />

UCRAINA IN BREVE<br />

Popolazione: 47 425 336 ab.<br />

Capitale: Kiev<br />

Lingua: ucraino<br />

Comunità ucraina a Torino: 469<br />

MOLDOVA IN BREVE<br />

Popolazione: 4 267 000 ab.<br />

Capitale: Chişinău<br />

Lingue: rumeno (moldavo)<br />

Comunità moldava a Torino: 1841<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

In Russia “CSKA” (Mosca),<br />

in Ucraina “Šachtar” (Doneck),<br />

in Moldova “Sheriff” (Tiraspol).<br />

Играй с нами! (gioca con noi!)<br />

Судью на мыло! (letteralmente:………)<br />

Гол!!! (Goal!!!)<br />

ASSOCIAZIONE CULTURALE MY@VY<br />

MY@VY è un’associazione apartitica, aconfessionale, senza<br />

fini di lucro, nata il 01.09.2006, giorno della festa della Repubblica<br />

Slovacca dall’impegno di un gruppo di Slovacchi<br />

che vivono e lavorano in Piemonte.<br />

Siamo un’Associazione giovane ma con le radici profonde,<br />

trentennali: ornata di volontà, piena di nostri desideri e di interessi<br />

e costruita con il lavoro di tutti noi. Tutte le attività dell’Associazione<br />

sono atte a favorire la coesione e la solidarietà<br />

all’interno della comunità slovacca in Italia e all’integrazione<br />

della stessa con la comunità italiana e con le comunità degli<br />

stranieri in Italia.


Constantin Denisov,<br />

portiere<br />

Duca Andrei,<br />

nato a Cimislia (Moldova),<br />

centrocampista<br />

Artemie Delibaltov,<br />

nato a Maximeni (Moldavia),<br />

17 anni,<br />

centrocampista<br />

Anna Roberti,<br />

Russkij Mir,<br />

Responsabile<br />

Gheorghe Petrov,<br />

difensore<br />

Marco Petrizzelli,<br />

centrocampista<br />

Massimo Zappino,<br />

nato a Carmagnola, 40<br />

anni, centrocampista<br />

ALTRI GIOCATORI<br />

Vadim Gaina,<br />

nato a Singerei (Moldavia), 20 anni<br />

Klyutkin Borys,<br />

nato a Donetsk, 18 anni<br />

Signea Gheorge,<br />

Mda Nisporeni, 26 anni<br />

Cires Valeriu,<br />

nato a Falesti, 31 anni<br />

Lutsenko Denis,<br />

nato a Mosca, 22 anni<br />

Igor Cutuc,<br />

difensore<br />

Artem Galaktionov,<br />

nato a San Pietroburgo,<br />

19 anni, centrocampista<br />

Vitaliy Martynyuk,<br />

nato in Ucraina, 26 anni,<br />

attaccante<br />

Fetescu Gheorghe,<br />

nato in Moldova,<br />

centrocampista<br />

Angelo Grasso,<br />

centrocampista<br />

Ion Fetescu,<br />

attaccante<br />

23


24<br />

Ghana<br />

GHANA IN BREVE<br />

Popolazione: 21 029 853 ab<br />

Capitale: Accra<br />

Lingue: inglese<br />

Comunità ghanese a Torino: 391<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

Kotoko (Kumasi)<br />

BRA NIE YIE ZIE AGROU<br />

Gioca con noi<br />

IT’S A GOAL! GOAL! YES!<br />

CHANGE HIM!<br />

IT’S A GOOD KEEPER<br />

GOOD TEAM<br />

L’allenatore del Ghana ha in tasca una Coppa d’Africa ed<br />

una storia incredibile da raccontare. Ebow Essien nel 1982<br />

divenne campione d’Africa con la sua nazionale, era il più<br />

forte della squadra, punto di riferimento per l’ex torinista<br />

Abedì Pelé che spesso sedeva in panchina. Conquistato il titolo<br />

fu invitato in Malesia per giocare con gli All Stars contro<br />

il Brasile di Zico e Socrates. Fu nominato miglior giocatore<br />

del torneo. Ebow ebbe un contatto per giocare in Europa, all’Olympiakos<br />

di Atene. Quando l’accordo sembrava essere<br />

fatto, il suo manager gli rubò i soldi e fece saltare il trasferimento.<br />

Si ritrovò in Italia a giocare in categorie minori dove<br />

tutti gli chiedevano che cosa ci facesse uno dei piedi così<br />

buoni sui campi della periferia foggiana o romana. Adesso<br />

fa l’operaio a Torino con in tasca un tesserino da allenatore<br />

Figc. Uno dei suoi figli gioca nella nazionale giovanile del<br />

Ghana e forse arriverà dove suo padre è stato fermato dalla<br />

sfortuna e dall’inganno. “Un giorno a Torino – raccontano in<br />

coro i suoi giocatori – Appiah (ex centrocampista ghanese<br />

della Juve, ndr) lo vede, lo abbraccia e gli dice che purtroppo<br />

non ha niente per aiutarlo. Poi tira fuori dalla tasca 400 euro.<br />

Per lui erano niente”. Per Appiah e la sua generazione, Ebow<br />

è ancora un mito.


Mustapha Ghouati,<br />

nato a Loulad (Marocco),<br />

23 anni<br />

Kojo Bonney,<br />

nato a Sekondi,<br />

38 anni, difensore<br />

Mathew Asamoah<br />

Darko, nato a Sekondi,<br />

28 anni, centrocampista<br />

Michael Akowua,<br />

nato a Kumasi,<br />

17 anni, attaccante<br />

John Andoful,<br />

nato a Sekondi,<br />

40 anni, difensore<br />

John Ato Moore,<br />

nato a Essikadu,<br />

39 anni, centrocampista<br />

Nicholas Kinful,<br />

nato a Kumasi,<br />

39 anni, centrocampista<br />

Kwame Owuso,<br />

nato ad Asuom,<br />

24 anni, attaccante<br />

Wahab Fuseini,<br />

nato a Tema,<br />

22 anni, difensore<br />

Alfred Perry Gyesi,<br />

nato a Sekondi,<br />

39 anni, centrocampista<br />

John Osei,<br />

nato a Kumasi,<br />

39 anni, attaccante<br />

ALTRI GIOCATORI<br />

Tevi Dominic,<br />

nato a Sekondi 35 anni, centrocampista<br />

Lord Joseph Oteng,<br />

nato ad Accra, 23 anni, attaccante<br />

Owuso Kofi,<br />

nato a Kumasi, 21 anni, difensore<br />

Mensah Billy,<br />

nato a Sekondi, 21 anni, centrocampista<br />

Amos Kwesi Gyakyi,<br />

nato a Sekondi, 42 anni, attaccante<br />

Bentil Chris,<br />

nato ad Accra,<br />

19 anni, difensore<br />

Emmanuel Rowland,<br />

nato ad Accra,<br />

29 anni, centrocampista<br />

responsabile squadra<br />

Ketor Samuel,<br />

nato ad Accra,<br />

23 anni, centrocampista<br />

25


26<br />

Congo<br />

CONGO IN BREVE<br />

Popolazione: 55.225.478 ab<br />

Capitale: Kinshasa<br />

Lingua: francese<br />

Comunità congolese a Torino: 229<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

Daring Club Motema Pembe (DCMP)<br />

TO SAKANA<br />

Gioca con noi<br />

“MONGETE oppure BUT<br />

(goal)<br />

“WOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!”<br />

(grandissimo goal)<br />

“GARDIEN YA MADUSU”<br />

(portiere con il buco)<br />

Le due squadre più forti DCMP e Vita Club sono sempre una<br />

o l’altra in testa al campionato. In Africa, oltre a queste due<br />

rappresentano il Paese anche T.P.Mzembe e Lupopo della<br />

provincia del Katanga. Il capocannoniere di tutti i tempi nella<br />

Coppa delle Nazioni rimane il congolese Ndaje Mutumbule.


Jugose Nensuka<br />

Luyndula,<br />

nato a Kinshasa,<br />

32 anni, portiere<br />

Nkaziangana Yuya,<br />

nato a Kinshasa,<br />

39 anni, difensore<br />

responsabile<br />

Eric Muja Congolo,<br />

nato a Kinshasa,<br />

29 anni, attaccante<br />

Jacques M’vila,<br />

nato a Kinshasa,<br />

28 anni, attaccante<br />

Mpasinkatu Kemalandia<br />

Malu Claudio,<br />

nato a Kinshasa,<br />

31 anni, difensore<br />

Morris Nyembwe<br />

Katende,<br />

nato a Matadi ,<br />

32 anni, centrocampista<br />

Styve Ngoy,<br />

nato a Kinshasa,<br />

26 anni, attaccante<br />

Kumbona Paveso,<br />

nato a Kinshasa,<br />

21 anni, attaccante<br />

Mpia Roger Binda,<br />

nato a Kinshasa,<br />

24 anni, difensore<br />

Tresore Landu,<br />

nato a Carmagnola,<br />

29 anni, centrocampista<br />

William Kanku,<br />

nato a Kinshasa,<br />

30 anni, attaccante<br />

Ebua Manda,<br />

nato a Kinshasa,<br />

47 anni, allenatore<br />

Larios Nkouka,<br />

nato a Brazzaville,<br />

26 anni, difensore<br />

Kalonji Nzuambe,<br />

nato a Kinshasa,<br />

19 anni, centrocampista<br />

Zozer Mamona Mavungu,<br />

nato a Kinshasa, 28 anni,<br />

attaccante<br />

ALTRI GIOCATORI<br />

Alain Dinganga,<br />

nato a Kinshasa,<br />

36 anni, allenatore/giocatore<br />

Doudou Mondele,<br />

nato a Bomba, 23 anni<br />

Fabie Dsita,<br />

nato a Kinshasa, 26 anni<br />

Vilanga Mayimona,<br />

nato a Kinshasa, 27 anni<br />

27


28<br />

Stefano Semeraro<br />

giornalista la Stampa<br />

Un pallone da calcio non è duro come una pietra. Non ferisce ma rimbalza fra le parti<br />

– i nemici? Le squadre? Gli opposti schieramenti? – e carambolando morbido fra<br />

corpi e idee a volte può riuscire ad unire, invece che a dividere.<br />

Da qualche anno, a unire usando i piedi, invece che a dividere usando le mani come<br />

fionde, ci sta provando il Bnei Sakhnin, una squadra nata nel 1992 e che milita nei<br />

campionati israeliani. Anzi: una squadra che milita nei campionati israeliani ed è<br />

composta da arabi. Ma non solo da arabi. Nel Bnei giocano infatti anche ebrei e<br />

cristiani israeliani, e numerosi pedatori stranieri. I tifosi sono in maggioranza palestinesi<br />

ma arrivano anche dai vicini kibbutzin, e il giorno della partita attorno al campo<br />

di gioco compaiono, affiancati, striscioni con caratteri arabi e altri con la stella di<br />

Davide.<br />

Una abitudine che è iniziata ai tempi della prima Intifada, e che continua anche adesso<br />

che il Bnei è sceso in Serie B e i giorni di gloria sembrano un po’ più lontani.<br />

Sì, perché il Bnei è stata la prima squadra israeliana a conquistarsi un posto in una<br />

Coppa europea. Un evento storico, e altamente simbolico, vista la natura mista ed<br />

ecumenica del team.<br />

Accadde nel 2004, quando quelli del Bnei, guidati dal centravanti nigeriano Agoye,<br />

autore di quattro reti, superarono il secondo turno di qualificazione della Coppa Uefa<br />

battendo il Partizan di Tirana e si ritrovarono faccia a faccia con il Newcastle United,<br />

al primo turno. A tavola con i grandi. Un sogno. Finito in fretta, è vero, con due<br />

sconfitte, 2-0 in Inghilterra e 5-1 in casa, in un match giocato fra grandi misure di<br />

sicurezza allo stadio nazionale di Ramat Gan, la Milano d’Israele. Ma il lieto fine,<br />

concorderete, per una volta era già compreso nell’inizio.<br />

Il Bnei Sakhnin è nato dalla fusione fra l’Hapoel e il Maccabi, due squadre della<br />

popolosa (23 mila abitanti) cittadina della Galilea occidentale di Sakhnin, una trentina<br />

di chilometri a est di Haifa, che prima dell’epopea della squadra di calcio si<br />

era fatta un nome solo per due tragedie. Il “giorno della Terra”, ovvero il 30 marzo<br />

1976, quando durante una manifestazione contro la confisca di alcuni terreni finirono<br />

ammazzati sei arabo-israeliani. E l’ottobre del 2000, un altro giorno di strage, altri 13<br />

anime rimaste stese a terra durante l’Intifada. “Perché quelli di Sakhnin – ha scritto<br />

Yoav Goren, un giornalista israeliano – Hanno proprio la testa dura. Una volta tentarono<br />

di dare fuoco ad un carro armato israeliano usando un accendino”.<br />

A cambiare la storia di sangue, o almeno a provarci, è stato Mazen Ghanayem, allora<br />

giovane imprenditore edile che iniettò shekel, la moneta israeliana, ed entusiasmo<br />

nella fusione fra i due team. In dieci anni, sotto la sua presidenza, l’Ihoud (United, in<br />

ebraico Bnei (figlio di, sempre in ebraico) Shaknin è passato dalla quarta divisione<br />

alla Liga Leumit, l’equivalente della serie B, e poi, nel 2002-2003, alla Ligat ah’Al,<br />

la Serie A, con una vittoria thrilling all’ultima giornata contro l’Hapoel Jerusalem.<br />

Seconda squadra araba della storia ad approdare alla massima serie israeliana dopo<br />

l’Hapoel Taibe e insieme al Maccabi Akhi Nazareth, che quell’anno vinse la divisione<br />

cadetta.<br />

Ma i veri capolavori sono venuti dopo. Tutti erano infatti convinti che la stagione<br />

d’oro del Bnei sarebbe stata effimera, come era accaduto all’Hapoel Taibe. La squadra,<br />

nel salto di categoria, dovette anche accusare la perdita dell’allenatore Momy<br />

Zafran, che però fu sostituito da un tecnico emergente – ed ebreo – Ayal Lahman.<br />

Non ancora quarantenne, il nuovo mister rivoluzionò la squadra facendone un’equipe<br />

grintosa e cinica, basata su un collettivo molto unito nonostante l’eterogenea composizione<br />

della rosa: 7 calciatori ebrei, 12 arabi, 4 africani, un brasiliano e un ungherese.<br />

Il divo della squadra era Abbas Sowan, il capitano, con lo Shaktnin dalla sua<br />

fondazione fino allo scorso anno, quando ha cambiato casacca passando al Maccabi<br />

Haifa con un contratto da 100 mila dollari l’anno. Sowan negli anni è diventato un<br />

modello per le giovani generazioni palestinesi. E’ arrivato sino in Nazionale, guadagnandosi<br />

– lui, arabo – l’affetto e l’ammirazione della nazione intera, oltre che<br />

un servizio su Sport Illustrated, quando l’anno scorso in un match di qualificazione<br />

mondiale contro l’Irlanda segnò il gol del pareggio al 90’. Un altro miracolo, insieme<br />

ai compagni del Bnei, Sowan lo aveva ottenuto nel primo anno di Ligat ha’Al, finendo<br />

in decima posizione, quattro punti sopra la zona retrocessione, grazie anche ai gol<br />

del bomber ebreo Raffi Choen, acquistato dal Maccabi Haifa. Il giorno più luminoso<br />

di Sowan e del Bnei, il primo da ricordare in futuro senza lacrime nella storia di<br />

Shaknin, fu però il 18 maggio di quello stesso anno, quando l’undici della Galilea<br />

vinse la Coppa d’Israele – prima squadra araba a compiere l’impresa - battendo per<br />

4-1 nella finale l’Hapoel Haifa dopo aver eliminato anche la corazzata del Maccabi<br />

Tel Aviv (18 scudetti) e prenotando così il biglietto per l’Europa.<br />

Un successo storico caduto, per tragica ironia, in piena Intifada, nel giorno in cui nella<br />

striscia di Gaza due ragazzini arabi di 11 e 15 anni venivano uccisi dalle pallottole<br />

dell’esercito israeliano.<br />

“Sono contento che a batterci sia stata una squadra araba – disse allora con grande<br />

saggezza e coraggio Uri Hoenig, giocatore dell’Hapoel – E’ una consolazione parziale<br />

per la sconfitta, perché sono convinto che questa vittoria potrà migliorare la società<br />

israeliana, rendendola più giusta nei confronti di tutti i suoi cittadini”.<br />

La vicenda dello Shakhtnin, la “squadra arcobaleno”, come è stata definita,<br />

ovviamente, non è solo rose e fiori. La mancanza di uno stadio adeguato – nonostante<br />

le promesse dell’allora premier israeliano Ariel Sharon - è stata per<br />

anni una costante. Ci sono stati, inoltre, problemi di hooliganismo fra i suoi<br />

supporter. In particolare le partite con il Betar Jerusalem, squadra di “destra”<br />

che è stata la centro di numerosi episodi controversi, sono sempre cariche di<br />

tensione. I tifosi del Betar, tanto per dare un’idea, dopo la vittoria in Coppa<br />

del Bnei pubblicarono un finto necrologio in cui dichiaravano “morto il calcio<br />

israeliano”.<br />

Paradossalmente, proprio quando, nel 2006, il miliardario israeliano Arcadi<br />

Gaydamak ha deciso di versare 400 mila dollari nelle casse della squadra per<br />

promuovere la sua funzione di ponte gettato fra le due etnie, ed è stato inaugurato<br />

il nuovo stadio, finanziato in larga parte dall’Emiro del Qatar e che per<br />

questo porta il nome di Doha Stadium, il Bnei è retrocesso in Liga Leumit.<br />

La ex-piccola squadra della Galilea però oggi può contare su uno dei bilanci<br />

più floridi della serie (circa un milione di euro), ha un contratto di sponsorizzione<br />

con la ditta di telefonia Cellcom e giusto all’indomani della retrocessione,<br />

nel giugno del 2006, Gaydamak ha annunciato che avrebbe investito due<br />

milioni di shekel per far ritornare il più presto possibile il Bnei in Ligat ah’Al.<br />

Il sogno continua, e il pallone continua a rimbalzare in Galilea, morbido e<br />

rotondo, gioiosa alternativa al fischiare cupo delle pallottole e allo schianto<br />

secco delle pietre.<br />

Carlo Coscia<br />

ex giornalista la Stampa<br />

Quando da ragazzino tirava calci su uno spiazzo polveroso fra le misere baracche<br />

della periferia di Maputo, che allora si chiamava ancora Laurenço Marques,<br />

i suoi compagni di gioco gli avevano affibbiato il nome di Ninguem,<br />

che vuol dire Nessuno. Uno dei tanti, meglio uno che per origine e condizione<br />

sociale non doveva aspettarsi troppi regali dal cielo. Ninguem sembrava avere<br />

il destino segnato in un paese come il Mozambico, a quei tempi poverissima<br />

colonia del Portogallo. Era bravo con il pallone fra i piedi, il ragazzo, amava<br />

con tutta l’anima il calcio, passione che gli aveva trasmesso il padre , numero<br />

9 di discrete qualità nel Ferroviario, una delle tante squadrette della capitale<br />

africana. Era alto e forte, 175 centimetri per 73 chili, agile come una gazzella,<br />

calciava delle bombe che mettevano paura al portiere che gli stava davanti.<br />

Poi, un giorno, come nelle favole, quando Ninguem aveva 18 anni, nell’estate<br />

del 1960, arrivò a Laurenço Marques una specie di mago buono. Si chiamava<br />

Josè Carlos Bauer ed era brasiliano, allenatore del Botafogo in tournee nel<br />

Mozambico. Bauer, ex centrocampista della nazionale carioca sconfitta dall’Uruguay<br />

nella finale mondiale del 1950 a Rio de Janeiro, il momento forse<br />

più triste nella storia del calcio brasiliano, vide quel giovanotto che scartava<br />

gli avversari come fossero birilli e un mese dopo, mentre si trovava a Lisbona,<br />

lo segnalò a Bela Guttman, giramondo tecnico ungherese del Benfica. Guttman,<br />

che fra l’altro è stato anche allenatore del Milan dal 1953 al 1955, lo fece<br />

arrivare in Portogallo, pagandogli il viaggio e cambiandogli la vita. Cominciò<br />

così la lunga e gloriosa avventura del primo figlio dell’Africa a salire sul tetto<br />

mondiale del calcio, della Pantera nera, del personaggio che grazie ai successi<br />

sul campo aprì la strada dell’estero, e in seguito anche la caccia, a una compatta<br />

e inesauribile legione di talenti del pallone.<br />

Ninguem, in realtà, si chiama Eusebio da Silva Ferreira, più semplicemente<br />

Eusebio, un nome ormai entrato nella leggenda. Eusebio è nato il 25 gennaio<br />

del 1942 e oggi, dopo una carriera esaltante a suon di gol, è l’ambasciatore<br />

vivente del calcio portoghese. Un volto noto a tutti coloro che amano il gioco<br />

del pallone e i suoi mitici eroi. Ma i primi tempi, in terra portoghese, non<br />

furono sereni per il ragazzo venuto dal Mozambico. Benfica e Sporting, le due<br />

squadre di Lisbona, presero a litigare per ingaggiarlo e lui fu perfino costretto<br />

a rifugiarsi in un paesino dell’Algarve in attesa della risoluzione, diciamo<br />

così, del conflitto. Vinse il Benfica e nella partita d’esordio nel 1961 Eusebio<br />

ringraziò segnando 3 gol. Caso curioso: la gara amichevole fu giocata a Parigi<br />

contro i brasiliani del Santos, dove faceva impazzire le folle un certo Pelè. Due<br />

artisti del calcio dalla pelle nera. Ma Pelé giustamente diceva:


un uomo di colore, io sono un uomo di tutti i colori>. Il calcio deve esere<br />

nemico del razzismo.<br />

Eusebio aveva accelerazione e velocità, dribbling imprevedibile e movenze<br />

rapide e felpate. Per questo si guadagnò presto, al posto di Ninguem, l’appellativo<br />

di Pantera nera. Esordì con la maglia della nazionale portoghese contro<br />

il Lussemburgo nell’ottobre del 1962, anno della seconda vittoria consecutiva<br />

del Benfica in Coppa Campioni: a Berna il Real Madrid di Puskas e Di<br />

Stefano fu sconfitto per 5-3 ed Eusebio mise a segno due gol nel finale. Età<br />

dell’oro per la squadra portoghese, che fra l’altro l’anno seguente a Wembley<br />

fu battuta in finale per 2-1 dal Milan di Rocco e Rivera. Eusebio, come si<br />

usa dire, aveva il gol nel sangue: 317 in 348 partite con il Benfica, 41 in 67<br />

presenze in nazionale, due Scarpe d’oro nel 1968 e 1973, il Pallone d’Oro<br />

nel 1965, un cannoniere temuto da tutti i portieri del mondo. Ai mondiali del<br />

1966 in Inghilterra la Pantera nera mise nel sacco 9 reti vincendo il titolo dei<br />

marcatori. Eliminò per 3-1 il Brasile orfano di Pelè, messo kappao nel primo<br />

incontro, segnando due gol ma cavò dalla maglia la bacchetta magica nei<br />

quarti contro la Corea del Nord che aveva mandato a casa, accolta da fischi<br />

e pomodori, l’Italietta azzurra di Mondino Fabbri. Il Portogallo perdeva per<br />

0-3, sorpresa e stupore, poi salì sul palcoscenico il grande Eusebio. Inarrestabile,<br />

imprendibile, felino, scaltro, aggressivo, una furia scatenata: la Pantera<br />

nera fu l’eroe della rimonta forse più straordinaria nella storia dei campionati<br />

del mondo, segnò 4 gol e il Portogallo vinse per 5-3. I lusitani, in Inghilterra,<br />

finirono terzi, battuti in semifinale dall’Inghilterra e vittoriosi nella finalina<br />

sull’Urss.<br />

Con il Benfica Eusebio ha conquistato 11 titoli nazionali e 5 coppe del Portogallo.<br />

Ha lasciato il club di Lisbona nel 1975 per tentare, come fece lo stesso<br />

Pelè, l’avventura in America. Indossò le maglie di Boston Minutern, Toronto<br />

Blizzard, Las Vegas Quicksilver, e dopo una breve parentesi a Monterrey, in<br />

Messico, torno a giocare in Portogallo, nel Beira Mar. Si ritirò nel 1978 dopo<br />

un grave infortunio al ginocchio accettando con entusiasmo l’offerta di diventare<br />

l’uomo immagine del Benfica, ruolo che il campione del Mozambico<br />

ha ricoperto e ricopre con grande impegno e serietà. Una statua in bronzo che<br />

lo raffigura sta all’entrata dell’Estadio da Luz, segno di amore e rispetto per<br />

il grande artista del gol. Abbiamo visto Eusebio raccontare, rappresentare e<br />

sostenere le vicende del calcio portoghese in numerosi stadi del mondo. Era<br />

dappertutto, infaticabile, sempre presente. Talora, scherzando, noi giornalisti<br />

dicevamo che dovevano esserci molti Eusebio, e che forse quello che ci stava<br />

davanti non era quello vero. Nello scorso aprile, all’età di 65 anni, Eusebio<br />

è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico per una ostruzione alla<br />

carotide che poteva procurargli seri danni cerebrali. Si è ripreso, è tornato al<br />

lavoro fra gli applausi e gli auguri dell’intero popolo del calcio.<br />

Eusebio da Silva Ferriera è stato il primo africano, abbiamo detto, a scrivere<br />

il suo nome nel grande libro del calcio mondiale. Insieme a Mario Coluna,<br />

anche lui nato in Mozambico, ha fatto da apripista ad altri giocatori dell’ex<br />

colonia portoghese come Dinis, Mesias, Hilario, più recentemente Jordao, ai<br />

quali hanno fatto seguito calciatori dell’intero Continente Nero, oggi rappresentato<br />

in Europa e nel mondo da centinaia di protagonisti del pallone come<br />

Eto’o, Okocha e Drogba, giusto per citarne alcuni. Tutti poi ricordano George<br />

Weah, eletto nel 1999 miglior giocatore africano del secolo, che ha segnato<br />

gol a raffica anche nel Milan prima di perdere lo spareggio, per dirla in gergo<br />

calcistico, nelle elezioni presidenziali del 2005 in Liberia, dove la sua fama di<br />

calciatore gli aveva aperto anche le porte della politica.<br />

In Africa, del resto, il calcio è diventato lo sport nazionale in quasi tutti i<br />

Paesi. Per talenti e passione è secondo forse al solo Brasile, anche se esistono<br />

grossi problemi organizzativi e serie carenze sul piano delle strutture.<br />

Non mancano stadi da 60-100 mila spettatori, come quelli di Lagos, Il Cairo,<br />

Douala e Johannesburg, ma nello stesso tempo ad Algeri ci sono solo 13 campi<br />

per oltre 100 squadre. I campionati nazionali meglio organizzati si svolgono<br />

in Marocco, Tunisia, Egitto e Sudafrica, detti i Magnifici Quattro, mentre<br />

in Nigeria il torneo avanza faticosamente fra interruzioni e rinvii e in Ghana<br />

mancano i soldi a tal punto che l’ex giocatore della Lazio Massimo Piscedda<br />

ha dovuto lasciare l’incarico di allenatore per carenza di fondi. Anche la passione<br />

dei politici, che molto speso sconfina in pressione, ha un forte peso sul<br />

calcio africano. I presidenti di Rwanda (Kagame) e Zimbabwe (Mugabe) non<br />

nascondono la loro fede calcistica e quello del Camerun, Paul Biya, impose<br />

contro il volere dei tecnici il reintegro in nazionale di Milla e Mboma. Nel<br />

2000 il presidente della Costa d’Avorio, Robert Guei, chiuse addirittura la<br />

squadra nazionale in caserma per scarso rendimento sul campo.<br />

La Nigeria, seguita a ruota dal Ghana, è la nazione che esporta il maggior<br />

numero di calciatori, mete principali Francia e Belgio. Seguono Senegal, Camerun<br />

e Costa d’Avorio. Sempre per restare alla statistiche, i risultati migliori<br />

delle squadre africane ai mondiali sono stati ottenuti dal Marocco, cha ha raggiunto<br />

gli ottavi nel 1986 in Messico, dal Camerun, eliminato ai quarti e nei<br />

supplementari a Napoli dall’Inghilterra nel 1990, dalla Nigeria che nel 1994<br />

negli Usa è stata a un passo da eliminare l’Italia salvata da Roberto Baggio,<br />

e dal Senegal che nel 2002 ai mondiali nippo-coreani arrivò ai quarti dopo<br />

aver battuto nella partita inaugurale la Francia detentrice del titolo. Ancora<br />

più brillanti i risultati alle Olimpiadi con l’oro della Nigeria ad Atlanta ’96 e<br />

del Camerun a Sydney 2000. Il problema, però, riguarda la scarsa attenzione<br />

dei media europei e mondiali verso le imprese, e anche i guai, del calcio africano,<br />

il che significa difficoltà a trovare sponsor e quattrini. I giornali esteri<br />

scrivono prevalentemente degli aspetti curiosi, più che di quelli tecnici e organizzativi.<br />

Come, per esempio, quando in Senegal si usa far correre maiali<br />

sul terreno di gioco in occasione di incontri con squadre musulmane.<br />

Adesso che il Sudafrica ha avuto l’onore ma anche l’onere di organizzare i<br />

prossimi mondiali del 2010, va detto che ha avuto inizio una intensa campagna<br />

stampa sugli aspetti negativi dell’organizzazione, forse per spingere la<br />

Fifa, se le cose dovessero mettersi male, a sostituire il Sudafrica con l’Australia.<br />

La nazionale dei Bafana-Bafana è stata affidata al brasiliano Carlos Alberto<br />

Parreira, che ha suscitato subito scandalo per via dell’ingaggio ricevuto,<br />

253 mila dollari al mese mentre il reddito annuale medio della popolazione è<br />

di 13 mila dollari. Altra gaffe messa subito in risalto: al suo arrivo a Johannesburg,<br />

Parreira ha rischiato l’arresto perché i dirigenti del calcio sudafricano<br />

si erano scordati di procurargli l’indispensabile permesso di lavoro. Lavoro<br />

che ha attirato in Africa con alterne fortune numerosi allenatori stranieri, fra i<br />

quali gli italiani Dossena (Ghana), Matté (Mali) Scoglio (Tunisia), Borsellini<br />

(Libia) e Tardelli (Egitto). Esperienze professionali non troppo felici: anche<br />

se tutti sono tornati a casa con l’Africa nel cuore.<br />

29


30<br />

Colombia<br />

COLOMBIA IN BREVE<br />

Popolazione: 44 531 434 ab.<br />

Capitale: Bogotà<br />

Lingua: spagnolo<br />

Comunità a Torino: 347<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

Cucuta Deportivo<br />

JUEGA CON NOSOTROS<br />

Gioca con noi<br />

SUELTALA QUE NO DA LECHE<br />

(Mollala che non ti da latte)<br />

PIDALE UNA AL NIÑO DIOS<br />

(Chiedine una a Gesù bambino)<br />

NO PARA UN BUS URBANO<br />

(Non para un tubo)<br />

Siamo un gruppo che si conosce già da parecchio tempo. Ci<br />

uniscono l’amicizia ed i nostri costumi. Essendo pochi, cercheremo<br />

di presentarci bene e lasciare una bella immagine<br />

di noi, lasciando in questo modo un’impronta per ciò che siamo,<br />

ciò che valiamo a livello personale e sportivo. Grazie agli<br />

organizzatori di questo torneo, perché ci danno l’opportunità<br />

di partecipare ed integrarci con gli altri, con le altre nazioni<br />

sorelle.<br />

Somos un grupo que nos conocemos hace bastante tiempo.<br />

Nos une la amistad y nuestras costumbres. Siendo pocos, intentaremos<br />

representar y dejar una buena imagen, para de<br />

este modo marcar una huella por lo que realmente valemos<br />

a nivel personal y deportivo. Gracias a los organizadores de<br />

este torneo por darnos la oportunidad de participar e integrarnos<br />

con las demás naciones hermanas.


Osvaldo Fernè Dussan<br />

Ramirez,<br />

nato a Solana Caqueta,<br />

28 anni, portiere<br />

Luis Erney<br />

Lopez Narvaez,<br />

nato a Buesaco,<br />

26 anni, difensore<br />

Orlando Uegia Cabrera,<br />

nato a Cartagena del Chiara,<br />

20 anni, centrocampista<br />

Andres Felipe<br />

Calambas Ruiz,<br />

nato a Cali Valle,<br />

19 anni, attaccante<br />

Edint Franco Gaviria,<br />

nato a Cali Valle,<br />

28 anni, difensore<br />

Carlos Alberto<br />

Buitrago Gomez,<br />

nato a Caicedonia Valle,<br />

37 anni, difensore<br />

Andres Felipe<br />

Alvarez Granados,<br />

nato a Ibague Tolima,<br />

13 anni, centrocampista<br />

Manuel Alejandro<br />

Naranjo Garcia,<br />

nato a Calarca Quindio,<br />

20 anni, difensore<br />

Yezid Alvarez Sanchez,<br />

nato a Ibague Tolima,<br />

34 anni, centrocampista<br />

Leyder Bertulfo<br />

Sanchez Coronel,<br />

nato a Cali Valle,<br />

25 anni, attaccante<br />

Aris Miguel<br />

Dussan Ramirez,<br />

nato a Milan Caqueta,<br />

33 anni, difensore<br />

Roberto Neira Flores,<br />

nato a Guayaquil (ECUADOR),<br />

25 anni, centrocampista<br />

Johan Andrej<br />

Naranjo Garcia,<br />

nato a Calarca Quindio,<br />

19 anni, attaccante<br />

31


32<br />

Moldova<br />

MOLDOVA IN BREVE<br />

Popolazione: 4 267 000 ab.<br />

Capitale: Chişinău<br />

Lingue: rumeno (moldavo)<br />

Comunità moldava a Torino: 1841<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

Sheriff (Tiraspol)<br />

JOACA CU NOI<br />

Gioca con noi<br />

MINGEA E ROTUNDA<br />

(Il pallone è rotondo)<br />

ARBITRU PUNE-TI OCHELARII<br />

(Arbitro mettiti gli occhiali)<br />

ACEASTA O PRINDEA SI BUNICA MEA<br />

(Questo lo prendeva anche mia<br />

nonna)<br />

Noi non siamo una squadra da molto, ci siamo messi insieme<br />

ora, per giocare un po’. Ed intanto ci siamo conosciuti. Ognuno<br />

di noi giocava nel nostro Paese, ognuno di noi ha le sue<br />

storie di calcio ed i suoi aneddoti.<br />

Una volta io stavo giocando in un torneo provinciale, in Moldavia,<br />

l’arbitro aveva un cappello, che nella nostra lingua si<br />

dice cartuz, ed io gli dissi “Tu, arbitro con il cappellino”, ma<br />

lui al posto di cartuz capì cantujnik, che da noi è un insulto,<br />

pure un poco forte. Si girò, mi diede un cartellino rosso e mi<br />

rimandò a casa.<br />

Un’altra volta…stavamo giocando tra amici, un giorno, e<br />

mancava un ragazzo, ma c’era una ragazzina che ci diceva che<br />

voleva giocare con noi, uomini, a calcio. Noi non volevamo,<br />

soprattutto il portiere, che zittiva gli altri che si stavano quasi<br />

convincendo. Non è del nostro livello, diceva, non è buona a<br />

nulla! Alla fine lei uscì in campo e faceva lei, davanti ai nostri<br />

occhi, dei dribbling brasiliani. E riuscì pure a fargli un goal<br />

di testa, dall’angolo, a quel portiere, e la palla gli passò tra i<br />

piedi, in tunnel. Tutto il campo rise e pure lui, il portiere, alla<br />

fine fu costretto a mettersi a ridere con noi.


Andrei Paius,<br />

nato a Bender,<br />

28 anni, difensore<br />

Alexei Repida,<br />

nato a Colonita,<br />

23 anni, difensore<br />

Valentino Foiu,<br />

nato a Chisinau,<br />

22 anni, centrocampista<br />

Igor Ababii,<br />

nato a Chisinau,<br />

19 anni, attaccante<br />

Gheoghe Babinciuc,<br />

nato a Singerei,<br />

33 anni, difensore<br />

Ion Turcan,<br />

nato a Lapusna,<br />

18 anni, centrocampista<br />

Nicolai Schipschi,<br />

nato a Chisinau,<br />

21 anni, centrocampista<br />

Leonid Chistol,<br />

nato a Singerei,<br />

26 anni, attaccante<br />

Iurie Chistol,<br />

nato a Copaceni,<br />

26 anni, difensore<br />

Ion Nica,<br />

nato a Singerei,<br />

19 anni, centrocampista<br />

Gheorghe Plesca,<br />

nato a Chisinau,<br />

24 anni, centrocampista<br />

ALTRI GIOCATORI<br />

Iurie Ababii,<br />

nato a Chisinau, 18 anni,<br />

Oleg Buruiana,<br />

nato a Calarasi, 26 anni<br />

Vitalie Buruiana,<br />

nato a Calarasi, 23 anni<br />

Andrej Rotari,<br />

nato a Singerei,<br />

23 anni, difensore<br />

Georghe Dandara,<br />

nato a Copaceni,<br />

25 anni, centrocampista<br />

Anatolie Chitanu,<br />

nato a Singerei,<br />

26 anni, centrocampista<br />

33


34<br />

Nigeria<br />

NIGRERIA IN BREVE<br />

Popolazione: 133.881.703 ab.<br />

Capitale: Abuja<br />

Lingue: inglese<br />

Comunità nigeriana a Torino: 2 093<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

Eyinba (Abia State)<br />

PLAY WITH US = BIA GBA BALLI<br />

Gioca con noi<br />

FINE PLAY! = ONYE EGWU<br />

UP EYINBA! ONU KPEBE EKPERE KA<br />

EYINBA MERE<br />

IT’S A GOAL!<br />

La Nigeria è un paese di centocinquanta milioni di abitanti,<br />

con duecentocinquanta lingue e dialetti. La Nigeria è il gigante<br />

dell’Africa e la sua squadra l’aquila, the eagle, il re degli<br />

uccelli. Enoi pure: la nostra squadra a Torino l’anno scorso<br />

vinse tre coppe (la Coppa Immigranti, il Campionato delle<br />

Quattro Nazioni, la Coppa Cristiani).<br />

Abbiamo giocatori come John, che è uno dei nostri migliori<br />

giocatori e l’anno scorso fu il capocannoniere di uno dei<br />

tornei. Ed io, Mac Antony, come allenatore della Nigeria, posso<br />

dire che da quando sono stato incaricato della squadra<br />

non abbiamo mai perso! By the special grace of God, we are<br />

going to win also this competition!


Edward Endurance,<br />

nato a Khartoum (Sudan),<br />

25 anni, portiere<br />

Ehimare Elkhomou<br />

David, nato a Uromi,<br />

37 anni, difensore<br />

James Okoh,<br />

nato a Lagos,<br />

25 anni, centrocampista<br />

Walter Michael,<br />

nato a Lagos,<br />

25 anni, attaccante<br />

Wilson Kevin Eke,<br />

nato a Freetown (Sierra<br />

Leone), 23 anni, difensore<br />

Omo Akue,<br />

nato a Uromi,<br />

20 anni, difensore<br />

Shola Aminu,<br />

nato a Lagos,<br />

19 anni, centrocampista<br />

Anthony Emeka,<br />

nato a Lagos,<br />

30 anni, attaccante<br />

Eregie Godwill,<br />

nato a Benin City,<br />

31 anni, difensore<br />

John Nwankpa,<br />

nato a Abia State,<br />

30 anni, centrocampista<br />

John Obinna,<br />

nato a Lagos,<br />

15 anni, centrocampista<br />

ALTRI GIOCATORI<br />

Akotun Solomon,<br />

nato a Lagos, 18 anni.<br />

Chinedu Michael,<br />

nato a Enugu, 29 anni<br />

Iyoha Wisdom,<br />

nato a Benin City, 20 anni<br />

Anih Wilson,<br />

nato a Enougou, 23 anni<br />

Kelvin Osarow,<br />

nato a Benin city,<br />

31 anni, difensore<br />

Dickson Aigbekaem Otis,<br />

nato a Benin City,<br />

19 anni, centrocampista<br />

Bazari Egbe,<br />

nato a Warri,<br />

25 anni, attaccante<br />

RESPONSABILI<br />

Mac Anthony Douglass<br />

allenatore<br />

Julius Okoli<br />

Team manager<br />

Sam Davis Ogbodu<br />

Presidente<br />

Chuma Agborria<br />

Gen secretary<br />

35


36<br />

Somalia<br />

SOMALIA IN BREVE<br />

Popolazione: 10 700 000 ab.<br />

Capitale: Mogadiscio<br />

Lingue: somalo, arabo<br />

Comunità somala a Torino: 528<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

Elman (Mogadisho)<br />

NALACIYAAR<br />

Gioca con noi<br />

ALBITARO HANAGU JIIFAN EEXDA<br />

WAA XAARAAN (Arbitro, non essere<br />

contro di noi, sei ingiusto)<br />

GREATH GOAL!<br />

MOOS BAQBAQ<br />

(Sei una banana marcia!)<br />

Bile sei colui che illumina la famiglia<br />

Che è nato in mezzo alla famiglia<br />

Colui che mi illumina<br />

Sei il mio cuore sei il mio fegato<br />

Sei il mio re<br />

Colui che ha reso soddisfatta tutta la famiglia e me stessa<br />

Sei il mio cuore, il mio miele, il mio dolce, il mio caro...


Mohamed Burmaan,<br />

nato a Mogadiscio,<br />

26 anni, difensore<br />

Abadallah Ishak,<br />

nato a Mogadiscio,<br />

19 anni, centrocampista<br />

Mohamed Abukar<br />

Abdirahman,<br />

nato a Mogadiscio,<br />

17 anni, attaccante<br />

Muse Hassan,<br />

nato a Mogadiscio,<br />

29 anni, attaccante<br />

Aqil Osman Abdul,<br />

nato a Mogadiscio,<br />

34 anni, difensore<br />

Irab Duale Hirir,<br />

nato a Mogadiscio,<br />

25 anni, centrocampista<br />

Muhamud Ahmed,<br />

nato a Mogadiscio,<br />

27 anni, attaccante<br />

Ahmed Osman,<br />

nato a Mogadiscio,<br />

33 anni, difensore<br />

Omar Sheik<br />

Esahaq Feysal,<br />

nato a Mogadiscio,<br />

23 anni, centrocampista<br />

ALTRI GIOCATORI<br />

Nur Mohamed,<br />

nato a Mogadiscio, 27 anni<br />

Muhuydin Daaud Abdifetah,<br />

nato a Mogadiscio, 24 anni<br />

Abdul Kadir Abas Ali,<br />

nato a Mogadiscio, 23 anni<br />

Abukar Adan,<br />

nato a Mogadiscio, 21 anni<br />

Muhamed Nuradin,<br />

nato a Mogadiscio,<br />

29 anni, centrocampista<br />

Mahad Hassan Ahmed,<br />

nato a Mogadiscio,<br />

26 anni, attaccante<br />

37


38<br />

Albania<br />

ALBANIA IN BREVE<br />

Popolazione: 4 600 000 ab.<br />

Capitale: Tirana<br />

Lingua: albanese<br />

Comunità albanese a Torino: 4366<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

Vllaznia (Shroder)<br />

LUAJ ME NE<br />

Gioca con noi<br />

TOPI ESHTE IRRUMBULLAKET<br />

(Il pallone è rotondo)<br />

ALBITER VIJ SYZET<br />

(Arbitro mettiti gli occhiali)<br />

U HODH<br />

(Si è buttato)<br />

Siamo una squadra di immigrati, albanese d’origine, torinese<br />

d’acquisizione. Ci chiamiamo Alb-Turin, perché ci siamo<br />

ritrovati per caso a Torino ma veniamo da ogni parte dell’Albania:<br />

siamo “ragazzi albanesi qui a Torino”, riuniti dalla passione<br />

comune per il calcio. La maggior parte di noi giocava<br />

già in Albania, ma ancora non ci conoscevamo. Adesso siamo<br />

insieme, per la prima volta, a farci sotto in questo torneo. Vedremo…<br />

chissà se riusciremo a tirare fuori la grinta e mostrare<br />

anche qui in Piemonte il ziarr, “fuoco”, che c’è dentro<br />

di noi e che brilla nella nostra bandiera albanese rossonera.<br />

E come dite voi per qualche altra squadra italiana, rossoneri<br />

siamo noi, e chi *** siete voi!?


Fation Cenay,<br />

nato a Scutari,<br />

23 anni, portiere<br />

Emiljano Gegaj,<br />

nato a Shkoder,<br />

23 anni, difensore<br />

Otils Topulli,<br />

nato a Lushnje,<br />

23 anni, centrocampista<br />

Dyerin Deda,<br />

nato a Scutari,<br />

27 anni, attaccante<br />

GentJan Hotaj,<br />

nato a Shkoder,<br />

23 anni, difensore<br />

Agron Kordhaku,<br />

nato a Kukes,<br />

21 anni, difensore<br />

Gentjan Dervisci,<br />

nato a Kukes,<br />

19 anni, centrocampista<br />

Ilirjan Lukpema,<br />

nato a Mirdire,<br />

27 anni, allenatore<br />

Sazan Rexhaj,<br />

nato a Shkoder,<br />

26 anni, difensore<br />

Festim Ferati,<br />

nato a Diber,<br />

20 anni, difensore<br />

Gjovalin Kroji,<br />

nato a Shkoder,<br />

25 anni, centrocampista<br />

ALTRI GIOCATORI<br />

Erdit Vucoj<br />

nato a Shkoder<br />

Fred Lulaj<br />

nato a Shkoder<br />

Pjemin Ocdaj<br />

nato a Shkoder<br />

Renaldo Asllani<br />

nato a Shkoder<br />

Arjan Rexhaj,<br />

nato a Shkoder,<br />

24 anni, difensore<br />

Besmir Hysi,<br />

nato a Lushnje,<br />

19 anni, centrocampista<br />

Erdit Vucay,<br />

nato a Scutari,<br />

23 anni, attaccante<br />

39


40<br />

Marocco<br />

MAROCCO IN BREVE<br />

Popolazione: 31 689 267 ab.<br />

Capitale: Rabat<br />

Lingue: arabo<br />

Comunità marocchina a Torino: 14 375<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

Khouribga Olimpic O.C.K.<br />

Il nome arabo del Marocco, Maghreb-el-Aqsa, significa<br />

Estremo Occidente in quanto il Marocco occupa la parte più<br />

occidentale del Nord Africa. Il Marocco ha una popolazione<br />

di 28 milioni I più antichi abitanti del Marocco sono Berberi<br />

che ancor oggi costituiscono il 30% della popolazione. Attualmente<br />

i Berberi vivono soprattutto nelle campagne e nelle<br />

regioni montane mentre nelle città risiede la popolazione<br />

di origine araba.<br />

Il calcio è lo sport più popolare: viene giocato ovunque, non<br />

solo nei campetti, ma anche per le strade e nelle piazze. I<br />

portoni delle case o due maglie per terra diventano porte<br />

senza reti, i passanti spettatori distratti.<br />

Quando si parla di calcio in Marocco tutto si ferma. In particolare<br />

la nazionale è molto seguita ed appassiona quasi<br />

tutti i Marocchini. In questo torneo la nostra squadra non rappresenterà<br />

solo il Marocco, ma sarà un simbolo di tutti gli<br />

emigrati marocchini e non presenti in Italia. Per noi è fondamentale<br />

l’integrazione culturale: lo scambio del pallone è un<br />

primo passo per favorire scambio di lingue e cultura.


Abd Krim Mohamed<br />

Bel Haddad,<br />

20 anni, difensore<br />

Chahbi Hamid,<br />

23 anni, difensore<br />

Kennou Ahmed,<br />

42 anni, attaccante<br />

responsabile squadra<br />

Khattabi Mohamed,<br />

23 anni, difensore<br />

Bel Guiz Mohamed,<br />

34 anni, centrocampista<br />

Moufkir Hicham,<br />

27 anni, centrocampista<br />

Adardour Moustafa,<br />

anni, centrocampista<br />

ALTRI GIOCATORI<br />

Ben Srhrir Abdelaziz,<br />

41 anni, difensore<br />

El Kmali Khalifa,<br />

29 anni, difensore<br />

Afandi Mohamed,<br />

44 anni, centrocampista<br />

Samoud Abd Krim,<br />

46 anni, difensore<br />

Mamdouhi Hassan,<br />

38 anni, centrocampista<br />

Ouadini Mustapha,<br />

31 anni, centrocampista<br />

Arafa Mustafa,<br />

34 anni, centrocampista<br />

El Kmali Mohamed,<br />

23 anni, difensore<br />

El Krimi Mohamed,<br />

23 anni, portiere<br />

El Allam Mohamed,<br />

35 anni, centrocampista<br />

Driouch Bouabid,<br />

29 anni, centrocampista<br />

Issam Abdelkhalek,<br />

35 anni, centrocampista<br />

Al Kribi Younes,<br />

21 anni, centrocampista<br />

41


42<br />

Costa d’Avorio<br />

COSTA D’AVORIO IN BREVE<br />

Popolazione: 17 250 000 ab<br />

Capitale: Yamoussoukro<br />

Lingua: francese<br />

Comunità ivoriana aTorino: 451<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

Asec Mimosas (Abidjan)<br />

JOUONS ENSEMBLE<br />

Gioca con noi<br />

BUT OOOH, BUT!<br />

(Alè ohoh!)<br />

IL FAUT LE GBRO<br />

(Segagli le gambe)<br />

La Côte d’Ivoire est un sympathique pays de 322462 km2 et a<br />

16 millions d’habitants, située en Afrique occidentale. La démocratie,<br />

les droits de l’homme et le bien-être des peuples,<br />

préoccupent ses fils. Victime d’une guerre récente pour ses<br />

richesses, nombreux sont ses fils qui s’expatrient. A l’image<br />

de son idole nationale DIDIER DROGBA joueur de Chelsea,<br />

les jeunes qui ont optés pour le football, s’y engagent avec<br />

beaucoup de détermination, de sérieux et de savoir faire.<br />

L’équipe de Turin, issue de l’AIP (Association des Ivoiriens<br />

du Piemonte et Vallée d’Aosta) n’est que la confirmation de<br />

ce qui précède. Pourvu que ces petits génies du ballon rond<br />

trouvent une oreille sensible à leurs préoccupations.<br />

Nous saluons cette manifestation de BALON MONDIAL qui<br />

est une belle initiative louable qui, en plus d’être de divertissement,<br />

rapproche les peuples.<br />

La Costa D’Avorio è un simpatico stato dell’Africa occidentale<br />

che si estende per 322462 km2 ed ha 16 milioni di abitanti,<br />

La democrazia, i diritti umani e il benessere dei popoli<br />

preoccupano i suoi figli.Sono molti quelli che emigrano dalla<br />

loro terra, vittima di una guerra recente a causa delle sue<br />

ricchezze.Così come il loro idolo nazionale DIDIER DROGBA,<br />

giocatore del Chelsea, i giovani che hanno scelto di giocare<br />

a calcio vi s’impegnano con molta determinazione, serietà e<br />

savoir-faire, e la squadra torinese nata dall’AIP (Associazione<br />

degli ivoriani del Piemonte e della Valle d’Aosta), ne è la<br />

conferma.Speriamo che questi piccoli geni del pallone rotondo<br />

riescano a trovare qualcuno che sia sensibile alle loro<br />

preoccupazioni.Apprezziamo la manifestazione <strong>Balon</strong> <strong>Mundial</strong><br />

che è una bella iniziativa e oltre al divertimento avvicina<br />

i popoli tra loro.


Konneh Jr Bah,<br />

nato a Torino,<br />

25 anni, attaccante<br />

N’dia George,<br />

nato a Abidjan,<br />

21 anni, difensore<br />

Kodia Romeo,<br />

nato a Abidjan,<br />

18 anni, difensore<br />

Soumahoro Jr,<br />

nato a Abengourou,<br />

19 anni, difensore<br />

Goh Gnossian Ephrem,<br />

nato a Divo,<br />

19 anni, difensore<br />

Cissè Mohamadou,<br />

nato a Gagnola,<br />

35 anni, centrocampista<br />

Tagbo Jean Paul,<br />

nato a Bingerville,<br />

18 anni, attaccante<br />

Diaw Idriss,<br />

nato a Rufisque,<br />

22 anni, centrocampista<br />

Guengane Abdoulkarim,<br />

nato a Abidjan,<br />

22 anni, centrocampista<br />

Faye Abibou,<br />

nato a Adzope,<br />

34 anni, centrocampista<br />

Pahi Franck,<br />

nato a Bingerville,<br />

23 anni, attaccante<br />

Binate Namory,<br />

nato a Sequela,<br />

20 anni, centrocampista<br />

Zahi Freddy,<br />

nato a Abidjan,<br />

20 anni, difensore<br />

Kean Fadel,<br />

nato a Adzope,<br />

20 anni, centrocampista<br />

Bonin Simon David,<br />

nato a Bediala,<br />

26 anni, portiere<br />

43


44<br />

Bolivia<br />

BOLIVIA IN BREVE<br />

Popolazione: 8 274 325 ab.<br />

Capitale: Sucre (costituzionale), La Paz<br />

(amministrativa)<br />

Lingue: spagnolo, quechua, aymara<br />

Comunità boliviana a Torino: 115<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

Wilsterman (Cochabamba)<br />

JUEGA CON NOSOTROS<br />

Gioca con noi<br />

LA PELOTA ES REDONDA<br />

ARBITRO BOMBERO<br />

(Arbitro raccattapalle)<br />

ARBITRO CHUPA MEDIA<br />

(Arbitro venduto)<br />

Acubol è un´associazione di volontari senza fine di lucro, fondata<br />

a Torino nel 2006, per rinforzare lo spirito di solidarietà<br />

fra i Boliviani residenti nella regione .<br />

Ci proponiamo di salvaguardare e promuovere la nostra cultura,<br />

integrandoci parallelamente alla società in cui viviamo,<br />

senza perdere la nostra identità.<br />

Per raggiungere i nostri obbiettivi, i soci si mettono a disposizione<br />

della comunità offendo il loro talento, la grazia, la simpatia<br />

e sopratutto buona parte del loro tempo libero, organizzando<br />

spettacoli di danza, conferenze, tornei sportivi, gite<br />

educative e tanto entusiasmo e grande spirito di solidarietà.<br />

Considerando che la danza è parte fondamentale della nostra<br />

espressione culturale e artistica l´Associazione Culturale<br />

Bolivia conta sul il gruppo di danza “ FOLKLORE BOLIVIA-<br />

NO” per il sostegno alla nostra squadra.


Emil Pinto Sejas,<br />

nato a Beni,<br />

39 anni, portiere<br />

Carlos Demetrio<br />

Gosswieiler Garcia,<br />

nato a Potosi,<br />

52 anni, difensore<br />

Luis Cornelio<br />

Yucra Flores,<br />

nato a Oruro,<br />

30 anni, difensore<br />

Guillermo Viruez Limon,<br />

nato a Santa Cruz,<br />

25 anni, centrocampista<br />

Pablo Cortez<br />

Tramenando,<br />

nato a Beni,<br />

33 anni, difensore<br />

Mateo Benjamin<br />

Escalera Arancibia,<br />

nato a Kami-Ayopaya,<br />

26 anni, difensore<br />

Borsa Borda Marcelo<br />

Alexander,<br />

nato a Santa Cruz,<br />

19 anni, centrocampista<br />

Amir Angel<br />

Grutzmacher Cury,<br />

nato a Beni,<br />

27 anni,attaccante<br />

Zacarias Paz Moreno,<br />

nato a Beni,<br />

39 anni, difensore<br />

Arnold Rodolfo<br />

Rodriguez Anez,<br />

nato a Guayaramerin,<br />

29 anni, difensore<br />

Juan Pablo Escobar,<br />

nato a Santa Cruz,<br />

26 anni, centrocampista<br />

Alejandro Farah<br />

Salvatierra,<br />

nato a San Vicente,<br />

25 anni, attaccante<br />

Saul Zenon<br />

Gosswieiler Garcia,<br />

nato a Atocha,<br />

difensore<br />

Jorge Ortiz Aria,<br />

nato a Santa Cruz de la Sierra,<br />

22 anni, difensore<br />

Yamir Sandoval Linares,<br />

nato a Cochabamba,<br />

26 anni, centrocampista<br />

ALTRI GIOCATORI<br />

Harold Justiniano Mercato,<br />

nato a Beni, 30 anni,<br />

Hugo Añez Moreno,<br />

nato a Cochabamba, 22 anni<br />

Ronald Añez Moreno,<br />

nato a Cochabamba, 25 anni<br />

Huascar Salas Arteaga,<br />

nato a Santa Ana<br />

Daniel Roca Molina,<br />

nato a Trinidad<br />

45


46<br />

Italia<br />

Noi che il calcio ad un certo punto l’abbiamo vomitato<br />

Chi perché non è mai arrivato da nessuna parte.<br />

Chi perché non ha sfiorato il pian terreno.<br />

Chi perché non ce l’ha fatta a passeggiare sul primo.<br />

Chi, per fortuna sua o di altri, è arrivato sul tetto.<br />

Ma tutti, inesorabilmente, ad un certo punto: fuori di casa.<br />

Cacciati, auto espulsi, nauseati.<br />

Perché il calcio lo puoi vomitare. Perché può nausearti, perché<br />

i milioni di protagonisti che ci girano intorno lo complicano, lo<br />

imbruttiscono, lo umiliano.<br />

Allora che fai? Smetti. Fai altro. Lo guardi in televisione? Una volta<br />

ancora fattibile. Paolo Valenti e lo stadio che si riempiva in novanta<br />

secondi. Ma poi? Dopo? E il formicolio al piede? Che fai?<br />

Qualcuno decide che la domenica si può ancora fare qualcosa.<br />

Si suonano campanelli, ci si chiama a raccolta. L’accozzaglia dei<br />

disillusi.<br />

Due scarpe, un paio di pantaloncini, il sole che scalda.<br />

Si ricomincia.<br />

Dai rudimenti: dal palleggio, dagli scambi, dai cross, dai calci<br />

agli stinchi.<br />

Dai litri di acido lattico postumo.<br />

Il primo gradino. Poi il secondo. C’è ancora un ultimo livello: gli<br />

amatori.<br />

L’ultimo che diventa il primo. Quello da cui si riparte.<br />

Lo dice la parola: amatore. Senza filtro. Senza ipocrisia. Solo passione.<br />

Ci si richiama a raccolta. Cosa serve? Cosa bisogna fare? Forse<br />

nulla di così impossibile.<br />

Amici. Lo siamo da una vita. Il gruppo, il parco, le panchine, il bar,<br />

la strada.<br />

Quanti siamo? Contiamoci, Prima pochi, armate spuntate, polmoni<br />

secchi. Poi, lentamente, il cerchio si allarga, il livello cresce, I<br />

ITALIA IN BREVE<br />

Popolazione: 58 883 958 ab.<br />

Capitale: Roma<br />

Lingua: italiano<br />

Italiani emigrati nel mondo: 4 milioni<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

Inter<br />

polmoni si gonfiano, le urla si alzano al cielo.<br />

Ci siamo.<br />

Il nome alla squadra, la scelta dei colori, i ruoli.<br />

Più veloce di quello che sembra. Nessuno vomita più.<br />

Ci siamo. Si riparte. Nessuno si ferma più.<br />

Per arrivare dove? Chi lo sa.Per riprendersi il gioco, la natura<br />

limpida della gioia. Dell’abbraccio dopo il gol. Della birra<br />

dopo il match.<br />

In questi anni siamo diventati un gruppo.<br />

Qualcuno ha messo in pratica l’autogestione, l’auto finanziamento,<br />

la democrazia diretta, dove si prendono le decisioni<br />

tutti insieme. Senza filtri, senza dirigenti che comandano, impongono,<br />

che ti svuotano, senza sponsor e soldi facili, senza<br />

autorità che ti ingabbiano.<br />

Il calcio d’oggi fa schifo. In tutti i sensi. Dominano televisioni<br />

a pagamento. Squali affamati, giocatori mediocri dipinti<br />

come geni. A parte qualche rara partita è inguardabile, noioso,<br />

avvilente. Il calciatore è un modello per chi dalla vita non<br />

chiede più nulla. E sarà sempre peggio. Noi siamo altro. Siamo<br />

scarsi, mediocri, qualcuno ottimo. Ma persone normali.<br />

Che dalla vita provano a chiedere altro.<br />

Oltre la partita di pallone. Oltre la tessera pre pagata.<br />

Il calcio deve tornare nei campi ed uscire dal tubo catodico.<br />

Deve tornare a divertire e a divertirsi.<br />

Noi proviamo a fare questo. Proviamo a ridere.<br />

Di noi stessi. Dei nostri difetti, delle nostre incapacità.<br />

Questo per poter tornare ad imparare.<br />

L’accozzaglia dei disillusi si ingrosserà sempre di più.


Andrea Cossu,<br />

nato a Pinerolo,<br />

32 anni, portiere<br />

Marco Ravera,<br />

nato a Pinerolo,<br />

30 anni, centrocampista<br />

Matteo Attisani,<br />

nato a Pinerolo,<br />

28 anni, centrocampista<br />

Massimiliano Cimino,<br />

nato a Pinerolo,<br />

31 anni, allenatore<br />

Davide Tavella,<br />

nato a Pinerolo,<br />

29 anni, difensore<br />

Mattia Maino,<br />

nato a Pinerolo,<br />

23 anni, centrocampista<br />

Antonio Falchi,<br />

nato a Torino,<br />

35 anni, attaccante<br />

ALTRI GIOCATORI<br />

Giuseppe Sabatino,<br />

nato a Pinerolo, 33 anni, difensore<br />

Davide Ughetto,<br />

nato a Pinerolo, 24 anni, centrocampista<br />

Fabio Schina,<br />

nato a Pinerolo, 33 anni, centrocampista<br />

Simone Allaix,<br />

nato a Pinerolo, 28 anni, difensore<br />

Gian Marco Passerini,<br />

nato a Pinerolo, 28 anni, centrocampista<br />

Enrico Rizzo,<br />

nato a Pinerolo,<br />

30 anni, centrocampista<br />

Gabriele Sgobbi,<br />

nato a Pinerolo,<br />

33 anni, attaccante<br />

Danilo Vuerich,<br />

nato a Torino,<br />

31 anni, attaccante<br />

Marco Zenatti,<br />

nato a Pinerolo,<br />

30 anni, centrocampista<br />

Daniele Rosabrusin,<br />

nato a Pinerolo,<br />

28 anni, portiere<br />

Stefano Rosabrusin,<br />

nato a Pinerolo, 36 anni, difensore<br />

Orlando Morici,<br />

nato a Pinerolo, 31 anni, attaccante<br />

Davide Zanini,<br />

nato a Moncalieri, 26 anni, dirigente<br />

Eugenio Ezzo,<br />

nato a Pinerolo, 31 anni, dirigente<br />

47


48<br />

Senegal<br />

SENEGAL IN BREVE<br />

Popolazione: 10 284 929 ab.<br />

Capitale: Dakar<br />

Lingue: francese<br />

Comunità senegalese a Torino: 1227<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

2006: Douane (Dakar)<br />

FO AK NIUNE<br />

Gioca con noi<br />

UBILE SEYE BEUTE<br />

(Apri gli occhi)<br />

BUT, GOL!<br />

(Alè, goal)<br />

DUGUNA DUGUNA<br />

(entrato)<br />

Siamo « Gaindèè ndiaye – Le lion de la Teranga ». La teranga<br />

è l’ospitalità senegalese, perché noi i Senegalesi siamo molto<br />

orientati sulla vita in società, sulla solidarietà, sulla forza<br />

dell’aiuto reciproco. Il leone è il re della foresta, ragione per<br />

cui abbiamo preso questo simbolo per dimostrare la nostra<br />

forza e la nostra bravura, insieme all’albero del baobab, un<br />

albero gigante che può vivere più di cent’anni, il “leone della<br />

savana”. Il nostro motto è “l’union fait la force”. La nostra<br />

squadra è sempre esistita: ci siamo dal ’91, ed abbiamo pure<br />

vinto il primo torneo -non aveva neanche ancora un nome- in<br />

cui c’erano quattro squadre italiane e quattro africane, e noi<br />

siamo andati all’assalto dell’Italia. La Stampa sera ne parlò.<br />

La finale fu giocata a Parco Ruffini, segnò il goal della vittoria<br />

Djibi. C’erano anche Luna, Badou, Laye; era veramente<br />

una super scuola! Ora la squadra è giovane, ma organizzata.<br />

Siamo tutti ragazzi, forse ci manca solo un po’ di disciplina,<br />

ma nel gioco ci siamo ed abbiamo un ritmo. E la voglia di<br />

giocare in futuro.


Moustapha Gaye,<br />

nato a Tiaroye,<br />

21 anni, portiere<br />

Romeo Kanfome,<br />

nato a Pout,<br />

21 anni, centrocampista<br />

Badji Souleymane,<br />

nato a Pikine,<br />

24 anni centrocampista<br />

Seck Bamba,<br />

nato a Louga,<br />

29 anni, centrocampista<br />

Abdoulaye Ndack,<br />

nato a Dakar,<br />

29 anni, difensore<br />

Suwaibou Bojang,<br />

nato a Sukuta (Gambia),<br />

20 anni, centrocampista<br />

Saliou Seye,<br />

nato a Dakar,<br />

25 anni, centrocampista<br />

Lam Ibrahima,<br />

nato a Kaolack,<br />

20 anni, difensore<br />

Ba Badara,<br />

nato a Pikine,<br />

32 anni, centrocampista<br />

responsabile squadra<br />

Asane Lo,<br />

nato a Louga,<br />

25 anni, centrocampista<br />

Sougou Djiedjiue,<br />

nato Parigi (Francia),<br />

21 anni, attaccante<br />

Fallou Buegue,<br />

nato in Mauritania,<br />

21 anni, difensore<br />

Sankare Yoro,<br />

nato a Pikine,<br />

19 anni, difensore<br />

Modou Sylla,<br />

nato a Dillerlou,<br />

23 anni, centrocampista<br />

Malick Sy,<br />

nato a Niomre,<br />

33 anni, attaccante<br />

ALTRI GIOCATORI<br />

Larcher Charles,<br />

nato a La Trinità (Martinica),<br />

43 anni, centrocampista<br />

Samb Amadou Anta,<br />

nato a Nguidile,<br />

27 anni, difensore.<br />

Cissè Sangue,<br />

nato a Touba,<br />

20 anni, centrocampista<br />

N’diaye Mamadou,<br />

nato a Dakar,<br />

25 anni difensore<br />

49


50<br />

Copa Rio<br />

BRASILE IN BREVE<br />

Popolazione: 184 101 109 ab.<br />

Capitale: Brasilia<br />

Lingua: portoghese<br />

Comunità brasiliana a Torino: 1463<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

2006: San Paulo<br />

BRINCA COM NOS<br />

Gioca con noi<br />

A BOLA E REDONDA<br />

(La palla è rotonda)<br />

JUIZ LADRÕO<br />

(Arbitro ladrone)<br />

Ciao a tutti, sono Edvaldo “neguti”. Prima di tutto, voglio fare i<br />

complimenti a tutti gli organizzatori, partecipanti e sponsor di<br />

questa grande manifestazione. Dedico questo piccolo spazio<br />

a un grande brasiliano che sicuramente secondo me sarebbe<br />

un ottimo presidente per il mio Brasile. I suoi pensieri sono<br />

ancora vivi. Nato il 21 marzo 1960 (anche mio figlio è nato il<br />

21 marzo), grande e indimenticabile, tre volte campione di<br />

formula 1, ha dato tantissima gioia a bambini e giovani brasiliani<br />

che vivevano per strada. Aveva un amore molto grande<br />

per le persone più deboli senza fare pubblicità. Anzi, una<br />

volta disse a un giornalista: “quello che faccio davvero per<br />

la gente povera io non lo dirò mai”. Solo dopo la sua morte<br />

abbiamo saputo che egli aveva dedicato grande impegno a<br />

favore dei bambini di strada dando loro educazione, salute<br />

e svago. Il suo pensiero era: “ Se vogliamo che nel nostro<br />

paese cambi qualcosa dobbiamo farlo per mezzo dell’ educazione”.<br />

Oggi sua madre porta avanti con tanta passione il sogno di<br />

Ayrton Senna: più di 400 mila bambini e giovani frequentano<br />

l’ istituto Ayrton Senna. La disuguaglianza sociale lo disturbava<br />

molto e nutriva un profondo desiderio di modificare<br />

questa realtà. Oggi lo voglio ricordare attraverso le sue parole:<br />

“ I ricchi non possono vivere in un’isola circondata da un<br />

oceano di povertà, respiriamo la stessa aria!”.<br />

Omaggio al pè quente (piede caldo), un mito, un eroe o semplicemente<br />

un grande!<br />

Approfitto di questa occasione per salutare tutti i miei amici<br />

e le persone che mi conoscono.


Cristiano<br />

De Oliveira Souza,<br />

nato a Coronel Fabriciano,<br />

28 anni, portiere<br />

Rogerio Aparecido<br />

De Souza,<br />

nato a Ipatinga,<br />

41 anni, difensore<br />

Arllan Deyvia<br />

Mendes Montenegro,<br />

nato a Recife,<br />

20 anni, attaccante<br />

Douglas Ramos de Mato,<br />

nato a Sao Candido,<br />

24 anni, attaccante<br />

Savio Deleon<br />

Goncalves Oliveira,<br />

nato a Minas Gerais,<br />

24 anni, portiere<br />

Adronico Das Dores<br />

De Castro,<br />

nato a Timoteo,<br />

29 anni, centrocampista<br />

Jonatas Da<br />

Rocha Barbosa,<br />

nato a Rio De Janeiro,<br />

23 anni, attaccante<br />

Edvaldo Ribeiro,<br />

nato a Ipatinga,<br />

allenatore<br />

Felipe Josè<br />

Cunha Santos,<br />

nato a Ipatinga,<br />

18 anni, difensore<br />

Angelo Marcio<br />

Ribeiro Assis,<br />

nato a Timoteo, 29 anni,<br />

centrocampista<br />

Amarildo Neves<br />

Dos Santos,<br />

nato a Coroaci,<br />

43 anni, attaccante<br />

ALTRI GIOCATORI<br />

Castro da Silva Noberto,<br />

nato a Belo Horizonte, 27 anni<br />

Barcelos Silva Roberto,<br />

nato a Contagem, 41 anni<br />

Gomes Silva Marcelino,<br />

nato a Sao Paolo, 32 anni<br />

Rissi Deivison Sergio,<br />

nato a Timoteo, 24 anni<br />

Souza Victor Oliveira,<br />

nato a Timoteo, 22 anni<br />

Roni Almeida<br />

Do Rosario,<br />

nato a Salvador,<br />

25 anni, difensore<br />

Diego Maranhao<br />

de Souza,<br />

nato a Porangatu-go,<br />

25 anni, attaccante<br />

Ewerton Aguiar Ferriera,<br />

nato a Ipatinga,<br />

25 anni, attaccante<br />

Souza Wallas Enrique,<br />

nato a Timoteo, 16 anni<br />

Gomes Silva Brend,<br />

nato a Ipatinga, 18 anni<br />

Oliveira Gualberto,<br />

nato a Belo Horiente, 27 anni<br />

Da Silva Carlos,<br />

nato a Ipatinga, 19 anni<br />

51


52<br />

Ecuador<br />

ECUADOR IN BREVE<br />

Popolazione: 13 212 742 ab.<br />

Capitale: Quito<br />

Lingua: spagnolo<br />

Comunità ecuadoriana a Torino: 1028<br />

SQUADRA CAMPIONE<br />

2006: El Nacional (Quito)<br />

JUEGA CON NOSOTROS<br />

Gioca con noi<br />

JUEGA LA PELOTA<br />

(Gioca la palla)<br />

ARBITRO VENDIDO<br />

(Arbitro venduto)<br />

ARQUERO CAJON, ARQUERO CEDAZO<br />

(Portiere mani bucate)<br />

LAMPAROSO<br />

(Buffone)<br />

Noi ecuadoriani ci sentiamo orgogliosi perché finalmente,<br />

per la prima volta, nel 2002 siamo riusciti a giocare il mondiale,<br />

là in Corea, con la nostra squadra nazionale. Adesso<br />

l’orgoglio di noi ecuadoriani torinesi è quello di poter essere<br />

noi a giocare, in un torneo, questo torneo, il nostro terzo,<br />

come squadra dell’ Ecuador. Siamo contenti di poterci ritrovare<br />

e giocare, fare una squadra ecuadoriana in piccolo, con i<br />

nostri conterranei provenienti da tutto l’Ecuador: dalla costa,<br />

dalla sierra e dall’oriente, di ogni classe sociale. Al primo<br />

torneo, tanti anni fa, parteciparono solo i più “vecchi” ed addirittura<br />

giocammo con il “rinforzo” di due italiani perché noi<br />

eravamo solo nove; ci fu allora un momento emozionante, in<br />

particolare, quando sentimmo il nostro inno nazionale, qui,<br />

in Piemonte. Questo è qualcosa che rimane, a tutti, ascoltare<br />

l’inno e poi giocare. Sperammo allora e speriamo oggi che<br />

non sia la prima ed ultima volta che abbiamo l’opportunità di<br />

partecipare. (Ringraziamo tutta l’organizzazione del torneo,<br />

che ci dà l’opportunità di partecipare. Baci e abbracci, o meglio,<br />

come diceva qualcuno Dios, padre y libertad).


Vidal Fernando<br />

Castillo Mendoza,<br />

nato a Manabi,<br />

32 anni, portiere<br />

Carlos Cesar<br />

Constante Tapid,<br />

nato a Guyaquil,<br />

26 anni, difensore<br />

Alberto Jose<br />

Hernandez Carrasco,<br />

nato a Milagro,<br />

20 anni, centrocampista<br />

Felipe Ivan<br />

Ramirez Suarez,<br />

nato a Guayaquil,<br />

30 anni, centrocampista<br />

Nelson Maniscalco,<br />

nato a Guayaquil,<br />

38 anni, difensore<br />

José Octavio<br />

Sanchez Hungria,<br />

nato a Guayaquil,<br />

27 anni, difensore<br />

Cristian Adolfo<br />

Duchi Almeida,<br />

nato a Guayaquil,<br />

29 anni, centrocampista<br />

Victor Manuel<br />

Rodriguez Ruiz,<br />

nato a Guayaquil,<br />

28 anni, attaccante<br />

Omar Enrique<br />

Rodriguez Nunez,<br />

nato a Guayaquil,<br />

26 anni, difensore<br />

Patricio Javier Villacis,<br />

nato a Santa Rosa,<br />

24 anni, centrocampista<br />

Marlon Robert<br />

Ayala Quinde,<br />

nato a Machala,<br />

29 anni, centrocampista<br />

Antonio Tomala,<br />

dirigente<br />

Hector Hanibal<br />

Davila Estrella,<br />

nato a Guayaquil,<br />

25 anni, difensore<br />

Manuel Fabian<br />

Martinez Lopez,<br />

nato a Guayaquil,<br />

31 anni, centrocampista<br />

Christian Angel<br />

Sanchez Hungria,<br />

nato a Guayaquil,<br />

25 anni, centrocampista<br />

ALTRI GIOCATORI<br />

Stalin Fabia<br />

Olivero Zambiano,<br />

nato a Guyaquil,<br />

23 anni, attaccante<br />

Andres Leonardo<br />

Bastidas Rivera,<br />

nato a Quito,<br />

14 anni, attaccante<br />

Angel Hugo Folleco Torres,<br />

nato a Mira, 19 anni, attaccante<br />

Josè Sanchez<br />

Allenatore<br />

53


28<br />

Filippo Maria Ricci<br />

corrispondente della Gazzetta dello Sport da Madrid<br />

Arthur Wharton faceva il portiere. E il pioniere. Primo calciatore nero professionista<br />

che si ricordi al mondo, due secoli fa. Arrivato in Inghilterra dalla Gold Coast, oggi<br />

Ghana, nel 1884 a 19 anni, figlio di un missionario e ministro metodista originario<br />

di Granada, Caraibi, Wharton fu mandato a Darlington, nord-est dell´Inghilterra,<br />

a studiare teologia. Poco attratto dalle pratiche metodiste ma molto metodico<br />

nell´applicarsi ad ogni tipo di sport, il ragazzo africano in meno di tre anni s´impose<br />

all´attenzione generale. Come sprinter, quando a Londra a Stamford Bridge (oggi stadio<br />

del Chelsea) diventò campione nazionale delle 100 yard, descritto dalle cronache<br />

dell´epoca come primo `northener´, lui nato a sud del mondo, ad aggiudicarsi il titolo<br />

stabilendo, almeno secondo gli inglesi, il primato mondiale sulla distanza. E l´anno<br />

dopo, 1887, capace di prendersi anche il primato sul percorso Preston-Blackburn, ma<br />

in bicicletta. Quando firmava questi record ante litteram Wharton era già il portiere<br />

del Darlington, club calcistico fondato nel 1861.<br />

Magnifico, invincibile, grandissimo, gli aggettivi usati per descrivere il primo vero<br />

ragno nero, senza offesa per Fabio Cudicini. E un po´ matto, o almeno eccentrico:<br />

pare che Wharton si accucciasse in un angolo della porta in attesa dei tiri avversari,<br />

per poi compiere balzi memorabili alla ricerca del pallone, o che si attaccasse alla<br />

traversa per respingere con i piedi. Il portiere del Darlington fu convocato per la selezione<br />

locale (non c´erano ancora le nazionali e nemmeno il campionato) e chiamato<br />

dal grande Preston North End per giocare la Coppa d´Inghilterra nel 1886-87, unico e<br />

prestigioso torneo nazionale. Sempre indeciso sullo sport da praticare, il numero uno<br />

africano nel 1888 lasciò il calcio per un anno per andare a correre a Sheffield, salvo<br />

poi tornare a giocare con il Rotherham, dove rimase 6 anni. E proprio a Rotherham<br />

nel novembre del 2004 sono iniziate le celebrazioni in onore del `primo professionista<br />

nero del calcio mondiale´. Il sindaco della città ha voluto ricordare Wharton, e<br />

ha commissionato la produzione di un libretto sulla sua vita (intitolato “L´incredibile<br />

Arthur”) che è stato distribuito nelle scuole del nord-est dell´Inghilterra e in quelle<br />

del Ghana a scopo didattico. Wharton giocava anche a rugby, nei primi anni del<br />

`900: uno sport considerato tuttora molto bianco. E poi a cricket, disciplina nella<br />

quale diventò anche allenatore, dopo aver chiuso con il calcio nel 1902, a 36 anni.<br />

Wharton tirava di boxe, e quando smise di fare sport a livello professionistico prima<br />

aprì con la moglie due pub a Rotherham (cosa che lo spinse verso l´alcolismo) e poi<br />

si trasferì nel sud dello Yorkshire a fare il minatore, partecipando al grande sciopero<br />

del 1926, durato sette mesi. Quattro anni dopo `il più grande portiere del nord´ morì<br />

in assoluta povertà in un sanatorio e fu sepolto nel cimitero di Doncaster senza nemmeno<br />

il nome sulla lapide. Quando la sua storia tornò alla luce, nel 1997 la tomba<br />

fu finalmente decorata. Un anno dopo uscì un libro a lui dedicato: “The first black<br />

footballer”, sottotitolo: la mancanza della memoria. Oggi finalmente l´Incredibile<br />

Arthur è diventato un simbolo d´integrazione e di lotta al razzismo. Un vero pastore<br />

di anime, conquistate con lo sport.<br />

Mario Tazzo<br />

Officinakoinè<br />

LA FINALE DEL BALON MUNDIAL 2006<br />

URUGUAY-NORDCOREA<br />

Sante Rugotti non riuscì a dormire la notte che precedette la finale del primo <strong>Balon</strong><br />

<strong>Mundial</strong>. Si girava come un ossesso nel suo letto e, di tanto in tanto, alzandosi sui<br />

gomiti, si sporgeva a guardare la piccola pistola sul tavolino sopra le schedine del<br />

superenalotto.<br />

Perito assicurativo per tutta una vita, era sempre stato rapito dalla passione per il<br />

calcio, ma ancora di più per le sue regole e fin da giovanissimo non aveva scelto né<br />

la strada dell’attaccante né quella del portiere, ma quella che tanto aveva fatto ridere<br />

i suoi coetanei, quella dell’arbitro.<br />

Girandosi come un malato nel letto, tra le lenzuola bagnate dal sudore, ripensava alla<br />

moglie che aveva sempre guardato alla sua passione per il fischietto con un’alzata di<br />

spalle. E sempre con un’alzata di spalle aveva guardato a lui per tutta una vita fino<br />

quando, un anno prima, se n’era andata, a vivere con un assistente al piano dell’ospedale<br />

CTO. Un uomo gioviale e spensierato, nonstante i capelli grigi, il mutuo e un<br />

paio di figlie femmine.<br />

Non aveva faticato a capirla. La sua figura secca e lunga, i baffi fuorimoda e quel<br />

portamento da becchino erano diventati un peso che poteva sostenere lui da solo.<br />

In quella notte d’angoscia Sante Rugotti vedeva le facce della moglie, dell’assistente<br />

al piano Girolamo Seppia, del capitano della squadra dell’Uruguay Pedro Pablo<br />

Schiaffone, dei mille volti tutti uguali dei giocatori coreani e del ghanese<br />

Ekow che quel pomeriggio, a Porta Palazzo, gli aveva portato in un sacchetto<br />

del pane quella piccola pistola che ora stava sopra il suo tavolino.<br />

Erano anni che non sparava e adesso era preoccupato al pensiero di essere<br />

costretto a farlo nel giro di poche ore.<br />

Il giorno dopo il sole batteva a picco sul campo senza un filo d’erba. La situazione<br />

climatica era estrema più della finale di Pasadena. Giocatori e organizzatori<br />

si guardavano senza alcuna voglia di scherzare. Grilli e lucertole sembravano<br />

al momento il pubblico più numeroso. In realtà nel giro di mezz’ora il<br />

bordo campo si riempì di sostenitori.<br />

Ma le squadre non erano ancora in campo. I nordcoreani non avevano portato<br />

nessun tipo di connazionale a fare il tifo, ma godevano dei favori della tifoseria<br />

radicale marxista e di una certo gruppo di curiosi che li avevano presi per<br />

giapponesi i quali, si sa, suscitano ovunque vadano una spontanea simpatia.<br />

La comunità maschile uruguayana torinese era, in sostanza, tutta sul terreno di<br />

gioco e i sostenitori si riducevano a qualche donna annoiata e qualche bambino<br />

paffuto a petto nudo sugli spalti.<br />

Pedro Pablo Schiaffone era un uomo di 40 anni insolente e sicuro di sé. Guidava<br />

camion frigo per quasi 4000 ore l’anno ed era un formidabile mancino.<br />

Si era dato quel soprannome “Schiaffone”, di cui andava assai fiero, sia per<br />

la mole che per i piedi buoni che per l’abitudine a menare le mani. Era il<br />

goleador indiscusso del torneo, con 32 reti, 4 denti rotti e due traumi cranici<br />

in 6 gare. Sapeva farsi rispettare nell’area di rigore come in ogni area di sosta<br />

delle autostrade europee. Tutti avevano paura di lui. Beveva gassosa a litri e<br />

mangiava solo carne argentina, che ricopriva di insulti, rigurgito nazionalista,<br />

prima di divorare.<br />

La finale era considerata una partita ad alto rischio. Sante Rugotti aveva sentito<br />

le lamentele dei colleghi durante tutto il torneo: squadre indisciplinate,<br />

nessun rispetto per le giacchette nere, minacce costanti, tentativi andati a buon<br />

fine di intimidazione. La piccola pistola non era un semplice eccesso di zelo.<br />

Le due finaliste, tra l’altro, erano nell’occhio del ciclone delle polemiche: i<br />

sudamericani era considerati i peggiori picchiatori di tutto il Torneo e intorno<br />

ai coreani si erano sparse voci che affermavano giocassero in 14.<br />

Molte squadre sconfitte, uscendo dal campo o con le ossa rotte o con la sensazione<br />

di essere stati coglionati, avevano mal digerito l’eliminazione ed ora<br />

si erano radunate intorno al campo per fischiare e tifare contro entrambe le<br />

finaliste.<br />

Sante Rugotti sudava freddo. Si toccava nervosamente il colletto della sua<br />

vecchia casacca nera e il cuore batteva così forte che gli sembrava andasse<br />

a sbattere contro la piccola pistola, che aveva messo lì nel taschino, insieme<br />

ai cartellini. Il clima sugli spalti non aiutava. Il caldo e la polvere non aiutavano.<br />

La notte insonne neppure. Nessuno lo stava aiutando. Fischiò il calcio<br />

d’inizio.<br />

I nordcoreani avevano la panchina più lunga di quella dell’Inter. Si erano presentati<br />

in 35, e sulle loro spalle le maglie non avevano i numeri, bensì simboli<br />

dell’alfabeto hangul. Ad una prima occhiata sembravano tutti indistinguibili.<br />

Sante Rugotti non fece neppure lo sforzo di capirne l’identità. Li ammoniva a<br />

caso, li espelleva, ma non poteva mai giurare che il giocatore avesse davvero<br />

abbandonato il campo. Un giornalista che seguiva dagli spalti, incuriosito dalle<br />

voci sulla sovrabbondanza di giocatori nordoreani sul terreno di gioco, rimase<br />

per tutto l’incontro a memorizzare volti, tracciare simboli sul taccuino e<br />

contare sommariamente. Intuì che praticavano le sostituzioni volanti dell’hockey,<br />

fuori la difesa, dentro l’attacco e viceversa. Storme di giocatori asiatici<br />

in costante movimento, in panchina, a bordo campo, in un angolo del terreno<br />

di gioco. Veloci e senza scrupoli, si interscambiavano alle spalle dell’arbitro<br />

e più di una volta il giornalista ne contò dai 13 ai 15 che contemporaneamente<br />

partecipavano all’azione. Sante Rugotti non ci badava. Era per la maggior<br />

parte del tempo impegnato a chiedere ai difensori uruguayani di riporre i loro<br />

serramanico o a spingere fuori dal campo le sporadiche risse che nascevano<br />

spontanee, in ogni angolo tra giocatori, tifosi, organizzatori, dirigenti e frange<br />

marxiste.<br />

Dopo due ore sotto il sole, la partita aveva appena 9’ di gioco effettivo.<br />

Tutto precipitò quando l’arbitro fischiò un rigore per la Nord-Corea per accoltellamento<br />

al polpaccio in area dell’attaccante.<br />

Il suono acuto del fischietto e il braccio che indicava il dischetto del rigore.<br />

Pedro Pablo Schiaffone si voltò, lasciando il bavero del porta-borracce dell’Albania,<br />

e rimase di stucco. Appena capì che gli era stato fischiato un rigore<br />

contro, gonfiò le vene del collo e partì di corsa in direzione dell’arbitro. Tutti<br />

si voltarono a guardarlo, mentre attraversava il campo brandendo il suo pugno


sinistro in direzione dell’arbitro Rugotti. “Sembra uno Scania” pensò quest’ultimo<br />

mentre lo guardava arrivare nella sua direzione. Cercò automaticamente<br />

la pistola nel taschino e la puntò verso il capitano dell’Uruguay quando<br />

si trovava a pochi metri di distanza.<br />

Pedro Pablo Schiaffone inchiodò di colpo, alzando un polverone. Non se<br />

l’aspettava, questa. L’arbitro davanti a lui tremava con quella piccola pistola<br />

in mano e sembrava sul punto di svenire. I suoi occhi si iniettarono ancora più<br />

di sangue. A passi decisi si mosse verso Sante Rugotti. Che tremante sparò.<br />

Ed il colpo non partì.<br />

Ebbe solo più il tempo di lanciare un’occhiata di rimprovero al ghanese Ekow<br />

e di emettere il suo ultimo fischio, prima di essere sommerso da tutta la squadra<br />

sudamericana, col suo capitano in testa. Eppure quel fischio attraversò le<br />

mani i pugni e i piedi degli uruguaiani e si spinse fino alle orecchie del rigorista<br />

che tirò nella porta sguarnita dell’Uruguay. Dopo il gol, tutta la squadra<br />

coreana corse verso il tavolo degli organizzatori, alzarono la coppa e si dileguarono<br />

tra la folla. Alcuni organizzatori cercarono di afferrare il giocatore<br />

con la coppa, ma i tifosi marxisti fecero scudo e gli permisero di dileguarsi.<br />

Sante Rugotti si risvegliò due giorni dopo in un letto del CTO. Aveva sentito<br />

dire delle botte prese e della clamorosa rissa che seguì il rigore e coinvolse<br />

tutta la gente intorno al campo e che durò fino a notte inoltrata. Non aveva<br />

ancora chiesto ai medici quale fossero le sue condizioni; non gli interessavano.<br />

Al momento la sua più grande preoccupazione era di poter incontrare<br />

l’assistente al piano con cui era fuggita sua moglie.<br />

Scalciava e spingeva.<br />

Calciava e piangeva.<br />

Il caldo, quello sì, c’era, C’era tutto e forse anche un po’ troppo. Nessuno si<br />

sarebbe immaginato un sole del genere, lì dove da sempre erano abituati a<br />

sentirsi dire che c’avevano solo la nebbia. Il cielo sfrigolava e gli alberi economizzavano<br />

l’ombra. L’erba era diventata rada come la testa di un anziano<br />

signore ed anche il colore dei pochi ciuffi che ancora resistevano non faceva<br />

presagire lunga vita futura. Il custode guardava e annuiva, pensava il lavoro<br />

e sognava la pensione. Il sole d’inizio giugno faceva sciogliere le macchine<br />

sul corso e immobilizzava la città nella sua domenica pomeriggio. La partita<br />

infuocava. Animi ed aria ardevano, strappando il fiato a chi guardava e chi<br />

correva. L’arbitro sudava e gocciolava forse più dei ventidue giocatori messi<br />

insieme, e pareva tramutare la sua mole decisamente abbondante in un perfetto<br />

bunet, che stingeva in una fiappa panna cotta a fianco dei toraci neri e<br />

impettiti che ancora trovavano il modo di schizzare nel campo. Su e giù.<br />

Altrove, molto più a nord, dove uno stesso caldo stupiva gli autoctoni e faceva<br />

parlare i tiggì di buchi e serre sparsi da qualche parte lassù nell’atmosfera, sei<br />

piedi nervosi e stanchi si alternavano in un tip tap cadenzato sulle mattonelle<br />

azzurrine del corridoio. Scarpe da ginnastica alla moda, tacchi bassi un po’<br />

retrò da mercato e un paio di scarpe eleganti, marca italiana, che peccavano<br />

in brillantezza ma ancora scricchiavano di nuovo. Il cane stava accucciato<br />

sotto le sedie e per il momento si manteneva in silenzio, incerto sul da farsi,<br />

osservando l’andare e venire davanti al suo muso. Su e giù.<br />

Non era ancora finita, mancava un ultimo interminabile minuscolo minuto.<br />

Era troppo tardi, non ce l’avrebbero mai fatta. Il campo pareva una collina,<br />

deformato da uno specchio da giostre. Pensare che pareva cosÏ solo nei cartoni<br />

giapponesi. Invece c’erano tutti, quei venti metri da percorrere. Nessun<br />

cambio in quarantacinque minuti, la squadra era ridotta all’osso, tra turno di<br />

notte e forse qualche caipirina di troppo a festeggiare la classifica. La panchina<br />

era adorna solo dell’allenatore e di mille mozziconi ancora fumanti. E gli<br />

immensi toraci avversari sembravano davvero aquile impettite, mai stanche,<br />

mai ferme. Le nocche del coach erano bianche dalla tensione, per forza che<br />

non poteva giocare: cuore debole, niente emozioni forti aveva detto alla visita<br />

una dottoressa che guardandolo gli aveva spezzato il cuore.<br />

Era troppo presto, davvero molto presto. Tanto in anticipo che pareva un sogno.<br />

O uno scherzo. Poi il volo, la mamma, l’Italia, casa, i saluti, il cane che<br />

ci metteva del suo. Nulla a posto. Ma sorrideva, non riusciva a trattenersi.<br />

Sudava e respirava. Pensava a tutto e a niente, era tornata da troppo poco a<br />

casa e tra troppo poco sarebbe ripartita, per tornare all’altra sua casa. E casa<br />

ormai chissà qual era. Sempre, su e giù. Immaginava il tip tap di scarpe lÏ<br />

fuori e l’emozione che rimbalzava nel corridoio.<br />

Rimbalzo azzeccato, era andata bene, teneva il pallone in mano, uno due<br />

tre, per prendere tempo. Potevano rimontare. Ultima azione, sicuro. Anche<br />

perchè l’arbitro proprio non tratteneva più le smorfie di fatica e muoveva<br />

ormai sempre più a rallentatore i piedi gonfiati nelle scarpette nere taglia<br />

Betty Boop. Poi il fischio, gli abbracci, la festa, una telefonata a casa, ma<br />

forse no, meglio domani, che a quell’ora giù era tardi e i cyber già tutti<br />

chiusi. La mamma avrebbe pianto, sicuro. Gli avrebbe detto che era sempre<br />

stato il più bellebravo, sempre sempre sempre. Poi avrebbe chiesto quando<br />

tornava e no, che forse meglio non tornasse, ma che sì, mancava a tutti e<br />

intanto tutto al paese cambiava.<br />

Sarebbe cambiato tutto. La disposizione del letto forse no, su quella più di<br />

tanto non si poteva fantasticare, porta finestra muro letto armadio. Il ritmo,<br />

quello sìÏ, sarebbe cambiato. Non si poteva pensare. Come si poteva? Era<br />

tutto troppo nuovo.<br />

In fondo poi non sarebbe cambiato molto, da domani lo stesso ritmo, il<br />

lavoro e la bici, le gambe forse solo un po’ più stanche e le braccia indolenzite,<br />

a ricordare la fatica, il naso scottato, probabile. L’album sul tavolino,<br />

tanto ormai la sua pagina la conosceva a memoria e gli sembrava già quasi<br />

sciupata. Magari la coppa da lasciare alla sala dove si ritrovavano. O da far<br />

girare tra loro. Nessuno se lo aspettava.<br />

Nessuno se l’era aspettato. O meglio, aspettata. E allo stesso tempo già tutti<br />

l’attendevano. Aspettavano che tornasse, per rivederla, magari una festicciola,<br />

al parco dove lottando con le zanzare si sarebbe potuto rubare un briciolo<br />

di fresco. Il clima, quello le mancava quando era là. Il cibo, nel senso<br />

dei sapori, il sapore di casa. La lingua, qualche volta. Ora invece pensava a<br />

là e sentiva nostalgia.<br />

Aveva ancora il pallone tra le mani. Guardò la tribuna e ricordò il coro che<br />

sempre cantavano da bambini quando andavano alle partite dei grandi, al<br />

campo dall’altra parte della città. Guardò le mani inguantate, piccole mani<br />

da sarto che adesso consegnavano lettere. Sapeva a memoria tutte le vie, tutti<br />

gli interni, anche quasi i cognomi, pure meglio di quelli che lì ci vivevano<br />

da prima di lui, ci avrebbe scommesso, meglio che al paese suo. Al mercato<br />

avrebbe potuto raccontare come una madama i pettegolezzi di tutti i cortili.<br />

Ma lui non ne parlava, di quello che sentiva dalle finestre. Incamerava odori<br />

e rumori e inforcava la bici. Quella ormai era la sua città e la tua città non<br />

hai bisogno di spiarla.<br />

Spiò la città fuori dalla finestra della sala azzurrina. Alberi. Cercò il Monviso<br />

ma si ricordò che lì non c’era. Nessuna montagna. Che strano cambiare<br />

gli orizzonti e le case. Quante case aveva ormai, non sapeva.<br />

Fece fare un rimbalzo al pallone e lo calciò, via, forte, verso il cielo e l’afa,<br />

oltre il Po o chissà dove. Un fischio. Due. Pianse. Era finita. Uno a zero. Per<br />

la prima volta vincevano un mondiale. Il pallone ancora nel cielo.<br />

Scalciò nell’aria piena d’odori e spinse con i piedi minuscoli un pallone<br />

invisibile che vedeva nell’aria.<br />

La tribuna si zittì, un attimo infinito di silenzio in cui solo il fiato dell’arbitro<br />

faceva sentire che ancora qualcuno osava respirare. Poi lo scoppio,<br />

le grida, la musica, l’inno, la festa, tutto come un carnevale in un attimo si<br />

materializzò nel campo da gioco, invaso di gente e di volti di ogni forma e<br />

colore. Aprì gli occhi.<br />

Strinse gli occhi piccini inseguendo probabilmente ancora il suo sogno lasciato<br />

dentro al pancione. Si fermò il tip tap nel corridoio e quasi scivolarono<br />

dall’emozione sul pavimento lucidato le scarpe italiane, pensando<br />

che cosa volesse dire “papà”. Il cane sotto le sedie ringhiò, ma quello era<br />

normale.<br />

Prese la bici. Pensò al suo sogno e alla partita. Passò davanti al portone di<br />

fronte. Sorrise.<br />

Un fiocco rosa.<br />

Fra-bi<br />

29


Sono tantissime le persone che, a diverso titolo e per differenti<br />

motivi, ci hanno dato una mano per questa prima edizione<br />

di <strong>Balon</strong> <strong>Mundial</strong>. A tutti loro va un ringraziamento speciale.<br />

Proviamo a farne un elenco in ordine sparso, sperando di non<br />

dimenticare nessuno.<br />

Grazie a tutte le squadre che prendono parte alla manifestazione,<br />

ai giocatori, agli allenatori e ai dirigenti. Con tanti di voi nel<br />

corso di questi mesi si è instaurato un rapporto di amicizia.<br />

E forse è questo il vero obiettivo di <strong>Balon</strong> <strong>Mundial</strong>.<br />

Grazie alla Regione Piemonte, al Consiglio Regionale del Piemonte,<br />

alla Provincia di Torino, alla Città di Torino, in particolar<br />

modo gli assessorati allo sport e alle politiche per l’integrazione,<br />

alle Circoscrizioni 6,7 e 8 (presidenti, giunte, consiglieri e<br />

soprattutto uffici allo sport).<br />

Grazie alla Kappa, a Marco Boglione, Stefano Braghin, Alberto<br />

Conti Papuzza e Paolo Fulgenzi (gentilissimo), alla Gtt ad Acqua<br />

Sant’Anna ad E!COplanning.<br />

Grazie ai medici Maria Teresa Marinone, Flavio Maina, Angelo<br />

Primo e Mauro Valle per la loro grande disponibilità, alla<br />

Croce Rossa Militare di stanza a Settimo e al loro splendido<br />

personale, a Oliviero Alotto.<br />

Grazie a Darwin Pastorin, Gianni Piva, Stefano Semeraro, Carlo<br />

Coscia, Filippo Maria Ricci e Mario Tazzo per i racconti.<br />

Grazie di cuore a Erik Minati per le brillanti idee e realizzazioni<br />

grafiche, ad Aline con il bambino che si porta in grembo,<br />

Petra e Anita, a Luisa, a David Sordella, ai fotografi Daniel Fuss,<br />

Lorenzo Serra e Simone Lisi, al grafico fiorentino Niccolò Borgia<br />

per manifesti e adesivi, a Anna Roberti anima di Russkij<br />

Mir, al Laboratorio Creativo, a Meggio, agli arbitri, ai gestori<br />

dei campi Mercadante e Colletta, alla società Cbs…<br />

Grazie a Diego Novelli per il grande aiuto.<br />

Officinakoiné<br />

Gruppo Africano Cultura e Sport<br />

UISP<br />

Mergimtari<br />

Fratia<br />

Ass.America-Latina<br />

Terra del Fuoco<br />

<strong>Balon</strong> <strong>Mundial</strong> Anno Zero è dedicato a Linda, venuta al mondo pochi giorni prima del calcio d’inizio.<br />

Il prossimo anno sarà già spettatrice attenta.


CONSIGLIO<br />

REGIONALE<br />

DEL PIEMONTE<br />

CIRCOSCIZIONE 6<br />

CIRCOSCIZIONE 7<br />

CIRCOSCIZIONE 8<br />

E!CO<br />

STUDIO<br />

memoriosa<br />

www.balonmundial.it

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!