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Ottobre - Circhi

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Poste Italiane Spa - Spedizione in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46), Art. 1, comma 1, DCB-Modena € 4,00


Giulio Montico<br />

di Francesco Mocellin p. 4<br />

Il decennale<br />

di Rocco Maggiore p. 6<br />

Cavalia<br />

di Antonio Giarola p. 8<br />

Tony Steele<br />

di Flavio Michi p. 12<br />

Circo<br />

Web Site: www.circo.it - E-mail: info@circo.it<br />

Nuova serie - Anno XL - N. 10 <strong>Ottobre</strong> 2008<br />

Direttore responsabile Egidio Palmiri<br />

Redazione Alessandro Serena, Claudio Monti<br />

Collaboratori<br />

Roberta Battistin, Dario Duranti, Roberto Fazzini, Antonio Giarola, Luciano Giarola,<br />

Jordì Jané, Ruggero Leonardi, Massimo Malagoli, Flavio Michi, Francesco Mocellin,<br />

Alessandra Litta Modignani, Ettore Paladino, Arianna Pianesi, Marco Ternullo.<br />

Con la collaborazione di<br />

Circus Zeitung (Germania)<br />

Circus Planet (Germania)<br />

Direzione, redazione, pubblicità, amministrazione<br />

Ente Nazionale <strong>Circhi</strong> - Via Garbini 15, 37135 Verona<br />

Tel. 045-500682 - Fax 045-8233483<br />

Registrazione Tribunale di Livorno n. 344 del 25.5.1980<br />

Pubblicità Inferiore al 45%<br />

Progetto grafico La Cage aux Folles Modena<br />

Fotolito e Stampa Italiana Produzioni - Castelfranco Emilia<br />

Abbonamento 2008<br />

Italia: 30 euro; estero: 40 euro.<br />

Versamento sul ccp di Verona 55814610 (specificando la causale)<br />

Intestato a: Ente Nazionale <strong>Circhi</strong>,<br />

Via di Villa Patrizi 10, 00161 Roma.<br />

Tutti i diritti di proprietà sono riservati.<br />

Fotografie e manoscritti non richiesti<br />

non saranno restituiti.<br />

SOMMARIO<br />

Il segreto del trapezio<br />

di Ruggero Leonardi p. 18<br />

Scheda Cedac<br />

di Antonio Giarola p. 22<br />

Notti al circo<br />

di Maria Vittoria Vittori p. 24<br />

Milanesi a cavallo<br />

di Ettore Paladino p. 26<br />

Alla vigilia del decennale del Festival di Latina<br />

è scomparso il fondatore, Giulio Montico.<br />

Antonio Giarola racconta il caso equestre<br />

dell’anno, Cavalia. Le gesta di Tony Steele<br />

rievocate da Flavio Michi. Il segreto degli<br />

acrobati secondo la penna acrobatica di<br />

Ruggero Leonardi. Tentativi di ricostruzione<br />

della storia del circo italiano con un’analisi<br />

dei documenti del Cedac. Il romanzo Notti<br />

al Circo di Angela Carter, raccontato da<br />

Maria Vittoria Vittori.<br />

In copertina: Il Duo Viola (pag. 10).


4<br />

Artisti in pista al Festival di Latina<br />

Confezionare un<br />

celebriamo il ra-<br />

elogio funebre è<br />

duno annuale<br />

sempre un’atti-<br />

proprio a Latina<br />

vità poco age-<br />

dove il C.A.de.C.<br />

vole. Sia per i<br />

motivi che è facile<br />

di Francesco Mocellin<br />

ha trovato una<br />

sorta di seconda<br />

immaginare, sia per<br />

casa. Inutile precisare<br />

la necessità di sfuggire<br />

che questo è potuto ac-<br />

agli encomi di maniera, quelli<br />

cadere grazie soprattutto alla<br />

che non si fanno mancare a nessuno<br />

disponibilità e allo spirito di Giulio<br />

e suonano un po’ vuoti, quasi senza significato.<br />

che ci ha accolto con aperta cordialità facendoci<br />

Come sovente accade la morte spariglia le carte e colpisce sentire ospiti graditi e componente importante per la riuscita<br />

all’improvviso mettendoci di fronte alla necessità di fare i dell’evento. Nel corso degli anni la confidenza con lui è<br />

conti con l’inatteso ed il rimosso. La mattina del primo aumentata via via e non sono state rare le volte in cui ci<br />

settembre avevo appena trasmesso un messaggio di posta confidava apertamente le sue difficoltà, le sue ambizioni,<br />

elettronica a Fabio Montico per discutere alcuni dettagli del i progetti e i sogni. Nato nel 1940, avrebbe compiuto<br />

prossimo raduno del C.A.de.C. quando ho ricevuto la notizia sessantotto anni il 24 settembre. Di sangue circense,<br />

della dipartita del padre Giulio. Come sempre, le circostanze primogenito di sei fratelli, quando diviene diciottenne il<br />

della vita rendono beffardi alcuni momenti e così alla mia padre Antonio gli affida gli animali del circo di famiglia. Alla<br />

e-mail operativa, per così dire, ne è seguita un’altra di ben chiusura del complesso – nel 1964 – dopo un periodo al<br />

altro tenore. Il nostro incontro personale con Giulio avvenne seguito del padre nella gestione di un luna park viaggiante<br />

nel 2001, in occasione della terza edizione di quello che – decide di proseguire la sua carriera come artista. In tale<br />

stava lentamente prendendo le forme dell’attuale festival. ruolo presterà la sua preziosa opera ed esperienza presso<br />

Dall’anno successivo i destini della competizione circense le più importante insegne circensi italiane fino al 1977. In<br />

si sono incrociati con quelli del nostro club: infatti, da allora tale anno decide di fermarsi a Latina insieme alla moglie


“Giulio Montico andava particolarmente orgoglioso<br />

della sua creatura – nonostante avesse<br />

raggiunto importanti traguardi sul piano imprenditoriale,<br />

superando grazie alla sua tenacia<br />

gli inevitabili momenti di difficoltà. Ma il festival<br />

era il suo fiore all’occhiello e già da qualche<br />

anno sognava il momento in cui sarebbe arrivato<br />

il tempo di festeggiare il decennale”.<br />

Mirella Iuliano, sposata nel 1966. In questa città, insieme<br />

ai quattro figli, dà vita ad una serie di attività imprenditoriali<br />

gravitanti nell’indotto del circo anche se la pista non smette<br />

mai di esercitare il suo richiamo. Ed è così che Giulio Montico<br />

decide di lanciare la sua sfida dando vita ad un festival<br />

riservato alle discipline circensi e dedicato alla città dove<br />

risiede. All’inizio si tratta di poco più di un galà natalizio ed<br />

in pochi avrebbero scommesso quel 18 dicembre sul futuro<br />

di tale manifestazione tra l’altro confinata in una location<br />

periferica. Invece, nel giro di pochi anni la rassegna esce<br />

dall’anonimato (anche grazie alla collaborazione con l’E.N.C.)<br />

assumendo la precisa connotazione dell’unico vero festival<br />

italiano di circo classico, dedicato ai giovani under ventuno<br />

e richiamando i più rilevanti operatori del settore da ogni<br />

parte del mondo, molti dei quali gli accreditavano la loro<br />

amicizia... Giulio Montico andava particolarmente orgoglioso<br />

della sua creatura – nonostante avesse raggiunto importanti<br />

traguardi sul piano imprenditoriale, superando grazie alla<br />

sua tenacia gli inevitabili momenti di difficoltà. Ma il festival<br />

era il suo fiore all’occhiello e già da qualche anno sognava<br />

il momento in cui sarebbe arrivato il tempo di festeggiare<br />

il decennale. Fino all’ultimo, anche ai medici che dovevano<br />

operarlo – purtroppo vanamente – ha esteso l’invito ad<br />

essere presenti alla decima edizione della rassegna. Mi<br />

Giulio Montico insieme alla giuria del Festival<br />

Giulio Montico<br />

piace ricordarlo quando interveniva – puntuale ed immancabile<br />

- alle assemblee del C.A.de.C. portando il suo saluto<br />

pieno di giovialità e sinceramente contento di accogliere<br />

gli Amici del Circo. Oppure quando abbiamo trascorso<br />

un’intera giornata insieme a fare shopping per le vie di<br />

Mosca in occasione del Festival del 2005 di cui era membro<br />

della giuria e i numerosi aneddoti di vita circense che sono<br />

riuscito a carpirgli.<br />

Ora che il tempo delle celebrazioni del decennale del<br />

“Suo” Festival Internazionale “Città di Latina” è venuto lui<br />

non potrà esserci, almeno fisicamente. Ma la decisione<br />

presa immediatamente dalla famiglia di non sospendere<br />

la manifestazione rappresenta certamente il più prezioso<br />

regalo e il saluto più appropriato alla figura e all’opera di<br />

Giulio Montico.<br />

5


Nancy e Terence Rossi<br />

Latina 2008<br />

Il decennale<br />

Rocco Maggiore


Come ricordato nelle pagine precedenti lo scorso lunedì 1<br />

settembre è scomparso Giulio Montico, fondatore del Festival<br />

Internazionale del Circo “Città di Latina”. Tenendo fede al<br />

suo volere di celebrare il decennale del Festival, il comitato<br />

organizzativo della rassegna circense di Latina conferma il<br />

programma con inizio dell’evento per il 16 ottobre e con la<br />

serata finale programmata per il 20 ottobre 2008. Il ruolo<br />

di Giulio nel sistema organizzativo sarà preso dai famigliari.<br />

La moglie Mirella Iuliano è stata nominata Presidente<br />

Onorario e farà la padrona di casa con i componenti della<br />

giuria. Fabio Montico è diventato direttore generale, mentre<br />

Fabrizio assume il ruolo di coordinatore generale e direttore<br />

tecnico.<br />

Fabio Montico, nel momento della sua nomina, ha dichiarato:<br />

“Assumo quest’incarico all’indomani della scomparsa di<br />

mio padre per onorare il suo impegno nel mondo circense<br />

e per continuare, nella sua memoria, l’organizzazione del<br />

Festival Internazionale del Circo “Città di Latina” per il quale<br />

ha sempre speso grandi energie. In questa nuova gestione,<br />

arrivata troppo presto ed in maniera inaspettata, spero di<br />

essere pronto e all’altezza di mio padre del quale ritengo,<br />

insieme ai miei fratelli e mia madre, di essere il depositario<br />

della sua passione per il circo e del suo amore per la città<br />

di Latina. Sarò sempre attento ai suggerimenti che mi<br />

vorranno dare le persone che gli sono state più vicine e<br />

confermo sin da ora la ferma volontà a continuare l’organizzazione<br />

del Festival Internazionale del Circo “Città di<br />

Latina”, ben oltre la decima edizione”.<br />

Se i parenti stretti riescono ad anteporre le volontà dello<br />

scomparso Giulio al loro dolore, tanto fa la redazione di<br />

questa rivista, presentando quella che si annuncia come<br />

una edizione di assoluto livello sia per la composizione del<br />

cast che per la presenza di personaggi illustri.<br />

Ricordiamo le parole dello stesso Giulio Montico:<br />

“L’appuntamento di quest'anno è molto importante sia per<br />

l’Associazione che per la città e quindi ho voluto creare un<br />

cast d’artisti d’eccezione. A fronte d’importanti presenze<br />

artistiche era necessario individuare una giuria internazionale<br />

autorevole e prestigiosa. I nomi che la compongono credo<br />

siano il meglio del panorama circense internazionale e<br />

saranno a Latina anche per testimoniare l’attaccamento al<br />

Festival che ha solo dieci anni di vita, ma si è già guadagnato<br />

un posto importante tra le rassegne internazionali più<br />

prestigiose”. Riguardo alla giuria, tra le personalità invitate<br />

quest’anno, spicca la presenza di Eugene Chaplin, figlio del<br />

grande Charlie. Eugene, quinto figlio del protagonista del<br />

cinema muto, a differenza del padre si è occupato di regia<br />

teatrale. Laureato alla Royal Academy of Dramatic Arts a<br />

Londra, ha lavorato per il Covent Garden in Inghilterra e per<br />

l’Opera House di Ginevra, sarà per la prima volta a Latina.<br />

La giuria intera, del resto, è una tra le più prestigiose che<br />

il Festival di Latina abbia mai avuto. È confermato il ruolo<br />

di presidente ad Egidio Palmiri (Enc), che vedrà al suo<br />

fianco, nelle vesti di padrona di casa, Mirella Iuliano. Oltre<br />

al citato Chaplin ci saranno Franz Czeisler Tihany (Tihany<br />

Circus -Messico); Leonid Kostyuk (Bolshoi Circus - Russia);<br />

Josè Maria Gonzalez Villa (Gran Circo Mundial - Spagna);<br />

Alexander Kalmykov (Rosgoscirk – Russia); Frank Keller<br />

(Krone Circus – Germania); Cheng Haibao (Shanghai Acrobatic<br />

Troupe - Cina); Peter Dubinsky (Firebird Productions<br />

- USA); Alain Frere (Festival di Monte Carlo). È inoltre<br />

confermata la presenza di Enis Togni (Circo Americano -<br />

Italia).<br />

Il cast prevede una ventina di gruppi impegnati in diverse<br />

performances. La grande novità di quest’anno è il limite di<br />

età, innalzato a 25 anni. Come sempre nutrita presenza di<br />

artisti dell’ex blocco sovietico con i Flyng to the Stars (barre<br />

parallele), i Man in Black (banchina), i Dukhanins (icariani),<br />

la troupe Vorobiev (altalena russa), i Four Man (acrobati<br />

equilibristi). L’Oriente partecipa con le contorsioniste mongole<br />

Little Angels, l’equilibrista cinese fenomeno Cai Yong, e le<br />

due diaboliste di Taiwan Chen Tzu-Yin e Tsai Miao-Tzu.<br />

Buona la partecipazione italiana con il mano a mano di<br />

Terence e Nancy Rossi (diplomati all’Accademia) e le<br />

clownerie del Trio Caveagna con il giovanissimo Steve. È<br />

presente anche l’equilibrista Maxim Popazov, che nonostante<br />

la giovane età è già una stella affermata del panorama<br />

internazionale. E poi Spagna, Messico, Stati Uniti, Svezia,<br />

Svizzera, Colombia, Giappone, Germania, Iran, Turchia.<br />

Due gli artisti fuori concorso, il clown americano Rob Torres,<br />

reduce dal successo del Festival di Budapest. E la stella<br />

internazionale dell’ammaestramento di animali, il nostro<br />

Flavio Togni, che regala la sua partecipazione per il decimo<br />

anniversario del Festival.<br />

E numerosi saranno gli appuntamenti collaterali, come<br />

l’assemblea degli Amici del Circo, il convegno dell’Eca, e<br />

molti altri ancora.<br />

Per un’edizione da viversi intensamente anche nel nome<br />

del suo fondatore.<br />

Il Trio Caveagna<br />

7


Il nuovo fenomeno dello<br />

spettacolo equestre<br />

di Antonio Giarola<br />

Foto tratta dal programma di sala


Mi occupo di spettacoli equestri da oltre vent’anni ed ho<br />

avuto la fortuna, per motivi di lavoro, di vedere tutte le<br />

produzioni ritenute più interessanti come Zingaro, Apassionata,<br />

Goa, Spirit of the Horse, solo per citarne alcune, e gli spettacoli<br />

di gala delle principali fiere equestri internazionali. Ho avuto<br />

la fortuna di creare e dirigere molti spettacoli in luoghi suggestivi<br />

come l’Arena di Pola, la Favorita di Palermo e il Lido di Venezia<br />

e ancora oggi dirigo il gala d’oro nel grande ring della Fieracavalli<br />

di Verona eppure non mi era mai capitato di vedere (ma forse<br />

sarebbe meglio dire “vivere”) uno spettacolo intenso e<br />

straordinariamente costruito come Cavalia che al rientro da<br />

una fortunatissima tournée in Spagna, ha stazionato per una<br />

quindicina di giorni in agosto a Knokke-Heist in Belgio facendo<br />

il tutto esaurito.<br />

Pur non volendo togliere nulla alle splendide musiche di<br />

Michel Cusson, alla bravura di artisti del calibro di Frédéric<br />

Pignon e Magali Delgado che oltre a parteciparvi ne sono<br />

anche i direttori equestri, così come di molti altri artisti, a fare<br />

la differenza sono luci e scenografia che donano al tutto<br />

un’atmosfera quasi surreale e pongono immediatamente lo<br />

spettacolo ad un livello superiore di tutti gli altri visti prima.<br />

A rendere insomma Cavalia un’esperienza oggi unica è la<br />

scenografia che si avvale di 21 proiettori in grado di illuminare,<br />

con una soluzione di perfetta continuità 60 metri di fondale<br />

ed altri elementi per creare straordinari effetti video-fotografici<br />

tridimensionali.<br />

L’idea dunque vincente del suo creatore, il canadese Normand<br />

Latourelle, che in passato ha diretto l’ufficio marketing del<br />

Cirque du Soleil, è stata quella di coniugare in uno spettacolo<br />

equestre di grande qualità l’alchimia illuminotecnica di Erick<br />

Villneuve (sue sono le luci del celeberrimo Notre Dame de<br />

Paris di Riccardo Cocciante), ad uno spazio scenico giocato<br />

su altezze e forme diverse, preservando anche una circolarità<br />

centrale utile ad alcune coreografie intime, ma ponendo<br />

davanti allo stesso una sorta di corridoio che permette ai<br />

volteggiatori e cavalli di esprimersi al meglio. E ciò avviene<br />

con facilità poiché il corridoio si sviluppa su tutta la lunghezza<br />

dell’unica gradinata capace di duemila posti e che ha<br />

un’inclinazione maggiore del 22% per permettere una perfetta<br />

visibilità da tutte le posizioni.<br />

Per entrare poi in merito ai contenuti artistici, credo sinceramente<br />

che Cavalia sia l’espressione più contemporanea del<br />

circo equestre tradizionale, nato dall’intuizione degli inglesi<br />

Astley e poi Houghes, che per primi integrarono nei loro<br />

spettacoli equestri anche degli acrobati di tipologie diverse.<br />

A ben guardare infatti, accanto ad un vasto repertorio delle<br />

principali discipline equestri, tutte espletate in dolcezza da<br />

una trentina di artisti con oltre 50 cavalli di nove razze diverse,<br />

sono state integrate nei numeri anche discipline puramente<br />

circensi come la barra russa, l’acrobazia aerea e a terra, il<br />

palo cinese, il bungee, la corda verticale. Ma c’è di più, come<br />

nel caso di Magali Delgado che con sua sorella Estelle compie<br />

un pas des deux equestre di rara bellezza in sincrono, la<br />

cosiddetta pantomima dello “specchio” di antichissima e<br />

clownesca tradizione, che già era stata ripresa con successo<br />

nel 2001 da Maud e Gipsy Gruss.<br />

In questo senso dunque, Cavalia è ancor più circense del<br />

Cirque du Soleil che pur esaltando l’estetica dei virtuosismi<br />

acrobatici e più in generale del corpo, ha escluso a priori la<br />

simbiosi tra uomo e animale che costituisce invece l’anima<br />

stessa del circo.<br />

9


La notte<br />

degli Elementi<br />

Il circo in piazza<br />

di Roberta Battistin<br />

Boul e Anja


Quest’estate molte città d’Italia sono state visitate da una<br />

nuova originale produzione con numerosi artisti circensi. Si<br />

tratta de La Notte degli Elementi, uno spettacolo che vede<br />

fra i principali protagonisti il nostro Andrea Togni e che<br />

ispirandosi ai quattro elementi, può presentarsi in contesti<br />

del tutto diversi.<br />

Il materiale promozionale dice: “Aria, acqua, terra, fuoco!<br />

Spesso ci dimentichiamo le cose essenziali: il suono del<br />

vento, l’odore della terra, la freschezza dell’acqua, la magia<br />

del fuoco. Uno spettacolo evocativo, un viaggio al cuore delle<br />

cose, intriso di misticismo e poesia, di immagini vive e potenti,<br />

di colori tenui e delicati. Si parte dalla realtà per accedere,<br />

progressivamente, al mondo della fantasia, lì dove tutto diventa<br />

possibile”. Oltre alla ovvia enfasi, si tratta di uno spettacolo<br />

efficace, presentato già in numerose piazze italiane. Sia in<br />

contesti pubblici, come l’inaugurazione della nuova darsena<br />

di Cattolica, che per prestigiosi partner commerciali (come<br />

Ferrari a Madonna di Campiglio o Calzedonia a Villafranca<br />

di Verona) e che sarà ad Imperia per la prossima edizione<br />

del Festival Grock.<br />

È una combinazione dei quattro elementi. L’aria viene invasa<br />

dalle esibizioni di artisti del livello di Andrea Togni o di Anton<br />

Celnakov, a volte liriche, a volte potenti. E l’aria, oltre che dai<br />

numeri “volanti”, è rappresentata e celebrata anche da Boul,<br />

un giocoliere che si esibisce all’interno di una bolla d’aria.<br />

Il suo personaggio è nato nel 1989 al Cirque du Soleil in<br />

Canada, dove è stata concepita questa nuova maschera di<br />

buffone.<br />

La Terra è rappresentata da alcuni forti equilibristi, come i<br />

Golden Power, artisti ungheresi, da molti anni in forza al Lido<br />

di Parigi. Due statue d’Oro in grado di presentare notevoli<br />

virtuosismi che gli hanno valso il Clown di Bronzo al Festival<br />

del Circo di Monte Carlo. O il Duo Viola, con un’esibizione<br />

che unisce una suonata di violino con l’equilibrismo.<br />

L’acqua è rappresentata dalla perfomance di Charlotte Hofer.<br />

Un numero giovane ma che è già diventato un classico. Dei<br />

Charlotte Hofer<br />

Andrea Togni<br />

flessuosi ed armonici movimenti di contorsionismo presentati<br />

all’interno di una grande vasca circolare trasparente colma<br />

d’acqua del diametro di due metri. Un’esibizione che ha vinto<br />

importanti trofei in prestigiose manifestazioni come Le<br />

Principesse del Circo di Stoccolma e il Festival del Circo del<br />

Domani di Parigi. Un’esibizione ideata e creata da Nikolay<br />

Chelnokov e che è stata subito utilizzata dal Cirque du Soleil<br />

per lo spettacolo Zumanity in scena da anni a Las Vegas.<br />

Le poetiche performances di fuoco sono ideate da Pietro<br />

Chiarenza, italiano ma con base in Belgio, che da anni disegna<br />

con le fiamme le emozioni più essenziali dell’animo umano,<br />

raccontando di incontri, di sfide, di amore. Attraverso grandi<br />

macchine scenotecniche prendono vita sotto gli occhi degli<br />

spettatori mostri, cavalieri, soli, pianeti infuocati. Ma anche<br />

oggetti dalla poetica più quotidiana, come ombrelli, specchi,<br />

pentole magiche.<br />

Un cast notevole per una serata di emozioni forti per il pubblico<br />

che non si aspetta performances di questo tipo fuori dal<br />

tendone. Artisti che provengono da esperienze diverse come<br />

il Cirque du Soleil, la drammaturgia della piazza, il festival di<br />

Monte Carlo, i Casinò di Las Vegas, il Lido di Parigi, ma anche<br />

la Filarmonica di Berlino o il celebre Circo di Mosca. Ma che<br />

convergono in un’unica direzione spettacolare in grado di<br />

stupire il pubblico di ogni età.<br />

Un’ulteriore dimostrazione della grande forza che le tecniche<br />

circensi sprigionano nei contesti più diversi.<br />

11


12<br />

Tony Steele oggi (Foto di Darin Basile)<br />

Molti di noi hanno<br />

sentito il suo<br />

nome più volte,<br />

ma poi se ne<br />

sono perse le<br />

tracce, almeno<br />

qui in Europa. Tony<br />

Steele il grande trapezista.<br />

Proprio lui: quello<br />

che “faceva” il triplo e mezzo<br />

tanti anni fa. Ma che fine ha fatto?<br />

Vogliamo sapere qualcosa di più della sua storia?<br />

Negli anni ’60 le prodezze dei “volanti” non arrivavano a<br />

tanto. Un doppio salto mortale era già un grande<br />

risultato presentato in pompa magna dai circhi<br />

che avevano la possibilità di avere troupes di tutto<br />

rispetto.<br />

Tony seppe imporsi nel panorama mondiale come<br />

un grandissimo artista e divenne la grande attrazione<br />

dei migliori circhi del mondo. La sua storia<br />

è molto affascinante, da film. Era un ragazzino e<br />

rimase colpito dal circo. Il Ringling Bros. and<br />

Barnum & Bailey visitava ogni anno la sua città,<br />

personaggi<br />

di Flavio Michi<br />

Boston. Una folgorazione.<br />

Iniziò<br />

a provare da<br />

solo su un trapezino<br />

montato<br />

alla meglio in un<br />

parco vicino a<br />

casa. Senza insegnanti<br />

è molto più difficile,<br />

ma cercava di rifare alla<br />

meglio quello che aveva visto fare al<br />

circo. Poi decise di andar via di casa e si presentò al<br />

Gil Gray Circus come trapezista, ma gli fecero fare di tutto<br />

meno che l’artista in pista! La gavetta è dura, ma se pensi<br />

di lavorare sotto i riflettori e ti mettono a pitturare e pulire<br />

in giro… Ma come in tutte le belle favole anche per Tony<br />

arrivò il giorno fortunato. Come al teatro dell’opera quando<br />

il tenore perde la voce e canta un altro al suo posto fu<br />

così anche per lui: un artista si infortuna e manca un<br />

numero. “Stasera lavori” gli dissero, senza averlo mai visto<br />

provare, cosa che faceva quasi di nascosto. E fu un<br />

successo. Da lì iniziò la sua strepitosa carriera. Continuò<br />

a lavorare con il suo trapezio singolo per diversi mesi, fino


“Divenne famosissimo in tutto il mondo per la<br />

fama di grande trapezista, ma anche grazie<br />

alle tournee che lo portarono in Europa dopo<br />

i successi americani. I più importanti circhi<br />

continentali lo vollero nel loro spettacolo ed<br />

i Flying Steele divennero l’attrazione del Circus<br />

Schumann a Copenhagen, di Scott, Price, del<br />

Cirque d’Hiver, del Krone Bau, della Kelvin Hall<br />

di Glasgow, del Circo di Madrid”.<br />

al termine di quella stagione, ma il destino aveva in serbo<br />

per lui un’altra sorpresa. Per l’anno successivo il direttore<br />

del circo scritturò un numero di trapezio volante, i Flying<br />

Malkos, e volle che Tony facesse parte della troupe. I<br />

“volanti” non erano molto d’accordo, anzi proprio per<br />

niente. Rifiutarono Tony in maniera molto categorica, ma<br />

il direttore ebbe partita vinta. Era convinto che nel numero<br />

mancasse una componente comica e quel ruolo dovesse<br />

svolgerlo proprio il nostro eroe. E così fu, ma i rapporti tra<br />

di loro erano veramente dei peggiori. Guarda caso nel<br />

circo c’erano alcune persone che volevano montare un<br />

numero di trapezio volante ma c’era un problema: come<br />

fare per provare? Non potevano farlo di giorno perché il<br />

Tony Steele ai tempi d’oro<br />

direttore non sarebbe stato d’accordo. Gli operai erano<br />

loro alleati e così durante la notte montavano la rete!<br />

Iniziarono a provare e continuarono a farlo per parecchio<br />

tempo, migliorando il loro affiatamento di giorno in giorno.<br />

Al circo lo sapevano tutti, tranne il boss! Avevano escogitato<br />

un sistema incredibile per non essere beccati: c’era sempre<br />

qualcuno di guardia e se il capo si avvicinava smontavano<br />

tutto in pochissimo tempo e si mettevano a giocare a<br />

carte! Qualcuno però spifferò tutto al boss che non volle<br />

crederci, ma intensificò i controlli notturni. E li trovava<br />

sempre a giocare a carte.<br />

Una notte però fu più veloce del solito arrivando al building<br />

dove si svolgeva lo spettacolo. Li trovò, come sempre, nel<br />

bel mezzo di una partita a carte, ma lo colpì un particolare:<br />

c’era un trapezio che oscillava! Invece di arrabbiarsi decise<br />

di farli provare liberamente, senza sotterfugi e notti insonni.<br />

E così l’anno seguente il circo presentò i “volanti doppi”,<br />

visto che gli artisti non mancavano ed ormai si trattava di<br />

due troupes. Perchè allora non farle lavorare insieme?<br />

Tony non aveva avuto insegnanti e non aveva una base<br />

“da ginnasta”. In quel caso è più semplice eseguire certi<br />

movimenti al trapezio perché comunque si sanno fare a<br />

terra e si ha un maggior controllo del corpo e dei movimenti.<br />

13


14<br />

Anche aiutandosi con dei filmati, piuttosto rari in quegli<br />

anni, il nostro artista progrediva continuamente. Il salto<br />

da raggiungere era sicuramente il “triplo” che negli anni<br />

’30 veniva eseguito con regolarità dal grande Alfredo<br />

Codona. Ma negli anni ’50 non si vedeva proprio. Da allora<br />

non c’erano più stati grandi risultati. Sicuramente era stata<br />

colpa della seconda guerra mondiale che aveva letteralmente<br />

stroncato la carriera di tante persone, trapezisti<br />

compresi. Ma tornando ai grandi risultati, Tony ebbe la<br />

fortuna di incontrare il grande Lee Stath, grande porteur,<br />

che successivamente dette vita ai Flying Marilees, e con<br />

lui riuscì in una progressione straordinaria fino a provare<br />

e ad eseguire un esercizio pazzesco per quegli anni: il<br />

triplo salto mortale e mezzo! Riuscì a “girarlo” per la prima<br />

volta nel 1962.<br />

Divenne famosissimo in tutto il mondo per la fama di<br />

grande trapezista, ma anche grazie alle tournee che lo<br />

portarono in Europa dopo i successi americani. I più<br />

importanti circhi continentali lo vollero nel loro spettacolo<br />

ed i Flying Steele divennero l’attrazione del Circus Schumann<br />

a Copenhagen, di Scott, Price, del Cirque d’Hiver, del Krone<br />

Bau, della Kelvin Hall di Glasgow, del Circo di Madrid. I<br />

più grandi circhi italiani in quegli anni, molto più fortunati<br />

economicamente dei nostri giorni, non badavano a spese<br />

per avere il meglio del meglio.<br />

La famiglia di Ferdinando Togni, con il Circo di<br />

Madrid, affrontò il Natale a Milano nel 1967 con<br />

il più grande numero di trapezio al mondo: the<br />

Flying Steele. Bei tempi! E c’è chi li ha visti dal<br />

vivo. Non chi scrive, purtroppo. Se gli affari girano<br />

bene ci si può anche permettere di puntare a<br />

quello che c’è di meglio sul mercato. E si faceva.<br />

Il pubblico di quegli anni ha avuto l’occasione di<br />

vedere dei grandi spettacoli anche se oggi la<br />

personaggi<br />

Tony Steele nel doppio passaggio (Foto di Darin Basile)<br />

qualità rimane, in alcuni casi, ma sono migliorate notevolmente<br />

le coreografie e le presentazioni dei numeri. Consoliamoci.<br />

Il “triplo e mezzo” di Tony era stratosferico per i primi<br />

anni ’60 e fu eguagliato qualche anno dopo da Don<br />

Martinez. Ci sono voluti 20 anni, dal 1962 al 1982, per<br />

superare quel salto: il quadruplo di Juan (il porteur) e<br />

Miguel Vazquez al Ringling Bros. and Barnum & Bailey<br />

Circus, eseguito per ben 10 anni con una grande continuità.<br />

Ci sono riusciti anche Arturo Padilla, Jill Page, Bruno Vargas,<br />

Juan Martinez dei Flying Poemas, Ruben Caballero, i Flying<br />

Cranes, Gino Maravilla e qualche coreano, anche se con<br />

altre “misure” rispetto al trapezio volante tradizionale. Ma<br />

Tony rimane un mito. Oggi ha 72 anni. E’ difficile crederci,<br />

ma vola ancora! Insegna l’arte del trapezio e gli piace<br />

andar su con i giovani allievi per dare una zampata. Beh,<br />

fare il salto mortale nel doppio passaggio a 72 anni è<br />

proprio da Guinness dei primati. Tony ha ritrovato la<br />

passione per il trapezio dopo la morte della moglie con<br />

cui ha passato insieme 37 anni di vita. Dopo una crisi<br />

che l’aveva fatto diventare un alcolista ha deciso di tornare<br />

alla sua grande passione, il trapezio! A 72 anni Tony vola<br />

ancora. È un grande!<br />

A parte un’intervista a Tony Steele nel 2001 (rintracciabile<br />

su internet) non esistono altre testimonianze della realizzazione<br />

del triplo e mezzo. Il Guinnes dei Primati attribuisce<br />

questo primato a Don Martinez. È probabile che sia stato<br />

realizzato senza continuità. In ogni caso un omaggio<br />

all’inossidabile trapezzista era dovuto. Ndr.<br />

Tony Steele a Monte Carlo con Martinez, Vazquez e Padilla


16<br />

Uruguay: protestano i nani<br />

I cittadini affetti da nanismo chiedono<br />

più diritti e pari opportunità. Discriminati<br />

dalla società, chiedono un incontro al<br />

capo dello stato: sono un gruppo di<br />

cittadini uruguayani affetti da nanismo,<br />

che nei giorni scorsi hanno chiesto<br />

udienza al presidente Tabarez Vasquez.<br />

Si sono prima riuniti in un'associazione<br />

chiamata Grupo Enanista e poi hanno chiesto rispetto per la<br />

loro condizione. Tempo fa, inoltre, si sono radunati e presentati<br />

alla commissione di Legislacion Laboral de Diputados avanzando<br />

richieste e proposte. Due su tutte: una quota di<br />

assunzioni per il settore pubblico e facilitazioni fiscali per<br />

quelle aziende che intendano assumere personale affetto da<br />

nanismo (malattia che in Uruguay colpisce un neonato su<br />

ventimila). Di fatto l'assemblea sembra aver recepito bene<br />

le richieste del Grupo Enanista tanto da promettere<br />

di analizzare il tema a fondo<br />

e quanto prima in modo che,<br />

come dice uno dei<br />

rappresentanti<br />

dell'associazione<br />

“essere nani in<br />

questo Paese<br />

non sia una<br />

condanna”. I<br />

principali problemi<br />

degli affetti<br />

da nanismo<br />

sono la difficoltà nel<br />

trovare un lavoro serio<br />

e stabile e la diffidenza della<br />

gente. “Da sempre ci fanno lavorare<br />

per intrattenere bambini e adulti in<br />

programmi televisivi comici o al circo. Mai ci prendono sul<br />

serio”.<br />

Bellissimo al Roncalli's Apollo Varieté di Dusseldorf<br />

Ha debuttato lo scorso 21 agosto al Roncalli's Apollo Varieté<br />

di Dusseldorf il nuovo spettacolo Bellissimo con la regia di<br />

Natale Pellegrini. Lo spettacolo rimarrà in scena fino al 26<br />

ottobre prossimo. Del programma fanno parte: Riccardo<br />

Mancini, intrattenitore; Los Saly, bolas; Duo Giurintano,<br />

pattinatori acrobatici; Pellegrini Bros., mano a mano; The<br />

Jasters, lanciatori di coltelli; Shirley Larible, strappate; Los<br />

Gotys, comicità; e due numeri provenienti dall’Accademia<br />

del Circo di Verona, Willy Colombaioni, giocoliere e le Azzardo<br />

Sisters, mano a mano. Complimenti a Natale per questa<br />

sua esperienza nella regia e a tutti i nostri amici artisti italiani<br />

che fanno parte di questo nuovo Bellissimo!<br />

a cura di Flavio Michi<br />

Acrobati e suoni a Mercantia<br />

In Toscana a metà luglio tutte le strade portano a Certaldo.<br />

Qui, puntuale come il Natale, torna Mercantia, vetrina internazionale<br />

del teatro di strada, che quest’estate ha festeggiato<br />

la 21esima edizione. “Quando siamo partiti venti anni fa -<br />

ricorda Alessandro Gigli che di Mercantia fu l’ideatore insieme<br />

a Alberto Masoni di Terzostudio - eravamo gli unici. Poi un po’<br />

tutti si sono messi a fare teatro di strada, nouveau cirque,<br />

animazione e così di seguito. Mantenere le posizioni non è<br />

facile. Noi ci proviamo e da un po’ abbiamo diversificato<br />

l’offerta, coniato il “quarto teatro” che sfugge alla logica della<br />

strada come unico palcoscenico perché è tempo di allontanare<br />

il teatro dalla “gente” per avvicinarlo ad ogni “persona”: è la<br />

persona che deve “cercare il teatro” che più gli si addice”.<br />

L’offerta anche quest’anno è stata molto ampia: qualcosa<br />

come 70 appuntamenti a sera per un totale di 500 rappresentazioni<br />

con oltre 350 artisti coinvolti. Un palcoscenico<br />

totale dove il vecchio e il nuovo circo si danno la<br />

mano, le rime poetiche convivono con i<br />

ritmi travolgenti delle fanfare, le<br />

clownerie coi suoni folk e<br />

blues delle band.<br />

Prima tedesca del<br />

Great Flying<br />

Circus della<br />

Corea del Nord<br />

La compagnia del<br />

Circo Nazionale della<br />

Corea del Nord è al<br />

gran completo fuori dai<br />

confini del proprio stato. Dopo<br />

aver debuttato al Teatro Carrè di<br />

Amsterdam lo spettacolo è stato in<br />

Germania dal 4 al 28 settembre, a Francoforte. Già<br />

da anni la Corea del Nord appartiene alle nazioni di circo<br />

leader ed a ragione: gli artisti nordcoreani hanno vinto già<br />

molte volte l’Oscar del mondo di circo,<br />

il Clown d'Oro assegnato dal Festival<br />

Internazionale del Circo di Monte<br />

Carlo. Nel programma "The Great<br />

Flying Circus" vi sono 14 numeri.<br />

Gli elefanti del Ringling ad Anaheim<br />

In ogni città visitata dal colosso americano Ringling Bros. and<br />

Barnum & Bailey il trasferimento degli animali dal treno alla<br />

grande arena che ospiterà lo<br />

spettacolo si trasforma in un<br />

evento da non perdere! Ecco gli<br />

elefanti in parata ad Anaheim,<br />

in California, dove il Ringling si<br />

trova proprio in questi giorni!


Artisti circensi "Alle falde del Kilimangiaro"<br />

Nel corso delle puntate estive del programma di Rai3 "Alle<br />

falde del Kilimangiaro" sono stati ospiti in studio alcuni artisti<br />

di fama internazionale come Anatoly Zalewsky, il bravissimo<br />

verticalista ucraino che vinse il clown d'oro al Festival<br />

International du Cirque de Montecarlo nel 1999, gli Alexis<br />

Brothers che hanno riscosso un grande successo anche da<br />

parte del pubblico in studio. Beh, era inevitabile! Il numero<br />

di Marco e Paolo Lorador, attualmente in tournee in Svizzera<br />

col Circo Knie, è ancora al massimo livello. Complimenti a<br />

loro per una grande carriera iniziata tanti anni fa proprio qui<br />

in Italia. Da bambini provavano al Circo di Nando Orfei dove<br />

lavoravano le loro bravissime sorelle: le Alexis Sisters, Annabella<br />

e Dulce. Successivamente a Monte Carlo nel 1979 e al Circo<br />

di Moira Orfei. Poi tanti anni col Cirque du Soleil. E adesso<br />

di nuovo in Europa. Questa bella apparizione televisiva ha<br />

fatto sì che potessero ammirarli anche da noi.<br />

Trapezisti conquistano il<br />

Grand Prix a Circuba 2008<br />

La troupe di trapezio volante della<br />

Compagnia Havana si è aggiudicata<br />

l'ambito Grand Prix del<br />

Festival Internazionale Circuba<br />

2008. Un'esecuzione impeccabile, in accordo con i più esigenti<br />

requisiti della specialità, ha visto il trionfo dei trapezisti cubani,<br />

nella cornice di uno spettacolo di alto livello come lo fu la<br />

settima edizione dell'evento. Ximan, acrobati alla sbarra russa,<br />

hanno ottenuto per il secondo anno consecutivo il primo<br />

posto, mentre il secondo ed il terzo sono andati alla Compagnia<br />

Sol Cuba. Akaena, per il suo numero di cerchio aereo, ha<br />

ottenuto il Premio di Interpretazione Femminile, mentre il Duo<br />

Barceló (Compagnia Sol Cuba) quello di Interpretazione<br />

Maschile. Un artista di 11 anni che ha partecipato a tutti gli<br />

spettacoli, il messicano Bebucho ha conquistato il pubblico<br />

al punto di meritare il Premio della Popolarità. Da parte sua<br />

il Circo Solary, del Messico, ha conferito un premio speciale<br />

all'acrobata Lisandro, per la sua performance ai tessuti.<br />

Bussolengo in tv<br />

Mediaset realizzerà un programma televisivo che andrà<br />

in onda in prima serata, a settembre, per quattro settimane<br />

consecutive e che sarà presentato da Barbara D’Urso e<br />

Luca Laurenti. Sarà una specie di Giochi senza frontiere,<br />

riveduto e corretto, con prove che consistono nel creare<br />

e riprodurre quadri e immagini viventi. Parteciperanno<br />

venti squadre da tutta Italia, in rappresentanza di ogni<br />

regione. Per il Veneto la scelta è caduta su Bussolengo.<br />

Ogni squadra avrà un capitano e 20-25 concorrenti, tra<br />

adulti e bambini. Il capitano è già stato scelto nella figura<br />

di Andrea Giachi, ex acrobata circense e presentatore di<br />

eventi internazionali del Circo Medrano.<br />

Qualche giorno col mito!<br />

E’ il caso di Miltcho Kolev, il<br />

“Mitch” dei Flying Wulber,<br />

bulgaro di origine, ma ormai<br />

italiano d’adozione. Si è<br />

concesso qualche giorno di<br />

vacanza, ma a differenza di<br />

molti altri, che se ne vanno al mare o in montagna, ha deciso<br />

di passare la sua vacanza col suo mito di sempre: il grandissimo<br />

Miguel Vazquez. Si erano incontrati all’ultimo Festival<br />

di Monte Carlo. La presentazione, una foto ricordo, qualche<br />

parola scambiata insieme. A Las Vegas, però, dove i Vazquez<br />

risiedono e lavorano, non c’è stato solo il tempo per una<br />

foto ricordo, ma alcuni giorni trascorsi in grande amicizia,<br />

stima reciproca e grande cordialità. Miguel lavora attualmente<br />

all’Hotel Bellagio, dove si svolgono gli show di “O”, del Cirque<br />

du Soleil, mentre il fratello Juan, il porteur della mitica troupe<br />

di volanti, collabora a “La Reve”, l’altro show acquatico, con<br />

la regia di Franco Dragone, in scena all’Hotel Winn. Juan ha<br />

addirittura il ponte dei volanti montato in giardino! Che<br />

occasione per andare a fare “quattro salti”! Se poi ti capita<br />

di farlo con Miguel Vazquez, che a 43 anni si diverte ancora<br />

col trapezio… Il figlio maggiore di Miguel, David (12 anni),<br />

sta provando, ma anche il fratellino di tre anni già ci prova<br />

e come ci racconta Mitch “è una fucilata”. Che famiglia!<br />

Chissà se non ci regaleranno una nuova troupe di Vazquez<br />

Junior!<br />

"Fuitina" notturna di due bisonti innamorati a<br />

Caorle. Mentre c' è chi criminalizza i "bestioni" da 16<br />

metri che attraversano le strade italiane, c' è chi si ribella<br />

e tenta di farsi un giretto per il centro della cittadina<br />

marinara veneziana. Se da una parte si tratta dei tir, i<br />

cosiddetti "bisonti della strada", dall' altra sono invece<br />

animali veri. Una coppia formata da un maschio possente<br />

con tanto di corna che gli spuntano dalla testa e da una<br />

femmina docile ricolma di pelo lungo tanto da catturare<br />

l'attenzione del suo bisonte. Entrambi si conoscono da<br />

tempo, facendo parte del circo Coliseum Roma. Gli animali<br />

hanno pensato di farsi un giro per Caorle. A scoprirli è stato<br />

un vigile che ha lanciato l'allarme. Chissà cosa avranno<br />

pensato i colleghi della centrale quando la guardia ha<br />

comunicato loro di aver trovato "due bisonti sulla strada,<br />

al distributore". Fatto sta che la stessa comunicazione è<br />

stata poi girata proprio all'Arma. La femmina di bisonte si<br />

è così diretta verso la rotatoria, con il maschio che la<br />

seguiva, salvo strusciarsi ogni tanto. Così mentre vigilante<br />

e militari scortavano la coppia di innamorati in fuga, sul<br />

posto sono arrivati i responsabili della sicurezza del circo.<br />

Per loro è bastato ingolosire i due fuggitivi per riportarli al<br />

circo. Nessun danno è stato cagionato nella “fuitina”<br />

notturna dei due bestioni, che probabilmente si erano fatti<br />

ispirare dalla romantica cittadina.<br />

17


16<br />

Alfredo Codona (Foto Archivio Cedac)<br />

Tony Steele oggi<br />

L’acrobazia<br />

che non si vede<br />

Trapezio segreto<br />

di Ruggero Leonardi


Dopo tanti anni di frequentazione del circo e tante serate<br />

spese a vedere artisti che facevano cose per me impossibili,<br />

confesso un vizio: ora sono affascinato dall'acrobazia che<br />

non si vede. Cosa intendo con questo? Intendo il pensiero,<br />

non visibile, che accompagna l'acrobata nel suo gesto. Sembra<br />

automatismo, sembra gioco meccanico, sembra pura memoria<br />

del corpo. Sembra, sì, ma proprio questo mi intriga: non è<br />

assolutamente così e niente accadrebbe di quello che lo<br />

spettatore vede se il pensiero dell'uomo non agisse in<br />

simultanea con la velocità con cui agisce il corpo.<br />

Ricordo una giornata in cui, come già ho raccontato tempo<br />

fa, mi accadde di intrattenermi a lungo con Ketty Jarz, che<br />

assieme al fratello Roberto incominciava a presentare al<br />

pubblico il suo triplo salto mortale al trapezio volante, e con<br />

il marito Omar Ljazed. In quella fase Dea Orfei, sorella di<br />

Moira e moglie di Roberto, aveva dovuto rinunciare al trapezio<br />

per motivi di gravidanza e nell'equipe era entrato al suo posto<br />

un cugino di Omar di nome Langry. Da lui ebbi la testimonianza<br />

di come si comincia sul trapezio, di come si ha paura e di<br />

come la si combatte. Mi consegnò, in altre parole, il filmato<br />

dei suoi pensieri. A cominciare da quella fatidica prima volta,<br />

alle prove, quando dopo gli esercizi preparatori afferri il trapezio<br />

e ti lanci verso il porteur che ti aspetta. Quando - mi diceva<br />

- fai un fulmineo ripasso della tua vita passata e senti che<br />

La Troupe di Ketty Jarz (Foto Archivio Cedac)<br />

è il momento di dare tutto di te. Attorno, hai il silenzio dei<br />

compagni. Sotto, hai il vuoto. Sì, c'è la rete, ma a quella non<br />

devi proprio pensare, perché la tua testa deve in quel momento<br />

andare in ben altra direzione. Tuffarsi in rete non è come farsi<br />

un tuffo in acqua, che può essere pure divertente. In quel<br />

caso, il segreto è unire le braccia e penetrare nell'acqua come<br />

un proiettile. Proprio ciò che deve evitare chi cade in rete,<br />

che per non procurarsi gravi fratture alle costole o magari alla<br />

spina dorsale deve cadere piatto, sul dorso, e talvolta neppure<br />

questo basta a evitare di essere sbalzati fuori. Dunque, fuori<br />

la rete da ogni pensiero. Quando sei lassù e guardi in basso,<br />

vedi il pubblico come non è dato vedere a nessun altro artista<br />

del circo. Lo vedi tutto, lo vedi immenso, e se ti fermi un solo<br />

attimo col pensiero su questo puoi essere preso dall'impulso<br />

di scendere e di non farti mai più vedere. Anche la pista<br />

circolare, vista dall'alto, è diversa da come è vista dal basso.<br />

Tutte le piste, viste da chi paga il biglietto, paiono perfettamente<br />

orizzontali. Chi va sulla piattaforma del trapezio volante, invece,<br />

sa che tutto dipende dal luogo in cui il circo si ferma. Ci sono<br />

le piste che offrono un terreno perfettamente orizzontale, e<br />

quindi perpendicolare al filo dei trapezi, e altre che invece<br />

inclinano da una parte e dall'altra. E a questo punto, il delicato<br />

gioco di equilibri fra il trapezio dell'agile e il trapezio del<br />

porteur è rimesso in discussione, e i punti di riferimento cuciti<br />

19


20<br />

sulla rete con un filo di colore diverso, non visibili al pubblico<br />

ma ben visibili all'acrobata, diventano ingannevoli. Quindi<br />

bisogna improvvisare, e allungare o accorciare il salto così<br />

da non finire addosso al porteur né troppo lontano da lui. E<br />

poi, ci sono giorni in cui il caldo estivo, che già picchia sulla<br />

platea in ore pomeridiane, tanto più infierisce su chi sta in<br />

alto, in prossimità della cupola. E allora le mani sudano, e<br />

il pensiero di aver le mani sudate è angoscia per il trapezista<br />

che non sempre la polvere di magnesio riesce a far scomparire.<br />

Fai roteare, lentamente, le mani dentro quel biancore ma poi,<br />

chissà se basta a fare l'essenziale, che è eseguire i tuoi bravi<br />

volteggi per arrivare al momento giusto alle mani del porteur.<br />

Che sono a loro volta mani ribollenti di pensieri. E sì, perché<br />

l'uomo a testa in giù che sembra attenderti sull'altro trapezio,<br />

in realtà fa ben altro che attenderti. Lui ti ha dato il segnale<br />

al momento giusto, lui spia i tuoi movimenti per capire se<br />

l'aggancio potrà avvenire, lui deciderà in maniera definitiva<br />

se il gesto acrobatico si è compiuto oppure se il volante<br />

deve planare in rete in maniera indolore. Pensiero - azione?<br />

Non basta dir così. Pensiero che "è" azione. Un batter<br />

d'occhio, per chi guarda, ma una corrente di pensieri in chi<br />

volteggia. Discorso che vale, ben s'intende, per ogni disciplina<br />

circense. Si può dire, casomai, che l'esercizio dei<br />

volanti meglio aiuta a comprendere il senso<br />

dell'inaudito che accade in pista. Per questo mi<br />

fece grande impressione, tempo addietro, quando<br />

mi capitò di leggere, nelle memorie del famoso<br />

Alfredo Codona, che nel suo esercizio esistevano<br />

istanti - brevi, ma esistevano - in cui il pensiero veniva<br />

messo in fuga. Il trapezista tedesco-messicano, come<br />

è arcinoto, era entrato a buon diritto nella leggenda<br />

per il triplo salto mortale che, unico negli anni Venti-<br />

Trenta, eseguiva due volte al giorno tutti i giorni<br />

personaggi<br />

Alfredo Codona (Foto Archivio Cedac)<br />

raggiungendo dal trapezio le mani del fratello Lalo alla velocità,<br />

accuratamente misurata, di 62 miglia orarie. A questo punto,<br />

per sua ammissione, la mente risultava incapace di seguire<br />

il corpo. "A quella velocità", racconta, "io devo roteare<br />

totalmente in uno spazio di poco più di 2 metri quadrati e<br />

completare le mie evoluzioni nel preciso istante in cui mi<br />

attacco alle mani di Lalo, che sta volando incontro a me. In<br />

quelle condizioni il corpo va così veloce che, nel tempo in cui<br />

la seconda rotazione si è compiuta, la capacità di intendere<br />

cessa di funzionare a dovere. Il corpo va più forte di quanto<br />

possa essere controllato, e c'è un attimo di track in cui uno<br />

perde la nozione di tempo, spazio, distanza e ambiente. Poi,<br />

in un altro attimo, quando il corpo comincia a cadere e<br />

rallenta lievemente per il terzo salto, questa capacità di<br />

ragionare deve essere riguadagnata, così che quando l'agile<br />

ha compiuto la terza rotazione e va verso le mani del porteur,<br />

il suo cervello è di nuovo lucido". Cose da delirio, o no? Il<br />

rischio programmato di una perdita di lucidità per brevi<br />

frazioni di tempo con la sicurezza, programmata essa pure,<br />

di un recupero del controllo mentale nelle frazioni successive.<br />

Rifletto, ogni tanto, su questa affermazione, e poi penso a<br />

quei genitori che portano i loro figli al circo la domenica, li<br />

rimpinzano di popcorn e ti guarderebbero basiti se gli parlassi<br />

dell'acrobazia del pensiero sottintesa nell'acrobazia del<br />

corpo volante. Eppure è questo, è questo che fa della<br />

disciplina circense una inconfondibile esibizione di creatività,<br />

un trionfo direi scandaloso della potenza della mente sulla<br />

fragilità dell'organismo umano, non paragonabile ad alcuna<br />

altra arte. Se gli amici di Circo che mi ospitano non mi<br />

daranno del matto, essendo andato a impelagarmi in un<br />

discorso che è ai limiti dell'umano, tenterò di affrontarlo<br />

ancora rimestando fra i miei ricordi in successivi interventi<br />

su queste pagine.


Un logo<br />

mondiale<br />

Adesso la Fédération<br />

Mondiale du Cirque<br />

ha anche un logo che<br />

la identifica. Al bando<br />

promosso dall’organismo<br />

internazionale<br />

che raggruppa i circhi<br />

su scala mondiale<br />

hanno partecipato trentatre concorrenti in rappresentanza<br />

di molti paesi: Italia, Francia, Germania, Ungheria, Slovenia,<br />

Sudafrica, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti. Difficile<br />

scegliere, dunque, ma alla fine e dopo un’attenta selezione,<br />

il “marchio” individuato è stato quello di Richard Molinier,<br />

che la principessa Stéphanie di Monaco ha proclamato<br />

vincitore del concorso.<br />

Si tratta di un disegno a tre colori nel quale sono raffigurati<br />

un orso, alcuni artisti al trapezio volante e il viso di un clown<br />

sotto il tendone da circo, con un mappamondo come sfondo.<br />

“Ho cercato di rappresentare il cuore del circo attraverso tre<br />

simboli”, spiega il disegnatore Molinier che abita a l’Isle-sur-<br />

Tarn in Francia. Appassionato del circo da una vita e amico<br />

di molti artisti circensi europei, Molinier spiega che alcuni dei<br />

suoi ricordi d’infanzia più cari sono proprio le visite al circo<br />

insieme allo zio e queste piacevoli tracce che emergono dalla<br />

memoria sono state premiate diventando segno distintivo<br />

che identifica la Federazione. Membro del Club du Cirque,<br />

Molinier è un grande sostenitore del circo e di tutti i suoi<br />

protagonisti, artisti e animali insieme. “Vive le cirque!” è il<br />

suo caloroso incoraggiamento a tutto il mondo della pista.<br />

“Siamo entusiasti del riscontro ottenuto per il concorso sul<br />

logo, e ci ha impressionato la diversità e pluralità dei disegni,”<br />

sottolinea Laura van der Meer, direttrice esecutiva della<br />

Federazione. “È stato difficile restringere la selezione a cinque<br />

candidati, ma credo che la scelta fatta riesca a riunire l’intera<br />

comunità circense sotto un unico tendone.”<br />

La Federazione mondiale del Circo è nata lo scorso gennaio<br />

e si caratterizza come un’associazione no-profit di organizzazioni<br />

circensi. Frutto dell’ispirazione del Principe Ranieri III di<br />

Monaco, la Federazione opera sotto il patrocinio della figlia,<br />

Sua Altezza la Principessa Stéphanie ed ha lo scopo di riunire<br />

la comunità circense globale per promuovere e proteggere<br />

le arti e la cultura del circo in tutto il mondo.<br />

I membri fondatori della Federazione sono il Festival International<br />

du Cirque de Monte-Carlo, la Outdoor Amusement<br />

Business Association of the USA, la European Circus Association,<br />

la Circus Federation of Australia, l’Animal Interest Alliance<br />

of South Africa e la canadese En Piste.<br />

Agenda ECA<br />

Dopo il grande lancio della prima Giornata europea del circo,<br />

che ha riscosso notevole successo, l’Eca continua con<br />

entusiasmo l’impegno a portare avanti le numerose “battaglie”<br />

che riguardano le imprese del settore nei diversi paesi<br />

dell’Unione.<br />

Il 12 ottobre a Varsavia, in Polonia, in collaborazione con il<br />

“X International Festival of Circus Art Warszava 2008”, si tiene<br />

l’incontro del consiglio dell’Eca e un altro con l’organizzazione<br />

polacca di proprietari di circhi Zwiazek Pracodawców Cyrku<br />

i Rozrywki.<br />

Il 18 e 19 ottobre a Latina, in occasione del Festival, si danno<br />

appuntamento i direttori di circo italiani e ci sarà spazio per<br />

un’assemblea che metterà a tema le regolamentazioni per<br />

gli animali da circo in Italia, un argomento particolarmente<br />

importante e di estrema attualità.<br />

L’uno novembre a Wiesbaden, in Germania, Eca e European<br />

Youth Circuì Festival propongono un pomeriggio di studio su<br />

“Tendenze e sviluppi nel circo”. L’8 dicembre a Parigi, meeting<br />

informativo in collaborazione col Cinque d’Hiver Bouglione e<br />

il 16 e 17 gennaio 2009, a Monte-Carlo, in concomitanza<br />

con il 33° Festival International du Cinque, viene organizzato<br />

il Settimo simposio annuale dell’Eca. Anche in questo caso<br />

l’argomento al centro del confronto è di quelli di “peso”:<br />

“Circus – culture for the millions”. Si parlerà degli aspetti<br />

artistici e culturali del circo e delle condizioni per continuare<br />

ad essere il più grande spettacolo del mondo, capace di<br />

attrarre ed entusiasmare il pubblico.<br />

Domande contributi<br />

entro ottobre<br />

I titolari di complessi circensi devono fare attenzione ad<br />

una scadenza importante: entro il 31 ottobre scade il<br />

termine per presentare le domande di contributo per<br />

l’attività in Italia e per il rinnovo attrezzature. Le richieste<br />

vanno inoltrate on-line (ed anche stampate e spedite<br />

con marca da bollo) al Ministero per i Beni e le Attività<br />

culturali entro l’ultimo giorno di ottobre, mentre per<br />

quanto riguarda l’attività all’estero la scadenza è quella<br />

del 31 dicembre 2008.<br />

Il decreto 20 novembre 2007, "Criteri e modalità<br />

di erogazione di contributi in favore delle attività<br />

circensi e di spettacolo viaggiante, in corrispondenza<br />

degli stanziamenti del Fondo unico per lo spettacolo,<br />

di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163", è stato<br />

pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'11 gennaio<br />

scorso. notizie


22<br />

Foto Archivio Cedac<br />

È stata recente-<br />

due cronache del<br />

mente acquisita<br />

1838 in cui viene<br />

dal CEDAC una<br />

descritto ed<br />

incisione di<br />

esaltato, se-<br />

grandi dimencondo<br />

la retosioni<br />

(cm 42 x<br />

rica dell’epoca,<br />

58) intitolata<br />

di Antonio Giarola<br />

il lavoro di Advi-<br />

“Benoit Advinent à<br />

nent che nel 1838<br />

la Menagerie des Ser-<br />

diede a Milano alcuni<br />

pents et Crocodiles vivants”<br />

spettacoli nella Galleria Defirmata<br />

in modo poco leggibile a<br />

Cristoforis. Il cronista tra l’altro scrive:<br />

matita in basso a destra “Milano Lit Elina”(?). È<br />

“…Advinent, con quell’ultimo grado di confidenza<br />

stata rinvenuta assieme ad altri importanti documenti che confina con l’audacia, ha saputo mansuefare sì<br />

presso un antiquario di Bologna che è convinto siano fattamente fra le altre una jena, una tigre, un leone da<br />

appartenuti alla collezione di Alessandro Cervellati, parte disconoscerne la fierezza, tanto da fomentarne e sfidarne<br />

della quale effettivamente è andata dispersa dopo la sua la collera, aizzandole ad un combattimento, benché<br />

scomparsa. Va notato che Cervellati sia ne La Piazza che enaguale e a terminare col porre, incredibile a dirsi, il<br />

nella sua Storia del Circo italiano si sofferma piuttosto a proprio capo entro le loro fauci in mezzo allo sparo di due<br />

lungo su questo personaggio riportando quasi integralmente armi da fuoco…”. In un’altra cronaca dello stesso periodo


il relatore antepone addirittura Benedetto Advinent al<br />

famosissimo Van Amburg.<br />

L’incisione è molto bella e di ottima fattura, con due<br />

serpenti che incorniciano l’ammaestratore tranquillamente<br />

seduto mentre pone la mano destra in bocca al suo leone<br />

e con l’altra spara in alto un colpo di pistola. Della famiglia<br />

Advinent però sappiamo essere custoditi presso l’ATN<br />

(Archivi di Teatro Napoli) tre documenti due dei quali del<br />

1828 e uno del 1852. I primi due sono relativi ad un<br />

avviso e ad un programma di sala nei quali viene descritta<br />

nei minimi particolari la composizione del serraglio. Mentre<br />

il terzo riguarda la richiesta di permesso avanzata da<br />

Virginia Advinent, a nome del padre Benedetto, “di costruire<br />

nel largo del Castello un piccolo steccato, ad oggetto di<br />

esporre alla pubblica curiosità una collezione di uccelli,<br />

“L’incisione è molto bella e di ottima fattura,<br />

con due serpenti che incorniciano l’ammaestratore<br />

tranquillamente seduto mentre pone<br />

la mano destra in bocca al suo leone e con<br />

l’altra spara in alto un colpo di pistola”.<br />

serpenti e belve vive”. Però, se in quest’ultimo documento<br />

la data è chiaramente evidenziata, ciò non vale per i due<br />

precedenti che a nostro avviso non possono essere dello<br />

stesso periodo. Riteniamo infatti che il 1828 possa essere<br />

riferibile al “Programma della grande collezione di serpenti,<br />

coccodrilli, quadrupedi e bipedi vivi in n° di 75 dei signori<br />

Louis e Benoit Advinent” per la tipologia grafica dell’impaginazione<br />

e dell’incisione che vi appare. Mentre certamente<br />

posteriore è l’avviso intitolato “Grandioso e sorprendente<br />

straordinario spettacolo mai più veduto in questa città di<br />

belve feroci”, dove l’immagine del domatore con il suo<br />

leone incorniciata nella scritta non plus ultra è graficamente<br />

più fine. Posteriore per il fatto, ad esempio, che vi si nota<br />

l’evoluzione da semplice collezione di animali a vero e<br />

proprio spettacolo. La certezza poi di questa successiva<br />

datazione risulta dalla lettura dei testi dei programmi, dove<br />

nel primo viene addirittura evidenziata la data di nascita<br />

del leone (19 luglio 1822) mentre nel secondo viene<br />

descritto di “anni 23” e dalla “magnifica sua chioma<br />

annerita in gran parte dalla età”. Se dunque diamo per<br />

buona la data del primo documento (1928) e la data di<br />

nascita del leone (1922) ed ipotizzando verosimilmente<br />

che si tratti dello stesso animale, è evidente che il manifesto<br />

dovrebbe datare attorno al 1845, data più logica anche<br />

per il fatto che nel secondo avviso non compare più il<br />

nome del fratello Louis mentre il nome Benoit viene<br />

italianizzato in Benedetto, lo stesso nome che troviamo<br />

nelle cronache di Milano del 1838. Se questa deduzione<br />

è corretta, è dunque ipotizzabile la datazione dell’incisione<br />

acquisita nei dieci anni che intercorrono tra il primo<br />

documento e le cronache milanesi, quando Advinent non<br />

aveva ancora adottato il nome italiano.<br />

Fonti:<br />

Cervellati A. in AA.VV., La Piazza, Milano, Edizioni<br />

Avanti!, 1959<br />

Cervellati A., Questa sera grande spettacolo. Storia<br />

del circo italiano, Milano, Edizioni Avanti!, 1961<br />

cedac<br />

23


24<br />

Se le storie ispirate alla pista hanno conosciuto negli ultimi<br />

anni una straordinaria quanto imprevista fioritura, il merito<br />

è senz’altro di una scrittrice giornalista e<br />

docente universitaria inglese che<br />

risponde al nome di Angela<br />

Carter. È lei che fin dall’inizio<br />

degli anni<br />

Settanta ha riportato<br />

di colpo<br />

l’attenzione sul<br />

peculiare clima<br />

circense dopo<br />

considerata da molti “una figura marginale, di culto, un fiore<br />

di serra esotico” e invece, post mortem (è scomparsa nel<br />

1992, a soli cinquantadue anni) è la<br />

scrittrice più studiata nelle università<br />

inglesi, vorrei partire<br />

proprio da Notti al circo,<br />

romanzo pubblicato<br />

nel 1984 (ed. italiana<br />

Corbaccio,<br />

2003 con la<br />

traduzione di<br />

Maria Giulia<br />

un periodo di la-<br />

Castagnone).<br />

tenza letteraria che<br />

di Maria Vittoria Vittori<br />

Se i motivi ispirati<br />

durava da circa<br />

al baraccone, alla<br />

vent’anni, ovvero dalla<br />

fiera, al clima circense<br />

pubblicazione del libro di<br />

erano rintracciabili già in<br />

Henry Miller Il sorriso ai piedi<br />

alcuni racconti di Fuochi d’artificio<br />

della scala (1958). Con una differenza<br />

pubblicati all’inizio degli anni Settanta,<br />

sostanziale, che rende l’apporto di questa scrittrice è proprio in questo irridente picaresco romanzo che si<br />

decisamente innovativo: mentre il sia pur trasgressivo Miller attua l’autentica reinvenzione letteraria del circo. Campeggia<br />

– che, non dimentichiamolo, è l’autore di Tropico del Cancro dalla prima all’ultima pagina la gigantesca figura di Sophie,<br />

e Tropico del Capricorno – in questa sua operetta, peraltro in arte Fevvers che rappresenta non solo il personaggio<br />

suggestiva, rielabora alcuni dei luoghi comuni più pervicace- principale ma anche la chiave di lettura dell’intera vicenda:<br />

mente annodati intorno alla figura del clown, Angela Carter, perché questa donna dal fisico rubensiano e dalle grandi ali<br />

servendosi di un’ironia bizzarra quanto acuminata, smantella policrome che si esibisce come aerialist nei più famosi circhi<br />

tutti gli stereotipi relativi a clown, funamboli, trapezisti e europei è squisitamente surreale – nata da un uovo come<br />

quant’altro, e ne ricostruisce i contorni. Ma senza alcuna Elena di Troia, a metà tra la donna e l’uccello come una figura<br />

traccia di quell’autobiografismo sentimentale o di quella mitologica – e al tempo stesso umana, troppo umana: stappa<br />

glassa patetica che si è appiccicata – da Baudelaire in poi le bottiglie con i denti, più che spilluzzicare s’ingozza, è<br />

e dalla sua elegia del Vecchio Saltimbanco – alle totalmente disinibita nel linguaggio e nei modi. Questa è<br />

creature del circo. Così, per rendere omaggio al- donna cresciuta in un bordello londinese e perciò acuta<br />

l’eccentrico talento di Angela Carter che, come rileva osservatrice delle diverse tipologie del maschio: cosicché,<br />

Salman Rushdie nella prefazione all’antologia di quando il giornalista californiano Jack Walser, una sorta di<br />

racconti Il vuoto attorno (Corbaccio, 2005), era Ismaele “ma con un conto spese”, si presenta nel camerino<br />

libri


dell’Alhambra Music Hall di Londra per intervistarla (in una<br />

serie di articoli dedicati ai grandi imbroglioni) ha buon gioco<br />

nel raccontargli la sua vita con toni particolarmente saporiti,<br />

puntando sfacciatamente sulla giusta intuizione che quel<br />

giovanotto tutto muscoli e azione è sprovvisto di vita interiore.<br />

A tal punto lo irretisce che il buon Jack si fa assumere come<br />

tuttofare nel grande Circo Imperiale in cui lavora la bella<br />

aerialist: da qui parte la sua avventura nel mondo circense<br />

e successivamente partirà anche il circo per una ambiziosa<br />

tournée a San Pietroburgo, in Giappone e negli Stati Uniti.<br />

Se le precedenti avventure e disavventure di Fevvers (nel<br />

bordello di Ma Nelson, in una casa di appuntamenti che era<br />

un inquietante covo di anomalie, in un’allucinante dimora<br />

esoterica) sono state accompagnate da lampi e tuoni di<br />

gotica intensità, ora entrano in gioco i fuochi d’artificio di<br />

tipica produzione carteriana. Da questi lanci luminosi e<br />

apparentemente casuali di polvere da sparo che diventano,<br />

nel cielo della scrittura, figurazioni di corrosiva bellezza, il<br />

circo, e non solo il circo, ne esce trasfigurato. Non più simbolo,<br />

né parodia ma una loro sfolgorante combinazione; non più<br />

divertimento puro, né pretesto di elaborazioni teoriche, ma<br />

una loro inedita fusione; non più antico né moderno ma, di<br />

colpo, postmoderno: ricettacolo e fornace di tutte le passioni<br />

e contaminazioni, di tutti i linguaggi e moduli espressivi. Se<br />

in omaggio alla più frusta tradizione l’impresario del circo,<br />

colonnello Kearney, è il classico tipo dell’americano ottimista<br />

e spaccone, col panciotto a stelle, i pantaloni a strisce e il<br />

dollaro impresso sulla fibbia della cintura, è pur vero che<br />

l’autrice mette l’accento della parodia sulla sua pretesa di<br />

superare il mitico Annibale, perché “se Annibale aveva valicato<br />

le Alpi con i suoi pachidermi, lui li aveva trasportati oltre gli<br />

Urali”; senza contare il fatto che sua assistente e maga<br />

personale è una linda porcellina di nome Sybil, evidente<br />

parodia delle sibille del mondo antico. Gli altri personaggi<br />

rappresentano il radicale perturbamento dei più collaudati<br />

cliché circensi: l’uomo che ammaestra i gorilla, tale Lamarck<br />

– in ricordo del fondatore della teoria evoluzionistica – è in<br />

realtà bisognoso di essere ammaestrato, tant’è vero che il<br />

Professore, vera e propria eminenza grigia dei gorilla, si propone<br />

al colonnello Kearney come suo sostituto; il Forzuto dal<br />

muscolo ferreo e l’occhio vitreo scopre di avere un cuore di<br />

panna, al punto da rendersi cavalier servente non di una<br />

donna, ma di due, e per giunta innamorate. Anche le scelte<br />

sessuali concorrono a frantumare quegli stereotipi che<br />

prevedono l’amore tra il clown e la trapezista o tra il Forzuto<br />

e la fragile Mignon: qui il lieto fine appartiene di diritto a<br />

Mignon e alla misteriosa Principessa d’Abissinia, la pianista<br />

che doma le tigri con la musica. E che dire dei clown? Dalla<br />

loro comparsa in scena, le figure più gravate di retorica eppure,<br />

in questo contesto, restituite alla loro leggerezza che è fatta<br />

essenzialmente di parodia (basta pensare all’Ultima Cena di<br />

Buffo il Grande, irridente parodia della figurazione del clown<br />

come Cristo, dovuta al sentimentale pennello di Georges<br />

Rouault). Con la sua polifonia di voci, la sua immaginazione<br />

barocca e a volte eccessiva ma incessantemente attraversata<br />

dall’ironia, la Carter viene a ricordarci che senza il necessario<br />

distacco dell’ironia, senza lo smascheramento della parodia,<br />

non c’è libertà. E a questo approda l’itinerario di formazione<br />

compiuto dal vitaminico Jack che nelle esibizioni nel Circo<br />

Imperiale a San Pietroburgo farà prima il “pollo umano” con<br />

la congrega dei clown – rischiando di finire infilzato da un<br />

Buffo in preda al delirium tremens – poi, insieme a Mignon,<br />

il gigolò delle tigri e ancora, dopo che il treno su cui la carovana<br />

del circo viaggiava verso la Siberia è stato fatto esplodere<br />

dai banditi, sopravvissuto miracolato e apprendista sciamano<br />

in uno sperduto villaggio della tundra. Dopo una così sofferta<br />

riabilitazione la femminista Carter prevede anche per lui,<br />

come per il Forzuto, l’acquisizione di una vita interiore. E<br />

perfino in una storia così anticonvenzionale c’è il lieto fine,<br />

ma non è rappresentato, come si potrebbe supporre, dal<br />

ritrovamento da parte di Jack dell’adorata Fevvers. I due,<br />

provati da incredibili avventure, si rincontrano l’ultimo giorno<br />

dell’anno 1899, allo scoccare del nuovo secolo. Lei, donna<br />

guerriera e a suo modo femminista, ha dovuto superare le<br />

proprie resistenze in fatto di fiducia nella realtà amorosa -<br />

questa creatura maschile da accudire, da covare “come un<br />

uovo” – lui, uomo finalmente un po’ più complesso, ha dovuto<br />

superare le sue resistenze in fatto di fiducia nel surreale.<br />

Nascerà dalla loro tribolata unione una possibile Donna<br />

nuova, o un nuovo esemplare di Maschio come a volte sembra<br />

auspicare la stessa scrittrice? Non è dato saperlo: di certo,<br />

di sicuro, al termine di questa storia in cui tutto il mondo è<br />

circo, c’è solo quella strepitosa, contagiosa, irresistibile risata<br />

di Fevvers. Risata di gioco, di consapevolezza, di ironia, di<br />

libertà interiore e dunque suprema che si riverbera, nel<br />

romanzo, all’inizio del nuovo secolo, il Novecento. E che tuttora<br />

ci sembra, nella realtà, il talismano migliore per addentrarsi<br />

anche in questo nuovo millennio.<br />

Angela Carter<br />

25


26<br />

Circo, musa ispiratrice<br />

Il rapporto fra circo e arte ha occupato le pagine di vari<br />

volumi dedicati al circo, ma in Italia mancava un tomo<br />

che si occupasse in maniera organica del rapporto fra i<br />

due. È quanto affronta il volume Il circo nell’arte, di Arianna<br />

di Genova. Lo fa in maniera strutturata superando i facili<br />

luoghi comuni che riportano tutto a Picasso o Toulose<br />

Lautrec. Segnalando, invece, punti di contatto inediti e<br />

curiosi fra la storia del circo e la storia dell’arte, ricordando<br />

i grandi classici ma soffermandosi su figure importanti ma<br />

spesso non segnalate. Il volume fa riferimento a tutte le<br />

figure circensi dell’immaginario collettivo e, valore aggiunto<br />

di quest’opera, segnala anche fino ai più recenti autori<br />

d’arte contemporanea, tralasciando solo pochissimi di<br />

essi, che si sono espressi in tale direzione solo in un<br />

periodo vicinissimo, forse troppo per essere analizzati con<br />

il necessario distacco.<br />

Dal risvolto di copertina: “Un tendone, una pista, un filo<br />

sospeso. E poi belle cavallerizze, animali feroci e corpi<br />

che sono “capricci della natura”: è il mondo del circo,<br />

dove da sempre va in scena il paradosso e il rischio,<br />

dove la logica della realtà si spezza per lasciare spazio<br />

alla fantasia. Gli artisti di tutti i tempi hanno saccheggiato<br />

questo universo, preso a prestito i suoi protagonisti –<br />

giocolieri, acrobati, trapezisti, domatori, clown – reinventandone<br />

l’immaginario, prolungandone la vita. Nel secolo<br />

scorso è stato necessario il soccorso delle maschere<br />

della Commedia dell’Arte, dei folli shakespeariani, degli<br />

zingari capaci di insegnare la danza agli orsi e, insieme,<br />

ai saltimbanchi, hanno sfilato le amazzoni di Seurat e<br />

di Kirchner, gli Arlecchini-clown di Picasso, le domatrici<br />

di Otto Dix, i filiformi animali addestrati di Calder, gli<br />

“operai del sogno” acrobatico di Léger, le signorine che<br />

ammaestrano i cani di Donghi, le donne cannone di<br />

Kuniyoshi e quelle barbute dell’americana Zoe Leonard.<br />

Il circo ha messo in scena il “diverso” e ne ha legittimato<br />

l’esistenza, aprendo la strada ai giganti di Diane Arbus,<br />

alle sirene mutanti di Myriam Laplante, ai pagliacci<br />

preistorici di Rondinone, ai clown horror di Cindy Sherman<br />

fino al fachiro di Maurizio Cattelan esposto alla Biennale<br />

di Venezia. Arianna di Genova racconta la storia di un’attrazione<br />

fatale, di un amore che ha spinto l’arte del XX e<br />

XXI secolo oltre la rappresentazione formale, che ha creato<br />

un cortocircuito con i tradizionali canoni estetici,<br />

portando in scena un sogno comune a pubblico<br />

e artisti: essere catapultati fuori dalla realtà<br />

quotidiana, sgranando gli occhi per lo stupore.”<br />

libri<br />

Ci piace segnalare anche la frase di Federico Fellini citata<br />

nell’introduzione: “Certo, sul circo si è già detto tutto: è<br />

un’impalcatura inflazionata, fradicia di letteratura. Eppure,<br />

ciononostante, alla fine esso resiste, riproponendosi come<br />

un nucleo preciso: una dimensione, una atmosfera autentica,<br />

che non si riescono ad archiviare, che non sono<br />

impolverate, perché quel modo di vivere e di rappresentarsi<br />

raccoglie in sé una maniera esemplare, alcuni miti durevoli:<br />

l’avventura, il viaggio, il rischio, la minaccia, l’affrettarsi,<br />

l’apparire alla luce… e anche l’aspetto più mortificante,<br />

che si ripropone sempre, della gente che viene a vederti<br />

e tu devi esibirti: un esame mostruoso da parte degli altri,<br />

che hanno questo diritto biologico, razzistico quando<br />

vengono a dire: “Ecco, io sono qua, fammi ridere, emozionami,<br />

fammi piangere”. E il volume di Arianna di Genova<br />

riesce in questo, a farci emozionare, a farci riflettere,<br />

ricordarci di quanta importanza ha avuto il circo persino<br />

nello sviluppo della storia dell’arte. Fra i ringraziamenti<br />

l’autrice ricorda il Cedac.<br />

Arianna di Genova. Il circo nell’arte. Dagli arlecchini di<br />

Picasso al fachiro di Cattelan<br />

Il Saggiatore, Milano, 2008, € 35.<br />

www.saggiatore.it


La Romagna adotta<br />

il circo sociale<br />

La storia di Miloud Oukili ormai la conoscono in molti,<br />

tanto più ora che ha avuto l’attenzione di un regista<br />

sensibile come Marco Corvi e la vetrina mediatica della<br />

Mostra del Cinema di Venezia. Si tratta di uno dei personaggi<br />

più conosciuti del “circo sociale” degli ultimi anni. Un<br />

clown e artista di strada francese che nel 1992 arriva a<br />

Bucarest per lavorare in piazza. Ma proprio in strada<br />

incontra un folto gruppo di bambini che non sono lì né<br />

per lavoro né per piacere ma per difficoltà sociali, in parte<br />

dovute al passaggio dal regime di Ceausescu all’economia<br />

di mercato. A questi bambini Miloud insegnerà che la<br />

disciplina, la fantasia e la speranza che sono insite<br />

nell’apprendimento e nell’esercizio di tecniche circensi<br />

possono servire anche per uscire da una situazione di<br />

disagio sociale e cercare la propria strada nel mondo.<br />

Da una storia così intensa ne nascono molte. La vicenda<br />

di Miloud è ora un film, per l’appunto. Da quell’attività del<br />

1992 è nata la Fondazione Parada con sedi in Romania,<br />

Italia, Francia che continua a seguire il recupero di ragazzi<br />

di strada. Infine oggi, grazie agli insegnamenti di Miloud,<br />

cinque di quei ragazzi romeni proseguono in maniera<br />

autonoma ed indipendente il proprio cammino, presentando<br />

uno spettacolo di acrobatica, giocoleria, equilibrismo,<br />

micromagia, clownerie. Esibizioni semplici, forse non<br />

destinate alle ribalte dei grandi teatri, ma animate dalla<br />

straordinaria energia che arriva dal loro percorso di vita.<br />

Un’energia contagiosa di voglia di vivere.<br />

In particolare la loro nuova esperienza è nata a Bagnacavallo<br />

lo scorso natale sotto il nome de Il Circo della Pace. Si<br />

tratta di un tentativo di offrire anche in Italia una testimonianza<br />

dell’attività di quel Teatro e di quel Circo che nelle<br />

piazze e nelle baraccopoli, nei quartieri popolari e nei<br />

luoghi della marginalità o nelle comunità terapeutiche, è<br />

portatore di un cambiamento nelle relazioni personali e<br />

sociali. Un Teatro e un Circo che non separano, ma uniscono,<br />

intorno alle proprie pratiche, culture, nazionalità, generazioni,<br />

condizioni sociali e diversità.<br />

Il Circo della Pace è nato da un’idea di Ruggero Sintoni<br />

di Accademia Perduta/Romagna Teatri, in collaborazione<br />

con Alessandro Serena per il Comune di Bagnacavallo.<br />

Proprio nella piazza principale della cittadina romagnola,<br />

per le feste natalizie del 2007, il Circo della pace ha<br />

ospitato i ragazzi romeni, riscuotendo un grande successo.<br />

Nei prossimi anni il Circo della Pace ospiterà gruppi di<br />

artisti dalla Colombia e dalla Tanzania, con lo stesso spirito<br />

di incontro e comprensione fra diversità e diseguaglianze<br />

sociali.<br />

Intanto dall’esperienza del Natale scorso è nato un libro<br />

con lo stesso titolo e contenente anch’esso tante storie.<br />

Gli autori, Roberto Pozzi e Paolo Martini, hanno infatti<br />

intervistato i protagonisti dell’evento. La cosa particolare<br />

è che i protagonisti sono stati tanti. In primis, certo, gli<br />

artisti che hanno presentato il loro spettacolo, ognuno<br />

con una storia personale alle spalle, superata con un salto<br />

mortale. Ma anche i rappresentanti delle istituzioni di<br />

Bagnacavallo, che si sono adoperati nell’impresa, e tutto<br />

il tessuto sociale che ha reso possibile l’iniziativa. Perché<br />

quello che è successo in questo piccolo comune romagnolo<br />

è stata una vera e propria corsa al sostegno solidale di<br />

questo progetto. Hanno partecipato davvero in tanti, dalla<br />

parrocchia locale, alla stazione dei carabinieri, a numerosi<br />

gruppi e associazioni di vario tipo.<br />

Il libro racconta anche il punto di vista dello spettatore<br />

comune, che non ha avuto forse niente a che vedere con<br />

il progetto, che comunque ha sostenuto anche solo<br />

recandosi allo spettacolo, in quanto l’intero ricavato della<br />

vendita dei biglietti è andato proprio a Parada.<br />

Leggere dalla viva voce di una comunità le varie esperienze<br />

fa comprendere ancora una volta di come il circo sia nel<br />

cuore della gente, appena si creano le condizioni per<br />

ricordarlo.<br />

Il circo della pace<br />

A cura di Roberto Pozzi e Paolo Martini<br />

Da un’idea di Ruggero Sintoni<br />

Fotografie di Mauro Minozzi<br />

Per informazioni o acquisti www.mobydickeditore.it<br />

Mobydick editore, Faenza, 2008, € 12<br />

27


Ritratti di ammaestratori<br />

Milanesi<br />

a cavallo<br />

di Ettore Paladino<br />

Denise e Ivan Medini a cavallo<br />

(Foto tratta da Il Circo dietro le quinte di Wanda Medini)


Che il circo sia nato a cavallo lo sanno tutti gli appassionati<br />

e non solo loro, però forse è meno risaputo che le prime<br />

discipline equestri furono quelle acrobatiche, il volteggio e<br />

tutte le sue varie derivazioni. Solo molto più tardi si diffuse<br />

la cavalleria in libertà che, presentando gruppi sempre più<br />

imponenti, nel Novecento a poco a poco soppiantò l’acrobazia<br />

a cavallo, a partire più o meno dagli anni ’50. Negli anni<br />

Settanta in Italia, ma non solo, nel circo esplosero innovazioni<br />

di modernità, l’uso sempre più raffinato della musica, delle<br />

luci, delle coreografie e di scenari particolari come l’acqua<br />

e il ghiaccio. Furono gli anni in cui le imprese con maggiori<br />

disponibilità presero la strada del kolossal, mentre i circhi<br />

piccoli e medi si sforzavano comunque di presentare spettacoli<br />

di buon livello artistico e tecnico. Ne ricordiamo uno in<br />

particolare perché ci dà la possibilità di parlare di alcuni<br />

artisti che furono protagonisti in quegli anni di numeri equestri:<br />

i fratelli Medini del circo Città di Milano. Questo circo, nato<br />

grazie al patron Vittorio Medini ed alla moglie Wanda Caveagna,<br />

si propose come una realtà particolare di quel periodo,<br />

nessuna ambizione di grandezza o di concorrenza con complessi<br />

maggiori, al contrario la scelta di offrire un ambiente<br />

e uno spettacolo più familiare, ma sempre molto curato nella<br />

qualità artistica. Vittorio dà il nome al suo circo dalla città di<br />

Milano cui è legatissimo, e in cui resta per quasi tutto l’anno<br />

lavorando nei quartieri più o meno periferici, anche quando<br />

in centro agiscono i colossi dell’epoca, senza problemi di<br />

concorrenza perché si rivolgono a un pubblico (oggi si direbbe<br />

a un target) diverso.<br />

E in questo circo si presentano molti numeri di acrobazie<br />

equestri, caso quasi unico in quel periodo. Nella grande<br />

famiglia Medini le discipline più praticate sono l’acrobatica<br />

e la giocoleria, ma Vittorio in gioventù è stato anche cavallerizzo,<br />

insieme al fratello Orlando. Per parte di madre invece l’acrobazia<br />

equestre fra parte del DNA della famiglia Caveagna, che vanta<br />

tanti e validi cavallerizzi. Logico che i genitori, per passione<br />

e per tradizione, spingano i figli più grandi verso queste<br />

specialità. Ma entrambi sanno che, fra gestione del circo e<br />

della famiglia, non hanno abbastanza tempo per insegnare<br />

come si deve una disciplina così impegnativa, e scritturano<br />

appositamente un maestro. Prima Robert Althoff, della grande<br />

dinastia tedesca celebre anche per i suoi validi addestratori;<br />

è lui che forma i cinque Medini destinati a diventare cavallerizzi,<br />

dalla primogenita Mariangela all’ultimogenita Denise. In mezzo,<br />

in ordine di età, Pierino, Luana e Giovanni. Dopo Althoff arriva<br />

Romolo Gallingani, classe 1912, dal cognome forse meno<br />

conosciuto ma grande artista in gioventù al Jockey e alle<br />

piramidi equestri.<br />

Vediamo quindi più in dettaglio questi numeri equestri ed i<br />

loro protagonisti. Un tocco di eleganza e suggestione con la<br />

ballerina al panneau, presentata prima da Mariangela, con<br />

Mariangela Medini<br />

la particolarità di lavorare senza tavoletta, e poi anche da<br />

Luana. Le due ragazze con i fratelli presentano due numeri<br />

di passo a due, uno classico, di solito con Mariangela e<br />

Pierino, e l’altro comico in cui Luana si traveste da uomo e<br />

Giovanni da donna. Sia il panneau che il passo a due<br />

presentano una serie di figurazioni eseguite con abilità e stile,<br />

fino alla doppia colonna nel passo a due. Sono bellissimi<br />

quadri che trasportano lo spettatore in un’atmosfera di vero<br />

circo equestre.<br />

Luana si esibisce anche come cavallerizza classica, con<br />

acrobazie varie fino al salto mortale da cavallo a cavallo,<br />

esercizio eseguito per molti anni. Nel 1977 Orecchia scriveva<br />

che Luana compie questo esercizio, che pochi uomini al<br />

mondo sanno fare, con stile raramente riscontrabile.<br />

Infine tutti e quattro i fratelli si esibivano nel jockey di famiglia,<br />

un numero di forte effetto scenico, divenuto già in quegli anni<br />

una rarità, e che terminava con un perfetto arrivo in piedi sul<br />

cavallo di tutti gli artisti.<br />

Facile quindi immaginare, in un circo medio come il Città di<br />

Milano, quale forte effetto di suggestione e di dinamismo<br />

apportavano così tanti numeri equestri. I loro protagonisti<br />

erano tutti giovani, ragazzi pieni di entusiasmo e di impegno,<br />

che si presentavano in maniera semplice ma ricca di comunicativa.<br />

Anche i costumi sono molto belli, eleganti, nel solco<br />

di una tradizione direi quasi obbligata per questi numeri.<br />

Ai giovani Medini nel 1975 si aggiunge la piccola Denise di<br />

soli quattro anni. Con lo spirito di emulazione naturale in<br />

qualsiasi bambino di quell’età, specie in un contesto così<br />

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intenso come il circo, Denise gioca sempre più spesso a<br />

imitare le brave sorelle maggiori. Arriva anche un regalo<br />

speciale, una cavallina nera tutta per lei, l’ormai celebre<br />

Moretta; il maestro Althoff comincia a insegnare anche a lei<br />

e a intuire le sue doti di artista. Ed è proprio lui che lancia<br />

l’idea di creare un vero e proprio numero: Denise impara e<br />

debutta in fretta; il suo è un numero di volteggio, presentato<br />

con lo stile impeccabile di una bambina della sua età che<br />

però non chiede al pubblico nessuno sconto artistico. Seria,<br />

precisa, assolutamente compenetrata nel suo ruolo si impegna<br />

con la diligenza di un adulto.<br />

Il circo Città di Milano manterrà questa forte connotazione<br />

equestre fino alla fine degli anni ’70. Poi le due sorelle si<br />

sposano e lasciano la famiglia. Mariangela va nelle giostre,<br />

Luana sposa Enis Franchetti e continua con lui a presentare<br />

nel circo di Barcellona la ballerina al panneau e il passo a<br />

due per circa una decina d’anni.<br />

Dopo la storia pura, proviamo a fare qualche considerazione<br />

su cosa può aver rappresentato questo nucleo di artisti in<br />

quegli anni. Le discipline equestri sono forse quelle che<br />

esprimono meno il concetto di addestramento, perché,<br />

soprattutto nell’acrobazia, il vero protagonista è l’uomo più<br />

che l’animale. Ma non bisogna essere grandi esperti per<br />

capire che un bravo acrobata equestre può diventare veramente<br />

tale solo se gli animali con cui lavora sono perfettamente<br />

addestrati e soprattutto se si riesce a stabilire un’intesa<br />

completa fra uomo e animale, che devono muoversi come<br />

fossero un’unica creatura. I numeri equestri nel circo hanno<br />

sempre espresso proprio questo concetto estetico e culturale:<br />

l’intesa fra uomo e cavallo, quell’intesa che ha reso possibile<br />

tante conquiste umane. Gli anni Settanta sono gli anni in cui<br />

l’estetica di tutti i numeri con gli animali abbandona sempre<br />

di più l’immagine dell’uomo domatore-dominatore, e sviluppa<br />

numeri basati sul rispetto, sul rapporto tranquillo, anche<br />

confidenziale, con gli animali.<br />

Denise Medini piccola cavallerizza<br />

Wanda e Denise Medini<br />

Le acrobazie equestri sono un’espressione forte di questo<br />

“lavorare insieme” recuperato dalla tradizione e che troverà<br />

presto sempre più cultori anche con animali diversi dal cavallo.<br />

I fratelli Medini nel contesto nazionale contribuirono anch’essi,<br />

e non poco, a dare la giusta immagine dei numeri circensi<br />

con animali, in particolare poi trattandosi di numeri così<br />

impegnativi e ormai rari.<br />

Numeri che, pur nella loro difficoltà di preparazione e di<br />

esibizione, in quel periodo e negli anni successivi furono<br />

cercati sempre di più dai direttori di circo più sensibili. Nel<br />

1975 Leonida Casartelli vuole fortemente, e riesce nell’impresa,<br />

riportare in Italia e nel suo circo la troupe Caroli, formatasi<br />

alla scuola del grande Enrico. All’estero i neonati Cirque à<br />

l’ancienne dei Gruss e Roncalli di B.Paul, con il loro stile più<br />

o meno dichiaratamente ispirato alle origini del circo, pongono<br />

come capisaldi dei propri spettacoli i numeri di acrobazia<br />

equestre, aspetto che si manterrà più o meno fino ai giorni<br />

nostri. E anzi oggi possiamo dire che sulle piste di questi<br />

circhi è passato il meglio dell’acrobazia equestre europea.<br />

I giovani Medini, con il loro impegno e passione artistica,<br />

arricchirono il proprio circo e contribuirono all’evoluzione dello<br />

spettacolo e dell’estetica con gli animali. Vanno ricordati non<br />

solo in quanto eredi di una tradizione di famiglia, ma anche<br />

come precursori di una tendenza espressa dai circensi più<br />

sensibili e più appassionati delle discipline equestri, che,<br />

quando ben presentate, rappresentano un ottimo messaggio<br />

per una valorizzazione dello spettacolo fatto insieme da uomini<br />

e animali.

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