ONOFRIO SCASSI - Società Ligure di Storia Patria

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05.06.2013 Views

- 42 - istantanea di un regime stabilito da secoli, il subingresso interino di una Po­ testà precaria, senza considerazione e senza mezzi, uno stato di cose prov­ visorio e incerto che sembrava dipendere ancora dalla fortuna di una grande Repubblica protettrice e dal successo delle sue armi, erano circostanze troppo favorevoli ai malcontenti e agli agitatori perchè le nuove autorità non doves­ sero essere a tutta ragione inquiete e sospettose e stare in guardia contro i faziosi e i cospiratori ». Si è fatto certamente gran torto, si aggiunge, consi­ derando g l’individui dell’antica aristocrazia indistintamente come nemici dichiarati del nuovo sistema e sempre pronti a nuocere e a cospirare, e ai sacerdoti costantemente sospettati e inquisiti. La causa principale dei disordini è stata nella debolezza del governo necessariamente, appunto perchè debole, sospettoso e tenuto a conservarsi con ogni mezzo; responsabili coloro che, con discorsi calunniosi e oblique suggestioni, hanno aizzato le popolazioni in nom e della religione contro il nuovo governo; causa occasionale un parroco for­ sennato in Albaro. « La controrivoluzione de’ 4 e 5 settembre è un avvenimento strano e funesto, senza premeditazione e senza autore, che ha insanguinato il terzo mese del nostro periodo rivoluzionario e ha dimostrato troppo luttuo­ samente quanto sia necessario di ben conoscere una nazione prima di pre­ tendere di istituirla e governarla. Il nuovo progetto di costituzione male interpretato e male ricevuto e non combinato veramente con quella circo­ spezione che sarebbe stata necessaria, scritti ardenti e allarmanti, improvvida­ mente lasciati diffondere, missionari religiosi non accolti come nunzi di verità e scelti inoltre tra i più caldi e non fra i più reputati e prudenti, e un silenzio affettato e significante e un malincuore de’ parrochi, le voci che si volesse alterare la Religione sono state le cause » (1). A trattare con gl’insorti e a garantire il rispetto per la religione, punto fondamentale del malcontento popolare e contadino, era stato destinato l'a­ bile e duttile Corvetto, prima con l’arcivescovo, col medico Vaccarezza e i commercianti Tino e Balbi (2), poi con Girolamo Durazzo, il futuro doge, m olto amato dai Poiceveraschi; a riferirne al Bonaparte e a riceverne gli ordini di moderazione e di cessazione dai provvedimenti eccezionali e dalle com m issioni militari (3), col Corvetto stesso, Francesco Maria Ruzza, che, (1) Archivio di Stato, Genova, Sala 50, Repubblica Ligure, filza 370, n. 74: Rapporto del M agistrato d i Legislazione e Giustizia d i concerto col Senatore Deputato di Polizia, 1803. (2) Arch. di Stato, Genova, Governo Provvisorio, Registro delle sessioni. I, II, n. 13, c. 69 v. (3) Lettera del Bonaparte al Doge, 6 ottobre, in Bo r e l, pag. 190. Contrasta con questa la lettera, che non si trova nella corrispondenza imperiale, ma che il Difensore della libertà (16 settembre 1797, pag. 112) riporta come data a Passeriano il 14 fruttidoro, 10 settembre, violenta e a tinte demagogiche, forse effetto del risentimento momentaneo. Che sia apocrifa non par possibile ammettere. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

— 43 — dopo essere stato segretario del vecchio governo e aver avuto parte in tutti i maneggi politici degli ultimi anni, era ora quasi il direttore della politica estera del governo nuovo (1). Ed essi, con Luigi Carbonara, il giurista ch’era stato a Mombello, e con l’ex doge Michelangelo Cambiaso dirigevano ora il pai tifo più importante, quello che si disse francese ma che rappresentava in quel momento il senso della realistica opportunità e dell’adattamento alla situazione. I Serra, pur nella loro ammirazione per Napoleone — abbagliati dalla gloiia di lui li ha detti il Botta — costituiscono un partito intermedio tra la vecchia nobiltà e i nuovi seguaci di Francia; sopra tutto un partito che mira all indipendenza locale anche se con nuove istituzioni politiche. Serra " il giacobino » aveva ben scritto in una lettera al fratello Giancarlo fin dal 94: « No, mio amico, non aspettare rigenerazione del tuo paese dalla mano dei Francesi » e si era rafforzato in questa convinzione, che non concordava con le idee dei suoi amici, dopo i colloqui a Nizza con Robespierre juniore. Per quanto entusiasta di Napoleone, gli aveva scritto lettere piene di saggi avverti­ menti sulla necessità di non toccare la religione e il clero, cui la popolazione ligure era devotissima, e riboccanti di caratteristici sentimenti d ’italianità; e fin dal 24 giugno aveva detto, affermando che non si sarebbero costituite società popolari a Genova: « Esse non ci potrebbero essere utilissime che in un caso: quando avessimo bisogno di vincere i pregiudizi di campanile per riunirci al resto dell 'Italia libera, supposizione ancor lontana, ma che il vostro genio potrebbe accelerare » (2). Più tenacemente avvinto alle tradizioni e alle istitu­ zioni locali Girolamo che non si fidava di Faypoult e pregava Bonaparte perchè lo richiamasse all’esercizio delle sue funzioni (3). Giancarlo, il nuovo duca d ’Orléans, come l’avevano chiamato, era sospettato di ambizione e di inframmettenza e finiva con l’essere apertamente accusato dai fanatici di com- (1) V arese, pag. 329 sgg.; B iooni, 264 sgg.; 291 sgg. Del Ruzza che rappresenta in certo m odo la continuità della politica estera del vecchio e del nuovo governo, il Serra dice che era « tim ido alla guisa de’ moderni Giuristi » e « allettato dalla vana lusinga di prim eggiare in un G overno popolare ». G ir o la m o S e rra , Memorie per la Storia d i Genova d ag li ultim i anni del secolo X V H I alla fine dell’anno 1814 pubblicate a cura di P ie t r o N u r r a , Atti della Società Ligure di Storia Patria, voi. LV III, pag. 85. Avverto qui che di queste M e­ morie, pubblicate mentre sto rivedendo le bozze, non ho potuto valermi per quanto riguarda la fine della repubblica aristocratica alla quale recano contributo di interessanti notizie. (2) G. B. Serra al fratello Gian Carlo, da San Remo, 28 marzo 1794 e a Gaspare Sauli, da Nizza, senza data, Collezione ecc., voi. 12. c. 69; cfr. N u r r a e C o d i g n o l a , Catalogo della mostra ligure del Risorgimento, Genova, 1927, pag. 122. (3) Interessanti anche psicologicamente per il contrasto tra questo tenace attaccamento alla vecchia repubblica autonoma e la suggestione del fascino napoleonico le Meritorie del Serra, dalle quali traspira una costante e irosa avversione, fatta di disistima e di risentimento, per il Faypoult. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 t

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istantanea <strong>di</strong> un regime stabilito da secoli, il subingresso interino <strong>di</strong> una Po­<br />

testà precaria, senza considerazione e senza mezzi, uno stato <strong>di</strong> cose prov­<br />

visorio e incerto che sembrava <strong>di</strong>pendere ancora dalla fortuna <strong>di</strong> una grande<br />

Repubblica protettrice e dal successo delle sue armi, erano circostanze troppo<br />

favorevoli ai malcontenti e agli agitatori perchè le nuove autorità non doves­<br />

sero essere a tutta ragione inquiete e sospettose e stare in guar<strong>di</strong>a contro i<br />

faziosi e i cospiratori ». Si è fatto certamente gran torto, si aggiunge, consi­<br />

derando g l’in<strong>di</strong>vidui dell’antica aristocrazia in<strong>di</strong>stintamente come nemici<br />

<strong>di</strong>chiarati del nuovo sistema e sempre pronti a nuocere e a cospirare, e ai<br />

sacerdoti costantemente sospettati e inquisiti. La causa principale dei <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni<br />

è stata nella debolezza del governo necessariamente, appunto perchè debole,<br />

sospettoso e tenuto a conservarsi con ogni mezzo; responsabili coloro che,<br />

con <strong>di</strong>scorsi calunniosi e oblique suggestioni, hanno aizzato le popolazioni in<br />

nom e della religione contro il nuovo governo; causa occasionale un parroco for­<br />

sennato in Albaro. « La controrivoluzione de’ 4 e 5 settembre è un avvenimento<br />

strano e funesto, senza preme<strong>di</strong>tazione e senza autore, che ha insanguinato il<br />

terzo mese del nostro periodo rivoluzionario e ha <strong>di</strong>mostrato troppo luttuo­<br />

samente quanto sia necessario <strong>di</strong> ben conoscere una nazione prima <strong>di</strong> pre­<br />

tendere <strong>di</strong> istituirla e governarla. Il nuovo progetto <strong>di</strong> costituzione male<br />

interpretato e male ricevuto e non combinato veramente con quella circo­<br />

spezione che sarebbe stata necessaria, scritti ardenti e allarmanti, improvvida­<br />

mente lasciati <strong>di</strong>ffondere, missionari religiosi non accolti come nunzi <strong>di</strong><br />

verità e scelti inoltre tra i più cal<strong>di</strong> e non fra i più reputati e prudenti, e<br />

un silenzio affettato e significante e un malincuore de’ parrochi, le voci che<br />

si volesse alterare la Religione sono state le cause » (1).<br />

A trattare con gl’insorti e a garantire il rispetto per la religione, punto<br />

fondamentale del malcontento popolare e conta<strong>di</strong>no, era stato destinato l'a­<br />

bile e duttile Corvetto, prima con l’arcivescovo, col me<strong>di</strong>co Vaccarezza e<br />

i commercianti Tino e Balbi (2), poi con Girolamo Durazzo, il futuro doge,<br />

m olto amato dai Poiceveraschi; a riferirne al Bonaparte e a riceverne gli<br />

or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> moderazione e <strong>di</strong> cessazione dai provve<strong>di</strong>menti eccezionali e dalle<br />

com m issioni militari (3), col Corvetto stesso, Francesco Maria Ruzza, che,<br />

(1) Archivio <strong>di</strong> Stato, Genova, Sala 50, Repubblica <strong>Ligure</strong>, filza 370, n. 74: Rapporto<br />

del M agistrato d i Legislazione e Giustizia d i concerto col Senatore Deputato <strong>di</strong> Polizia, 1803.<br />

(2) Arch. <strong>di</strong> Stato, Genova, Governo Provvisorio, Registro delle sessioni. I, II, n. 13,<br />

c. 69 v.<br />

(3) Lettera del Bonaparte al Doge, 6 ottobre, in Bo r e l, pag. 190. Contrasta con questa<br />

la lettera, che non si trova nella corrispondenza imperiale, ma che il Difensore della libertà<br />

(16 settembre 1797, pag. 112) riporta come data a Passeriano il 14 fruttidoro, 10 settembre,<br />

violenta e a tinte demagogiche, forse effetto del risentimento momentaneo. Che sia apocrifa<br />

non par possibile ammettere.<br />

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