ONOFRIO SCASSI - Società Ligure di Storia Patria

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— 28 - nazioni, non si trattava che dei diritti dell’uomo: non si pensava che a rompere le catene di quella dura servitù che ci degradò per tanti secoli: ed ivi si pregustava il piacere di veder tutta l’Europa risorta alla libertà» (1). « Q u i si radunava dapprima — aggiunge una narrazione contempo­ ranea (2) — un piccolo Club di persone di genio francese, quale non causò sospetto alcuno al Governo, ma ingrossato quindi all’eccesso rese inutili quelle cure e quelle provvidenze che avrebbero potuto giovare da prin­ cipio » (3). Specialmente erano frequentatori assidui della farmacia molti medici e chirurghi che avevano studiato all’Università di Pavia (4). Questa notizia non p u ò tuttavia riferirsi allo Scassi perchè risale al 1791, ma se vi si rac­ coglievano abitualmente i medici che avevano fatto i loro studi a Pavia, può ben essere che al ritorno anch’egli la frequentasse. Non vi aveva però il recapito professionale. Questo, determinato certo da ragioni di opportunità d ’ubicazione per lui abitante al Carmine, era alla farmacia di Benedetto Mojon a S. Siro (5); e insieme ne sono indicati come frequentatori il Batt, il Canefri, G uglielm o Boschi, Giorgio Beley, Luigi De Ferrari. Invece avevano recapito presso il M orando, col Bonomi, col Repetto, G. B. De Albertis, il Mongiar- dini, il chirurgo G. B. Garibaldi e qualche altro, quelli cioè che appaiono più accesi nelle idee innovatrici e rivoluzionarie (6). L’indizio è tenue, ma può avere un suo valore; del resto se la farmacia Morando era un vero club politico, anche il Batt era stato accusato di giacobinismo nel 94 e lo Scassi gli era indubbiamente legato di amicizia e di devozione. Considerati questi indizi e tenuto conto specialmente che nella nuova repubblica democratica, per quanto almeno risulta dalle notizie note e dai docum enti ufficiali, lo Scassi non ha mai avuto una parte attiva nella vita politica riservando la sua attività al campo professionale e scientifico, mi pare di poter conchiudere che, se si deve ammettere prima una sua simpatia per g l’intenti innovatori e poi una pronta adesione al nuovo ordine di cose, come avvenne di altri che ebbero più tardi parte cospicua e agli inizi non (1) I l Censore, 12 giugno 1798, n. 91, pag 258. (2) S toria filosofica ed imparziale della rivoluzione di Genova li 22 maggio 1797, ms. della Biblioteca Civica Berio di Genova, segnato D bis 6, 11, 33, pag. 16. Un'altra copia, o piuttosto una prima bozza di questa Storia, che, pur col titolo eguale, non ha rapporto con la narrazione del Desodoards, è nella Collezione di Appunti ecc. all'Universitaria, B, III, 9. (3) Altre farmacie indicate come ritrovo di novatori sono quelle di Di Negro alla Darsena, Odero a S. Lorenzo, Perelli in Vico dritto S. Andrea, Storia filosofica ecc., pag. 17 e C l a v a r in o , A nnali, voi. I, pag. 3. (4) Arch. di Stato, Genova, Secretorum, filza 98, biglietto di calice 17 maggio 1791. C fr. N u r r a , p. 125, n. 2. (5) Sul Mojon, nato nel 1732 nella Nuova Castiglia, prima assistente poi successore del Batt nella cattedra di chimica, v. Is n a r d i, Storia dell’Università di Genova, II, 65, 205 sgg. (6) I l curioso soddisfatto, Almanacco per il 1796, pag. 86. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

— 29 — compaiono, Giacom o Mazzini, ad esempio, e Bernardo Ruffini (1), è alquanto esagerata e dovuta ad atteggiamenti posteriori, specialmente dell età napo­ leonica, l’affermazione che si trova ripetuta nel 1814 che egli sia stato uno dei capi della rivoluzione democratica (2). Anche lui, come il suo amico Corvetto, tanto maggiore, non aveva un vero temperamento politico e tanto meno fibra di rivoluzionario; non era un entusiasta come i Serra o un esaltato come Luca Gentile o Gaspare Sauli, e nemmeno un mestatore tipo Morando; non era un teorico, ma, spirito po­ sitivo e cauto, eminentemente pratico, si sentiva di quel terzo stato che era destinato ad assumere la direzione del governo, tuttavia non disdegnava, finché c’erano, i rapporti coi Serenissimi Collegi. Attendeva ai suoi studi e alla sua professione; accettava, ma senza entusiasmo, i metodi e il linguaggio rivoluzionario, e, fatto sintomatico, entrava nella vita politica soltanto quando il fermento demagogico era placato e la nuova repubblica tentava di rico­ stituire nell’ordine e nella legalità la debole effimera esistenza sull esempio e nell’obbedienza della Francia consolare e del suo dominatore. (1) A. Neri, I l Padre d i Giuseppe M azzini, pag. 137 sgg.; A. C o d i g n o l a , Il Padre dei R u ffin i, Rassegna Storica del Risorgimento, a. IX, 1922, pag. 165 sgg. (2) F r i z z i, Quadro caratteristico unito alla Relazione sul Ducato d i Genova (1814) c. 46 «Fu uno dei capi della Rivoluzione di Genova», Museo del Risorgimento di Genova, da copia tratta dall’Archivio di Stato di Milano. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

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compaiono, Giacom o Mazzini, ad esempio, e Bernardo Ruffini (1), è alquanto<br />

esagerata e dovuta ad atteggiamenti posteriori, specialmente dell età napo­<br />

leonica, l’affermazione che si trova ripetuta nel 1814 che egli sia stato uno<br />

dei capi della rivoluzione democratica (2).<br />

Anche lui, come il suo amico Corvetto, tanto maggiore, non aveva<br />

un vero temperamento politico e tanto meno fibra <strong>di</strong> rivoluzionario; non era<br />

un entusiasta come i Serra o un esaltato come Luca Gentile o Gaspare Sauli,<br />

e nemmeno un mestatore tipo Morando; non era un teorico, ma, spirito po­<br />

sitivo e cauto, eminentemente pratico, si sentiva <strong>di</strong> quel terzo stato che era<br />

destinato ad assumere la <strong>di</strong>rezione del governo, tuttavia non <strong>di</strong>sdegnava,<br />

finché c’erano, i rapporti coi Serenissimi Collegi. Attendeva ai suoi stu<strong>di</strong> e<br />

alla sua professione; accettava, ma senza entusiasmo, i meto<strong>di</strong> e il linguaggio<br />

rivoluzionario, e, fatto sintomatico, entrava nella vita politica soltanto quando<br />

il fermento demagogico era placato e la nuova repubblica tentava <strong>di</strong> rico­<br />

stituire nell’or<strong>di</strong>ne e nella legalità la debole effimera esistenza sull esempio e<br />

nell’obbe<strong>di</strong>enza della Francia consolare e del suo dominatore.<br />

(1) A. Neri, I l Padre d i Giuseppe M azzini, pag. 137 sgg.; A. C o d i g n o l a , Il Padre<br />

dei R u ffin i, Rassegna Storica del Risorgimento, a. IX, 1922, pag. 165 sgg.<br />

(2) F r i z z i, Quadro caratteristico unito alla Relazione sul Ducato d i Genova (1814) c.<br />

46 «Fu uno dei capi della Rivoluzione <strong>di</strong> Genova», Museo del Risorgimento <strong>di</strong> Genova,<br />

da copia tratta dall’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Milano.<br />

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