ONOFRIO SCASSI - Società Ligure di Storia Patria
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— 346 — amo per voi non per le vostre ricchezze; se mai divento ricco non sarà mai alle spalle, o a detrimento di altrui ». Le assicurazioni e le promesse si rinnovano ad ogni lettera, con le preghiere di pazientare: « Se vi ho causato della pena spero che l’avvenire vi consolerà di altrettanta consolazione » scrive appena tornato in Russia e si duole delle spese che gli ha fatto fare; e quando è costretto a chiedere nuove proroghe afferma: « il mio posto, il mio decoro vi debbono essere garanti dell’esattezza colla quale adempierò alle mie o b b lig azio ni... Impe gnatevi caro Onofrio in questo affare e siate persuaso che d’ora in poi non avrete più a lagnarvi di me ». Ed è probabilmente un tacito rimprovero al fratello, tanto diverso da lui e che pure lo amava e lo aiutava, nelle parole con le quali gii annunciava il conferimento ottenutogli dell’onorificenza russa: « nessun interesse al mondo può far cancellare in me quei sentimenti di onore e di affezione che innati mi hanno servito di base e norma della mia carriera ed in tutte le mie azioni: ho sempre travagliato per innalzare il nome che porto, e non per avvilirlo. Se avessi avuto per mira le ricchezze le avrei, ma senza onori e ignoto ». Ha tutta l’aria di un grido di sentimento reale e di onestà profonda; e subito una battuta che riprende il lato più esteriore di quel carattere, la vanità un po’ semplice e un po’ grossolana: « Facci il Cielo che i miei voti sieno esauditi e che mi raggiungiate in altre distinzioni ». Peccato che in questo dialogo si oda una voce sola: sarebbe interes sante sapere quel che dicesse il fratello, rivolto ad altre forme di attività, spirito più serio e profondo ma anche meno vivo e ardito. Non è impro babile che in fondo al suo animo, non meno desideroso di onori e di di stinzioni, ci fosse una buona dose di scetticismo su quella fraterna attività febbrile e pericolosa e insieme la soddisfazione per le cariche e la posizione ufficiale che Raffaele aveva assunto e che riverberavano in patria e nella Russia lontana la lor luce anche su di lui. La lettera che partecipa l’onorificenza, datata da Kerc il 2 marzo 1823, è l’ultima del breve epistolario: le notizie del Gamba sono del 1824 e si possono portare fino al 1826, l’anno in cui la relazione del viaggio fu pub blicata. Poi più nulla. Ma è assai probabile che le speranze nutrite con tanto calore siano state illusioni presto sfiorite. La ripresa delle relazioni ostili tra Russia e Turchia e delle operazioni nel Caucaso sino alla pace di Adrianopoli nel 1829 e poi la politica di Nicolò I ostile agli stranieri e ai rapporti con l’Europa è da credere abbiano arrestato nel suo sviluppo l’iniziativa e il piano vagheggiato dal Genovese. Certo Kerc non ha soppiantato nell’impor tanza commerciale nè Odessa nè Taganrog. M a Raffaele Scassi, bizzarro spirito tenace e fantastico, tumultuoso organizzatore di progetti commerciali e di iniziative industriali, creatore del Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
- 347 — proposito di incivilire i popoli caucasici facendoli entrare nel ciclo della vita economica circostante, rinnovatore delle antiche tradizioni genovesi, p io niere della ripresa dei commerci italiani coi porti del Mar Nero e del Mare d’Azof meritava di essere ricordato, per quanto almeno gli scarsi dati permet tono- Dopo il 1826 cessa di lui ogni notizia, ma il tentativo resta m onito ed esempio e il suo nome merita di essere richiamato dall’ingiusto oblio. Esso infatti è rimasto quasi ignorato anche in patria. Solo nel 1835 Girolamo Serra vi accennava molto vagamente, parlando dei resti e dei ricordi genovesi in Crimea, con le parole: « Anche a’ dì nostri il consigliere Scassi trovò in quel paese per ragioni di patria le più dolci e liete acco glienze » (1), e due anni innanzi Giambattista Canobbio, citate e parafrasa te le parole del Gamba, conchiudeva: « Egli è dolce ricordare le antiche nostre glorie, ma egli è più soddisfacente poter accennar anche ai tempi nostri quei pochi fra i nostri concittadini, che con animo grande, e con talenti straordinari ne conservano quella reputazione che per diversi secoli godemmo d’uomini avvezzi a tentare grandi imprese, e provano tutt’ora che il ligure ingegno ed ardire non è per anco spento » (2). (1) G irolam o Serra, Storia dell’antica Liguria e di Genova, t. IV, Capolago, Tip. Elvetica, 1835, pag. 77, nota 1. (2) Memorie ligustiche di Storia e belle arti di C° G ‘ B a (C a n o b b io G io v a n n i B a t t i sta) Genova, MDCCCXXXIII, lettera III, pag. 40-41. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
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te le parole del Gamba, conchiudeva: « Egli è dolce ricordare le antiche<br />
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(1) G irolam o Serra, <strong>Storia</strong> dell’antica Liguria e <strong>di</strong> Genova, t. IV, Capolago, Tip.<br />
Elvetica, 1835, pag. 77, nota 1.<br />
(2) Memorie ligustiche <strong>di</strong> <strong>Storia</strong> e belle arti <strong>di</strong> C° G ‘ B a (C a n o b b io G io v a n n i B a t t i <br />
sta) Genova, MDCCCXXXIII, lettera III, pag. 40-41.<br />
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