ONOFRIO SCASSI - Società Ligure di Storia Patria

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05.06.2013 Views

più riceversi ammalati negli ospedali ne fece trasportare varie centinaia nel Lazzaretto della Foce ove li visitava mattina e sera. Ebbe un eguale incarico nel 1815 per consimile epidemia e si è prodigato ». Non è lui, sembra commentare il Paulucci, che può essere accusato di viltà davanti al pericolo; e, dopo aver enumerato le altre cariche attualmente coperte, con­ tinua « nello scorso aprile il signor Conte Scassi fu attaccato da una forte infiammazione d’occhi che nonostante la maggior cura continuò a tormentarlo fino al presente e sarebbe questa, siccome apparisce, la conseguenza di un lungo lavoro per l’estensione di un rapporto ragionato sullo stato degli Spe­ dali di Genova, che venne dalla Giunta rassegnato al Re, il quale si degnò farne esprimere all’autore il suo gradimento. Nel principio del mese di agosto, cresciuta sommamente la malattia degli occhi, per consiglio dei medici e dei suoi amici, riconobbe egli la necessità di allontanarsi dall’aria salina e trasportarsi ad una sua campagna in Lombardia. S. E. il Signor ammiraglio barone De Geneys al quale comu­ nicò questo suo desiderio come direttore supremo della sanità, lo sollecitò ad eseguire quanto eragli stato suggerito un eguale incoraggiamento a ciò ebbe pure da S. E. il primo Presidente del Senato; egli si trasferì in con­ seguenza verso la metà di agosto in Lombardia ove sofferse una gravis­ sima malattia da cui benché appena convalescente, tornato in Genova ha già ivi ripreso l’esercizio delle sue funzioni. Queste ragioni espose già nel set­ tembre alla R. Commissione Sanitaria e il prof. Griffa ff. di capo del Protomedicato, membro della commissione stessa, ebbe l’incarico di assicu­ rarlo per lettera dei sentimenti di stima esternati verso di lui nell’adunanza del 17 settembre » (1). L’anonim o era servito; ma l’accusa aveva dovuto essere dolorosa al vecchio benemerito. Lo confortava certo la stima e la fiducia del Brignole Sale, il più elevato dei concittadini, e la designazione a surrogarlo ed esercitarne le funzioni in sua assenza. Ma ormai la fibbra era logorata e neppure potè esercitare effettivamente in tutta la pienezza la carica conseguita. D opo il 30 aprile non compare più neanche al Consiglio Generale: quella lettera di ringraziamento al Ministro P II maggiosi può dire l’ultimo suo atto e nella stessa grafia tremolante e malsicura preannuncia la pros­ sima fine. Quale precisamente la malattia « lunga e penosa » che lo trasse a morte non dicono i cenni necrologici. Nella notte dal 9 al 10 agosto del (1) II Governatore Paulucci al primo Segretario per l’interno, 20 Novembre 1835, Archivio di Stato, Torino; Atti di Polizia 1835, Genova, cartella 5. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

- 329 - 1836 chiuse, assistito dai conforti religiosi, la laboriosa e benefica esi­ stenza (1). « Questa perdita — scriveva la Gazzetta — veramente sentono e lamentano la Patria cui egli giovò col senno, le Scienze delle quali fu dotto cultore e pregiato ornamento, e finalmente gli amici che sempre sovvenne di consiglio e di beneficienze » (2) Il cenno necrologico della Gazzetta è rimasto il più am pio e partico­ lare ricordo che di lui sia stato fatto ed ha servito alle brevi biografie posteriori (3) cui si possono aggiungere le sparse notizie contenute nella Storia dell'Università dell’Isnardi continuata dal Celesia (4). Figura, lo Scassi, se non di primo piano degna tuttavia di rievocazione e di ricordo per la parte cospicua e rappresentativa di tutta una classe so­ ciale avuta attraverso un tempestoso momento della storia genovese e italia­ na, dalla tarda e morente repubblica aristocratica, attraverso m utam enti poli­ tici e sociali profondi, sino agli albori delle riforme Carloalbertine. Scienziato, medico, professore, cittadino, ha dato la sua attività operosa, talvolta quasi invadente, alle funzioni più varie e alle istituzioni più cospicue. L’Università, le Magistrature mediche e sanitarie, l’Amministrazione cittadina gli debbono non lievi nè obliabili benefici e il suo nome è congiunto ad alcune opere pubbliche e benefiche che ancora rimangono e illustrano la città, ad altre che, compiuto il loro ciclo e la funzione, sono scomparse: taluna, com e il Ponte Pila sul Bisagno, sta scomparendo sotto i nostri occhi. E se G iuseppe Mazzini, che guardava coi suoi occhi d’aquila ben altre mete, parlava di quei lavori sprezzantemente (5), nessuno potrebbe oggi negare il valore e l’im por­ tanza di quelle opere che segnano il faticoso sviluppo e la graduale eleva­ zione della vita civile. (1) Copia dell’atto di morte, tratto dal libro dei defunti della parrocchia di S. Maria Maddalena, nel Museo del Risorgimento di Genova, carte Scassi. Fu sepolto nella Chiesa dei Cappuccini ove Io ricorda questa iscrizione fatta apporre dal figlio : a £ a Comes Onofrius Scassi — Famosus medicinae doctor — In genuensi athenaeo — Pa- thol. hinc din. professor — In ligure rep. censor et senator — In quinqueviris studiorum — Unus — Triplici aequestri ordine decorus — Urbani municipii decurio dictatorius — Nosocomiorum urbis — Propraeses — Diuturno morbo consumptus — Omnibus flebilis occidit — Flebilior — Unico filio qui patri amantissimo — Lapidem et titulum insolabilis — ponebat — Die mortis quarto idus augusti anni MDCCCXXXVI. (2) Gazzetta di Genova, n. 66, mercoledì 17 agosto 1836. (3) Abbozzo di un calendario storico della Liguria compilato da L u ig i G r i l l o , G e n o v a , tip. Ferrando, 1856, pag. 292, n. 245; cenni riprodotti in Giornale degli Studiosi, a. I, V oi. II, 6 novembre 1869, pag. 311. (4) Volume 11, pag. 177 sgg. Di qui derivano le scheletriche notizie in N. G i u l i a n i , Albo letterario della Liguria, Genova, 1886, pag. 160 e B a n ch e ro , Genova e le due Riviere, pag. 488. Nulla di nuovo nell’articolo di A. Casacci a, Una gloria cogoletese in « Il Le- timbro » di Savona, 2 agosto 1929. (5) «Quanto ai vasti lavori nella città, me ne rido »; Scritti editi e inediti di G iu s e p p e M azzini, Ediz. Nazionale, voi. XI (Epistolario, voi. III) pag. 352. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

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1836 chiuse, assistito dai conforti religiosi, la laboriosa e benefica esi­<br />

stenza (1). « Questa per<strong>di</strong>ta — scriveva la Gazzetta — veramente sentono e<br />

lamentano la <strong>Patria</strong> cui egli giovò col senno, le Scienze delle quali fu dotto<br />

cultore e pregiato ornamento, e finalmente gli amici che sempre sovvenne<br />

<strong>di</strong> consiglio e <strong>di</strong> beneficienze » (2)<br />

Il cenno necrologico della Gazzetta è rimasto il più am pio e partico­<br />

lare ricordo che <strong>di</strong> lui sia stato fatto ed ha servito alle brevi biografie<br />

posteriori (3) cui si possono aggiungere le sparse notizie contenute nella<br />

<strong>Storia</strong> dell'Università dell’Isnar<strong>di</strong> continuata dal Celesia (4).<br />

Figura, lo Scassi, se non <strong>di</strong> primo piano degna tuttavia <strong>di</strong> rievocazione<br />

e <strong>di</strong> ricordo per la parte cospicua e rappresentativa <strong>di</strong> tutta una classe so­<br />

ciale avuta attraverso un tempestoso momento della storia genovese e italia­<br />

na, dalla tarda e morente repubblica aristocratica, attraverso m utam enti poli­<br />

tici e sociali profon<strong>di</strong>, sino agli albori delle riforme Carloalbertine. Scienziato,<br />

me<strong>di</strong>co, professore, citta<strong>di</strong>no, ha dato la sua attività operosa, talvolta quasi<br />

invadente, alle funzioni più varie e alle istituzioni più cospicue. L’Università,<br />

le Magistrature me<strong>di</strong>che e sanitarie, l’Amministrazione citta<strong>di</strong>na gli debbono<br />

non lievi nè obliabili benefici e il suo nome è congiunto ad alcune opere<br />

pubbliche e benefiche che ancora rimangono e illustrano la città, ad altre<br />

che, compiuto il loro ciclo e la funzione, sono scomparse: taluna, com e il<br />

Ponte Pila sul Bisagno, sta scomparendo sotto i nostri occhi. E se G iuseppe<br />

Mazzini, che guardava coi suoi occhi d’aquila ben altre mete, parlava <strong>di</strong> quei<br />

lavori sprezzantemente (5), nessuno potrebbe oggi negare il valore e l’im por­<br />

tanza <strong>di</strong> quelle opere che segnano il faticoso sviluppo e la graduale eleva­<br />

zione della vita civile.<br />

(1) Copia dell’atto <strong>di</strong> morte, tratto dal libro dei defunti della parrocchia <strong>di</strong> S. Maria<br />

Maddalena, nel Museo del Risorgimento <strong>di</strong> Genova, carte Scassi. Fu sepolto nella Chiesa<br />

dei Cappuccini ove Io ricorda questa iscrizione fatta apporre dal figlio :<br />

a £ a<br />

Comes Onofrius Scassi — Famosus me<strong>di</strong>cinae doctor — In genuensi athenaeo — Pa-<br />

thol. hinc <strong>di</strong>n. professor — In ligure rep. censor et senator — In quinqueviris stu<strong>di</strong>orum —<br />

Unus — Triplici aequestri or<strong>di</strong>ne decorus — Urbani municipii decurio <strong>di</strong>ctatorius — Nosocomiorum<br />

urbis — Propraeses — Diuturno morbo consumptus — Omnibus flebilis occi<strong>di</strong>t —<br />

Flebilior — Unico filio qui patri amantissimo — Lapidem et titulum insolabilis — ponebat —<br />

Die mortis quarto idus augusti anni MDCCCXXXVI.<br />

(2) Gazzetta <strong>di</strong> Genova, n. 66, mercoledì 17 agosto 1836.<br />

(3) Abbozzo <strong>di</strong> un calendario storico della Liguria compilato da L u ig i G r i l l o , G e n o v a ,<br />

tip. Ferrando, 1856, pag. 292, n. 245; cenni riprodotti in Giornale degli Stu<strong>di</strong>osi, a. I, V oi. II,<br />

6 novembre 1869, pag. 311.<br />

(4) Volume 11, pag. 177 sgg. Di qui derivano le scheletriche notizie in N. G i u l i a n i ,<br />

Albo letterario della Liguria, Genova, 1886, pag. 160 e B a n ch e ro , Genova e le due Riviere,<br />

pag. 488. Nulla <strong>di</strong> nuovo nell’articolo <strong>di</strong> A. Casacci a, Una gloria cogoletese in « Il Le-<br />

timbro » <strong>di</strong> Savona, 2 agosto 1929.<br />

(5) «Quanto ai vasti lavori nella città, me ne rido »; Scritti e<strong>di</strong>ti e ine<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> G iu s e p p e<br />

M azzini, E<strong>di</strong>z. Nazionale, voi. XI (Epistolario, voi. III) pag. 352.<br />

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