ONOFRIO SCASSI - Società Ligure di Storia Patria

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— 308 — difference entre les Génois et les Pièmontais, et le nombre de personnes qui sont adverses au Gouvernement, ne le sont que par suite de la fermentation européenne; et plus par désir de revenir ce qu’ils étaient. Le nombre mème de ces personnes adverses est-il moins nombreux que dans plusieurs villes de nos anciens Etats. Les anciens chefs influents de l’opposition, comme les Serra, Durazzo, Brignole, Pallavicini, sont tous venus chez moi et font tous les efforts pour prouver leur dévouement » (1). Ma c’era qui un po’ d’illusio­ ne dovuta forse alle apparenze esteriori e alle dimostrazioni dovute anche e in parte notevole ai Sindaci; c’era un giudizio ottimistico che traspare egual­ mente poco dopo da un altro accenno. « On a donné à Gènes sur le Grande Théàtre — scriveva nel febbraio 1832 — un bai héroique qui représente la découverte de l’Amerique par Christophe Colomb; où, par un anachronisme des plus bouffons, on a lui fait déployer la bannière Génoise, ce qui a excité par tous ces maìtres ignorants des applaudissements furibonds; mais il n’y eut aucune intention politique » (2). Chissà se veramente l’intenzione politica non c’era, almeno in qualcu­ no? Il recente episodio delle dame che non avevano voluto vestire a lutto dopo la morte di Carlo Felice era significativo e il Re stesso deve accorgersi che negli anni successivi c’è anzi un raffreddamento e che non pochi sono, almeno per un decennio ancora, i nobili « entétés », come egli li chiama, che non vogliono farsi vedere a Corte (3). Consuetudine conservata poi per tutto il regno, Carlo Alberto tornò a Genova nell’autunno di ogni anno tra il novembre e il dicembre, ma nel ’32 e nel ’33 le solennità e le cerimonie furono minori che non fossero state il primo anno (4); quella visita diventava un’abitudine e poi altre necessità urgevano e, nel ’33 specialmente, i recenti avvenimenti politici rendevano inopportune le esteriori cerimonie, mentre al ricordo delle severe punizioni si aggiungeva il recente accostamento aH’Austria, dovuto all’opportunità politica del momento e al timore di Luigi Filippo (5), nell’allontanare i Genovesi da Carlo Alberto e nel determinare quell’equivoco e quella incom- (1) F. S a l a t a , Carlo Alberto inedito, pag. 52 sgg., 59. (2) Ibid., pag. 201. (3) A. C o d ig n o la , D agli albori della libertà al proclama di Moncalieri, pag. 98. (4) Gazzetta di Genova, n. 89, 7 novembre e n. 98, 7 dicembre 1832; n. 90, 9 novembre e n. 99, 11 dicembre 1833. Nel 32 però ebbe luogo a Genova, dove in quel momento si trovava la Corte, il matrimonio di Maria Cristina con Ferdinando II di Borbone. Il corpo decurionale lo onorò dotando dodici zitelle. Ibid. n. 93, 21 novembre 1832. In quell’occasione Felice Romani scrisse una poesia della quale i Sindaci lo ringraziavano; Registro Corrispondenza 1830-33, n. 1350, 1 dicembre. (5) Cfr. su questo Fr. Lemmi, La politica estera di Carlo Alberto nei suoi primi anni d i regno, Firenze, Le Monnier, 1928. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

- 309 — prensione che dovevano durare tanto a lungo, fino agli entusiasmi del dicembre 1847. Di questa situazione cercava di approfittare la Francia di Luigi Filippo, accrescendo i timori del Re e l’allontanamento degli animi più accesi da lui. II console francese barone Decazes aveva « fiduciato la nobiltà che un giorno Genova sarebbe unita alla Francia >. « LeConsuI de France à Génes — scriveva lo stesso Carlo Alberto nel 1832 — se vantait d’avoir re^u l’ordre de son gouvernement de faire insurger cette ville, à quoi il cherchait à par- venir par tous les moyens », ma dichiarava di aver tutto previsto contro qualunque tentativo francese (1). Ai convegni in casa del Console o alla V il­ letta Di Negro e ai pranzi che Decazes teneva in Albaro sollevando i sospetti della polizia, e nei quali si facevano brindisi alla costituzione e alla nuova restaurazione italiana, partecipavano il Di Negro, Luca Gentile, Emanuele Balbi, Francesco Peloso, Carlo Durazzo, Damaso Pareto, G iorgio Doria, Antonio Rovereto detto il Rosso, Nicolò Cambiaso, Massimiliano Spinola, il march. Balbi Pioverà e tanti altri, molti dei quali furono implicati nel pro­ cesso del 1833 (2). Erano, con alcuni superstiti dell’età precedente, come Emanuele Balbi e Luca Gentile, coloro che dovevano trovarsi in prima linea, molti passando tra le file dei moderati riformatori, nelle agitazioni che pre­ cedettero il 1848, accostandosi allora anche al Carlo Alberto delle riforme, ma ora irriducibili nell’avversione al Piemonte. Eppure il Re lentamente dapprima poi con passo sempre più rapido e deciso andava attuando la trasformazione interna e amministrativa, lo svec­ chiamento degli ordinamenti civili ed economici che avrebbe permesso al Piemonte di compiere la sua funzione nel Risorgimento (3). M a a que­ st’opera la generazione di Onofrio Scassi non doveva assistere: essa ne vide se mai i primi indizi soltanto. Appunto in quei due anni e nei successivi lo Scassi, anche con diretti contatti, ebbe campo di vedere l’interessamento del Re per i problemi m ag­ giori della vita cittadina. La minaccia del colera che si andava diffondendo in Europa determinò fin dal 31 i primi provvedimenti: nel settembre fu sta­ bilito di istituire quattro Giunte di Sanità, una delle quali a Genova, allo scopo (1) F. S a la ta , Carlo Alberto inedito, pag. 251, 384, 408. (2) Arch. di Stato di Torino, Gabinetto Particolare di Polizia, Genova, 1834, cart. 4, n. 662; E. Passamonti, Un amico della giovinezza di G. Mazzini, pag. 69. Su questi avvenimenti e sui processi del '33 è ora da vedere lo studio del Passam onti, Nuova luce sui processi del '33 in Piemonte, Firenze, Le Monnier, 1930. (3) A. SEGRE, Il tramonto di un regno e l’alba di un regno nuovo. La morte del re C. Felice e i primi anni di Carlo Alberto (1830-31) in Miscellanea di studi storici in onore di A. Manno, Torino, 1912, voi. I, pag. 477 sgg.; A. Luzio, Gli in izi del regno di Carlo Alberto, Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino, anno 1922-1923. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

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prensione che dovevano durare tanto a lungo, fino agli entusiasmi del<br />

<strong>di</strong>cembre 1847.<br />

Di questa situazione cercava <strong>di</strong> approfittare la Francia <strong>di</strong> Luigi Filippo,<br />

accrescendo i timori del Re e l’allontanamento degli animi più accesi da<br />

lui. II console francese barone Decazes aveva « fiduciato la nobiltà che un<br />

giorno Genova sarebbe unita alla Francia >. « LeConsuI de France à Génes —<br />

scriveva lo stesso Carlo Alberto nel 1832 — se vantait d’avoir re^u l’ordre<br />

de son gouvernement de faire insurger cette ville, à quoi il cherchait à par-<br />

venir par tous les moyens », ma <strong>di</strong>chiarava <strong>di</strong> aver tutto previsto contro<br />

qualunque tentativo francese (1). Ai convegni in casa del Console o alla V il­<br />

letta Di Negro e ai pranzi che Decazes teneva in Albaro sollevando i sospetti<br />

della polizia, e nei quali si facevano brin<strong>di</strong>si alla costituzione e alla nuova<br />

restaurazione italiana, partecipavano il Di Negro, Luca Gentile, Emanuele<br />

Balbi, Francesco Peloso, Carlo Durazzo, Damaso Pareto, G iorgio Doria,<br />

Antonio Rovereto detto il Rosso, Nicolò Cambiaso, Massimiliano Spinola,<br />

il march. Balbi Pioverà e tanti altri, molti dei quali furono implicati nel pro­<br />

cesso del 1833 (2). Erano, con alcuni superstiti dell’età precedente, come<br />

Emanuele Balbi e Luca Gentile, coloro che dovevano trovarsi in prima linea,<br />

molti passando tra le file dei moderati riformatori, nelle agitazioni che pre­<br />

cedettero il 1848, accostandosi allora anche al Carlo Alberto delle riforme,<br />

ma ora irriducibili nell’avversione al Piemonte.<br />

Eppure il Re lentamente dapprima poi con passo sempre più rapido<br />

e deciso andava attuando la trasformazione interna e amministrativa, lo svec­<br />

chiamento degli or<strong>di</strong>namenti civili ed economici che avrebbe permesso al<br />

Piemonte <strong>di</strong> compiere la sua funzione nel Risorgimento (3). M a a que­<br />

st’opera la generazione <strong>di</strong> Onofrio Scassi non doveva assistere: essa ne vide<br />

se mai i primi in<strong>di</strong>zi soltanto.<br />

Appunto in quei due anni e nei successivi lo Scassi, anche con <strong>di</strong>retti<br />

contatti, ebbe campo <strong>di</strong> vedere l’interessamento del Re per i problemi m ag­<br />

giori della vita citta<strong>di</strong>na. La minaccia del colera che si andava <strong>di</strong>ffondendo<br />

in Europa determinò fin dal 31 i primi provve<strong>di</strong>menti: nel settembre fu sta­<br />

bilito <strong>di</strong> istituire quattro Giunte <strong>di</strong> Sanità, una delle quali a Genova, allo scopo<br />

(1) F. S a la ta , Carlo Alberto ine<strong>di</strong>to, pag. 251, 384, 408.<br />

(2) Arch. <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Torino, Gabinetto Particolare <strong>di</strong> Polizia, Genova, 1834, cart. 4,<br />

n. 662; E. Passamonti, Un amico della giovinezza <strong>di</strong> G. Mazzini, pag. 69. Su questi avvenimenti<br />

e sui processi del '33 è ora da vedere lo stu<strong>di</strong>o del Passam onti, Nuova luce sui<br />

processi del '33 in Piemonte, Firenze, Le Monnier, 1930.<br />

(3) A. SEGRE, Il tramonto <strong>di</strong> un regno e l’alba <strong>di</strong> un regno nuovo. La morte del<br />

re C. Felice e i primi anni <strong>di</strong> Carlo Alberto (1830-31) in Miscellanea <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> storici in<br />

onore <strong>di</strong> A. Manno, Torino, 1912, voi. I, pag. 477 sgg.; A. Luzio, Gli in izi del regno <strong>di</strong><br />

Carlo Alberto, Memorie della R. Accademia delle Scienze <strong>di</strong> Torino, anno 1922-1923.<br />

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