ONOFRIO SCASSI - Società Ligure di Storia Patria

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05.06.2013 Views

— 302 - E intanto, tra la notizia generica e sommaria dei fatti di Modena e di Bologna e del fermento in tutta l’Italia centrale e quella dell’arrivo delle truppe di rinforzo, la Gazzetta, forse d’ordine superiore, evidentemente all’intento di sviare l’attenzione dei lettori dalla materia pericolosa, ha le più ampie relazioni sullo splendido carnevale del 31: « Una serie di giornate bellis­ sime scrive il 16 febbraio — una dolce temperatura di anticipata prima­ vera, i balli pubblici e privati frequenti animatissimi; a teatro la musica dei Cappelletti e Montecchi perfettamente eseguita da ottimi virtuosi e da due prime donne oggetto entrambe d’incessanti e instancabili applausi, i veglioni del magnifico Ridotto sempre brillanti del fiore più scelto ed elegante della Società, quanti elementi più che bastanti a sedare e avvivare negli animi la gioia più pura e la più serena giocondità! » E segue con una lunga tirata sul desideratissimo ritorno alla scena della prima ballerina Besuzzi che un’indisposizione aveva a lungo sottratto aH’ammirazione degli spettatori (1). Pare d’essere ritornati alle forme settecentesche prerivoluzionarie, ma sotto quella finta e frivola giocondità si agitano fiere tempeste. Genova, guardata con timore e sospetto dal governo piemontese, tanto più dopo le scoperte Carbonare, era subito presidiata con truppe di rinforzo. E stata questa un’altra gravissima preoccupazione per i Sindaci e per lo Scassi in modo particolare perchè il rivestire contemporaneamente le due cariche di Deputato agli Studi e di Sindaco lo metteva nella necessità di tute­ lare ad un tempo dal minacciato pericolo gli edifici universitari e i cittadini. Al primo annuncio deH’imminente arrivo della truppa i Sindaci, ai quali il Consiglio Particolare aveva dato incarico delle pratiche necessarie col Governatore, gli scrissero offrendogli alcuni edifici religiosi non adibiti al culto. Ma si trattava di oratori e non vasti: non appare se l’offerta sia stata accolta. Certo è che i soldati furono alloggiati anche in conventi e l’Arci­ vescovo, sollecitato dai Sindaci, cercò, favorendo questa soluzione, di rispar­ miare pesi maggiori alla città (2.). Tuttavia il rimedio non era sufficiente e incombeva la minaccia dell’alloggio in case private: a sventarlo, i Sindaci si assunsero la responsabilità di spendere settemila lire per preparare settecento pagliericci da porsi in locali adatti, e indicavano tra questi l’Albergo dei Poveri, pur di salvare l’Università e il nuovo locale deH’Accademia (3). Invano, e col solo risultato di attirarsi insieme recriminazioni dai dirigenti dell’Ac- cademia e dell’Albergo dei Poveri. La cosa, rispondevano essi un po’ risen- (1) Gazzetta di Genova, n. 14, 16 febbraio 1831. (2 Arch. Civico, Consiglio Particolare, Registro 1815-31, 13 aprile 1831; Consiglio Generale 1828-35, c. 210, 18 aprile; Registro Corrispondenza 1830-33, n. 2707, 2725,2726: 9,19 e 20 aprile. (3) Registro Corrispondenza 1830-33, n. 2696, 2 aprile. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

- 303 — (iti a chi mostrava di non intendere la loro situazione, è di spettanza del Governo. La civica amministrazione deve provvedere l'alloggiamento allorché, mancando i locali governativi, le truppe dovrebbero accantonarsi nelle case private, fatto questo mai verificatosi sotto il dominio della Casa di Savoia e che i Sindaci non potrebbero in alcun modo permettere; perciò essi non avendo altri locali da proporre non possono neanche interporre i loro buoni uffici presso il Governatore perchè quelli non siano adoperati (1 ). Le truppe cominciarono a partire, a scaglioni, nell’autunno, e nella primavera successiva la guarnigione era ritornata allo stato normale: ma la restituzione dei pagliericci già promessa dal Venanson si fece attendere e furono necessarie molte richieste e molte insistenze (2). Al Borelli, che come R. Commissario aveva sostenuto in quei difficili frangenti l’interesse e il decoro della città, il Corpo Decurionale su proposta dei Sindaci deliberò di attestare la propria riconoscenza offrendogli la croce di diamanti dell’ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro del quale era stato recen­ temente insignito. Ma egli ricusò; i Sindaci si rivolsero allora al Re per mezzo del Ministero deH’Interno ma con esito egualmente negativo. La loro risposta rivela un dispetto appena velato dall’ossequio formale e nel tono e nello stile mi par di vedere la mano dello Scassi: « Veneriamo la sovrana decisione, ma ci permetta di non celare il ragionato nostro timore che V. S. 111.ma abbia presso l’autorità suprema avvalorato piuttosto la prima sua e ripetuta risoluzione che li sinceri cordialissimi nostri voti i quali non cesseranno di esistere benché per ora sopiti per Sovrano comando » (3). Era del resto anche questo un piccolo esempio di quella rigida am ­ ministrazione piemontese, gretta spesso e pedantesca e di ristretti orizzonti, ma di una formale correttezza scrupolosa e impeccabile. Il contegno tenuto daH’amministrazione comunale verso il Borelli, benemerito della difesa degli interessi e della dignità cittadina, fa supporre che il richiamo del Venanson sia stato invece salutato con giubilo. Egli aveva infatti suscitato un profondo risentimento con quella sua intransigenza insen­ sibile nella questione degli alloggi militari mentre la fiducia eccessiva nelle rodomontesche vanterie di Raimondo Doria e la montatura poliziesca che ne era derivata avevano irritato il governo di Torino- (1) Registro Corrispondenza 1830-33, n. 2837, 7 luglio; 2921, 3 settembre 1831. (2) Registro Corrispondenza 1830-33, n. 2968,11 ottobre 1831; n. 3232, 28 giugno 1832. (3) Registro Corrispondenza 1830-33, n. 2799, 7 giugno 1831 e Registro Consiglio Generale 1828-35 c. 239 e 252, 17 maggio e 22 luglio. Su Giacinto Borelli chiamato nel dicembre 1847 a reggere il Ministero dell’interno e sulla sua azione politica, E. C r o s a , Lo Statuto del 1848 e l’opera del Ministro Borelli in Nuova Antologia, 16 giugno 1915 e A. C o d ig n o la, Dagli albori della libertà ecc., pag. 360. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

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(iti a chi mostrava <strong>di</strong> non intendere la loro situazione, è <strong>di</strong> spettanza del<br />

Governo. La civica amministrazione deve provvedere l'alloggiamento allorché,<br />

mancando i locali governativi, le truppe dovrebbero accantonarsi nelle case<br />

private, fatto questo mai verificatosi sotto il dominio della Casa <strong>di</strong> Savoia<br />

e che i Sindaci non potrebbero in alcun modo permettere; perciò essi non<br />

avendo altri locali da proporre non possono neanche interporre i loro buoni<br />

uffici presso il Governatore perchè quelli non siano adoperati (1 ).<br />

Le truppe cominciarono a partire, a scaglioni, nell’autunno, e nella<br />

primavera successiva la guarnigione era ritornata allo stato normale: ma la<br />

restituzione dei pagliericci già promessa dal Venanson si fece attendere e<br />

furono necessarie molte richieste e molte insistenze (2).<br />

Al Borelli, che come R. Commissario aveva sostenuto in quei <strong>di</strong>fficili<br />

frangenti l’interesse e il decoro della città, il Corpo Decurionale su proposta<br />

dei Sindaci deliberò <strong>di</strong> attestare la propria riconoscenza offrendogli la croce<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>amanti dell’or<strong>di</strong>ne dei SS. Maurizio e Lazzaro del quale era stato recen­<br />

temente insignito. Ma egli ricusò; i Sindaci si rivolsero allora al Re per mezzo<br />

del Ministero deH’Interno ma con esito egualmente negativo. La loro risposta<br />

rivela un <strong>di</strong>spetto appena velato dall’ossequio formale e nel tono e nello stile<br />

mi par <strong>di</strong> vedere la mano dello Scassi: « Veneriamo la sovrana decisione,<br />

ma ci permetta <strong>di</strong> non celare il ragionato nostro timore che V. S. 111.ma<br />

abbia presso l’autorità suprema avvalorato piuttosto la prima sua e ripetuta<br />

risoluzione che li sinceri cor<strong>di</strong>alissimi nostri voti i quali non cesseranno <strong>di</strong><br />

esistere benché per ora sopiti per Sovrano comando » (3).<br />

Era del resto anche questo un piccolo esempio <strong>di</strong> quella rigida am ­<br />

ministrazione piemontese, gretta spesso e pedantesca e <strong>di</strong> ristretti orizzonti,<br />

ma <strong>di</strong> una formale correttezza scrupolosa e impeccabile.<br />

Il contegno tenuto daH’amministrazione comunale verso il Borelli,<br />

benemerito della <strong>di</strong>fesa degli interessi e della <strong>di</strong>gnità citta<strong>di</strong>na, fa supporre<br />

che il richiamo del Venanson sia stato invece salutato con giubilo. Egli aveva<br />

infatti suscitato un profondo risentimento con quella sua intransigenza insen­<br />

sibile nella questione degli alloggi militari mentre la fiducia eccessiva nelle<br />

rodomontesche vanterie <strong>di</strong> Raimondo Doria e la montatura poliziesca che ne<br />

era derivata avevano irritato il governo <strong>di</strong> Torino-<br />

(1) Registro Corrispondenza 1830-33, n. 2837, 7 luglio; 2921, 3 settembre 1831.<br />

(2) Registro Corrispondenza 1830-33, n. 2968,11 ottobre 1831; n. 3232, 28 giugno 1832.<br />

(3) Registro Corrispondenza 1830-33, n. 2799, 7 giugno 1831 e Registro Consiglio<br />

Generale 1828-35 c. 239 e 252, 17 maggio e 22 luglio. Su Giacinto Borelli chiamato nel<br />

<strong>di</strong>cembre 1847 a reggere il Ministero dell’interno e sulla sua azione politica, E. C r o s a ,<br />

Lo Statuto del 1848 e l’opera del Ministro Borelli in Nuova Antologia, 16 giugno 1915 e<br />

A. C o d ig n o la, Dagli albori della libertà ecc., pag. 360.<br />

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