ONOFRIO SCASSI - Società Ligure di Storia Patria

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- 250 — rale il desiderio ch’egli ha quindi esternato di veder adottarsi un sì benefico e savio istituto, e che i suoi voti pervengano al Trono per mezzo di S. E. il signor marchese Gio. Carlo Brignole, che le orme gloriose seguendo de­ gl’illustri suoi antenati, intenti sempre al bene della Patria, ha tanto contribuito presso l’Augusto nostro Sovrano al decoro e al lustro di questa Regia Uni­ versità » (1). Quale sia stata l’accoglienza del Brignole a questa invocazione non risulta; d’altra parte appunto allora Prospero Balbo lo sostituiva nella carica di Capo del Magistrato della Riforma o delle Università, ed egli rimase invece Segretario di Stato per le Finanze, e solo più tardi ritornò alla carica di Presidente capo degli studi, che tenne sino al 1829 (2). Ma l’accusa che gli è fatta di aver sopra tutti contribuito a introdurre metodi gretti e vessatori nel governo dell’Università e nei riguardi così degli studenti come dei professori, è almeno esagerata; più in alto risalivano quelle iniziative ed egli, spirito del resto nettamente conservatore e religioso e av­ verso alle innovazioni e alle eredità rivoluzionarie, era stato esecutore di or­ dini e interprete di un atteggiamento spirituale che era a Torino e nelle alte sfere molto radicato e diffuso- Anche più ingiusto è ritenere che la Deputazione fosse sempre umi­ le esecutrice e zelante interprete degli ordini che il Governo le trasmetteva. Come in genere il corpo insegnante, così anche la Deputazione, sebbene con quel riguardo delle forme che la sua speciale situazione le imponeva, tenne spesso in questi anni un contegno fiero e dignitoso di fronte all’inva­ dente corta e meschina politica scolastica del Governo. 11 Marchese Grillo Cattaneo, che già era stato aperto assertore dell’autonomia dell’Università genovese nell’età napoleonica, ne sosteneva nel 1819 la dignità e l’indipen­ denza in un carteggio polemico con Prospero Balbo, allora Ministro e Segre­ tario di Stato per l’interno, quando fu sottratta a Genova e posta sotto To­ rino la « riforma di S. Remo » e di altre città del Ducato, quando cioè tutto ciò che riguardava l’istruzione in quei luoghi era tolto alla supremazia della Deputazione genovese, senza che questa fosse preventivamente consultata o almeno avvertita (3). Ne risultà che sotto il deferente ossequio delle forme, i rapporti erano delicati; che anche in questo campo si tentava, per quanto era possibile, di conservare le antiche posizioni; che se non un vero contra­ sto di opinioni politiche, l’orgoglio dell’antica indipendenza, la dignità del­ l’ufficio e una mentalità formatasi in tutt’altro ambiente rendevano insoffe­ renti anche i più moderati e devoti di un sistema che era, prima ancora che (1) Gazzetta di Genova, 18 novembre 1818, n. 92, pag. 374. (2) Gazzetta, 3 settembre 1818, n. 71, pag. 389; Secre, Il primo anno del Ministero Vallesa, pag. 236; Is n a r d i-Ce l e s ia , li, pag. 310. (3) C o d ig n o l a , pag. 119-121. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

- 251 — oppressivo, inintelligente. Importante considerazione questa, perchè da un lato si troverà mantenuto, quasi una tradizione, questo stato di spirito dalla Deputazione anche quando tra breve vi apparterrà Onofrio Scassi, e dall’altro perchè fu questo uno dei molteplici elementi di malcontento onde scaturirono i moti del 1821. Sui quali non è qui il caso di fermarsi, perchè essi hanno avuto nel Bornate, anche per quanto riguarda specificamente l’Università e massime gli studenti, un narratore diligente e sagace che li ha esposti nelle cause nello sviluppo nelle conseguenze (1), e perchè, d’altro lato, per le ragioni psicologiche e pratiche già accennate, Onofrio Scassi e gli altri professori universitari, gli uomini cioè della sua generazione e del suo passato, non vi hanno partecipato. E se taluno, come Emanuele Balbi, già sin dal 14 in rap­ porto coi liberali e cospiratori lombardi e nominato nel 1820 in una lettera del Confalonieri come persona da fidarsene in Genova, vi ebbe qualche parte, si trattava di gente già nota per il passato e le idee non ortodosse, segnata sfavorevolmente nelle informazioni di polizia, ma non in posizione e in carattere ufficiale (2). L’annuncio degli avvenimenti di Alessandria e di Torino e dell’accor­ data costituzione fu accolto a Genova con calma ma con grande soddisfa­ zione, come preannuncio di più importanti mutamenti. La Camera di C o m ­ mercio votava un indirizzo di plauso e di ringraziamento al Governatore De Geneys per l’ordine non turbato (3); il Consiglio, convocato il 19 marzo dai dueSindaci Girolamo Cattaneo e Matteo Molfino col consenso del Carbonara, Presidente del Senato, mandava anch’esso una commissione al Governatore e insieme votava un indirizzo al Reggente Carlo Alberto, nel quale si diceva che Genova « se per dovere fu obbediente ai Governi che succeduti si sono, d’ora in poi lo sarà anche per naturale inclinazione verso di quello che è in parte analogo alle di lei abitudini contratte da remoti secoli, ed a quel sistema, sotto del quale ha la nazione Genovese sempre per l’addietro goduto d’una costante felicità ». Sincere e coraggiose parole: « quegli uomini che avevano sempre guardato sospettosi la Casa di Savoia intuirono e misero in luce il punto su cui era possibile la conciliazione fra la tradizione repub­ blicana della Liguria e la monarchia Sabauda, l’abbandono dell’assolutismo e (1) C arlo Bornate, L'insurrezione di Genova nel marzo 1821, estr. dal voi. XI della Bibl. di Storia Italiana recente, Torino, 1923; e La partecipazione degli studenti genovesi ai moti del 1821 e la chiusura dell’Università nel volume Giovanni R uffini e i suoi tempi, Genova, 1931. (2) G. G allavresi, Carteggio del C. Federico Confalonieri, parte II, Sez. I, Milano, 1911, pag. 282; Bornate, L’insurrezione pag. 21 e 45. (3) Gazzetta di Genova, 21 marzo, n. 23, pag. 89. Dapprima Governatore per interim, il De Geneys aveva avuto la nomina definitiva di Governatore Generale del Ducato di Genova il 6 agosto 1820; Gazzetta di Genova, 9 agosto 1820; P rasca, pag. 244. r Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

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rale il desiderio ch’egli ha quin<strong>di</strong> esternato <strong>di</strong> veder adottarsi un sì benefico<br />

e savio istituto, e che i suoi voti pervengano al Trono per mezzo <strong>di</strong> S. E.<br />

il signor marchese Gio. Carlo Brignole, che le orme gloriose seguendo de­<br />

gl’illustri suoi antenati, intenti sempre al bene della <strong>Patria</strong>, ha tanto contribuito<br />

presso l’Augusto nostro Sovrano al decoro e al lustro <strong>di</strong> questa Regia Uni­<br />

versità » (1). Quale sia stata l’accoglienza del Brignole a questa invocazione<br />

non risulta; d’altra parte appunto allora Prospero Balbo lo sostituiva nella<br />

carica <strong>di</strong> Capo del Magistrato della Riforma o delle Università, ed egli rimase<br />

invece Segretario <strong>di</strong> Stato per le Finanze, e solo più tar<strong>di</strong> ritornò alla carica<br />

<strong>di</strong> Presidente capo degli stu<strong>di</strong>, che tenne sino al 1829 (2).<br />

Ma l’accusa che gli è fatta <strong>di</strong> aver sopra tutti contribuito a introdurre<br />

meto<strong>di</strong> gretti e vessatori nel governo dell’Università e nei riguar<strong>di</strong> così degli<br />

studenti come dei professori, è almeno esagerata; più in alto risalivano quelle<br />

iniziative ed egli, spirito del resto nettamente conservatore e religioso e av­<br />

verso alle innovazioni e alle ere<strong>di</strong>tà rivoluzionarie, era stato esecutore <strong>di</strong> or­<br />

<strong>di</strong>ni e interprete <strong>di</strong> un atteggiamento spirituale che era a Torino e nelle alte<br />

sfere molto ra<strong>di</strong>cato e <strong>di</strong>ffuso-<br />

Anche più ingiusto è ritenere che la Deputazione fosse sempre umi­<br />

le esecutrice e zelante interprete degli or<strong>di</strong>ni che il Governo le trasmetteva.<br />

Come in genere il corpo insegnante, così anche la Deputazione, sebbene<br />

con quel riguardo delle forme che la sua speciale situazione le imponeva,<br />

tenne spesso in questi anni un contegno fiero e <strong>di</strong>gnitoso <strong>di</strong> fronte all’inva­<br />

dente corta e meschina politica scolastica del Governo. 11 Marchese Grillo<br />

Cattaneo, che già era stato aperto assertore dell’autonomia dell’Università<br />

genovese nell’età napoleonica, ne sosteneva nel 1819 la <strong>di</strong>gnità e l’in<strong>di</strong>pen­<br />

denza in un carteggio polemico con Prospero Balbo, allora Ministro e Segre­<br />

tario <strong>di</strong> Stato per l’interno, quando fu sottratta a Genova e posta sotto To­<br />

rino la « riforma <strong>di</strong> S. Remo » e <strong>di</strong> altre città del Ducato, quando cioè tutto<br />

ciò che riguardava l’istruzione in quei luoghi era tolto alla supremazia della<br />

Deputazione genovese, senza che questa fosse preventivamente consultata o<br />

almeno avvertita (3). Ne risultà che sotto il deferente ossequio delle forme,<br />

i rapporti erano delicati; che anche in questo campo si tentava, per quanto<br />

era possibile, <strong>di</strong> conservare le antiche posizioni; che se non un vero contra­<br />

sto <strong>di</strong> opinioni politiche, l’orgoglio dell’antica in<strong>di</strong>pendenza, la <strong>di</strong>gnità del­<br />

l’ufficio e una mentalità formatasi in tutt’altro ambiente rendevano insoffe­<br />

renti anche i più moderati e devoti <strong>di</strong> un sistema che era, prima ancora che<br />

(1) Gazzetta <strong>di</strong> Genova, 18 novembre 1818, n. 92, pag. 374.<br />

(2) Gazzetta, 3 settembre 1818, n. 71, pag. 389; Secre, Il primo anno del Ministero<br />

Vallesa, pag. 236; Is n a r d i-Ce l e s ia , li, pag. 310.<br />

(3) C o d ig n o l a , pag. 119-121.<br />

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