ONOFRIO SCASSI - Società Ligure di Storia Patria

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— 232 - della nobiltà che, più delusa e privata del potere politico, rimase più a lungo irreducibile. Per parte sua il ReveI diede opera a costituire un nucleo di partigiani in mezzo alla borghesia e all’elemento popolare, commerciante e marinaro, e, a dar prova di fiducia nel popolo e nelle milizie, non volle fin dall’ingresso in città altra scorta che genovese, mentre con feste e pranzi, con onori e uffici curiali cercava di guadagnare l’aristocrazia (1). Gian Carlo Brignole e G . B. Carrega furono nominati gentiluomini di camera, Stefano Pessagno ebbe titolo di conte; furono elargite onorificenze: tra gli altri, Giovanni Quartara, Presidente della camera di Commercio, fu fatto Cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro. Cominciò anche la richiesta di uffici e impieghi da parte di genovesi, e, come avviene, non mancò chi s’intromise per farne un’utile speculazione (2). Fiattanto per doverosa opportunità, il Consiglio del Comune, dopo aver prestato giuramento, I’ 11 gennaio deliberava di mandare al Re una deputazione presieduta dal Pessagno a presentare un indirizzo di fedeltà e di devozione e a esporre i bisogni più urgenti; insieme andarono i rappre­ sentanti della Camera di Commercio e subito dopo il Cardinale Spina (3). Quei deputati ebbero a Torino liete accoglienze e dimostrazioni d’onore, titoli gentilizi e onorificenze, come appunto il Pessagno e il Quartara, e i rappresentanti del Comune furono nominati Decurioni onorari dal Consiglio Generale torinese, cortesia ricambiata alcuni mesi dopo a una deputazione che restituì la visita (4). « 1 membri della città, narra la Gazzetta a proposito del viaggio a Torino, erano vestiti in abito di velluto nero, antico abito di gala de genovesi: ciò assicura che detto abito, non esclusi gli altri, conti­ nuerà per essi ad essere abito di Corte (5) ». Così anche nelle piccole cose e nelle formalità si afferma la tendenza alla autonomia conservatrice. A sua volta il Re si recò a Genova il 6 febbraio, accompagnato dai ministri Vallesa e Vidua e da largo seguito (6). Entrato solennemente nel pomeriggio del 7, tra festose accoglienze, andò ad abitare nel palazzo Car- (1) Gazzetta di Genova, 25 gennaio 1815, pag 7; Segre, pag. 65. (2) Gazzetta, 28 gennaio; Segre, pag. 65 e 221. (3) Arch. del Comune, Registro Corrispondenza 1814-15; n. 11-13, 9 e 19 o-ennaio 1815; M io li, La Consulta dei Mercanti, pag. 72. (4) M a r t in i, La restaurazione ecc., pag. 63 sgg; Segre, pag 64; D ra g o , Svolgimento comunale di Genova, pag. 107 e 110, n. 1; Registro Corrispondenza lSlo-1816, Arch. Civico, n. 52, 23 agosto 1815; Gazzetta n. 7, 25 gennaio, pag. 25. (5) Gazzetta di Genova, 28 gennaio 1815, n. 28, pag. 29. (6) La presenza dell’Osmond rappresentante francese a Torino doveva smentire la voce che la Franca si fosse opposta all’unione e sfatare le speranze che alcuni ancora nutrivano da quella parte; S eg re // primo anno ecc., pag 66; F. Lemmi, La restaurazione a Milano nel 1814 nel diario del barone von Hiigel, pag. 92. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

- 233 — rega. qui, per desiderio del Vailesa, comunicalo al Capo del Com une, erano convenuti i nobili per fargli onore. Il giorno seguente era costituita una commissione per dare « una marca di gioia » per l’avvenimento, mediante un conceito vocale e istrumentale in onore del Re (1). E una volta ancora, come nel 1797, come nel 1805, come nel 14, piovvero da ogni parte le deputazioni a fare atto di omaggio, ad affermare soddisfazione e attaccamento al nuovo soviano. Fu ricevuto anche il Corpo universitario, guidato da Nicolò Gì ilio Cattaneo, Presidente della Deputazione, il quale già 1’ 11 gennaio l’ave­ va presentato al Commissario Di Revel, esprimendo la riconoscenza al Re per la promessa protezione (2). Il Re era convinto di vincere le ritrosie locali e c’era in parte riuscito. Affermava il Frizzi nel suo rapporto che « avendo adottate delle maniere dolci e lusinghiere ed una certa popolarità, era pervenuto, bensì momenta­ neamente, a cattivarsi una specie di affetto fra il popolo, il quale, come ognun sa, è ognor leggero ed incostante- Quest’affetto però non risguarda che la sola persona del Re, ed in nessuna parte i Piemontesi e il loro Governo. Anche quest’affezione fu leggera e di brevissima durata » (3). MoKo più ottimista ma troppo precoce nelle sue previsioni, lo Spagnolini, Console Sardo a Livorno, che il 31 dicembre 1814 aveva scritto: « Li G eno­ vesi son poco contenti per ora della sorte loro toccata; ma spero che in breve ne ringrazieranno il cielo: sul totale poi, il malcontento non è tale nè tanto quanto si temeva », e il 17 gennaio aggiungeva: « C on la maggior quiete si va organizzando il governo della Liguria e l’antico astio e dissapore che passava tra li Piemotesi e Liguri va a poco a poco estinguendosi affat­ to ed una mutua fratellanza va a riunire gli animi dei vecchi e dei nuovi sudditi (4) ». Causa di agitazione e di speranza da un lato negli elementi più av­ versi al nuovo dominio dall’altro nel partito indipendente e nazionale fu il fulmine improvviso, se non per tutti inatteso, della fuga di Napoleone dall’Elba con le conseguenze che ne derivarono, prima la spedizione murattiana verso I Italia centrale. Da principio, ignorandosi la meta del fuggiasco, si temè per (1) Registro Corrispondenza 1814-1815, n. 64, 65, 7 e 8 febbraio 1815; S e g re , pagg. 66-67, Gazzetta, 8 febbraio, n. 11, pag. 41 sgg.; B o rn ate , L’insnrrezione di Genova nel marzo del 1821, pag. 7. (2) Si riferiva all’art. 14 delle Regie Patenti 10 dicembre, che stabilivano conservata l’Università coi privilegi di quella di Torino e posta sotto la protezione particolare del Re; Gazzetta di Genova, 11 gennaio 1815, n. 3, pag. 9 e 11 febbraio, n. 12, pag. 45. (3) Fr iz z i, Rapporto, cit.; B ornate, pag. 13. (4) F. C o rrid o re , L'Italia in attesa dell’ultimatum del Congresso di Vienna, 1814-1815, Torino, Clausen, p. 31 e 35; F. L. M annucci, G. Mazzini e la prima fase del suo pensiero letterario, Milano, 1819, pag. 42, nota 40. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

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della nobiltà che, più delusa e privata del potere politico, rimase più a<br />

lungo irreducibile.<br />

Per parte sua il ReveI <strong>di</strong>ede opera a costituire un nucleo <strong>di</strong> partigiani<br />

in mezzo alla borghesia e all’elemento popolare, commerciante e marinaro, e,<br />

a dar prova <strong>di</strong> fiducia nel popolo e nelle milizie, non volle fin dall’ingresso<br />

in città altra scorta che genovese, mentre con feste e pranzi, con onori e<br />

uffici curiali cercava <strong>di</strong> guadagnare l’aristocrazia (1). Gian Carlo Brignole e<br />

G . B. Carrega furono nominati gentiluomini <strong>di</strong> camera, Stefano Pessagno<br />

ebbe titolo <strong>di</strong> conte; furono elargite onorificenze: tra gli altri, Giovanni<br />

Quartara, Presidente della camera <strong>di</strong> Commercio, fu fatto Cavaliere dei SS.<br />

Maurizio e Lazzaro. Cominciò anche la richiesta <strong>di</strong> uffici e impieghi da<br />

parte <strong>di</strong> genovesi, e, come avviene, non mancò chi s’intromise per farne<br />

un’utile speculazione (2).<br />

Fiattanto per doverosa opportunità, il Consiglio del Comune, dopo<br />

aver prestato giuramento, I’ 11 gennaio deliberava <strong>di</strong> mandare al Re una<br />

deputazione presieduta dal Pessagno a presentare un in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> fedeltà e<br />

<strong>di</strong> devozione e a esporre i bisogni più urgenti; insieme andarono i rappre­<br />

sentanti della Camera <strong>di</strong> Commercio e subito dopo il Car<strong>di</strong>nale Spina (3).<br />

Quei deputati ebbero a Torino liete accoglienze e <strong>di</strong>mostrazioni d’onore,<br />

titoli gentilizi e onorificenze, come appunto il Pessagno e il Quartara, e i<br />

rappresentanti del Comune furono nominati Decurioni onorari dal Consiglio<br />

Generale torinese, cortesia ricambiata alcuni mesi dopo a una deputazione<br />

che restituì la visita (4). « 1 membri della città, narra la Gazzetta a proposito<br />

del viaggio a Torino, erano vestiti in abito <strong>di</strong> velluto nero, antico abito <strong>di</strong><br />

gala de genovesi: ciò assicura che detto abito, non esclusi gli altri, conti­<br />

nuerà per essi ad essere abito <strong>di</strong> Corte (5) ». Così anche nelle piccole cose<br />

e nelle formalità si afferma la tendenza alla autonomia conservatrice.<br />

A sua volta il Re si recò a Genova il 6 febbraio, accompagnato dai<br />

ministri Vallesa e Vidua e da largo seguito (6). Entrato solennemente nel<br />

pomeriggio del 7, tra festose accoglienze, andò ad abitare nel palazzo Car-<br />

(1) Gazzetta <strong>di</strong> Genova, 25 gennaio 1815, pag 7; Segre, pag. 65.<br />

(2) Gazzetta, 28 gennaio; Segre, pag. 65 e 221.<br />

(3) Arch. del Comune, Registro Corrispondenza 1814-15; n. 11-13, 9 e 19 o-ennaio<br />

1815; M io li, La Consulta dei Mercanti, pag. 72.<br />

(4) M a r t in i, La restaurazione ecc., pag. 63 sgg; Segre, pag 64; D ra g o , Svolgimento<br />

comunale <strong>di</strong> Genova, pag. 107 e 110, n. 1; Registro Corrispondenza<br />

lSlo-1816, Arch. Civico, n. 52, 23 agosto 1815; Gazzetta n. 7, 25 gennaio, pag. 25.<br />

(5) Gazzetta <strong>di</strong> Genova, 28 gennaio 1815, n. 28, pag. 29.<br />

(6) La presenza dell’Osmond rappresentante francese a Torino doveva smentire la voce<br />

che la Franca si fosse opposta all’unione e sfatare le speranze che alcuni ancora nutrivano<br />

da quella parte; S eg re // primo anno ecc., pag 66; F. Lemmi, La restaurazione a Milano<br />

nel 1814 nel <strong>di</strong>ario del barone von Hiigel, pag. 92.<br />

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