ONOFRIO SCASSI - Società Ligure di Storia Patria

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05.06.2013 Views

— 228 — informazioni poliziesche e i giudizi sugli appartenenti all’indipendenza e si accostano i loro nomi, si può conchiudere che Onofrio Scassi, amico del Maghella, che fu collaboratore di Murat e per mene indipendenti e unitarie incarcerato a Mantova e a Fenestrelle, dovè appartenere a quel partito nazio­ nale che, sebbene a tendenze repubblicane, considerò, unico, come minor male l’annessione al Piemonte. Aspirazioni e speranze, occorre rilevare, ben presto seguite da nuova delusione per la grettezza sospettosa e meschina del governo piemontese, massime nei primordi e per opera degli esecutori, non adatta certo ad attenuare la tradizionale avversione genovese. E allora, mentre il liberalismo uscito dalla rivoluzione era condannato da ogni par­ te (1) e il malcontento si rifugiava nelle sette dalle aspirazioni indeterminate e confusamente rivoluzionarie e si veniva preparando una nuova generazione che con nuovi mezzi e nuovi intenti, capitanata dal giovane Mazzini, avrebbe affermato altri ideali, gli uomini della generazione passata si mettevano da parte o in un deluso scetticismo, come Giacomo Mazzini e Bernardo Ruffini, o, come Onofrio Scassi, nel soddisfatto riconoscimento della propria opera e del proprio valore tecnico e professionale. Accettava egli, secondo la neces­ sità e conforme al suo carattere, senza inutili e impossibili reazioni, la realtà contingente, ma anche, come alcuni indizi attestano, senza rinnegare le sue idee e il suo passato (2). * * * Il governo di Torino non ignorava lo stato d’animo dei Genovesi e i suoi uomini più illuminati lo comprendevano. Carlo Emanuele Alfieri di Sostegno, ambasciatore sardo a Parigi, scriveva al De Maistre in Russia « Les Gènois ne seront pas touchés de leur sort et je les plains » e al San Marzano esprimeva la convinzione che non bisognasse urtare troppo l’opinione pubblica in un paese « qui n’avait pas d’ancien devoir à remplir envers nous et ou il foudra fermer par fois les yeux et se contenter de demonstrations apparents pour s’assurer d’en avoir des réelles avec le temps nécessaire pour s’habituer (1) Nel 1816 era pubblicato coi tipi del Pagano un opuscolo: Le idee liberali ultimo rifugio dei nemici della religione e del trono, volto a discreditare « quel governo liberale in favore del quale anche dopo i memorabili avvenimenti del 1814 si sono spiegati tanti e si entusiastici fautori », Gazzetta di Genova, 9 agosto 1816, pag. 64; M a n n u c c i, pag. 36. (2) Sulle condizioni dello spirito pubblico dopo il 1815 e le sue superficiali manifesta­ zioni; v. A. P escio, / tempi del Signor Regina, Genova, 1901, pagg. 43 sgg.; A. N e ri; // Signor Regina, Rivista ligure, 1910, pag. 197 sgg.; M a r tin P iao o io , Poesie con prefa­ zione di L. A. Cervetto, Genova, 1914, pag. 178 sgg. Sul Mazzini e il Ruffini, A. N e r i, Il padre di G. Mazzini cit., A. C a d a n o la , Il padre dei Raffini, Rassegna storica del Risorgimento, 1924, pag. 197 sgg.; A. Luzio, La madre di G. Mazzini, Torino, 1918, pag. 84 sgg.; I. C re m o n a C o z z o lin o , Maria Mazzini e il suo ultimo carteggio, Genova, 1927. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

— 229 — à un regime contre lequel l’interèt particulier doit indubitablement donner des préventions » (1). Erano, in fondo, ripetuti talvolta con le stesse parole, i consigli, ritenuti saggi nella sostanza ma accolti con apparente diffidenza e con geloso risentimento, che gli venivano dai ministri francesi e che egli si affret­ tava a comunicare al Vallesa (2). Perciò non lievi le preoccupazioni, e gran­ de la soddisfazione del San Marzano nel poter affermare che il passaggio si era compiuto senza difficoltà, grazie alle misure adottate (3). In realtà le intenzioni del Re e dei ministri erano ottime, purché si accettasse benevolmente il fatto compiuto, per attirarsi la simpatia delle popo­ lazioni e specialmente delle classi più elevate e più avverse (4); ma la grettezza delle idee e il sospettoso assolutismo da un lato, dall’altro la lentezza burocra­ tica e il pesante ordinamento statale che si volle in tutto esteso alla Liguria contribuirono a ritardare i risultati che se ne speravano. Re e governo fidavano nelle informazioni che davano, salvo eccezioni non rilevanti, favorevole al Piemonte la Riviera di Ponente e Savona in primo luogo; e Vittorio Emanuele dalla sua dimora nel maggio del 14 aveva ricavato l’impressione di essere molto benvoluto dal popolo che lo aveva accolto festosamente. « Lord Benting com­ presse questi slanci, ben longi dal secondarli, non seguendo che l’impulso di pochi, e creò un governo detestato dalla nazione in vece di stabilirvi il mio che era desiderato da tutto il popolo » (5). Conquistare quei pochi e trattare paternamente la città diventa il suo programma. Già fin dal principio di ottobre, mentre gl’informatori compivano un minuto, attivo, interessantissimo servizio di indagini preliminari (6) e com­ pilavano le serie dei buoni e dei cattivi, si procurava un elenco di coloro che (1) W e ii, Les dessous du Congrés de Vienne, I, pag. 683, n. 1062; pag. 768, n. 1209; II, pag. 84-85. (2) S eg re , Il primo anno del Ministero Vallesa, pag. 69, n. 3. (3) W e il, Les dessous ecc., II, pag. 235, n. 1686. (4) Un informatore ben addentro nell’ambiente genovese scriveva il 12 ottobre che la nobiltà era avversissima e avrebbe preferito qualunque altro governo al piemontese, indif­ ferentissimo il popolo, timorosi i mercanti e i marinai di non essere protetti, specialmente che la nuova bandiera non dovesse essere rispettata dai barbareschi; sospettosi tutti che gl’impieghi e gli uffici fossero dati ai soli Piemontesi. Arch. di Stato di Torino, Carte politiche diverse, 1813-1856. Del resto è noto che il M a z z in i ha scritto che i popolari di Genova erano solo apparentemente irreconciliabili coi Piemontesi; Dell’Unità Italiana, in Opere, Ediz. Nazionale, Politica, voi. Ili, pag. 30. (5) Il Re al Vallesa, fine dicembre 1814; Segre, Il primo anno, doc. X X IV , pag. 181, e v. pag. 60. (6) È assai notevole che molte informazioni anonime andavano al Revel, futuro e forse già designato governatore di Genova, alcune direttamente altre per mezzo di persone al suo servizio. Interessante una specie di riassunto storico delle recenti vicende genovesi, (Arch. di Stato, Torino, Carte politiche diverse 1813-1856) che riferisco in appendice a questo capitolo. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

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informazioni poliziesche e i giu<strong>di</strong>zi sugli appartenenti all’in<strong>di</strong>pendenza e si<br />

accostano i loro nomi, si può conchiudere che Onofrio Scassi, amico del<br />

Maghella, che fu collaboratore <strong>di</strong> Murat e per mene in<strong>di</strong>pendenti e unitarie<br />

incarcerato a Mantova e a Fenestrelle, dovè appartenere a quel partito nazio­<br />

nale che, sebbene a tendenze repubblicane, considerò, unico, come minor<br />

male l’annessione al Piemonte. Aspirazioni e speranze, occorre rilevare, ben<br />

presto seguite da nuova delusione per la grettezza sospettosa e meschina<br />

del governo piemontese, massime nei primor<strong>di</strong> e per opera degli esecutori,<br />

non adatta certo ad attenuare la tra<strong>di</strong>zionale avversione genovese. E allora,<br />

mentre il liberalismo uscito dalla rivoluzione era condannato da ogni par­<br />

te (1) e il malcontento si rifugiava nelle sette dalle aspirazioni indeterminate<br />

e confusamente rivoluzionarie e si veniva preparando una nuova generazione<br />

che con nuovi mezzi e nuovi intenti, capitanata dal giovane Mazzini, avrebbe<br />

affermato altri ideali, gli uomini della generazione passata si mettevano da<br />

parte o in un deluso scetticismo, come Giacomo Mazzini e Bernardo Ruffini,<br />

o, come Onofrio Scassi, nel sod<strong>di</strong>sfatto riconoscimento della propria opera e<br />

del proprio valore tecnico e professionale. Accettava egli, secondo la neces­<br />

sità e conforme al suo carattere, senza inutili e impossibili reazioni, la realtà<br />

contingente, ma anche, come alcuni in<strong>di</strong>zi attestano, senza rinnegare le sue<br />

idee e il suo passato (2).<br />

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Il governo <strong>di</strong> Torino non ignorava lo stato d’animo dei Genovesi e i<br />

suoi uomini più illuminati lo comprendevano. Carlo Emanuele Alfieri <strong>di</strong><br />

Sostegno, ambasciatore sardo a Parigi, scriveva al De Maistre in Russia « Les<br />

Gènois ne seront pas touchés de leur sort et je les plains » e al San Marzano<br />

esprimeva la convinzione che non bisognasse urtare troppo l’opinione pubblica<br />

in un paese « qui n’avait pas d’ancien devoir à remplir envers nous et ou il<br />

foudra fermer par fois les yeux et se contenter de demonstrations apparents<br />

pour s’assurer d’en avoir des réelles avec le temps nécessaire pour s’habituer<br />

(1) Nel 1816 era pubblicato coi tipi del Pagano un opuscolo: Le idee liberali ultimo<br />

rifugio dei nemici della religione e del trono, volto a <strong>di</strong>scre<strong>di</strong>tare « quel governo liberale in<br />

favore del quale anche dopo i memorabili avvenimenti del 1814 si sono spiegati tanti e si<br />

entusiastici fautori », Gazzetta <strong>di</strong> Genova, 9 agosto 1816, pag. 64; M a n n u c c i, pag. 36.<br />

(2) Sulle con<strong>di</strong>zioni dello spirito pubblico dopo il 1815 e le sue superficiali manifesta­<br />

zioni; v. A. P escio, / tempi del Signor Regina, Genova, 1901, pagg. 43 sgg.; A. N e ri;<br />

// Signor Regina, Rivista ligure, 1910, pag. 197 sgg.; M a r tin P iao o io , Poesie con prefa­<br />

zione <strong>di</strong> L. A. Cervetto, Genova, 1914, pag. 178 sgg. Sul Mazzini e il Ruffini, A. N e r i,<br />

Il padre <strong>di</strong> G. Mazzini cit., A. C a d a n o la , Il padre dei Raffini, Rassegna storica del Risorgimento,<br />

1924, pag. 197 sgg.; A. Luzio, La madre <strong>di</strong> G. Mazzini, Torino, 1918, pag. 84 sgg.;<br />

I. C re m o n a C o z z o lin o , Maria Mazzini e il suo ultimo carteggio, Genova, 1927.<br />

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