ONOFRIO SCASSI - Società Ligure di Storia Patria

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05.06.2013 Views

— 214 — l’amministrazione della capitale dello Stato e fu invitato il Solari a pre­ sentare le relative proposte. Il 16 giugno egli scriveva al Presidente del Governo inviando un piano che non è noto: può esserne conseguenza la ricostituzione del Magistrato dei Padri del Comune avvenuta nell’agosto nelle persone di Stefano Pessagno priore, Giuseppe Profumo, Emanuele Balbi, Marcello Durazzo di Giuseppe, Filippo Raggi, Stefano Rivarola, Gian Pietro Serra (1). Per quanto riguardala materia politica, ristabilita subito la bandiera della vecchia repubblica, il governo si accinse allo studio delle ri­ forme da apportare alla costituzione del 1576 per adattarla alla necessità dei tempi (2). Si trattava di conciliare il vecchio diritto della nobiltà con le nuove conquiste della borghesia, col principio dell’eguaglianza uscito dalla rivolu­ zione. Ma lo spirito rimase sempre limitato e nettamente aristocratico, ridu­ cendosi ad aprire i ruoli alla nuova nobiltà del censo. Per 1’ eleggibilità ai Consigli, per l’esercizio cioè dei diritti politici, fu stabilita la compilazione di un nuovo libro di nobiltà: poteva esservi compreso chi fosse cittadino geno­ vese — non della sola città, ma dello Stato — e possedesse 100 mila lire o un reddito di quattromila, esclusi gli appartenenti ad ordini cavallereschi con voti, ai religiosi e monastici, e, secondo una norma del 1576, anche chi non avesse cessato almeno da tre anni di esercitare un lavoro manuale (3). Stabiliti e approvati dal Bentinck questi principi, e nominato in ogni circoscrizione un incaricato a raccogliere le domande e a vagliare i diritti degli aspiranti — per Genova Stefano Rivarola e Luigi Morro — furono nominati trenta probiviri, dodici nobili genovesi, dieci nobili del territorio e otto tra proprietari, negozianti e avvocati, incaricati di designare tra gli aventi diritto i due terzi del Consiglio Minore e del Maggiore (rispettiva­ mente di cento e duecento membri). Essi compilarono un duplice elenco alfa­ betico con unica numerazione complessiva; i primi sessantasette erano destinati (1) Registro Corrispondenza 1814-15, n. 4S7, 50S, 523, 572; Raccolta ecc. I, 223; SPI­ NOLA, pag. 40; D r a g o , pag. 93-99. Accanto ai Padri del Comune c’erano i Magistrati dei Cen­ sori, di Polizia, dei Coadiutori camerali e dell’Abbondanza. Di quest’ultimo faceva parte Giacomo Mazzini. Tutti insieme costituivano il Consiglio Comunale: Reg. Corrispondenza, 27 dicembre 1314, n. 653; 9, 10 gennaio 1815, n. 11, 13. (2) Pareri e studi relativi alla costituzione che si and iva elaborando, in Collezione di Apppiuiti e Documenti storici, Mss. della Bibl. Univ. di Genova, voi. 22, c. 144 sgg. (3) Raccolta delle Leggi ed Atti, I, pag. 74,129. Questa costituzione, osserva Io Spinola, fu un errore; non bastava ai bisogni dei nuovi tempi, sarebbe stata sufficiente prima del 1797, non dopo il governo napoleonico e l’amministrazione francese; La restaurazione, pag. 2S sgg. Interessante la critica che alla costituzione fa il S e rra (Memorie, pag. 151) che in sostanza l’avrebbe voluta più aristocratica e plutocratica. Zgli non ebbe parte nel prepararla o, dice, perchè non lo si volesse aggravare troppo di lavoro o perchè i popolari vedessero in lui il nobile e i nobili il plenipotenziario di Mombello < secondo un generale costume di biasi­ mare sul lido i gettiti fatti in burrasca per campare dal naufragio». Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

- 215 al Consiglio Minore, gli altri al Maggiore : il rimanente dei Consigli sarebbe stato nominato nel 1815, secondo il primo proclama del Bentinck. Questi elenchi furono pubblicati e resi esecutori con un suo nuovo proclama del mese di luglio: tra gli eletti è Onofrio Scassi, destinato al Consiglio Maggiore (1). Ma tutta quest’opera di riordinamento interno e costituzionale presup­ poneva l’esistenza indipendente della Repubblica. E questa era invece asso­ lutamente precaria. Già fin dal 1805, subito dopo l’annessione all’impero, il Pitt aveva promesso Genova al Re di Sardegna (2); il Piemonte ingrandito si sarebbe difeso più facilmente e la costa ligure sarebbe stata meno esposta alle ambizioni francesi. Era naturale perciò che il Castlereagh, ora Primo Ministro, non fosse entusiasta dell’iniziativa del Bentinck, dalla quale derivava un pericoloso equi­ voco: di qui il suo biasimo all’impulsivo Lord fin dal 6 maggio e tutto il suo atteggiamento successivo, anche nei riguardi del Pareto. Genova ha fatto sforzi disperati per mantenere la propria autonomia, ma sopra tutto li fece quella nobiltà che aveva subito tante delusioni e diminuzioni e che ora, con qualche piccola e misurata immissione di nuovi elementi, era ritornata classe di governo e intendeva di ricostituire, sapien­ temente accomodandola, la repubblica aristocratica (3). Ma fin dal principio apparve che quegli sforzi erano vani, e si comprende con quale animo, come dinanzi a non lieto auspicio, i capi del governo e del municipio dovessero cominciare le loro funzioni, d’ordine del Comando militare inglese, proprio col prendere i provvedimenti necessari a ricevere e « complimentare » il re Vittorio Emanuele I, che dall’esilio di Sardegna sbarcava a Genova per ritornare nel suo Stato (4). « Il contegno e i modi famigliari usati da S. M. verso i genovesi — scriveva un informatore milanese — avvalorano sempre più l’opinione che questo paese possa essere aggregato al Piemonte, tanto più che il Re ha detto egli stesso che dalla Russia gli è stato promesso un ingrandimento per le vicende sofferte » (5). In quei giorni infatti si spargeva (1) Gazzetta di Genova, 18 giugno, n. 48, pag. 207 e 3 agosto, n. 62, pag. 264; Raccolta delle Leggi ed Atti, I, pag. 150 sgg. Lo Scassi è al n. 187, pag. 156. (2) M a r tin i, La restaurazione, pag. 20. (3) Dimostra lo spirito di questo governo il rifiuto di accordare un impiego al notaio Chichizola, accusato autore della distruzione del Libro d’oro nel 1797; Collezione d i Appunti e Documenti Storici, Bibl. Univers. di Genova, voi. 30, c. 30. (4) Arch. del Comune, Registro Corrispondenza 1814-15, 28 aprile -1 maggio, let­ tere n. 436, 447. Il Re alloggiò al palazzo di G. B. Carrega, il seguito in quello di Giuseppe Maria Cambiaso: fu ricevuto da una delegazione del Consiglio municipale, che mise a sua disposizione la berlina di Antonio Brignole Sale e il palco di Giovanni Spinola al teatro S. Agostino. Si trattenne alcuni giorni; visitò, facendo elargizioni, istituti di carità; Corrispondenza, 3-16 maggio; Lemmi, pag. 273. (5) F. Lemmi, La restaurazione ìustriaca a Milano nel 1814, Bologna, 1902, pag. 274. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

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al Consiglio Minore, gli altri al Maggiore : il rimanente dei Consigli sarebbe<br />

stato nominato nel 1815, secondo il primo proclama del Bentinck. Questi elenchi<br />

furono pubblicati e resi esecutori con un suo nuovo proclama del mese <strong>di</strong><br />

luglio: tra gli eletti è Onofrio Scassi, destinato al Consiglio Maggiore (1).<br />

Ma tutta quest’opera <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>namento interno e costituzionale presup­<br />

poneva l’esistenza in<strong>di</strong>pendente della Repubblica. E questa era invece asso­<br />

lutamente precaria.<br />

Già fin dal 1805, subito dopo l’annessione all’impero, il Pitt aveva<br />

promesso Genova al Re <strong>di</strong> Sardegna (2); il Piemonte ingran<strong>di</strong>to si sarebbe <strong>di</strong>feso<br />

più facilmente e la costa ligure sarebbe stata meno esposta alle ambizioni<br />

francesi. Era naturale perciò che il Castlereagh, ora Primo Ministro, non fosse<br />

entusiasta dell’iniziativa del Bentinck, dalla quale derivava un pericoloso equi­<br />

voco: <strong>di</strong> qui il suo biasimo all’impulsivo Lord fin dal 6 maggio e tutto il suo<br />

atteggiamento successivo, anche nei riguar<strong>di</strong> del Pareto.<br />

Genova ha fatto sforzi <strong>di</strong>sperati per mantenere la propria autonomia,<br />

ma sopra tutto li fece quella nobiltà che aveva subito tante delusioni e<br />

<strong>di</strong>minuzioni e che ora, con qualche piccola e misurata immissione <strong>di</strong> nuovi<br />

elementi, era ritornata classe <strong>di</strong> governo e intendeva <strong>di</strong> ricostituire, sapien­<br />

temente accomodandola, la repubblica aristocratica (3). Ma fin dal principio<br />

apparve che quegli sforzi erano vani, e si comprende con quale animo, come<br />

<strong>di</strong>nanzi a non lieto auspicio, i capi del governo e del municipio dovessero<br />

cominciare le loro funzioni, d’or<strong>di</strong>ne del Comando militare inglese, proprio<br />

col prendere i provve<strong>di</strong>menti necessari a ricevere e « complimentare » il re<br />

Vittorio Emanuele I, che dall’esilio <strong>di</strong> Sardegna sbarcava a Genova per<br />

ritornare nel suo Stato (4). « Il contegno e i mo<strong>di</strong> famigliari usati da S. M.<br />

verso i genovesi — scriveva un informatore milanese — avvalorano sempre<br />

più l’opinione che questo paese possa essere aggregato al Piemonte, tanto<br />

più che il Re ha detto egli stesso che dalla Russia gli è stato promesso un<br />

ingran<strong>di</strong>mento per le vicende sofferte » (5). In quei giorni infatti si spargeva<br />

(1) Gazzetta <strong>di</strong> Genova, 18 giugno, n. 48, pag. 207 e 3 agosto, n. 62, pag. 264; Raccolta<br />

delle Leggi ed Atti, I, pag. 150 sgg. Lo Scassi è al n. 187, pag. 156.<br />

(2) M a r tin i, La restaurazione, pag. 20.<br />

(3) Dimostra lo spirito <strong>di</strong> questo governo il rifiuto <strong>di</strong> accordare un impiego al notaio<br />

Chichizola, accusato autore della <strong>di</strong>struzione del Libro d’oro nel 1797; Collezione d i Appunti<br />

e Documenti Storici, Bibl. Univers. <strong>di</strong> Genova, voi. 30, c. 30.<br />

(4) Arch. del Comune, Registro Corrispondenza 1814-15, 28 aprile -1 maggio, let­<br />

tere n. 436, 447. Il Re alloggiò al palazzo <strong>di</strong> G. B. Carrega, il seguito in quello <strong>di</strong> Giuseppe<br />

Maria Cambiaso: fu ricevuto da una delegazione del Consiglio municipale, che mise a sua<br />

<strong>di</strong>sposizione la berlina <strong>di</strong> Antonio Brignole Sale e il palco <strong>di</strong> Giovanni Spinola al teatro<br />

S. Agostino. Si trattenne alcuni giorni; visitò, facendo elargizioni, istituti <strong>di</strong> carità; Corrispondenza,<br />

3-16 maggio; Lemmi, pag. 273.<br />

(5) F. Lemmi, La restaurazione ìustriaca a Milano nel 1814, Bologna, 1902, pag. 274.<br />

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