ONOFRIO SCASSI - Società Ligure di Storia Patria

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05.06.2013 Views

— 94 - Inutili esortazioni che non bastavano più a eccitare gli animi giunti a uno stato di vera disperazione. Falliti tutti i mezzi e gli espedienti per rifornire la città, inutili le promesse e le minacce contro i veri o supposti imboscatori di grano e di viveri, dimostratesi vane e pericolose le perquisizioni domiciliari, dovute sospendere per timore di reazione violenta, la Deputazione decide il 14 maggio di recarsi col Corvetto dal generale in capo per fargli nota ancora una volta « l’estremità a cui è ridotta la popolazione di Genova per l’imminente mancanza di pane e di farine d’ogni specie tanto per la Popolazione quanto per l’Armata francese ». Bisognava che sentisse ben grave la minaccia del popolo affamato e giunto all’estremo dei patimenti per osar di dire a quell’uomo « non poter più a longo rispondere della sofferenza del Popolo e della tranquillità pubblica rilevandone le conseguenze temibili e terribili al Governo, al Generale, al Popolo, all’Armata Francese », e per conchiudere che « per salvare il Popolo dall’eccidio, dalla fame, altra via non sembri più di rimanere che quella di aprire delle negoziazioni di Capitolazione prima di giungere alla fine della presente settimana ». Nelle trattative, aggiungeva, si doveva aver cura di garantire l’indipendenza e la neutralità della Repubblica, la sicurezza delle persone e della proprietà, la libertà di rimanere e di uscire agli amici della Libertà e dei Francesi, tanto Liguri quanto forestieri e qualunque fossero state le loro opinioni politiche. Il colloquio ebbe luogo la sera stessa del 14. Che debba essere stato tempe­ stoso si rileva dalle parole del verbale, che cioè il Generale « interpellò con calore la Deputazione quali erano le di lei intenzioni nel tenerli tali discor­ si, e se pensava di proporgli qualche cosa d’indegno della sua armata e di lui ». Sperava la Deputazione che le trattative potessero essere basate sulla futura neutralità di Genova e sull’interesse che l’Inghilterra doveva avere a che la Casa d’Austria, già padrona dell’Adriatico, non mettesse piede anche nel maggior porto del Tirreno. Dopo lunga discussione, il Massena sembra­ va indotto a entrare in trattative sulle basi proposte dalla Deputazione e il Corvetto era stato autorizzato ad abboccarsi col Console degli Stati Uniti, indicato come intermediario, quando tutte le pratiche furono interrotte dall’ar­ rivo di due ufficiali francesi, latori di un messaggio del Primo Console che, informato della situazione di Genova, invitava il Massena a resistere almeno sino al 30 maggio (1). Così la sofferenza si prorogava di qualche giorno, ma col miraggio di fine non lontana. Tutto rimaneva precario in quelle condizioni, e naturalmente non era il caso di pensare nè a emanare una nuova costituzione (2), nè a procedere alla formazione di un governo regola- (1) Decreti della Deputazione di Governo sugli affari militari, Genova, 1800, pag. 47-51. (2) Nel voi. 24 della Collezione di Appunti storici e Documenti ci sono molti progetti di costituzione compilati dai membri della Commissione e da altri giuristi, uno anche del Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

— 95 — le, e la Commissione provvisoria fu prorogata l’ultima volta il 31 maggio, pochissimi giorni prima della resa (1). La tenace difesa aveva infatti compiuto la funzione che il Bonaparte le aveva assegnata di concentrare intorno a Genova l’attenzione e le forze austriache sviandole dalla difesa delle Alpi. Il 30 maggio si credette che gli Austiiaci si fossero ritirati e Bonaparte si avvicinasse, e il Massena uscì dalla città fra gli applausi dei patrioti che felici si abbracciavano e baciavano scambievolmente. « Partecipano di quei calorosi baci molte cittadine che fra loro sono comprese » dice il diarista, e aggiunge che parecchi, i quali « per laddietio e nello stesso giorno d’ieri si avevano finalmente legati alla meglio i capelli dietro e li avevano anche incipriati, ora in questa mutazione di scena si strappano il bindello nero del codino e lo gettano nella pubblica strada e si vedono sgrafignarsi i capelli e nettarsi la testa dalla polvere e giidare e cantare trasportati; e questi stessi dove s’incontrano al passare del gran Massena saltano dinanzi a lui come gl’indiani in faccia al sole » (2). Ma questa gioia era precoce e la notizia erronea; ed è probabile che i frettolosi opportunisti tornassero per qualche giorno al codino. Impossibile l’ulteriore resistenza, la resa avvenne col celebre incontro alla Cappelletta presso il ponte di Cornigliano il 4 giugno; e la curiosa situazione per cui parve che fosse il vinto a dettare le condizioni fu dovuta non solo alla rispettosa ammirazione per queIl’eroica resistenza, ma al fatto che il generale Ott aveva già ricevuto ordine dal comandante supremo Melas di levare I assedio. Il trattato, che Massena dichiarava di voler sottoporre all approvazione del governo genovese, stabiliva, oltre le condizioni militari, che nessuno dovesse esser molestato per le opinioni politiche manifestate e chi voleva potesse liberamente uscire dalla città (3). Appena conosciuta la notizia della resa, scoppiarono violenti tumulti e la plebe, spinta dalla fame e desiderosa di vendicarsi degli speculatori, si gettò sui magazzini di commestibili che ancora rimanevano e se ne impadronì; e appena gli Austriaci introdussero i viveri in città il popolo volle sfamarsi con tanta avidità che si narra di ben 1700 persone morte d’indigestione! (4) Coivetto (pag. 105) che è piuttosto, come egli dichiara, un semplice adattamento della costi­ tuzione francese alla Repubblica Ligure. La Commissione esaminò e discusse i vari progetti, senza conchiudere. (1) Collezione di Leggi e Atti della Commissione di Governo, pag. 349; Gazzetta Nazionale, n. 50, 31 maggio, pag. 406. Costituivano allora la Commissione Michelangelo Cam ­ biaso, Emanuele Gnecco, Girolamo Durazzo, Giuseppe Bollo, Francesco Maria Ruzza, Stefano Emanuele Sommariva, Antonio Boccardo, Domenico Rivarola e Giuliano Arena. (2) Diario cit., pag. 520. (3) Il testo della capitolazione in Collezione ecc. pag. 575 sgg. (4) F io r in i e L e m m i, pag. 469 sgg.; R u in i, pag. 44 sgg.; C l a v a r in o , IV, 10 sgg.; V a r e s e, V ili, 388. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

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le, e la Commissione provvisoria fu prorogata l’ultima volta il 31 maggio,<br />

pochissimi giorni prima della resa (1).<br />

La tenace <strong>di</strong>fesa aveva infatti compiuto la funzione che il Bonaparte<br />

le aveva assegnata <strong>di</strong> concentrare intorno a Genova l’attenzione e le forze<br />

austriache sviandole dalla <strong>di</strong>fesa delle Alpi. Il 30 maggio si credette che gli<br />

Austiiaci si fossero ritirati e Bonaparte si avvicinasse, e il Massena uscì dalla<br />

città fra gli applausi dei patrioti che felici si abbracciavano e baciavano<br />

scambievolmente. « Partecipano <strong>di</strong> quei calorosi baci molte citta<strong>di</strong>ne che fra<br />

loro sono comprese » <strong>di</strong>ce il <strong>di</strong>arista, e aggiunge che parecchi, i quali « per<br />

lad<strong>di</strong>etio e nello stesso giorno d’ieri si avevano finalmente legati alla meglio<br />

i capelli <strong>di</strong>etro e li avevano anche incipriati, ora in questa mutazione <strong>di</strong><br />

scena si strappano il bindello nero del co<strong>di</strong>no e lo gettano nella pubblica<br />

strada e si vedono sgrafignarsi i capelli e nettarsi la testa dalla polvere e<br />

giidare e cantare trasportati; e questi stessi dove s’incontrano al passare del<br />

gran Massena saltano <strong>di</strong>nanzi a lui come gl’in<strong>di</strong>ani in faccia al sole » (2). Ma<br />

questa gioia era precoce e la notizia erronea; ed è probabile che i frettolosi<br />

opportunisti tornassero per qualche giorno al co<strong>di</strong>no.<br />

Impossibile l’ulteriore resistenza, la resa avvenne col celebre incontro<br />

alla Cappelletta presso il ponte <strong>di</strong> Cornigliano il 4 giugno; e la curiosa<br />

situazione per cui parve che fosse il vinto a dettare le con<strong>di</strong>zioni fu dovuta<br />

non solo alla rispettosa ammirazione per queIl’eroica resistenza, ma al fatto<br />

che il generale Ott aveva già ricevuto or<strong>di</strong>ne dal comandante supremo Melas<br />

<strong>di</strong> levare I asse<strong>di</strong>o. Il trattato, che Massena <strong>di</strong>chiarava <strong>di</strong> voler sottoporre<br />

all approvazione del governo genovese, stabiliva, oltre le con<strong>di</strong>zioni militari,<br />

che nessuno dovesse esser molestato per le opinioni politiche manifestate e<br />

chi voleva potesse liberamente uscire dalla città (3).<br />

Appena conosciuta la notizia della resa, scoppiarono violenti tumulti<br />

e la plebe, spinta dalla fame e desiderosa <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>carsi degli speculatori, si<br />

gettò sui magazzini <strong>di</strong> commestibili che ancora rimanevano e se ne impadronì;<br />

e appena gli Austriaci introdussero i viveri in città il popolo volle sfamarsi<br />

con tanta avi<strong>di</strong>tà che si narra <strong>di</strong> ben 1700 persone morte d’in<strong>di</strong>gestione! (4)<br />

Coivetto (pag. 105) che è piuttosto, come egli <strong>di</strong>chiara, un semplice adattamento della costi­<br />

tuzione francese alla Repubblica <strong>Ligure</strong>. La Commissione esaminò e <strong>di</strong>scusse i vari progetti,<br />

senza conchiudere.<br />

(1) Collezione <strong>di</strong> Leggi e Atti della Commissione <strong>di</strong> Governo, pag. 349; Gazzetta Nazionale,<br />

n. 50, 31 maggio, pag. 406. Costituivano allora la Commissione Michelangelo Cam ­<br />

biaso, Emanuele Gnecco, Girolamo Durazzo, Giuseppe Bollo, Francesco Maria Ruzza, Stefano<br />

Emanuele Sommariva, Antonio Boccardo, Domenico Rivarola e Giuliano Arena.<br />

(2) Diario cit., pag. 520.<br />

(3) Il testo della capitolazione in Collezione ecc. pag. 575 sgg.<br />

(4) F io r in i e L e m m i, pag. 469 sgg.; R u in i, pag. 44 sgg.; C l a v a r in o , IV, 10 sgg.; V a r e s e,<br />

V ili, 388.<br />

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