Testo - Siad

82 Maria Letizia Compatangelo
LEONE – E invece neanche immagini quanto sia facile farti fare
“clic”... – Maledetto il giorno che hai messo piede nel mio studio.
LUCILLA – (fissandolo negli occhi) Ora vorrei essere morta, piuttosto.
Leone crolla a sedere, con la testa tra le mani. Ignazio vorrebbe consolarlo,
ma ha paura di dire o fare la cosa sbagliata. Il silenzio è penoso.
LEONE – (a Ignazio) Avevi ragione tu: è poco affidabile. Mirava
solo ai tuoi soldi.
LUCILLA – (bloccandosi sulla porta) Ah, così ha detto?!
LEONE – (alzandosi) Lo sai come sono i genitori, sono gelosi di chi
si porta via i loro figli...
LUCILLA – E tu? Tu cosa pensi?!
LEONE – (sorride amaro, Lucilla c’è cascata) E perché lo chiedi a
me? Chiedilo a lui, no? O a quell’altro! (le si avvicina, le prende le
spalle) Che te ne importa di quello che pensa uno che non sa neanche
chi è?! Anzi, perché non lo chiedi alla signorina qua fuori?
LUCILLA – (in sofferenza, temendo di esplodere) Smettila!
IGNAZIO – Lasciala andare!
LEONE – No! – Questa volta è per sempre, vero, Lucilla?
LUCILLA – Goditi la tua vita e lasciami stare, cazzo!
IGNAZIO – Lasciala andare! Non vedi che non sa quello che dice?
LUCILLA – Ma sì! Perché non mi mettete una camicia di forza?! Io
sto veramente impazzendo... (ride) Per amore!... Per non aver avuto il
coraggio di dire «Lo sai chi è veramente tuo padre? Il grande Ignazio
Gambosa?! Il nuovo portabandiera della democrazia?!»
IGNAZIO – Zitta!
LUCILLA – No! Non la puoi passare liscia in questo modo!
DOMINGO – (trascinandola per un braccio) Stronza, vieni via!
Ignazio si avventa su Lucilla per zittirla, per picchiarla, per annientarla.
Domingo le fa istintivamente scudo, Leone si slancia per bloc-