Testo - Siad
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Scena 3.<br />
Studio di Leone, vuoto. Entra Anna, che accende un lume e comincia<br />
a chiudere le pesanti doppie tende. Squilla il telefono sulla scrivania.<br />
Anna fissa l’apparecchio con ostilità e va a rispondere, senza fretta.<br />
ANNA – Studio del dottor Gambosa, buonasera. Desidera? (si incupisce)<br />
No. – Certo, non è ancora arrivato. – No! Il dottore è molto<br />
impegnato, non ha orario. – Insomma, le ho detto che non lo so!<br />
Buonasera.<br />
Leone entra precipitosamente, mentre Anna riaggancia la cornetta.<br />
Con sguardo ansioso interroga la donna, che assume un’aria da sfinge.<br />
LEONE – Era lei?!<br />
ANNA – Non so... non ha lasciato detto nulla.<br />
LEONE – Anna, guardami bene in faccia! Era lei?<br />
ANNA – (alzando le spalle) Telefona tanta gente... Se uno non vuole<br />
lasciare detto il suo nome, che devo fare io? Tiro a indovinare?!<br />
Sconfitto, Leone si allenta il nodo della cravatta e si slaccia il colletto,<br />
piombando a sedere in poltrona. Anna lo esamina con apprensione<br />
materna.<br />
ANNA – Vuoi un caffè? Qualcosa da bere?<br />
Leone fa cenno di no con il capo. Fissa il soffitto, assente.<br />
I figli del silenzio 55<br />
ANNA – La cena è quasi pronta. Ti ho cucinato una cosa speciale,<br />
una cosa che ti piace tanto... tantissimo! (Leone non reagisce) Non sei<br />
curioso? Il timballo di riso! – E lo sai perché?<br />
LEONE – (atono) Perché sei un tesoro e mi vuoi tanto bene.