Testo - Siad
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22 Maria Letizia Compatangelo<br />
IRINA – No! Io dicevo…<br />
LEA – A proposito. (chiama Elga) Elga, assicurati che domani alle<br />
otto sia pronta la rassegna stampa, ho riunione col Presidente. Ah, e<br />
vai per favore al centro tecnico a prendere dieci copie – no, venti – del<br />
nuovo catalogo.<br />
IRINA – Lei è diversa da altre signore che conosco. Tutto questo<br />
tempo a parlare con una stupida come io sono…<br />
LEA – Il mio tempo lo decido io. È sempre stato così, almeno qui<br />
dentro. Naturalmente le cose da fare devono essere fatte. E bene. Ma<br />
in realtà di tempo se ne spreca molto di più senza accorgersene. Magari<br />
inseguendo un obiettivo. Quello è tempo sprecato, tempo non<br />
vissuto.<br />
IRINA – Ma il tempo per le persone impegnate non basta mai, e poi<br />
una donna ha casa, figli… un uomo…<br />
LEA – (sorprendendosi a raccontarle un altro pezzo della sua vita)<br />
Direi che di “quel” tempo ormai ne ho sin troppo ormai, perché… E<br />
pensare che quando è scoppiata la bomba avevo quasi deciso di lasciarlo,<br />
il mio lavoro, per dedicarmi di più alla famiglia!<br />
IRINA – (con tono improvvisamente grave, pesante) L’importante è<br />
poterla avere, una scelta.<br />
LEA – (pensierosa) Sì, infatti. Sei una ragazza saggia. L’importante<br />
è poterla avere, una scelta. Peccato che in quel caso io non ne ho avuta<br />
nessuna. – Poi ho scelto di non morire.<br />
IRINA – Morire…?<br />
LEA – C’ero andata troppo vicina. Molto vicina. Quando sono guarita<br />
ricordo di aver passato giorni a ringraziare Iddio, i medici, l’aria<br />
che respiravo… e sono tornata alla vita con una gioia, una gioia mai<br />
conosciuta prima. Se solo avessi potuto, se il cancro non fosse stato