Testo - Siad

102 Maria Letizia Compatangelo
to alla giustizia? Sono stato un pazzo. No, dovevo correre il rischio!
Leone mi vuole bene. Certo, se non mantenessi la parola diventerebbe
furioso. Pericoloso. Ma non credo arriveremo mai a questo punto.
Siamo troppo legati. Sarebbe impossibile anche per lui.– Forse ha ragione
Anna: il terremoto ormai è passato, ritroveremo un modo per
intenderci... (correggendosi) per volerci bene. E poi si renderà conto
della realtà politica, no? (fissa con rabbia la porta di comunicazione
con l’ala della casa dove è Lucilla) Se penso che mio figlio non c’è,
che non so dove si trovi... e che sotto il mio tetto, in camera di Leone,
ci sta piazzata quella maledetta puttana!..
Scena 9.
LUCILLA – (aprendo la porta) Beh, sai come si dice: tale madre,
tale figlia!
IGNAZIO – (minaccioso) Vattene. Chiuditi in camera e attenta che
Leone non è qui a difenderti.
LUCILLA – (accovacciandosi su una poltroncina, con i piedi nudi
raccolti sotto di sé) Perché, non le chiamavate così, tutte puttane, le
donne che violentavate?
IGNAZIO – Non sei degna di risposta.
LUCILLA – (quasi sensuale) Sei un volgare assassino! Questo non
puoi negarlo... signor membro del nuovo governo... – Non ho paura di
te. Sto aspettando. (Ignazio non replica) Non vuoi sapere cosa?
IGNAZIO – Non mi interessa.
LUCILLA – Eppure dovrebbe.
IGNAZIO – Se non fosse per Leone, tu...
LUCILLA – Lo so, potrei sparire in qualsiasi momento. Pensare che
stavo per facilitarti il compito! – Per questo ti dico che sto aspettando.
IGNAZIO – Beh, fallo da un’altra parte! Solo vederti mi fa salire il
sangue al cervello!
LUCILLA – E potresti perdere il controllo, vero? Sarebbe un bel
guaio... Addio governo... addio copertura!