Testo - Siad

96 Maria Letizia Compatangelo
LEONE – Sì... (pausa, sottotono) Non è stato facile. È distrutto...
LUCILLA – Lui!...
LEONE – Per trent’anni è stato mio padre. Hai ancora tuo padre, tu?
LUCILLA – (con tremito visibile, colta di sorpresa) Io... No.
LEONE – (crolla a sedere, prende la mano di Lucilla, vi appoggia
la fronte) Anch’io sono distrutto. Sono fuori di me. È la prima volta
che capisco tutto il male racchiuso in queste parole. Fuori di me. Il
dottore che ha sempre tutte le risposte, così abile nel penetrare gli intrichi
della psiche umana, a scandagliare gli abissi delle personalità
più contorte, più disturbate, più disperate, per riportarle piano piano
di nuovo su, alla luce... non sa come trovare la via del ritorno. Non c’è
nessuna teoria, per me, niente che mi spieghi cosa fare! Dove sono?
Imprigionato nella casa degli Atridi, abbandonato ai piedi della mura
di Tebe? È il cadavere di mio padre quello che è rimasto insepolto?
Chi sto tradendo? (solleva il volto, la fissa) – Vorrei solo andare via,
Lucilla, lontano. Vuoi venire con me?
Lucilla lo osserva in silenzio, accarezzandolo con lo sguardo.
LUCILLA – (si toglie la catenina dal collo) Tieni.
LEONE – (stupito, osservando la piccola chiave che vi è appesa)
Cos’è?
LUCILLA – È la chiave di una cassetta di sicurezza della Banca Nazionale.
Con gli originali dei documenti d’accusa, le prove! Ignazio li
esige... come polizza di assicurazione per partecipare al governo.
(astiosa) Pare che le sorti della democrazia siano nelle sue mani. (ride)
Siamo con le spalle al muro.
LEONE – Cosa vuoi?
LUCILLA – Quello che vuoi tu. Decidi tu. (con rabbia) Prendili,
bruciali, consegnaglieli, conservali per ricordo!
LEONE – (turandosi le orecchie con le mani) Oh Dio no, Lucilla...
no!
LUCILLA – (accavallato) ... Oppure usali!
LEONE – Riprenditi questa cazzo di chiave!