Testo - Siad
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Linguaggi in trasform/Azione<br />
Ho conosciuto Maria Letizia Compatangelo nel settembre 1981,<br />
quando – giovane studentessa universitaria, ma anche attrice uscita<br />
dall’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico – si è presentata<br />
ai provini della Scuola di Drammaturgia che Eduardo De Filippo<br />
ha condotto al Centro Teatro Ateneo dell’Università di Roma “La<br />
Sapienza” negli anni 1981/83, e – divenutane allieva – dal Maestro<br />
ha subito assorbito la capacità di teatralizzare le storie, ma anche di<br />
riflettere criticamente sul fare teatro: ne è un significativo esempio,<br />
più tardi, la sua tesi di laurea sulla Scuola stessa, che è al fondamento<br />
del bel libro di cui è autrice, O Capitano, mio Capitano! Eduardo<br />
maestro di drammaturgia, in cui ripercorre quest’esperienza a<br />
vent’anni di distanza.<br />
Mentre ancora seguiva la scuola, la Compatangelo si è subito distinta<br />
per un proprio modo di affrontare la scrittura drammaturgica,<br />
fin dalla sua prima commedia, Il grande O, inventiva storia della messinscena<br />
di una favola, Il piccolo principe di Saint-Exupéry. Qui l’autrice<br />
mette in scena una lotta appassionata e divertente, di autoironico<br />
sapore postpirandelliano, per il primato della “parola”: chi deve parlare<br />
in teatro, il Narratore, l’Autore o il Personaggio? Lotta che alla<br />
fine, dopo l’intervento degli Spiriti del Teatro, si ricomporrà all’interno<br />
del “grande O” di legno, nell’eterno bisogno dell’uomo di raccontarsi<br />
una storia per sapere di esistere.<br />
Quasi contemporanea, e contrapposta, Ultima Prima, dove l’interrogativo<br />
della protagonista, un’attrice, sul senso e sullo spazio della<br />
parola teatrale esplode e si consuma in scena, nel suicidio.<br />
Anche dopo queste due prime opere, di impianto dichiaratamente<br />
metateatrale, continua a svilupparsi nella scrittura della Compatangelo<br />
l’attenzione al potere e alla potenzialità della parola: la parola co-