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Storia, Arte e Cultura - Nicola Bono

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Organizzazione<br />

delle Nazioni Unite<br />

per l’Educazione,<br />

la Scienza e la <strong>Cultura</strong><br />

con il patrocinio di:<br />

Commissione Nazionale<br />

Italiana per l’UNESCO<br />

Associazione Province<br />

UNESCO Sud Italia<br />

I territori delle eccellenze


Organizzazione<br />

delle Nazioni Unite<br />

per l’Educazione,<br />

la Scienza e la <strong>Cultura</strong><br />

con il patrocinio di:<br />

Commissione Nazionale<br />

Italiana per l’UNESCO<br />

Associazione Province<br />

UNESCO Sud Italia<br />

I territori delle eccellenze


Associazione Province UNESCO Sud Italia<br />

Sede Legale<br />

presso Grancia della Certosa di San Lorenzo<br />

Via Cavour n. 16<br />

84036 Sala Consilina (SA)<br />

Sede Operativa<br />

presso UPI – Unione Province d’Italia<br />

Piazza Cardelli n. 4<br />

00186 Roma<br />

Tel. + 39 06 68 40 34 47 – cell. + 39 339 31 70 252<br />

Fax + 39 06 68 73 716<br />

e-mail: unescosud@gmail.com


Indice<br />

Nota introduttiva del Presidente dell’Associazione Province UNESCO Sud Italia. ........................ pag. 5<br />

Nota introduttiva del Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li ................................................... pag. 7<br />

L’Associazione Province UNESCO Sud Italia .................................................................................. pag. 10<br />

Province e Siti UNESCO<br />

Bari<br />

I trulli di Alberobello. ...................................................................................... pag. 12<br />

Barletta Andria Trani<br />

Castel del Monte ............................................................................................ pag. 24<br />

Benevento<br />

Il Complesso monumentale di Santa Sofia .................................................... pag. 36<br />

L’Acquedotto Carolino (Acquedotto di Vanvitelli) .......................................... pag. 40<br />

Caserta<br />

La Reggia di Caserta con il Parco, l’Acquedotto di Vanvitelli<br />

e il Complesso di San Leucio .......................................................................... pag. 50<br />

Catania<br />

Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />

(Caltagirone, Catania, Militello in Val di Catania) ............................................ pag. 62<br />

Enna<br />

La Villa Romana del Casale (Piazza Armerina) ................................................ pag. 76<br />

Matera<br />

I Sassi e il Parco delle Chiese Rupestri ............................................................ pag. 88<br />

Medio Campidano<br />

L’Area Archeologica Su Nuraxi di Barumini .................................................... pag. 100<br />

Messina<br />

Le Isole Eolie ................................................................................................... pag. 112<br />

Ragusa<br />

Le Città tardo barocche del Val di Noto (Ragusa, Modica, Scicli) ................... pag. 124<br />

Salerno<br />

La Costiera Amalfitana ................................................................................... pag. 138<br />

Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, con i siti archeologici<br />

di Paestum, Velia e la Certosa di Padula ......................................................... pag. 144<br />

Siracusa<br />

Le Città tardo barocche del Val di Noto (Noto, Palazzolo Acreide) ................ pag. 154<br />

Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantalica .................................................. pag. 158<br />

Credits ........................................................................................................................................... pag. 171


Associazione Province<br />

UNESCO Sud Italia<br />

Cari lettori,<br />

la prima domanda che ci si deve porre aprendo questo volume<br />

è: perché organizzare una visita nei siti UNESCO del Sud Italia?<br />

Ed è esattamente a questa domanda che l’Associazione che mi<br />

onoro di rappresentare tenta di rispondere con la presente pubblicazione<br />

che, nell’esporre le eccellenze culturali del Mezzogiorno<br />

italiano, iscritte nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO, non si<br />

limita a queste, ma ne fa elemento di particolare arricchimento di<br />

<strong>Nicola</strong> <strong>Bono</strong><br />

una offerta turistico-culturale ben più ampia e articolata, che spazia<br />

dall’irripetibile e unico patrimonio culturale alle ricchezze paesaggistiche, dalla varietà delle<br />

tradizioni popolari alle poliedriche manifestazioni della cultura immateriale, a partire dai saperi<br />

e dalle specialità enogastronomiche.<br />

Un viaggio nei territori del Sud, tutto parametrato sulle corde del piacere e dell’emozione,<br />

vissuto sul filo del legame tra testimonianze artistiche, storiche e monumentali, che non a caso<br />

furono pensate e realizzate in questi luoghi, da uomini e donne che, sempre non a caso, contemporaneamente<br />

coltivavano quei prodotti unici che sono arrivati a noi, insieme alla sapienza<br />

plurisecolare della loro preparazione mirabile, che fa di essi non semplici cibi da gustare, ma il<br />

logico e insostituibile strumento per completare la conoscenza dei luoghi.<br />

Nei territori del Sud i vini non si degustano, e i cibi non si consumano, ma a ogni assaggio<br />

ci si riappropria di un pezzo di storia e di conoscenza, irripetibile e inclonabile altrove, esattamente<br />

come le vestigia archeologiche, le mirabili dimore storiche, le splendide chiese e gli<br />

austeri castelli.<br />

Per tali ragioni è nata l’Associazione Province UNESCO Sud Italia, e cioè rispondere ad una<br />

esigenza primaria, che è quella di “fare rete” per favorire lo sviluppo turistico di territori che<br />

hanno tutto quello che si può desiderare per rendere un soggiorno indimenticabile, tranne<br />

infrastrutture adeguate e strategie di marketing.<br />

Unendo le forze delle dodici Province del Sud, caratterizzate dalla presenza di almeno un sito<br />

UNESCO nel loro territorio, e attraverso una serie di azioni mirate, tra cui la edizione di questo<br />

catalogo, abbiamo avviato una strategia che ci auguriamo possa risultare vincente, specie se sarà<br />

colto il senso profondo del viaggio culturale che, come fu per coloro che nel ‘700 lo inventarono,


è in primo luogo un percorso emozionale, stimolato dalla capacità di apprezzare la bellezza dei<br />

luoghi visitati, con l’inscindibile varietà di sapori, di colori, e di armonia di territori considerati,<br />

per questo, magici da millenni.<br />

Il catalogo, che parte ovviamente dalle descrizioni dei siti UNESCO, per dare la corretta dimensione<br />

dell’offerta che realmente insiste in ogni singolo territorio spazia oltre e individua altri<br />

luoghi significativi, sia di natura paesaggistica che culturale, suggerisce itinerari, si diffonde sul<br />

terreno della cultura immateriale, attraverso la descrizione delle più importanti e sentite tradizioni<br />

religiose e popolari, per approdare infine alle eccellenze enogastronomiche, corollario e<br />

completamento della complessa e articolata identità dei luoghi.<br />

Dopo la lettura, con occhio attento e animo aperto, di questo catalogo, sono certo della<br />

maturazione dell’oggettivo interesse a costruire percorsi di approfondimento della conoscenza<br />

di queste uniche realtà territoriali.<br />

Sento il dovere di ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo<br />

significativo strumento di promozione territoriale e, in particolare, l’Unione delle Province d’Italia,<br />

all’interno della quale mi onoro di rivestire l’incarico di Responsabile del Settore <strong>Cultura</strong> e Turismo,<br />

che ha supportato l’Associazione Province UNESCO Sud Italia sin dalla sua costituzione, offrendo<br />

oltre alla fondamentale concessione della sede operativa, anche l’insostituibile supporto di<br />

elevate figure professionali.<br />

On. Dott. <strong>Nicola</strong> <strong>Bono</strong><br />

Presidente dell’Associazione Province UNESCO Sud Italia


Il re. La Convenzione sulla protezione del Patrimonio Mondiale <strong>Cultura</strong>le e Naturale del<br />

patrimonio culturale e naturale rappresenta il punto di riferimento, il modello, l’identità<br />

dei popoli e costituisce l’eredità del passato da trasmettere alle generazioni futu-<br />

1972 riconosce che certi beni del patrimonio culturale naturale offrono un interesse eccezionale,<br />

che esige la loro preservazione come elementi del patrimonio mondiale dell’umanità; di<br />

conseguenza la Convenzione attua un sistema di cooperazione e di assistenza internazionale,<br />

vincolando gli Stati membri ad unire gli sforzi per tutelare e preservare tale patrimonio di valore<br />

universale eccezionale per le generazioni future, cio’ in quanto la protezione di tali beni su<br />

scala nazionale rimane spesso incompleta, per l’ampiezza dei mezzi e risorse necessarie.<br />

La differenza tra un sito del Patrimonio Mondiale UNESCO e un sito del patrimonio nazionale<br />

risiede pertanto nel concetto di “valore universale eccezionale”. I siti scelti per costituire<br />

il Patrimonio Mondiale sono selezionati dal Comitato del patrimonio mondiale per le loro caratteristiche<br />

specifiche, che li rendono il miglior esempio possibile del patrimonio culturale e<br />

naturale di tutto il mondo, e appartengono all’intera umanità, a prescindere dal territorio sul<br />

quale si trovano.<br />

Il Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li, nella sua attività di tutela, valorizzazione e fruizione<br />

del patrimonio culturale nazionale, partecipa al sistema di tutela del patrimonio UNESCO,<br />

in stretta collaborazione con la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, che ha definito<br />

le nuove procedure (visibili al seguente indirizzo http://www.unesco.beniculturali.it/) per<br />

l’invio delle candidature nelle liste relative alla Convenzione sulla protezione del Patrimonio<br />

Mondiale <strong>Cultura</strong>le e Naturale e alla Convenzione per la protezione del Patrimonio <strong>Cultura</strong>le<br />

Immateriale, e attraverso l’Ufficio Patrimonio Mondiale UNESCO, che svolge compiti di istruttoria<br />

e di supporto tecnico scientifico, occupandosi, inoltre, per le competenze del MiBAC, del<br />

coordinamento delle attività connesse all’attuazione delle predette Convenzioni.<br />

La creazione di un’opera illustrata sulla promozione in rete di siti UNESCO del Sud Italia e<br />

dei territori circostanti, che non trascura le tradizioni culturali, storiche, enogastronomiche,<br />

artigianali dei territori, è senza dubbio in linea con gli obiettivi di tutela e diffusione delle conoscenze<br />

del patrimonio culturale nazionale. L’inserimento di un bene nella lista dell’UNESCO,<br />

oltre che accrescere la sensibilizzazione della comunità nazionale e internazionale nei confronti<br />

della tutela del patrimonio, certifica il valore del sito dal punto di vista culturale e ambientale,<br />

contribuendo così a gettare le basi per la creazione di un’offerta turistica qualificata,<br />

e diversificata, collegando i siti con circuiti turistici tematici basati ad esempio sulla cultura o<br />

sulla enogastronomia, o legati a target specifici di flussi turistici, capace di attrarre anche un<br />

turismo di nicchia. Tale possibilità è di notevole importanza soprattutto per i territori del Sud


Italia, che vedono nel turismo, e in particolare in quello culturale, uno dei principali fattori di<br />

ripresa economica.<br />

Il Ministero ha, quindi, collaborato con entusiasmo alla realizzazione del presente catalogo,<br />

concepito come un’opera di prestigio e di qualità per contribuire a preservare e tramandare<br />

il patrimonio mondiale costituito dai siti UNESCO del Meridione, che qui vengono non solo<br />

descritti e illustrati, ma anche inseriti nel contesto territoriale che ha subìto la loro influenza.<br />

Con tale opera ci si prefigge, in particolare, di promuovere la conoscenza dei siti e del territorio<br />

delle dodici Province in cui essi sono ricompresi, creando un percorso unico e un filo di congiunzione<br />

tra essi, in un processo di valorizzazione integrata che contribuisca a rendere visibile<br />

e a porre in maggior valore del patrimonio posseduto da questa preziosa area del Sud Italia.<br />

Dott. Gianni Bonazzi<br />

Direttore Servizio I - Coordinamento e studi<br />

Segretariato Generale del Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li


Province e Siti UNESCO


10<br />

Associazione Province<br />

UNESCO Sud Italia<br />

A) LE TAPPE DELLA COSTITUzIONE<br />

1) Presso l’Unione Province d’Italia (UPI) a<br />

Roma, in data 27 ottobre 2008, fu costitui to<br />

il Forum dei siti UNESCO dai Presidenti delle<br />

Province di Bari, Barletta Andria Trani, Benevento,<br />

Caserta, Catania, Enna, Medio Campidano,<br />

Matera, Messina, Ragusa, Salerno e Siracusa, e<br />

furono elaborate le strategie per valorizzare i siti<br />

UNESCO, in accordo con le Direzioni Regionali<br />

per i Beni <strong>Cultura</strong>li e Paesaggistici delle Regioni<br />

CONV e CRO, ed i gestori locali dei siti UNESCO,<br />

finalizzate alla costruzione di una rete integrata<br />

di competenze interregionale per lo sviluppo<br />

dell’offerta culturale e turistica del SUD.<br />

2) In data 4 marzo 2009, le citate Province<br />

del Forum hanno approvato lo Statuto<br />

dell’Associazione Province UNESCO Sud Italia<br />

e, in data 21 novembre 2009, è stata istituita<br />

l’Associazione, per candidare il territorio<br />

delle Province associate ai fondi comunitari,<br />

con un piano integrato unitario di sviluppo<br />

basato sul turismo culturale, valorizzando la<br />

“Rete dei siti UNESCO”, inserita fra le misure<br />

del programma interregionale comunitario<br />

POIn/PAIn 2007/2013.<br />

L’Associazione è anche supportata dai servizi<br />

dell’OSSERVATORIO EUROPEO DEL PAE-<br />

SAGGIO di ARCO LATINO e da TECLA, organo<br />

tecnico dell’UPI.<br />

3) Per conseguire i suoi scopi istituzionali<br />

l’Associazione Province UNESCO Sud Italia<br />

ha formulato una strategia progettuale, ar-<br />

ticolata in quattro tipologie<br />

di interventi trasversali a rete.<br />

Tali interventi riguardano non<br />

solo i siti UNESCO inseriti nei<br />

Poli ammessi a finanziamento<br />

dei fondi POIn, ma anche gli<br />

altri siti ubicati nelle altre Regioni.<br />

In questo modo sono<br />

state poste le premesse per un<br />

modello di gestione pilota degli<br />

interventi di valorizzazione dei siti UNESCO del<br />

Mezzogiorno, estensibili agli altri siti UNESCO<br />

nazionali, a quelli del bacino del Mediterraneo<br />

e degli altri Paesi UE ed extra-UE.<br />

B) ACCORDI ED INTESE ISTITUzIONALI<br />

Sardegna<br />

Per candidare in modo corretto l’Associazione<br />

ai fondi comunitari ed in base al progetto<br />

strategico formulato, sono stati sottoscritti<br />

i seguenti protocolli:<br />

• con il Ministero per i Beni e le Attività<br />

<strong>Cultura</strong>li – Direzione Generale per la valorizzazione<br />

del patrimonio culturale,<br />

• con l’associazione TECLA per le attività<br />

di assistenza tecnica,<br />

• con la società Holding MSC CROCIERE<br />

SPA,<br />

• con il Consiglio delle Società d’amicizia<br />

e dei rapporti culturali con i paesi<br />

stranieri dell’ Uzbekistan, nonché con la<br />

Camera di commercio e industria della<br />

Repubblica Uzbeka.<br />

Palazzo Ducezio, Noto Mosaico di Piazza Armerina Castel del Monte, veduta dal cortile interno<br />

L’Area Archeologica<br />

Su Nuraxi<br />

di Barumini


C) MISSIONE E OBIETTIVI<br />

L’Associazione ha come missione generale<br />

quella di attuare l’accordo di cooperazione<br />

stipulato fra le Province, per creare una rete<br />

interregionale di competenze, finalizzate a<br />

promuovere e sostenere lo sviluppo socioeconomico<br />

delle autonomie locali con la<br />

valorizzazione, il rafforzamento e l’integrazione<br />

del patrimonio culturale, naturale e<br />

paesaggistico, al fine ultimo di sviluppare il<br />

turismo e la sostenibilità nella<br />

fruizione dei beni culturali.<br />

In particolare,<br />

l’Associazione<br />

accompagna ed<br />

assiste le Province<br />

associate nella<br />

individuazione, programmazione<br />

e adesione ai programmi<br />

comunitari, formulando un<br />

apposito piano integrato delle reti inter-<br />

regionali di offerta a valere sui programmi<br />

POIn e PAIn per i siti UNESCO del Sud Italia,<br />

coordinandone l’attuazione.<br />

A tale scopo:<br />

• garantisce la cooperazione, il dialogo e<br />

l’aggregazione fra portatori di interessi<br />

dei territori coinvolti, basi essenziali<br />

per le reti interregionali;<br />

• promuove e realizza i progetti che riflettono<br />

la strategia dello sviluppo del<br />

turismo culturale e dei sistemi turistici<br />

Capo Milazzo<br />

La Reggia di Caserta<br />

con il Parco,<br />

l’Acquedotto<br />

L’Acquedotto<br />

di Vanvitelli<br />

Carolino Il Complesso<br />

e il Complesso<br />

monumentale<br />

di San Leucio<br />

di Santa Soa<br />

Sicilia<br />

La Costiera<br />

amaltana<br />

Il Parco Nazionale<br />

del Cilento<br />

e Vallo di Diano<br />

Paestum<br />

Velia<br />

La Villa Romana<br />

del Casale<br />

Campania<br />

Isole Eolie<br />

Catania<br />

Militello<br />

in Val di Catania<br />

Le Necropoli<br />

Caltagirone<br />

rupestri<br />

di Pantalica<br />

Palazzolo<br />

Ragusa Acreide<br />

Modica Noto<br />

Scicli<br />

Basilicata<br />

La Certosa<br />

di Padula<br />

Siracusa<br />

Castel<br />

del Monte<br />

I trulli di Alberobello<br />

I Sassi e il Parco<br />

delle Chiese Rupestri<br />

Calabria<br />

locali nello spirito dei programmi POIn<br />

/PAIn;<br />

• attua il coordinamento delle reti interregionali<br />

per conseguire gli obiettivi<br />

fissati.<br />

Trullo, Alberobello Paestum<br />

Puglia<br />

11


Puglia<br />

Trulli, particolare dei pinnacoli<br />

Provincia di Bari<br />

I trulli di Alberobello


Introduzione<br />

Alberobello è un paese della collina murgiana della Puglia, sito in posizione equidistante<br />

tra l’Adriatico e lo Ionio. Sul colle orientale vi è la città nuova con caratteristiche architettoniche<br />

moderne, sull’altra sommità disposta ad occidente s’allineano i trulli in un<br />

agglomerato urbano, suddiviso in due rioni, Monti e Aia Piccola, entrambi monumento nazionale.<br />

I trulli sono un esempio architettonico di valore universale in quanto costituiscono una<br />

testimonianza unica, o quantomeno eccezionale, di una civiltà e di una tradizione culturale<br />

scomparsa, e offrono un esempio di un tipo di costruzione e di complesso architettonico che<br />

illustra un periodo significativo della storia umana.<br />

CrITErI DI AMMISSIONE<br />

Dal Dicembre 1996 i trulli di Alberobello sono stati dichiarati dall’UNESCO patrimonio mondiale<br />

dell’umanità.<br />

Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso di inserire il luogo sulla base dei criteri culturali<br />

(iii), (iv) e (v), ritenendolo di eccezionale valore universale, essendo uno straordinario esempio<br />

di una forma di costruzione di edifici derivante da tecniche preistoriche, che si è conservata<br />

integra e funzionale anche oggi.<br />

Alberobello, panoramica<br />

13


14<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

Alberobello nasce tra il 1400 ed il 1500,<br />

ad opera di alcuni contadini mandati<br />

qui dai Conti di Conversano, allora proprietari<br />

del territorio. La legge vigente, a quei<br />

tempi, nel Regno di Napoli, in particolare la<br />

Prammatica de Baronibus, sottoponeva ogni<br />

nuovo insediamento urbano ad un’autorizzazione<br />

regia, che si otteneva previo pagamento<br />

dei tributi dovuti. Per evitare il balzello, i Conti<br />

di Conversano imposero ai contadini, mandati<br />

a colonizzare quello che allora era un bosco di<br />

querce, di costruire solo costruzioni precarie,<br />

che non avessero i caratteri della stabilità delle<br />

dimore ordinarie. Di qui i trulli, costruiti in<br />

pietra a secco, per facilitarne la demolizione,<br />

in modo tale che in caso di ispezione regia<br />

non si scorgessero i tratti di un insediamento<br />

urbano, evidentemente abusivo. Questa storia<br />

Tipici negozi di Alberobello<br />

di precarietà si è trasformata gradualmente in<br />

una storia di civiltà, la civiltà della pietra a secco.<br />

Nel 1797 poi, un gruppo di coraggiosi Alberobellesi,<br />

stanco della precaria condizione,<br />

si recò a Taranto per chiedere ausilio al Re Ferdinando<br />

IV di Borbone che inviò il Decreto con<br />

il quale questo piccolo villaggio divenne libero<br />

da ogni richiesta tributaria.<br />

Il paesaggio agrario di Alberobello è caratterizzato<br />

da una folta vegetazione di mandorli<br />

ed ulivi tipica del terreno carsico, mentre dalle<br />

rocce calcaree stratificate viene estratto il materiale<br />

utilizzato per la copertura dei trulli. Le<br />

dimore a trullo infatti sono dominate dall’uso<br />

esterno della pietra a sfoglie, le “chiancole”<br />

che rivestono il cono e creano il meraviglioso<br />

centro urbano, unico al mondo,<br />

che oggi tutti vengono ad ammirare.


Trulli e scorcio del campanile<br />

della Chiesa di Santa Lucia, Alberobello<br />

15


16<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

I TrULLI<br />

I trulli sono un esempio straordinario della<br />

capacità di adattamento dell’uomo e una<br />

testimonianza di quanto le incredibili risorse<br />

dell’ingegno e la voglia di vivere di ogni essere<br />

umano possono produrre. In un progetto di<br />

insediamento umano su di un territorio in cui<br />

era vietato costruire, se non in maniera precaria,<br />

ed in cui l’unico materiale<br />

abbondante per costrui re<br />

era la pietra, i trulli sono<br />

stati la soluzione individuata<br />

dai primi contadini<br />

venuti a colonizzare<br />

l’antica Selva.<br />

Alberobello è l’unico<br />

paese al mondo nato<br />

e cresciuto come un paese<br />

di trulli. I trulli sono<br />

costrui ti direttamente<br />

sulla roccia, senza<br />

Pinnacolo ornamentale<br />

fondamenta, con blocchi di pietra rozzamente<br />

lavorati appoggiati l’uno sull’altro, senza calce<br />

a fissarli tra loro e poi coperti da una struttura<br />

conica di piccole lastre di pietra calcarea grigia<br />

(chianchiarelle, in gergo locale). Apparentemente<br />

simili tra loro, in realtà differiscono sia<br />

per il disegno della pianta, che spesso presenta<br />

nicchie con diverse funzioni, sia per i semplici<br />

motivi dipinti sulle chiancole, sia per la forma<br />

dei comignoli e dei pinnacoli.<br />

La particolarità di Alberobello deriva non<br />

tanto dalla presenza di queste creazioni, diffuse<br />

in diverse parti della Puglia, quanto dal<br />

fatto che esse, lungi dall’essere, come altrove,<br />

ricoveri per animali o attrezzi, siano state le<br />

abitazioni delle prime popolazioni autoctone,<br />

messe insieme una accanto all’altra.<br />

La comunità alberobellese si è adattata<br />

ad un ambiente difficile, è cresciuta tra mille<br />

difficoltà, a cominciare da quelle di ordine<br />

igienico e sanitario, ma, come ha descritto in<br />

maniera impareggiabile Tommaso Fiore nel suo<br />

“Un popolo di Formiche”, ha saputo resistere<br />

fino a trasformare la sua debolezza nella sua<br />

forza e a conquistare il diritto di entrare nella<br />

Lista del Patrimonio Mondiale per l’unicità e<br />

la bellezza della sua storia.<br />

Sono i rioni Monti e Aia Piccola, che insieme<br />

al Trullo Sovrano, a Casa D’Amore e a Casa<br />

Pezzolla costituiscono il perimetro del sito genericamente<br />

indicato con il nome di “trulli<br />

di Alberobello”.<br />

Veduta d’insieme dei trulli


Tipico trullo<br />

I trulli di Alberobello<br />

Tipiche botteghe Scorcio del paese<br />

Pinnacolo<br />

con caratteristico simbolo<br />

17


18<br />

Itinerari<br />

Le campagne sono testimonianza di<br />

imponenti architetture civili e<br />

militari sparse nelle città e nelle<br />

un florido Medioevo. Siamo, infatti, nella terra<br />

delle cattedrali sul mare e dei castelli, dell’arte<br />

bizantina e longobarda che nell’XI secolo incontrò<br />

le influenze culturali nordiche da cui<br />

nacque il romanico pugliese. L’itinerario parte<br />

da Bari, capoluogo di regione, la cui città<br />

vecchia annovera i più importanti monumenti<br />

medievali, tra cui la Basilica romanica di San<br />

<strong>Nicola</strong>, la Cattedrale romanica di San Sabino,<br />

il Castello di Federico II.<br />

LA BASILICA DI SAN NICOLA – BARI<br />

All’interno della città vecchia, fu costruita<br />

per accogliere le spoglie del Santo, protettore<br />

della città, trasportate per mare da Mira, un<br />

paesino dell’Asia Minore, per opera di marinai<br />

baresi. Da allora Bari, oltre a rimanere un importante<br />

porto mercantile, divenne meta di pelle-<br />

Facciata della Basilica di San <strong>Nicola</strong><br />

grini e crociati. Il complesso è monumentale,<br />

con una facciata compatta in pietra calcarea<br />

stretta da due torri e tripartita da due lesene.<br />

Le sculture presenti sui portali, anche dei fianchi<br />

laterali, mostrano tutta la ricchezza degli<br />

influssi culturali che agirono a Bari. L’interno è<br />

impreziosito da un pavimento a mosaico del<br />

XII secolo e custodisce tra i tesori scultorei la<br />

cattedra di Elia e il trono marmoreo ricavato da<br />

un unico blocco. La cripta è il luogo più antico<br />

della Basilica, dove nel 1099 fu celebrato un<br />

concilio ecumenico.<br />

IL CASTELLO SVEVO – BARI<br />

Fossato del Castello<br />

Sorto nel 1131 per volontà di Ruggero il<br />

Normanno, è un’imponente fortezza che si<br />

erge ai margini della città vecchia, con il lato<br />

nord rivolto verso il mare. Il Castello presenta<br />

un nucleo più antico quadrangolare con torri<br />

angolari e interessanti sculture nel cortile, richiamanti<br />

l’arte nordica. Nel 1500 divenne la<br />

residenza di Isabella d’Aragona, che fece aggiungere<br />

i fossati e i bastioni angolari.<br />

Porto di Bari, veduta<br />

Campa


Itinerari<br />

nia Basilicata<br />

LA PINACOTECA PROVINCIALE<br />

CORRADO GIAQUINTO – BARI<br />

Fornisce un’ampia documentazione dell’arte<br />

pugliese dall’XI al XX secolo. è composta<br />

da una sezione medievale (sculture dei secoli<br />

XI-XV, icone pugliesi dei secoli XII-XIV), dipinti<br />

veneti provenienti da chiese della regione<br />

(opere di Antonio e Bartolomeo Vivarini, Giovanni<br />

Bellini, Paris Bordon, Paolo Veronese,<br />

Jacopo Tintoretto), dipinti pugliesi dei secoli<br />

XV-XVI (Tuccio d’Andria, Costantino da Monopoli,<br />

Andrea Bordone), dipinti napoletani o<br />

di scuola napoletana dei secoli XVI-XVIII (con<br />

opere di Marco Pino, Paolo Finoglio, Maestro<br />

degli Annunci, Andrea Vaccaio, Luca Giordano,<br />

Giuseppe Bonito, Lorenzo De Caro), un prezioso<br />

nucleo di dipinti del Giaquinto, una raccolta<br />

di pittura dell’800 (con le prestigiose opere<br />

pittoriche di Giuseppe De Nittis, Francesco<br />

Netti, Domenico Morelli, ecc.).<br />

BITONTO<br />

Spostandoci verso l’interno dalla costa<br />

adriatica, Bitonto conserva il nucleo medievale,<br />

incastonato su quello romano e peucezio,<br />

circondato da una schiera di palazzi rinascimentali,<br />

con eleganti logge a colonne e cortili<br />

interni decorati da balaustre scolpite. Al centro<br />

la Torre Angioina e la raffinata Cattedrale romanica,<br />

che conserva al suo interno i resti di una<br />

Basilica paleocristiana e lo smagliante tondo<br />

musivo con la figura di un grifo.<br />

Castello Svevo di Bari, particolare<br />

Ruvo di Puglia<br />

Gravina<br />

di Puglia<br />

CONVERSANO<br />

Cattedrale di Bitonto, particolare<br />

Giovinazzo<br />

Bitonto<br />

Bari<br />

Su una piccola altura verso l’interno sorge la<br />

città medievale di Conversano, l’antica Norba,<br />

che fu sede di uno dei più potenti monasteri<br />

benedettini dell’Italia meridionale. Il suo Castello<br />

lega la sua storia soprattutto alla famiglia<br />

Acquaviva d’Aragona, che governò fino alla fine<br />

della feudalità. All’interno dei saloni del Castello,<br />

di notevole fattura sono le grandiose tele<br />

raffiguranti il ciclo della Gerusalemme liberata,<br />

opera del pittore Paolo Finoglio.<br />

LA CATTEDRALE DI SANTA MARIA<br />

ASSUNTA – RUVO DI PUGLIA<br />

Un altro noto esempio di stile romanico<br />

pugliese è la Cattedrale di Ruvo di Puglia che<br />

fu costruita nella prima metà del XII secolo.<br />

Calabria<br />

Polignano a mare<br />

Conversano<br />

Monopoli<br />

Castellana<br />

Grotte<br />

I trulli di Alberobello<br />

Cattedrale di Bitonto<br />

Castello di Conversano<br />

19


20<br />

Itinerari<br />

La facciata è a capanna con tre portali di cui il<br />

centrale, più grande, è arricchito con bassorilievi<br />

nell’intradosso, probabilmente provenienti<br />

da una costruzione antecedente, raffiguranti<br />

Cristo con i dodici apostoli, altre rielaborazioni<br />

di temi iconografici relativi al Salvatore e motivi<br />

vegetali. Altro elemento degno di nota è il<br />

rosone a dodici colonnine, sovrapposte ad una<br />

lamina metallica lavorata finemente al traforo<br />

in una bottega locale del secolo XVI.<br />

I PAESAGGI E LA NATURA: LE MURGE<br />

La terra di Bari è ricca anche di paesaggi<br />

mozzafiato, una natura variegata e incontaminata,<br />

ambienti carsici e zone rurali che ne<br />

fanno la ricchezza del territorio.<br />

Le Murge sono formate da due serie estese<br />

di colline disposte a terrazze che corrono da<br />

nord-ovest a sud-est e rappresentano il più<br />

caratteristico complesso di rilievi della Puglia<br />

centrale. La parola “Murgia” deriva dal latino<br />

murex, cioè pietra aguzza, dato che l’altopiano<br />

è caratterizzato dalla presenza di roccia calcarea<br />

che ha dato origine a numerosi fenomeni<br />

di carsismo ipogeo ed epigeo come le doline,<br />

le gravine, le lame, gli inghiottitoi e le grotte.<br />

Il Parco Nazionale dell’Alta Murgia copre una<br />

superficie di 68.000 ettari, si estende sul territorio<br />

di 13 comuni della Provincia di Bari e<br />

può considerarsi il primo Parco rurale d’Italia<br />

in quanto, oltre a tutelare l’ecosistema naturale<br />

(circa 1.500 specie vegetali naturali presenti,<br />

oltre a 120 specie animali diverse tra uccelli,<br />

mammiferi e rettili), si occupa della salvaguardia<br />

e valorizzazione delle masserie, dei tratturi,<br />

delle tradizioni e dei costumi. L’altopiano murgiano<br />

si spacca improvvisamente nelle gravine,<br />

ampi solchi nella roccia, profondi anche qualche<br />

centinaia di metri, umidi e verdeggianti in<br />

profondità ma brulli e stepposi alla sommità.<br />

GRAVINA IN PUGLIA<br />

Il paese sorge a ridosso della gravina su cui si<br />

è sviluppata la civiltà rupestre, fenomeno medievale<br />

che trasformò il vivere in grotta provvisorio<br />

in un modello di vita permanente e organizzato.<br />

Le chiese-grotte sono la massima espressione<br />

dell’arte rupestre. Alcune di queste, pur essendo<br />

scavate nel tufo, presentano imponenti architetture<br />

come la grotta di San Michele.<br />

LE GROTTE DI CASTELLANA<br />

Sono note in tutto il mondo per le loro<br />

splendide caverne che si dipanano per oltre<br />

tre chilometri di vie sotterranee. Le rocce delle<br />

grotte sono il risultato del lento accumulo di<br />

gusci e scheletri calcarei di animali e vegetali<br />

marini, e della precipitazione del carbonato di<br />

calcio contenuto nell’acqua di mare. Dall’ingresso<br />

nella Caverna Nera, passando per la Caverna<br />

dei Monumenti con le grandi stalagmiti<br />

che si innalzano dal suolo, si giunge attraverso<br />

un affascinante percorso fino alla meravigliosa<br />

Grotta Bianca, ricca e splendente per via delle<br />

concrezioni di alabastro.<br />

Gravina in Puglia Paesaggio della Murgia


Itinerari<br />

IL LITORALE<br />

Il litorale della Terra di Bari si estende per<br />

85 Km con spiagge attrezzate, stabilimenti<br />

balneari, discoteche, centri ricreativi. I lidi si<br />

rincorrono fra porti turistici e pontili e al calar<br />

del sole le città costiere si accendono di vita,<br />

e i colori della notte diventano location ideali<br />

per eventi di richiamo per chi vuole soddisfare<br />

la voglia di sole ma anche di divertimento.<br />

GIOVINAzzO<br />

Il litorale adriatico della Terra di Bari si presenta<br />

con brusche interruzioni nella roccia che<br />

scendono a strapiombo sul mare, città marinare<br />

fortificate, torri costiere e masserie. A 20<br />

chilometri da Bari, risalendo la via Adriatica, si<br />

arriva nella fiorente città costiera di Giovinazzo.<br />

Famosa già in età romana per la sua marineria<br />

e importante centro di scambi commerciali e<br />

culturali del Mediterraneo durante il Medioevo,<br />

presenta un suggestivo porticciolo e un centro<br />

antico che si arrocca su una stretta penisola<br />

protesa verso il mare.<br />

Giovinazzo, veduta dal centro storico<br />

POLIGNANO A MARE<br />

Arroccata sul ciglio della falesia, presenta<br />

terrazze sul mare di inestimabile suggestione,<br />

scogliere a picco con case sorte sulla roccia,<br />

affacci a strapiombo e anfratti modellati dall’acqua,<br />

anche di grandi dimensioni come la Grotta<br />

Palazzese. La costa di Polignano è caratterizzata<br />

da insenature e da grotte raggiungibili in barca,<br />

spesso integrate alle cantine delle abitazioni<br />

sovrastanti. I fondali del mare incontaminato<br />

di fronte alla cittadina sono meta ambita da<br />

parte di sub e amanti delle immersioni, e sono<br />

di interesse scientifico oltre che turistico.<br />

MONOPOLI<br />

Polignano a Mare, veduta del centro storico<br />

Proseguendo verso sud si arriva a Monopoli,<br />

con la bellezza del suo mare e l’imponenza del<br />

Castello di Carlo V, una fortificazione cinquecentesca<br />

di origine aragonese. L’intero borgo<br />

antico è ancora circondato dai resti ben conservati<br />

delle mura di cinta.<br />

Cattedrale di Giovinazzo Castello di Monopoli<br />

21


22<br />

Eventi<br />

IL CARNEVALE DI PUTIGNANO<br />

è il carnevale più noto della Puglia e uno dei<br />

più antichi d’Italia. é la manifestazione di piazza<br />

per antonomasia, momento di creatività e di<br />

satira, ricco di ironia. Con le sue 616 edizioni<br />

e la sua incredibile carica di allegria ha saputo<br />

conquistare una fascia di pubblico incredibilmente<br />

eterogenea, combinando momenti burleschi<br />

con vere espressioni d’arte e artigianato<br />

e con opere di grande ingegno. Protagonista<br />

principale è la cartapesta, reinventata per rendere<br />

alla perfezione le fantasie dei maestri di<br />

quest’arte. La commistione fra l’estrema cura<br />

nella realizzazione dei pupi e la grandezza<br />

di questi splendidi carri (che<br />

raggiungono anche l’altezza<br />

di 18 metri) rende visivamente<br />

impressionante la<br />

partecipazione alle sfilate; un<br />

lavoro che costa mesi di fatica<br />

e che si concretizza con la<br />

costruzione di enormi opere<br />

in movimento, dove luci, mu-<br />

Fischietto di terracotta<br />

Carri allegorici<br />

sica, ballo e colori colpiscono l’immaginazione<br />

di grandi e bambini.<br />

FIERA DEL FISCHIETTO – RUTIGLIANO<br />

Oggetti di piccole dimensioni in terracotta,<br />

caratterizzati da colori vivaci e particolari forme,<br />

i fischietti creati con l’argilla nascono come passatempo<br />

per bambini poveri ma assumono ben<br />

presto una valenza culturale, magica e simbolica.<br />

La tradizione locale vuole che il 17 gennaio, in<br />

occasione della festa di Sant’Antonio Abate, l’uomo<br />

regali un fischietto alla donna amata come<br />

“pegno d’amore” e simbolo di unione duratura<br />

e virilità-fertilità. La tradizione trova oggi continuità<br />

nell’evento fieristico di grande successo<br />

quale la Fiera del Fischietto, che si svolge nella<br />

seconda metà di gennaio per le vie di Rutigliano.<br />

BACCO NELLE GNOSTRE – NOCI<br />

L’ evento “Bacco nelle gnostre: vino novello<br />

e caldarroste in sagra” celebra un viaggio<br />

immaginario che, nell’ebrezza collettiva del<br />

vino, esplora i profumi, i sapori ed i colori della<br />

Puglia. Un appuntamento per omaggiare il<br />

vino novello delle migliori cantine pugliesi e<br />

i prodotti di questa terra, e una rinnovata occasione<br />

di promozione turistica del territorio.<br />

Un’esperienza totalizzante di grande giocosità<br />

e di festa diffusa in tutto il borgo antico di Noci,<br />

nelle sue gnostre (caratteristici cortili del centro<br />

storico), slarghi e piazzette che diventano un<br />

susseguirsi di quadri scenici, tutti da gustare.<br />

Particolare dei carri allegorici del Carnevale di Putignano


Enogastronomia<br />

LA CILIEGIA FERROVIA<br />

Facilmente riconoscibile per il lungo peduncolo<br />

e per la dimensione più grande rispetto alle<br />

altre specie, la Ciliegia Ferrovia è un prodotto<br />

ormai esportato in tutta Europa. Le prime notizie<br />

della Ciliegia Ferrovia si hanno nel 1935. Il primo<br />

albero nacque da un nòcciolo di ciliegie vicino<br />

ad un casello ferroviario delle Ferrovie Sud-Est a<br />

circa 900 metri dalla periferia di Sammichele di<br />

Bari. Successivamente si è diffusa sul territorio<br />

del sud-est barese fino ad arrivare ad essere la<br />

principale coltivazione di Turi e Conversano,<br />

entrambi paesi limitrofi che vantano una delle<br />

maggiori produzioni in Italia. Il suo sapore<br />

è intenso tanto da renderla la preferita per la<br />

distribuzione alimentare.<br />

PANE DI ALTAMURA DOP<br />

Le sue origini sono antiche e legate al mondo<br />

e alle tradizioni contadine della zona. Il metodo<br />

di lavorazione e gli ingredienti sono ancora<br />

quelli utilizzati in passato: una matrice di lievito<br />

chiamato anche pasta acida, sale marino<br />

e acqua. La lievitazione è di tipo naturale e la<br />

Informazioni utili<br />

COLLEGAMENTI AEREI<br />

Aeroporti di Puglia Spa: www.aeroportidipuglia.it<br />

Aeroporto di Bari Palese: tel. +39 080 5800200<br />

Aeroporto di Brindisi: tel. +39 0831 4117208<br />

Aeroporto di Foggia: tel. +39 0881 650542<br />

COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />

Trenitalia: Call center: tel. 89 20 21<br />

www.trenitalia.it<br />

Ferrovie Appulo–Lucane: tel. +39 080 5725229<br />

www.fal-srl.it<br />

Ferrotramviaria:<br />

Ferrovie del Nord-Barese: tel. +39 080 5789542<br />

www.ferrovienordbarese.it<br />

Ferrovie del Sud-Est: numero verde tel. 800 079090<br />

Pane di Altamura<br />

cottura avviene in forni a legna. La forma del<br />

pane è piuttosto grande e tradizionalmente si<br />

presenta accavallata.<br />

Il pane di Altamura era particolarmente apprezzato<br />

per la sua capacità di resistere morbido,<br />

fragrante e gustoso per giorni e giorni, peculiarità<br />

che, unita alle componenti nutrizionali,<br />

ne faceva in passato l’alimento principe delle<br />

tavole degli agricoltori della zona.<br />

IL PRIMITIVO DI GIOIA DEL COLLE<br />

Questo vino, la cui Denominazione di Origine<br />

Controllata (DOC) è stata istituita con un<br />

D.P.R. dell’11 maggio 1987, viene prodotto nel<br />

comune di Gioia del Colle e in una vasta area<br />

limitrofa che comprende altri comuni della parte<br />

centrale della Provincia (Adelfia, Acquaviva<br />

delle Fonti, Putignano, Castellana, Conversano,<br />

Casamassima, Cassano delle Murge, Noci,<br />

Grumo Appula, Rutigliano, Sammichele, Santeramo,<br />

Turi e Sannicandro).<br />

Ottenuto solo da uve provenienti dal vitigno<br />

Primitivo, ha un sapore pieno ed armonico; si<br />

accompagna a pastasciutta al ragù, carni rosse<br />

arrosto e al forno, formaggi stagionati.<br />

www.fseonline.it<br />

Ferrovie del Gargano: numero verde tel. 800 079090<br />

www.ferroviedelgargano.com<br />

COLLEGAMENTI VIA MARE<br />

Autorità Portuale di Bari: numero verde tel. 800 573738<br />

www.porto.bari.it<br />

Autorità Portuale di Brindisi: tel. +39 0831 414423<br />

www.porto.br.it<br />

Autorità Portuale di Taranto: tel. +39 099 4711611<br />

www.port.taranto.it<br />

DOVE DORMIRE<br />

Federalberghi Puglia: tel. +39 080 5210425<br />

e-mail: puglia@federalberghi.it<br />

23


Puglia<br />

Una delle torri del Castello<br />

Provincia di Barletta Andria Trani<br />

Castel del Monte


Introduzione<br />

Capolavoro unico dell’architettura medievale, Castel del Monte (Andria) fu fatto costruire da<br />

Federico II di Hohenstaufen verso il 1240. è innegabile che il suo fondatore abbia voluto<br />

erigere questo Castello attribuendogli una forma e dei contenuti simbolici fortemente<br />

connessi al ruolo imperiale, ma l’edificio è espressione anche della sua poliedrica personalità di<br />

sovrano illuminato, appassionato di matematica, poesia, filosofia, astronomia, capace di anticipare le<br />

concezioni rinascimentali che gli valsero da parte dei contemporanei l’appellativo di Stupor mundi.<br />

Perfetta sintesi fra scienza, matematica e arte, il Castello è stato definito “pietrificazione di una<br />

ideologia del potere, manifesto della regalità tradotto in un materiale che resiste nel tempo.”<br />

CrITErI DI AMMISSIONE<br />

Il Comitato del Patrimonio Mondiale UNESCO nella 20 a Sessione tenutasi a Merida - Messico<br />

nel 1996, sulla base dei criteri (i), (ii) e (iii), ha inserito il monumento federiciano nella World Heritage<br />

List, perché “Castel del Monte possiede un valore universale eccezionale per la perfezione<br />

delle sue forme, l’armonia e la fusione di elementi culturali venuti dal nord Europa, dal mondo<br />

musulmano e dall’antichità classica. è un capolavoro unico dell’architettura medievale, che riflette<br />

l’umanesimo del suo fondatore Federico II di Svevia”.<br />

Finestra nel cortile interno


26<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

A<br />

fondare la città di Andria sarebbe stato<br />

l’eroe greco Diomede, ma l’ipotesi non è<br />

suffragata da alcuna testimonianza storica.<br />

Le ricerche archeologiche confermano invece<br />

che nei pressi di Andria vi era la stazione<br />

Rudae, sulla Via Traiana, intorno alla quale sorsero<br />

nel Medioevo borghi e chiese.<br />

Nel 1046 Pietro il Normanno, Conte di Trani,<br />

cinse di mura i casali che erano sparsi nel territorio<br />

elevando Andria al rango di civitas.<br />

Nel XII secolo la città passò sotto il dominio<br />

Svevo. L’imperatore Federico II la tenne in grande<br />

considerazione per la fedeltà dimostratagli in<br />

occasione delle ribellioni seguite alla sua scomunica<br />

da parte del papa Gregorio IX: nei pressi<br />

della città, infatti, sorge la superba costruzione<br />

di Castel del Monte e, secondo la tradizione, la<br />

cripta della Cattedrale conserva le spoglie mortali<br />

delle mogli, Jolanda di Brienne e Isabella<br />

d’Inghilterra.<br />

Ad Andria nacque il figlio Corrado IV di Svevia,<br />

futuro imperatore.<br />

Sconfitto Manfredi a Benevento nel 1266,<br />

Andria passò agli Angioini divenendo dapprima<br />

Contea e, successivamente, Ducato con Francesco<br />

I del Balzo.<br />

Il duca Francesco II del Balzo, nel 1438, in seguito<br />

al ritrovamento delle ossa di San Riccardo,<br />

protettore della città, istituì la fiera di aprile che<br />

si tiene ancora oggi.<br />

Nel 1507 il Ducato di Andria fu donato da<br />

Ferdinando il Cattolico a Consalvo di Cordova<br />

come ricompensa dell’appoggio nella lotta<br />

contro i Francesi.<br />

Veduta dal cortile interno<br />

del Castello<br />

Nel 1522 Andria, insieme al Castel del Monte,<br />

fu acquistata dal Conte di Ruvo Fabrizio Carafa.<br />

Il 22 febbraio del 1556, Antonio Carafa,<br />

figlio di Fabrizio, ebbe il titolo di Duca di Andria<br />

dal Re di Spagna Filippo II.<br />

Il 23 marzo 1799 le truppe francesi della<br />

Repubblica Partenopea guidate dal generale<br />

Broussier e da Ettore Carafa assediarono<br />

Andria, rimasta fedele ai Borboni, e la posero<br />

a ferro e fuoco. Dopo la tragica conclusione<br />

della rivoluzione napoletana, Re Ferdinando<br />

fece giustiziare a Napoli Ettore Carafa. La breve<br />

stagione murattiana vide l’abolizione della<br />

feudalità e la confisca dei beni ecclesiastici. Ma<br />

Andria restò fedele ai Borboni. In seguito la città<br />

seguì l’evolversi delle vicende risorgimentali,<br />

del Regno d’Italia e della Repubblica.<br />

CASTEL DEL MONTE<br />

Con un mandato del 29 gennaio 1240, da<br />

Gubbio, Federico II di Hohenstaufen ordinò<br />

l’acquisto di materiale da costruzione per il<br />

Castrum apud Sanctam Mariam de Monte, originaria<br />

denominazione del Castello derivante<br />

dalla presenza di una vicina abbazia benedettina<br />

ormai distrutta.<br />

Costruito direttamente sul banco roccioso,<br />

l’edificio domina il paesaggio della Murgia con<br />

la sua forma poligonale, delineata da cortine<br />

compatte in cui si aprono al piano inferiore monofore<br />

a tutto sesto, al primo bifore goticheggianti<br />

e un’unica monofora rivolta verso Andria, città<br />

molto cara a Federico II per la sua costante fedeltà.<br />

Viale d’ingresso al Castello


Castel del Monte<br />

Veduta esterna del Castello<br />

Castel del Monte<br />

Interno del Castello, particolare Interno del Castello, particolare Veduta di Andria da una finestra del Castello<br />

27


28<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

Il numero otto e la forma ottagonale rappresentano<br />

gli elementi caratterizzanti di Castel<br />

del Monte; attorno al cortile ottagonale si dispongono<br />

infatti sia al piano terra che al primo<br />

piano otto sale a pianta trapezoidale, a formare<br />

un ottagono, sui cui spigoli si innestano otto<br />

torri di analoga forma.<br />

Il Castello è inoltre fortemente connotato<br />

dalla coesistenza di matrici culturali profondamente<br />

differenti, ma perfettamente integrate<br />

fra loro, tutte strettamente connesse<br />

alla poliedrica personalità di Federico II. L’eco<br />

dell’arte romanica si coglie nei leoni aggettanti<br />

del portale monumentale, mentre la matrice<br />

gotica è evidente nelle ogive di portali e volte,<br />

nei capitelli a crochet e nell’espressionismo di<br />

telamoni e mensole delle torri scalari; influenze<br />

classiche sono invece evidenti nei fregi e nelle<br />

cornici delle porte-finestre affacciate sul cortile,<br />

nelle foglie di acanto di alcuni capitelli in marmo,<br />

nell’impaginazione del portale. I resti del<br />

mosaico pavimentale nell’VIII sala a piano terra<br />

e l’utilizzo di materiali diversi - pietra calcarea,<br />

marmo venato, breccia corallina - rinviano, invece,<br />

all’area islamica.<br />

Questi materiali di colore diverso dovevano<br />

creare effetti cromatici di grande suggestione:


pietra calcarea nei paramenti murari, breccia<br />

corallina nelle monofore e nei portali, marmo<br />

nei pilastri al primo piano. Lastre di breccia corallina<br />

e di marmo probabilmente rivestivano<br />

in origine anche le pareti delle sale.<br />

Profondamente diverso dagli altri castelli svevi,<br />

particolarmente numerosi in Puglia, Castel<br />

del Monte appassiona ancora oggi gli studiosi<br />

per la sua incerta destinazione d’uso.<br />

Sebbene privo di alcuni degli elementi tipici<br />

dell’architettura militare medievale, quali il fos-<br />

Castel del Monte<br />

sato, il Castello, ben visibile a grande distanza,<br />

svolgeva un ruolo importante all’interno della<br />

rete castellare federiciana, come anello di congiunzione<br />

fra la linea difensiva costiera e quella<br />

dell’entroterra.<br />

Acquistato dallo Stato italiano nel 1876, il<br />

Castello è oggi affidato alla Soprintendenza<br />

per i beni architettonici e per il paesaggio delle<br />

Province di Bari e Foggia, è sede di mostre,<br />

concerti, conferenze e iniziative culturali, ed è<br />

il monumento-museo più visitato della Puglia.<br />

Panoramica del Castello<br />

29


30<br />

Itinerari<br />

CASTELLI E CATTEDRALI<br />

Il periodo della dominazione normanna,<br />

ed in particolar modo il successivo periodo<br />

caratterizzato dalla dominazione sveva e dalla<br />

straordinaria figura di Federico II, vedono<br />

un rafforzamento del ruolo delle città ed al<br />

contempo un significativo sviluppo delle aree<br />

interne. Si struttura in quest’epoca un nuovo<br />

sistema militare e difensivo, che vede i castelli<br />

- posti in genere lungo la linea di costa o sulle<br />

alture che dominano il territorio e le città - quali<br />

capisaldi di questa nuova organizzazione territoriale.<br />

Ne sono esempio, oltre naturalmente a<br />

Castel del Monte, i Castelli di Barletta e Trani, il<br />

Castello di Bisceglie, di Minervino e di Canosa.<br />

Insieme alle grandi fortificazioni, a rappresentare<br />

l’immagine più eclatante di queste città<br />

vi sono alcune tra le più belle Cattedrali di stile<br />

romanico-pugliese, costruite tutte tra l’XI e il<br />

XIII secolo, prevalentemente in pietra locale e<br />

su cripte più antiche.<br />

CATTEDRALE DI SANTA MARIA<br />

ASSUNTA – ANDRIA<br />

La costruzione della Cattedrale sembra risalire<br />

ai Normanni, intorno al secolo XII, che sulla<br />

precedente Chiesetta del Santissimo Salvatore<br />

o di San Pietro (l’attuale Cripta) insediarono il<br />

nuovo luogo di culto. Nel 1350 la città viene<br />

distrutta da un esercito di mercenari, al seguito<br />

di Re Luigi d’Ungheria, e con lei la chiesa che<br />

verrà fatta riedificare e ampliare nel 1438 dal<br />

Trani, veduta dal mare<br />

Duca Francesco II del Balzo (che ha il pregio anche<br />

di aver ritrovato le ossa del Santo Patrono<br />

della città, San Riccardo d’Inghilterra). Fortemente<br />

rimaneggiata nei secoli XVII-XVIII e a metà<br />

dell’Ottocento, con la costruzione del porticato<br />

in stile neo classico, dopo l’ultimo restauro del<br />

1965 la chiesa si presenta in stile tardo gotico.<br />

Qui sono le tombe di due mogli di Federico II:<br />

Jolanda di Brienne e Isabella d’Inghilterra.<br />

CASTELLO SVEVO – BARLETTA<br />

Il Castello, il cui nucleo originario risale al<br />

periodo normanno, venne trasformato in età<br />

sveva tra il 1225 e il 1228. Durante le Crociate<br />

fu l’abituale ricovero per i cavalieri in partenza<br />

e in arrivo dalla Terra Santa e qui Federico II<br />

tenne, nella primavera del 1228, la famosa Dieta<br />

in vista della partenza per la sesta Crociata.<br />

Gli Aragonesi intervennero sull’edificio tra il<br />

1458 ed il 1481, rafforzando la cinta muraria<br />

e successivamente, per ordine di Carlo V, il Castello<br />

assunse la configurazione ad impianto<br />

simmetrico con quattro bastioni angolari a lan-<br />

Castello Svevo di Barletta<br />

Cattedrale di Barletta, veduta


Itinerari<br />

cia ed aperture di fuoco disposte radialmente<br />

e lungo le cortine. Durante la prima occupazione<br />

spagnola del 1502-1503 il Castello ospitò<br />

il Gran Capitano Consalvo da Cordova e parte<br />

dell’esercito spagnolo, e fu durante quel periodo<br />

che visse il momento di maggior gloria,<br />

in occasione della Disfida di Barletta.<br />

Canosa<br />

di Puglia<br />

Campania Basilicata<br />

COLOSSO DETTO ERACLIO – BARLETTA<br />

Eraclio di Barletta<br />

Una statua di bronzo, alta oltre 5 metri, raffigurante<br />

un imperatore in abito militare ed<br />

attribuibile alla prima metà del V secolo d.C.,<br />

si erge dinnanzi alla Chiesa del Santo Sepolcro<br />

a Barletta. Sono ancora incerte sia l’esatta<br />

identificazione del personaggio raffigurato, sia<br />

l’originaria collocazione di questo monumento,<br />

divenuto simbolo della città.<br />

CONCATTEDRALE DI SANTA MARIA<br />

MAGGIORE – BARLETTA<br />

L’edificio, situato nei pressi del castello, a<br />

cui volge l’abside gotica, fu costruito su due<br />

Barletta<br />

Trani<br />

Andria Bisceglie<br />

Castel<br />

del Monte<br />

precedenti edifici di culto: il primo ascrivibile<br />

al VI secolo d.C. ed un secondo di epoca altomedievale,<br />

risalente al X secolo. La facciata del<br />

monumento è realizzata in stile romanico (XII<br />

secolo), mentre la parte posteriore dell’edificio<br />

presenta evidenti forme gotiche (XIV secolo).<br />

La Chiesa è suddivisa in tre navate scandite da<br />

colonne, presso le prime tre campate, e solidi<br />

pilastri nelle rimanenti. Il campanile risale invece<br />

al XII secolo.<br />

CASTELLO SVEVO – TRANI<br />

Il Castello di Trani è uno dei più begli esempi<br />

di fortificazioni fatte erigere in Puglia da<br />

Federico II di Svevia. La costruzione, fondata<br />

sulla linea di costa del mare Adriatico, fu iniziata<br />

nell’anno 1233 e completata, presumibilmente,<br />

nel 1249. Nel 1259 vi si tennero le<br />

nozze tra Manfredi, figlio di Federico II, ed<br />

Elena Comneno, figlia di Michele II Re dell’Epiro.<br />

Nei primi anni del 1500 il Castello subì<br />

notevoli cambiamenti con demolizioni e costruzioni<br />

di nuove parti, tra le quali spicca il<br />

bastione lanceolato situato sul versante ovest.<br />

Dal 1586 al 1677 fu sede della Sacra Regia<br />

Udienza, organo giudiziario, amministrativo<br />

e politico della Terra di Bari. Dal 1860 al 1975<br />

è stato sede del carcere giudiziario ed è stato<br />

restituito al pubblico nel 1998.<br />

Basilica del Santo Sepolcro, Barletta Cattedrale di Andria<br />

Porto di Trani<br />

31<br />

Calabria


32<br />

Itinerari<br />

CATTEDRALE DI SAN NICOLA<br />

IL PELLEGRINO – TRANI<br />

Suggestiva per la sua vicinanza al mare ed al<br />

porto della città, la Chiesa fu edificata in onore<br />

di San <strong>Nicola</strong> Pellegrino nel 1099, anno della canonizzazione<br />

del Santo, e venne portata a termine<br />

nel 1143 senza l’ardito campanile. La facciata<br />

principale, in cui è incastonato un grande rosone,<br />

è ornata da un bellissimo portale incorniciato da<br />

stipiti ed archivolti finemente traforati con intrecci<br />

vegetali in cui si alternano scene sacre e profane.<br />

Il portale è chiuso da una stupenda porta bronzea<br />

a due battenti, opera di Barisano da Trani e datata<br />

1175, divisa in trentadue formelle ognuna delle<br />

quali rappresenta un personaggio biblico. Oggi<br />

il portale originale, dopo un lungo restauro, è<br />

custodito all’interno della Chiesa Superiore.<br />

CATTEDRALE DI SAN PIETRO<br />

APOSTOLO – BISCEGLIE<br />

La facciata presenta un portale decorato<br />

con fasci di tralci e foglie ed un piccolo portico<br />

sorretto da colonnine con capitelli di foglie di<br />

acanto, sorrette da grifi. Sul lato destro, fra due<br />

antiche colonne, si trova un grande portale su<br />

cui poggiano le statue di San Pietro e Paolo.<br />

AREE ARCHEOLOGICHE – MUSEI E<br />

PINACOTECHE<br />

Il territorio e le città conservano tracce archeologiche<br />

assai significative: segno di una<br />

Cattedrale di Bisceglie, particolare Dolmen di Bisceglie<br />

lunga continuità insediativa che va dall’età<br />

neolitica all’età daunio-ellenistica, dall’epoca<br />

romana a tutto il Medioevo. Percorrendo il<br />

variopinto paesaggio dal mare all’entroterra,<br />

si possono visitare il Dolmen della Chianca di<br />

Bisceglie, il megalitico Ipogeo dei Bronzi di<br />

Trinitapoli e gli ipogei di Terra di Corte, distribuiti<br />

su un’area di 5000 metri quadrati a San<br />

Ferdinando di Puglia, le aree archeologiche<br />

straordinariamente conservate di Canosa di<br />

Puglia fino al parco archeologico di Canne<br />

della Battaglia a due passi da Barletta.<br />

Oltre ai siti archeologici e ai musei cittadini,<br />

di particolare interesse è la nuova pinacoteca<br />

all’interno dello splendido Palazzo della Marra<br />

a Barletta, che conserva le opere pittoriche<br />

di Giuseppe De Nittis (1846-1884), ed ospita<br />

importanti mostre di rilievo internazionale.<br />

LA BASILICA PALEOCRISTIANA DI<br />

SAN LEUCIO – CANOSA<br />

Basilica di San Leucio<br />

Cattedrale di Trani, veduta dal mare


Itinerari<br />

è tra i maggiori esempi dell’architettura<br />

paleocristiana della Puglia ed il monumento<br />

più noto della città. L’edificio di culto cristiano,<br />

scoperto nel 1925, fu realizzato su un più antico<br />

tempio ellenistico, riutilizzandone le strutture.<br />

Il podio del tempio servì infatti come fondazione<br />

dell’edificio cristiano, i blocchi di muratura<br />

della cella fornirono materiale edilizio per le<br />

pareti dell’alzato, capitelli e rocchi di colonne<br />

furono sezionati per essere inseriti nella nuova<br />

costruzione. Per la singolarità della sua pianta<br />

centrale, dalle notevoli dimensioni, è considerato<br />

un modello dell’architettura bizantina. L’interno<br />

era pavimentato con mosaici policromi di<br />

buona fattura; il pavone, alle spalle dell’altare,<br />

è sicuramente il soggetto di maggior pregio.<br />

MAUSOLEO DEL PRINCIPE BOEMONDO<br />

D’ALTAVILLA – CANOSA<br />

Addossato alla cattedrale cui appartiene, il<br />

Mausoleo è costituito da una cappella, rivestita<br />

all’esterno di marmo bianco greco. A pianta<br />

centrale, presenta nel prospetto quattro arcate<br />

cieche a tutto sesto, sostenute da pilastrini sormontati<br />

da capitelli di imitazione corinzia a due<br />

ordini di foglie. L’ingresso ha una porta in bronzo<br />

a due battenti, con ornati di carattere arabo, fusa<br />

dallo scultore Ruggiero da Melfi: a sinistra sono<br />

visibili tre dischi lavorati con iscrizioni il cui contenuto<br />

riguarda la vita di Boemondo; a destra,<br />

ricavate per incisione due figure nel riquadro<br />

alto, inginocchiate quasi in atto di pregare; in<br />

basso nel campo sottostante la silouhette di<br />

tre figure maschili raffiguranti Boemondo II e<br />

Guglielmo che quasi prestano giuramento e si<br />

tengono per mano sotto lo sguardo vigile di<br />

Ruggero II D’Altavilla, il quale tiene stretto il<br />

suo mantello, simbolo di potere. All’interno la<br />

cappella è nuda ed intonacata al centro, e ha sul<br />

pavimento una lastra anch’essa in marmo con<br />

l’iscrizione a caratteri bizantini: “BOAEMONDUS”.<br />

CANNE DELLA BATTAGLIA – BARLETTA<br />

Veduta dall’alto<br />

Entrata nella storia per la notorietà della battaglia<br />

tra Roma e Cartagine del 216 a.C., Canne è<br />

stata da sempre, data la sua posizione geografica<br />

strategica, l’ultima propaggine delle Murge tra<br />

il fiume Ofanto e la pianura del Tavoliere, oltre<br />

che teatro di innumerevoli battaglie sino all’età<br />

medievale, un villaggio particolarmente attivo<br />

al centro di una fittissima trama viaria che consentiva<br />

gli scambi terrestri e fluviali con tutti<br />

i più grandi centri limitrofi. La vita sulle colline<br />

di Canne iniziò in epoca preistorica, come<br />

testimoniano i ritrovamenti archeologici, e<br />

probabilmente la sua progressiva decadenza<br />

cominciò proprio con la prima distruzione ad<br />

opera di Annibale.<br />

Saline di Margherita di Savoia Askos policromo e plastico canosino<br />

Palazzo della Marra, Barletta<br />

33


34<br />

Eventi<br />

DISFIDA DI BARLETTA<br />

Nelle piazze, nel fossato del Castello, per<br />

le strade, Barletta rivive l’atmosfera del 1503,<br />

quando i cavalieri italiani guidati da Ettore<br />

Fieramosca ebbero la meglio sui francesi di<br />

La Motte. Il celebre evento storico, che vide<br />

premiata l’audacia degli italiani al tempo delle<br />

angherie tra spagnoli e francesi per i domini<br />

del sud Italia, è ancora oggi motivo d’orgoglio<br />

per i barlettani, impegnati ogni anno nella rievocazione<br />

in costume. Per l’evento Barletta<br />

viena addobbata con stendardi spagnoli, scudi<br />

e fiaccole che illuminano i vicoli del centro storico.<br />

Alla rievocazione hanno preso parte anche<br />

attori famosi che hanno recitato nei panni dei<br />

leggendari guerrieri: ricordiamo Danny Quinn,<br />

Clarissa Burt, Arnoldo Foà e altri.<br />

FESTA DELLA MADONNA<br />

DELLO STERPETO – BARLETTA<br />

La seconda domenica di luglio la gente<br />

si riversa lungo le vie cittadine dove uomini<br />

devoti vestiti di una tunica bianca portano a<br />

spalla l’artistica cornice d’argento, carica di<br />

ex voto in oro, nella quale è inserita la sacra<br />

effigie della Madonna. Il lungo corteo processionale,<br />

formato da devoti con ceri accessi,<br />

confraternite, ordini religiosi, e le più importanti<br />

autorità civili di Barletta, si snoda, per<br />

circa due ore dopo il tramonto, tra due fitte<br />

ali di popolo che attende il passaggio della<br />

Madonna.<br />

Festa della Madonna dello Sterpeto, Barletta<br />

FESTA DELLA MADONNA DEL BOSCO –<br />

SPINAzzOLA<br />

A Spinazzola, dal 12 al 14 agosto, si celebra<br />

la grande festa patronale della Madonna del<br />

Bosco con luminarie, fuochi pirotecnici, musica<br />

in piazza con concerti bandistici. La festa, ricca<br />

di celebrazioni religiose, si colora di fascino e<br />

mistero perché rievoca la leggenda del ritrovamento<br />

dell’effige della Madonna, divenuta poi<br />

protettrice del paese. In processione, infatti, dalla<br />

Cattedrale al Santuario, si porta l’Immagine sacra<br />

della Vergine, trovata da un boscaiolo nel tronco<br />

di un albero. Il martedì dopo Pasqua si riporta in<br />

paese dove rimane per tutto il periodo estivo.<br />

PROCESSIONE DELLA SPINA SANTA –<br />

ANDRIA<br />

La spina santa viene portata in processione<br />

durante la Settimana Santa all’interno di un<br />

prezioso reliquiario. è, secondo la tradizione,<br />

una delle spine della corona di Gesù Cristo.<br />

Lunga otto centimetri, fu donata nel 1308 da<br />

Beatrice d’Angiò alla Cattedrale di Andria. Oltre<br />

all’importanza mistico-religiosa, la spina sarebbe<br />

protagonista di un fenomeno miracoloso<br />

nel giorno in cui il Venerdì Santo coincide con<br />

il giorno dell’Annunciazione della Vergine, il<br />

25 Marzo. In questa occasione, le macchie di<br />

sangue raggrumato nella spina diventano di<br />

un rosso vivo come se si trattasse di sangue<br />

fresco. Dal 1633 l’evento si è verificato quattordici<br />

volte, l’ultimo nel 2005.


Enogastronomia<br />

OLIO DI VARIETà CORATINA<br />

L’oliva della cultivar “Coratina”,<br />

prodotta da alberi coltivati nel territorio<br />

della provincia di Barletta Andria<br />

Trani ed in particolare nell’area di<br />

Castel del Monte è tra le varietà più<br />

apprezzate per qualità e proprietà<br />

organolettiche e nutrizionali.<br />

Il suo carattere deciso e stuzzicante<br />

si esprime al meglio nelle preparazioni<br />

sotto sale, oppure snocciolata<br />

e conservata sott’olio. La sua gustosità si<br />

esalta nella trasformazione in olio extra vergine<br />

di oliva, dal sapore deciso, lievemente amaro e<br />

piccante, e dall’aroma fruttato e intenso.<br />

CASTEL DEL MONTE DOC<br />

La denominazione Castel del Monte indica<br />

una serie di vini che vanno dal rosso, al rosato,<br />

al bianco. Il nome deriva dal territorio circostante<br />

il federiciano Castel del Monte, territorio in<br />

cui il clima è particolarmente favorevole alla<br />

coltivazione di tali vitigni.<br />

Informazioni utili<br />

COLLEGAMENTI AEREI<br />

Aeroporti di Puglia Spa: www.aeroportidipuglia.it<br />

Aeroporto di Bari Palese: tel. +39 080 5800200<br />

Aeroporto di Brindisi: tel. +39 0831 4117208<br />

Aeroporto di Foggia: tel. +39 0881 650542<br />

COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />

Trenitalia: Call center: 89 20 21<br />

www.trenitalia.it<br />

Ferrovie Appulo-Lucane: tel. +39 080 5725229<br />

www.fal-srl.it<br />

Ferrotramviaria<br />

Ferrovie del Nord-Barese: tel. +39 080 5789542<br />

www.ferrovienordbarese.it<br />

Ferrovie del Sud-Est: numero verde tel. 800 079090<br />

CARCIOFO DI SAN FERDINANDO<br />

Pieno, corposo e molto compatto viene raccolto<br />

in un lungo arco di tempo che va da Settembre<br />

ad Aprile. Unico e senza rivali nelle conserve.<br />

MOSCATO DI TRANI DOC<br />

Vino da dessert prodotto nelle due tipologie<br />

Dolce e Liquoroso, il Moscato di Trani si ottiene<br />

per la massima parte da vitigni Moscato bianco.<br />

Si abbina splendidamente alla tipica pasticceria<br />

secca, a torte alla crema, all’uovo e al<br />

cioccolato e ai cannoli alla crema.<br />

SAGRA DEL FUNGO CARDONCELLO –<br />

MINERVINO<br />

Ogni autunno, la Pro Loco di Minervino Murge<br />

organizza la Sagra del fungo cardoncello, durante<br />

la quale vengono proposte le principali e<br />

rinomate peculiarità gastronomiche murgiane<br />

tra le quali spiccano, oltre al prelibato fungo, anche<br />

le saporite cime di rapa che accompagnano<br />

le famosissime orecchiette.<br />

www.fseonline.it<br />

Ferrovie del Gargano: numero verde tel. 800 079090<br />

www.ferroviedelgargano.com<br />

COLLEGAMENTI VIA MARE<br />

Autorità Portuale di Bari: numero verde tel. 800 573738<br />

www.porto.bari.it<br />

Autorità Portuale di Brindisi: tel. +39 0831 414423<br />

www.porto.br.it<br />

Autorità Portuale di Taranto: tel. +39 099 4711611<br />

www.port.taranto.it<br />

DOVE DORMIRE<br />

Federalberghi Puglia: tel. +39 080 5210425<br />

e-mail: puglia@federalberghi.it<br />

35


Campania<br />

Complesso monumentale di Santa Sofia, particolare dell’interno<br />

Provincia di Benevento<br />

Il Complesso monumentale di Santa Sofia


Introduzione<br />

La dell’UNESCO. Il complesso monumentale di Santa Sofia con lo storico scriptorium<br />

Chiesa, simbolo dell’architettura longobarda altomedievale, ardita e fantasiosa, tra<br />

i siti de “I Longobardi in Italia. Centri di potere (568-774 d.C.)” è oggi nel patrimonio<br />

(dove è nata la scrittura beneventana adoperata dai monaci amanuensi), è stato per secoli una<br />

delle mete più visitate dai pellegrini cristiani. La Chiesa, situata a Benevento, eretta per volere<br />

del Duca longobardo Arechi II intorno al 760, presenta una piccola pianta a forma esagonale nel<br />

corpo centrale con colonne provenienti dal Tempio di Iside, circondata da un anello decagonale<br />

retto da colonne in pietra calcarea. La zona delle tre absidi è circolare, con mura che disegnano<br />

parte di una stella nella porzione centrale. Gli affreschi originari, che una volta ricoprivano<br />

l’interno della Chiesa, sono visibili solo nelle due absidi laterali. I colori ancora vivi e le forme<br />

armoniche delle linee dell’Annunciazione e della Visitazione alla Vergine, testimoniano la presenza<br />

di maestranze bizantine tra l’VIII e IX secolo, confermando Benevento capitale culturale<br />

di quegli anni. Distrutta in parte dal terremoto del 1688, con il restauro del 1951, spogliata della<br />

veste barocca voluta dall’arcivescovo Orsini, ha ritrovato il suo aspetto medievale.<br />

CrITErI DI AMMISSIONE<br />

Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso a giugno 2011 di inserire tale monumento nella<br />

Lista dei beni Patrimonio dell’Umanità in base ai seguenti criteri:<br />

criterio (ii): i monumenti Longobardi sono una testimonianza esemplare della sintesi culturale<br />

ed artistica che ebbe luogo in Italia dal VI all’VIII secolo tra la tradizione Romana, la spiritualità<br />

Cristiana, le influenze bizantine e i valori mutuati dal mondo germanico, preannunciando e favorendo<br />

lo sviluppo della cultura e dell’arte carolingia;<br />

criterio (iii): i luoghi Longobardi del potere esprimono forme artistiche e monumentali<br />

nuove e straordinarie, che testimoniano la specificità della cultura<br />

Longobarda nell’ambito dell’Europa Altomedievale. Nel loro insieme essi costituiscono<br />

una serie culturale unica e chiaramente identificabile, i cui molti<br />

linguaggi e finalità esprimono il potere delle diverse élites Longobarde;<br />

criterio (vi): i luoghi dei Longobardi e la loro eredità nelle strutture<br />

culturali e spirituali della cristianità medievale europea sono molto rilevanti.<br />

Essi hanno potenziato significativamente il movimento monastico e<br />

hanno contribuito alla creazione di una meta antesignana dei grandi<br />

pellegrinaggi, Monte Sant’Angelo, con la diffusione del culto di<br />

San Michele.<br />

I Longobardi svolsero inoltre un ruolo determinante nella<br />

trasmissione al nascente mondo europeo delle opere classiche<br />

di letteratura, tecnica, architettura, scienza, storia e diritto.<br />

Chiesa di Santa Sofia, Visitazione alla Vergine (particolare),<br />

affresco di fine VIII - inizio IX secolo<br />

37


38<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

La vento Arechi II nell’VIII secolo, è<br />

Chiesa di Santa Sofia, voluta dal<br />

Principe longobardo di Bene-<br />

stata eletta il 25 giugno 2011 dall’UNESCO<br />

patrimonio dell’umanità (affiancandosi così<br />

all’Acquedotto Carolino del Vanvitelli già da<br />

tempo nella World Heritage List).<br />

La Chiesa di Santa Sofia si trova a Benevento<br />

ed è parte integrante del sito seriale<br />

“I Longobardi in Italia. I luoghi del potere<br />

(568-774 d.C.)”, insieme ad ulteriori insigni testimonianze<br />

in altre zone del Paese risalenti<br />

all’epoca longobarda. Per l’Italia il sito seriale<br />

“I Longobardi in Italia” è il 46° iscritto nella celebre<br />

Lista.<br />

Con i Longobardi il Ducato di Benevento<br />

- comunemente chiamato “Longobardia<br />

Minor”, per distinguerla dalla “Longobardia<br />

Maior” con capitale Pavia – visse una progressiva<br />

ripresa socio-economica, conquistando<br />

la sua conformazione più salda e sicura come<br />

Principato dal 774 al 1077. Il principe Arechi<br />

II, che assunse il significativo titolo di Samnitium<br />

Dux, fece completare nel 762 la Chiesa di<br />

Santa Sofia, una delle più ardite e fantasiose<br />

costruzioni dell’Alto Medioevo, oggi riportata<br />

alla sua forma originaria. Attiguo alla Chiesa<br />

è il Chiostro, non quello originario, ma quello<br />

ricostruito nella metà del 1100 con caratteri<br />

spiccatamente romanici ed influenze arabe.<br />

Si sviluppa su una pianta quasi quadrata con<br />

sedici pilastri tra i quali si aprono quindici quadrifore<br />

ed una trifora, sormontate da archi a<br />

sesto ribassato poggianti su mensole.<br />

La Chiesa fu intitolata (in lingua greca) ad<br />

Agian Sophian e cioè non ad una santa, una<br />

donna che, per particolari virtù, fu canonizzata,<br />

ma alla Sacra (o Divina) Sapienza. Era un<br />

omaggio, dunque, alla più alta forma di conoscenza,<br />

a quella che, superando tutti i limi-<br />

Chiesa di Santa Sofia, Benevento<br />

Chiesa di Santa Sofia, Benevento Chiostro della Chiesa di Santa Sofia, Benevento


Il Complesso monumentale di Santa Sofia<br />

ti dell’esperienza sensibile, coglie la perfezione<br />

e l’universalità dell’essere, cioè Dio stesso.<br />

A quanto pare, l’idea venne a Paolo Diacono,<br />

eminenza grigia di Arechi, per un evidente<br />

intento politico: un omaggio alla Chiesa Giustinianea<br />

di Costantinopoli, con la quale, evidentemente,<br />

il principe voleva intrattenere i<br />

migliori rapporti.<br />

La Chiesa presenta ancora tracce di antichi<br />

affreschi e ha una pianta molto originale.<br />

Annesso alla Chiesa e al Chiostro è il Museo<br />

del Sannio, fondato nel 1873 dalla Provincia,<br />

che contiene buona parte dei tesori ritrovati<br />

nel Sannio.<br />

Il cenobio della Chiesa di Santa Sofia, con il<br />

suo suggestivo Chiostro, oggi sede del Museo<br />

del Sannio, fu un centro di produzione culturale:<br />

qui ad esempio fu scritto il Chronicon<br />

Sanctae Sophiae (cod. Vat. Lat. 4939), un preziosissimo<br />

diario medievale. Altri monumenti<br />

longobardi sono sparsi nel resto del Sannio.<br />

Chronicon Sanctae Sophiae, Museo del Sannio<br />

Chiesa di Santa Sofia, interno<br />

Chiostro della Chiesa di Santa Sofia, Benevento Chiesa di Santa Sofia, Benevento, particolare<br />

39


Campania<br />

Acquedotto di Vanvitelli<br />

Provincia di Benevento<br />

L’Acquedotto Carolino (Acquedotto di Vanvitelli)


Introduzione<br />

Nelle aree di confine tra le Province di Benevento e di Caserta si sviluppa uno dei grandi<br />

capolavori, per bellezza ed arditezza, del genio architettonico di Luigi Vanvitelli (1700-<br />

1773): l’Acquedotto, lungo 38 chilometri, commissionato dal Re Carlo III di Borbone, da<br />

cui il nome “Carolino”, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1997 e i cui lavori<br />

iniziarono nel marzo del 1753 per alimentare gli spettacolari giochi d’acqua nei giardini della<br />

Reggia di Caserta e il non lontano complesso produttivo di San Leucio.<br />

La condotta, inaugurata il 7 maggio 1762, nasce nel Sannio alle falde del massiccio montuoso<br />

del Taburno – Camposauro ed attinge l’acqua alle sorgenti del Fizzo, nel territorio del Comune<br />

di Bucciano; attraversa i Comuni di Moiano e Sant’Agata de’ Goti e qui lascia la Provincia di Benevento<br />

per entrare in Terra di Lavoro, in tenimento di Valle di Maddaloni. Nel territorio di questo<br />

Comune si ammirano “I Ponti”: con 529 metri di lunghezza e 55.80 di altezza, e con tre ordini di<br />

arcate, essi costituiscono il segmento più spettacolare, suggestivo e universalmente conosciuto<br />

di questo capolavoro di ingegneria idraulica. I calcoli del Vanvitelli e dei suoi collaboratori e<br />

l’abilità delle maestranze avevano consentito di superare le difficoltà tecniche, in particolare<br />

quella di riuscire a dare alla condotta, che doveva trasportare 700 litri di acqua al secondo, una<br />

pendenza media di solo mezzo millimetro per metro percorso: questo in quanto le sorgenti del<br />

Fizzo si trovano ad una quota di metri 254 s.l.m. e la cascata del Palazzo Reale a 203.50.<br />

CrITErI DI AMMISSIONE<br />

Questa grandiosa opera di ingegneria idraulica fu inserita dall’UNESCO nel 1997 tra i beni da<br />

tutelare nella Lista del Patrimonio Mondiale sulla base dei criteri (i), (ii), (iii) e (iv). Rappresenta,<br />

infatti, un capolavoro dell’ingegno umano oltre che una delle più importanti opere pubbliche<br />

realizzate dai Borbone. In origine la sua realizzazione nasce dall’esigenza di rifornire d’acqua la<br />

città che sarebbe stata edificata intorno alla Reggia e potenziare le risorse idriche della città di<br />

Napoli, fino ad allora servita dal seicentesco canale del Carmignano. Il condotto rappresentava<br />

una moderna infrastruttura lungo la quale sorgevano giardini e tenute reali destinate sia a scopi<br />

di svago che a fini produttivi.<br />

Acquedotto di Vanvitelli<br />

41


42<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

Carolino (noto anche<br />

come Acquedotto di Vanvitelli) è l’ac-<br />

L’Acquedotto<br />

quedotto nato per alimentare il complesso<br />

di San Leucio (Caserta), e che fornisce<br />

anche l’apporto idrico alla Reggia di Caserta<br />

(o meglio alle reali delizie costituite dal Parco,<br />

dal Giardino Inglese e dal Bosco di San<br />

Silvestro), prelevando l’acqua alle falde del<br />

monte Taburno, dalle sorgenti del Fizzo, nel<br />

territorio di Bucciano (BN), e trasportandola<br />

lungo un tracciato che si snoda, per lo più interrato,<br />

per una lunghezza di 38 chilometri. Il<br />

condotto, largo 1,2 metri ed alto 1,3 metri, è<br />

segnalato da 67 torrini, costruzioni a pianta<br />

quadrata e copertura piramidale destinate a<br />

sfiatatoi e ad accessi per l’ispezione.<br />

I lavori dell’acquedotto, progettato da<br />

Luigi Vanvitelli su commissione di Re Carlo<br />

di Borbone (da cui l’appellativo di Carolino),<br />

presero il via nel marzo del 1753. Il 2 agosto<br />

1754 Re Carlo conferì ad Airola il titolo di città<br />

come ricompensa formale per lo sfruttamento<br />

delle sorgenti di Bucciano, che all’epoca<br />

era un casale della stessa Airola. L’opera compiuta<br />

fu inaugurata il 7 maggio 1762.<br />

Di particolare pregio architettonico e<br />

dal 1997 patrimonio mondiale dell’UNESCO<br />

Monte Taburno, Benevento<br />

(assieme all’intero acquedotto, alla Reggia<br />

di Caserta e al complesso di San Leucio) è il<br />

ponte, a tutt’oggi perfettamente conservato,<br />

che attraversando la Valle di Maddaloni<br />

congiunge il monte Logano (ad est) con il<br />

monte Garzano (ad ovest). Tale costruzione,<br />

comunemente nota come “I Ponti della Valle”,<br />

si innalza con una possente struttura in tufo a<br />

tre ordini di arcate per una lunghezza di 529<br />

metri e con un’altezza massima di 55,80 metri,<br />

sul modello degli acquedotti romani.<br />

Dalla grotta artificiale posta a conclusione<br />

del grande parco progettato dal Vanvitelli e<br />

completato dal figlio Carlo, una diramazione<br />

conduce all’edificio Belvedere, la celebre<br />

filanda, voluta da Ferdinando IV per la produzione<br />

e tessitura della seta, realizzata recuperando<br />

l’antico casino cinquecentesco degli<br />

Acquaviva, che ancora conserva i giardini di<br />

impronta rinascimentale arricchiti da gruppi<br />

scultorei e fontane, nonché i giardini del XIX<br />

secolo dove una grande cisterna accoglie le<br />

acque del Carolino per far funzionare il “rotone<br />

ad acqua” della filanda. E infine, dopo aver<br />

attraversato il Bosco Vecchio, un ramo del Carolino<br />

raggiunge Carditello, fattoria modello<br />

voluta sempre da Ferdinando IV.


L’Acquedotto Carolino<br />

Acquedotto Carolino,<br />

parte visibile in Provincia di Caserta<br />

43


44<br />

Itinerari<br />

LA TERRA DEI SANNITI, DEI LONGOBARDI<br />

E DELLE STREGHE<br />

Tanto vicina alle mete turistiche più rinomate<br />

della Campania quali Napoli e la Costiera Sorrentina<br />

ed Amalfitana, quanto diversa, originale,<br />

per storia, cultura, tradizioni e contesto umano<br />

ed ambientale, la Provincia di Benevento è conosciuta<br />

come la terra dei Sanniti, dei Longobardi,<br />

delle Streghe. Una terra di suggestioni storiche<br />

e “magiche” che vivono ancora nel presente, nei<br />

luoghi, nei monumenti, nella gente consapevole<br />

ed orgogliosa della propria peculiare cultura.<br />

Il Sannio Beneventano è una “terra promessa”<br />

per chi vuol vivere un’esperienza ricca<br />

di stimoli culturali ed, insieme, godere di un<br />

ambiente sereno, ospitale ed incontaminato.<br />

Provincia tranquilla, silenziosa, ma anche<br />

vivace ed allegra nelle feste, nelle sagre, nelle<br />

attività di animazione che si svolgono in tutto<br />

l’arco dell’anno.<br />

Teatro romano, Benevento<br />

Arco di Traiano, Benevento<br />

Benevento, il capoluogo, conserva un<br />

patrimonio monumentale di grande rilievo,<br />

che testimonia le epoche storiche che si sono<br />

succedute: dalla città sannita (l’antica Maleventum)<br />

e romana, alla Benevento longobarda<br />

e, poi, per otto secoli, isola pontificia in<br />

Campania. Da visitare: l’Arco di Traiano, il più<br />

imponente arco di trionfo di epoca romana; il<br />

Teatro Romano; il Ponte Leproso; il Complesso<br />

di Santa Sofia, patrimonio mondialie dell’umanità,<br />

con la Chiesa di Santa Sofia (secolo<br />

VIII) e con l’annessa Abbazia, sede del Museo<br />

del Sannio che, oltre ai reperti sanniti, romani<br />

e longobardi, custodisce quelli del beneventano<br />

Tempio di Iside; la Chiesa di Sant’Ilario a<br />

Port’Aurea (secolo VII), oggi Museo dell’Arco di<br />

Monte Taburno Castello di Casalduni<br />

Uno dei luoghi di Padre Pio<br />

da Pietrelcina


Itinerari<br />

Traiano; il Duomo, il cui primitivo impianto è<br />

dell’VIII secolo; le Mura Longobarde; la Rocca<br />

dei Rettori (secolo XIV). Di grande interesse,<br />

quale opera contemporanea, l’Hortus Conclusus<br />

del Maestro sannita Mimmo Paladino.<br />

ITINERARI NELLA PROVINCIA<br />

Notevole e diffusa in tutta la Provincia la<br />

Rete di nuovi Poli Museali, che arricchisce la<br />

tradizionale offerta culturale del Museo del<br />

Sannio e propone un itinerario coinvolgente<br />

in cui si può spaziare dall’ambito storicoarcheologico<br />

a quello produttivo (agricolo,<br />

enogastronomico ed artigianale): il Paleo-Lab,<br />

museo geo-paleontologico multimediale realizzato<br />

nell’ambito del Parco geo-paleontologico<br />

di Pietraroja (noto per il ritrovamento del<br />

fossile di cucciolo di dinosauro denominato<br />

“Ciro”); il Musa, a Benevento, museolaboratorio<br />

didattico della civiltà contadina e delle<br />

Fossile del cucciolo di dinosauro “Ciro”, Pietraroja<br />

Pietraroja San Marco<br />

Cusano<br />

dei Cavoti<br />

Mutri<br />

Cerreto<br />

Sannita<br />

Guardia<br />

Sanframondi<br />

Solopaca<br />

Pietrelcina<br />

L’Acquedotto<br />

Carolino<br />

S. Agata<br />

dei Goti<br />

Benevento<br />

Montesarchio<br />

Il Complesso<br />

monumentale<br />

di Santa Soa<br />

Campania B<br />

macchine agricole; il Museo del Tempo, a San<br />

Marco dei Cavoti, che ospita orologi da torre<br />

a partire dal 1400; il Meg, a Solopaca, museo<br />

e polo di ricerca sul tema alimentazione/salute;<br />

Arcos, museo d’arte contemporanea, a<br />

Benevento; il Geobiolab – Laboratorio Europeo<br />

della Naturalità – a Benevento; il Museo<br />

Archeo logico del Sannio Caudino, a Montesarchio;<br />

il Museo della Ceramica, a Cerreto<br />

Sannita, a testimonianza di un’antica e pregevole<br />

tradizione artigianale.<br />

In Provincia si possono visitare paesi con<br />

affascinanti centri storici, come Sant’Agata de’<br />

Goti, Cusano Mutri, Guardia Sanframondi e<br />

Cerreto Sannita; borghi sovrastati da rocche e<br />

castelli; paesaggi rurali di rara bellezza, come<br />

in Valle Telesina, nel Fortore, nell’Alto Tammaro<br />

e tra i declivi delle Colline Beneventane; luoghi<br />

di alta pregnanza spirituale e religiosa, come<br />

la Pietrelcina di Padre Pio, con il museo e la<br />

casa natale del Santo; i Parchi Naturali con<br />

un immenso patrimonio floro-faunistico sui<br />

monti del Taburno- Camposauro e del Matese.<br />

Una fitta rete di sentieri e tratturi consente<br />

la pratica dell’escursionismo naturalistico e<br />

sportivo.<br />

L’ Acquedotto Carolino attraversa il Parco<br />

Naturale Regionale Taburno-Camposauro,<br />

esteso per 14.440 ettari, ricco di biodiversi-<br />

Colle Sannita, laghetto di Decorata Cerreto Sannita, ponte di Annibale<br />

Cusano Mutri<br />

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46<br />

Itinerari<br />

tà, di sentieri, di scorci affascinanti, di insigni<br />

emergenze archeologiche, monumentali, artistiche<br />

e storiche. A poca distanza dal passo<br />

delle Forche Caudine, dove i Romani furono<br />

umiliati dai Sanniti nel 321 a.C., questo territorio<br />

è il cuore dell’insediamento della tribù dei<br />

Caudini di quel fiero popolo, ma è anche ricco<br />

di testimonianze della Magna Grecia con Caudium<br />

(l’attuale Montesarchio) e, dominando<br />

il tracciato della più famosa strada consolare<br />

romana, la Via Appia, l’intera area è stata interessata<br />

da importanti eventi che si svolsero<br />

lungo questo tragitto. Ad esempio, è famoso<br />

l’incontro che si svolse in epoca pre-imperiale<br />

romana nella Villa di Cocceio, a Bonea, tra i<br />

poeti Virgilio ed Orazio e Mecenate, che discussero<br />

di politica. Infine numerosi sono i Castelli<br />

e le fortificazioni (molti però ridotti a ruderi)<br />

che presidiano il territorio.<br />

A Bucciano, dove nasce l’Acquedotto Carolino,<br />

sono da ammirare assolutamente il Santuario<br />

del Taburno e le Grotte rupestri di San<br />

Simeone e di San Mauro. A Montesarchio si<br />

trovava l’antica Caudium, che successivamen-<br />

Montesarchio, la torre<br />

Sant’Agata de’ Goti, panorama<br />

te divenne insediamento longobardo e poi<br />

normanno; oggi, tra le tante ricchezze, vanta<br />

la Torre e il Castello, oggi sede del Museo Archeologico<br />

Nazionale del Sannio Caudino. A<br />

Pannarano, sul monte Partenio, si segnala tra<br />

l’altro la splendida Oasi del WWF.<br />

Sant’Agata de’ Goti, Duomo<br />

La cittadina di Forchia, che forse ha mutuato<br />

il suo nome dalle Forche Caudine, e quella,<br />

vicinissima, di Arpaia, vantano antiche vestigia,<br />

mentre il Vanvitelli lasciò il segno del suo<br />

genio ad Airola nella Chiesa dell’Annunziata,<br />

ad arricchire le suggestioni longobarde delle<br />

sue origini. Il centro storico di Moiano, con le<br />

sue Chiese di San Pietro e San Sebastiano, quasi<br />

introduce al gioiello architettonico di Sant’Agata<br />

de’ Goti, l’antica Saticula (citata da Tito<br />

Livio e da Virgilio) ove fu rinvenuto il “Cratere<br />

di Asteas”, il meraviglioso vaso del V secolo<br />

a.C. raffigurante il ratto d’Europa. Collocata<br />

su un masso tufaceo, in uno degli scenari più


Itinerari<br />

Chiesa della Santissima Annunziata, Airola<br />

suggestivi dell’intero Mezzogiorno, Sant’Agata<br />

de’ Goti è ricchissima di palazzi, monumenti e<br />

Chiese delle epoche più antiche, colme di tesori<br />

d’arte e, tra le innumerevoli testimonianze,<br />

può inoltre vantare la lunga presenza tra le sue<br />

mura di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.<br />

I Comuni di Cautano, Tocco Caudio, Torrecuso,<br />

Paupisi, Foglianise, Vitulano, sui versanti<br />

del Taburno sono ricchi di storia e degni del<br />

massimo interesse per una molteplicità di fattori.<br />

Ci si trova infatti nell’area di produzione<br />

del magnifici vini rosso “Aglianico del Taburno”<br />

e bianco “Falanghina”, “Coda di volpe”, ma<br />

anche nell’area delle cave del marmo rosso,<br />

servito per rendere splendidi alcuni Palazzi<br />

della Russia zarista oltre che della Reggia di<br />

Caserta; inoltre si possono ammirare suggestivi<br />

centri storici, Palazzi e Chiese di grande<br />

pregio architettonico, e l’Eremo di San Michele<br />

(a Foglianise), che sembra appollaiato sul<br />

fianco del monte.<br />

Nel comprensorio del Monte Taburno risiedono<br />

anche Frasso Telesino, terra dei Gamba-<br />

Basilica della Santissima Annunziata,<br />

Vitulano<br />

corta, con il suo Palazzo medievale e la sua<br />

oasi naturale di Piana di Prata; Melizzano con<br />

il suo Castello e il Santuario Santa Maria della<br />

Libera su Monte Sant’Angelo e la manifestazione<br />

storica della Quintana; infine Dugenta<br />

e Durazzano che custodiscono all’interno dei<br />

loro centri imponenti Castelli.<br />

Moiano, affresco di Tommaso<br />

Giaquinto, particolare<br />

Foglianise, l’Eremo Torrecuso<br />

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48<br />

Eventi<br />

La gastronomiche, manifestazioni<br />

Provincia di Benevento è animata<br />

da feste, rassegne, sagre eno-<br />

reli giose, fiere e mercati tradizionali in tutti i<br />

periodi dell’anno. Molti eventi (se ne possono<br />

contare quasi mille!) hanno carattere di periodicità<br />

e sono in gran parte legati alla tradizione<br />

popolare ed alla storia dei luoghi, o volti<br />

alla valorizzazione dei prodotti del territorio.<br />

Torrone<br />

Di seguito si indicano, in ordine cronologico,<br />

alcune tra le manifestazioni più consolidate<br />

e frequentate:<br />

Ruzzola del Formaggio (Pontelandolfo,<br />

periodo di Carnevale); Sagra del “Virno” –<br />

Fungo di San Giorgio (Cerreto Sannita, maggio);<br />

Infiorata del Corpus Domini (Cusano<br />

Mutri); Quintana Storica (Melizzano, luglio);<br />

Falanghina Felix – rassegna dei vini da uve<br />

falanghina (Sant’Agata de’ Goti, luglio); Vinalia<br />

– promozione e valorizzazione del vino<br />

(Guardia Sanframondi, prima decade di agosto);<br />

Festa del Grano (Foglianise, 16 agosto);<br />

Riti Settennali di Penitenza – Processione<br />

dei Battenti (Guardia Sanframondi, agosto,<br />

settennali, ultima edizione nel 2010); Festa<br />

del Vino (Castelvenere, ultimo fine settimana<br />

di agosto); Benevento Città Spettacolo -<br />

festival di teatro, musica, cinema, mostre ed<br />

incontri (Benevento, settembre); Vinestate<br />

(Torrecuso, primo weekend di settembre);<br />

Festa dell’Uva (Solopaca, seconda domenica<br />

di settembre); Biennale d’<strong>Arte</strong> Ceramica<br />

Contemporanea (Cerreto Sannita, settembre);<br />

Sagra dei Funghi Porcini (Cusano Mutri<br />

e Castelpagano, settembre/ottobre);<br />

Raduno Internazionale delle Mongolfiere<br />

(Fragneto Monforte, prima settimana di ottobre);<br />

Sagra della Castagna locale (Cusano<br />

Mutri e Vitulano, fine ottobre); BenTorrone<br />

(Benevento, fine novembre); Festa del Torrone<br />

e del Croccantino (San Marco dei Cavoti,<br />

dicembre); Presepe Vivente (Pietrelcina<br />

e Morcone, fine dicembre); Natale a la Terra<br />

(San Giorgio La Molara, dicembre); Mercantico,<br />

fiera dell’antiquariato e dei prodotti tipici<br />

locali (San Lorenzello, ultimo weekend<br />

di ogni mese); Cantine al Borgo (Castelvenere,<br />

ultimo weekend di ogni mese).<br />

Uva falanghina<br />

raduno Internazionale delle Mongolfiere, Fragneto Monforte


Enogastronomia<br />

Un nomica. Ristoranti, agrituri-<br />

punto di forza del territorio<br />

sannita è l’offerta enogastro-<br />

smi, trattorie propongono dovunque i piatti<br />

tradizionali della cucina locale, impreziositi<br />

da prodotti tipici di eccellenza: il famoso<br />

Torrone di Benevento ed il Croccantino San<br />

Marco dei Cavoti; la Mela Annurca IGP (Indicazione<br />

Geografica Protetta), prodotta in Valle<br />

Caudina e Telesina e nell’area del Taburno;<br />

i Formaggi pecorini e la Ricotta di Laticauda;<br />

il Caciocavallo di Castelfranco in Miscano; la<br />

Carne ovina di Laticauda e la Carne bovina di<br />

razza Marchigiana; il miele; i salumi, tra i quali<br />

risaltano il Prosciutto di Pietraroja e la Soppressata<br />

del Sannio; il Carciofo di Pietrelcina;<br />

i vini (quasi la metà dell’intera produzione<br />

vitivinicola campana) con l’ottima produzione<br />

di Falanghina ed Aglianico (l’Aglianico<br />

del Taburno ha di recente acquisito la DOCG,<br />

Denominazione di Origine Controllata e Garantita)<br />

e la presenza di altri DOC ed IGT (Indi-<br />

Informazioni utili<br />

COLLEGAMENTI AEREI<br />

Aeroporto di Napoli (Capodichino): 80 Km da Benevento,<br />

tel. +39 081 7896111<br />

Aeroporto Internazionale di Napoli:<br />

tel. +39 081 7092800<br />

COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />

Ferrovie dello Stato: tel. +39 0824 21015<br />

Ferrovia Benevento - Napoli:<br />

tel. +39 0824 320711, +39 0824 54643<br />

www.trenitalia.it<br />

cazione Geografica Tipica) di grande qualità;<br />

l’olio extravergine di oliva a Denominazione<br />

d’Origine Protetta; il Sidro di Mela Annurca e<br />

di Mela Limoncella; i prodotti tradizionali da<br />

forno come la Scanata (di pane) del Sannio, i<br />

Taralli intrecciati di San Lorenzello, il Panesillo<br />

di Ponte, il Puccellato (dolce e salato) di Fragneto<br />

l’Abate. Oltre, naturalmente, al Liquore<br />

Strega rinomato nel mondo.<br />

Un vero paradiso del gusto.<br />

Formaggi<br />

COLLEGAMENTI STRADALI<br />

A1 (Napoli-Milano): uscita Caianiello e percorrere<br />

la S.S. 372 “Telesina”<br />

A14 (Bologna-Bari): uscita Termoli e percorrere<br />

la S.S. 88<br />

A16 (Napoli-Bari): uscita Castel Del Lago<br />

da Napoli e Caserta: S.S. 7 Appia<br />

DOVE DORMIRE<br />

Federalberghi Campania: tel. +39 081 5513133<br />

e-mail: campania@federalberghi.it<br />

49


Campania<br />

reggia di Caserta, esterno<br />

Provincia di Caserta<br />

La reggia di Caserta con il Parco,<br />

l’Acquedotto di Vanvitelli e il Complesso di San Leucio


Introduzione<br />

Caserta sorge al limite nord orientale della pianura campana ed è chiusa, in parte, dalla<br />

catena dei monti Tifatini. Qui nel 1750 il Re Carlo di Borbone decise di erigere una nuova<br />

reggia che costituisse il centro ideale di una moderna capitale, Caserta, in grado di<br />

rivaleggiare con le maggiori città europee. Il complesso fu affidato al grande architetto Luigi<br />

Vanvitelli che progettò un palazzo maestoso, austero esternamente ma prezioso negli interni,<br />

circondato da un parco con scenografiche fontane.<br />

Questo progetto estremamente ambizioso è stato inserito nella Lista dei beni del Patrimonio<br />

Mondiale dell’UNESCO per la sua originale concezione e gestione.<br />

CrITErI DI AMMISSIONE<br />

Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso di inserire questo bene sulla base dei criteri<br />

(i), (ii), (iii) e (iv) ritenendo che il complesso monumentale di Caserta, che ha caratteristiche simili<br />

a quelle di altre residenze reali del XVIII secolo, è straordinario per l’ampiezza circolare del suo<br />

disegno, che include non solo un imponente palazzo e un parco, ma anche il paesaggio naturale<br />

circostante e un ambizioso progetto di una nuova città secondo i precetti dell’urbanistica<br />

del tempo. Il complesso industriale del Belvedere di San Leucio, progettato per la produzione<br />

della seta, è anch’esso di particolare interesse per i principi idealistici che erano alla base della<br />

sua originale concezione e gestione.<br />

Palazzo reale, Caserta, la cascata<br />

51


<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

Caserta moderna non sorse, come di<br />

consueto nella storia urbanistica della<br />

Campania, sul sito di un insediamento<br />

di età classica.<br />

Il suo territorio era anticamente compreso<br />

tra la grande Capua, baricentro del fertile<br />

Ager Campanus, e Calatia, un centro minore,<br />

ai margini della piana, oggi ai limiti del territorio<br />

comunale di Maddaloni, lungo il tracciato<br />

della antica via Appia.<br />

Nel periodo tardo antico, a Calatia sorse<br />

una chiesa cattedrale e vescovado, che si trasferì,<br />

dopo un lento spopolamento del centro<br />

in pianura, sulle alture dei monti, a Casa<br />

Hirta, oggi nota come Caserta Vecchia.<br />

Tutto il periodo della dominazione<br />

Longobarda (IV secolo d.C.) fu caratterizzato<br />

da violente lotte di successione:<br />

in questa fase venne eretto il<br />

torrione quadrangolare


attorno al quale sorse un centro urbano.<br />

Con le invasioni normanne, Caserta fu assoggettata<br />

ai nuovi signori sotto forma di Contea;<br />

si costituì allora lo Stato casertano. In seguito<br />

si introdussero il feudalesimo e la cavalleria,<br />

e nel 1113 si diede il via alla costruzione della<br />

Cattedrale.<br />

Durante il regno del Conte Roberto la città<br />

visse un periodo di notevole sviluppo e, dopo<br />

La reggia di Caserta<br />

la Cattedrale, furono costruiti il Palazzo Vescovile<br />

e la Casa Canonica che diedero alla piazza<br />

un impianto rettangolare.<br />

Successivamente il regno passò nelle mani<br />

degli Svevi, degli Angioini, e poi di Alfonso V<br />

d’Aragona. Caterina Della Ratta sposò Cesare<br />

d’Aragona, figlio naturale del Re, che affrontò<br />

prima le truppe di Carlo VIII e successivamente<br />

quelle di Luigi XII. Sconfitto dai francesi,<br />

Facciata della reggia dI Caserta


54<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

fu costretto all’esilio sino alla morte nel 1504.<br />

Nel 1509 Caterina Della Ratta si sposò di<br />

nuovo con Andrea Matteo Acquaviva, Duca<br />

d’Atri e Conte di Conversano, uno dei feudatari<br />

più ricchi del regno, col quale ebbe inizio la<br />

Signoria degli Acquaviva che continuò sino al<br />

1634. Dopo il proprio matrimonio con Caterina<br />

Della Ratta, egli concordò anche il matrimonio<br />

fra il nipote Giulio Antonio e la pronipote della<br />

Contessa di Caserta, Anna Gambacorta. I nuovi<br />

signori arricchirono e rinforzarono il castello e<br />

la città aggiungendo una nuova cinta muraria<br />

e diverse torri.<br />

Il periodo di maggiore sviluppo del villaggio<br />

presso la torre si ebbe con Giulio Antonio<br />

e Andrea Matteo, che divenne principe, mentre<br />

l’antico borgo medievale continuò il suo lento<br />

declino. Caserta dovette affrontare molte traversie<br />

fra cui la peste del 1656, che decimò la<br />

popolazione.<br />

A partire dal 1734, con l’arrivo di Carlo di<br />

Borbone, la città conobbe un periodo di splendore<br />

e vide la costruzione del Palazzo Reale, assieme<br />

ad una generale riedificazione. Caserta<br />

assunse così i tratti di una città di corte e ben<br />

presto anche la sede diocesana vi si trasferì<br />

dando vita a una nuova Cattedrale.<br />

Con Ferdinando II Caserta visse un nuovo<br />

sviluppo e divenne il centro della vita di corte<br />

e degli affari di stato.<br />

Dopo la sconfitta dell’esercito borbonico<br />

nella battaglia di Volturno, Garibaldi pose il suo<br />

quartier generale a Caserta. La vittoria di Garibaldi<br />

portò all’annessione del Regno delle due<br />

Sicilie al Regno di Sardegna. Dal 1860 al 1919 si<br />

ebbe il periodo legato alle vicende dei Savoia.<br />

Dal 1926 sino al 1943 la città fu sede dell’Accademia<br />

dell’Aeronautica Militare Italiana e nel<br />

dicembre del 1943, dopo lo sbarco degli alleati<br />

a Salerno, fu occupata dalle truppe alleate. Nel<br />

1945 accolse i plenipotenziari che vi firmarono<br />

la resa delle armi germaniche in Italia.<br />

La vita economica di Caserta è ed è sempre<br />

stata dominata dall’aspetto agricolo anche se,<br />

dagli anni Sessanta fino alla fine degli anni Settanta,<br />

si è assistito ad una notevole industrializzazione,<br />

caratterizzata dallo sviluppo di piccole<br />

e grandi industrie fra cui spiccano per importanza<br />

quelle manifatturiere.<br />

Il Borgo di Caserta Vecchia, piccolo e quasi<br />

estraneo al naturale sviluppo della città, custodisce<br />

le testimonianze della sua storia e della<br />

sua arte.<br />

Tra le tradizioni artigianali campane, di particolare<br />

importanza risultano le sete di San Leucio,<br />

poco distante da Caserta. Dal 1991 è sede<br />

della seconda Università di Napoli.<br />

LA rEGGIA<br />

Nel 1750 Carlo di Borbone, Re delle Due Sicilie,<br />

acquista dalla famiglia Acquaviva il territorio<br />

ai piedi dei monti Tifatini, dove si prospettò<br />

il nascere del Palazzo Reale. Fu il Papa Benedetto<br />

XIV a dare al futuro Re di Spagna Carlo III il<br />

consenso ad assumere, per la realizzazione della<br />

Reggia, Luigi Vanvitelli, un architetto napo-<br />

reggia di Caserta, interno reggia di Caserta, interno<br />

reggia di Caserta,<br />

Biblioteca palatina


letano di origine olandese, che stava lavorando<br />

alla preparazione del Giubileo del 1750.<br />

I lavori di costruzione iniziarono nel 1752;<br />

sette anni dopo, con i lavori al culmine, Re Carlo<br />

lasciò Napoli per trasferirsi a Madrid come sovrano<br />

di Spagna.<br />

Nel 1773, alla morte di Luigi Vanvitelli, l’opera<br />

non era ancora completata. Solo nel 1847<br />

venne ultimata la Sala del Trono e l’opera venne<br />

quindi compiuta anche se con alcuni cambiamenti<br />

rispetto al progetto originale, dovuti<br />

non tanto al passaggio del progetto nelle mani<br />

del figlio di Vanvitelli, Carlo, quanto al diminuire<br />

dell’interesse dovuto alla partenza di Carlo di<br />

Borbone.<br />

La Reggia di Caserta appartenne alla Casa<br />

Borbone per oltre un secolo, dal 1752 al 1860,<br />

anno in cui passò ai Savoia. Nel 1919 infine un<br />

decreto ministeriale l’attribuì al demanio dello<br />

Stato italiano.<br />

Il Palazzo è a pianta rettangolare e l’area interna<br />

si divide in quattro sezioni con altrettanti<br />

cortili divisi da un solenne atrio a tre navate<br />

con due bracci trasversali. Ognuno dei quattro<br />

cortili ha gli angoli smussati da un taglio di<br />

quarantacinque gradi; questo accorgimento,<br />

insieme alle intuizioni del Vanvitelli, contribuisce<br />

ad evitare le squadrature che sarebbero state<br />

inevitabili per la mole dell’edificio. Vanvitelli<br />

progettò inoltre un monumentale e maestoso<br />

accesso alla Reggia, con un grande viale che si<br />

innesta su un doppio emiciclo e forma la Piazza<br />

Vanvitelli.<br />

La reggia di Caserta<br />

Il Palazzo Reale comprende 1.200 stanze, la<br />

piazza antistante, il parco e il giardino inglese.<br />

Il primo simbolo del Palazzo Reale è lo Scalone<br />

d’Onore, che si presenta con una grande<br />

rampa centrale che si sdoppia in due elementi<br />

paralleli, con 116 gradini composti ciascuno da<br />

un unico blocco di “lumachella” di Trapani.<br />

A metà del portico, la visione propone il<br />

fondale di marmo tra i pilastri, le arcate e le statue<br />

che lo sovrastano. Sono tre, in stucco, raffiguranti<br />

la Maestà Regia, a cavallo di un leone,<br />

il Merito, armato di una spada e di un libro, la<br />

Verità, una figura femminile che poggia con un<br />

piede sul mondo mentre con l’indice punta il<br />

sole. Il cornicione che corre lungo la volta era<br />

destinato ad accogliere i maestri di musica durante<br />

i ricevimenti; questa collocazione anticipa<br />

il concetto della musica stereofonica proveniente<br />

da una fonte non visibile in quanto<br />

l’orchestra si trovava completamente coperta<br />

rispetto agli ospiti.<br />

Il parco si estende per circa 120 ettari ed<br />

è uno dei più grandiosi complessi architettonici<br />

e monumentali d’Europa. Fu progettato<br />

da Vanvitelli e ultimato dal figlio Carlo che<br />

allineò lungo l’asse che partiva dal Palazzo<br />

una serie di fontane decorate da sculture a<br />

carattere mitologico, disposte lungo terrazze<br />

degradanti verso la pianura. La prospettiva<br />

vede il suo culmine nella “grande cascata” che<br />

precipita da un salto di 70 metri nella vasca di<br />

Diana e Atteone.<br />

L’acqua necessaria al parco e alle fontane<br />

proviene dall’Acquedotto di Vanvitelli.<br />

Palazzo reale<br />

55


<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

L’ACQUEDOTTO DI VANVITELLI<br />

Il grandioso complesso, che ricorda le imprese<br />

degli antichi romani, serviva per portare<br />

l’acqua dalle falde del monte Taburno alle cascate<br />

e alle fontane della Reggia di Caserta.<br />

Per realizzarlo Luigi Vanvitelli fece scavare<br />

grandi pozzi e innalzò a 60 metri un viadotto,<br />

lungo 529 metri, chiamato “I Ponti della Valle”.<br />

Si tratta di un maestoso ponte a tre ordini di arcate<br />

costruito per superare l’alta valle di Maddaloni<br />

tra i monti Logano e Garzano; un passaggio<br />

permette di percorrere tutti gli ordini,<br />

mentre sulla parte superiore corre una strada<br />

pavimentata in pietra, con parapetti. L’acquedotto<br />

si trova sulla parte superiore della strut-<br />

Parco della reggia dI Caserta<br />

tura e si estende per un totale di 38 chilometri.<br />

Iniziato nel 1753, fu completato nel 1770.<br />

IL COMPLESSO DI SAN LEUCIO<br />

Nel 1750 Carlo III di Borbone acquistò questo<br />

sito in cui, per volere di Ferdinando IV, si<br />

fondò la Real Colonia di San Leucio, che faceva<br />

parte di un progetto di realizzazione di una<br />

piccola città ideale in cui dare vita ad un innovativo<br />

sistema di riforme sociali, con leggi di<br />

stampo illuministico e ad una forma aziendale<br />

legata alla produzione e lavorazione della<br />

seta. L’origine della produzione serica a San<br />

Leucio risale al 1776 con l’apertura di una piccola<br />

manifattura di veli di seta, che si sviluppò


fino alla lavorazione, nel 1785, di calze di seta.<br />

Attorno all’edificio della seta, nel Palazzo<br />

del Belvedere furono realizzate le abitazioni<br />

per gli operai, le stanze per la trattura, filatura<br />

e tintura della seta, e la scuola. Tutto il borgo<br />

era organizzato con al centro la ”piazza della<br />

seta” e il portale settecentesco, maestoso accesso<br />

alla reggia- filanda e ai quartieri, con le<br />

San Leucio, Bacco e le Menadi – F. Fischetti, particolare.<br />

L’Acquedotto di Vanvitelli<br />

e il Complesso di San Leucio<br />

case degli operai. Queste abitazioni sono ancora<br />

oggi occupate, ed erano tutte uguali, con<br />

la stessa altezza, stesse apertura e stesso cornicione;<br />

avevano inoltre un orto e un giardino ed<br />

erano disposte su due livelli.<br />

Con l’unità d’Italia l’opificio passò al demanio<br />

e l’attività produttiva venne data in concessione.<br />

Complesso Monumentale del Belvedere di San Leucio<br />

57


58<br />

Itinerari<br />

SEGUENDO IL VOLTURNO E LA VIA APPIA<br />

Arrivando a Caserta ci si trova di fronte<br />

all’imponenza sontuosa della Reggia, immensa<br />

con il suo parco strepitoso, le sue architetture<br />

perfette pur mentre rinviano verso altri luoghi,<br />

come Marcianise, con le sue chiese-museo a cominciare<br />

dall’Annunziata, il delizioso giardino<br />

di Villa Porfidia a Recale (secolo XVIII) dal quale<br />

lo sguardo si perde verso la piana di Aversa, la<br />

città normanna che accoglie il visitatore con un<br />

sontuoso Museo d’<strong>Arte</strong> sacra che fa da contrappunto<br />

al Museo dell’Agro atellano, dove grazie<br />

alle fabulae pare sia nato il teatro italico.<br />

Di fronte, i Monti Tifatini con i loro misteri di<br />

templi antichissimi e la suggestione della piana<br />

del fiume Volturno mentre attraversa luoghi<br />

che accolgono Caiazzo, Triflisco e le sue acque<br />

ferrose, Camigliano con il suo Santuario a Leporano,<br />

l’antica Capua famosa per il grande<br />

anfiteatro, la splendida nuova Capua, ricchissima<br />

città d’arte con il suo Museo Campano.<br />

Nella Provincia è possibile visitare Santa Maria<br />

Capua Vetere con il Teatro Romano, il Mitreo,<br />

l’anfiteatro (che è il più vasto dopo il Colosseo),<br />

la Canocchia (sepolcro romano del II secolo),<br />

l’Arco di Adriano; a pochi chilometri si trova<br />

Sant’Angelo in Formis, con la splendida Basilica<br />

Benedettina, e Capua, posta tra le sinuose<br />

rive del fiume Volturno, con il Museo Campano<br />

che ha sede nell’antico Palazzo Antignano<br />

del Quattrocento, l’arco di Federico II, il Castello<br />

delle Pietre del XI secolo, il Palazzo Fieramosca<br />

del Trecento.<br />

Roccamonna<br />

Teano<br />

Parco Regionale<br />

del Matese<br />

La Reggia di Caserta<br />

con il Parco,<br />

l’Acquedotto<br />

di Vanvitelli<br />

e il Complesso<br />

di San Leucio<br />

Marcianise Maddaloni<br />

Sessa Aurunca<br />

Baia<br />

Domizia<br />

Sant’Angelo<br />

in Formis<br />

Mondragone<br />

Capua<br />

Santa Maria Caserta<br />

Capua Vetere<br />

Castel Volturno<br />

Aversa<br />

Anfiteatro romano, antica Capua<br />

Il Volturno continua la sua corsa portando<br />

acqua alla piana dei Mazzoni, regno della mozzarella<br />

di bufala, fino al mare, dove si getta a Castel<br />

Volturno, famosa per i suoi campi da golf e<br />

l’Oasi di Variconi, non lontano dai filari del vino<br />

Falerno e dall’imponente Monte Massico che<br />

guarda dall’alto i moderni impianti turistici di<br />

Baia Domitia.<br />

Bella questa Provincia che i Romani hanno<br />

voluto ‘tessere’ di strade che hanno fatto la storia,<br />

dalla Domiziana all’Appia, regina viarum, che<br />

lambisce l’antica Sinuessa (Mondragone), con le<br />

sue storie raccontate attraverso le testimonianze<br />

raccolte nel Museo Civico, e poi le terre degli<br />

Aurunci che hanno dato vita a Sessa Aurunca<br />

col suo teatro plurimillenario, le splendide<br />

chiese, non lontano da Carinola, la Pompei del<br />

Quattrocento.<br />

La Via Appia continua tagliando Caserta<br />

per correre ad est verso Maddaloni con i suoi<br />

ricchi Musei, e verso la Valle di Suessola, dove<br />

Caiazzo Caserta Vecchia Mondragone, museo civico,<br />

Apollo musagete<br />

Campan


ia<br />

Itinerari<br />

Basilicata<br />

Cattedrale di San Michele, Casertavecchia<br />

gli imponenti Ponti della Valle sembrano<br />

guardiani delle tante chiese ricche di tesori a<br />

Santa Maria a Vico, Arienzo, San Felice.<br />

In alto la “guardiana” delle valli: Caserta Vecchia,<br />

borgo medievale “custodito” da uno splendido<br />

Duomo (secolo XI) e dall’antico Castello.<br />

TRA ROCCAMONFINA E LA FOCE DEL<br />

GARIGLIANO<br />

L’altra grande via romana, la Casilina ci porta<br />

verso le fertili terre vulcaniche dei Sidicini. è<br />

possibile visitare il vulcano spento di Roccamonfina,<br />

e Sessa Aurunca, con il Teatro dotato<br />

di una cavea di oltre 80 metri e una scena lunga<br />

40. Intorno, marmi pregiati provenienti da<br />

tutto il Mediterraneo e statue di nobili imperatori<br />

oggi raccolte nel Museo Archeologico<br />

allocato presso l’imponente Palazzo Ducale.<br />

Maddaloni, Ponti della Valle<br />

S. Angelo in Formis, angelo orante<br />

Nelle vicinanze si trova il litorale Domizio<br />

area balneare della Provincia con le località<br />

principali di Baia Domizia, Castel Volturno e<br />

Mondragone, un importante centro termale<br />

in epoca romana.<br />

Infine, è da visitare la città di Teano con il<br />

Museo archeologico dei Sidicini, l’anfiteatro, il<br />

Duomo e la Necropoli in località Orto Ceraso.<br />

Teatro romano, Sessa Aurunca<br />

PARCO REGIONALE DEL MATESE<br />

Poche le parole per descrivere le bellezze<br />

del Parco del Matese, coi suoi monti imponenti<br />

tra i quali spicca Monte Miletto, con la<br />

Piana di Alife, il Lago Gallo, il Lago Letino e le<br />

Grotte di Lete.<br />

Tanti i borghi posti “a guardia” della solenne<br />

bellezza di questi paesaggi attraversati<br />

da storie e leggende, come il Castello di Prata<br />

costruito nel XII secolo, il Castello di Gioia<br />

Sannitica e Piedimonte Matese.<br />

Calabria<br />

Parco regionale del Matese<br />

59<br />

P


60<br />

Eventi<br />

SETTEMBRE AL BORGO<br />

“Settembre al Borgo” è una tradizionale kermesse<br />

di musica, teatro, danza, arte ed incontri<br />

culturali che si svolge ogni anno nello splendido<br />

scenario di Caserta Vecchia, suggestivo borgo<br />

medievale le cui origini risalgono, con ogni probabilità,<br />

all´anno 861d.C.<br />

LEUCIANA FESTIVAL<br />

Dal 1999 nei mesi estivi si svolge a San Leucio<br />

il “Leuciana Festival”, manifestazione artistica e<br />

culturale che in pochi anni si è ritagliata un ruolo<br />

di primo piano tra i festival della Campania, con<br />

un successo di pubblico sempre crescente.<br />

TEANO JAzz<br />

Il festival “Teano Jazz”, nato nel 1993, è la<br />

più antica manifestazione di settore della<br />

Campania. Le capacità organizzative e relazionali<br />

degli organizzatori, unite alla capacità<br />

di progettare l´evento sotto l’aspetto artistico,<br />

hanno consentito al festival di crescere in<br />

modo esponenziale in breve tempo.<br />

Festa di Sant’Antonio Abate<br />

Festival “Teano Jazz”<br />

PERCORSI DI LUCE – REGGIA DI CASERTA<br />

Nel periodo estivo lo splendido Parco della<br />

Reggia di Caserta ospita una nuova edizione<br />

dei “Percorsi di luce”. Le passeggiate in notturna<br />

si snodano lungo un itinerario tra i maestosi<br />

viali del parco all’italiana e i sinuosi sentieri<br />

del giardino inglese. Straordinari giochi di<br />

luce, ma anche musica, danza e racconti sono i<br />

protagonisti di questo evento.<br />

SETTIMANA SANTA DI SESSA AURUNCA<br />

La Settimana Santa di Sessa Aurunca si apre<br />

ufficialmente con le Processioni Penitenziali<br />

delle confraternite cittadine, che dalle rispettive<br />

chiese si recano in Cattedrale per l’esposizione e<br />

l’adorazione del Santissimo Sacramento.<br />

Nel mezzo del corteo avanza la croce con<br />

l’assistente spirituale; seguono i dignitari della<br />

confraternita, il priore e gli assistenti, i quali precedono<br />

i fedeli che partecipano al rito cantando.<br />

‘A FESTA ‘E SANT’ANTUONO –<br />

MACERATA CAMPANIA<br />

A gennaio si tiene la Festa in onore di<br />

Sant’Antonio Abate a Macerata Campania, uno<br />

degli eventi più importanti nella Provincia di<br />

Caserta. Inizia con la sfilata di apertura delle<br />

Battuglie di Pastellessa (i caratteristici Carri di<br />

Sant’Antuono) che a colpi di botti, tini e falci<br />

animano il paese, fino all’atteso passaggio davanti<br />

al sagrato della Chiesa.


Enogastronomia<br />

La<br />

Provincia di Caserta è ricca di<br />

eccellenze enogastronomiche a<br />

cominciare dalla mozzarella di<br />

bufala, prodotto a marchio DOP (Denominazione<br />

di Origine Protetta) esportato in tutto il<br />

mondo sotto l’egida prestigiosa del Consorzio<br />

Mozzarella di Bufala Campana, assieme<br />

a tutti i prodotti derivati dal latte di questo<br />

animale: ricotta, burrini, scamorza, formaggi<br />

vari, oltre agli insaccati di carne di bufala.<br />

Altro prodotto rinomato è la Mela Annurca,<br />

per la quale si è costituito un Consorzio di<br />

tutela, ricercata per il suo squisito profumo e<br />

sapore, ma anche per le sue peculiari qualità<br />

organolettiche che ben si accompagnano a<br />

squisiti formaggi, come il caciocavallo Silano<br />

del Matese DOP e altri formaggi molto particolari,<br />

ma ben noti ai gourmands, come il Caso<br />

conzato e il Caso peruto; tali prodotti sulla tavola<br />

dei buongustai incontrano tanti vini di<br />

gran qualità a marchio DOC (Denominazione<br />

Formaggio Caso peruto<br />

Informazioni utili<br />

COLLEGAMENTI AEREI<br />

Aeroporto Internazionale di Napoli:<br />

tel. +39 081 7092800.<br />

Un servizio di autobus collega l’aeroporto con Caserta.<br />

Per info: tel. +39 081 7005104<br />

COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />

Caserta è collegata con le maggiori città del sud Italia<br />

e del nord direttamente o via Napoli.<br />

Per info: Ferrovie dello Stato, piazza Ferrovia (Cancello<br />

Arnone – Caserta) tel. +39 082 3322060<br />

COLLEGAMENTI STRADALI<br />

Da nord: autostrada A1 Roma – Napoli, uscita Caserta<br />

nord.<br />

Da sud: autostrada A2 Napoli – Caserta.<br />

Da reggio Calabria: autostrada A30 fino a Salerno,<br />

di Origine Controllata), come il Falerno, il Galluccio,<br />

l’Asprinio e il Casavecchia, e a marchio<br />

IGT (Indicazione Geografica Tipica) come il<br />

Roccamonfina, il Campania e il Terre del Volturno,<br />

senza dimenticare il Pallagrello.<br />

Anche gli olii hanno storie antiche e un prestigio<br />

internazionale. Gli olii extravergine di oliva<br />

DOP Terre Aurunche, Terre del Matese e Colline<br />

Caiatine sono figli di olive squisite, ma anche<br />

della terra ferace nota come Campania Felix.<br />

Ha conquistato gran fama negli ultimi anni<br />

il maialino nero casertano che, peraltro, ha<br />

dietro di sé una lunga storia millenaria che si<br />

può ben far risalire ai Romani, i quali ne hanno<br />

lasciato testimonianze in affreschi e sculture.<br />

Dal punto di vista alimentare, la caratteristica<br />

più pregiata e tipica del suino casertano è la<br />

“marezzatura” delle carni, ossia la presenza di<br />

abbondante tessuto connettivo intramuscolare,<br />

che conferisce una particolare sapidità e<br />

morbidezza alle carni.<br />

Mele Annurca<br />

poi autostrada A3.<br />

Da Bari: autostrada A16 uscita Nola poi autostrada<br />

A30.<br />

Strade statali: da Napoli S.S. n. 87 o S.S. n.7; da Benevento<br />

S.S. n.7; dalla litoranea Roma – Napoli<br />

n. 7 quater uscita Castel Volturno quindi S.S. n° 264.<br />

DOVE DORMIRE<br />

Federalberghi Campania, tel. +39 081 5513133,<br />

e-mail: campania@federalberghi.it<br />

NUMERI UTILI<br />

E. P. T. Ente Provinciale per il Turismo:<br />

Palazzo Reale – Caserta, tel. +39 082 3322233<br />

e corso Trieste, tel. +39 082 3321137<br />

Ufficio Turismo Provincia di Caserta, P.zza Lamberti<br />

ex area Saint. Gobain – Caserta<br />

61


Sicilia<br />

Cattedrale di Sant’Agata, Catania<br />

Provincia Regionale di Catania<br />

Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />

(Caltagirone, Catania, Militello in Val di Catania)


Introduzione<br />

La comprende il territorio sud orientale dell’Isola. Il sisma del 1693 rase al suolo una<br />

denominazione “Val di Noto” risale al periodo arabo-normanno, e la parola “val” sta<br />

per Vallo; esistevano altri due Valli, quello di Mazara e il Val Demone. Il Val di Noto<br />

cinquantina delle città che vi erano sorte. Fu dalla rinascita di questi centri colpiti dal terremoto<br />

che prese forma l’anarchia equilibrata del barocco. Una spinta sicuramente creativa da parte di<br />

valenti architetti ma anche di ottime maestranze, che però fu incanalata dall’esigenza, ormai chiara<br />

a vescovi e baroni, di avviare una modernizzazione del tessuto e dell’aspetto urbano. E piuttosto<br />

che riparare i danni del terremoto, si preferì ricostruire su canoni estetici e modelli che meglio<br />

rispondevano alle esigenze di grandezza e rappresentatività del potere. Un processo in qualche<br />

modo libero dal potere centrale, che ebbe anche modo di beffare attraverso il “grottesco” delle<br />

mensole intagliate con volti di uomini e animali, che spuntarono sui palazzi e sulle facciate delle<br />

chiese. Un’unità di stile che porta il Centro internazionale di Studi sul Barocco a proporre di chiamare<br />

tutta la zona valle del Barocco, in particolar modo le città di Palazzolo Acreide, Caltagirone,<br />

Catania, Militello in Val di Catania, Modica, Noto, Ragusa e Scicli.<br />

CrITErI DI AMMISSIONE<br />

Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso nel 2002 di inserire tale area della Sicilia nella<br />

Lista del Patrimonio Mondiale in base ai seguenti criteri:<br />

criterio (i): questo gruppo di città della Sicilia sud orientale fornisce rimarchevole testimonianza<br />

dell’esuberante genialità espressa nell’arte e nell’architettura del tardo barocco;<br />

criterio (ii): le città del Val di Noto rappresentano l’apice e la fioritura finale dell’arte barocca<br />

in Europa;<br />

criterio (iv): l’eccezionale qualità dell’arte e dell’architettura del tardo barocco del Val di Noto<br />

si fonda sulla sua omogeneità geografica e cronologica, nonché sulla sua abbondanza, risultato<br />

della ricostruzione dopo il terremoto che distrusse l’area nel 1693;<br />

criterio (v): le otto città della Sicilia sud orientale incluse nell’iscrizione, caratteristiche del<br />

modello di insediamento e delle forme di urbanizzazione dell’area, sono costantemente soggette<br />

al rischio di terremoti e delle eruzioni dell’Etna.<br />

Chiesa Madre di San Nicolò,<br />

Militello in Val di Catania<br />

63


64<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

Tutta la zona, dopo i primitivi insediamenti<br />

arcaici greci e romani, fu interessata da<br />

dominazioni normanne, sveve, aragonesi<br />

e spagnole, delle quali restano influenze e<br />

suggestioni profonde, fino all’evento che modificò<br />

per sempre la storia di questa porzione<br />

di Sicilia: nel 1693 un catastrofico terremoto<br />

rase letteralmente al suolo intere città.<br />

L’odierno volto di quest’area dell’isola è<br />

il risultato di una ricostruzione coraggiosa e<br />

certosina, frutto della volontà di rinnovare<br />

architetture e ambienti urbani perseguendo<br />

ideali di bellezza ed equilibrio.<br />

CALTAGIrONE<br />

Caltagirone sorge a 611 metri di altitudine<br />

s.l.m., su un rilievo dei Monti Erei che, dal centro<br />

della Sicilia, si sviluppano verso sud-est,<br />

saldandosi proprio qui con gli Iblei. La sua<br />

origine è antichissima, come testimoniano i<br />

reperti e i documenti numismatici ed artistici,<br />

che la rivelano come una delle numerose città<br />

sicane, sicule o greco-sicule. Testimonianze<br />

importanti dell’antica presenza umana nella<br />

zona sono le necropoli preistoriche della<br />

Rocca, della Montagna, del Salvatorello, delle<br />

Pille, e gli abitanti di origine siculo-greca di<br />

San Mauro, Altobrando, Piano Casazze e altri.<br />

Molto più rari sono invece i reperti che<br />

attestano la dominazione romana, bizantina<br />

e saracena. Dopo i Normanni, la città subì la<br />

dominazione degli Svevi e poi degli Angioini,<br />

che furono cacciati dall’isola in seguito ai<br />

Ex Carcere borbonico e<br />

Chiesa di Sant’Agata, Caltagirone<br />

Piazza Duomo, Caltagirone<br />

Vespri Siciliani. Nei secoli successivi le floride<br />

condizioni di Caltagirone si rivelano attraverso<br />

le visite illustri, le concessioni ed i privilegi ottenuti.<br />

L’Infante Giacomo I d’Aragona la visitò<br />

per ben due volte, Federico III vi si recò nel<br />

1299; nel 1458, nel castello che sorgeva in<br />

cima alla collina maggiore, si incoronò Re di<br />

Sicilia Giovanni di Castiglia che, per gratitudine<br />

per i soccorsi ricevuti nelle varie imprese da<br />

lui compiute, tornò a dichiarare Caltagirone<br />

città demaniale. Anche Giovanni d’Aragona<br />

e Ferdinando il Cattolico le concedettero e<br />

confermarono altri privilegi, tra cui quello del<br />

“mero e misto imperio”. I secoli XV-XVII furono<br />

l’epoca aurea per la città di Caltagirone che<br />

si arricchì di chiese, istituti, collegi e conventi.<br />

In quei secoli la popolazione della città si<br />

aggirò sempre attorno ai 20.000 abitanti, di<br />

cui un migliaio erano ceramisti. Il catastrofico<br />

terremoto del 1693 rase al suolo la città,<br />

che nell’arco di dieci anni risorse con un volto<br />

barocco, quello che ancora oggi sostanzialmente<br />

conserva.<br />

Caltagirone è una delle più importanti<br />

destinazioni turistiche della Sicilia, grazie al<br />

suo patrimonio artistico e maiolico ed alla bellezza<br />

dei suoi “belvederi” e monumenti. Asse<br />

principale della città è la lunga via Roma che,<br />

tagliandola in due, arriva fino ai piedi della<br />

famosa scalinata di Santa Maria del Monte. La<br />

scala costituisce il punto di collegamento tra<br />

la città vecchia, sede nel 1600 del potere religioso,<br />

e la parte nuova, dove furono costruiti<br />

gli edifici civili. In Piazza Umberto I si affaccia<br />

Necropoli preistorica della Montagna,<br />

Caltagirone


Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />

il Duomo di San Giuliano, edificio barocco che<br />

ha subìto notevoli rimaneggiamenti.<br />

L’<strong>Arte</strong> della Ceramica costituisce una tradizione<br />

millenaria, profondamente legata alla<br />

storia di Caltagirone sin dai tempi più antichi<br />

e che la rendono famosa in tutto il mondo.<br />

Da sempre si sono susseguite in questa città<br />

generazioni di artigiani ed artisti che hanno<br />

interpretato in modo originale la capacità<br />

della ceramica di creare forme e colori.<br />

CATANIA<br />

Secondo Tucidide, Catania fu fondata dai<br />

Calcidesi di Naxos intorno al 729 a.C.<br />

Nel 476 a.C. Katane, com’era chiamata allora,<br />

venne conquistata dal tiranno siracusano<br />

Gerone che ne cambiò il nome in Aitna,<br />

espulse gli abitanti calcidesi e la ripopolò con<br />

un cospicuo numero di siracusani e peloponnesiaci.<br />

Alla caduta della tirannide siracusana<br />

i calcidesi tornarono in possesso della città e<br />

dell’antico nome.<br />

Dall’ inizio del V secolo a.C. Catania tornò<br />

nell’orbita siracusana con la conquista di<br />

Dionigi I. I romani giunsero e conquistarono<br />

Catania nel 263 a.C., dando inizio ad un lunghissimo<br />

periodo molto favorevole per la città,<br />

che durò circa sette secoli. Nel 21 a.C. Augusto<br />

la innalzò al rango di colonia romana e que-<br />

Balcone del Monastero dei Benedettini, Catania, particolare<br />

Caltagirone, panoramica Caltagirone, la scala<br />

Ceramica d’arte calatina<br />

65


66<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

sto comportò per la città un incremento della<br />

popolazione, ma soprattutto un notevole<br />

ampliamento del territorio, con l’acquisizione<br />

della fertile piana a sud del fiume Simeto. Al<br />

periodo augusteo risalgono le prime grandi<br />

imprese architettoniche atte a trasformare Catania<br />

in una colonia romana: fu ricavata un’area<br />

per il foro e, allo stesso tempo, venne intrapreso<br />

un deciso riordino della rete stradale.<br />

Alla caduta dell’impero romano, Catania subì<br />

i danni delle incursioni barbariche, cui seguirono<br />

periodi di completo abbandono dei principali<br />

monumenti antichi, culminati nella concessione<br />

fatta da Teodorico, signore della Sicilia tra il<br />

491 e il 526, che permetteva lo smantellamento<br />

dell’anfiteatro e l’utilizzo dei blocchi di pietra<br />

lavica per le costruzioni private. L’appartenenza<br />

di Catania all’impero bizantino, durata tre secoli,


Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />

ebbe inizio con la conquista di Belisario nel 535.<br />

La presenza araba a Catania, all’indomani della<br />

conquista della Sicilia nell’827, non ha quasi lasciato<br />

tracce nella città.<br />

Con l’avvento dei Normanni, a Catania ebbe<br />

inizio la costruzione del Duomo, che creò una<br />

sorta di cuore del centro abitato attorno al quale<br />

si modellò la piazza principale. Al 1169 risale uno<br />

dei più devastanti tra gli eventi sismici che si ab-<br />

Piazza Duomo, Catania<br />

67


<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

Biblioteca Ursino, Catania<br />

68 batterono su Catania, che ebbe effetti gravissimi<br />

sull’intero tessuto urbano. Tra il 1239 e il 1250<br />

venne edificato, per volontà di Federico II e su<br />

progetto dell’architetto Riccardo da Lentini, il<br />

Castello Ursino, che divenne, in periodo aragonese,<br />

la residenza preferita dei sovrani.<br />

Al tempo del regno di Alfonso il Magnanimo<br />

venne fondata (nel 1434) la prima Università<br />

dell’isola. Il Quattrocento fu un secolo d’oro per<br />

Catania. Ancora nel Seicento la città conservava<br />

uno schema urbano medievale, con le case e le<br />

strade serrate dalle mura bastionate. Nel 1669<br />

Catania venne investita dalla lava dell’Etna.<br />

Una violenta eruzione provocò una lunga<br />

colata lavica che dopo aver lambito il Castello<br />

Ursino si riversò in mare, allungando di fatto la<br />

linea costiera.<br />

Cortile del Palazzo dell’Università,<br />

Catania<br />

Il terremoto del 1693 provocò ulteriori e notevoli<br />

danni non solo a Catania, ma nell’intera<br />

Provincia etnea. Il periodo successivo al terremoto<br />

viene identificato, dal punto di vista architettonico,<br />

come quello della “ricostruzione”.<br />

Il concetto di spazio venne reinterpretato e la<br />

figura di maggiore rilievo nel campo architettonico<br />

fu quella dell’architetto Giovan Battista Vaccarini,<br />

che riuscì a contemperare lo stile barocco<br />

con ciò che il terremoto aveva lasciato in piedi,<br />

introducendo spesso nelle nuove costruzioni<br />

elementi del periodo greco e romano.<br />

Nella facciata del Duomo, ad esempio, Vaccarini<br />

inserì alcune colonne di granito ritrovate<br />

forse tra le rovine del teatro romano.<br />

La Via dei Crociferi, contornata da chiese,<br />

monasteri e poche abitazioni civili, è un esempio<br />

di unità dell’architettura barocca. Nel breve<br />

spazio di circa 200 metri sono presenti ben<br />

quattro chiese tra cui la prima è la Chiesa di San<br />

Benedetto, collegata al convento delle suore benedettine<br />

dall’arco omonimo che sovrappassa<br />

la via. Proseguendo si incontra la Chiesa di San<br />

Francesco Borgia, alla quale si accede tramite<br />

due scaloni. A seguire si incontra il Collegio dei<br />

Gesuiti, con all’interno un bel chiostro con portici<br />

su colonne ed arcate. Di fronte al Collegio è<br />

ubicata la Chiesa di San Giuliano, considerata<br />

uno degli esempi più belli del barocco catanese.<br />

MILITELLO IN VAL DI CATANIA<br />

Militello in Val di Catania è un centro agricolo<br />

della Provincia etnea. Sorge sulle propag-<br />

Via dei Crociferi,Catania


Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />

gini nord-orientali degli Iblei ad un’altitudine<br />

di 422 metri. Sembra che il primo nucleo<br />

urbano sia sorto in età bizantina, nella valle<br />

del fiume Lèmbasi, a sud dell’attuale abitato,<br />

come testimonia la trasformazione di necropoli<br />

preistoriche in abitazioni e in luoghi di<br />

culto cristiano. Il territorio di Militello è infatti<br />

disseminato non solo di siti preistorici ma anche<br />

di necropoli databili tra il V e il II secolo<br />

a. C. Dopo la dominazione araba, comincia la<br />

storia documentata della città, che già in epoca<br />

medievale assume notevole rilievo come<br />

centro fortificato. Militello rimase feudale fino<br />

a tutto il XVIII secolo. Nel corso dei secoli, Militello<br />

divenne un importante centro religioso<br />

e culturale, arricchendosi di chiese, monasteri,<br />

palazzi, e raggiungendo l’apice della fioritura<br />

culturale ed artistica nel primo ventennio del<br />

’600, quando fu retta da Don Francesco Branciforte<br />

e Donna Giovanna d’Austria, figlia del<br />

vincitore di Lepanto. Distrutta dal terremoto<br />

del 1693, Militello venne ricostruito sviluppando<br />

le direttrici dell’espansione seicentesca,<br />

arricchendosi di nuove opere monumentali.<br />

Militello è ricco di chiese e palazzi, soprattutto<br />

di matrice barocca, che ne fanno uno dei<br />

più importanti centri del Val di Noto. Tra le chiese<br />

e i monasteri scampati al sisma si ricordano<br />

l’Abbazia di San Benedetto (XVII sec) e l’oratorio<br />

della Madonna della Catena (XVI secolo). Ben<br />

altra sorte toccò alla Chiesa della Madonna della<br />

Stella la Vetere e alla Matrice di San Nicolò,<br />

distrutte nel 1693 e riedificate nel XVIII secolo<br />

più a nord dell’antico abitato.<br />

Militello in Val di Catania, veduta<br />

Palazzo Comunale,<br />

Militello in Val di Catania,<br />

particolare<br />

Chiesa Santa Maria della Stella,<br />

Militello in Val di Catania, particolare


70<br />

Itinerari<br />

Il dal mare all’alta montagna, dalla pianura<br />

territorio della Provincia di Catania offre<br />

scenari incredibilmente diversi tra loro,<br />

assolata alle ombrose e strette gole dei fiumi,<br />

ed ospita città dalla storia secolare e di grande<br />

bellezza. La sua attrattiva più nota è sicuramente<br />

rappresentata dal vulcano attivo più alto d’Europa:<br />

l’Etna (3323 metri).<br />

Cratere dell’Etna<br />

Oggi Parco Nazionale, con flora e fauna protette,<br />

è meta costante di escursioni ed è ricco di<br />

boschi di lecci, pini, castagni, pioppi ed anche<br />

faggi e betulle. Nella parte più alta, dove la vegetazione<br />

si fa più rada e prendono il sopravvento<br />

le sabbie vulcaniche, si aprono i grandi crateri<br />

ancora attivi, che con la potenza primordiale<br />

del fuoco e della lava offrono uno spettacolo<br />

indimenticabile. Alle pendici dell’Etna sorgono<br />

numerosi paesi: dal versante di sud-est, Pedara,<br />

Trecastagni, Nicolosi, zafferana e Milo offrono<br />

lo splendido panorama della costa ionica. Da<br />

Nicolosi e, dal versante opposto, Linguaglossa, è<br />

possibile accedere alle escursioni verso i crateri<br />

sommitali e, in inverno, alle stazioni sciistiche.<br />

La via degli Archi, randazzo<br />

Sul versante nord, Randazzo e Castiglione di<br />

Sicilia ospitano numerosi esempi di architettura<br />

medievale, mentre ad ovest, nei pressi di Bronte,<br />

è possibile visitare il Castello di Nelson, che<br />

sorge sull’area dell’antica Abbazia Benedettina<br />

di Santa Maria.<br />

La costa, bagnata dal mar Ionio, partendo da<br />

sud fino ad arrivare al Porto di Catania, è costituita<br />

da una spiaggia lunga circa 15 chilometri,<br />

tutta di finissima sabbia dorata, la Playa, che in<br />

estate è interamente occupata da stabilimenti<br />

balneari, a parte il tratto della foce del fiume<br />

Simeto che è Riserva Naturale; proseguendo<br />

verso nord, il litorale è formato da una scura e<br />

frastagliata scogliera lavica che forma suggestive<br />

insenature. Qui incontriamo Acicastello,<br />

con il Castello Normanno a picco sul mare, e<br />

Acitrezza, con gli spettacolari Faraglioni che il<br />

mito vuole scagliati da Polifemo contro il fuggitivo<br />

Ulisse. Sotto Acireale, città che offre una<br />

gran quantità di splendidi edifici ecclesiastici<br />

Sicilia


Itinerari<br />

Militello<br />

in Val di Catania<br />

Caltagirone<br />

in stile barocco, come la Cattedrale della Santissima<br />

Madonna Annunziata e la Basilica Collegiata<br />

di San Sebastiano, la scogliera diventa<br />

molto alta, oltre i cento metri e forma la “Timpa”,<br />

ricca di vegetazione. Oltre la Timpa incontriamo<br />

alcuni caratteristici borghi marinari come<br />

Santa Maria La Scala, Santa Tecla e Pozzillo. Nel<br />

tratto finale, dal porto turistico di Riposto fino<br />

alla foce dell’Alcantara, il litorale torna ad essere<br />

una lunghissima spiaggia (20 chilometri) di<br />

ciottoli e sabbia vulcanica lambita da un mare<br />

trasparente.<br />

A sud il territorio della Provincia di Catania<br />

si allontana dalla costa e si caratterizza per la<br />

presenza di alcuni rilievi poco elevati: i monti<br />

Erei e gli Iblei. Su un rilievo degli Erei sorge<br />

Caltagirone, che domina tutta la zona denominata,<br />

appunto, “Calatino”. La città è famosa per<br />

la scalinata di Santa Maria del Monte, con i suoi<br />

142 gradini decorati da splendide ceramiche, e<br />

per i suoi numerosi e bellissimi edifici barocchi.<br />

Castiglione di Sicilia<br />

Randazzo<br />

Linguaglossa<br />

Bronte<br />

Milo<br />

Zaerana<br />

Etnea<br />

Trecastagni<br />

Nicolosi<br />

Acireale<br />

Pedara<br />

Acitrezza<br />

Aci castello<br />

Catania<br />

Sugli Iblei si erge il piccolo centro di Militello in<br />

Val di Catania, che offre un patrimonio incomparabile<br />

di pregevoli chiese e palazzi di matrice<br />

barocca, come la Chiesa della Madonna della<br />

Stella e quella di San Nicolò.<br />

Centrale, nell’ambito del territorio provinciale,<br />

la città di Catania vanta una collocazione<br />

invidiabile: lambita dal mare ad est e già alle<br />

pendici dell’Etna nella zona nord. Duemila anni<br />

di storia le hanno lasciato innumerevoli vesti-<br />

Scala interna del Monastero dei Benedettini, Catania<br />

gia da ammirare: l’Anfiteatro, il Teatro Antico e<br />

l’Odeon eretti dai Romani, l’imponente Castello<br />

Ursino fatto edificare da Federico di Svevia, tutto<br />

il centro storico, con l’asse portante della Via<br />

Etnea, ricostruito dopo il devastante terremoto<br />

del 1693 in stile barocco. Imperdibile la visita<br />

alla splendida Via Crociferi ed al Monastero dei<br />

Benedettini.<br />

Alba su Acitrezza<br />

71


72<br />

Eventi<br />

La mondo, attira ogni anno centinaia<br />

Festa di Sant’Agata a Catania, dal<br />

3 al 5 febbraio, famosa in tutto il<br />

di migliaia di persone.<br />

I festeggiamenti si protraggono per tre<br />

giorni, offrendo il suggestivo spettacolo dei<br />

devoti, vestiti con un camice bianco ed una<br />

berretta nera, che portano in processione per le<br />

strade della città la “vara”, con il prezioso mezzobusto<br />

contenente le reliquie della “Santuzza”<br />

e le undici candelore, alte colonne in legno,<br />

riccamente scolpite e decorate, contenenti dei<br />

cerei, che rappresentano le corporazioni delle<br />

arti e dei mestieri della città.<br />

Festa di Sant’Agata – offerta dei ceri, Catania<br />

Manifestazione Etnafest<br />

Il Carnevale di Acireale: dal 1929 ogni anno<br />

viene riproposta questa manifestazione caratterizzata<br />

dalla sfilata dei carri allegorici in cartapesta<br />

e dei grandiosi carri infiorati.<br />

Le processioni per la Settimana Santa: molto<br />

sentite dai devoti in tutta la Provincia sono le<br />

celebrazioni rituali della Settimana Santa; ad<br />

Adrano si rappresenta il dramma teatrale della<br />

Diavolata, a Licodia Eubea si assiste ai lamenti<br />

ed ai canti religiosi del XVI e XVII secolo, a<br />

Caltagirone, la Domenica di Pasqua, si tiene la<br />

rappresentazione detta “‘a Giunta”.<br />

La Festa di Sant’Alfio a Trecastagni il 10 maggio:<br />

i devoti, partiti di notte da Catania o da<br />

altri centri limitrofi, raggiungono il Santuario<br />

a piedi scalzi, portando grandi ceri votivi sulle<br />

spalle. Durante la festa c’è anche la tradizionale<br />

sfilata dei carretti siciliani addobbati.<br />

Festa di San Giovanni Battista<br />

– pantomina “u pisci a mari”, Acitrezza


Eventi<br />

“U pisci a mare” ad Acitrezza il 24 giugno:<br />

spettacolare pantomima recitata dai pescatori<br />

locali che, in un rito propiziatorio, ripropongono<br />

i gesti tipici della pesca al pescespada.<br />

“Etnafest“, da luglio a dicembre: una serie<br />

di spettacoli ed eventi culturali proposti dalla<br />

Provincia Regionale di Catania in città e nei<br />

vari comuni della Provincia.<br />

“Etna Blues Festival” a Mascalucia nel mese<br />

di luglio: rassegna ormai consolidata di artisti<br />

blues di fama internazionale e di giovani<br />

emergenti.<br />

“La Scala Illuminata” a Caltagirone, a luglio,<br />

nei giorni 14/15 e 24/25 sera: illuminazione della<br />

Scalinata con lumini ad olio inseriti in coppe<br />

di diversi colori che formano un suggestivo<br />

unico disegno.<br />

La Festa Medievale di Motta Sant’Anastasia,<br />

nella seconda metà di agosto: suggestiva<br />

rievocazione storica con spettacoli a tema e<br />

sfilate di sbandieratori.<br />

“A Festa da Bammina” a Ognina dall’8 settembre<br />

alla domenica successiva, dedicata alla<br />

“Madonna bambina”. Tra i riti che la caratterizzano,<br />

il più suggestivo è la processione serale delle<br />

barche dei pescatori lungo la costa della città.<br />

La Festa del Grano a Raddusa il 19 settembre:<br />

rievocazione delle antiche fasi della trebbiatura.<br />

“ViniMilo” a Milo a settembre: appuntamento<br />

a livello nazionale per gli operatori del settore<br />

enologico.<br />

La Sagra del Pistacchio a Bronte a ottobre,<br />

tradizionale sagra dedicata all’oro verde del<br />

comune etneo: il pistacchio.<br />

L’“Ottobrata” a zafferana Etnea: tutte le domeniche<br />

di ottobre ha luogo questa importante<br />

mostra-mercato dei prodotti tipici dell’Etna<br />

e degli antichi mestieri.<br />

Caltagirone, Festa di San Giacomo – scala illuminata<br />

Acireale, Carnevale<br />

– sfilata dei carri allegorici<br />

73


74<br />

Enogastronomia<br />

Il ci apprezzati e conosciuti nel mondo:<br />

territorio della Provincia di Catania offre<br />

una varietà incredibile di prodotti tipi-<br />

innanzitutto l’ “arancia rossa”, garantita dal<br />

marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta),<br />

dolce e ricca di vitamina C che viene coltivata<br />

in moltissimi comuni della Provincia.<br />

Arance della piana di Catania<br />

Bronte è la città del pistacchio. La pianta,<br />

introdotta dagli arabi, trae alimento dal terreno<br />

lavico e produce la più pregiata qualità<br />

di pistacchio.<br />

Altro frutto pregiato è la fragola di Maletto,<br />

la cui piantina, che nasce spontaneamente nei<br />

boschi, viene trapiantata a pieno campo, senza<br />

altri procedimenti artificiali che ne alterino le<br />

caratteristiche organolettiche.<br />

Mazzarrone e Licodia Eubea hanno realizzato<br />

una grande produzione di pregiata uva da<br />

tavola garantita dal marchio IGP, mentre l’altissima<br />

qualità dell’olio di Ragalna è garantita<br />

dal marchio DOP (Denominazione di Origine<br />

Protetta).<br />

Prodotti Etnei<br />

Da ricordare l’alta qualità dei carciofi di Ramacca<br />

e dei fichidindia di San Cono.<br />

Nel corso degli ultimi decenni i vini DOC<br />

(Denominazione di Origine Controllata) dell’Etna,<br />

unici come il “nerello mascalese”, hanno<br />

acquistato prestigio ed estimatori in tutto il<br />

mondo.<br />

A zafferana si è sviluppata una ottima<br />

produzione di mieli pregiati.<br />

Tutta la Provincia vanta<br />

un’eccellente produzione di<br />

prodotti caseari, tra i quali<br />

spiccano le ricotte di Vizzini.<br />

L’avere a disposizione<br />

prodotti così squisiti<br />

Pesce dello Ionio<br />

Fichidindia di San Cono<br />

Pasta alla Norma


Enogastronomia<br />

Informazioni utili<br />

COLLEGAMENTI AEREI<br />

Aeroporto Internazionale “Vincenzo Bellini”:<br />

Catania Fontanarossa, tel. 095 7239111<br />

www.aereoporto.catania.it<br />

COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />

Trenitalia FS: Stazione Centrale di Catania<br />

P.zza Papa Giovanni XXIII, tel. 095 532719<br />

www.trenitalia.com<br />

COLLEGAMENTI STRADALI<br />

Autostrada A18 Messina – Catania<br />

Frutta martorana<br />

ha permesso di sviluppare una raffinatissima<br />

produzione dolciaria: innanzitutto, le granite,<br />

deliziosi dolci freddi semicongelati, al gusto<br />

di limone, fragola, gelsi, pistacchio, mandorla,<br />

ecc.; inoltre le cassatelle di ricotta, le paste<br />

di mandorla o pistacchio, i “panserotti” alla<br />

crema o al cioccolato, le crispelle di riso. La<br />

cucina della Provincia di Catania presenta al-<br />

cuni piatti originali, ormai famosissimi, come la<br />

pasta alla Norma con salsa di pomodoro fresco,<br />

melanzane fritte e ricotta salata; i “masculini“,<br />

una varietà di alici tipica della costa catanese<br />

marinati, cioè da gustare crudi conditi con olio,<br />

sale e limone; la “parmigiana”, uno sformato<br />

di melanzane fritte condite con pomodoro e<br />

parmigiano.<br />

Cassatelle minne di Sant’Agata<br />

Autostrada A19 Palermo – Catania<br />

Autostrada N39 Siracusa – Catania<br />

DOVE DORMIRE<br />

Informazioni sull’ospitalità nella Provincia di Catania:<br />

http://turismo.provincia.ct.it/ospitalit/<br />

NUMERI UTILI<br />

Punti Informazioni della Provincia regionale di Catania:<br />

Via Etnea, 63/65 Catania – tel. 095 4014070<br />

Ufficio Turismo Provincia Regionale di Catania<br />

e-mail: turismo@provincia.ct.it<br />

75


Sicilia<br />

Villa romana del Casale, interno<br />

Provincia Regionale di Enna<br />

La Villa romana del Casale (Piazza Armerina)


Introduzione<br />

Sui Monti Erei, poco distante da Enna, si trova Piazza Armerina, dove importanti scavi attorno<br />

al 1950 portarono alla luce le meravigliosa struttura della villa Romana. Impressionante<br />

per sforzo e volumetrie, questa villa fu commissionata da un alto funzionario dell’Impero<br />

e risale attorno al 320-350 d.C. La domus ha evidenti caratteristiche da abitazione privata, ma<br />

presenta anche parti destinate a funzioni pubbliche. Eccezionali sono i mosaici interni che<br />

la decorano e costituiscono il massimo esempio a noi noto dell’arte romanica del mosaico.<br />

CrITErI DI AMMISSIONE<br />

Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso nel 1997 di inserire la località sulla base<br />

dei criteri (i), (ii), (iii), (che richiedono che il sito sia un capolavoro del genio creativo<br />

umano, debba mostrare un importante interscambio di valori umani sugli sviluppi<br />

dell’architettura, della tecnologia, delle arti monumentali, dell’urbanistica<br />

e rappresentare una testimonianza unica di una civiltà scomparsa)<br />

ritenendo che la Villa del Casale di Piazza Armerina sia un sublime<br />

esempio di lussuosa villa romana che illustra graficamente la<br />

prevalenza delle strutture sociali ed economiche del suo tempo.<br />

I mosaici che la decorano sono eccezionali per la loro<br />

qualità artistica e la novità dell’ampiezza.<br />

Villa romana del Casale, esterno<br />

77


78<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

Poco distante da Enna, Piazza Armerina<br />

si estende su tre colli, dominata dal Castello<br />

Aragonese, costruito da Martino<br />

I Re di Sicilia intorno alla fine del 1300, e dal<br />

Duomo dedicato alla Vergine Assunta che sorge<br />

sui resti di una chiesa più antica. All’interno del<br />

Duomo è custodita una Madonna che pare sia<br />

stata donata da Papa Niccolò II al gran Conte<br />

Ruggero, un crocifisso bifronte, interessante e<br />

unica opera di un non meglio identificato “maestro<br />

della Croce”. Il Museo Diocesano custodisce<br />

il tesoro del Duomo e altri pezzi preziosi, oltre<br />

a paramenti e statue di cera.<br />

Il centro storico è un interessante susseguirsi<br />

di palazzi nobiliari nelle caratteristiche vie medievali.<br />

Da vedere il portale di tufo intagliato<br />

nella Barocca Chiesa di San Rocco, cosi come il<br />

soffitto affrescato del Palazzo di Città, e gli affreschi<br />

del Borremans nella Chiesa di San Giovanni<br />

Evangelista. Fuori città, da visitare l’antico Priorato<br />

di Sant’Andrea, fondato da un nipote di Ruggero<br />

I nel 1096. Verso Valguarnera vale la pena<br />

sostare nel Parco Ronza, un’ampia area verde<br />

attrezzata che ospita alcune specie di animali.<br />

VILLA rOMANA DEL CASALE<br />

Era, con molta probabilità, la residenza di<br />

caccia dell’imperatore Massimiliano o di un importante<br />

patrizio romano. La villa si sviluppa in<br />

48 ambienti ricoperti da mosaici provenienti,<br />

quasi certamente, da maestranze nordafricane<br />

per via della autenticità con cui sono rappresentati<br />

i vari luoghi. Attraverso questi mosaici si può<br />

ripercorrere la storia del più grande fra gli imperi<br />

con le scene di vita quotidiana, le raffigurazioni<br />

di eroi e divinità, le scene di caccia e di giochi. Le<br />

rappresentazioni sono state orientate in modo<br />

che il lato frontale sia rivolto verso l’ingresso di<br />

ogni stanza. La sua struttura interna si articola<br />

attorno al peristilio e alla sua grande fontana,<br />

a monte dei quali si trovano la basilica e due<br />

appartamenti privati. A fianco, preceduto da<br />

un portico di forma ellittica, si trova un triclinio<br />

monumentale, mentre lungo i suoi fianchi<br />

sono presenti altri appartamenti e le sale delle<br />

dieta estiva ed invernale.<br />

Un ingresso monumentale introduce alla pars<br />

rustica della domus ed alle thermae, complete<br />

di frigidarium, tepidarium, calidarium, piscina e<br />

palestra. All’esterno sono stati rinvenuti due acquedotti<br />

usati per l’approvvigionamento delle<br />

fontane, dei servizi e del quartiere termale. Tutto<br />

il complesso architettonico della Villa è costruito<br />

su terrazze digradanti per permettere una<br />

perfetta e agevole dislocazione degli ambienti.<br />

Gli interni presentano una ricchezza decorativa<br />

pavimentale e parietale senza pari divenendo<br />

il massimo esempio giunto dell’arte<br />

romana del mosaico. Circa 3500 metri quadri di<br />

superficie sono ricoperti da mosaici in perfetto<br />

stato, forse eseguiti da maestri africani. Nello<br />

specifico è possibile dividere lo spettacolare<br />

svolgersi di queste scene in due filoni stilistici<br />

e narrativi riconducibili probabilmente a due<br />

esecutori differenti: il primo, più classico, si<br />

dedicò principalmente alla rappresentazione<br />

di scene epiche e legate alla mitologia, men-<br />

Mercato di Morgantina, Aidone Fornaci di Morgantina, Aidone


Castel del Monte<br />

La Villa romana del Casale (Piazza Armerina)<br />

Pavimento della Sala Privata Della Domina, Villa del Casale<br />

Gli amorini pescatori, mosaico nella Villa del Casale<br />

Pavimento della Sala Del Dominus, Villa del Casale<br />

79


80<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

tre il secondo posò il suo sguardo sulla vita<br />

quotidiana e domestica e sulla riproduzione<br />

fedele di animali e piante. Gli esempi di mirabile<br />

leggerezza e maestria sono innumerevoli, ma<br />

su tutti spicca la Grande Caccia raffigurante,<br />

con grande efficacia e dovizia di particolari,<br />

la cattura di animali feroci destinati ai giochi<br />

circensi. La Villa del Casale rappresenta una<br />

fondamentale testimonianza per la comprensione<br />

della vita e della civiltà romana di cui ci<br />

offre, grazie alla perfetta conservazione degli<br />

ambienti e delle rappresentazioni musive, un<br />

inimitabile affresco.<br />

Tra gli ambienti più rinomati la Sala della<br />

Danza il cui mosaico, incompleto, permette di<br />

vedere donne e uomini che danzano, la Sala<br />

delle Dieci Ragazze in bikini: le giovani donne<br />

sono intente a fare esercizi ginnici mentre nel<br />

registro inferiore una ragazza togata incorona<br />

un’altra fanciulla.<br />

Cacciatori con cinghiale, mosaico nella Villa del Casale<br />

La grande caccia, mosaico nella Villa del Casale La Lotta Contro I Titani, mosaico nella Villa del Casale


La Villa romana del Casale (Piazza Armerina)<br />

Atlete in bikini, mosaico nella Villa del Casale<br />

Vestibolo Antro di Polifemo<br />

La grande caccia, mosaico nella Villa del Casale<br />

81


82<br />

Itinerari<br />

Il<br />

territorio della Provincia di Enna ha una<br />

dotazione culturale ricca e diffusa e un<br />

considerevole patrimonio naturale. I principali<br />

Comuni a vocazione turistica sono:<br />

ENNA<br />

Porta laterale del Castello<br />

di Lombardia, Enna<br />

Il nome Henna, probabilmente di origine<br />

greca (en-naien, vivere dentro), viene ripreso<br />

dai Romani che vi antepongono il termine fortezza,<br />

Castrum Hennae, e poi dagli arabi (858-<br />

1091) che lo trasformarono in Kasrlànna (o Qasr<br />

Yannah o Qasr Yani), volgarizzato infine come<br />

Castrogiovanni.<br />

Subentrano poi i Normanni, che la rendono<br />

centro politico e culturale del loro regno, gli<br />

Svevi, gli Angioni e gli Aragonesi. Il periodo che<br />

ha lasciato segni visibili è quello medievale di<br />

Federico II di Svevia, che assume qui il titolo di<br />

Re di Trinacria (1314) e vi raduna il parlamento<br />

(1324), e degli Aragonesi: nascono il Castello di<br />

Lombardia, che rappresenta ancora oggi uno<br />

dei baluardi difensivi più importanti della Sicilia<br />

medievale; la torre di Federico II, alta ben 24<br />

metri e posta all’interno del parco pubblico; il<br />

Duomo originario del XIV secolo e ristrutturato<br />

in età barocca, dopo un rovinoso incendio. La<br />

città segue poi le vicende del resto dell’isola<br />

ribellandosi ai Borboni e sostenendo Garibaldi.<br />

Nel 1927 riassume il nome antico, Enna.<br />

AGIRA<br />

Ad Agira il mito diventa Fede e <strong>Storia</strong>. Perché<br />

questa bella cittadina ha aperto le sue porte ad<br />

Ercole, che qui costruì i templi dedicati ai suoi<br />

amici Gerione e Iolao; ha accolto San Filippo, che<br />

qui è sepolto; ed ha dato i natali a Diodoro Siculo<br />

il primo storiografo della storia. Vi si conserva<br />

praticamente intatto tutto il quartiere arabo, con<br />

quelle stradine che trovano giusta eco nel dna<br />

di ogni siciliano, e vi si conservano le antiche<br />

pietre – anche quelle dei templi – riutilizzate<br />

per l’edificazione delle sue belle chiese. Come<br />

quella maestosa dedicata a San Filippo, o quella<br />

preziosa dedicata a San Calogero, cui è affidato<br />

il compito di custodire l’eterno sonno di Filippo<br />

il Siriano e l’intero archivio di pergamene dall’XI<br />

al XVI secolo di proprietà di Santa Maria Latina,<br />

già Monastero di San Filippo costruito, come<br />

Enna, panorama Parco archeologico di Morgantina<br />

Sic


ilia<br />

vuole la leggenda, sul preesistente tempio di<br />

Gerione. Il tutto sotto lo sguardo severo dell’antico,<br />

e bellissimo, castello.<br />

AIDONE<br />

Sperlinga<br />

Troina<br />

Nicosia<br />

Regalbuto<br />

Agira<br />

Calascibetta Centuripe<br />

Enna<br />

Aidone<br />

La Villa Romana<br />

del Casale<br />

è una delle città più antiche e storicamente<br />

più rilevanti della Sicilia, come testimoniato dal<br />

parco archeologico di Morgantina e dal Museo<br />

Regionale che ospita, oltre ad ineguagliabili<br />

tesori, la “Venere di Morgantina” recentemente<br />

restituita all’Italia dal J. Paul Getty Museum di<br />

Malibù. La città fu costruita da Ruggero d’Altavilla,<br />

giunto sull’Isola per scacciare gli Arabi<br />

e portarvi la “civiltà”. Aidone è la bella Sicilia<br />

che fu, quella della multiculturalità arabo-normanna,<br />

e la bellissima Sicilia che è, quella del<br />

profumo dell’erba che odora di rugiada e delle<br />

pietre che raccontano la <strong>Storia</strong>. Qui la storia<br />

ha il colore giallo delle pietre di San Lorenzo,<br />

la Matrice dell’XI secolo (ma potrebbe essere<br />

stata edificata prima del Mille) che a sinistra<br />

del bellissimo portale gotico riporta incise le<br />

antiche misure del palmo e della canna. Qui<br />

la storia ha le forme morbide di Santa Maria<br />

La Cava, del XII secolo. Qui la <strong>Storia</strong> è scritta<br />

e riscritta come le antiche pietre utilizzate, e<br />

riutilizzate, per la Basilica di San Leonardo.<br />

CALASCIBETTA<br />

Araba nel nome (Kalath-Schibeth), ricca di<br />

chiese cristiane, custode di un integro quartiere<br />

ebraico. Questa è Calascibetta, dirimpettaia<br />

di Enna, che riassume tra le sue strade e i suoi<br />

campanili tutta la spiritualità del Mediterraneo.<br />

La sua fondazione è araba quale quartier generale<br />

per l’attacco contro l’inespugnabile Enna.<br />

Restano il Castello e la parte più antica della<br />

splendida Chiesa Madre, dedicata a San Pietro<br />

e Santa Maria Maggiore. All’interno della Matrice,<br />

molto rimaneggiata nel 1340 per volontà di<br />

Pietro d’Aragona, oltre che ai resti del fortilizio<br />

normanno si ammirano le bellissime colonne<br />

in pietra locale, un bassorilievo di scuola gaginesca<br />

e una pala d’altare, datata 1617, attestata<br />

al Gianforte. Dalla centrale Piazza Umberto si<br />

accede al quartiere ebraico percorrendo la via<br />

Giudea dove si trova il Convento dei Frati Minori<br />

Francescani, custode della preziosissima pala<br />

d’altare del 1610, attribuita a Filippo Paladini,<br />

raffigurante l’Adorazione dei Magi.<br />

CENTURIPE<br />

Di origine ellenica e romana, nel Duecento<br />

la città fu completamente distrutta ed abbandonata<br />

e ciò ha permesso ai resti archeologici<br />

di conservarsi fino al XVI secolo, quando Centuripe<br />

venne ricostruita proprio dove sorgeva<br />

l’antico abitato. Ed è magnifico passeggiare<br />

tra le diverse epoche storiche, passando per<br />

le rovine del Castello di Corradino (una villa<br />

Castello Gresti, Aidone Statua di Afrodite, Aidone<br />

Veduta con l’Etna, Centuripe<br />

83


84<br />

Itinerari<br />

romana del II secolo d.C.) proprio nel centro<br />

della città, dalla facciata barocca della Chiesa<br />

Madre, dalle pitture neolitiche alla struttura<br />

tecnologicamente avanzata del Museo Archeologico.<br />

E su questo continuo gioco tra passato<br />

e futuro Centuripe ha costruito la sua attività<br />

più famosa, ossia la perfetta riproduzione degli<br />

antichi marmi, ceramiche e terrecotte che i Greci<br />

e i Romani avevano disseminato largamente<br />

in tutto questo territorio.<br />

NICOSIA<br />

San Salvatore, Nicosia<br />

Di incerta origine greca o romana, qui gli<br />

Arabi vi soggiornarono a lungo, tanto che la<br />

città viene ricordata come l’oppidum Sarracenorum,<br />

la fortezza saracena. Chiara l’importanza<br />

anche per i Normanni che vi furono presenti<br />

in buon numero, tanto che ancora oggi la lingua<br />

dialettale è quel gallo-italico che risente<br />

fortemente delle accezioni nordiche. La storia<br />

di Nicosia è comunque molto complessa, così<br />

intrecciata a guerre e battaglie, e tutte costel-<br />

late dalla lunga rivalità tra i fedeli della Chiesa<br />

di Santa Maria, quella che nel Trecento era la<br />

vecchia nobiltà di origini latine, e quelli di San<br />

Nicolò, per così dire la nobiltà di nuova generazione.<br />

Queste due fazioni si sono scontrate<br />

più e più volte, combattendosi anche a colpi di<br />

opere d’arte, come testimonia il tetto ligneo di<br />

San Nicolò, oggi Cattedrale. Purtroppo l’originale<br />

Santa Maria venne distrutta dalla frana del<br />

1757, ma il tempio venne ricostruito ed oggi è<br />

la grandiosa Basilica di Santa Maria Maggiore.<br />

E se tra il Seicento e il Settecento non mancarono<br />

certo gli accidenti naturali, proprio in<br />

questi due secoli vennero costruiti la maggior<br />

parte dei monumenti e delle chiese che oggi<br />

rendono Nicosia un vero gioiello.<br />

PIAzzA ARMERINA<br />

Palazzo Trigona, Piazza Armerina Portale della Chiesa<br />

di Santa Maria Maggiore, Nicosia<br />

Il mondo intero sa cosa è Piazza Armerina,<br />

per la Villa Romana del Casale ed i suoi meravigliosi<br />

Mosaici (IV sec d.C.) dichiarati patrimonio<br />

mondiale dell’umanità dall’UNESCO. La città è<br />

ben riconoscibile fin da lontano per via di quel<br />

suo Duomo, secentesco di costruzione, ma<br />

tanto siciliano nell’animo, tutto proteso com’è<br />

a gareggiare in eterno con il cocuzzolo bianco<br />

dell’Etna che svetta alle sue spalle. E niente altro<br />

ha la forza di intromettersi tra questi due giganti,<br />

casa di un Dio brutto e bruciacchiato il primo,<br />

casa di un Dio che è pace e bellezza il secondo,<br />

non per niente consacrato alla Madonna delle<br />

Vittorie. A Lei è dedicata una delle manifestazioni<br />

più conosciute di tutta la Sicilia, il Palio dei<br />

Veduta del Duomo, Piazza Armerina


Itinerari<br />

Normanni, che ogni 13 e 14 agosto mette in<br />

scena l’arrivo di Ruggero il Normanno, onorato<br />

dal drappo dipinto, si dice, da San Luca.<br />

REGALBUTO<br />

Il suo nome non lascia adito a dubbi: stiamo<br />

parlando della stazione del Casale dei<br />

Musulmani, il rahl-butah di cui parla esplicitamente<br />

il conte Ruggero quando nel 1090<br />

scrive: “Ho concesso in perpetuo al vescovo<br />

messinese della Chiesa di San Nicolò il casale<br />

dei Saraceni, denominato Butahi. Con tutte le<br />

sue proprietà e pertinenze secondo le antiche<br />

divisioni dei Saraceni”. Ed anche se la genialità<br />

dei Normanni fece sì che i cristiani potessero<br />

erigere nel Duecento la prima Chiesa Madre<br />

del paese, la stessa saggezza permise che qui<br />

molti arabi decidessero di abitare, anche per<br />

molto tempo dopo il Trecento. Per moltissimi<br />

anni fu l’emporio mediterraneo del frumento,<br />

e il suo periodo barocco è quello che ci ha<br />

lasciato il maggior numero di testimonianze.<br />

O almeno sono queste quelle che sono scampate<br />

ai pesantissimi bombardamenti della<br />

Seconda Guerra Mondiale, bombardamenti<br />

che hanno distrutto circa un quarto della cittadina.<br />

Per fortuna molti sono gli angoli rimasti<br />

intatti, a partire dalla scenografica quinta<br />

che chiude Piazza della Repubblica, dove la<br />

Matrice unisce il suo prospetto a quello del<br />

Palazzo del Municipio. Ed intatto - anzi, più<br />

bello - è il panorama che si apre in fondo alla<br />

collina, dove il lago Pozzillo riluccica tra la<br />

fitta vegetazione del parco, dando al paese<br />

un tocco per così dire alpino.<br />

SPERLINGA<br />

è possibile che il suo nome derivi dal latino<br />

spelunca, ossia grotta. E questo si sposa a<br />

meraviglia con le grotte abitate fin da epoche<br />

remotissime che ancora oggi si aprono lungo<br />

le pendici della rocca su cui sorge l’imponente<br />

castello, grotte che sono sfruttate - con grande<br />

saggezza - per accogliere il Museo Etnografico.<br />

Sperlinga, la città dal feroce maniero che solo<br />

resistette ai venti rivoluzionari di Sicilia, quei<br />

Vespri (1282) che lasciarono la scritta “Quod<br />

Siculi Placuit, Solo Sperlinga Negavit” (Solo<br />

Sperlinga negò ciò che piacque ai Siciliani).<br />

TROINA<br />

Residenza del Conte Ruggero d’Altavilla, non<br />

è improbabile che venne scelta allo scopo anche<br />

per il suo incredibile panorama, un abbraccio<br />

generoso a tutta la Sicilia, dallo Ionio alle Madonie.<br />

Troina ha anche molto di più. Innanzi tutto la<br />

sua urbanistica ancora squisitamente normanna,<br />

con le vie strette e ripide ad arrampicarsi fino alla<br />

Cattedrale, là dove si allarga la piazza, il centro<br />

storico. La Cattedrale, dalla facciata settecentesca,<br />

sovrasta una zona ancor più caratteristica, il<br />

quartiere chiamato Scalforio, quello che al tempo<br />

degli Arabi era chiamato così perché “fuori<br />

le mura” e che, forse per questo, si è mantenuto<br />

nei secoli praticamente intatto.<br />

Il lago Pozzillo Castello di Sperlinga<br />

Cupola della Cattedrale, Piazza Armerina<br />

85


86<br />

Eventi<br />

turistica e culturale della Provincia<br />

ennese è sicuramente molto ricca<br />

L’offerta<br />

e varia, gli eventi più significativi sono<br />

rappresentati soprattutto da quelli religiosi e<br />

precisamente dalla Settimana Santa (ad Enna<br />

e Pietraperzia); dalla Festa della Madonna della<br />

Visitazione ad Enna (il 2 luglio); dal Festino di San<br />

Silvestro a Troina (i sabato e i lunedì di giugno);<br />

dalla Festa di San Giuseppe a Leonforte (la notte<br />

tra il 18 e il 19 marzo); e dal Presepe vivente di<br />

Agira (il 24 dicembre).<br />

Riscuotono notevole successo anche le seguenti<br />

manifestazioni:<br />

Il Palio dei Normanni a Piazza Armerina<br />

(12/13/14 agosto) che riproduce fatti ed avvenimenti<br />

accaduti un migliaio di anni fa. Protagonista<br />

il Conte Ruggero, figlio del Re Normanno<br />

Tancredi che arrivato in Italia agli inizi di questo<br />

millennio aiutò il fratello Roberto il Guiscardo<br />

a conquistare la Calabria e la Sicilia, dominate<br />

allora dai Bizantini e dai Saraceni. La parte più<br />

folcloristica è quella rappresentata dalla “quintana”<br />

presso il campo sportivo. Alcuni cavalieri<br />

si sfideranno in prove di abilità e destrezza, al<br />

cui superamento viene attribuito un punteggio.<br />

Vincerà la squadra che avrà realizzato più punti.<br />

La Sagra del Tortone a Sperlinga (16 agosto),<br />

trasposizione in chiave rievocativa della<br />

vita che per secoli si protrasse nel chiuso<br />

delle grotte, antiche abitazioni del borgo<br />

rupestre. Il momento principale della<br />

Palio dei Normanni,<br />

Piazza Armerina<br />

Sbandieratori al Palio dei Normanni, Piazza Armerina<br />

festa è rappresentato dal Corteo storico “Dama<br />

dei Castelli di Sicilia” al quale partecipano<br />

oltre 25 Comuni della Sicilia con la propria<br />

Dama. Nel corso della manifestazione maestri<br />

d’armi inscenano gesta eroiche, richiamando<br />

l’episodio dell’assedio al castello durante la<br />

rivoluzione del vespro (1283). Non mancano<br />

i prodotti locali tra i quali il Tortone, un dolce<br />

tipico fatto con farina, olio d’oliva e cosparso<br />

di zucchero e cannella.<br />

La sagra delle pesche di Leonforte (prima domenica<br />

di ottobre) che si svolge principalmente<br />

con la degustazione della famosa e dolcissima<br />

pesca e con spettacoli vari eseguiti da gruppi<br />

folcloristici, giocolieri, attori di strada, modelle.<br />

L’infiorata di Nicosia che si svolge a giugno<br />

permette a veri e propri artisti nicosiani di dare<br />

sfogo alla propria creatività. Vengono realizzate<br />

infatti, con fiori spetalati ed utilizzati insieme a<br />

caffè e verdure, varie opere d’arte che ogni anno<br />

si attengono ad un particolare tema. Il tutto è<br />

accompagnato da mostre, degustazioni, manifestazioni<br />

artistiche.<br />

Il carnevale di Regalbuto, un appuntamento<br />

da non perdere per gli amanti del ballo e dell’allegria.<br />

La festa esplode negli ultimi tre giorni<br />

antecedenti le Ceneri con la sfilata dei carri allegorici,<br />

dei gruppi in maschera e delle “controdanze”.<br />

I costumi sbalordiscono per i colori, i tessuti<br />

utilizzati e per la realizzazione, assolutamente<br />

artigianale, di decori di estrema bellezza.<br />

Cerimonia del venerdì santo, Enna


Enogastronomia<br />

Il da ennese abbondantemente farcita con<br />

prodotto gastronomico più caratterizzante<br />

di questa Provincia è la guasted-<br />

tocchetti di salame e tuma, e il Pan del Dittaino,<br />

che si fregia del prestigioso marchio comunitario<br />

protetto. Numerose le specialità a base di pasta<br />

fresca tra cui: cavateddi co sucu, maccarrùna<br />

tri dita, maccheroni alla castrogiovannese, la<br />

pasta con la lenticchia nera, la frascàtula. Tra<br />

le carni: le stigghiole di capretto. Molte le pietanze<br />

a base di ortaggi e legumi, di carciofi,<br />

cardi, melanzane, finocchietti, peperoni, fave.<br />

La genuinità dei formaggi tipici dell’ennese è<br />

rappresentata dal piacentinu ennese, picurinu,<br />

tuma, primo sale, secondo sale, stagionato, i formaggi<br />

di capra, la provula ennese a pasta filata,<br />

le ricotte. Tra la frutta: le arance di Centuripe; le<br />

castagne di Troina; i fìchidindia di San Cono e<br />

Informazioni utili<br />

COLLEGAMENTI AEREI<br />

Dall’aeroporto di Palermo, Falcone Borsellino, la distanza<br />

è di circa 160 Km.<br />

Dall’aeroporto di Catania, Fontanarossa, la distanza<br />

è di circa 90 Km.<br />

COLLEGAMENTI STRADALI<br />

DA MESSINA:<br />

In auto percorrere la A18 per Catania, proseguire<br />

imboccando la A19 per Palermo e a circa 90 Km<br />

(da Catania) uscire allo svincolo Enna. La distanza<br />

complessiva è pari a quasi 200 km e si impiegano<br />

poco più di 2 ore.<br />

DA PALERMO:<br />

Percorrere la A19 in direzione Catania fino all’uscita<br />

per Enna. La distanza complessiva è pari a quasi 130<br />

km e si impiega poco più di 1 ora.<br />

DA CATANIA:<br />

In auto percorrere la A19 per Palermo e a circa 90<br />

Km uscire allo svincolo Enna. Si impiegano poco<br />

più di 50 minuti.<br />

Piazza Armerina; le mandorle di Agira, le nocciole<br />

di Piazza Armerina; le pesche tardive di<br />

Leonforte; i pistacchi di Barrafranca, Calascibetta<br />

e Pietraperzia. Sono note per bontà le olive e<br />

l’olio di Leonforte e Regalbuto. Vasta la quantità<br />

e l’originalità dei dolciumi di questa Provincia:<br />

i vuccidrati, i masciatèddi nuziali, i mustazzola<br />

di vinu cuottu’nfasciateddi; dolciumi quali cannatèlle,<br />

chitellini, pittiddi, zìppuli; gli zuccarini,<br />

il tortòne, le cassatèddi di ricotta, ravioloni a<br />

mezza-luna fritti; l’originale torrone di mandorle<br />

e nocciole; i biscotti farciti di cucuzzàta o con<br />

crema di pistacchi, a forma di agnellini, i viscòtta<br />

rizzi, i biscotta ca liffia, i panierini con l’uovo, le<br />

pecorelle di pasta reale.<br />

Piacentino ennese<br />

NUMERI UTILI<br />

L’UFFICIO TURISTICO REGIONALE:<br />

Piazza Colaianni, 6, 94100 Enna<br />

tel. 0935 500875 fax: 0935 26119<br />

INFO POINT TURISTICO:<br />

Via Roma, 413 Enna – tel./fax: 0935 502362/504349<br />

PRO LOCO IN PROVINCIA DI ENNA<br />

Agira: Piazza F. Crispi, 1 – tel. 0935 692978<br />

Aidone: Via Mazzini – tel. 0935 86557<br />

Barrafranca: Via Vasapolli, 107 – tel. 0934 467015<br />

Calascibetta: Via Dante Alighieri, 2<br />

Catenanuova: Piazza Municipio, 15 – tel. 0935 75483<br />

Centuripe: Piazza Duomo, 15 – tel. 328 3668662- 392<br />

6566390<br />

Cerami: Via Della Regione, 19 bis – tel. 0935 939020<br />

Leonforte: Corso Umberto, 253 – tel. 0935 904035<br />

Nicosia: Piazza Giannola, 5 – tel. 0935 630775<br />

regalbuto: Via G.F. Ingrassia, (c/o centro giovanile<br />

Lasalliano) – tel. 0935 71493<br />

Troina: Via S. Silvestro, 71 – tel. 0935 656981<br />

Valguarnera: Via Archimede, 15<br />

87


Basilicata<br />

Matera, panoramica<br />

Provincia di Matera<br />

I Sassi e il Parco delle Chiese rupestri


Introduzione<br />

I<br />

Sassi di Matera dal 1993 sono registrati nella Lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO.<br />

Rappresentano uno straordinario ecosistema urbano tanto da essere il primo sito iscritto<br />

nell’Italia meridionale. Inoltre, costituiscono un esempio eccezionale di accurata utilizzazione<br />

delle risorse naturali: acqua, suolo, energia.<br />

CrITErI DI AMMISSIONE<br />

Nel rapporto della commissione che ha verificato la rispondenza del luogo ai criteri di valutazione<br />

dell’UNESCO, si evince che la candidatura di Matera risponde ai seguenti criteri:<br />

criterio (iii): i Sassi di Matera e il Parco delle Chiese Rupestri costituiscono uno straordinario<br />

esempio di insediamento rupestre perfettamente adattato alle sue caratteristiche geomorfologiche<br />

e al suo ecosistema in continuità da oltre due millenni;<br />

criterio (iv): i Sassi di Matera e il Parco delle Chiese Rupestri costituiscono un esempio eccezionale<br />

di insieme architettonico e paesaggistico che illustra le tappe principali della storia dell’umanità;<br />

criterio (v): i Sassi di Matera e il Parco delle Chiese Rupestri rappresentano un eccezionale<br />

esempio di insediamento umano tradizionale e di uso del territorio che mostra l’evoluzione di una<br />

cultura che ha mantenuto, nel corso dei secoli, un rapporto armonioso con l’ambiente naturale.<br />

Matera, veduta<br />

89


90<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

Città simbolo della cultura italiana,<br />

situata in posizione strategica tra il<br />

Mare Adriatico e il Mar Ionio distanti<br />

entrambi dai 40 ai 60 chilometri, Matera ha la<br />

sua grande attrazione nell’eccezionale centro<br />

storico chiamato i “Sassi”. Terra dove storia e<br />

natura, sacro e profano si fondono in maniera<br />

armoniosa, così si presenta Matera al visitatore,<br />

luogo misterioso, quasi sacro, che spinse<br />

Pier Paolo Pasolini ad ambientarvi Il Vangelo<br />

secondo Matteo, trasformandolo in un indimenticabile<br />

luogo evangelico, e Mel Gibson<br />

a consacrarla meta turistica internazionale. I<br />

Sassi, rioni antichi di Matera, costituiscono un<br />

insieme architettonico e urbano unico, quartieri<br />

realizzati nella roccia calcarea, lungo i pendii<br />

di un profondo vallone dalle caratteristiche<br />

naturali e singolari, la Gravina. Oggi il recupero<br />

dei Sassi ha dato nuova vita a questa zona,<br />

eppure l’impatto è ancora impressionante, ci<br />

si trova di fronte a un giardino di pietra dal<br />

fascino arcaico che solo una delle città più<br />

antiche del mondo può esibire. Matera va<br />

esplorata a piedi su e giù per vicoli di pietra,<br />

tra case e Chiese Rupestri valorizzate da una<br />

fiabesca illuminazione notturna.<br />

Una volta arrivati a Matera, ci incamminiamo<br />

verso la zona storica. In alto, su un picco<br />

I Sassi di Matera<br />

Matera, panoramica Matera, notturna


Chiesa di San Francesco d’Assisi, Matera<br />

Ipogei di Piazza V. Veneto, Matera<br />

I Sassi e il Parco delle Chiese rupestri<br />

Cattedrale di Matera, particolare<br />

Piazza Sedile, Matera, particolare<br />

91


92<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

roccioso, il cuore della città antica detta “Civita”,<br />

ai lati due depressioni naturali con i due<br />

quartieri Sassi, il Barisano e il Caveoso.<br />

Il territorio testimonia insediamenti continui<br />

dall’età paleolitica, con diversi reperti ritrovati<br />

nelle grotte sparse lungo le Gravine materane;<br />

passando per il Neolitico gli insediamenti diventarono<br />

poi più stabili e, successivamente,<br />

con le Età dei metalli nacque il primo nucleo<br />

urbano, quello dell’attuale “Civita”.<br />

Fu chiamata Mataia ole dai Greci, che deriva<br />

da Mataio olos, il cui significato è “tutto<br />

vacuo”, con riferimento alla Gravina, fossa at-<br />

traversata da torrenti; ulteriore ipotesi è che il<br />

nome derivi da Mata (cumulo di rocce).<br />

In età ellenica la zona fu sotto l’influsso delle<br />

popolazioni della Magna Grecia; nel 664 d.C. Matera<br />

passò sotto il dominio longobardo e venne<br />

annessa al ducato di Benevento. Nel corso del VII<br />

e VIII secolo molte comunità monastiche benedettine<br />

e greco-ortodosse si stabilirono presso le<br />

grotte. I secoli IX e X furono, invece, caratterizzati<br />

da lotte fra saraceni e bizantini che tentarono<br />

più volte di impadronirsi della regione. Dopo<br />

l’insediamento dei normanni in Sicilia, nel 1043<br />

Matera fu retta dal conte Guglielmo Braccio di<br />

I Sassi di Matera<br />

Cattedrale di Matera Matera, centro storico Campagna materana


I Sassi e il Parco delle Chiese rupestri<br />

Ferro e nei secoli seguenti, fra pestilenze e terremoti,<br />

Matera passò anche attraverso una breve<br />

fase comunale per approdare nel XV secolo<br />

ai d’Aragona e, attraverso quest’ultimi, ai conti<br />

Tramontano. Nel 1514 però, la popolazione,<br />

inferocita dalle ingiustizie e dalle vessazioni<br />

subite, insorse, riuscendo a uccidere il conte<br />

Giovanni Carlo Tramontano. Nel 1633, in epoca<br />

spagnola, Matera uscì dalla Provincia pugliese<br />

di Terra d’Otranto, di cui fino ad allora era parte<br />

integrante, diventando capoluogo della Basilicata.<br />

Tale titolo le rimase fino al 1806, quando<br />

Giuseppe Bonaparte trasferì le competenze a<br />

Potenza. Nel 1927 la città divenne capoluogo<br />

di Provincia.<br />

Nel 1935 la Provincia di Matera ospitò il<br />

confino dello scrittore, medico e pittore Carlo<br />

Levi, il quale, sulla scorta di quella che divenne<br />

un’esperienza umana profonda, nel 1945<br />

pubblicò il romanzo Cristo si è fermato a Eboli.<br />

Nel 1975, alla sua morte, Levi venne seppellito<br />

per sua volontà ad Aliano.<br />

Il 21 settembre1943 il popolo materano insorse<br />

contro l’oppressione esercitata dall’occupazione<br />

nazista, dopo che questi demolirono<br />

il “Palazzo della milizia” con all’interno undici<br />

persone, tra cui Natale e Francesco Farina, rispettivamente<br />

figlio e padre. Altre dieci persone<br />

trovarono la morte a seguito dei mitragliamenti<br />

tedeschi in ritirata. Matera fu la prima<br />

città italiana a insorgere contro i nazisti e per<br />

questo insignita della medaglia d’argento al<br />

valor militare. Nel 1948 nacque la questione<br />

dei Sassi di Matera, sollevata da Palmiro To-<br />

Chiesa di San Giovanni, Matera<br />

gliatti prima, e da Alcide De Gasperi dopo. I<br />

Sassi divennero il simbolo nazionale dell’arretratezza<br />

e del sottosviluppo del meridione<br />

d’Italia. Nel 1952 si giunse allo stanziamento<br />

di fondi per la costruzione di nuovi quartieri<br />

residenziali che svilupparono la città nuova,<br />

nella quale confluirono le quindicimila persone<br />

che abitavano le case-grotta. Di questi<br />

nuovi quartieri quello realizzato dall’INA-Casa,<br />

denominato “Le Spine Bianche”, rappresenta<br />

un’opera di grande rilevanza architettonica di<br />

quella corrente Neorealista del Razionalismo<br />

italiano del secondo dopoguerra.<br />

Matera attualmente conta oltre sessantamila<br />

abitanti. La città è ubicata a 401 m s.l.m.<br />

e dista soli 45 chilometri dal mare. Come su<br />

descritto consta di parti di varie epoche: quella<br />

più antica, dei Sassi congiunti, dallo sperone<br />

della “Civita”, con il Duomo; la parte medievale-rinascimentale<br />

lungo “il Piano”, ai bordi dei<br />

Sassi; alla fine, la città nuova con rioni molto<br />

eleganti realizzati dai più noti architetti italiani.<br />

Matera infatti è città molto vivace, aggiornata,<br />

con una cultura che vive di fatti contemporanei<br />

e di storia. Moltissime sono le chiese materane<br />

dal XIII secolo al XIX, con un gruppo più nutrito<br />

in stile barocco. San Giovanni, San Domenico e<br />

il Duomo sono le più antiche. Ciò dimostra che<br />

mentre esistevano le laure e le grotte, parallela<br />

si sviluppava una vita già cittadina. Le tre<br />

chiese citate risentono della cultura romanica<br />

e pugliese.<br />

Scultura artigianale Fontana Ferdinandea,<br />

Matera, particolare<br />

93


94<br />

Itinerari<br />

MATERA, LA CITTà DEI SASSI<br />

è d’obbligo per chi viene a Matera cominciare<br />

la visita dalla parte panoramica, cioè dal cosiddetto<br />

“belvedere” di Murgia Timone, dal quale si<br />

abbraccia, con un solo sguardo, buona parte dei<br />

Sassi. Di qui, attraverso agevoli sentieri, a sinistra,<br />

è facile raggiungere alcune Chiese Rupestri, tra<br />

le quali si distinguono, per la bellezza degli affreschi<br />

conservati, quella di Sant’Agnese, della<br />

Madonna delle Tre Porte e di San Vito.<br />

Matera, panoramica<br />

Una volta giunti in città, invece, l’itinerario<br />

consigliato è quello che conduce alla Chiesa<br />

e al Convento di Sant’Agostino, costruito nel<br />

1591 sui ruderi dell’antico cenobio (secolo XII)<br />

che ospitò San Guglielmo da Vercelli durante<br />

una sua visita a San Giovanni da Matera; dalla<br />

balconata antistante, si può ammirare uno<br />

scorcio suggestivo del Sasso Barisano. In particolare,<br />

sulla destra, si possono notare la Chiesa<br />

di San Pietro Barisano e il suo bel campanile a<br />

base quadrata. Scendendo lungo via d’Addozio<br />

e proseguendo poi sulla sinistra ci si imbatte<br />

nella Chiesa di Sant’Antonio Abate, interamente<br />

ricavata nel tufo, e nel Palazzotto del Casale,<br />

ottimo esempio di restauro conservativo.<br />

Percorrendo via Madonna delle Virtù, alzando<br />

lo sguardo sulla destra, si può scorgere la Torre<br />

Metellana; si raggiungono quindi due Chiese<br />

Rupestri: Santa Maria delle Virtù (con un interno<br />

a tre navate e altrettanti absidi e numerosi affreschi,<br />

tra cui una crocifissione settecentesca)<br />

e San <strong>Nicola</strong> dei Greci (che ospita pregevoli affreschi<br />

datati fra il XII e il XIV secolo).<br />

Proseguendo il cammino, si incontra la Chiesa<br />

di Santa Lucia alla Civita, che conserva un bel<br />

portale rinascimentale. Di fronte sorge la “Civita”,<br />

vero spartiacque tra i due Sassi, nonché la parte<br />

più antica della città (si ha motivo di ritenere<br />

che il primo insediamento risalga al 2500 a.C.);<br />

tra le case, spiccano il Palazzo Pomarici e i resti<br />

delle antiche mura medievali. Proseguendo, si<br />

Murgia Materana, Matera<br />

Murgia Materana, Matera I Sassi, Matera


Campania Basilicata<br />

Itinerari<br />

giunge a Piazza San Pietro Caveoso, che prende<br />

il nome dall’omonima Chiesa risalente al XIII secolo<br />

ma che della originaria struttura romantica<br />

conserva solo il campanile, molto simile a quello<br />

di San Pietro Barisano; l’interno, a tre navate, cela<br />

una stupenda cappella trecentesca dedicata a<br />

Sant’Antonio.<br />

Attraversando l’arco posto a destra della<br />

Chiesa, si giunge in Vico Solitario, ove è allestita<br />

una tipica “casa grotta” (immagine di un centro<br />

di vita familiare all’inizio del secolo) arredata<br />

con mobili dell’epoca e corredata di attrezzi da<br />

lavoro.<br />

Di qui, lungo salite sempre più ripide, si può<br />

giungere alla Chiesa, ex Monastero, di Santa Lucia<br />

e Agata alle Malve (IX-XI secolo) e alla vetta di<br />

Santa Maria de Idris, ove è posta anche la Chiesa<br />

di San Giovanni di Monterrone che presenta<br />

affreschi di ottima fattura (XI-VVIII secolo).<br />

Matera, panoramica<br />

Piazza Vittorio Veneto,<br />

Palazzo dell’ex Convento dell’Annunziata, Matera<br />

Irsina<br />

I Sassi e il Parco<br />

delle Chiese Rupestri<br />

Matera<br />

Grottole<br />

Tricarico<br />

Montescaglioso<br />

Salandra<br />

Accettura San Mauro<br />

Bernalda<br />

Ferrandina<br />

Forte<br />

Pisticci<br />

Gorgoglione Stigliano Craco<br />

Cirigliano Montalbano<br />

Tursi Jonico<br />

Aliano<br />

Scanzano Jonico<br />

Policoro<br />

Colobraro<br />

Valsinni Rotondella<br />

S.Giorgio<br />

Nova Siri<br />

Lucano<br />

Pomarico<br />

Grassano<br />

Calciano<br />

Miglionico<br />

Castelmezzano Garaguso<br />

Oliveto Lucano<br />

Pietrapertosa<br />

Più a monte, all’estremo del Sasso Caveoso,<br />

si trova il Convicinio di Sant’ Antonio, un complesso<br />

di quattro Chiese Rupestri sorte tra il<br />

XII e il XIII secolo, di elevato interesse storico e<br />

architettonico, nonché tappa obbligata per il<br />

cultore della civiltà rupestre.<br />

Calabria<br />

Torrente Gravina<br />

95


96<br />

Itinerari<br />

LE VIE DELLA COLLINA<br />

Uscendo da Matera, proseguendo in direzione<br />

sud, si arriva dopo 18 chilometri a Montescaglioso,<br />

città dalle antiche origini e con<br />

una grande Abbazia dedicata a San Michele<br />

Arcangelo. Da Montescaglioso, svoltando per la<br />

strada provinciale ex statale 380 e continuando<br />

per la statale 7 Appia, dopo circa 26 chilometri<br />

si arriva a Miglionico dove, su un’imponente<br />

collina, sorge il Castello del Malconsiglio. Da<br />

Miglionico, svoltando verso la statale 7 , dopo<br />

8 chilometri, si arriva a Grottole, una comunità<br />

suggestiva soprattutto per la Chiesa di Santa<br />

Maria Maggiore e il Castello.<br />

Abbazia di San Michele Arcangelo, Montescaglioso<br />

Matera, panoramica<br />

Abbazia di San Michele<br />

Arcangelo, Montescaglioso<br />

Uscendo da Grottole, sulla statale 96 a 30<br />

chilometri di distanza, si incontra Irsina, importante<br />

centro d’arte rinascimentale italiana.<br />

Superata questa rigogliosa comunità, percor-<br />

Castello del Malconsiglio, Miglionico<br />

rendo 30 chilometri verso la statale 96 si arriva<br />

a Tricarico famoso per il suo carnevale. Lungo<br />

la statale 407 si dipana un paesaggio meraviglioso,<br />

ricco di oliveti millenari, da dove si<br />

scorgono i resti del Castello di Uggiano a Ferrandina.<br />

Quest’ultima è una cittadina nota per<br />

i bei palazzi patrizi e per le numerose chiese.<br />

Proseguendo per la statale 407 si innalza Pomarico,<br />

che custodisce il Palazzo Marchesale,<br />

e ai cui margini si estende il bosco della “Manferrara”,<br />

che annovera diverse specie di piante<br />

e alberi. Uscendo dal paese e procedendo sulla<br />

statale 407 a 25 chilometri arriviamo a Pisticci, il<br />

cui rinomato rione Dirupo è inserito nell’elenco<br />

delle “100 Meraviglie d’Italia”. Superata Pisticci,<br />

proseguendo sulla statale 103 a 19 chilometri<br />

si giunge a Craco, territorio disabitato ma visitato<br />

da registi in cerca di suggestive location<br />

cinematografiche. Riprendendo la statale 103<br />

Festa del Maggio, Accettura


Itinerari<br />

Tursi<br />

a 20 chilometri dalla costa Ionica sorge Tursi,<br />

nota per la Rabatana, il primo nucleo abitativo<br />

circondato da profondi burroni, che consente<br />

di godere di una straordinaria vista.<br />

LE VIE DELLA MONTAGNA<br />

Partendo da Matera, attraverso la strada<br />

statale Basentana si giunge a San Mauro Forte,<br />

paese che rinnova un rito arcaico-popolare:”il<br />

Campanaccio”. Uscendo dal paese, in direzione<br />

della statale 277, si raggiunge Accettura,<br />

nota per la festa del “Maggio”. Oltrepassata<br />

Accettura, percorrendo la ex statale 277 e la<br />

strada provinciale ex statale 103 si incontra<br />

Stigliano, dove a fare da padrone ci sono la<br />

Chiesa dell’Assunta e i resti del Castello. Superato<br />

l’abitato, avanzando per la strada provinciale<br />

ex statale 103 a 14 chilometri, si arriva a<br />

Cirigliano dove è possibile ammirare il Palazzo<br />

Feudale e la Chiesa Madre dell’Assunta. Nei<br />

dintorni è davvero suggestiva la Cappella della<br />

Madonna della Grotta. Proseguendo verso<br />

la provinciale, ex statale 103, a 6 chilometri<br />

si giunge a Gorgoglione, chiamata “la piccola<br />

città della pietra” perché la pietra rappresenta<br />

la più importante risorsa naturale.<br />

LE VIE DEL MARE<br />

Uscendo da Matera, in direzione sud-ovest,<br />

dopo 40 chilometri si giunge a Bernalda; qui<br />

sono da visitare la Chiesa del Carmine e il Castello.<br />

Da Bernalda, percorrendo la statale 106,<br />

si estendono quaranta chilometri di spiagge<br />

che si affacciano sul mar Ionio, con le località<br />

di Metaponto, Marina di Pisticci, Scanzano Jonico,<br />

Policoro, Marina di Rotondella e Marina<br />

di Nova Siri.<br />

Metaponto 97<br />

rotondella Castello di Bernalda<br />

Matera, panoramica


98<br />

Eventi<br />

La il 2 luglio, può essere considerata,<br />

festa di Maria Santissima della Bruna,<br />

protettrice della città, celebrata<br />

a tutti gli effetti, l’icona degli eventi materani.<br />

Il culto della Madonna della Bruna è antichissimo,<br />

probabilmente risale al X-XI secolo; la<br />

celebrazione dell’attuale festa, invece, pare<br />

risalire a qualche secolo dopo, ancor prima,<br />

quindi, che Papa Urbano VI la introducesse, e<br />

che Bonifacio IX con la Bolla Superni begnitas<br />

Conditoris del 9 novembre 1389, deliberasse<br />

l’istituzione della festa liturgica della Visitazione<br />

per il giorno 2 luglio.<br />

La leggenda vuole che un giorno d’estate la<br />

Madonna, apparsa a un contadino alla guida<br />

del suo carretto, in una zona di periferia coincidente<br />

con l’attuale quartiere di Piccianello,<br />

abbia espresso, sotto le vesti di una popolana,<br />

il desiderio di essere condotta alla Chiesa Madre;<br />

ma, appena avviati, verso quella meta, la<br />

donna sarebbe scomparsa, lasciando al contadino<br />

una lettera che venne mostrata al vescovo.<br />

Costui, dopo avere letto la nota, volle recarsi<br />

nel luogo del miracoloso incontro. Dove si era<br />

compiuto un vero e proprio miracolo: al posto<br />

del povero carretto del contadino, ve ne era<br />

uno bello, addobbato riccamente e con sopra<br />

una statua della Vergine. I presenti, sbalorditi da<br />

questo prodigio, resero omaggio alla Madonna<br />

e quindi si diressero verso la Chiesa Madre,<br />

dove percorsero per tre volte l’intero perimetro<br />

della piazza, a significare la presa di possesso<br />

di quella sede da parte della Vergine. Da quel<br />

momento la Madonna “Bruna” venne acclamata<br />

quale protettrice della città.<br />

Caratteristica saliente dell’evento, che ha<br />

inizio all’alba del 2 luglio, è “lo strazzo del carro”,<br />

realizzato di cartapesta, che viene distrutto<br />

dalla folla in segno di giubilo e gratitudine. Naturalmente<br />

la distruzione avviene dopo avere<br />

deposto la statua della Madonna. Agli assalitori<br />

spetta come reliquia “il pezzo” di carro che si<br />

è riusciti a conquistare, ricordo di una grande<br />

festa, che culminerà nella tarda notte con una<br />

gara di fuochi pirotecnici e con l’appuntamento<br />

all’edizione successiva.<br />

A’ mogghj a’ mogghj all’ann c’vann, dicono<br />

i materani, augurandosi che l’anno successivo<br />

la festa sia ancora più ricca e più bella.<br />

Il carro della festa di Maria Santissima<br />

della Bruna<br />

Chiese rupestri, Matera


Enogastronomia<br />

Famoso e apprezzato è il Pane di Matera,<br />

ottenuto da una miscela di semole di grano<br />

duro e lavorato secondo un metodo<br />

antico praticato già nel Cinquecento. Cotto nei<br />

forni a legna, il pane assume il sapore e l’aspetto<br />

tipico, caratterizzato dalla particolare forma<br />

a cornetto, e si conserva fragrante per diversi<br />

giorni. Il Pane di Matera è oggi protetto dalla<br />

certificazione IGP (Indicazione Geografica Protetta)<br />

riconosciutagli dalla Comunità Europea.<br />

Da accompagnare al pane, l’olio extravergine<br />

di oliva, orgoglio dell’agricoltura locale,<br />

prodotto nelle campagne materane.<br />

Legati alla cultura rurale sono anche i numerosi<br />

formaggi: mozzarelle, burrate, ricotte e<br />

gli stagionati come il caciocavallo e il pecorino.<br />

Legumi – I legumi, la famosa “carne dei poveri”<br />

sono tutti presenti nella tradizione locale.<br />

I ceci, i fagioli, le cicerchie e le fave vengono<br />

preparati in vari modi, da soli in zuppa o con<br />

la pasta.<br />

Informazioni utili<br />

COLLEGAMENTI AEREI<br />

L’aeroporto più vicino è Bari Palese, distante appena<br />

50 Km circa.<br />

Per informazioni: www.provincia.matera.it<br />

COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />

Matera è collegata a Bari dalle Ferrovie Appulo Lucane<br />

FAL: tel. +39 080 5725229, sito web: www.fal-srl.it.<br />

Stazione per Matera FS di Bari, di Metaponto<br />

e di Ferrandina.<br />

COLLEGAMENTI STRADALI<br />

AUTOBUS<br />

Marino Autolinee.<br />

Autolinee Marozzi.<br />

Autolinee Liscio.<br />

AUTO<br />

Dalla costa tirrenica: immettersi nell’autostrada Salerno<br />

– Reggio Calabria. Seguire le indicazioni per<br />

Pasta – Sembrerebbe che la pasta sia originaria<br />

proprio della Basilicata. Tipici di Matera<br />

sono i cavatelli conditi sia con pomodorini,<br />

rucola e cacio, sia coi funghi o col sugo di carne.<br />

Carne – Tra le preparazioni più famose c’è il<br />

“cutturidd”, carne di pecora o di agnello messa<br />

a cuocere per molte ore in una pentola di<br />

terracotta con verdure e aromi.<br />

Dolci – I dolci della tradizione hanno nomi<br />

caratteristici come strazzate, schiumette, friselle.<br />

Si accompagnano con un bicchierino di<br />

rosolio locale.<br />

Vini – Oggi la Provincia di Matera conta undici<br />

vini a denominazione di origine controllata<br />

(DOC) di cui cinque vini rossi: Matera Rosso,<br />

Matera Moro Riserva, Matera Primitivo, Matera<br />

Moro e Passito Primitivo; tre vini bianchi: Matera<br />

Greco, Matera Bianco e Passito Bianco Malvasia;<br />

un rosato: Matera Rosato da primitivo; due spumanti:<br />

Matera Spumante metodo classico, Matera<br />

Spumante Rosé da primitivo metodo classico.<br />

Potenza. Quindi proseguire per Metaponto lungo la<br />

SS 407 “Basentana” fino alle indicazioni per Matera<br />

nei pressi di Ferrandina Scalo.<br />

Dalla costa adriatica: percorrere l’autostrada Bologna-Taranto<br />

fino all’uscita Bari nord. Proseguire per<br />

la zona industriale, per Altamura-Matera, cioè la<br />

SS 96 e poi la SS 99.<br />

Da Calabria e Sicilia: autostrada Reggio Calabria-<br />

Salerno. Uscire a Sibari e percorrere la SS 106 Jonica<br />

per Taranto. Prendere l’uscita Matera, nei pressi di<br />

Metaponto.<br />

Dal Salento: la strada più comoda prevede di superare<br />

Taranto, e percorrere la SS 106 Jonica fino<br />

all’uscita per Matera nei pressi di Metaponto.<br />

DOVE DORMIRE<br />

Federalberghi Basilicata:<br />

sito web: www.basilicata.federalberghi.it/<br />

e-mail: basilicata@federalberghi.it<br />

99


Sardegna<br />

Su Nuraxi dall’alto<br />

Provincia del Medio Campidano<br />

L’Area Archeologica Su Nuraxi di Barumini


Introduzione<br />

La sono la massima espressione architettonica e simbolica dell’antica e moderna civiltà<br />

storia di Barumini inizia circa tremila e cinquecento anni fa sulla collina dove gli antichi<br />

costruirono un nuraghe e un piccolo villaggio di capanne intorno ad esso. I nuraghi<br />

della Sardegna. Eccezionali monumenti, queste costruzioni a mezza strada tra l’edilizia difensiva<br />

e quella civile sono sopravvissute fino ai nostri giorni a testimonianza di una cultura millenaria<br />

collegata alle civiltà megalitiche del bacino del Mediterraneo.<br />

La civiltà nuragica svolse un ruolo importante nella diffusione della cultura micenea ed in<br />

seguito di quella fenicia, anche se alcune sue peculiarità rimangono avvolte dal mistero, forse<br />

incomprensibili perché estranee alla cultura greca classica.<br />

Le strutture architettoniche sono costituite da torri a due o tre piani a forma di tronco di cono,<br />

realizzate con pietre di notevoli dimensioni, disposte a secco in cerchi concentrici sovrapposti<br />

che si stringono verso la sommità.<br />

Su Nuraxi di Barumini è l’esempio più completo e meglio conservato di nuraghe.<br />

CrITErI DI AMMISSIONE<br />

Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso di inserire l’area nella World Heritage List nel<br />

1997 sulla base dei criteri (i), (iii) e (iv), ritenendo che i Nuraghi di Sardegna, dei quali Su Nuraxi è<br />

l’esempio principale, costituiscono un’eccezionale risposta alle specifiche condizioni geografiche,<br />

sociali, e politiche esistenti sull’isola in epoca preistorica. Evidenziano inoltre l’immaginazione<br />

innovatrice delle primitive popolazioni sarde in merito all’impiego di materiali e tecniche a disposizione<br />

di una comunità insulare preistorica.<br />

Su Nuraxi<br />

101


102<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

La<br />

storia di Barumini inizia circa tremila<br />

e cinquecento anni fa sulla collina<br />

dove gli antichi costruirono un nuraghe<br />

nuraxi ‘e cresia e un piccolo villaggio di<br />

capanne intorno. Qui poi vennero edificati sa<br />

cresia manna (oggi parrocchiale) alla fine del<br />

Cinquecento e su palazzu ‘e su marchesu (casa<br />

zapata) all’inizio del Seicento.<br />

Barumini si chiamava così forse già dall’origine,<br />

perché la radice bar del toponimo in<br />

lingua sarda significa “cavità”, “avvallamento”, in<br />

quanto la maggior parte del sito si estende in<br />

basso. Dunque Barumini può significare “bassura”,<br />

un fonema in composizione col suffisso<br />

ùmini frequente anche in altri toponimi della<br />

Sardegna.<br />

Tracce successive di murature romane nel<br />

centro abitato fanno supporre che l’agglomerato<br />

fosse una delle tante “ville” di latifondo<br />

romano. Dall’XI secolo Barumini fa parte del<br />

Giudicato di Arborea la cui curatoria di appartenenza<br />

è sino ai tempi feudali quella di Marmilla<br />

e di essa ne è il capoluogo. Nel 1358 figura un<br />

“vicariatu de Barumini”. Testimonianze edilizie<br />

nel paese di questo periodo sono le due chiese<br />

minori di San Giovanni (XIII secolo) e di San<br />

<strong>Nicola</strong> (fine del XII secolo).<br />

Nel 1410 poi Barumini passa al Marchesato<br />

di Oristano fino al 1479, quando la Sardegna<br />

entra in possesso della Corona Spagnola con<br />

il re Ferdinando il Cattolico.<br />

Già una sessantina di anni prima Barumini<br />

era diventata capitale di feudo per concessione<br />

reale, nel 1420, a Guglielmo Raimondo di<br />

Casa Zapata, Barumini<br />

Montecatena. Incorporato in seguito nel fisco<br />

reale, il feudo fu ceduto a Pietro di Rocalberti.<br />

Quest’ultimo, con il consenso di Carlo V, vende<br />

la baronia con le ville di Barùmini, Las Plassas<br />

e Villanovafranca a don Azor zapata, preside<br />

della Città di Cagliari.<br />

Barumini con l’insediamento dello zapata<br />

diviene capoluogo della baronia. è da questa<br />

data che prende fisionomia l’abitato e il tessuto<br />

urbano della Barumini che oggi conosciamo.<br />

Da segnalare nella prima metà dell’Ottocento<br />

la costruzione del nuovo Monte Granatico.<br />

Il resto della realtà urbana di Barumini è<br />

un intrecciarsi di case rurali di modesta fattura<br />

e di edifici dall’impianto architettonico più<br />

complesso. Di rilievo sono i numerosi portali<br />

ad arco presenti in tutto il territorio, esempio<br />

mirabile di uno stile che si è propagato fino ai<br />

giorni nostri.<br />

SU NUrAXI<br />

I nuraghi, simbolo della Sardegna di ieri e<br />

di oggi, sono la massima espressione architettonica<br />

dell’antica civiltà isolana. L’interesse<br />

degli archeologi per queste costruzioni risale al<br />

Cinquecento, ma solo nell’Ottocento cominciarono<br />

le ricerche scientifiche. Una delle scoperte<br />

più clamorose fu quella di Barumini, dovuta alla<br />

campagna di scavi condotta dall’archeologo<br />

Giovanni Lilliu tra il 1951 e il 1956.<br />

Su Nuraxi di Barumini è l’esempio più completo<br />

e meglio conservato di nuraghe, mentre<br />

il complesso di questi monumenti, sparsi su<br />

Su Nuraxi di Barumini


Castel del Monte<br />

L’Area Archeologica Su Nuraxi di Barumini<br />

Il Villaggio Nuragico<br />

Su Nuraxi, particolare Museo Casa Zapata, interno, Barumini<br />

103


104<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

tutto il territorio della Sardegna ed esclusivi<br />

dell’isola, costituisce una delle testimonianze<br />

più significative della cultura preistorica del<br />

bacino del Mediterraneo.<br />

I NUrAGHI NELL’ETà DEL BrONZO<br />

I nuraghi erano torri difensive a forma di<br />

tronco di cono realizzate con grossi macigni a<br />

secco, dotate di sale interne e coperte da tetti<br />

a volta a pseudocupola. Alcuni nuraghi, come<br />

nel caso di Su Nuraxi di Barumini, sono posti<br />

all’interno di recinti costituiti da torri più piccole,<br />

collegate da muri massicci. Le prime strutture<br />

difensive centrali, databili tra il 1500 e l’800 a.C.,<br />

sembra fossero state costruite da famiglie o da<br />

clan che vivevano isolati.<br />

Intorno alla fine dell’Età del Bronzo la società<br />

nuragica cominciò a evolversi in modo sempre<br />

più complesso, con una chiara tendenza verso<br />

la gerarchizzazione: alle torri isolate vennero<br />

incorporate altre strutture architettoniche che<br />

svolgevano funzioni sociali e difensive.<br />

L’ETà DEL FErrO: APOGEO E DECADENZA<br />

I più importanti interventi di sviluppo ed<br />

espansione dei dispositivi difensivi di Barumini<br />

risalgono all’inizio dell’Età del Ferro, tra il X<br />

e l’VIII secolo a.C., epoca che coincide con le<br />

invasioni cartaginesi dell’isola.<br />

In questo periodo furono rinforzati i sistemi<br />

difensivi di Barumini e le popolazioni cercarono<br />

protezione raggruppandosi attorno a queste<br />

massicce fortezze di pietra. Nella fase più evoluta<br />

il nuraghe si trasforma così in un villaggio fortificato,<br />

al cui interno vive il capotribù o principe<br />

che offre protezione al borgo limitrofo e, come<br />

nei castelli medievali, ne ospita gli abitanti e gli<br />

animali nei momenti di pericolo. Questi villaggi<br />

erano in realtà dei piccoli insediamenti urbani,<br />

abitati dalle famiglie dei soldati e da artigiani.<br />

Nel corso del VII secolo a.C. Su Nuraxi fu<br />

devastato dai Cartaginesi e il suo sistema difensivo<br />

praticamente distrutto. Nonostante ciò,<br />

l’insediamento fu conservato e le abitazioni<br />

ricostruite, sebbene con uno stile diverso.


L’Area Archeologica Su Nuraxi di Barumini<br />

Nel III secolo a.C. con la conquista della Sardegna<br />

da parte dei Romani, la maggior parte<br />

dei nuraghi venne abbandonata. Ma non fu il<br />

caso di Su Nuraxi: gli scavi archeologici hanno<br />

dimostrato infatti che il sito rimase abitato fino<br />

al III secolo d.C.<br />

I PrOBLEMI DI DATAZIONE<br />

Il periodo preciso della costruzione dei nuraghi<br />

è sempre stato tema di ampio dibattito<br />

tra gli archeologi, anche perché i dati ottenuti<br />

con la datazione al carbonio 14 e con il metodo<br />

della stratigrafia non coincidono.<br />

La principale caratteristica del complesso<br />

di Su Nuraxi è la sua massiccia torre centrale,<br />

costruita con grandi pietre a secco, cioè senza<br />

l’utilizzo di una malta legante che sembra<br />

risalire al secondo millennio<br />

prima di Cristo.<br />

All’interno si<br />

aprono tre sale,<br />

posta ognuna<br />

a un livello differente e unite da una scala a<br />

spirale. In origine la torre si elevava per più di<br />

18 metri di altezza.<br />

Le quattro torri laterali, aggiunte successivamente,<br />

sono collegate da un massiccio<br />

muro di pietra. Sulla facciata sud/est una<br />

stretta apertura a livello del suolo permetteva<br />

l’accesso al cortile delimitato dalle torri.<br />

In seguito la porta fu chiusa definitivamente<br />

e per entrare nella cittadella occorreva fare<br />

uso di una scala o di qualche altro dispositivo<br />

controllabile dall’interno.<br />

Successivamente le grosse mura subirono<br />

degli interventi di rinforzo e nello stesso<br />

periodo fu costruito un secondo recinto che<br />

circondava le case, semplici strutture in pietra,<br />

la maggior parte delle quali di dimensioni modeste<br />

e formate da un’unica stanza.<br />

Solo una costituisce un’eccezione: si tratta di<br />

una casa con una camera più grande delle altre,<br />

ritenuta dagli archeologi una sala del consiglio,<br />

probabilmente associata a qualche forma di<br />

gestione comunitaria del villaggio.<br />

Su Nuraxi, panoramica dall’alto<br />

105


106<br />

Itinerari<br />

La della Sardegna, è costituita da ven-<br />

Provincia del Medio Campidano, situata<br />

nella parte centro occidentale<br />

totto comuni e si suddivide in tre sub regioni:<br />

l’arburese - Monte Linas (Arbus, Guspini, Gonnosfanadiga,<br />

Villacidro), la Marmilla (Barumini,<br />

Collinas, Furtei, Gesturi, Genuri, Las Plassas,<br />

Lunamatrona, Pauli Arbarei, Sanluri, Sardara,<br />

Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna,<br />

Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca), ed il<br />

Campidano Centrale (Pabillonis, Serrenti, Serramanna,<br />

San Gavino Monreale, Samassi).<br />

LA COSTA<br />

La costa, uno dei litorali sardi più suggestivi<br />

con una notevole varietà di ambienti, si sviluppa<br />

per circa 50 chilometri, alternando estese<br />

spiagge dorate a tratti rocciosi, calette e falesie.<br />

Le spiagge di Scivu e Piscinas, prive di interventi<br />

urbanistici, hanno un entroterra dunoso<br />

che raggiunge i 3 chilometri di profondità e 40<br />

metri di altezza. Questo complesso è il più esteso<br />

d’Europa, dichiarato patrimonio dell’umanità<br />

Costa Arbus<br />

Pistis<br />

Torre dei Corsari<br />

Piscinas<br />

Scivu<br />

dall’UNESCO. Al centro della costa non mancano<br />

strutture balneari e agglomerati turisticoalberghieri<br />

a Portu Maga, Gutturu ‘e Flumini,<br />

Funtanazza, Torre dei Corsari e Pistis.<br />

LA MONTAGNA<br />

A ridosso della costa si erge il complesso<br />

montuoso del Linas e Monte Arcuentu, tra i più<br />

antichi dell’isola, ed il più elevato della Sardegna<br />

meridionale con i 1236 metri s.l.m. di “Punta<br />

Perda Sa Mesa”.<br />

Gli aspetti paesaggistici sono vari, per la presenza<br />

di vallate e canaloni con numerose cascate<br />

(Piscina Irgas, Muru mannu, Sa Spendula), di<br />

boschi di leccio, tasso, sughera, ed estensioni<br />

di macchia mediterranea.<br />

L’emblema di questo territorio è il cervo<br />

sardo, presente in circa 1500 esemplari che si<br />

possono ammirare tra le dune di Piscinas e tra<br />

le miniere abbandonate.<br />

LE GIARE<br />

Montevecchio<br />

Ingurtosu<br />

Villacidro<br />

La Giara è l’altopiano basaltico più conosciuto<br />

della Sardegna.<br />

L’Area Archeologica<br />

Su Nuraxi<br />

di Barumini<br />

Sardara<br />

Gesturi<br />

Setzu Tuili<br />

Sanluri<br />

Cervo sardo La spiaggia di Piscinas


Itinerari<br />

La Giara di Gesturi, Tuili e Setzu è una distesa<br />

di 4.267,6 ettari, generata oltre 2,5 milioni di anni<br />

fa da grandi eruzioni vulcaniche provenienti da<br />

due crateri, uno in località Punta zepparedda a<br />

609 metri sul livello del mare e l’altro a zeppara<br />

Manna a 580 metri.<br />

Per la sua natura e per le particolari biodiversità<br />

animali e vegetali che vi si trovano, si potrebbe<br />

definire un sontuoso altare tra i territori<br />

dei comuni di Gesturi, Tuili e Setzu.<br />

La primavera è il periodo ideale per visitarla<br />

ed ammirare i cavallini selvatici “quaddeddus”<br />

immersi in una prateria di ranuncolo bianco<br />

che ricopre i piccoli laghi temporanei, “paulis”.<br />

Di incerta origine, i cavallini hanno caratteristiche<br />

uniche: piccola statura e folta criniera. Ad<br />

oggi sono circa seicento gli esemplari puri che<br />

vivono allo stato brado, fortemente rispettati e<br />

tutelati da privati ed istituzioni pubbliche. Tra<br />

gli unicum della biodiversità della Giara, due<br />

crostacei, che vivono nei paulis, conosciuti col<br />

I Cavallini Quaddeddus<br />

Cascata sa spendula<br />

nome scientifico di Lepidurus apus e di Triops<br />

cancriformis, appartenenti all’ordine dei Notostraci.<br />

Rappresentano forme di vita animale tra<br />

le più antiche tuttora viventi non avendo subito<br />

particolari evoluzioni della struttura corporea.<br />

A pochi chilometri è presente altresì la Giara<br />

di Siddi di dimensioni ed altezza inferiori rispetto<br />

alla Giara di Gesturi, Tuili e Setzu.<br />

L’ARCHEOLOGIA<br />

Le radici dell’identità della Sardegna, “Sardità”,<br />

risalgono al II millennio a.C., quando è andata<br />

affermandosi la civiltà nuragica, unica nell’area<br />

mediterranea. Le prime testimonianze rinvenute<br />

risalgono al 1800 a.C. come il protonuraghe<br />

Bruncu Madugui a Gesturi.<br />

Il Medio Campidano vanta la presenza della<br />

più alta espressione della civiltà nuragica, dichiarata<br />

dall’UNESCO patrimonio dell’umanità: la<br />

Reggia “Su Nuraxi” di Barumini è il sito archeologico<br />

più visitato dell’isola.<br />

A brevissima distanza è situato “Su Nuraxi e’<br />

cresia”, un unicum poiché inglobato all’interno<br />

del Palazzo Nobiliare Casa zapata del XV secolo.<br />

Di grande rilevanza anche i complessi archeologici<br />

“Genna Maria” a Villanovaforru e “Su<br />

Mulinu” a Villanovafranca, situati su alture dominanti:<br />

il primo si affaccia sia sulla Marmilla che<br />

sul Campidano centrale sino al Golfo di Oristano.<br />

All’interno del nuraghe “Su Mulinu” è presente<br />

un altare nuragico della prima Età del Ferro<br />

dove si ipotizza venissero compiuti riti sacrificali.<br />

Il culto dei morti del neolitico (III secolo a.C.),<br />

Las Plassas<br />

107


108<br />

Itinerari<br />

è documentato dalle Domus de Janas ricavate<br />

nella roccia, come Sa Domu ‘e S’Orcu di Setzu.<br />

Contemporanee ai nuraghi sono le sepolture<br />

megalitiche (Tomba dei Giganti) quali Sa Dom’è<br />

S’Orcu di Siddi, quella in località San Cosimo a<br />

Gonnosfanadiga, Su Cuaddu e Nixias di Lunamatrona.<br />

A Collinas sono visibili le due tombe<br />

di Sedda sa Caudeba.<br />

Il monumento con il miglior stato di conservazione<br />

è il Pozzo Sacro di Santa Anastasia<br />

a Sardara, ubicato nel centro storico, vicino al<br />

Museo di Villa Abbas dove si trovano i reperti<br />

rinvenuti nelle campagne di scavo.<br />

Il periodo romano è attestato in molte località,<br />

come la città di Santa Maria di Neapolis a<br />

Guspini (Sant’Antonio di Santadi) ai bordi dello<br />

stagno di San Giovanni. A 3 chilometri da Sardara<br />

sono ancora utilizzate le antiche terme (III – I<br />

secolo a.C.), Aquae Neapolitanae, note come<br />

terme di Santa Maria Acquas.<br />

Tomba dei giganti, Siddi<br />

Nuraghe Gennamaria, Villanovaforru<br />

I CASTELLI GIUDICALI<br />

Il Medio Campidano, al confine tra i Giudicati<br />

di Arborea e Cagliari, è costellato dalle vestigia<br />

di un sistema difensivo composto da fortificazioni<br />

strategiche, legate alla vita militare come<br />

alla sussistenza dei borghi sorti ai loro piedi.<br />

Lungo il confine tra i giudicati, dall’XI secolo<br />

furono eretti i castelli di Monreale (Sardara) e<br />

Las Plassas, di cui restano parti della mura sulle<br />

colline che dominano Campidano e Marmilla.<br />

Il Castello di Sanluri fu costruito nel 1355,<br />

unico tra gli oltre ottanta in Sardegna a risultare<br />

integro, oggi sede di un importante Museo<br />

Risorgimentale.<br />

ARCHEOLOGIA MINERARIA<br />

I monti del Guspinese e dell’Arburense, ricchi<br />

di giacimenti di zinco e piombo argentifero,<br />

e il territorio di Gonnosfanadiga, con i filoni di<br />

molibdeno e stagno, furono oggetto di un’intensa<br />

attività estrattiva fin dall’epoca romana.<br />

Montevecchio in particolare, con i suoi oltre<br />

cento chilometri di gallerie, era considerata la<br />

più imponente miniera d’Italia.<br />

Furono costruiti centri abitati, quali Montevecchio<br />

ed Ingurtosu, con le strutture di supporto<br />

all’attività mineraria.<br />

Nella seconda metà del XX secolo è cessata<br />

l’attività estrattiva e tutto è stato parzialmente<br />

dismesso, ma il fascino dei luoghi e delle costruzioni<br />

è tale che è stata avviata, ed in parte<br />

conclusa, un’azione di recupero di siti ed edifici.<br />

Monte Arcuentu, panoramica


Eventi<br />

La mente connessa alla religiosità ed<br />

festa come momento di svago, di<br />

riposo e di allegria, è tradizional-<br />

al culto locale. Alla celebrazione della Pasqua<br />

“pasca manna”, del Natale “paschixedda”, del Patrono<br />

e di Ognissanti, si affiancano le feste delle<br />

chiese patronali, rionali e di quelle campestri.<br />

Le grandi feste locali (durano almeno due<br />

o tre giorni) seguono il calendario della civiltà<br />

contadina e sono concentrate tra la fine della<br />

primavera e l’inizio dell’autunno.<br />

Espressione della religiosità sono le processioni<br />

che vengono arricchite da carri trainati da<br />

buoi, riccamente addobbati, da sfilate di costumi<br />

maschili e femminili e da suonatori di “Launeddas”<br />

(antichissimo strumento musicale polifonico),<br />

di “Sulittu”, zufolo, e più raramente di “Su<br />

Sonettu” (fisarmonica), che è invece elemento<br />

essenziale nei balli folkloristici.<br />

Le feste patronali, più frequentate dai fedeli<br />

e/o curiosi provenienti dai centri del territorio<br />

provinciale e non solo, sono Santa Vida (Santa<br />

Vitalia) a Serrenti e Santa Maria Acquas a Sardara.<br />

Tra le feste campestri ricordiamo: Santa Maria<br />

Angiargia a Collinas, Beata Vergine d’Itria a Villamar,<br />

Sant’Isidoro a Serramanna, San Sisinnio<br />

a Villacidro, Sant’Antonio di Santadi ad Arbus.<br />

Alle feste di matrice religiosa si devono aggiungere<br />

molte altre manifestazioni ed eventi<br />

identitari, culturali, sportivi, mostre e fiere agroalimentari<br />

concentrate prevalentemente nel<br />

periodo estivo.<br />

La Provincia del Medio Campidano insieme ai<br />

Comuni ha istituito il Calendario Agri<strong>Cultura</strong> per<br />

promuovere gli appuntamenti che valorizzano<br />

i prodotti agro-alimentari tipici, tra cui la Sagra<br />

dello zafferano a San Gavino Monreale, Turri e<br />

Villanovafranca, la Sagra del Miele a Guspini,<br />

quella del Carciofo a Samassi, de su Pistokeddu<br />

di Serrenti, della capra di Arbus, delle leguminose<br />

a Las Plassas etc..<br />

Festa Santa Antonio Abate, Tuili<br />

A questo si aggiunge il Calendario Eventi,<br />

che propone in maniera unitaria tutti gli appuntamenti<br />

a carattere identitario, sportivo e<br />

di richiamo internazionale come la mostra Arresojas<br />

a Montevecchio, la Sagra della Mietitura<br />

a Turri, il Carnevale di San Gavino Monreale e<br />

Samassi, il Palio degli Asinelli a Genuri, il Triathlon<br />

di Villacidro.<br />

Sul sito della Provincia è disponibile il calendario<br />

aggiornato di tutti i principali eventi<br />

e sagre.<br />

Carro a buoi Festa di Santa Maria Angiargia, Collinas<br />

109


110<br />

Enogastronomia<br />

Il area prevalentemente agricola con ampie<br />

Medio Campidano è definita la “Provincia<br />

Verde” per la sua caratterizzazione come<br />

parti riservate all’allevamento. Questa vocazione<br />

ha dato origine a produzioni alimentari di pregio<br />

dai “sapori antichi”.<br />

Fiore Zafferano<br />

Da un lustro infatti la Provincia ha avviato il<br />

progetto “Paniere del Medio Campidano” per la<br />

promozione dei principali prodotti quali olio,<br />

dolci, miele, formaggi, zafferano, insaccati, legumi,<br />

carciofi, asparagi freschi e conservati.<br />

L’ulivo è tra le colture arboree più diffuse:<br />

alcuni centri come Gonnosfanadiga e Villacidro<br />

ricoprono un ruolo rilevante nella produzione<br />

delle olive da mensa e degli olii extra-vergine<br />

di altissima qualità.<br />

La Marmilla vanta poi un patrimonio di ulivi<br />

millenari ed un’antichissima produzione degli<br />

olii di gran pregio che si possono acquistare ad<br />

Ussaramanna e Gesturi.<br />

Nella pianura del Campidano sono prevalenti<br />

le colture orticole quali pomodori, asparagi<br />

e soprattutto carciofi, nelle diverse qualità. Le<br />

carciofaie sono presenti a Serramanna, Furtei,<br />

Serrenti e Samassi.<br />

Il Medio Campidano è leader italiano per<br />

quantità e qualità nella produzione dello zafferano<br />

che ha ottenuto il marchio DOP dall’Unione<br />

Europea. L’oro rosso viene coltivato, raccolto e<br />

confezionato con le tecniche tradizionali, rigorosamente<br />

a mano.<br />

è utilizzato in cucina nel confezionamento<br />

dei ravioli, della fregola, dei malloreddus, dei<br />

dolci di ricotta e di formaggio, del liquore Villacidro.<br />

San Gavino detiene orgogliosamente il titolo<br />

di capitale dello zafferano, mentre Turri e<br />

Villanovafranca sono gli altri due più importanti<br />

centri produttivi della Provincia.<br />

La Marmilla è vocata alla produzione cerealicola<br />

del grano duro, elemento essenziale per la<br />

produzione delle paste, dei dolci e soprattutto<br />

del pane.<br />

Su civraxiu è il pane di Sanluri, di grande<br />

pezzatura, soffice a crosta croccante; su coccoi<br />

invece è un pane di pasta bianca compatta, talvolta<br />

modellato artisticamente per le festività<br />

e i matrimoni. La coltura del grano si alterna<br />

annualmente a quella delle leguminose: da qui<br />

le pregiate produzioni di ceci, lenticchie e fave.<br />

Consistente è la produzione del melone coltivato<br />

in asciutto, o meloni d’inverno, nel terri-<br />

Leguminose Pane Civraxiu


Enogastronomia<br />

torio di Lunamatrona nonché a Pauli Arbarei<br />

ed Ussaramanna, dal gusto dolce ed aromatico.<br />

La frutticoltura è invece sviluppata nell’area<br />

pedemontana del Linas, ricca d’acqua, di Villacidro<br />

e Gonnosfanadiga, che producono ottime<br />

arance, ciliegie, pesche ed angurie.<br />

L’area montuosa del Linas di Guspini ed Arbus<br />

è caratterizzata dalla produzione del miele<br />

in una grande varietà di specie floreali tra cui<br />

quello di asfodelo, di cardo, d’arancia e quello<br />

pregiato di corbezzolo dal caratteristico sapore<br />

leggermente amaro.<br />

Informazioni utili<br />

Carciofaie<br />

COLLEGAMENTI STRADALI<br />

Per raggiungere il Comune di Barumini occorre<br />

imboccare la S.S. 197 al Km 40 della S.S. 131 nella<br />

direzione Cagliari Oristano<br />

DOVE DORMIRE<br />

Unione Regionale Albergatori della Sardegna -<br />

U.R.S.A., Via Freud, 6 - 09126 Cagliari<br />

tel. 070 3481446 - 070 3481708<br />

e-mail: sardegna@federalberghi.it<br />

NUMERI UTILI<br />

Presso la biglietteria di Su Nuraxi e il centro G. Lilliu<br />

sono presenti dei Punti Informativi.<br />

Per informazioni più dettagliate su visite ed orari<br />

contattare: Fondazione Barumini Sistema <strong>Cultura</strong><br />

Il miele costituisce unitamente alle mandorle<br />

elemento essenziale per la produzione dei dolci<br />

sardi (amaretti, pardulas, gueffus, papassinos,<br />

pan’e saba, etc).<br />

Di pari livello qualitativo è il latte ovino e<br />

caprino utilizzato per la produzione di formaggi<br />

sia da piccoli allevatori che dai caseifici, oramai<br />

affermati a livello internazionale.<br />

I suini forniscono carni prelibate che vengono<br />

insaccate in vari stabilimenti prevalentemente<br />

a Villacidro, Gonnosfanadiga, Ussaramanna<br />

e Guspini.<br />

è in corso, da parte della Provincia, un progetto<br />

per lo sviluppo della produzione del suino<br />

di razza sarda, allevato rigorosamente all’aperto.<br />

La tradizione vinicola è limitata ai Comuni di<br />

Collinas che produce un bianco<br />

frizzante e Lunamatrona ed<br />

Ussaramanna da cui<br />

proviene un’ottima<br />

Malvasia.<br />

Asparagi selvatici<br />

Sede: Piazza S. Francesco n. 16 - Barumini (VS)<br />

tel./fax: +39 070 9361039 Cell: +39 389 1845370<br />

Su Nuraxi - zona Archeologica<br />

tel. +39 070 9368128<br />

Casa zapata - Polo Espositivo<br />

tel./fax: +39 070 9368476<br />

Centro G. Lilliu tel./fax: + 39 070 9361041<br />

e-mail: fondazionebarumini@tiscali.it<br />

Sito web: www.fondazionebarumini.it<br />

Per informazioni sul territorio della Provincia del<br />

Medio Campidano contattare: Ufficio Turismo,<br />

via Carlo Felice, 267 – 09025 Sanluri (VS)<br />

tel. +39 070 9356732 – 733 / Fax: + 39 070 9370517<br />

e-mail: turismo@provincia.mediocampidano.it<br />

Sito web: www.provincia.mediocampidano.it<br />

111


Sicilia<br />

Strombolicchio, Isole Eolie<br />

Provincia Regionale di Messina<br />

Le Isole Eolie


Introduzione<br />

A<br />

nord-est della Sicilia c’è un angolo di paradiso dove il mistero della natura si riflette per<br />

sette volte nelle acque di un mare purissimo. Si ha l’impressione di ammirare qualcosa<br />

che appartiene all’inizio del mondo: Lipari, Vulcano, Salina, Stromboli, Filicudi, Alicudi<br />

e Panarea, le sette isole dell’arcipelago delle Eolie, emergono dal mare come sette immense<br />

schegge di terra lavica rappresa e ancorate agli abissi del mare.<br />

Le Eolie sono una sorta di parco archeologico in perenne evoluzione: la cenere, le lave e il<br />

materiale eruttato preservano le vestigia del passato e le restituiscono perfettamente conservate.<br />

Sette isole per una vacanza - avventura in un mondo perduto nel tempo dove, in un intimo<br />

colloquio con la natura, si vive alla scoperta di innumerevoli spiagge, cale, grotte, insenature,<br />

faraglioni, ai quali si aggiungono l’incomparabile varietà e ricchezza di fondi marini.<br />

Le bellezze naturali ed i vari aspetti geologici e vulcanologici, assieme ai settemila anni di<br />

storia, che si scoprono visitando i villaggi preistorici ed il museo archeologico di Lipari, fanno<br />

dell’arcipelago una delle località più originali ed interessanti.<br />

CrITErI DI AMMISSIONE<br />

Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha inserito le Isole Eolie nella World Heritage List nel<br />

2000 come bene naturale secondo il criterio (viii), in quanto le formazioni vulcaniche di tali isole<br />

rappresentano i fenomeni classici oggetto di studi da parte dei vulcanologi di tutto il mondo.<br />

Le Isole Eolie sono uno straordinario esempio di fenomeno vulcanico ancora in corso. Studiate<br />

sin dal XVIII secolo, hanno fornito alla vulcanologia due tipi di eruzione, vulcaniana e stromboliana,<br />

e hanno occupato, di conseguenza, un posto di rilievo nella formazione dei geologi per<br />

oltre duecento anni.<br />

Il sito continua ad arricchire il campo degli studi vulcanologici sugli attuali processi geologici<br />

di sviluppo della morfologia del territorio.<br />

Taormina, veduta aerea<br />

113


114<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

I<br />

primi uomini colonizzatori delle Isole Eolie<br />

si stabilirono a Lipari e Salina alcuni secoli<br />

prima del 4000 a.C. attratti dall’ossidiana, il<br />

vetro nero eruttato dal vulcano che si trovava<br />

all’ estremità nord-est di Lipari, e che costituiva<br />

una importante risorsa per quell’epoca.<br />

Questo vulcano si era spento dopo un periodo<br />

di intensa attività alla quale è dovuta la<br />

presenza di pietre pomici che vengono oggi<br />

sfruttate industrialmente. Quando l’uomo ancora<br />

non conosceva la lavorazione dei metalli, l’ossidiana<br />

costituiva il materiale più tagliente di cui<br />

si potesse disporre ed era perciò ricercatissima.<br />

Da Lipari questo vetro naturale era esportato in<br />

gran quantità e il commercio portava all’isola<br />

una straordinaria prosperità.<br />

Stromboli, il cratere e la sciara del fuoco<br />

Solo più di mille anni dopo, intorno al 3000<br />

a.C., quando il commercio dell’ossidiana era al<br />

suo apogeo, incominciarono ad essere abitate<br />

anche le isole minori dell’arcipelago eoliano.<br />

In questo lungo periodo, alle prime genti provenienti<br />

dalla Sicilia se ne sostituirono altre,<br />

forse provenienti dalle coste transadriatiche,<br />

per impadronirsi di questa eccezionale fonte<br />

di ricchezza, e si insediarono su quella vera<br />

fortezza naturale che è l’attuale Castello.<br />

Dopo alcuni secoli di forte recessione economica<br />

e demografica (seconda metà del III<br />

millennio a.C.) le isole Eolie ebbero un altro<br />

periodo di fioritura quando in esse si staziarono<br />

popolazioni provenienti dalla Grecia continentale.<br />

Ad esse si riferisce il ciclo di leggende che


trova eco nell’Odissea di Omero, nell’episodio<br />

del Re Eolo che accoglie Ulisse concedendogli<br />

l’otre dei venti.<br />

Sorsero poco dopo il 2000 a.C. insediamenti<br />

di capanne tondeggianti, circondate da un muro<br />

in pietre e fango. Ebbe inizio con essi l’età del<br />

bronzo nei nostri paesi occidentali. Testimonianze<br />

degli insediamenti di questi popoli transmarini<br />

sono state trovate pressoché in tutte le isole,<br />

salvo Vulcano, resa inabitabile dalla intensa attività<br />

del suo cratere.<br />

Intorno al 900 a.C. il floridissimo insediamento<br />

di Lipari venne distrutto e per più di tre secoli il<br />

Castello, ma forse l’intera isola, restarono deserti.<br />

Nella seconda metà dell’VIII secolo a.C. iniziò<br />

il fenomeno della colonizzazione greca dell’Italia<br />

Le Isole Eolie<br />

meridionale e della Sicilia. Lipari venne colonizzata<br />

da un gruppo di Greci di stirpe dorica che<br />

dovettero allestire una potente flotta per assicurarsi<br />

la supremazia sul mare.<br />

Lipari rimase a lungo al fianco di Siracusa,<br />

poi cadde sotto il giogo cartaginese, nel quale<br />

si trovò quando scoppiò la prima guerra punica,<br />

divenendo una delle migliori stazioni navali cartaginesi.<br />

Nel 252 a.C. fu conquistata dai Romani<br />

e rasa al suolo.<br />

Le isole Eolie ebbero una grande importanza<br />

strategica durante la guerra civile tra Ottaviano<br />

e Sesto Pompeo. Non si hanno notizie relative<br />

a Lipari per tutta l’età imperiale romana (I-IV<br />

secolo d.C.).<br />

In età cristiana, forse dal IV secolo, Lipari fu<br />

Capo Sant’Alessio e il Castello<br />

115


116<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

sede vescovile e almeno fin dal VI secolo erano<br />

venerate nella sua Cattedrale le reliquie dell’apostolo<br />

San Bartolomeo che sarebbero giunte<br />

miracolosamente dall’Armenia.<br />

Nei secoli dell’alto Medioevo Lipari fu quindi<br />

meta di pellegrinaggi, e intorno alle isole fiorì<br />

una ricca e variopinta messe di tradizioni.<br />

Proprio allora si ebbe un improvviso risveglio<br />

dell’attività vulcanica nell’isola di Lipari: il cratere<br />

del monte Pelato eruttò immense masse<br />

di pomici, e quello della Pirrera una colata di<br />

ossidiana.<br />

Nell’839 d.C. Lipari fu distrutta da un’incursione<br />

di musulmani che profanarono le reliquie di<br />

San Bartolomeo. Queste, raccolte poi da alcuni<br />

vecchi monaci, furono trasportate a Salerno e<br />

da lì a Benevento. Lipari rimase per alcuni secoli<br />

quasi totalmente deserta, fino alla riconquista<br />

della Sicilia da parte dei Normanni, quando tornò<br />

a formarsi un nucleo urbano.<br />

Dopo numerose traversie, Lipari venne riedificata<br />

e ripopolata da Carlo V e da allora seguì<br />

le sorti della Sicilia e del reame di Napoli.<br />

LE ISOLE EOLIE<br />

LIPARI<br />

Lipari, l’antica Meligunis greca, con i suoi<br />

37,6 chilometri quadrati di superficie e con<br />

circa 9.000 abitanti, é la più grande e popolosa<br />

isola dell’arcipelago eoliano ed é, da sempre,<br />

la sua capitale.<br />

Tranne Salina, che é indipendente, tutte le altre<br />

isole fanno infatti parte del Comune di Lipari.<br />

è l’unica dove la presenza dell’uomo é stata<br />

costante da seimila anni a questa parte. Le<br />

più antiche rocce della parte emersa risalgono<br />

a circa 225.000 anni fa. Oggi i fenomeni<br />

di vulcanismo sono limitati alla presenza di<br />

attività fumarolica e di sorgenti calde, prevalentemente<br />

localizzati nel versante occidentale<br />

dell’isola.<br />

Tra le emergenze storico-architettoniche,<br />

ricordiamo il Castello di Lipari con l’antico<br />

Chiostro benedettino di epoca normanna e<br />

la Cattedrale del XIII secolo; a Marina Corta, la<br />

Chiesa del Purgatorio XIII secolo, l’Acropoli e i<br />

resti delle tombe di età greco-romana.<br />

Interessante é la visita al Museo archeologico<br />

di Lipari e alle chiese barocche.<br />

Lungo la costa, che da Canneto arriva al<br />

borgo di Acquacalda, sono presenti numerose<br />

spiagge bianche di pomice con i colori del mare<br />

che variano dal turchese al blu intenso, creando<br />

un paesaggio unico e suggestivo. Nell’antichità<br />

tali aree erano adibite all’estrazione dell’ossidiana,<br />

pietra importantissima per le isole.<br />

VULCANO<br />

Terza isola dell’arcipelago per dimensioni<br />

(21 chilometri quadrati), Vulcano è la più meridionale<br />

delle Eolie.<br />

L’antica isola di Efesto, dio greco del fuoco,<br />

diventò con i romani “Vulcano” e rimase<br />

disabitata a causa della forte attività vulcanica.<br />

Attualmente tale attività è limitata alle emissioni<br />

fumaroliche, presenti pressoché ovunque<br />

sull’isola, ma principalmente concentrate sui<br />

Calajunco, Panarea Lipari, il Museo Archeologico


ordi della Fossa e nell’istmo tra il Faraglione e<br />

Vulcanello. L’ultima grande eruzione avvenne<br />

nel 1888, e costrinse i pochi coloni dell’isola ad<br />

abbandonare l’estrazione di zolfo e di allume.<br />

La zona del porto e l’istmo di Vulcanello<br />

sono tra i paesaggi più suggestivi e peculiari<br />

del Mediterraneo.<br />

PANAREA<br />

Panarea è la più piccola fra le isole dell’arcipelago<br />

con soli 3,4 chilometri quadrati di<br />

superficie, e quella con minore sviluppo altimetrico.<br />

L’isola presenta una notevole varietà<br />

di ambienti e una certa diversità, soprattutto<br />

floristica rispetto alle altre isole, così da costituire<br />

una suggestiva meta naturalistica. L’ipotesi<br />

geologica più interessante sulla genesi di Panarea<br />

è quella che essa sia parte di un grande<br />

cratere vulcanico distrutto, con i bordi estremi<br />

a Basiluzzo e Lisca Bianca.<br />

STROMBOLI<br />

Stromboli è l’unica isola dell’arcipelago con<br />

un’attività vulcanica permanente. Le eruzioni<br />

sono alternate e il fenomeno è definito appunto<br />

“attività stromboliana”, famosa dizione<br />

riportata su tutti i principali testi di geologia e<br />

vulcanologia.<br />

Questa isola è la più settentrionale dell’arcipelago,<br />

ha una superficie di 12,6 chilometri<br />

quadrati e si eleva con forti pendenze fino a 924<br />

metri sul livello del mare (s.l.m.). Attualmente la<br />

popolazione residente vive grazie ad un’ economia<br />

fondata quasi esclusivamente sul turismo.<br />

Isole Eolie<br />

Il suo territorio si presenta poco accessibile, ma<br />

nonostante ciò le poche zone pianeggianti erano<br />

un tempo estesamente coltivate e Stromboli<br />

vantava una rinomata produzione di Malvasia.<br />

FILICUDI<br />

L’isola di Filicudi ha un’estensione di 9,5<br />

chilometri quadrati, e un sviluppo altimetrico<br />

massimo di 774 metri s.l.m. Recenti studi hanno<br />

permesso di attribuire un’età superiore al milione<br />

di anni per le lave del centro di zucco Grande,<br />

che costituirebbero dunque i più antichi prodotti<br />

emersi, finora conosciuti, nell’intero arcipelago.<br />

L’etimologia del nome greco, Phoinikodes, deriva<br />

secondo Aristotele dall’abbondante presenza di<br />

palme o, secondo altri, dalle felci, cui è intitolato<br />

il rilievo più alto dell’isola.<br />

ALICUDI<br />

Nonostante l’aspetto antico e la forte suggestione<br />

che esercita in tal senso al primo impatto<br />

sul visi tatore, Alicudi è una delle isole<br />

geologicamente più recenti. Oggi è scarsamente<br />

popolata ed è carente di una rete viaria<br />

percorribile in auto; il suo versante orientale si<br />

presenta quasi interamente con terrazzamenti,<br />

segno di un passato affidato all’agricoltura.<br />

Il versante occidentale, aspro e selvaggio, è<br />

invece rimasto disabitato ed è impraticabile<br />

a causa delle forti pendenze che lo caratterizzano.<br />

Oltre ad essere una delle isole più<br />

interessanti dal punto di vista naturalistico,<br />

Alicudi resta una delle isole meno esplorate<br />

dell’arcipelago.<br />

Lipari, resti archeologici<br />

Le Isole Eolie<br />

117


118<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

SALINA<br />

Salina ha una forma trapezoidale, con un’estensione<br />

di circa 7 chilometri quadrati. Al centro<br />

dell’isola vi è una depressione alta 285 metri,<br />

la fertile sella di Valdichiesa, coltivata a vigneti<br />

di Malvasia, che separa i due gruppi di rilievi. I<br />

primi colonizzatori dell’antica Grecia chiamarono<br />

quest’isola con il nome di Didyme (gemelli),<br />

proprio per l’inconfondibile aspetto delle due<br />

montagne “gemelle” che si stagliavano alte sul<br />

mare. Salina, come le altre isole dell’arcipelago,<br />

è emersa dal mare durante il Quaternario.<br />

I VULCANI<br />

L’arcipelago delle Eolie, con le sue sette<br />

isole, è la parte emersa di un vasto complesso<br />

Alicudi, il molo<br />

vulcanico, prevalentemente sottomarino, che<br />

si estende per circa 200 chilometri e che costituisce<br />

una struttura ad andamento arcuato<br />

rivolta, con la sua parte concava, verso il centro<br />

del Mar Tirreno.<br />

Le parti emerse del complesso eruttivo, le<br />

isole, si sono formate nell’ultimo milione di<br />

anni, mentre le parti sommerse raggiungono<br />

età leggermente maggiori: l’età più antica -<br />

circa 1,3 milioni di anni - è quella del vulcano<br />

sottomarino Sisifo, a nord-ovest dell’isola di<br />

Alicudi. Dalla datazione dei prodotti più antichi<br />

di ciascuna isola se ne può dedurre l’età<br />

di nascita. Nel Tirreno meridionale la placca<br />

africana scivola sotto quella europea, dando<br />

origine all’arco vulcanico delle isole Eolie formando<br />

una zona sismica inclinata, che rag-<br />

Castel di Tusa, Messina


giunge sotto il Tirreno la profondità di circa<br />

450 chilometri.<br />

A Lipari, a Vulcano e a Stromboli il vulcanismo<br />

è ancora attivo; nelle altre isole l’attività<br />

è cessata tra 5.000 anni e 20.000 anni fa.<br />

A Lipari l’ultima eruzione è avvenuta nel 729<br />

d.C., a Vulcano nel 1889-90 e a Stromboli l’attività<br />

dura ininterrottamente da almeno 2.000<br />

anni. I magmi delle Eolie sono simili a quelli dei<br />

vulcani che costituiscono la “cintura di fuoco”<br />

circumpacifica.<br />

Studiate fin dal XVIII secolo, le Eolie hanno<br />

permesso, grazie alla presenza di due importanti<br />

tipologie differenti di vulcani, di sistematizzare<br />

la fenomenologia scientifica specialistica: le<br />

definizioni di attività eruttiva di tipo vulcanico<br />

(colate brevi di lava vischiosa a rapido raffredda-<br />

Isole Eolie<br />

Le Isole Eolie<br />

mento) e di tipo stromboliano (lava semifluida,<br />

raffreddata solo in superficie, che determina<br />

lunghe colate) prendono origine proprio dalle<br />

due isole eoliane e hanno valore per tutti i<br />

vulcani dei mondo.<br />

Isole Eolie<br />

Isole Eolie, veduta dal cratere di Vulcano<br />

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120<br />

Itinerari<br />

MESSINA<br />

Abbazia basiliana di San Pietro e Paolo<br />

in Valle d’Agro’ – Casalvecchio Siculo<br />

Partendo da Piazza Cairoli, il salotto della<br />

città, e percorrendo Corso Garibaldi, s’incontra<br />

la Chiesa normanna della Santissima Annunziata<br />

dei Catalani (secolo XII-XIII), il Duomo e<br />

il campanile con il più grande orologio astronomico<br />

esistente al mondo. Sono inoltre da<br />

ammirare la Fontana di Orione, realizzata nel<br />

1553 da Montorsoli, la Chiesa di Sant’Antonio<br />

Abate (1928-30), il tempietto di San Tommaso<br />

il vecchio, forse di epoca bizantina, la Chiesa<br />

di Santa Eustochia con l’annesso monastero<br />

seicentesco, il Monte di Pietà (1616), la Chiesa<br />

di Montalto ricostruita nel 1930, e il Sacrario<br />

di Cristo Re (1937), il punto più panoramico<br />

della città.<br />

Una visita meritano, un pò più distanti, i laghetti<br />

naturali di Ganzirri e Capo Peloro.<br />

CAPO D’ORLANDO<br />

Ridente centro balneare, si può ammirare<br />

sulla sua sommità il Santuario con i resti del<br />

Castello, la Costa Saracena, il borgo marinaro di<br />

San Gregorio e Villa Bagnoli (III - IV secolo d.C.).<br />

TAORMINA<br />

Importantissimo centro turistico, Taormina<br />

offre da ammirare il Teatro Greco-Romano<br />

(III secolo a.C.), le Naumachie (II secolo d.C.),<br />

il Palazzo Ciampoli (1412), il Duomo (1400), la<br />

Torre dell’Orologio (XII secolo), Porta Messina<br />

e Porta Catania (1400), il Palazzo della Badia<br />

Vecchia (XIV secolo), il Castello Saraceno, la<br />

Chiesa Santuario Santa Maria della Rocca (XII<br />

secolo), la Chiesa di San Pancrazio (XVIII secolo).<br />

MILAzzO<br />

è una ambita meta turistica, da cui si può<br />

ammirare il Castello di Federico II, il Duomo<br />

Antico (1608), la Chiesa di San Rocco (1575),<br />

la Chiesa dell’Immacolata Concezione (1640),<br />

la Chiesa del Santissimo Salvatore (1616), la<br />

Chiesa Nostra Signora del Santissimo Rosario<br />

(XVI secolo), la Chiesa di San Giuseppe (1565),<br />

il Santuario di San Francesco di Paola (1464), il<br />

Santuario di Sant’Antonio da Padova (1221), la<br />

Chiesa di Santa Maria Maggiore (1610), la Chiesa<br />

Capo Milazzo<br />

Sicili


a<br />

Itinerari<br />

di San Giacomo Apostolo (1434), la Chiesa della<br />

Madonna del Carmine (1574-1577), la Chiesa<br />

di San Papino Martire (IV secolo), la Chiesa di<br />

Santa Marina Vergine (XII secolo).<br />

PATTI<br />

Importante centro turistico-culturale dal<br />

quale si può apprezzare la villa romana (III secolo)<br />

con pregevoli mosaici, una vasta necropoli<br />

(X-VIII secolo a.C.), la Basilica Cattedrale (XI<br />

secolo); nel territorio si trovano i resti dell’antica<br />

Tyndaris (IV secolo a.C.) con il famoso Teatro<br />

Greco, il Santuario Maria Santissima di Tindari<br />

e la Riserva naturale di Marinello.<br />

VALLE D’AGRÒ<br />

Isole Eolie<br />

Capo d’Orlando Patti<br />

Comprende un territorio ricco di storia, cultura<br />

e bellezze naturali che si estende attorno<br />

all’omonimo torrente. Sono da visitare il Castello<br />

Arabo-Normanno di Capo Sant’Alessio,<br />

il Castello Normanno, la Chiesa della Triade e<br />

il Portale Durazzesco a Forza d’Agrò, la Basilica<br />

di San Pietro e Paolo a Casalvecchio Siculo (560<br />

d.C.), la Chiesa Madre a Savoca, il Borgo Morzulli<br />

a Antillo, le Gole della Ranciara a Limina.<br />

Milazzo<br />

Valle d’Agrò<br />

ISOLE EOLIE<br />

Messina<br />

Valle dell’Alcantara<br />

Taormina<br />

Giardini Naxos<br />

Arcipelago di origine vulcanica, popolato<br />

fin dal IV millennio a.C., e dichiarato patrimonio<br />

mondiale dall’UNESCO, è costituito da sette isole,<br />

con due vulcani attivi (Stromboli–Vulcano).<br />

Tutte le isole meritano di essere visitate per la<br />

loro varietà paesaggistica e monumentale, che<br />

spazia dalle salite e dai vulcani alla visita del<br />

centro archeologico di Lipari, dalle incontaminate<br />

spiagge e faraglioni all’ambiente naturale<br />

della riserva delle Felci e dei Porri di Salina.<br />

VALLE DELL’ALCANTARA<br />

è una stupenda valle il cui nome deriva<br />

dall’omonimo fiume che nasce dai monti Nebrodi<br />

per poi sfociare dopo 50 chilometri nei<br />

pressi di Capo Schisò. Risalendo il fiume dalla<br />

foce fino alla sorgente si incontrano diversi comuni<br />

e luoghi che meritano di essere visitati,<br />

come Giardini Naxos, la prima colonia greca<br />

della Sicilia, Calatabiano, Motta Camastra con<br />

le famose “Gole dell’Alcantara”, Moio Alcantara,<br />

Malvagna, Randazzo. Nel 2001 è stato istituito il<br />

Parco Fluviale dell’Alcantara per la salvaguardia<br />

e valorizzazione del territorio.<br />

Basilica romana, Tindari Capo Peloro, Messina<br />

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122<br />

Eventi<br />

EVENTI TRADIzIONALI<br />

Pasqua a San Fratello, i Giudei<br />

La Processione della Vara è l’evento più<br />

coinvolgente e significativo della religiosità<br />

popolare messinese, che si svolge ogni anno<br />

il pomeriggio del 15 agosto. La Vara di Messina<br />

è una Machina di tipo piramidale che illustra<br />

plasticamente il momento dell’assunzione in<br />

cielo della Vergine con le sue otto tonnellate di<br />

peso ed i suoi 13.50 metri d’altezza. Oltre mille<br />

tiratori iniziano il traino al grido di “Viva Maria”.<br />

La Festa “du Muzzuni”ad Alcara Li Fusi. è una<br />

delle Feste Popolari più antiche d’Italia, che si<br />

svolge il 24 giugno, festa di San Giovanni. Gli “u<br />

muzzuni” sono dei vasi col collo rotto, decorati<br />

con bellissimi gioielli e spighe di grano e orzo.<br />

La Festa dei Giudei a San Fratello. Durante<br />

la Settimana Santa, dal mercoledi al venerdi<br />

santo, a San Fratello ha luogo la Festa dei Giudei,<br />

assassini di Cristo.<br />

La Festa del “Cristu longu” a Castroreale.<br />

La festa principale a Castroreale è quella del<br />

Santissimo Crocifisso detto “u Signuri Longu”<br />

perché supera con la sua altezza tutti gli edifici<br />

della città. Viene festeggiato il 25 agosto.<br />

EVENTI CULTURALI<br />

Taormina<strong>Arte</strong>, l’evento culturale più importante<br />

e internazionale della Provincia di Messina,<br />

è suddiviso in vari settori: musica, danza,<br />

teatro e cinema. Con un ricco cartellone ogni<br />

anno di grande richiamo e qualità, si svolge a<br />

Taormina nei mesi di giugno, luglio ed agosto.<br />

La maggior parte degli eventi sono ospitati<br />

nello splendido Teatro Greco di Taormina.<br />

Il Messina Jazz Festival, organizzato dalla<br />

Provincia Regionale di Messina, si svolge tra i<br />

mesi di luglio ed agosto ed ospita importanti<br />

artisti del panorama jazz nazionale ed internazionale.<br />

Il Capo d’Orlando Blues, festival internazionale<br />

del blues, si tiene a Capo d’Orlando nel<br />

mese di luglio.<br />

Il Teatro dei Due Mari, serie di rappresentazioni<br />

classiche che ogni anno si svolgono<br />

nel periodo estivo nei teatri antichi di Tindari<br />

e Taormina.<br />

Il Salina DOC Fest, festival internazionale<br />

del documentario narrativo su immagini suoni<br />

e realtà del Mediterraneo, che si svolge nelle<br />

Isole Eolie, a Salina, nel mese di settembre.<br />

Eolie in classico, iniziativa organizzata dalla<br />

Proloco Isole Eolie di Lipari, che interessa un<br />

pubblico attento alla musica classica,e si svolge<br />

tra la fine di agosto e la prima settimana di<br />

settembre.<br />

Teatro antico per Taoarte, Taormina


Enogastronomia<br />

Slow food sui nebrodi, la provola<br />

messinese rispecchia<br />

la cultura e le tradizioni dei diver-<br />

Lagastronomia<br />

si popoli, Greci, Arabi, Normanni,<br />

Spagnoli, che si sono succeduti nel territorio.<br />

Tra i primi piatti, regina della tavola messinese<br />

è la “pasta ’ncasciata” cioè pasta cucinata in<br />

forno con carne di manzo, salame, melanzane,<br />

caciocavallo, uova, pomodori e aromi. Ma anche<br />

le zuppe sono eccellenti, su tutte il “maccu”, una<br />

pietanza a base di fave secche che diventano<br />

una crema dopo una lunga cottura.<br />

Tra i piatti tradizionali di pesce vi sono il “pescespada<br />

a ghiotta” o con il “sammurigghiu”, la<br />

“spatola”, cucinata in involtini o impanata e fritta,<br />

Informazioni utili<br />

COLLEGAMENTI AEREI<br />

Le Eolie sono raggiungibili dall’Aeroporto di:<br />

Napoli, collegato via autobus con il Porto di<br />

Napoli;<br />

Catania, collegato tramite autobus direttamente<br />

con il Porto di Milazzo e plurigiornalmente con il<br />

Porto di Messina;<br />

reggio Calabria, collegato via autobus con i Porti<br />

di Reggio e di Messina ad ogni arrivo d’aereo;<br />

Palermo, collegato con il centro città da autobus<br />

ogni ora.<br />

COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />

Stazione di arrivo: Milazzo, in cui fermano i principali<br />

treni che congiungono Messina a Palermo.<br />

COLLEGAMENTI VIA MARE<br />

In aliscafo, con corse dal Porto di Milazzo, da Messina<br />

e Reggio Calabria. In estate, sono collegate a<br />

le “costardelle” fritte ed accompagnate da cipolla<br />

macerata in acqua ed aceto e il “pescestocco”,<br />

cioè stoccafisso, cucinato in molti modi, dalla<br />

“ghiotta” ad insalata.<br />

Per quanto riguarda la carne, si apprezza il<br />

falsomagro, gli involtini, la carne alla pizzaiola<br />

e, come piatto pasquale tradizionale, l’agnello.<br />

Tra le specialità “fast food”, si segnalano la<br />

“focaccia” , “l’arancino”, il “pidone” e la “mozzarella<br />

in carrozza”.<br />

Tra i dolci, la specialità di Messina è senza<br />

dubbio la “pignolata”, composta da due parti,<br />

una scura, a base di cioccolato, e una bianca, a<br />

base di limone. Altra tradizionale dolcezza messinese,<br />

a parte la frutta martorana, è la granita,<br />

ai vari gusti, che viene accompagnata dalla<br />

“brioche”, un panino dolce di forma semisferica.<br />

La Provincia di Messina offre per varietà e<br />

qualità un’ampia offerta di prodotti alimentari,<br />

che spaziano dai formaggi, come la provola<br />

dei Nebrodi e il Maiorchino, ai salumi del suino<br />

nero dei Nebrodi, dagli agrumi, come il Limone<br />

Interdonato e il Verdello, ai vini DOC (Denominazione<br />

di Origine Controllata) come il Faro DOC,<br />

la Malvasia delle Lipari e il Mamertino.<br />

mezzo aliscafo con i porti di Palermo e Napoli (bigiornalmente),<br />

Sant’Agata di Militello (collegamento<br />

giornaliero), Cefalù (plurisettimanale).<br />

Con nave traghetto, collegate tutto l’anno con i<br />

Porti di Milazzo (plurigiornaliero) e Napoli (esasettimanale<br />

estivo, bisettimanale invernale).<br />

COLLEGAMENTI STRADALI<br />

Chi proviene dal nord può imbarcare l’auto a Napoli<br />

sui traghetti della Siremar;<br />

provenendo dalla Sicilia si può imbarcare l’auto a<br />

Milazzo sui traghetti delle Società Siremar e Navigazione<br />

Generale Italiana.<br />

DOVE DORMIRE<br />

Federalberghi Sicilia<br />

tel. +39 091 61 11 948<br />

e-mail: sicilia@federalberghi.it<br />

123


Sicilia<br />

Campanile della Chiesa di Santa Maria dell’Idria, ragusa Ibla<br />

Provincia Regionale di Ragusa<br />

Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />

(ragusa, Modica, Scicli)


Introduzione<br />

Asette anni di distanza dalla loro richiesta, nel mese di giugno del 2002 il Comitato Scientifico<br />

Internazionale ha riconosciuto il valore artistico del Val di Noto inserendolo nella<br />

World Heritage List con la denominazione “Le cittè tardo barocche del Val di Noto (Sicilia<br />

sud-orientale)”.<br />

Questa area patrimonio mondiale dell’umanità comprende otto comuni compresi in tre Province:<br />

Catania, Ragusa e Siracusa.<br />

Le otto città del sud-est della Sicilia: Caltagirone, Militello in Val di Catania, Catania, Modica,<br />

Noto, Palazzolo, Ragusa e Scicli furono ricostruite dopo il 1693, nello stesso luogo o vicino alle<br />

città esistenti al tempo del terremoto di quell’anno. Esse rappresentano una considerevole<br />

impresa collettiva, portata con successo ad un alto livello di architettura e compimento artistico.<br />

Inoltre, esse descrivono particolari innovazioni nella progettazione urbanistica e nella<br />

costruzione di città.<br />

CrITErI DI AMMISSIONE<br />

Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso nel 2002 di inserire tale zona della Sicilia nella<br />

Lista del Patrimonio Mondiale in base ai seguenti criteri:<br />

criterio (i): questo gruppo di città della Sicilia sud-orientale fornisce rimarchevole testimonianza<br />

dell’esuberante genialità espressa nell’arte e nell’architettura del tardo barocco;<br />

criterio (ii): le città del Val di Noto rappresentano l’apice e la fioritura finale dell’arte barocca<br />

in Europa;<br />

criterio (iv): l’eccezionale qualità dell’arte e dell’architettura del tardo barocco del Val di Noto<br />

si fonda sulla sua omogeneità geografica e cronologica, nonché sulla sua abbondanza, risultato<br />

della ricostruzione dopo il terremoto che distrusse l’area nel 1693;<br />

criterio (v): le otto città della Sicilia sud-orientale incluse nell’iscrizione, caratteristiche del modello<br />

di insediamento e delle forme di urbanizzazione dell’area, sono costantemente soggette al<br />

rischio di terremoti e delle eruzioni dell’Etna.<br />

Colle San Matteo e Palazzo Fava, Scicli<br />

125


126<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

rAGUSA, L’ISOLA FELICE DELLA SICILIA<br />

Quando si pensa alla Sicilia ed alle sue ricchezze<br />

l’immaginario collettivo si perde tra le<br />

grandi città d’arte e le spiagge più famose, tra<br />

le specialità dolciarie e le antiche tradizioni;<br />

ma non tutti sanno che proprio nell’angolo<br />

sud-orientale di questa terra straordinaria c’è<br />

un’altra “isola”, fatta di pietra, natura, luce, acqua<br />

e arti.<br />

Questa “isola felice” è la Provincia di Ragusa,<br />

lembo orientale della Sicilia, avvolta<br />

dai Monti Iblei ed estesa verso il Mar d’Africa.<br />

Un’isola fatta di infinite ricchezze, non solo<br />

del celebre barocco che da secoli la contraddistingue,<br />

ma anche di paesaggio, cibo<br />

e folklore; tante componenti diverse che, arricchite<br />

dall’autenticità di antiche tradizioni<br />

fortemente radicate, la rendono unica.<br />

Se pensiamo al territorio ibleo, l’immagine<br />

che possiamo associarvi è quella di una gran-<br />

Chiesa di San Pietro, Modica<br />

de opera d’arte, proprio a forma di isola, vivace<br />

e dinamica, ma soprattutto colorata. C’è il<br />

giallo dei palazzi che inneggiano al Barocco, il<br />

verde del paesaggio davvero unico, il blu del<br />

Mare Mediterraneo, il rosso del vino Cerasuolo<br />

di Vittoria, unica DOCG (Denominazione di<br />

Origine Controllata e Garantita) dal Meridione<br />

in giù, il Marrone della pellicola cinematografica<br />

perché Ragusa è location preferita di<br />

fiction e film ed è un set a cielo aperto. Ogni<br />

territorio è caratterizzato da tante componenti<br />

e molteplici risorse, che per essere valorizzate<br />

devono essere amalgamate tra loro,<br />

così come in un quadro l’accostamento di colori<br />

diversi ne esalta l’intensità e ne accresce<br />

la bellezza!<br />

E così come prima di ammirare un’opera<br />

d’arte è importante avere dei riferimenti che<br />

ci permettano di collocarla nel tempo e nello<br />

spazio, allo stesso modo, prima di partire alla<br />

scoperta degli itinerari della Provincia di Ra-


Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />

gusa, occorre procedere presentando meglio<br />

il territorio attraverso i suoi quattro aspetti<br />

principali, ovvero la geomorfologia, il paesaggio,<br />

l’accessibilità e le risorse economiche.<br />

IL PAESAGGIO<br />

Proprio dai Monti Iblei, scivolando progressivamente<br />

verso il mare, la Provincia di Ragusa<br />

offre la sua immagine più autentica, quella di<br />

un territorio costruito nella pietra, particolarità<br />

che sin dai tempi più antichi ne ha caratterizzato<br />

le diverse forme architettoniche: si pensi<br />

ai lunghi e bassi muri a secco che si estendono<br />

per dividere colture e terreni, alle immense pareti<br />

di roccia friabile scavate per ricavarne tombe<br />

ed abitazioni, alle meravigliose scenografie<br />

barocche patrimonio mondiale dell’umanità.<br />

Città come Scicli, Modica, e Ragusa, dal 2002<br />

scelte dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità,<br />

esprimono I’anima dell’arte barocca, nella<br />

straordinaria capacità di trattare le masse e valorizzare<br />

le caratteristiche naturali dei luoghi,<br />

nella ricchezza dei dettagli strutturali ed ornamentali.<br />

Arricchiscono il paesaggio le riserve<br />

naturali gestite direttamente dalla Provincia di<br />

Ragusa: quella del Pino d’Aleppo di Vittoria e<br />

la Riserva naturale “Macchia foresta del fiume<br />

Irminio”. Non si può non ricordare anche le numerose<br />

spiagge sabbiose dall’acqua cristallina<br />

come quelle di Marina di Ragusa, Cava d’Aliga,<br />

Pozzallo, e l’incantevole baia di Sampieri, caratterizzata<br />

da un piccolo borgo di pescatori e dalla<br />

storica fornace del Pisciotto. Sito interessante<br />

Colle San Matteo, Scicli<br />

Chiesa della Madonna dell’Itria, ragusa Ibla


128<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

per la presenza di rocce e sabbia è anche Punta<br />

Secca, frazione di Santa Croce Camerina, un<br />

piccolo paese sul mare divenuto celebre grazie<br />

alla fiction de “II commissario Montalbano”.<br />

STOrIA<br />

Tutto il territorio dell’area del sud-est della<br />

Sicilia, dopo i primitivi insediamenti arcaici<br />

greci e romani, fu interessato da dominazioni<br />

normanne, sveve, aragonesi e spagnole, delle<br />

quali restano influenze e suggestioni profonde,<br />

fino all’evento che modificò per sempre la<br />

storia di questa porzione di Sicilia: nel 1693 un<br />

catastrofico terremoto rase letteralmente al<br />

suolo intere città.<br />

L’odierno volto di quest’area dell’isola è<br />

il risultato di una ricostruzione coraggiosa e<br />

certosina, frutto della volontà di rinnovare<br />

architetture e ambienti urbani perseguendo<br />

ideali di bellezza ed equilibrio.<br />

MODICA<br />

è posta alle pendici meridionali degli Iblei,<br />

in Provincia di Ragusa; Modica alta sorge sul<br />

cuneo di un altopiano, mentre la bassa sul ter-<br />

Piazza Pola e Chiesa di San Giuseppe, ragusa


Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />

Chiesa di San Giorgio, Modica<br />

ritorio invaso dai due torrenti. La ricostruzione<br />

dopo il terremoto del 1693 ha determinato<br />

l’aspetto barocco della città e vi ha inserito un<br />

gioiello di architettura: la scenografica facciata<br />

settecentesca di San Giorgio, attribuita al<br />

siracusano Rosario Gagliardi. In via Posterla si<br />

trova la casa natale di Salvatore Quasimodo.<br />

RAGUSA<br />

La presenza dell’uomo risale al III millennio.<br />

Ibla, ovvero Hybla Heraia, fu roccaforte<br />

dei siculi, arretrati nell’interno per la colonizzazione<br />

greca sulle coste. Oggi Ragusa<br />

Inferiore, o Ibla, è la parte orientale della città,<br />

allungata tra due ripidi valloni alle pendici<br />

meridionali dei monti Iblei; il suo aspetto<br />

barocco si deve all’intervento dell’architetto<br />

siracusano Rosario Gagliardi sulle rovine del<br />

terremoto del 1693. Più a ponente sta Ragusa<br />

Superiore, la città settecentesca che la<br />

nobiltà agricola di recente formazione volle<br />

in ordinata scacchiera dopo la stessa sciagura,<br />

e i successivi ampliamenti, gli ultimi<br />

favoriti dallo sfruttamento delle miniere di<br />

asfalto, scoperte nel 1898, e in seguito del<br />

petrolio.<br />

Castello di Modica, secolo XVIII, veduta dell’orologio<br />

129


<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

Palazzo Beneventano, Scicli


SCICLI<br />

Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />

Le origini della città sono antichissime ed<br />

incerte. L’ipotesi piú logica è che il nome possa<br />

derivare da Siclis, appellativo etnico dei primi<br />

sicuri abitatori di queste lande, i Siculi, popolo<br />

proveniente dall’Illiria che, dopo un breve<br />

stanziamento nel Lazio, fu costretto a scendere<br />

in Sicilia intorno all’anno 1.000 a.C.. La<br />

primitiva città sorse sul colle, dove si notano<br />

ancora dei sepolcreti scavati nella roccia e coperti<br />

poi con lastre di pietra. Notevoli sono le<br />

testimonianze greche nel territorio, accanto a<br />

tracce cartaginesi, fino alla conquista romana.<br />

Dopo la caduta dell’lmpero Romano d’Occidente<br />

Scicli cadde sotto la dominazione bizantina<br />

e subì le incursioni dei barbari, poi con<br />

la dominazione araba prese il nome di Sikla.<br />

Via Mormino Penna, Scicli<br />

Cupola della Chiesa di San Giorgio, ragusa Ibla<br />

Chiesa di San Bartolomeo, Scicli<br />

131


132<br />

Itinerari<br />

ITINERARIO BAROCCO<br />

RAGUSA-MODICA-SCICLI<br />

La grande ricchezza artistica e culturale della<br />

Provincia di Ragusa è la straordinaria concentrazione<br />

di opere in stile “barocco”, realizzate<br />

dopo il celebre sisma del 1693 che distrusse le<br />

città del Val di Noto. Ma cos’è che rende il “Barocco”<br />

così affascinante da considerarlo unico<br />

nel suo genere? Sicuramente il brillante sfruttamento<br />

dei materiali da parte di grandi artisti,<br />

dotati di una fantasia eccelsa, che unita ad un<br />

grande controllo tecnico e strutturale ha portato<br />

alla realizzazione di vere e proprie “luci di<br />

pietra”. Proprio la pietra è stata la protagonista<br />

di questo miracolo architettonico, conosciuta<br />

come “pietra oro” (ecco perché giallo barocco),<br />

una roccia sedimentaria calcarea di età Cenozoica,<br />

che impregnata di bitume non si sgretola<br />

facilmente e resiste bene all’umidità. Ed allora<br />

come non perdersi tra le salite dell’antica Ibla,<br />

sulle scalinate delle chiese di Modica o nei vicoli<br />

teatrali di Scicli. Ogni città ha la sua storia, di<br />

cui l’arte è la prima testimonianza; ma c’è un<br />

elemento unificante che lega questi luoghi tra<br />

Palazzo Polara, Modica<br />

loro, la ricostruzione post sismica del 1693, che<br />

ha rialzato piazze, strade, chiese e palazzi come<br />

scenografie di pietra e luce verso il cielo.<br />

L’itinerario parte da Ragusa, città divisa in due<br />

realtà, Ragusa Superiore e Ragusa Ibla; proprio la<br />

piccola Ibla sembra una città sospesa nel tempo,<br />

modellata sulla roccia come fosse un presepe<br />

di cartapesta. La Chiesa di San Giuseppe ed il<br />

Duomo di San Giorgio sono opera di uno tra i migliori<br />

architetti dell’epoca, Rosario Gagliardi, ed<br />

esprimono meravigliosamente il senso dell’arte<br />

barocca, nel loro dialogare con l’ambiente e nelle<br />

facciate con pareti mistilinee dalle decorazioni<br />

scultoree. Tra i palazzi storici ricordiamo Palazzo<br />

Nicastro, antica sede della Cancelleria comunale,<br />

Palazzo Cosentini e Palazzo Battaglia; tra le chiese,<br />

oltre a quelle già menzionate, è da vedere<br />

la Chiesa delle Anime del Purgatorio e Santa<br />

Maria dell’Idria. Anche Ragusa Superiore merita<br />

una visita, in quanto esempio di città costruita<br />

interamente dopo il 1693 ad impianto viario ampio<br />

e regolare. Nelle vicinanze della Cattedrale<br />

di San Giovanni Battista si individuano Palazzo<br />

zacco e Palazzo Bertini, dalle logge pittoresche<br />

ed insoliti mascheroni.


Itinerari<br />

Seconda tappa dell’itinerario del barocco<br />

Ibleo è la città di Modica; il terreno in ripido<br />

declivio, avvolto dalla roccia, deve aver suggerito<br />

agli artisti locali i grandi effetti scenici<br />

delle architetture che, soprattutto nelle chiese<br />

di San Pietro e di San Giorgio, sembrano modellate<br />

come fossero delle sculture, e sono<br />

inserite in una scenografia naturale fatta di<br />

pietra e di luce.<br />

Da Modica si può partire alla volta di un<br />

altro luogo fiabesco, la piccola grande Scicli,<br />

città che può essere definita “Teatro di pietra”,<br />

dalla pietra che da secoli la avvolge e che l’ha<br />

rimodellata dopo il grande sisma del 1693.<br />

Unici i suoi palazzi, raccolti e chiusi tra loro<br />

come delle scenografie in un palcoscenico.<br />

Ogni elemento architettonico tradizionale<br />

qui subisce delle evoluzioni in relazione<br />

allo spazio circostante, ed inconfondibili<br />

sono i mascheroni, figurazioni caricaturali<br />

che accompagnano il passante lungo il suo<br />

cammino quasi seguendolo con lo sguardo,<br />

sorprendendolo con espressioni teatrali, a<br />

volta grottesche. Da non perdere i fantastici<br />

Palazzo Beneventano, Palazzo Fava e Palazzo<br />

Modica<br />

Ragusa<br />

Scicli Ispica<br />

Spadaro, oltre all’ellittica Chiesa di San Giovanni<br />

Evangelista nell’altrettanto scenografica<br />

via Mormino Penna.<br />

Fuori programma: una visita alla cittadina<br />

di Ispica per vedere la Chiesa di Santa Maria<br />

Maggiore, accompagnata all’esterno da un<br />

bel porticato ellittico, tipico elemento barocco<br />

di raccordo tra la chiesa e la piazza, opera<br />

di Vincenzo Sinatra. L’interno della Basilica è<br />

considerato un unicum nella Provincia per la<br />

perfetta commistione tra architettura, stucchi,<br />

dorature ed affreschi.<br />

ragusa Ibla, panoramica<br />

133


134<br />

Eventi<br />

Le ni sportive di richiamo nazionale e<br />

feste religiose e i riti della Settimana<br />

Santa nonché alcune manifestazio-<br />

alcune sagre sono gli eventi che catalizzano<br />

l’attenzione di turisti e visitatori.<br />

Tra gli eventi religiosi della Provincia vi è il<br />

complesso di manifestazioni che si svolgono<br />

a Ispica durante la settimana santa. Caratteristica<br />

è la processione del Giovedì Santo, detta<br />

del “Cristo alla colonna”. Nata nel Medioevo,<br />

originariamente era formata da un gruppo di<br />

“flagellanti” che, a torso nudo e con una corona<br />

di spine, si percuotevano le spalle con<br />

cordicelle con vetro, ferro e chiodi: quest’ultima<br />

cruenta cerimonia è lentamente caduta in disuso<br />

mentre è ancora oggetto di grande culto<br />

la processione del simulacro. Anche a Vittoria è<br />

molto sentita la celebrazione del Venerdì Santo,<br />

la cui tradizione esiste praticamente dalla<br />

fondazione della città, mentre dal 1700 viene<br />

rappresentato il dramma sacro su un testo del<br />

marchese Alfonso Ricca. A Modica e Comiso<br />

per la domenica di Pasqua si festeggia rispettivamente<br />

la “Madonna Vasa Vasa” e “a Paci”, di<br />

grande effetto invece la festa dell’Uomo Vivo<br />

a Scicli. Grande richiamo hanno poi le feste<br />

patronali di San Giovanni Battista a Ragusa (29<br />

agosto) e di San Giorgio a Ragusa Ibla (fine<br />

maggio), di San Giovanni a Monterosso Almo<br />

nonché a Modica di San Pietro e San Giorgio.<br />

Altre feste di grande attrazione turistica sono<br />

la Cavalcata di San Giuseppe il 19 marzo a Scicli<br />

Festa della Madonna Vasa Vasa, Modica


Eventi<br />

Festa di San Giorgio, ragusa Ibla<br />

e nello stesso paese la festa delle Milizie. Tra gli<br />

appuntamenti musicali il Vittoria Jazz Festival<br />

a Vittoria, dall’ultima settimana di maggio e<br />

per il tutto mese di giugno, e l’Ibla Gran Prize<br />

a Ragusa Ibla, concorso di musica classica. Tra<br />

gli eventi sportivi, da segnalare la gara podistica<br />

di livello internazionale ‘Memorial Peppe<br />

Greco’ che si tiene nel mese di settembre, e la<br />

cronoscalata automobilistica “Monti Iblei” che<br />

si corre da più di cinquanta anni. Per gli appuntamenti<br />

del gusto, la kermesse sul cioccolato<br />

di Modica “Chocobarocco” in programma nel<br />

mese di ottobre e la sagra dell’olio a Chiaramonte<br />

Gulfi, mentre in estate si celebra da più<br />

lustri la sagra del pesce a Pozzallo e la sagra<br />

della cipolla a Giarratana.<br />

Monti Iblei, gara automobilistica<br />

135


Enogastronomia<br />

La suo barocco e al suo pae saggio, sa<br />

Provincia di Ragusa conferma la specificità<br />

di un territorio che, oltre al<br />

“investire” nella valorizzazione dei suoi prodotti<br />

tipici, le cui caratteristiche organolettiche rappresentano<br />

un valore aggiunto sul piano salutistico.<br />

Il percorso enogastronomico punta<br />

alla scoperta dei sapori “riconosciuti”, ovvero i<br />

prodotti certificati col marchio di qualità. L’itinerario<br />

parte dai Monti Iblei, nell’entroterra, per<br />

scivolare via via verso il mare, in un connubio di<br />

sapori derivanti dalla natura e dalla storia di una<br />

terra che è, di fatto, il cuore del Mediterraneo.<br />

Si comincia con l’Olio DOP (Denominazione di<br />

Orgine Protetta) Monti Iblei, un olio extravergine<br />

di oliva che si caratterizza per il sapore armonico,<br />

Cioccolato modicano<br />

dal fruttato medio - intenso e dal colore verdeoro,<br />

con punte di amaro e piccante. Questo fantastico<br />

risultato è frutto sia della coltivazione<br />

dell’ulivo, sia dell’attività dei piccoli frantoi, basati<br />

entrambi su metodi tradizionali. L’itinerario del<br />

gusto continua col Ragusano DOP, formaggio<br />

a pasta filata bandiera dell’arte casearia delle<br />

masserie locali. II “cosacavaddu”, antico nome<br />

del Ragusano DOP, si ottiene grazie alla sapiente<br />

lavorazione di un latte cremoso e profumato,<br />

munto dalla vacca di razza modicana e dalle<br />

vacche brune. Le mucche, tra l’altro, vengono<br />

allevate allo stato brado e si nutrono in pascoli<br />

naturali. Questi elementi ne fanno un formaggio<br />

unico, per qualità, per forma (a parallelepipedo)<br />

e per lavorazione, completamente manuale.


Enogastronomia<br />

I produttori sono sparsi per tutta la Provincia,<br />

con particolare concentrazione tra Ragusa e<br />

Modica. II viaggio prosegue attraverso la degustazione<br />

del Cerasuolo di Vittoria DOCG (Denominazione<br />

di Origine Controllata e Garantita),<br />

vino che si ottiene dai vitigni Nero d’Avola e<br />

Frappato. II risultato è un vino dal colore rosso<br />

intenso, dall’odore fruttato e dal sapore pieno e<br />

morbido. La Provincia vanta inoltre due tipicità<br />

in fase di riconoscimento. La prima è iI cioccolato<br />

di Modica, unico nel suo genere, sia per lavorazione<br />

che per le proprietà organolettiche; la<br />

lavorazione “a freddo”, con l’aggiunta di spezie e<br />

aromi, è ancora oggi quella introdotta durante<br />

la dominazione in Sicilia degli spagnoli, che a<br />

loro volta la appresero dagli aztechi. Questo<br />

Cipolla giarratana<br />

Informazioni utili<br />

COLLEGAMENTI AEREI<br />

SAC: Aeroporto Fontanarossa Catania<br />

tel. 095 7239111, e-mail: info@aeroporto.catania.it<br />

G.E.S.A.P.: Aeroporto Palermo<br />

tel. 800 541880, e-mail: gesap@gesap.it<br />

SO.A.CO. S.p.A.: Aeroporto di Comiso<br />

tel. 0932 961467, e-mail: info@soaco.it<br />

COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />

Ci sono treni diretti per Catania e Siracusa da<br />

Bologna, Firenze, Genova, Roma, Torino, Venezia<br />

e Milano.<br />

Carote novelle<br />

di Ispica<br />

COLLEGAMENTI STRADALI<br />

AUTOBUS<br />

Aeroporto Catania - ragusa<br />

ETNA TRASPORTI: tel. 0932 623440 - 095 532716<br />

Palermo - ragusa<br />

cioccolato infatti non è mai passato alla fase<br />

industriale, e viene prodotto senza aggiunta di<br />

grassi o altre sostanze estranee. Dal 2003 esiste<br />

un Consorzio di Tutela del cioccolato di Modica<br />

che lavora, tra l’altro, per l’ottenimento del<br />

marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta).<br />

Infine la carota di Ispica, famosa per il profumo<br />

intenso e il sapore deciso, frutto di un mix<br />

dovuto alle particolari condizioni climatiche,<br />

estati aride ed inverni miti, ed alla consistenza<br />

media del terreno. Eccezionali le proprietà dietetiche<br />

grazie alle notevoli quantità di vitamina<br />

A, calcio e fosforo. Tra le altre tipicità si segnala<br />

la cipolla di Giarratana, ortaggio unico nel suo<br />

genere, caratterizzato da un sapore molto dolce<br />

e aromatico.<br />

INTERBUS: tel. 095 530396 - 0931 66710 -<br />

091 6167919<br />

Messina - ragusa:<br />

SAIS: tel. 0932 623440 - 0935 524111 -<br />

091 7041211 - 095 536168<br />

AUTO<br />

Da Palermo: autostrada A19 Palermo-Catania<br />

Da Catania: lungo la strada statale 514 (90 km)<br />

Da Messina: autostrada A18 Messina-Catania<br />

COLLEGAMENTI VIA MARE<br />

Pozzallo - Malta<br />

Malta - Pozzallo<br />

Cerasuolo DOCG<br />

DOVE DORMIRE<br />

Informazioni su www.provincia.ragusa.it<br />

sezione Turismo<br />

ragusano DOP


Campania<br />

ravello, veduta da Villa rufolo<br />

Provincia di Salerno<br />

La Costiera Amalfitana


Introduzione<br />

La può abbracciare interamente con la sguardo, ammirando le sue acque limpide con<br />

Costiera Amalfitana si protende nel Mar Tirreno per quarantadue vertiginosi chilometri<br />

incisi nelle pendici salernitane dei Monti Lattari. Nelle giornate più terse la si<br />

l’isolotto, dimora delle leggendarie fanciulle omeriche che ammaliavano i naviganti con la dolcezza<br />

del loro canto.<br />

Amalfi, Vietri sul Mare, Positano, Atrani sono le perle di questo scenario di grandissimo valore<br />

culturale e artistico.<br />

CrITErI DI AMMISSIONE<br />

Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso di inserire quest’area sulla base dei criteri<br />

(ii), (iv) e (v), ritenendo che la Costiera Amalfitana sia un eccezionale esempio di paesaggio<br />

mediterraneo, con uno scenario di grandissimo<br />

valore culturale e naturale dovuto alle sue caratteristiche<br />

spettacolari ed alla sua evoluzione<br />

storica.<br />

Costiera Amalfitana, veduta


<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

STOrIA<br />

Le miti legati alla sua fondazione, e<br />

origini di Amalfi sono avvolte nella<br />

leggenda. Numerosi, infatti, sono i<br />

ruotano tutti attorno alla discendenza romana,<br />

dimostrata anche dai rinvenimenti archeologici<br />

di età imperiale.<br />

Il toponimo Amalfi è di sicura estrazione<br />

latina e deriverebbe o da Melfi, un villaggio<br />

marittimo lucano abbandonato da alcuni pro-<br />

fughi romani nel IV secolo d.C., o dal cognome<br />

di una gens romana del I secolo d.C. (Amarfia).<br />

A seguito delle incursioni germaniche del V<br />

secolo d.C., molti profughi romani delle città<br />

campane, ormai preda delle orde barbariche,<br />

si rifugiarono sui Monti Lattari e trasformarono<br />

il piccolo villaggio di Amalfi in una città, che era<br />

già sede vescovile nell’anno 596.<br />

Amalfi e il territorio della Costiera appartennero,<br />

sino alla prima parte del IX secolo, al<br />

ducato romanico-bizantino di Napoli, dal quale<br />

si staccarono definitivamente il 1° Settembre<br />

839, dando vita ad una repubblica autonoma<br />

allo scopo di difendere i commerci marittimi<br />

di Amalfi dagli attacchi dei Longobardi di<br />

Benevento. Dapprima fu governata da Conti<br />

eletti annualmente, poi da Prefetti ed infine<br />

da Duchi che la trasformarono in una sorta di<br />

monarchia ducale.<br />

Amalfi, veduta<br />

141


142<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

Sin dall’VIII secolo gli Amalfitani si erano insediati<br />

nei principali centri portuali del Mediterraneo<br />

in “colonie virtuali”, costituite da abitazioni,<br />

botteghe, fondachi, chiese, monasteri, ospedali,<br />

che si amministravano mediante le leggi della<br />

madrepatria. Il ruolo di Amalfi nella politica<br />

mediterranea medioevale fu di mediazione<br />

tra civiltà tra loro contrapposte, quali l’araba,<br />

la bizantina e l’occidente romanico-germanico.<br />

IL COMMErCIO<br />

Il commercio triangolare di Amalfi nel Medioevo<br />

si svolgeva toccando l’Italia, l’Africa settentrionale<br />

araba e l’Impero di Bisanzio. Le navi di<br />

Amalfi salpavano alla volta dei centri arabi della<br />

costa africana cariche di legname da vendere in<br />

cambio di oro. In una seconda fase si recavano<br />

lungo la costa Siro-Palestinese ed a Bisanzio,<br />

dove acquistavano spezie, pietre preziose,<br />

stoffe pregiate, oggetti di oreficeria che in una<br />

terza fase rivendevano in gran parte dell’Italia,<br />

spingendosi sino a Ravenna e di lì, navigando il<br />

Po, addirittura a Pavia. Questo ciclo triangolare<br />

del commercio amalfitano arricchì enormemente<br />

gli abitanti della repubblica marinara a tal<br />

punto che potenze nemiche progettarono di<br />

conquistarla. Così Amalfi perse definitivamente<br />

la sua indipendenza nel 1131, quando entrò a<br />

far parte del regno normanno di Sicilia. Ma la<br />

sua floridezza economica e la potenza marinara<br />

non si eclissarono; in realtà Amalfi fu superata<br />

nei commerci e nelle attività marinare da nuove<br />

potenze concorrenti, quali Pisa e Genova. La<br />

vera crisi economica di Amalfi nel periodo medioevale<br />

è da ricercare nella guerra combattuta<br />

tra Angioini ed Aragonesi a seguito della quale<br />

Amalfi e il suo territorio subirono la concorrenza<br />

catalana e furono sottoposti a carestie, pestilenze,<br />

spopolamento.<br />

LA MArINErIA<br />

Amalfi per tutto il Medioevo ebbe una numerosa<br />

e potente flotta, distinta tra quella militare<br />

e quella mercantile. La flotta militare risultò più<br />

volte vittoriosa soprattutto nelle battaglie combattute<br />

contro gli Arabi in difesa della cristianità.<br />

Per la costruzione delle navi da guerra Amalfi<br />

aveva un arsenale in muratura del quale oggi<br />

restano due corsie divise da dieci pilastri. Nell’edificio<br />

originario venivano costruiti gli scafi delle<br />

galee da combattimento, impostate su centoventi<br />

remi. Le navi mercantili venivano costruite<br />

sugli arenili indicati con il termine bizantino di<br />

scaria. Lo scarium di Amalfi medioevale si trova<br />

oggi sotto il mare di fronte alla città, sommerso<br />

a seguito di una frana sottomarina provocata<br />

da una possente tempesta di Libeccio.<br />

Della storia marinara di Amalfi oggi restano,<br />

oltre all’arsenale, il codice marittimo denominato<br />

Tabula de Amalpha e la tradizione dell’in-


venzione della bussola. Il codice è conservato in<br />

una copia cartacea seicentesca presso il Museo<br />

civico, fu elaborato tra l’XI ed il XIV secolo e i<br />

suoi capitoli contengono sorprendenti notizie<br />

che riguardano l’avanzata e progredita società<br />

marinara Amalfitana. é ormai accertato che<br />

furono gli Amalfitani per primi ad inventare la<br />

bussola quale strumento di orientamento marinaro<br />

magnetico “a secco”, e che la diffusero nel<br />

Mediterraneo entro la prima metà del XIII secolo.<br />

LA COSTIErA AMALFITANA<br />

Ai tempi della Repubblica fondata nell’839, il<br />

territorio amalfitano andava da Cetara ai rilievi<br />

montuosi di Scala, Tramonti e Agerola, dal territorio<br />

stabiano con Lettere, Pimonte e Gragnano<br />

fino all’isola di Capri. I suoi confini erano presidiati<br />

da castelli e fortificazioni i cui resti sono visibili in<br />

prossimità dei centri abitati, a mezza altezza fra<br />

il mare e i crinali dei monti. Lungo la costa, una<br />

serie di torri di avvistamento ricorda le incursioni<br />

dei corsari turchi.<br />

Oggi l’area del sito UNESCO comprende<br />

quindici comuni (Amalfi, Atrani, Cetara, Conca<br />

dei Marini, Corbara, Furore, Maiori, Minori, Positano,<br />

Praiano, Ravello, Sant’Egidio del Monte Albino,<br />

Scala, Tramonti, Vietri sul Mare), in un territorio<br />

le cui straordinarie peculiarità paesaggistiche<br />

e ambientali fanno da sfondo a testimonianze<br />

storico-artistiche che ne rappresentano l’iden-<br />

La Costiera Amalfitana<br />

tità delle origini: dalle ville romane di Minori e<br />

Positano del I secolo d.C. all’architettura pubblica<br />

e privata medievale, dai preziosi manufatti di<br />

oreficeria e artigianato custoditi dentro chiese e<br />

musei, alle meraviglie naturalistiche della Valle<br />

dei Mulini. Con le sue cupole maiolicate, insegna<br />

di un artigianato ceramico famoso nel mondo,<br />

Vietri sul Mare apre (o chiude, per chi venga da<br />

Sorrento) la serie dei paesi che compongono il<br />

territorio della Costiera.<br />

Sospesa fra cielo e mare, Ravello respira atmosfere<br />

d’altri tempi: con i tesori d’arte delle<br />

sue chiese millenarie, le visioni d’infinito di villa<br />

Cimbrone, la magia di Villa Rufolo, già ammirata<br />

da Boccaccio, che la celebrò nel Decameron.<br />

Nella minuscola Atrani, incassata nella valle<br />

del Dragone, si svolgeva la cerimonia di investitura<br />

dei dogi amalfitani, mentre sulla strada che<br />

da Amalfi si arrampica verso il “paese dipinto” di<br />

Furore, il borgo di Conca dei Marini è riconoscibile<br />

dalle volte a botte della bianca costruzione<br />

seicentesca adagiata su uno sperone di roccia.<br />

Infine Amalfi, nella quale alla celebrità del<br />

Duomo, che fa da quinta al teatro della piazza,<br />

si contrappone la città araba, dai vicoli segreti,<br />

androni e porticati biancheggianti di calce. Un’architettura<br />

fantastica di loggette, scale e scalinatelle<br />

che si intersecano in un gioco di geometrie<br />

azzardate, intrecci di costruzioni che sembrano<br />

mantenersi sospese per caso e che fecero dire a<br />

Le Corbusier “Non è possibile, ma esiste”.<br />

Amalfi e Atrani<br />

143


Campania<br />

Certosa di Padula, interno<br />

Caserta<br />

la reggia<br />

il Parco<br />

Complesso di<br />

San Leucio<br />

Provincia di Salerno<br />

Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano,<br />

con i siti archeologici di Paestum, Velia e la Certosa di Padula


Introduzione<br />

Un tra natura e cultura, luogo di scambio e di contaminazione. è oggi un paesaggio<br />

magnifico risultato dell’opera combinata della natura e dell’uomo. Situato sulla<br />

costa al centro del mare Mediterraneo, il Cilento è sintesi perfetta della convivenza<br />

vivente che mantiene un ruolo attivo nella società contemporanea ma conserva i caratteri<br />

tradizionali che lo hanno generato, nell’organizzazione del territorio, nella trama dei percorsi,<br />

nella struttura delle coltivazioni e nel sistema degli insediamenti. Il Cilento realizza l’incontro<br />

tra mare e montagna, Atlantico e Oriente, culture nordiche e africane, fonde popoli e civiltà e<br />

ne conserva le tracce evidenti nei suoi caratteri distintivi: l’archeologia, la natura, le tradizioni.<br />

CrITErI DI AMMISSIONE<br />

Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso nel 1992 di inserire il Parco Nazionale del<br />

Cilento e del Vallo di Diano con i siti archeologici di Paestum e Velia e la Certosa di Padula nella<br />

Lista dei beni Patrimonio dell’Umanità in base ai seguenti criteri:<br />

criterio (iii): durante la preistoria e il Medioevo la regione del Cilento è stata il principale<br />

passaggio per le comunicazioni culturali, politiche e commerciali in un modo particolare, cioè<br />

attraverso i crinali delle catene montuose che corrono da est ad ovest, creando così un panorama<br />

culturale di notevole significato e qualità;<br />

criterio (iv): in due momenti chiave dello sviluppo della società umana del Mediterraneo<br />

come regione, la zona del Cilento ha costituito l’unico modo esistente di comunicazione tra<br />

l’Adriatico e il Tirreno nella regione del Mediterraneo centrale, e ciò è chiaramente illustrato da<br />

quello che resta oggi del paesaggio culturale.<br />

Tempio di Nettuno, Paestum<br />

145


146<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

Situata al centro fra la costa amalfitana e<br />

quella cilentana, Salerno visse una storia<br />

ricca di eventi e di popoli.<br />

Furono i Greci a importare sul territorio i<br />

frutteti, gli ulivi e le colture del grano e del frumento.<br />

In seguito (197 a.C.) divenne una colonia<br />

romana. Nel Medioevo subì la dominazione<br />

Longobarda.<br />

Per sfuggire al volere di Carlo Magno, nel<br />

786, Arechi II trasferì la sede del ducato di Benevento<br />

a Salerno cercando di garantirsi il controllo<br />

di una zona strategica. Fece fortificare la città,<br />

già dotata di un castello e ben presto Salerno<br />

divenne sede di un principato oltre che un forte<br />

centro politico. Si istituì anche la Scuola Medica,<br />

la più antica istituzione di questo genere in<br />

Europa. Ma è con i Normanni, ed in particolare<br />

con Roberto il Guiscardo, che Salerno conobbe<br />

il periodo di maggior splendore (XI-XII secolo).<br />

Sono di questo periodo il Duomo e la Reggia<br />

di Castel Terracena, mentre la Scuola Medica<br />

assunse sempre più importanza.<br />

Il risveglio economico avvenne verso la metà<br />

del XII secolo con l’occupazione sveva; a questo<br />

periodo risale la costruzione del molo ad opera<br />

di Manfredi, figlio di Federico II.<br />

Dopo il XIV secolo presero il sopravvento i<br />

principi di Sanseverino, i feudatari più potenti<br />

del sud che fecero arrivare a Salerno uomini di<br />

eccelsa cultura e grandi artisti. Fra il 1656 e il<br />

1694, Salerno fu colpita da peste e terremoti.<br />

Iniziò così uno dei periodi più cupi per la storia<br />

di questa terra che avrà termine solo dopo il<br />

XVIII secolo con la fine dell’impero spagnolo.<br />

Nel 1799 la città entrò a far parte della Repubblica<br />

Partenopea e, nel periodo napoleonico,<br />

si ordinò la soppressione della Scuola<br />

Medica e di tutti gli ordini religiosi. Da questo<br />

momento in poi avvenne la nuova espansione<br />

cittadina oltre le mura, fenomeno che durò<br />

anche dopo l’Unità d’Italia e si protrasse sino<br />

alla seconda guerra mondiale.<br />

Nel 1943 Salerno assistette allo sbarco degli<br />

alleati e nel 1944 fu sede del governo Badoglio.<br />

Oggi, la città, presenta tre nuclei ben distinguibili:<br />

la zona medievale, sul declivio del colle<br />

che si sviluppa sulla via dei Mercanti, e la parte<br />

moderna che ha due volti, quello ottocentesco


Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano,<br />

con i siti di Paestum, Velia e la Certosa di Padula<br />

con un’espansione ordinata e regolare, e quello<br />

che risale all’ultimo dopoguerra, con costruzioni<br />

affollate e disordinate.<br />

Da un punto di vista economico Salerno è un<br />

centro di commerci agricoli e un polo industriale<br />

(industrie tessili, meccaniche, alimentari, del<br />

legno e delle ceramiche). Trovandosi al centro di<br />

due splendide coste (Amalfi e Cilento) è anche<br />

un importante nodo di comunicazioni.<br />

IL PArCO DEL CILENTO<br />

I primi insediamenti umani risalgono al<br />

Paleoli tico medio e continuano per tutto il<br />

Neolitico sino all’Età del Rame. La presenza di<br />

queste antiche culture è testimoniata dalle tracce<br />

lasciate sia nelle grotte costiere fra Palinuro e<br />

Scario, sia in quelle interne lungo i percorsi del<br />

crinale dei massicci montuosi come le Grotte<br />

di Castelcivita, sia nel Vallo di Diano a Pertosa,<br />

nelle Grotte dell’Angelo.<br />

Testimonianze dell’Età del Bronzo sono gli<br />

altari sacrificali e le sculture rupestri lungo le<br />

vie dal Tirreno allo Ionio.<br />

Intorno al XVII secolo a.C. sbarcarono sulle<br />

coste del Cilento i Greci che formarono la città di<br />

Poseidonia. Dal mare giunsero poi i Focei dell’Asia<br />

Minore che fondarono Velia e Porta Rosa.<br />

Durante il IV secolo a.C. i Romani usarono<br />

questa zona per gli scambi e per i traffici ma,<br />

con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente<br />

(VI secolo d.C.) iniziò il lungo periodo delle dominazioni<br />

barbariche dei Visigoti, Goti, Longobardi<br />

e i continui attacchi dei Saraceni. Questo<br />

incontro/scontro fra diverse culture determinò<br />

il nascere di complessi architettonici e pittorici<br />

di grande bellezza come la Badia di Pattano con<br />

la Cappella di San Filadelfo o gli affreschi della<br />

Cappella Basiliana a Lentiscosa. Nel corso dei<br />

secoli XVI e XVII l’intero territorio fu smembrato<br />

tra nobili che contribuirono a fare di questa<br />

terra luogo di crudeli imprese.<br />

Il Cilento presenta una morfologia varia<br />

e complessa. In corrispondenza del bacino<br />

idrogeografico del fiume Alento e dei principali<br />

monti del Cilento occidentale si trova una<br />

roccia che prende il nome di Flysch del Cilento.<br />

Sulla costa alta il Flysch si caratterizza per la<br />

stratificazione delle rocce dai colori particolari<br />

e per il paesaggio con una forte presenza<br />

arborea della macchia mediterranea.<br />

Nel parco si trovano circa 1800 specie di<br />

piante autoctone spontanee fra le quali spicca<br />

la Primula di Palinuro, il simbolo del Parco.<br />

Palinuro<br />

147


148<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

La macchia mediterranea si estende nella<br />

zona costiera insieme con gli ulivi e i boschi<br />

sempreverdi. Nelle quote superiori e nell’interno<br />

si ergono querce, aceri, tigli, olmi, frassini e<br />

castagni, mentre, a quote maggiori, i faggeti<br />

coprono i monti. Ancora più in alto si trova il<br />

rarissimo arbusto Crespino dell’Etna.<br />

Vista l’impressionante varietà della morfologia<br />

e della flora del parco, non è da considerare<br />

strana la presenza di una fauna diversificata e<br />

ricca. Nelle zone montane si trovano le Aquile<br />

Reali e alcune delle sue prede come la Lepre<br />

appenninica e la Coturnice. La presenza di queste<br />

due specie è molto importante da un punto di<br />

vista biologico in quanto rappresentano forme<br />

animali autoctone appenniniche ormai estinte<br />

in molte parti del territorio. Tra i pascoli vi sono<br />

lupi, volpi e martore.<br />

PAESTUM<br />

Piccola frazione di Capaccio, Paestum costituisce<br />

uno dei maggiori reperti di colonia greca.<br />

Fondata nel VI secolo dagli Achei come centro<br />

commerciale marittimo, passò nelle mani dei Lucani,<br />

poi dei Romani. Nell’887 d.C. venne distrutta<br />

dai Saraceni e da qui cominciò la sua decadenza.<br />

La cinta muraria dell’antica colonia greca,<br />

a forma poligonale con quattro grandi porte,<br />

avvolge quasi completamente Paestum, dove<br />

erano presenti un Foro, interi quartieri urbanizzati,<br />

edifici religiosi e tre templi.<br />

Il Tempio di Hera, il più antico, di ordine dorico<br />

con diciotto colonne sui lati lunghi e nove sui<br />

Da sinistra: Tempio di Nettuno e Basilica, Paestum<br />

corti, aveva una cella preceduta da un portico,<br />

e divisa in due navate da una fila di colonne.<br />

Risale al 510 a.C. il Tempio di Cerere, in realtà<br />

dedicato ad Atena, costituito da tredici colonne<br />

sui lati lunghi e sei sui corti, con ampio portico<br />

antistante la cella. Questo tempio fu, in seguito,<br />

restaurato dai Romani e usato, in epoca bizantina,<br />

come chiesa.<br />

Il Tempio di Nettuno, il più grande dei tre,<br />

si fa risalire al 450 a.C. e costituisce uno dei più<br />

splendidi esempi di architettura dorica templare.<br />

Dedicato in realtà ad Hera, continua a mantenere<br />

l’antica ma erronea denominazione; il tempio<br />

possiede sedici colonne sui lati lunghi e sei sui<br />

corti, con una cella racchiusa tra due portici e<br />

divisa in tre navate da due file di colonne. Davanti<br />

sono rimasti i resti di due altari che dovevano<br />

servire per i sacrifici.<br />

IL MUSEO ArCHEOLOGICO<br />

NAZIONALE<br />

Il museo, costruito negli anni cinquanta, contiene<br />

trentatre delle metope che decoravano il<br />

Tempio di Hera e che costituiscono il gruppo scultoreo<br />

più importante di tutta la Magna Grecia.<br />

Sistemate in diverse stanze si trovano le metope<br />

arcaiche del thesauros, che raffigurano il mito di<br />

Eracle, e quelle raffiguranti fanciulle danzanti in<br />

abiti ionici; vi si trovano poi elementi architettonici<br />

del tempio di Cerere, di un corredo funebre<br />

e alcuni affreschi tombali del IV secolo con scene<br />

del defunto in armi a cavallo, di giochi funebri e,<br />

per le tombe femminili, di attività domestiche.


Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano,<br />

con i siti di Paestum, Velia e la Certosa di Padula<br />

La Certosa di Padula, veduta dall’alto<br />

Sono inoltre conservati gli affreschi della<br />

Tomba del Tuffatore della fine del V secolo<br />

a.C., cinque lastre dipinte con grande capacità<br />

espressiva che raffigurano un giovane tuffatore<br />

a grandezza naturale e una scena del banchetto<br />

funebre: la sua fondamentale importanza deriva<br />

dall’essere l’unica testimonianza della pittura<br />

greca classica giunta intatta fino a noi.<br />

VELIA<br />

Originariamente Elea, fondata nel 540 a.C.<br />

lungo la costa tirrenica della Lucania dai Focesi,<br />

provenienti dalla Corsica e stabilitisi qui dopo<br />

la sconfitta contro le flotte degli Etruschi e dei<br />

Cartaginesi. Dopo la distruzione della colonia<br />

greca di Sibari, Velia ospitò i filosofi Parmenide<br />

e zenone cui si deve l’importanza del pensiero<br />

filosofico. La città combatté con la vicina Posidonia,<br />

con i Lucani e, nel 389, entrò a far parte<br />

della Lega Italiota. Fornì, successivamente, aiuti<br />

a Roma contro Annibale. Venne distrutta fra l’VIII<br />

e il IX secolo d.C. dai Saraceni.<br />

Si distinguono tre nuclei urbani: il quartiere<br />

meridionale, che era il centro del potere politico,<br />

il quartiere settentrionale, vicino al porto<br />

fluviale, e l’acropoli, che era il più antico abitato<br />

di Elea. Sul promontorio, in passato, sorgevano<br />

edifici pubblici e sacri. Rimangono i resti di un<br />

tempio ionico e del teatro del III secolo.<br />

LA CErTOSA DI PADULA<br />

La Certosa fu fondata nel 1306 da Tommaso<br />

San Severino, signore di tutto il Vallo di Diano,<br />

che la donò all’ordine dei Certosini.<br />

è uno dei monasteri più grandi del mondo.<br />

Originariamente Certosa di San Lorenzo, è chiamata<br />

di Padula per la sua vicinanza all’omonimo<br />

paese. La struttura è quella tipica delle Certose:<br />

nella parte alta c’erano gli alloggi dei padri<br />

certosini che vi conducevano una vita ascetica<br />

e rigorosa; nella parte bassa stavano i conversi<br />

che avevano il compito di amministrare i beni<br />

dell’ordine e sovrintendevano le attività agricole<br />

e artigianali.<br />

Quartieri di Velia Velia<br />

La Certosa di Padula<br />

149


150<br />

Itinerari<br />

ALTO E MEDIO SELE<br />

Questa zona prende il nome dall’omonimo<br />

fiume, uno dei corsi d’acqua più belli e meno<br />

inquinati d’Italia. Il territorio dell’Alto Medio Sele<br />

è pieno di testimonianze storiche, naturalistiche<br />

ed archeologiche. L’alta Valle del SeIe, con i suoi<br />

paesaggi incantevoli, la bontà delle sue sorgenti<br />

e il suo splendido fiume, offre le sue bellezze a<br />

quanti ricercano, nel turismo, la genuinità del<br />

territorio e la cordialità di popolazioni civili e<br />

ospitali. Come la Comunità Montana zona del<br />

Tanagro, anche la zona dell’Alto Medio Sele rientra<br />

in un progetto di recupero e valorizzazione<br />

dei prodotti agricoli, definiti prodotti di pregio<br />

e di sviluppo dei sistemi locali. L’area, dal punto<br />

di vista morfologico, si presenta come una vasta<br />

conca a forma di triangolo irregolare, delimitata<br />

a ovest dal massiccio del Cervialto, a est dal<br />

pre-Appennino, a nord dalla Sella di Conza e a<br />

sud dalla gola del passo di Contursi. Chi percorre<br />

la strada provinciale si troverà di fronte uno scenario<br />

naturale suggestivo, dominato dalle mille<br />

sfumature del verde, nelle sue numerose tonalità,<br />

quelle dei campi, delle pianure, delle montagne<br />

e delle strade a tratti tortuose.<br />

IL CASTELLO ARECHI – SALERNO<br />

Positano<br />

Il Castello Arechi, situato sul monte Bonadies<br />

fu realizzato nell’VII secolo dal longobardo<br />

Arechi II, il quale trasferì la capitale del ducato<br />

da Benevento a Salerno, ed ancor oggi domina<br />

la città e veglia su di essa.<br />

Campania Basili<br />

Cava de’ Tirreni<br />

Amal<br />

Ravello<br />

La Costiera<br />

amaltana<br />

Salerno<br />

Piana del Sele<br />

Vietri sul Mare<br />

La fortezza non<br />

fu mai espugnata con<br />

la forza, ma Gisulfo II, ultimo<br />

principe longobardo di Salerno, si<br />

arrese nel 1077 al conquistatore normanno<br />

a seguito di un lunghissimo assedio. Successivamente<br />

la costruzione fu ampliata e modificata in<br />

epoca normanna, angioina e aragonese.<br />

IL DUOMO – SALERNO<br />

Paestum<br />

Il Parco Nazionale<br />

del Cilento<br />

e Vallo di Diano<br />

Velia<br />

Castello Arechi, Salerno<br />

Tra i monumenti caratteristici della città storica,<br />

ma anche il più significativo ed importante,<br />

si configura il Duomo. Fu fatto costruire da<br />

Roberto il Guiscardo tra il 1076 e il 1085, ma fu<br />

quasi completamente rifatto nella prima metà<br />

del 700; subì ulteriori interventi negli anni ‘30, ‘50<br />

e ‘60. II monumento è munito di uno spettacolare<br />

atrio, cinto da un portico su antiche colonne<br />

reggenti archi a tutto sesto; nel mezzo vi è una<br />

vasca di granito classica che sostituisce un’altra<br />

Costiera Amalfitana<br />

Pertosa<br />

La Certosa<br />

di Padula


cata<br />

Itinerari<br />

di granito egiziano proveniente da Paestum, oggi<br />

nella villa Comunale di Napoli. Al XII secolo risale<br />

il campanile che sovrasta il portico lungo il suo<br />

lato destro, alto 56 metri. Una visita al Museo del<br />

Duomo, al Museo Archeologico Provinciale e alla<br />

Pinacoteca Provinciale offrono una panoramica<br />

completa sull’arte salernitana attraverso i secoli.<br />

Nello stesso quartiere meritano una visita la<br />

Chiesetta medioevale di Santa Maria de Lama e le<br />

Chiese barocche di San Giorgio e della Madonna<br />

delle Grazie. è infine interessante fare una passeggiata<br />

lungo via Roma, nella città moderna, e<br />

il lungomare, uno dei più lunghi d’Italia.<br />

IL DUOMO – AMALFI<br />

Calabria<br />

Il Duomo, dedicato a Sant’Andrea, è il principale<br />

bene architettonico, con la sua spettacolare<br />

scalinata che termina in una pittoresca piazzetta.<br />

Fu costruito nel IX secolo, quando la Repubblica<br />

Marinara cominciò ad affermarsi come potenza<br />

commerciale. Venne completamente ristrutturato<br />

nel 1203, nelle forme arabo-normanne introdotte<br />

dai conquistatori. Rimaneggiato attorno al<br />

1570, fu ricostruito nell’800 dopo un disastroso<br />

crollo avvenuto a metà del secolo.<br />

Costa tra Positano e Amalfi<br />

Duomo di Salerno, Cripta di San Matteo<br />

Puglia<br />

LA BADIA DELLA SANTISSIMA TRINITà –<br />

CAVA DE’ TIRRENI<br />

è il simbolo stesso di Cava, il suo maggior<br />

monumento e gloria. Sorge alle pendici del<br />

Monte Finestra, sotto l’immensa cava Arsicia, e<br />

fu fondata nel 1011 da San Alferio Pappacarbone,<br />

che ne fu anche il primo Abate. Intitolata<br />

alla Santissima Trinità, fu consacrata nel 1092<br />

da Papa Urbano II. L’attuale facciata risale alla<br />

seconda metà del ‘700.<br />

GROTTE DI PERTOSA<br />

Duomo di Amalfi<br />

All’ingresso del Vallo di Diano, nel Cilento,<br />

sono situate le Grotta di Pertosa, le più importanti<br />

dell’Italia del sud, e le uniche ad essere<br />

attraversate da un fiume sotterraneo.<br />

Le Grotte, utilizzate anticamente come luogo<br />

di culto cristiano, sono anche dette “Grotte<br />

dell’Angelo”. Dopo una suggestiva traversata in<br />

barca, le Grotte si snodano nel cuore del Cilento,<br />

in un’affascinante serie di cunicoli e sale naturali.<br />

Badia, Cava de’ Tirreni<br />

151


152<br />

Eventi<br />

RAVELLO FESTIVAL<br />

In poco meno di due mesi, luglio e agosto,<br />

il Ravello Festival propone una serie di eventi,<br />

che spaziano tra concerti sinfonici e cameristici,<br />

balletti e performance jazz, incontri con scrittori<br />

e mostre, momenti di formazione e omaggi alla<br />

tradizione musicale napoletana e non solo.<br />

GIFFONI FILM FESTIVAL<br />

Film, lungometraggi, cortometraggi in concorso,<br />

giurie di giovani, anteprime, masterclass,<br />

ospiti internazionali e tante novità per la kermess<br />

di cinema per giovani più famosa del mondo.<br />

SAGRA DEL “SCIUSCIELLO”– PELLEzzANO<br />

è sicuramente uno degli appuntamenti<br />

gastronomici estivi più attesi della Provincia<br />

di Salerno. ‘O sciusciello è un prodotto da<br />

forno tipico del luogo conosciuto da tanti<br />

(il primo pane dei nonni di Pellezzano): è un<br />

impasto spianato e sottile di acqua, farina<br />

e sale, condito con sugna e pepe, arricchito<br />

con pancetta e formaggi, salsicce e patate<br />

o anche nutella, cotto nei forni a legna.<br />

La particolarità è nella spianatura dell’impasto,<br />

che a contatto col fuoco si rigonfia, fino<br />

a bucarsi producendo il classico soffiore che<br />

nel dialetto locale viene detto “o’ sciuscio”. Gli<br />

organizzatori della rassegna da anni, ormai, alla<br />

degustazione affiancano momenti di musica e<br />

spettacolo con la presenza di gruppi folcloristici.<br />

FESTA MEDIEVALE – TORCHIARA<br />

La festa medievale, nei primi giorni d’agosto<br />

anima il centro storico di Torchiara. Nello splendido<br />

scenario del borgo medievale si può assistere<br />

al grande corteo storico, alla rievocazione storica,<br />

al Palio della Torre con sbandieratori, musici,<br />

danzatrici e tanto altro.<br />

SAGRA DEL PESCATO DI PARANzA –<br />

CASTELLABATE<br />

La sagra del Pescato di Paranza è una rassegna<br />

enogastronomica che si tiene a Lago di<br />

Castellabate, nota località marina della Costiera<br />

Cilentana. I visitatori possono gustare ottime<br />

fritture di pesce azzurro fresco, pasta e fagioli<br />

con cozze, frittelle di alghe, e dolci tipici.<br />

GIORNATA PROMOzIONALE<br />

DELL’OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA –<br />

ALBANELLA<br />

L’antico borgo di Albanella celebra l’ “Oro<br />

Verde”. L’evento, oltre a valorizzare l’olio, è caratterizzato<br />

da un percorso suggestivo, per<br />

riportare in auge momenti di tradizione contadina:<br />

taverne allestite lungo tutto il centro<br />

storico, esposizioni artigianali, vendita di prodotti<br />

tipici agroalimentari. Si potranno gustare<br />

piatti come lagane e ceci, pizza cilentana, trippa<br />

e fagioli, soffritto, cicoria e patate, broccoli<br />

e salsiccia, acqua sala, vicci fritti e dolci tipici<br />

cilentani.<br />

ravello Tramonto a ravello


Enogastronomia<br />

IL LIMONCELLO COSTA D’AMALFI<br />

Il Limoncello della Costiera Amalfitana, o<br />

liquore di limoni, ha il colore del sole, il profumo<br />

intenso e delicato del limone, e una<br />

buona gradazione alcolica.<br />

La fama del Limoncello<br />

è nota in tutto<br />

il mondo, eppure si<br />

tratta di una preparazione<br />

semplice e<br />

di origine casalinga.<br />

Probabilmente è proprio<br />

questo il segreto<br />

del suo successo<br />

planetario.<br />

LE MELANzANE AL CIOCCOLATO<br />

Le melanzane al cioccolato sono una specialità<br />

gastronomica della Costiera Amalfitana di<br />

antichissima tradizione. Questa ricetta nacque<br />

probabilmente nella cucina del convento francescano<br />

di Tramonti, i cui monaci preparavano le<br />

Informazioni utili<br />

COLLEGAMENTI AEREI<br />

Aeroporto “Salerno Costa d’Amalfi”<br />

tel. +39 082 83 54 311<br />

Aeroporto Internazionale di Napoli<br />

tel. +39 081 70 92 800.<br />

COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />

Stazione Ferroviaria di Salerno<br />

www.trenitalia.it<br />

COLLEGAMENTI STRADALI<br />

Per Salerno<br />

Da nord:<br />

A1 fino a Napoli, poi A3 Napoli-Salerno: uscita Vietri<br />

sul Mare;<br />

A1 fino a Caserta, poi A30 Caserta-Salerno: uscita<br />

Fratte/Salerno centro.<br />

melanzane fritte ricoperte di un intingolo dolce e<br />

liquoroso; la ricetta subì varie trasformazioni fino<br />

a che le fette di melanzane vennero ricoperte<br />

con salsa di cioccolata.<br />

IL POMODORO SAN MARzANO DOP<br />

Il pomodoro San Marzano DOP (Denominazione<br />

di Origine Protetta) è conosciuto ed<br />

apprezzato in tutto il mondo per le sue caratteristiche<br />

esaltate dalla trasformazione in “pelato”<br />

per conserve. I pelati San Marzano trovano mille<br />

impieghi nella gastronomia italiana e vengono<br />

esportati in tutti il mondo. Il sugo di pomodori<br />

pelati San Marzano DOP ha un aroma inconfondibile<br />

e immancabile in ogni cucina italiana.<br />

LA MOzzARELLA DI BUFALA CAMPANA DOP<br />

Fragranti e genuine, le mozzarelle di bufala<br />

vantano il primato tra i prodotti italiani di Denominazione<br />

di Origine Protetta (DOP). Sono<br />

prodotte con il latte intero di bufala, munto direttamente<br />

nei pascoli della Valle del Sele.<br />

Da sud:<br />

A3 Salerno-Reggio Calabria: uscita Fratte/Salerno<br />

centro;<br />

A3 Salerno- Reggio Calabria: uscita Pontecagnano,<br />

direzione Fratte/Tangenziale; uscite da zona Industriale<br />

fino a Fratte<br />

COLLEGAMENTI VIA MARE<br />

Porto di Salerno<br />

www.portosalerno.it<br />

www.salernostazionemarittima.it<br />

DOVE DORMIRE<br />

Federalberghi Campania<br />

tel. +39 081 5513133<br />

e-mail: campania@federalberghi.it<br />

153


Sicilia<br />

Palazzo <strong>Nicola</strong>ci, Noto, particolare<br />

Provincia Regionale di Siracusa<br />

Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />

(Noto, Palazzolo Acreide)


Introduzione<br />

Il nonché buona parte delle Province di Catania, Enna e Caltanissetta. Molti dei comuni<br />

Val di Noto è storicamente uno dei tre territori in cui fu divisa amministrativamente la Sicilia<br />

in epoca arabo-normanna, e comprende i territori delle Province di Siracusa e Ragusa,<br />

del Val di Noto furono pesantemente colpiti dal terremoto del 1693 ed alcuni, completamente<br />

distrutti, furono ricostruiti in siti diversi da quelli originari. L’opera di ricostruzione fu l’occasione<br />

per il fiorire dell’architettura tardo barocca di scuola siciliana, che introdusse grandi innovazioni<br />

nella progettazione e nella realizzazione di chiese e palazzi. Otto tra le città del sud-est della Sicilia,<br />

e cioè Caltagirone, Catania, Militello in Val di Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa<br />

Ibla e Scicli rappresentano mirabilmente la grandiosa opera di ricostruzione e sono state inserite<br />

nella World Heritage List dell’UNESCO, quali inimitabili testimonianze dell’architettura barocca.<br />

CrITErI DI AMMISSIONE<br />

Le città tardo barocche del sud-est siciliano, nella loro comune caratteristica, hanno dimostrato<br />

di possedere ben quattro dei sei criteri previsti per l’inserimento nella World Heritage List<br />

dell’UNESCO: (i), (ii), (iv) e (v). Le otto città del sud-est della Sicilia, infatti forniscono una notevole<br />

testimonianza del genio esuberante dell’arte e dell’architettura del tardo Barocco – criterio (i),<br />

rappresentano l’apice e la fioritura finale dell’arte Barocca in Europa – criterio (ii), possiedono<br />

omogeneità geografica e cronologica – criterio (iv), grazie all’eccezionale qualità dell’arte e dell’architettura<br />

ricostruttiva post terremoto, rappresentano un esempio di sistemazione urbanistica,<br />

in una zona permanentemente a rischio di terremoti ed eruzioni da parte dell’Etna – criterio (v).<br />

Noto, panoramica<br />

155


156<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

La villaggio siculo situato sull’altura<br />

storia di Noto sembra essere stata<br />

segnata sin dalle origini. L’antico<br />

della Mendola, infatti, venne spostato da Ducezio,<br />

Re dei Siculi, in una posizione più facilmente<br />

difendibile sul monte Alveria, che dista<br />

dalla Noto attuale 12 chilometri. Neas, questo<br />

il nome con cui era conosciuta Noto nel periodo<br />

greco, finì presto sotto l’influsso di Siracusa,<br />

prima potenza economica e militare della<br />

Magna Grecia. Negli antichi siti rimangono<br />

testimonianze di insediamenti umani ancora<br />

più antichi, risalenti all’età del Bronzo Antico<br />

o Castellucciana. Del periodo greco-romano<br />

restano il Ginnasio, le mura megalitiche e la<br />

Villa romana del Tellaro. Netum, come venne<br />

chiamata Noto dopo la sottomissione a Roma,<br />

successivamente all’occupazione Giustinianea,<br />

fu arricchita di monumenti, come la Basilica<br />

di Eloro e la Trigona della Cittadella. L’invasione<br />

Araba segnò la fortificazione della città<br />

che divenne capovalle. In tutti i successivi periodi,<br />

dal normanno all’angioino-aragonese, la<br />

città continuò a vedere la crescita delle fortificazioni,<br />

fino ad arrivare alla costruzione della<br />

Torre Maestra del Castello di Noto Antica. Il<br />

terremoto del 1693 segnò per sempre la storia<br />

di Noto. La distruzione devastante della città<br />

comportò lo spostamento del centro abitato<br />

e determinò la fortuna della stessa, che ebbe<br />

l’opportunità di essere costruita ex novo, con<br />

ampia facoltà degli architetti di ideare l’intero<br />

impianto urbanistico della città, secondo i moderni<br />

canoni barocchi. L’abilità dei capomastri<br />

Zona archeologica latomia dell’Intagliatella,<br />

Palazzolo Acreide<br />

Palazzo Ducezio, Noto<br />

e degli scalpellini ha completato l’opera, realizzando<br />

quel magnifico “giardino di pietra”<br />

che ancora oggi lascia sbalorditi. Il barocco di<br />

Noto, a differenza di altre realtà, non si inserisce<br />

in un contesto preesistente e non mostra<br />

stratificazioni nè stili diversi. Tutto è contestuale<br />

ed armonico. Ogni palazzo, ogni piazza, ogni<br />

scalinata è perfettamente calata nel contesto<br />

globale, con una grandiosità senza pause e<br />

una regalità senza avarizia, facendo di Noto la<br />

perfetta città barocca. Akrai, l’antica Palazzolo<br />

Acreide, fu fondata da Siracusa nel 664 a.C., sui<br />

resti di un insediamento siculo risalente al XII<br />

secolo a.C. La cittadina crebbe rigogliosa sino<br />

alla distruzione seguita alla conquista araba.<br />

Solo nei primi anni del XIX secolo le campagne<br />

di scavi consentirono di localizzare l’antica<br />

Akrai, con il suo prezioso teatro, adagiato<br />

su un pendio naturale, opportunamente preparato<br />

con pietrame a secco, su cui poggiano,<br />

sovrapponendosi, i blocchi delle gradinate. La<br />

cavea, suddivisa in nove settori a cuneo, contava<br />

dodici fila di sedili. L’area archeo logica di<br />

Akrai, oltre al sito dell’antica polis, compren-<br />

Colonnato del Palazzo Zocco, Palazzolo Acreide


Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />

de due vaste necropoli, quella della “Pinita” e<br />

quella di “Colle Orbo”, la latomia denominata<br />

dei “Templi Ferali” ed i Santoni. Questi ultimi<br />

sono dodici grandi quadri scolpiti nella roccia,<br />

che costituiscono un complesso di figure ad<br />

alto rilievo, unico al mondo, dedicato al culto<br />

della Magna Mater, antichissima pratica orientale,<br />

diffusasi anche a Siracusa già nel IV secolo<br />

a.C.. Anche Palazzolo, come Noto, fu devastata<br />

dal terremoto del 1693; ma, a differenza di<br />

Noto, venne ricostruita sullo stesso sito e, per<br />

tale motivo, presenta la stratificazione tipica<br />

delle città ricostruite a seguito di devastazioni<br />

naturali. Ciò non impedì di realizzare, negli<br />

spazi svuotati dalle macerie, monumenti di<br />

particolare pregio in linea con le tendenze<br />

architettoniche ricostruttive dell’intero Val di<br />

Noto. Nella Piazza del Popolo si innalza imponente<br />

la Chiesa di San Sebastiano, con la sua<br />

scenografica gradinata.<br />

L’interno è a tre<br />

navate, con pregevoli<br />

stucchi e<br />

arredi. Il Palazzo Municipale, Palazzo Judica,<br />

Palazzo Caruso e Palazzo zocco, sono solo alcuni<br />

degli splendidi edifici in cui si ammirano<br />

facciate ardite, colonnati, nonché infinite balconate<br />

sorrette da mensole scolpite, raffiguranti<br />

una vasta gamma di figure grottesche.<br />

La Chiesa di San Paolo, che sorge sulla vecchia<br />

Chiesa di Santa Sofia, è caratterizzata dalla facciata<br />

barocca che si sviluppa in altezza su tre<br />

piani. Palazzolo Acreide, con i suoi vicoli stretti<br />

e tortuosi che, improvvisamente, si riversano<br />

nelle ampie piazze sulle quali si stagliano<br />

imponenti architetture barocche, costituisce<br />

la perfetta sintesi tra il borgo medievale e la<br />

cittadina ricostruita con i moderni<br />

canoni tardo-seicenteschi, inserita<br />

a pieno titolo tra i comuni Barocchi<br />

del Val di Noto.<br />

Cattedrale di Noto


Sicilia<br />

Teatro Greco, Siracusa<br />

Provincia Regionale di Siracusa<br />

Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantalica


Introduzione<br />

Quarantesimo sito italiano e quinto siciliano, quello di Siracusa e le Necropoli rupestri<br />

di Pantalica costituisce uno straordinario spaccato di storia e cultura millenaria. Il sito<br />

racchiude testimonianze che vanno dalle necropoli rupestri di oltre 3000 anni fa, con le<br />

oltre 5.000 tombe scavate nella roccia su un altopiano circondato da canyon formati nel corso dei<br />

millenni dai fiumi Anapo e Calcinara, alle vestigia greche e romane, con le fortificazioni, i teatri,<br />

i templi e gli anfiteatri, dalle presenze cristiane con le catacombe e le basiliche paleocristiane,<br />

agli influssi bizantini, arabi, normanni, svevi, catalani, barocchi, tutti presenti nei palazzi, nelle<br />

chiese, nei castelli e nelle fortificazioni perfettamente conservate, a memoria di un passato<br />

glorioso e, per lunghi periodi, di un ruolo determinante al centro del Mediterraneo. Non a caso<br />

Cicerone definì Siracusa la più grande città greca e la più bella di tutte. Pantalica si trova a circa<br />

40 chilometri ad ovest di Siracusa ed è raggiungibile da due versanti: Sortino e Cassaro-Ferla.<br />

CrITErI DI AMMISSIONE<br />

Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantalica hanno dimostrato di possedere ben quattro dei<br />

sei criteri previsti per l’inserimento della World Heritage List dell’UNESCO: (ii), (iii), (iv) e (vi). I siti<br />

ed i monumenti di Siracusa/Pantalica, infatti, formano un “Insieme”, che costituisce una raccolta<br />

unica quale straordinaria testimonianza delle culture del Mediterraneo attraverso i secoli e nello<br />

stesso spazio – criterio (ii). “L’insieme” Siracusa/Pantalica offre, attraverso la sua straordinaria<br />

diversità culturale, una eccezionale testimonianza dello sviluppo della civilizzazione di oltre tre<br />

millenni – criterio (iii). Il gruppo di monumenti e siti archeologici situati a Siracusa, sia sull’isolotto<br />

di Ortigia che sulla terraferma, disseminati in tutta la zona urbana, sono il più grande esempio<br />

dell’eccezionale creazione architettonica che raggruppa diversi aspetti culturali (Greco, Romano,<br />

Federiciano, Catalano e Barocco) – criterio (iv). L’antica Siracusa era collegata direttamente ad<br />

eventi, idee e lavori letterari di eccezionale importanza universale: basti pensare ad Archimede,<br />

ai tragediografi, ai poeti, a Vittorini etc. – criterio (v).<br />

Teatro Greco, Siracusa<br />

159


160<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

Pantalica, estesa 205,86 ettari, è un massiccio<br />

montuoso isolato da burroni e<br />

profonde vallate delimitate a nord dal<br />

fiume Calcinara e a sud dall’Anapo. Torrenti minori<br />

ed una fortificazione sul lato sud-ovest ne<br />

completano la chiusura, rendendola una vera<br />

e propria fortezza naturale. Sulla sommità, a 408<br />

metri d’altezza, le rovine dell’ anàktoron, il grande<br />

Palazzo del Principe, un edificio megalitico<br />

di grossi blocchi, con diverse stanze rettangolari,<br />

evidente imitazione dei palazzi micenei,<br />

testimoniano la strategicità del luogo. Con oltre<br />

5000 celle funerarie, distribuite nelle varie Necropoli<br />

nord, nord-ovest, sud, Filiporto e Cavetta,<br />

Pantalica costituisce la più grande Necropoli<br />

d’Europa. è il più grande centro protostorico<br />

siciliano, uno dei più antichi esempi di comunità<br />

urbana e di architettura funeraria rupestre.<br />

Siracusa, fondata nell’VIII secolo a.C. da coloni<br />

Castello Maniace, Siracusa<br />

greci provenienti da Corinto, su un insediamento<br />

più antico risalente al Neolitico, si conquistò<br />

presto il ruolo di capitale della Magna Grecia,<br />

situata com’era in posizione strategica, sia per<br />

la centralità nel Mediterraneo, sia per le caratteristiche<br />

fisiche del territorio, che la resero per<br />

secoli una città inespugnabile. La presenza di<br />

copiose risorse idriche, di un ampio porto naturale,<br />

di costoni rocciosi da una parte e di paludi<br />

dall’altra, consentirono a Siracusa di difendersi<br />

facilmente e crescere sino al punto di diventare<br />

a sua volta conquistatrice e colonizzatrice.<br />

Nel periodo greco vennero edificati i<br />

templi più arcaici della Sicilia: il tempio di zeus<br />

e il tempio di Apollo, realizzate le prime necropoli<br />

e fondate le prime colonie: Akrai (664 a.C.),<br />

Casmene (643 a.C.) e Camarina (598 a.C.). Sotto<br />

la tirannia di Gelone sorsero al di fuori delle mura<br />

i quartieri di Tyche e Neapolis, e venne avviata


Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantalica<br />

la realizzazione di costruzioni monumentali, tra<br />

cui il tempio di Demetra e Kore, e si sviluppò il<br />

Teatro Greco, che iniziò ad attrarre anche una<br />

vivacissima attività culturale con la presenza,<br />

tra gli altri, di Eschilo, che introdusse a Siracusa<br />

le recitazioni omeriche, del poeta Epicarmo, e<br />

di Saffo venuta in esilio da Mitilene. Gelone accrebbe<br />

la presenza greca in Sicilia espandendo<br />

i territori della città, e respingendo i Siculi ai<br />

confini dei territori governati dalla capitale greca.<br />

L’espansione di Siracusa portò ben presto<br />

allo scontro con i Cartaginesi, comandati da<br />

Amilcare. La vittoria di Gelone e dell’alleato Terone<br />

sancì il predominio greco sull’isola. A Gelone<br />

succedettero i fratelli Ierone prima e Trasibulo<br />

poi. Il rovesciamento della tirannia di<br />

Trasibulo portò Siracusa a provare le prime<br />

esperienze democratiche, durante le quali si<br />

riserva naturale di Pantalica, necropoli<br />

trovò costretta ad affrontare Atene, che nel 415<br />

a.C. spedì in Sicilia una flotta di 250 navi e 25.000<br />

uomini a sostegno dell’alleata Leontinoi. Dopo<br />

un primo periodo di vittorie ateniesi, la spedizione<br />

si trovò in difficoltà a causa della valorosa<br />

difesa approntata dal generale spartano<br />

Gilippo e dallo stratega Ermocrate, fino a subire<br />

una pesantissima sconfitta, con la riduzione<br />

in schiavitù di ben 7000 uomini rinchiusi nelle<br />

Latomie. Nel 405 a.C., approfittando della instabilità<br />

causata dalla nuova avanzata dei Cartaginesi,<br />

Dionisio I prese il potere come tiranno,<br />

cancellando di fatto il governo democratico di<br />

Siracusa. I Cartaginesi giunsero fin sotto le mura<br />

di Siracusa assediandola, ma a causa di una micidiale<br />

epidemia che li decimò, dovettero sottoscrivere<br />

un trattato di pace. Dopo la partenza<br />

dei Cartaginesi, Dionisio trasformò Ortigia in<br />

Cattedrale, Siracusa Le rovine dell’Anàktoron, riserva naturale di Pantalica<br />

161


162<br />

<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />

una fortezza, ampliò la flotta navale riordinando<br />

gli arsenali e portò a termine la costruzione<br />

di una cinta muraria lunga 27 chilometri, che<br />

cingeva tutta la città ed arrivava sino al Castello<br />

Eurialo, avamposto difensivo a nord della<br />

città. Dopo il rafforzamento e l’ampliamento<br />

sul territorio della Sicilia orientale conquistando<br />

Naxos, Catania e Leontinoi, i siracusani si prepararono<br />

nel 397 a.C. ad affrontare nuovamente<br />

i Cartaginesi. Un nuovo assedio ed una nuova<br />

pestilenza portarono alla stipula di un nuovo<br />

trattato particolarmente favorevole a Siracusa.<br />

Dionisio non fu solo un condottiero ed<br />

uno stratega, ma anche un grande appassionato<br />

di arti, lettere e filosofia. In quel periodo Siracusa<br />

ospitò più volte Platone. Alla morte di<br />

Dioniso, dopo le parentesi di Dioniso II, Dione<br />

Chiesa di Santa Lucia alla Badia, Siracusa<br />

Castello Eurialo, Siracusa<br />

e Agatocle, prese il potere Ierone II che, dopo<br />

essersi inizialmente alleato con i Cartaginesi per<br />

far fronte alla crescente minaccia dei Romani,<br />

stipulò proprio con Roma un accordo pacifico<br />

che portò cinquanta anni di pace e prosperità.<br />

Ierone II ne approfittò per varare una riforma<br />

normativa e tributaria ed avviare una intensa<br />

attività urbanistica: il Teatro Greco venne ampliato<br />

e fu realizzato un immenso altare sacrificale,<br />

l’Ara di Ierone. La pace favorì anche il rifiorire<br />

delle arti e delle lettere, con figure di<br />

spicco come Teocrito. Alla morte di Ierone II, il<br />

successore Geronimo, giovane ed inesperto,<br />

ruppe il trattato di pace con Roma, che non<br />

esitò ad attaccare Siracusa. L’assedio romano,<br />

con le truppe del console Marcello, si concluse<br />

nel 212 a.C. con la conquista della città, malgra-<br />

Siracusa, veduta notturna


Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantalica<br />

do la strenua difesa e le armi costruite dal genio<br />

di Archimede. Il periodo romano segnò un lungo<br />

declino di Siracusa, caratterizzato dal malgoverno<br />

di Verre e da sistematiche spoliazioni<br />

del patrimonio artistico. Sotto il dominio romano,<br />

tuttavia, Siracusa, grazie alla visita di San<br />

Paolo ed all’opera di San Marziano (primo vescovo<br />

di Siracusa) diventò il primo avamposto<br />

occidentale del cristianesimo. Durante le persecuzioni<br />

cristiane vennero costruite imponenti<br />

catacombe, seconde solo a quelle di Roma.<br />

La caduta dell’Impero Romano aumentò il declino<br />

della città, che subì varie scorrerie barbare.<br />

Solo all’epoca dell’Impero d’Oriente, Siracusa<br />

visse un nuovo periodo di prosperità, divenendo<br />

dal 663 al 668 residenza dell’Imperatore<br />

Costante II di Bisanzio, nonché metropoli di<br />

tutte le chiese della Sicilia. Sul finire dell’800<br />

Siracusa subì l’ennesimo assedio, stavolta da<br />

parte degli arabi che, conquistata la Sicilia,<br />

espugnarono e saccheggiarono la città. Ridotta<br />

ormai alla sola Ortigia, Siracusa perse definitivamente<br />

la leadership isolana. Durante la<br />

dominazione araba la città subì notevoli modifiche<br />

urbanistiche, con la trasformazione<br />

della morfologia di alcuni quartieri storici dell’isolotto,<br />

che acquisirono un impianto tipicamente<br />

arabo. Solo nel 1038 il generale bizantino<br />

Maniace riconquistò la città, lasciando il segno<br />

della sua venuta con la realizzazione di una<br />

costruzione fortificata sulla punta di Ortigia,<br />

successivamente ampiamente modificata e<br />

rimaneggiata durante il regno di Federico II.<br />

Sotto la dominazione normanna la città diven-<br />

ne una roccaforte militare, e vide la rinascita<br />

della cristianità con il restauro di numerose<br />

chiese. Federico II conquistò Siracusa nel 1221<br />

ed avviò un ulteriore periodo di edificazione<br />

monumentale della città. Le successive dominazioni,<br />

angioina, aragonese, spagnola etc.<br />

lasciarono il segno nei palazzi della città. Palazzo<br />

Montalto, Palazzo Nava, Palazzo Abela e la<br />

Camera Reginale della Regina Costanza, ne sono<br />

la più evidente testimonianza. Anche Siracusa,<br />

come le altre città del Val di Noto, subì gravissimi<br />

danni a causa del terremoto del 1693. Numerosi<br />

palazzi e chiese vennero rasi al suolo e<br />

la ricostruzione fu caratterizzata dal fiorire del<br />

barocco in molti angoli della città e soprattutto<br />

a Piazza Duomo. Forse non esiste altro luogo<br />

al mondo dove le case, le chiese, i palazzi e<br />

persino i tracciati viari possano vantare una tale<br />

varietà di stili architettonici. Da un angolo all’altro<br />

di Ortigia, i secoli sembrano accavallarsi ed<br />

aggrovigliarsi, e tutti gli stili sembrano essersi<br />

dati appuntamento qui, al centro del Mediterraneo.<br />

I Templi greci, come quelli di Apollo e di<br />

Atena, il maniero svevo di Castel Maniace, il<br />

Palazzo chiaramontano dei Montalto, i portali<br />

catalani e aragonesi, i rosoni normanni delle<br />

vecchie chiese, la casbah della Graziella, il barocco<br />

di piazza Duomo, l’antico decumanus<br />

romano di Via Maestranza, la stessa Cattedrale,<br />

simbolo sublime delle mille stratificazioni culturali<br />

di Ortigia, insieme agli altri innumerevoli<br />

scorci dell’isolotto, costituiscono un vero e<br />

proprio museo all’aperto di stili, di civiltà e di<br />

espressioni architettoniche unico al mondo.<br />

Castello Maniace, Siracusa Fonte Aretusa, Siracusa<br />

Piazza Duomo, Siracusa<br />

163


164<br />

Itinerari<br />

ITINERARI NEL CAPOLUOGO<br />

Le colonne doriche del Duomo di Siracusa<br />

Siracusa, città sul mare tra le più belle del<br />

Mediterraneo, ricca di storia e monumenti,<br />

espressione della complessità culturale della<br />

Sicilia, dalla preistoria ai nostri giorni, è composta<br />

da un centro storico antico denominato<br />

Ortigia, che insiste su un isolotto a forma di<br />

“quaglia”, da cui deriva il nome, e che si caratterizza<br />

per la presenza di numerose stratificazioni,<br />

dall’epoca greca fino al dopoguerra, e<br />

da un’area nella terraferma, l’antica “borgata”,<br />

in cui le moderne costruzioni hanno circondato<br />

i resti delle vestigia antiche, quali il Teatro<br />

Greco, l’anfiteatro Romano, l’Ara di Ierone etc.<br />

La Cattedrale di Siracusa, fulgido esempio<br />

della stratificazione storica della città, è costruita<br />

su un tempio greco che mostra ancora le<br />

maestose colonne doriche, così come evidenzia<br />

una prima trasformazione in chiesa romanica,<br />

gli influssi bizantini ed è completata da una<br />

facciata barocca, tra le più belle di Sicilia.<br />

Tempio di Apollo, Siracusa<br />

IL MUSEO ARCHEOLOGICO REGIONALE<br />

“PAOLO ORSI”<br />

Tra i musei archeologici più ricchi e prestigiosi<br />

del Mediterraneo, contiene decine di<br />

migliaia di reperti dalla preistoria al periodo<br />

greco-romano, provenienti non solo da Siracusa,<br />

ma anche dai principali siti archeologici<br />

della Sicilia centrale ed orientale. Di notevole<br />

impatto la Venere Anadiomene, gli scheletri di<br />

elefante nano autoctono ed una incomparabile<br />

collezione numismatica.<br />

PARCO ARCHEOLOGICO DELLA NEAPOLIS<br />

Parco Archeologico tra i più ricchi della Sicilia,<br />

comprende il Teatro Greco, tra i meglio<br />

conservati del mondo, tuttora utilizzato per<br />

l’annuale rappresentazione degli spettacoli<br />

Teatro Greco, Siracusa<br />

Lungomare di Ortigia, Siracusa


Sicilia<br />

Itinerari<br />

classici, l’Ara di Ierone II, monumentale altare<br />

sacrificale, l’Anfiteatro Romano, le Latomie<br />

e l’Orecchio di Dionisio, un tempo adibito a<br />

prigione.<br />

ITINERARI NELLA PROVINCIA<br />

La Valle dell’Anapo, attraversata dall’omonimo<br />

fiume, comprende una parte di Pantalica,<br />

una delle più importanti Necropoli d’Europa.<br />

Il sito, riconosciuto dall’UNESCO patrimonio<br />

dell’umanità, è un luogo incontaminato dove<br />

natura ed archeologia convivono in una unione<br />

mirabile, arricchita dalla suggestiva visione di<br />

oltre 5.000 tombe a grotticelle artificiali, scavate<br />

nei costoni di roccia calcarea.<br />

Avola, con la sua Riserva naturale di Cavagrande<br />

del Cassibile, in cui flora, fauna ed<br />

aspetti geomorfologici ed archeologici convivono<br />

in armonia assoluta, è nota anche per<br />

la sua forma esagonale che, insieme a Grammichele,<br />

in Provincia di Catania, costituisce<br />

una eccezione nel panorama urbanistico della<br />

Sicilia orientale.<br />

Vendicari, oasi faunistica e naturalistica,<br />

amena ed incontaminata, è annoverata tra i<br />

litorali più belli d’Italia.<br />

Marzamemi, frazione di Pachino, è un borgo<br />

marinaro in cui il fascino dell’antico mondo dei<br />

pescatori aleggia indisturbato fra le sabbiose<br />

e dorate spiagge.<br />

Oasi faunistica e naturalistica<br />

di Vendicari, Torre sveva e panoramica<br />

Cavagrande del Cassibile, Avola<br />

Le Necropoli<br />

rupestri<br />

di Pantalica<br />

Palazzolo<br />

Acreide<br />

Noto<br />

Siracusa<br />

E poi ancora le aree archeologiche di Tapsos,<br />

Megara Hyblea e Leontinoi, rispettivamente nei<br />

territori di Priolo Gargallo, Augusta e Lentini e<br />

Sortino, con il Teatro dell’Opera dei Pupi.<br />

Teatro dell’Opera dei Pupi, Sortino<br />

riserva naturale di Pantalica<br />

165


166<br />

Eventi<br />

La religiose e di appuntamenti spetta-<br />

Provincia di Siracusa si caratterizza<br />

per la presenza di numerose feste<br />

colari di rilevanza nazionale ed eco internazionale.<br />

La palma d’oro tra le iniziative di pregio<br />

spetta di diritto alle Rappresentazioni classiche,<br />

organizzate annualmente dall’INDA, Istituto<br />

Nazionale del Dramma Antico, nell’incomparabile<br />

cavea del Teatro Greco di Siracusa, che<br />

annoverano oltre 150.000 spettatori a stagione.<br />

Siracusa, Teatro Greco, rappresentazioni classiche<br />

Sempre al Teatro Greco si svolge, al termine<br />

delle rappresentazioni classiche, il Premio letterario<br />

intitolato ad Elio Vittorini, giunto ormai<br />

alla XVI edizione.<br />

Altri eventi di grande risonanza internazionale<br />

sono l’Infiorata di Noto, con i suoi mosaici<br />

a base floreale, realizzati nella scenografica via<br />

<strong>Nicola</strong>ci, la Primavera Barocca, sempre a Noto,<br />

che vede la realizzazione di concerti, cortei in<br />

costumi d’epoca e svariate iniziative culturali, il<br />

Festival internazionale del Balletto di Siracusa,<br />

Siracusa, Premio letterario “Elio Vittorini”<br />

giunto alla XXI edizione, il Palio del Mare con la<br />

regata dei cinque quartieri storici di Siracusa, il<br />

Medfest di Buccheri, il Festival Jazz di Canicattini<br />

Bagni ed il Carnevale di Palazzolo Acreide.<br />

Anche nell’ambito sportivo la Provincia di<br />

Siracusa propone un’offerta interessante, a<br />

partire dall’attività dell’Ippodromo del Mediterraneo,<br />

moderna e imponente struttura nel<br />

settore delle corse dei cavalli, unica esistente<br />

a sud di Napoli, la Coppa Val d’Anapo, giunta<br />

alla XXXI edizione, che costituisce un classico<br />

appuntamento per chi coltiva la passione delle<br />

cronoscalate automobilistiche, il rally Mare-<br />

Monti che si svolge lungo le strade provinciali<br />

che da Siracusa portano ai comuni montani, e<br />

una miriade di altre iniziative nel solco di una<br />

tradizione che ha sempre contraddistinto la<br />

Provincia di Siracusa nello sport.<br />

Sul versante delle feste religiose, che costituiscono<br />

un irresistibile richiamo per gli<br />

appassionati delle tradizioni, tutti i Comuni<br />

Noto, l’infiorata (particolare)


Eventi<br />

siracusani hanno antiche e consolidate tradizioni<br />

religiose che vengono onorate con vari<br />

appuntamenti e modalità nell’arco di tutto<br />

l’anno. Tra le più significative si annoverano la<br />

Festa di Santa Lucia (la Patrona di Siracusa) che<br />

si svolge il 13 dicembre e quella di Santa Lucia<br />

delle Quaglie, che si svolge la prima domenica<br />

di maggio, i festeggiamenti in onore di San Sebastiano<br />

a Palazzolo Acreide e Melilli, la festa<br />

di San Paolo a Solarino e Palazzolo Acreide, le<br />

Feste Patronali di San Domenico ad Augusta,<br />

di San Venera ad Avola e di San Corrado a<br />

Festa di Santa Lucia, Siracusa<br />

Festa di San Sebastiano, Melilli<br />

Noto, la Festa dei Tre Santi Martiri a Lentini, la<br />

Festa dell’Ascensione di Floridia, la Festa della<br />

Madonna della Neve a Francofonte e di San<br />

Luigi a Rosolini, le celebrazioni pasquali con<br />

le varie Processioni che si svolgono in tutto il<br />

territorio provinciale, e fra queste la Via Crucis<br />

vivente a Melilli, la Rappresentazione dell’ingresso<br />

di Gesù a Gerusalemme a Buccheri, la<br />

“Sciaccariata” a Ferla, la festa di San Giuseppe<br />

(si celebra il lunedì dell’Angelo) a Carlentini,<br />

e decine d’altre iniziative in tutto il territorio<br />

provinciale.<br />

Medfest di Buccheri<br />

Festa di San Paolo, Palazzolo Acreide<br />

167


168<br />

Enogastronomia<br />

La nella storia millenaria e lascia intra-<br />

gastronomia della Provincia di<br />

Siracusa affonda le proprie radici<br />

vedere una contaminazione multiculturale che<br />

va di pari passo con la stratificazione culturale<br />

siciliana. La cultura greca, la dominazione romana,<br />

l’invasione araba, l’impero federiciano,<br />

la dominazione spagnola etc. hanno lasciato<br />

segni indelebili anche nella cultura enogastronomica.<br />

Comune denominatore fino al periodo<br />

antecedente il boom economico degli anni 50<br />

era la differenziazione tra “il mangiare di tutti i<br />

giorni” ed “il mangiare delle feste”. La pasta fatta<br />

in casa, in special modo i ravioli di ricotta al sugo<br />

di maiale e tanti tipi di carne legata al lavoro<br />

agricolo come la gallina ripiena, il coniglio “a’<br />

stimpirata” con aromi e aceto, la carne di maiale<br />

servita in tanti modi compresa la famosa gelatina,<br />

erano “il mangiare delle feste”. Cibi molto<br />

più semplici, quasi frugali, basati soprattutto sui<br />

legumi, le verdure e il pane erano “il mangiare<br />

di tutti i giorni”.<br />

Frutta martorana<br />

Insalata d’arance e cipolle<br />

Tra le pietanze tipiche del siracusano si possono<br />

ricordare ‘a cuccia, frumento cotto condito<br />

con latte e miele, le ’mpanate (focacce con<br />

diversi ripieni, che spaziano dalle verdure alle<br />

patate, dal formaggio al pesce, dalla carne agli<br />

ortaggi), i dolci, a partire dal torrone, prodotto<br />

con la lavorazione della mandorla, così come il<br />

famoso latte di mandorla, o i confetti, realizzati<br />

con una particolare specie di frutto, la mandorla<br />

“Avola”, tipica della città esagonale, conosciuta<br />

nel mondo da secoli per le sue peculiarità.<br />

E poi ancora le granite ai vari gusti, l’infinita<br />

gamma di biscotti, “a cubbaita” o “giuggiulena”,<br />

e cioè un particolare torrone fatto col sesamo.<br />

Altrettanto tipici sono la caponatina, realizzata<br />

con diversi ortaggi e aromi (melanzane, peperoni,<br />

patate, cipolle, olive, capperi etc.) che si<br />

presta ad accompagnare sia piatti di carne che<br />

di pesce, “a pasta co’ sucu niuru” realizzata con<br />

il nero delle seppie, “a pasta fritta”, “i puppetti<br />

i muccu” cioè polpette fatte con il bianchetto,<br />

pesce di piccolissima taglia, “u pizzolu” particolare<br />

elaborazione della pizza, che si presta al<br />

condimento sia salato che dolce etc.<br />

I piatti descritti trovano origine da prodotti<br />

d’eccellenza di cui è piena la terra d’Archimede<br />

e che hanno ottenuto marchi di qualità e<br />

riconoscimenti internazionali, come il miele di<br />

Sortino, il Pomodoro “Pachino”, che ha preso il<br />

nome dal luogo di produzione, riconosciuto IGP<br />

(Indicazione Geografica Protetta) e ormai divenuto<br />

famoso in tutto il mondo, caratteristico<br />

dei terreni dei comuni di Pachino e Portopalo<br />

di Capo Passero, unico e dalla dolcezza inimita-<br />

Cannolo siciliano


Enogastronomia<br />

bile, il “femminello”, limone dalle straordinarie<br />

proprietà organolettiche, anch’esso di recente<br />

riconosciuto con l’IGP, il “tarocco”, l’arancia pigmentata<br />

rossa di Francofone etc.<br />

Informazioni utili<br />

COLLEGAMENTI AEREI<br />

Aeroporto Fontanarossa di Catania<br />

S.A.C. tel. 095 7239111<br />

Pomodorini di Pachino<br />

Altrettanto rinomata è la produzione vinicola<br />

del Siracusano che eccelle per qualità e<br />

pregio: il Nero d’Avola (rosso rubino da pasto),<br />

il Moscato di Noto ed il Moscato di Siracusa,<br />

già decantato da Plinio, con due diversi profili:<br />

il Solacium, dal sapore dolce e vellutato e dal<br />

colore giallo-oro vecchio, che viene abbinato ai<br />

dessert; ed il Pollio che si accompagna a crostacei,<br />

verdure fresche e formaggi. Di recentissima<br />

COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />

è possibile arrivare anche in treno con partenza<br />

dalle maggiori città italiane.<br />

COLLEGAMENTI STRADALI<br />

Per arrivare a Siracusa:<br />

Dall’aeroporto di Catania, basterà percorrere<br />

l’autostrada che collega Catania con Siracusa.<br />

Dalla zona sud si può percorrere la Statale 115 e,<br />

dall’altezza di Rosolini, anche l’autostrada Siracusa-<br />

produzione è lo Spumante di Siracusa, prodotto<br />

da uve Moscato di Siracusa.<br />

E poi l’olio extravergine, ricavato da un’oliva<br />

che cresce solo nella zona dell’entroterra, tra<br />

Buscemi, Cassaro, Ferla e Palazzolo: la zaituna<br />

o Oliva siracusana.<br />

Gela che passa per Noto, Avola e Cassibile.<br />

Nero d’Avola<br />

DOVE DORMIRE<br />

Consultare il sito internet: turismo.provsr.it<br />

NUMERI UTILI<br />

Infopoint Turismo della Provincia Regionale<br />

di Siracusa<br />

Palazzo del Governo, via Roma 31 – Siracusa<br />

Numero Verde 800055500<br />

Infopoint Aeroporto Fontanarossa di Catania<br />

tel. 095 0937023<br />

Punto informazioni turistiche di Noto<br />

tel. 0931 573779<br />

169


Credits


L’ASSOCIAZIONE PROVINCE UNESCO SUD ITALIA<br />

PER I TESTI:<br />

Associazione Province UNESCO Sud Italia<br />

PER LE FOTO:<br />

BARI<br />

Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li<br />

Daniele Aliffi<br />

Provincia Regionale di Enna<br />

Federico Meneghetti<br />

Provincia di Salerno<br />

PER I TESTI:<br />

Provincia di Bari<br />

PER LE FOTO:<br />

Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li<br />

RobertoGreco@Fotolia<br />

babyfalk@Fotolia<br />

Quorum Italia srl<br />

loloieg@Flickr<br />

Mi.TI@Fotolia<br />

Valentina Crivelli@Fotolia<br />

zack mc@Flickr<br />

bru76@Flickr<br />

gigiscò@Flickr<br />

averribi@Flickr<br />

GiordanoAita@Fotolia<br />

donaldodacco@Fotolia<br />

e_dantes@Flickr<br />

Pierre-Alain Dutheil@Fotolia<br />

verity cridland@Flickr<br />

BARLETTA ANDRIA TRANI<br />

PER I TESTI:<br />

Provincia di Barletta Andria Trani<br />

PER LE FOTO:<br />

Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li<br />

Provincia di Barletta Andria Trani<br />

puntorosso@Fotolia<br />

Mi.Ti.@Fotolia<br />

skyraider@Fotolia<br />

Mille anni di ceramica in Puglia, Edipuglia 1997<br />

ppo@Flickr<br />

stijn@Flickr<br />

Padre Donato Mario del Grosso<br />

Liv Friis-larsen@Fotolia<br />

Pierre-Alain Dutheil@Fotolia<br />

BENEVENTO<br />

PER I TESTI:<br />

Provincia di Benevento<br />

PER LE FOTO:<br />

Provincia di Benevento<br />

Antonio De Lucia<br />

Roberto Gaetano<br />

Quorum Italia srl<br />

AdrianoIt@Flickr<br />

Antonio Citrigno<br />

fiore s. barbato@Flickr<br />

Archivio Provincia di Benevento – L’Orbicolare<br />

Pierre-Alain Dutheil@Fotolia<br />

rossamente@Flickr<br />

Olmeco@Flickr<br />

CASERTA<br />

PER I TESTI:<br />

Provincia di Caserta<br />

PER LE FOTO:<br />

Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li<br />

Provincia di Caserta<br />

Prof.ssa Jolanda Capriglione<br />

Gino Spera<br />

f01@Flickr<br />

Pierre-Alain Dutheil@Fotolia<br />

GothEric@Flickr<br />

173


174<br />

miletto@Flickr<br />

vincenzospina84@Flickr<br />

Sabrina_campagna@Flickr<br />

Shadowgate@Flickr<br />

The ReflexMan@Flickr<br />

CATANIA<br />

PER I TESTI:<br />

Provincia Regionale di Catania<br />

PER LE FOTO:<br />

Provincia Regionale di Catania;<br />

Fondazione Carnevale di Acireale;<br />

Servizio Turistico di Catania - Unità Operativa 3<br />

Caltagirone;<br />

Associazione Pro Loco di Militello in Val di Catania;<br />

Paolo Barone<br />

rimglow@Fotolia<br />

ENNA<br />

PER I TESTI:<br />

Provincia Regionale di Enna<br />

PER LE FOTO:<br />

Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li<br />

Provincia Regionale di Enna;<br />

!paco!@Flickr<br />

Ahron de Leeuw@Flickr<br />

De kleine rode kater@Flickr<br />

Pierre-Alain Dutheil@Fotolia<br />

Neil_Weightman@Flickr<br />

muscolinos@Flickr<br />

MATERA<br />

PER I TESTI:<br />

AA.VV., Catalogo “Le meraviglie abitano<br />

in Provincia”, febbraio 2009, Provincia di Matera<br />

“Le città in tasca” - Altrimedia edizioni<br />

Wikipedia<br />

www.comune.matera.it<br />

PER LE FOTO:<br />

Eugenio Malatacca<br />

Wikipedia<br />

Epifania Enzo_Matera<br />

Quorum Italia srl<br />

Stefano Tiraboschi@Fotolia<br />

andrea rinaldi@Flickr<br />

fiore s. barbato@Flickr<br />

cartOrange@Flickr<br />

googlisti@Flickr<br />

loriszecchinato@Flickr<br />

Pierre-Alain Dutheil@Fotolia<br />

Basilicata Travel@Flickr<br />

bartolomeo perrotta@Flickr<br />

mbalestrieri@Flickr<br />

MEDIO CAMPIDANO<br />

PER I TESTI:<br />

Provincia del Medio Campidano<br />

PER LE FOTO:<br />

Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li<br />

Fondazione Barumini Sistema <strong>Cultura</strong><br />

Provincia del Medio Campidano –<br />

G. Alvito, E. Cavalli, L. Cianciotto, G. Deidda, G. Fois,<br />

Comune di Tuili, F. Massidda<br />

cristianocani@Flickr<br />

Pierre-Alain Dutheil@Fotolia<br />

lasplassas@Flickr<br />

claudio@Photoxpress<br />

MESSINA<br />

PER I TESTI:<br />

Ufficio Turismo Provincia Regionale di Messina<br />

PER LE FOTO:<br />

Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li<br />

Federico Meneghetti<br />

giuseppe1000@Flickr<br />

Pierre-Alain Dutheil@Fotolia<br />

Bartolomeo perrotta@Flickr


RAGUSA<br />

PER I TESTI:<br />

Provincia Regionale di Ragusa<br />

PER LE FOTO:<br />

Provincia Regionale di Ragusa<br />

L’Archivio fotografico del periodico<br />

“La Provincia di Ragusa”<br />

SALERNO<br />

PER I TESTI:<br />

Provincia di Salerno<br />

PER LE FOTO:<br />

Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li<br />

Provincia di Salerno<br />

Pietro Roggero<br />

Stefano Valentini<br />

jimmyharris@Flickr<br />

toastbrot81@Flickr<br />

The Consortium@Flickr<br />

artq55@Flickr<br />

Tomboy2290@Fotolia<br />

jimmyharris4@Flickr<br />

Psychs@Flickr<br />

SIRACUSA<br />

PER I TESTI:<br />

Provincia Regionale di Siracusa<br />

PER LE FOTO:<br />

Provincia Regionale di Siracusa<br />

fazen@Flickr<br />

Daniele Aliffi<br />

Pierre-Alain Dutheil@Fotolia<br />

lai ro@Flickr<br />

thilo hilberer@Flickr<br />

Quorum Italia srl<br />

175


Progetto grafico: Quorum Italia srl<br />

© Associazione Province UNESCO Sud Italia, 2012


Bari Barletta Andria Trani Benevento Caserta Catania Enna Matera Medio<br />

Campidano Messina Ragusa Salerno Siracusa Bari Barletta Andria Trani<br />

Benevento Caserta Catania Enna Matera Medio Campidano Messina Ragusa<br />

Salerno Siracusa Bari Barletta Andria Trani Benevento Caserta Catania Enna<br />

Matera Medio Campidano Messina Ragusa Salerno Siracusa Bari Barletta<br />

Andria Trani Benevento Caserta Catania Enna Matera Medio Campidano<br />

Messina Ragusa Salerno Siracusa Bari Barletta Andria Trani Benevento<br />

Caserta Catania Enna Matera Medio Campidano Messina Ragusa Salerno<br />

Siracusa Bari Barletta Andria Trani Benevento Caserta Catania Enna Matera<br />

Medio Campidano Messina Ragusa Salerno Siracusa Bari Barletta Andria Trani<br />

Associazione Province<br />

UNESCO Sud Italia<br />

Benevento Caserta Catania Enna Matera Medio Campidano Messina Ragusa<br />

Salerno Siracusa Bari Barletta Andria Trani Benevento Caserta Catania Enna<br />

Matera Medio Campidano Messina Ragusa Salerno Siracusa Bari Barletta<br />

Andria Trani Benevento Caserta Catania Enna Matera Medio Campidano<br />

Messina Ragusa Salerno Siracusa Bari Barletta Andria Trani Benevento Caserta<br />

Catania Enna Matera Medio Campidano Messina Ragusa Salerno Siracusa<br />

Bari Barletta Andria Trani Benevento Caserta Catania Enna Matera Medio<br />

Campidano Messina Ragusa Salerno Siracusa Bari Barletta Andria Trani<br />

Benevento Caserta Catania Enna Matera Medio Campidano Messina Ragusa<br />

Salerno Siracusa Bari Barletta Andria Trani Benevento Caserta Catania Enna<br />

Matera Medio Campidano Messina Ragusa Salerno Siracusa Bari Barletta<br />

Andria Trani Benevento Caserta Catania Enna Matera Medio Campidano<br />

Messina Ragusa Salerno Siracusa Bari Barletta Andria Trani Benevento<br />

whc.unesco.org www.unesco.beniculturali.it

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