Storia, Arte e Cultura - Nicola Bono
Storia, Arte e Cultura - Nicola Bono
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Organizzazione<br />
delle Nazioni Unite<br />
per l’Educazione,<br />
la Scienza e la <strong>Cultura</strong><br />
con il patrocinio di:<br />
Commissione Nazionale<br />
Italiana per l’UNESCO<br />
Associazione Province<br />
UNESCO Sud Italia<br />
I territori delle eccellenze
Organizzazione<br />
delle Nazioni Unite<br />
per l’Educazione,<br />
la Scienza e la <strong>Cultura</strong><br />
con il patrocinio di:<br />
Commissione Nazionale<br />
Italiana per l’UNESCO<br />
Associazione Province<br />
UNESCO Sud Italia<br />
I territori delle eccellenze
Associazione Province UNESCO Sud Italia<br />
Sede Legale<br />
presso Grancia della Certosa di San Lorenzo<br />
Via Cavour n. 16<br />
84036 Sala Consilina (SA)<br />
Sede Operativa<br />
presso UPI – Unione Province d’Italia<br />
Piazza Cardelli n. 4<br />
00186 Roma<br />
Tel. + 39 06 68 40 34 47 – cell. + 39 339 31 70 252<br />
Fax + 39 06 68 73 716<br />
e-mail: unescosud@gmail.com
Indice<br />
Nota introduttiva del Presidente dell’Associazione Province UNESCO Sud Italia. ........................ pag. 5<br />
Nota introduttiva del Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li ................................................... pag. 7<br />
L’Associazione Province UNESCO Sud Italia .................................................................................. pag. 10<br />
Province e Siti UNESCO<br />
Bari<br />
I trulli di Alberobello. ...................................................................................... pag. 12<br />
Barletta Andria Trani<br />
Castel del Monte ............................................................................................ pag. 24<br />
Benevento<br />
Il Complesso monumentale di Santa Sofia .................................................... pag. 36<br />
L’Acquedotto Carolino (Acquedotto di Vanvitelli) .......................................... pag. 40<br />
Caserta<br />
La Reggia di Caserta con il Parco, l’Acquedotto di Vanvitelli<br />
e il Complesso di San Leucio .......................................................................... pag. 50<br />
Catania<br />
Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />
(Caltagirone, Catania, Militello in Val di Catania) ............................................ pag. 62<br />
Enna<br />
La Villa Romana del Casale (Piazza Armerina) ................................................ pag. 76<br />
Matera<br />
I Sassi e il Parco delle Chiese Rupestri ............................................................ pag. 88<br />
Medio Campidano<br />
L’Area Archeologica Su Nuraxi di Barumini .................................................... pag. 100<br />
Messina<br />
Le Isole Eolie ................................................................................................... pag. 112<br />
Ragusa<br />
Le Città tardo barocche del Val di Noto (Ragusa, Modica, Scicli) ................... pag. 124<br />
Salerno<br />
La Costiera Amalfitana ................................................................................... pag. 138<br />
Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, con i siti archeologici<br />
di Paestum, Velia e la Certosa di Padula ......................................................... pag. 144<br />
Siracusa<br />
Le Città tardo barocche del Val di Noto (Noto, Palazzolo Acreide) ................ pag. 154<br />
Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantalica .................................................. pag. 158<br />
Credits ........................................................................................................................................... pag. 171
Associazione Province<br />
UNESCO Sud Italia<br />
Cari lettori,<br />
la prima domanda che ci si deve porre aprendo questo volume<br />
è: perché organizzare una visita nei siti UNESCO del Sud Italia?<br />
Ed è esattamente a questa domanda che l’Associazione che mi<br />
onoro di rappresentare tenta di rispondere con la presente pubblicazione<br />
che, nell’esporre le eccellenze culturali del Mezzogiorno<br />
italiano, iscritte nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO, non si<br />
limita a queste, ma ne fa elemento di particolare arricchimento di<br />
<strong>Nicola</strong> <strong>Bono</strong><br />
una offerta turistico-culturale ben più ampia e articolata, che spazia<br />
dall’irripetibile e unico patrimonio culturale alle ricchezze paesaggistiche, dalla varietà delle<br />
tradizioni popolari alle poliedriche manifestazioni della cultura immateriale, a partire dai saperi<br />
e dalle specialità enogastronomiche.<br />
Un viaggio nei territori del Sud, tutto parametrato sulle corde del piacere e dell’emozione,<br />
vissuto sul filo del legame tra testimonianze artistiche, storiche e monumentali, che non a caso<br />
furono pensate e realizzate in questi luoghi, da uomini e donne che, sempre non a caso, contemporaneamente<br />
coltivavano quei prodotti unici che sono arrivati a noi, insieme alla sapienza<br />
plurisecolare della loro preparazione mirabile, che fa di essi non semplici cibi da gustare, ma il<br />
logico e insostituibile strumento per completare la conoscenza dei luoghi.<br />
Nei territori del Sud i vini non si degustano, e i cibi non si consumano, ma a ogni assaggio<br />
ci si riappropria di un pezzo di storia e di conoscenza, irripetibile e inclonabile altrove, esattamente<br />
come le vestigia archeologiche, le mirabili dimore storiche, le splendide chiese e gli<br />
austeri castelli.<br />
Per tali ragioni è nata l’Associazione Province UNESCO Sud Italia, e cioè rispondere ad una<br />
esigenza primaria, che è quella di “fare rete” per favorire lo sviluppo turistico di territori che<br />
hanno tutto quello che si può desiderare per rendere un soggiorno indimenticabile, tranne<br />
infrastrutture adeguate e strategie di marketing.<br />
Unendo le forze delle dodici Province del Sud, caratterizzate dalla presenza di almeno un sito<br />
UNESCO nel loro territorio, e attraverso una serie di azioni mirate, tra cui la edizione di questo<br />
catalogo, abbiamo avviato una strategia che ci auguriamo possa risultare vincente, specie se sarà<br />
colto il senso profondo del viaggio culturale che, come fu per coloro che nel ‘700 lo inventarono,
è in primo luogo un percorso emozionale, stimolato dalla capacità di apprezzare la bellezza dei<br />
luoghi visitati, con l’inscindibile varietà di sapori, di colori, e di armonia di territori considerati,<br />
per questo, magici da millenni.<br />
Il catalogo, che parte ovviamente dalle descrizioni dei siti UNESCO, per dare la corretta dimensione<br />
dell’offerta che realmente insiste in ogni singolo territorio spazia oltre e individua altri<br />
luoghi significativi, sia di natura paesaggistica che culturale, suggerisce itinerari, si diffonde sul<br />
terreno della cultura immateriale, attraverso la descrizione delle più importanti e sentite tradizioni<br />
religiose e popolari, per approdare infine alle eccellenze enogastronomiche, corollario e<br />
completamento della complessa e articolata identità dei luoghi.<br />
Dopo la lettura, con occhio attento e animo aperto, di questo catalogo, sono certo della<br />
maturazione dell’oggettivo interesse a costruire percorsi di approfondimento della conoscenza<br />
di queste uniche realtà territoriali.<br />
Sento il dovere di ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo<br />
significativo strumento di promozione territoriale e, in particolare, l’Unione delle Province d’Italia,<br />
all’interno della quale mi onoro di rivestire l’incarico di Responsabile del Settore <strong>Cultura</strong> e Turismo,<br />
che ha supportato l’Associazione Province UNESCO Sud Italia sin dalla sua costituzione, offrendo<br />
oltre alla fondamentale concessione della sede operativa, anche l’insostituibile supporto di<br />
elevate figure professionali.<br />
On. Dott. <strong>Nicola</strong> <strong>Bono</strong><br />
Presidente dell’Associazione Province UNESCO Sud Italia
Il re. La Convenzione sulla protezione del Patrimonio Mondiale <strong>Cultura</strong>le e Naturale del<br />
patrimonio culturale e naturale rappresenta il punto di riferimento, il modello, l’identità<br />
dei popoli e costituisce l’eredità del passato da trasmettere alle generazioni futu-<br />
1972 riconosce che certi beni del patrimonio culturale naturale offrono un interesse eccezionale,<br />
che esige la loro preservazione come elementi del patrimonio mondiale dell’umanità; di<br />
conseguenza la Convenzione attua un sistema di cooperazione e di assistenza internazionale,<br />
vincolando gli Stati membri ad unire gli sforzi per tutelare e preservare tale patrimonio di valore<br />
universale eccezionale per le generazioni future, cio’ in quanto la protezione di tali beni su<br />
scala nazionale rimane spesso incompleta, per l’ampiezza dei mezzi e risorse necessarie.<br />
La differenza tra un sito del Patrimonio Mondiale UNESCO e un sito del patrimonio nazionale<br />
risiede pertanto nel concetto di “valore universale eccezionale”. I siti scelti per costituire<br />
il Patrimonio Mondiale sono selezionati dal Comitato del patrimonio mondiale per le loro caratteristiche<br />
specifiche, che li rendono il miglior esempio possibile del patrimonio culturale e<br />
naturale di tutto il mondo, e appartengono all’intera umanità, a prescindere dal territorio sul<br />
quale si trovano.<br />
Il Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li, nella sua attività di tutela, valorizzazione e fruizione<br />
del patrimonio culturale nazionale, partecipa al sistema di tutela del patrimonio UNESCO,<br />
in stretta collaborazione con la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, che ha definito<br />
le nuove procedure (visibili al seguente indirizzo http://www.unesco.beniculturali.it/) per<br />
l’invio delle candidature nelle liste relative alla Convenzione sulla protezione del Patrimonio<br />
Mondiale <strong>Cultura</strong>le e Naturale e alla Convenzione per la protezione del Patrimonio <strong>Cultura</strong>le<br />
Immateriale, e attraverso l’Ufficio Patrimonio Mondiale UNESCO, che svolge compiti di istruttoria<br />
e di supporto tecnico scientifico, occupandosi, inoltre, per le competenze del MiBAC, del<br />
coordinamento delle attività connesse all’attuazione delle predette Convenzioni.<br />
La creazione di un’opera illustrata sulla promozione in rete di siti UNESCO del Sud Italia e<br />
dei territori circostanti, che non trascura le tradizioni culturali, storiche, enogastronomiche,<br />
artigianali dei territori, è senza dubbio in linea con gli obiettivi di tutela e diffusione delle conoscenze<br />
del patrimonio culturale nazionale. L’inserimento di un bene nella lista dell’UNESCO,<br />
oltre che accrescere la sensibilizzazione della comunità nazionale e internazionale nei confronti<br />
della tutela del patrimonio, certifica il valore del sito dal punto di vista culturale e ambientale,<br />
contribuendo così a gettare le basi per la creazione di un’offerta turistica qualificata,<br />
e diversificata, collegando i siti con circuiti turistici tematici basati ad esempio sulla cultura o<br />
sulla enogastronomia, o legati a target specifici di flussi turistici, capace di attrarre anche un<br />
turismo di nicchia. Tale possibilità è di notevole importanza soprattutto per i territori del Sud
Italia, che vedono nel turismo, e in particolare in quello culturale, uno dei principali fattori di<br />
ripresa economica.<br />
Il Ministero ha, quindi, collaborato con entusiasmo alla realizzazione del presente catalogo,<br />
concepito come un’opera di prestigio e di qualità per contribuire a preservare e tramandare<br />
il patrimonio mondiale costituito dai siti UNESCO del Meridione, che qui vengono non solo<br />
descritti e illustrati, ma anche inseriti nel contesto territoriale che ha subìto la loro influenza.<br />
Con tale opera ci si prefigge, in particolare, di promuovere la conoscenza dei siti e del territorio<br />
delle dodici Province in cui essi sono ricompresi, creando un percorso unico e un filo di congiunzione<br />
tra essi, in un processo di valorizzazione integrata che contribuisca a rendere visibile<br />
e a porre in maggior valore del patrimonio posseduto da questa preziosa area del Sud Italia.<br />
Dott. Gianni Bonazzi<br />
Direttore Servizio I - Coordinamento e studi<br />
Segretariato Generale del Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li
Province e Siti UNESCO
10<br />
Associazione Province<br />
UNESCO Sud Italia<br />
A) LE TAPPE DELLA COSTITUzIONE<br />
1) Presso l’Unione Province d’Italia (UPI) a<br />
Roma, in data 27 ottobre 2008, fu costitui to<br />
il Forum dei siti UNESCO dai Presidenti delle<br />
Province di Bari, Barletta Andria Trani, Benevento,<br />
Caserta, Catania, Enna, Medio Campidano,<br />
Matera, Messina, Ragusa, Salerno e Siracusa, e<br />
furono elaborate le strategie per valorizzare i siti<br />
UNESCO, in accordo con le Direzioni Regionali<br />
per i Beni <strong>Cultura</strong>li e Paesaggistici delle Regioni<br />
CONV e CRO, ed i gestori locali dei siti UNESCO,<br />
finalizzate alla costruzione di una rete integrata<br />
di competenze interregionale per lo sviluppo<br />
dell’offerta culturale e turistica del SUD.<br />
2) In data 4 marzo 2009, le citate Province<br />
del Forum hanno approvato lo Statuto<br />
dell’Associazione Province UNESCO Sud Italia<br />
e, in data 21 novembre 2009, è stata istituita<br />
l’Associazione, per candidare il territorio<br />
delle Province associate ai fondi comunitari,<br />
con un piano integrato unitario di sviluppo<br />
basato sul turismo culturale, valorizzando la<br />
“Rete dei siti UNESCO”, inserita fra le misure<br />
del programma interregionale comunitario<br />
POIn/PAIn 2007/2013.<br />
L’Associazione è anche supportata dai servizi<br />
dell’OSSERVATORIO EUROPEO DEL PAE-<br />
SAGGIO di ARCO LATINO e da TECLA, organo<br />
tecnico dell’UPI.<br />
3) Per conseguire i suoi scopi istituzionali<br />
l’Associazione Province UNESCO Sud Italia<br />
ha formulato una strategia progettuale, ar-<br />
ticolata in quattro tipologie<br />
di interventi trasversali a rete.<br />
Tali interventi riguardano non<br />
solo i siti UNESCO inseriti nei<br />
Poli ammessi a finanziamento<br />
dei fondi POIn, ma anche gli<br />
altri siti ubicati nelle altre Regioni.<br />
In questo modo sono<br />
state poste le premesse per un<br />
modello di gestione pilota degli<br />
interventi di valorizzazione dei siti UNESCO del<br />
Mezzogiorno, estensibili agli altri siti UNESCO<br />
nazionali, a quelli del bacino del Mediterraneo<br />
e degli altri Paesi UE ed extra-UE.<br />
B) ACCORDI ED INTESE ISTITUzIONALI<br />
Sardegna<br />
Per candidare in modo corretto l’Associazione<br />
ai fondi comunitari ed in base al progetto<br />
strategico formulato, sono stati sottoscritti<br />
i seguenti protocolli:<br />
• con il Ministero per i Beni e le Attività<br />
<strong>Cultura</strong>li – Direzione Generale per la valorizzazione<br />
del patrimonio culturale,<br />
• con l’associazione TECLA per le attività<br />
di assistenza tecnica,<br />
• con la società Holding MSC CROCIERE<br />
SPA,<br />
• con il Consiglio delle Società d’amicizia<br />
e dei rapporti culturali con i paesi<br />
stranieri dell’ Uzbekistan, nonché con la<br />
Camera di commercio e industria della<br />
Repubblica Uzbeka.<br />
Palazzo Ducezio, Noto Mosaico di Piazza Armerina Castel del Monte, veduta dal cortile interno<br />
L’Area Archeologica<br />
Su Nuraxi<br />
di Barumini
C) MISSIONE E OBIETTIVI<br />
L’Associazione ha come missione generale<br />
quella di attuare l’accordo di cooperazione<br />
stipulato fra le Province, per creare una rete<br />
interregionale di competenze, finalizzate a<br />
promuovere e sostenere lo sviluppo socioeconomico<br />
delle autonomie locali con la<br />
valorizzazione, il rafforzamento e l’integrazione<br />
del patrimonio culturale, naturale e<br />
paesaggistico, al fine ultimo di sviluppare il<br />
turismo e la sostenibilità nella<br />
fruizione dei beni culturali.<br />
In particolare,<br />
l’Associazione<br />
accompagna ed<br />
assiste le Province<br />
associate nella<br />
individuazione, programmazione<br />
e adesione ai programmi<br />
comunitari, formulando un<br />
apposito piano integrato delle reti inter-<br />
regionali di offerta a valere sui programmi<br />
POIn e PAIn per i siti UNESCO del Sud Italia,<br />
coordinandone l’attuazione.<br />
A tale scopo:<br />
• garantisce la cooperazione, il dialogo e<br />
l’aggregazione fra portatori di interessi<br />
dei territori coinvolti, basi essenziali<br />
per le reti interregionali;<br />
• promuove e realizza i progetti che riflettono<br />
la strategia dello sviluppo del<br />
turismo culturale e dei sistemi turistici<br />
Capo Milazzo<br />
La Reggia di Caserta<br />
con il Parco,<br />
l’Acquedotto<br />
L’Acquedotto<br />
di Vanvitelli<br />
Carolino Il Complesso<br />
e il Complesso<br />
monumentale<br />
di San Leucio<br />
di Santa Soa<br />
Sicilia<br />
La Costiera<br />
amaltana<br />
Il Parco Nazionale<br />
del Cilento<br />
e Vallo di Diano<br />
Paestum<br />
Velia<br />
La Villa Romana<br />
del Casale<br />
Campania<br />
Isole Eolie<br />
Catania<br />
Militello<br />
in Val di Catania<br />
Le Necropoli<br />
Caltagirone<br />
rupestri<br />
di Pantalica<br />
Palazzolo<br />
Ragusa Acreide<br />
Modica Noto<br />
Scicli<br />
Basilicata<br />
La Certosa<br />
di Padula<br />
Siracusa<br />
Castel<br />
del Monte<br />
I trulli di Alberobello<br />
I Sassi e il Parco<br />
delle Chiese Rupestri<br />
Calabria<br />
locali nello spirito dei programmi POIn<br />
/PAIn;<br />
• attua il coordinamento delle reti interregionali<br />
per conseguire gli obiettivi<br />
fissati.<br />
Trullo, Alberobello Paestum<br />
Puglia<br />
11
Puglia<br />
Trulli, particolare dei pinnacoli<br />
Provincia di Bari<br />
I trulli di Alberobello
Introduzione<br />
Alberobello è un paese della collina murgiana della Puglia, sito in posizione equidistante<br />
tra l’Adriatico e lo Ionio. Sul colle orientale vi è la città nuova con caratteristiche architettoniche<br />
moderne, sull’altra sommità disposta ad occidente s’allineano i trulli in un<br />
agglomerato urbano, suddiviso in due rioni, Monti e Aia Piccola, entrambi monumento nazionale.<br />
I trulli sono un esempio architettonico di valore universale in quanto costituiscono una<br />
testimonianza unica, o quantomeno eccezionale, di una civiltà e di una tradizione culturale<br />
scomparsa, e offrono un esempio di un tipo di costruzione e di complesso architettonico che<br />
illustra un periodo significativo della storia umana.<br />
CrITErI DI AMMISSIONE<br />
Dal Dicembre 1996 i trulli di Alberobello sono stati dichiarati dall’UNESCO patrimonio mondiale<br />
dell’umanità.<br />
Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso di inserire il luogo sulla base dei criteri culturali<br />
(iii), (iv) e (v), ritenendolo di eccezionale valore universale, essendo uno straordinario esempio<br />
di una forma di costruzione di edifici derivante da tecniche preistoriche, che si è conservata<br />
integra e funzionale anche oggi.<br />
Alberobello, panoramica<br />
13
14<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
Alberobello nasce tra il 1400 ed il 1500,<br />
ad opera di alcuni contadini mandati<br />
qui dai Conti di Conversano, allora proprietari<br />
del territorio. La legge vigente, a quei<br />
tempi, nel Regno di Napoli, in particolare la<br />
Prammatica de Baronibus, sottoponeva ogni<br />
nuovo insediamento urbano ad un’autorizzazione<br />
regia, che si otteneva previo pagamento<br />
dei tributi dovuti. Per evitare il balzello, i Conti<br />
di Conversano imposero ai contadini, mandati<br />
a colonizzare quello che allora era un bosco di<br />
querce, di costruire solo costruzioni precarie,<br />
che non avessero i caratteri della stabilità delle<br />
dimore ordinarie. Di qui i trulli, costruiti in<br />
pietra a secco, per facilitarne la demolizione,<br />
in modo tale che in caso di ispezione regia<br />
non si scorgessero i tratti di un insediamento<br />
urbano, evidentemente abusivo. Questa storia<br />
Tipici negozi di Alberobello<br />
di precarietà si è trasformata gradualmente in<br />
una storia di civiltà, la civiltà della pietra a secco.<br />
Nel 1797 poi, un gruppo di coraggiosi Alberobellesi,<br />
stanco della precaria condizione,<br />
si recò a Taranto per chiedere ausilio al Re Ferdinando<br />
IV di Borbone che inviò il Decreto con<br />
il quale questo piccolo villaggio divenne libero<br />
da ogni richiesta tributaria.<br />
Il paesaggio agrario di Alberobello è caratterizzato<br />
da una folta vegetazione di mandorli<br />
ed ulivi tipica del terreno carsico, mentre dalle<br />
rocce calcaree stratificate viene estratto il materiale<br />
utilizzato per la copertura dei trulli. Le<br />
dimore a trullo infatti sono dominate dall’uso<br />
esterno della pietra a sfoglie, le “chiancole”<br />
che rivestono il cono e creano il meraviglioso<br />
centro urbano, unico al mondo,<br />
che oggi tutti vengono ad ammirare.
Trulli e scorcio del campanile<br />
della Chiesa di Santa Lucia, Alberobello<br />
15
16<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
I TrULLI<br />
I trulli sono un esempio straordinario della<br />
capacità di adattamento dell’uomo e una<br />
testimonianza di quanto le incredibili risorse<br />
dell’ingegno e la voglia di vivere di ogni essere<br />
umano possono produrre. In un progetto di<br />
insediamento umano su di un territorio in cui<br />
era vietato costruire, se non in maniera precaria,<br />
ed in cui l’unico materiale<br />
abbondante per costrui re<br />
era la pietra, i trulli sono<br />
stati la soluzione individuata<br />
dai primi contadini<br />
venuti a colonizzare<br />
l’antica Selva.<br />
Alberobello è l’unico<br />
paese al mondo nato<br />
e cresciuto come un paese<br />
di trulli. I trulli sono<br />
costrui ti direttamente<br />
sulla roccia, senza<br />
Pinnacolo ornamentale<br />
fondamenta, con blocchi di pietra rozzamente<br />
lavorati appoggiati l’uno sull’altro, senza calce<br />
a fissarli tra loro e poi coperti da una struttura<br />
conica di piccole lastre di pietra calcarea grigia<br />
(chianchiarelle, in gergo locale). Apparentemente<br />
simili tra loro, in realtà differiscono sia<br />
per il disegno della pianta, che spesso presenta<br />
nicchie con diverse funzioni, sia per i semplici<br />
motivi dipinti sulle chiancole, sia per la forma<br />
dei comignoli e dei pinnacoli.<br />
La particolarità di Alberobello deriva non<br />
tanto dalla presenza di queste creazioni, diffuse<br />
in diverse parti della Puglia, quanto dal<br />
fatto che esse, lungi dall’essere, come altrove,<br />
ricoveri per animali o attrezzi, siano state le<br />
abitazioni delle prime popolazioni autoctone,<br />
messe insieme una accanto all’altra.<br />
La comunità alberobellese si è adattata<br />
ad un ambiente difficile, è cresciuta tra mille<br />
difficoltà, a cominciare da quelle di ordine<br />
igienico e sanitario, ma, come ha descritto in<br />
maniera impareggiabile Tommaso Fiore nel suo<br />
“Un popolo di Formiche”, ha saputo resistere<br />
fino a trasformare la sua debolezza nella sua<br />
forza e a conquistare il diritto di entrare nella<br />
Lista del Patrimonio Mondiale per l’unicità e<br />
la bellezza della sua storia.<br />
Sono i rioni Monti e Aia Piccola, che insieme<br />
al Trullo Sovrano, a Casa D’Amore e a Casa<br />
Pezzolla costituiscono il perimetro del sito genericamente<br />
indicato con il nome di “trulli<br />
di Alberobello”.<br />
Veduta d’insieme dei trulli
Tipico trullo<br />
I trulli di Alberobello<br />
Tipiche botteghe Scorcio del paese<br />
Pinnacolo<br />
con caratteristico simbolo<br />
17
18<br />
Itinerari<br />
Le campagne sono testimonianza di<br />
imponenti architetture civili e<br />
militari sparse nelle città e nelle<br />
un florido Medioevo. Siamo, infatti, nella terra<br />
delle cattedrali sul mare e dei castelli, dell’arte<br />
bizantina e longobarda che nell’XI secolo incontrò<br />
le influenze culturali nordiche da cui<br />
nacque il romanico pugliese. L’itinerario parte<br />
da Bari, capoluogo di regione, la cui città<br />
vecchia annovera i più importanti monumenti<br />
medievali, tra cui la Basilica romanica di San<br />
<strong>Nicola</strong>, la Cattedrale romanica di San Sabino,<br />
il Castello di Federico II.<br />
LA BASILICA DI SAN NICOLA – BARI<br />
All’interno della città vecchia, fu costruita<br />
per accogliere le spoglie del Santo, protettore<br />
della città, trasportate per mare da Mira, un<br />
paesino dell’Asia Minore, per opera di marinai<br />
baresi. Da allora Bari, oltre a rimanere un importante<br />
porto mercantile, divenne meta di pelle-<br />
Facciata della Basilica di San <strong>Nicola</strong><br />
grini e crociati. Il complesso è monumentale,<br />
con una facciata compatta in pietra calcarea<br />
stretta da due torri e tripartita da due lesene.<br />
Le sculture presenti sui portali, anche dei fianchi<br />
laterali, mostrano tutta la ricchezza degli<br />
influssi culturali che agirono a Bari. L’interno è<br />
impreziosito da un pavimento a mosaico del<br />
XII secolo e custodisce tra i tesori scultorei la<br />
cattedra di Elia e il trono marmoreo ricavato da<br />
un unico blocco. La cripta è il luogo più antico<br />
della Basilica, dove nel 1099 fu celebrato un<br />
concilio ecumenico.<br />
IL CASTELLO SVEVO – BARI<br />
Fossato del Castello<br />
Sorto nel 1131 per volontà di Ruggero il<br />
Normanno, è un’imponente fortezza che si<br />
erge ai margini della città vecchia, con il lato<br />
nord rivolto verso il mare. Il Castello presenta<br />
un nucleo più antico quadrangolare con torri<br />
angolari e interessanti sculture nel cortile, richiamanti<br />
l’arte nordica. Nel 1500 divenne la<br />
residenza di Isabella d’Aragona, che fece aggiungere<br />
i fossati e i bastioni angolari.<br />
Porto di Bari, veduta<br />
Campa
Itinerari<br />
nia Basilicata<br />
LA PINACOTECA PROVINCIALE<br />
CORRADO GIAQUINTO – BARI<br />
Fornisce un’ampia documentazione dell’arte<br />
pugliese dall’XI al XX secolo. è composta<br />
da una sezione medievale (sculture dei secoli<br />
XI-XV, icone pugliesi dei secoli XII-XIV), dipinti<br />
veneti provenienti da chiese della regione<br />
(opere di Antonio e Bartolomeo Vivarini, Giovanni<br />
Bellini, Paris Bordon, Paolo Veronese,<br />
Jacopo Tintoretto), dipinti pugliesi dei secoli<br />
XV-XVI (Tuccio d’Andria, Costantino da Monopoli,<br />
Andrea Bordone), dipinti napoletani o<br />
di scuola napoletana dei secoli XVI-XVIII (con<br />
opere di Marco Pino, Paolo Finoglio, Maestro<br />
degli Annunci, Andrea Vaccaio, Luca Giordano,<br />
Giuseppe Bonito, Lorenzo De Caro), un prezioso<br />
nucleo di dipinti del Giaquinto, una raccolta<br />
di pittura dell’800 (con le prestigiose opere<br />
pittoriche di Giuseppe De Nittis, Francesco<br />
Netti, Domenico Morelli, ecc.).<br />
BITONTO<br />
Spostandoci verso l’interno dalla costa<br />
adriatica, Bitonto conserva il nucleo medievale,<br />
incastonato su quello romano e peucezio,<br />
circondato da una schiera di palazzi rinascimentali,<br />
con eleganti logge a colonne e cortili<br />
interni decorati da balaustre scolpite. Al centro<br />
la Torre Angioina e la raffinata Cattedrale romanica,<br />
che conserva al suo interno i resti di una<br />
Basilica paleocristiana e lo smagliante tondo<br />
musivo con la figura di un grifo.<br />
Castello Svevo di Bari, particolare<br />
Ruvo di Puglia<br />
Gravina<br />
di Puglia<br />
CONVERSANO<br />
Cattedrale di Bitonto, particolare<br />
Giovinazzo<br />
Bitonto<br />
Bari<br />
Su una piccola altura verso l’interno sorge la<br />
città medievale di Conversano, l’antica Norba,<br />
che fu sede di uno dei più potenti monasteri<br />
benedettini dell’Italia meridionale. Il suo Castello<br />
lega la sua storia soprattutto alla famiglia<br />
Acquaviva d’Aragona, che governò fino alla fine<br />
della feudalità. All’interno dei saloni del Castello,<br />
di notevole fattura sono le grandiose tele<br />
raffiguranti il ciclo della Gerusalemme liberata,<br />
opera del pittore Paolo Finoglio.<br />
LA CATTEDRALE DI SANTA MARIA<br />
ASSUNTA – RUVO DI PUGLIA<br />
Un altro noto esempio di stile romanico<br />
pugliese è la Cattedrale di Ruvo di Puglia che<br />
fu costruita nella prima metà del XII secolo.<br />
Calabria<br />
Polignano a mare<br />
Conversano<br />
Monopoli<br />
Castellana<br />
Grotte<br />
I trulli di Alberobello<br />
Cattedrale di Bitonto<br />
Castello di Conversano<br />
19
20<br />
Itinerari<br />
La facciata è a capanna con tre portali di cui il<br />
centrale, più grande, è arricchito con bassorilievi<br />
nell’intradosso, probabilmente provenienti<br />
da una costruzione antecedente, raffiguranti<br />
Cristo con i dodici apostoli, altre rielaborazioni<br />
di temi iconografici relativi al Salvatore e motivi<br />
vegetali. Altro elemento degno di nota è il<br />
rosone a dodici colonnine, sovrapposte ad una<br />
lamina metallica lavorata finemente al traforo<br />
in una bottega locale del secolo XVI.<br />
I PAESAGGI E LA NATURA: LE MURGE<br />
La terra di Bari è ricca anche di paesaggi<br />
mozzafiato, una natura variegata e incontaminata,<br />
ambienti carsici e zone rurali che ne<br />
fanno la ricchezza del territorio.<br />
Le Murge sono formate da due serie estese<br />
di colline disposte a terrazze che corrono da<br />
nord-ovest a sud-est e rappresentano il più<br />
caratteristico complesso di rilievi della Puglia<br />
centrale. La parola “Murgia” deriva dal latino<br />
murex, cioè pietra aguzza, dato che l’altopiano<br />
è caratterizzato dalla presenza di roccia calcarea<br />
che ha dato origine a numerosi fenomeni<br />
di carsismo ipogeo ed epigeo come le doline,<br />
le gravine, le lame, gli inghiottitoi e le grotte.<br />
Il Parco Nazionale dell’Alta Murgia copre una<br />
superficie di 68.000 ettari, si estende sul territorio<br />
di 13 comuni della Provincia di Bari e<br />
può considerarsi il primo Parco rurale d’Italia<br />
in quanto, oltre a tutelare l’ecosistema naturale<br />
(circa 1.500 specie vegetali naturali presenti,<br />
oltre a 120 specie animali diverse tra uccelli,<br />
mammiferi e rettili), si occupa della salvaguardia<br />
e valorizzazione delle masserie, dei tratturi,<br />
delle tradizioni e dei costumi. L’altopiano murgiano<br />
si spacca improvvisamente nelle gravine,<br />
ampi solchi nella roccia, profondi anche qualche<br />
centinaia di metri, umidi e verdeggianti in<br />
profondità ma brulli e stepposi alla sommità.<br />
GRAVINA IN PUGLIA<br />
Il paese sorge a ridosso della gravina su cui si<br />
è sviluppata la civiltà rupestre, fenomeno medievale<br />
che trasformò il vivere in grotta provvisorio<br />
in un modello di vita permanente e organizzato.<br />
Le chiese-grotte sono la massima espressione<br />
dell’arte rupestre. Alcune di queste, pur essendo<br />
scavate nel tufo, presentano imponenti architetture<br />
come la grotta di San Michele.<br />
LE GROTTE DI CASTELLANA<br />
Sono note in tutto il mondo per le loro<br />
splendide caverne che si dipanano per oltre<br />
tre chilometri di vie sotterranee. Le rocce delle<br />
grotte sono il risultato del lento accumulo di<br />
gusci e scheletri calcarei di animali e vegetali<br />
marini, e della precipitazione del carbonato di<br />
calcio contenuto nell’acqua di mare. Dall’ingresso<br />
nella Caverna Nera, passando per la Caverna<br />
dei Monumenti con le grandi stalagmiti<br />
che si innalzano dal suolo, si giunge attraverso<br />
un affascinante percorso fino alla meravigliosa<br />
Grotta Bianca, ricca e splendente per via delle<br />
concrezioni di alabastro.<br />
Gravina in Puglia Paesaggio della Murgia
Itinerari<br />
IL LITORALE<br />
Il litorale della Terra di Bari si estende per<br />
85 Km con spiagge attrezzate, stabilimenti<br />
balneari, discoteche, centri ricreativi. I lidi si<br />
rincorrono fra porti turistici e pontili e al calar<br />
del sole le città costiere si accendono di vita,<br />
e i colori della notte diventano location ideali<br />
per eventi di richiamo per chi vuole soddisfare<br />
la voglia di sole ma anche di divertimento.<br />
GIOVINAzzO<br />
Il litorale adriatico della Terra di Bari si presenta<br />
con brusche interruzioni nella roccia che<br />
scendono a strapiombo sul mare, città marinare<br />
fortificate, torri costiere e masserie. A 20<br />
chilometri da Bari, risalendo la via Adriatica, si<br />
arriva nella fiorente città costiera di Giovinazzo.<br />
Famosa già in età romana per la sua marineria<br />
e importante centro di scambi commerciali e<br />
culturali del Mediterraneo durante il Medioevo,<br />
presenta un suggestivo porticciolo e un centro<br />
antico che si arrocca su una stretta penisola<br />
protesa verso il mare.<br />
Giovinazzo, veduta dal centro storico<br />
POLIGNANO A MARE<br />
Arroccata sul ciglio della falesia, presenta<br />
terrazze sul mare di inestimabile suggestione,<br />
scogliere a picco con case sorte sulla roccia,<br />
affacci a strapiombo e anfratti modellati dall’acqua,<br />
anche di grandi dimensioni come la Grotta<br />
Palazzese. La costa di Polignano è caratterizzata<br />
da insenature e da grotte raggiungibili in barca,<br />
spesso integrate alle cantine delle abitazioni<br />
sovrastanti. I fondali del mare incontaminato<br />
di fronte alla cittadina sono meta ambita da<br />
parte di sub e amanti delle immersioni, e sono<br />
di interesse scientifico oltre che turistico.<br />
MONOPOLI<br />
Polignano a Mare, veduta del centro storico<br />
Proseguendo verso sud si arriva a Monopoli,<br />
con la bellezza del suo mare e l’imponenza del<br />
Castello di Carlo V, una fortificazione cinquecentesca<br />
di origine aragonese. L’intero borgo<br />
antico è ancora circondato dai resti ben conservati<br />
delle mura di cinta.<br />
Cattedrale di Giovinazzo Castello di Monopoli<br />
21
22<br />
Eventi<br />
IL CARNEVALE DI PUTIGNANO<br />
è il carnevale più noto della Puglia e uno dei<br />
più antichi d’Italia. é la manifestazione di piazza<br />
per antonomasia, momento di creatività e di<br />
satira, ricco di ironia. Con le sue 616 edizioni<br />
e la sua incredibile carica di allegria ha saputo<br />
conquistare una fascia di pubblico incredibilmente<br />
eterogenea, combinando momenti burleschi<br />
con vere espressioni d’arte e artigianato<br />
e con opere di grande ingegno. Protagonista<br />
principale è la cartapesta, reinventata per rendere<br />
alla perfezione le fantasie dei maestri di<br />
quest’arte. La commistione fra l’estrema cura<br />
nella realizzazione dei pupi e la grandezza<br />
di questi splendidi carri (che<br />
raggiungono anche l’altezza<br />
di 18 metri) rende visivamente<br />
impressionante la<br />
partecipazione alle sfilate; un<br />
lavoro che costa mesi di fatica<br />
e che si concretizza con la<br />
costruzione di enormi opere<br />
in movimento, dove luci, mu-<br />
Fischietto di terracotta<br />
Carri allegorici<br />
sica, ballo e colori colpiscono l’immaginazione<br />
di grandi e bambini.<br />
FIERA DEL FISCHIETTO – RUTIGLIANO<br />
Oggetti di piccole dimensioni in terracotta,<br />
caratterizzati da colori vivaci e particolari forme,<br />
i fischietti creati con l’argilla nascono come passatempo<br />
per bambini poveri ma assumono ben<br />
presto una valenza culturale, magica e simbolica.<br />
La tradizione locale vuole che il 17 gennaio, in<br />
occasione della festa di Sant’Antonio Abate, l’uomo<br />
regali un fischietto alla donna amata come<br />
“pegno d’amore” e simbolo di unione duratura<br />
e virilità-fertilità. La tradizione trova oggi continuità<br />
nell’evento fieristico di grande successo<br />
quale la Fiera del Fischietto, che si svolge nella<br />
seconda metà di gennaio per le vie di Rutigliano.<br />
BACCO NELLE GNOSTRE – NOCI<br />
L’ evento “Bacco nelle gnostre: vino novello<br />
e caldarroste in sagra” celebra un viaggio<br />
immaginario che, nell’ebrezza collettiva del<br />
vino, esplora i profumi, i sapori ed i colori della<br />
Puglia. Un appuntamento per omaggiare il<br />
vino novello delle migliori cantine pugliesi e<br />
i prodotti di questa terra, e una rinnovata occasione<br />
di promozione turistica del territorio.<br />
Un’esperienza totalizzante di grande giocosità<br />
e di festa diffusa in tutto il borgo antico di Noci,<br />
nelle sue gnostre (caratteristici cortili del centro<br />
storico), slarghi e piazzette che diventano un<br />
susseguirsi di quadri scenici, tutti da gustare.<br />
Particolare dei carri allegorici del Carnevale di Putignano
Enogastronomia<br />
LA CILIEGIA FERROVIA<br />
Facilmente riconoscibile per il lungo peduncolo<br />
e per la dimensione più grande rispetto alle<br />
altre specie, la Ciliegia Ferrovia è un prodotto<br />
ormai esportato in tutta Europa. Le prime notizie<br />
della Ciliegia Ferrovia si hanno nel 1935. Il primo<br />
albero nacque da un nòcciolo di ciliegie vicino<br />
ad un casello ferroviario delle Ferrovie Sud-Est a<br />
circa 900 metri dalla periferia di Sammichele di<br />
Bari. Successivamente si è diffusa sul territorio<br />
del sud-est barese fino ad arrivare ad essere la<br />
principale coltivazione di Turi e Conversano,<br />
entrambi paesi limitrofi che vantano una delle<br />
maggiori produzioni in Italia. Il suo sapore<br />
è intenso tanto da renderla la preferita per la<br />
distribuzione alimentare.<br />
PANE DI ALTAMURA DOP<br />
Le sue origini sono antiche e legate al mondo<br />
e alle tradizioni contadine della zona. Il metodo<br />
di lavorazione e gli ingredienti sono ancora<br />
quelli utilizzati in passato: una matrice di lievito<br />
chiamato anche pasta acida, sale marino<br />
e acqua. La lievitazione è di tipo naturale e la<br />
Informazioni utili<br />
COLLEGAMENTI AEREI<br />
Aeroporti di Puglia Spa: www.aeroportidipuglia.it<br />
Aeroporto di Bari Palese: tel. +39 080 5800200<br />
Aeroporto di Brindisi: tel. +39 0831 4117208<br />
Aeroporto di Foggia: tel. +39 0881 650542<br />
COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />
Trenitalia: Call center: tel. 89 20 21<br />
www.trenitalia.it<br />
Ferrovie Appulo–Lucane: tel. +39 080 5725229<br />
www.fal-srl.it<br />
Ferrotramviaria:<br />
Ferrovie del Nord-Barese: tel. +39 080 5789542<br />
www.ferrovienordbarese.it<br />
Ferrovie del Sud-Est: numero verde tel. 800 079090<br />
Pane di Altamura<br />
cottura avviene in forni a legna. La forma del<br />
pane è piuttosto grande e tradizionalmente si<br />
presenta accavallata.<br />
Il pane di Altamura era particolarmente apprezzato<br />
per la sua capacità di resistere morbido,<br />
fragrante e gustoso per giorni e giorni, peculiarità<br />
che, unita alle componenti nutrizionali,<br />
ne faceva in passato l’alimento principe delle<br />
tavole degli agricoltori della zona.<br />
IL PRIMITIVO DI GIOIA DEL COLLE<br />
Questo vino, la cui Denominazione di Origine<br />
Controllata (DOC) è stata istituita con un<br />
D.P.R. dell’11 maggio 1987, viene prodotto nel<br />
comune di Gioia del Colle e in una vasta area<br />
limitrofa che comprende altri comuni della parte<br />
centrale della Provincia (Adelfia, Acquaviva<br />
delle Fonti, Putignano, Castellana, Conversano,<br />
Casamassima, Cassano delle Murge, Noci,<br />
Grumo Appula, Rutigliano, Sammichele, Santeramo,<br />
Turi e Sannicandro).<br />
Ottenuto solo da uve provenienti dal vitigno<br />
Primitivo, ha un sapore pieno ed armonico; si<br />
accompagna a pastasciutta al ragù, carni rosse<br />
arrosto e al forno, formaggi stagionati.<br />
www.fseonline.it<br />
Ferrovie del Gargano: numero verde tel. 800 079090<br />
www.ferroviedelgargano.com<br />
COLLEGAMENTI VIA MARE<br />
Autorità Portuale di Bari: numero verde tel. 800 573738<br />
www.porto.bari.it<br />
Autorità Portuale di Brindisi: tel. +39 0831 414423<br />
www.porto.br.it<br />
Autorità Portuale di Taranto: tel. +39 099 4711611<br />
www.port.taranto.it<br />
DOVE DORMIRE<br />
Federalberghi Puglia: tel. +39 080 5210425<br />
e-mail: puglia@federalberghi.it<br />
23
Puglia<br />
Una delle torri del Castello<br />
Provincia di Barletta Andria Trani<br />
Castel del Monte
Introduzione<br />
Capolavoro unico dell’architettura medievale, Castel del Monte (Andria) fu fatto costruire da<br />
Federico II di Hohenstaufen verso il 1240. è innegabile che il suo fondatore abbia voluto<br />
erigere questo Castello attribuendogli una forma e dei contenuti simbolici fortemente<br />
connessi al ruolo imperiale, ma l’edificio è espressione anche della sua poliedrica personalità di<br />
sovrano illuminato, appassionato di matematica, poesia, filosofia, astronomia, capace di anticipare le<br />
concezioni rinascimentali che gli valsero da parte dei contemporanei l’appellativo di Stupor mundi.<br />
Perfetta sintesi fra scienza, matematica e arte, il Castello è stato definito “pietrificazione di una<br />
ideologia del potere, manifesto della regalità tradotto in un materiale che resiste nel tempo.”<br />
CrITErI DI AMMISSIONE<br />
Il Comitato del Patrimonio Mondiale UNESCO nella 20 a Sessione tenutasi a Merida - Messico<br />
nel 1996, sulla base dei criteri (i), (ii) e (iii), ha inserito il monumento federiciano nella World Heritage<br />
List, perché “Castel del Monte possiede un valore universale eccezionale per la perfezione<br />
delle sue forme, l’armonia e la fusione di elementi culturali venuti dal nord Europa, dal mondo<br />
musulmano e dall’antichità classica. è un capolavoro unico dell’architettura medievale, che riflette<br />
l’umanesimo del suo fondatore Federico II di Svevia”.<br />
Finestra nel cortile interno
26<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
A<br />
fondare la città di Andria sarebbe stato<br />
l’eroe greco Diomede, ma l’ipotesi non è<br />
suffragata da alcuna testimonianza storica.<br />
Le ricerche archeologiche confermano invece<br />
che nei pressi di Andria vi era la stazione<br />
Rudae, sulla Via Traiana, intorno alla quale sorsero<br />
nel Medioevo borghi e chiese.<br />
Nel 1046 Pietro il Normanno, Conte di Trani,<br />
cinse di mura i casali che erano sparsi nel territorio<br />
elevando Andria al rango di civitas.<br />
Nel XII secolo la città passò sotto il dominio<br />
Svevo. L’imperatore Federico II la tenne in grande<br />
considerazione per la fedeltà dimostratagli in<br />
occasione delle ribellioni seguite alla sua scomunica<br />
da parte del papa Gregorio IX: nei pressi<br />
della città, infatti, sorge la superba costruzione<br />
di Castel del Monte e, secondo la tradizione, la<br />
cripta della Cattedrale conserva le spoglie mortali<br />
delle mogli, Jolanda di Brienne e Isabella<br />
d’Inghilterra.<br />
Ad Andria nacque il figlio Corrado IV di Svevia,<br />
futuro imperatore.<br />
Sconfitto Manfredi a Benevento nel 1266,<br />
Andria passò agli Angioini divenendo dapprima<br />
Contea e, successivamente, Ducato con Francesco<br />
I del Balzo.<br />
Il duca Francesco II del Balzo, nel 1438, in seguito<br />
al ritrovamento delle ossa di San Riccardo,<br />
protettore della città, istituì la fiera di aprile che<br />
si tiene ancora oggi.<br />
Nel 1507 il Ducato di Andria fu donato da<br />
Ferdinando il Cattolico a Consalvo di Cordova<br />
come ricompensa dell’appoggio nella lotta<br />
contro i Francesi.<br />
Veduta dal cortile interno<br />
del Castello<br />
Nel 1522 Andria, insieme al Castel del Monte,<br />
fu acquistata dal Conte di Ruvo Fabrizio Carafa.<br />
Il 22 febbraio del 1556, Antonio Carafa,<br />
figlio di Fabrizio, ebbe il titolo di Duca di Andria<br />
dal Re di Spagna Filippo II.<br />
Il 23 marzo 1799 le truppe francesi della<br />
Repubblica Partenopea guidate dal generale<br />
Broussier e da Ettore Carafa assediarono<br />
Andria, rimasta fedele ai Borboni, e la posero<br />
a ferro e fuoco. Dopo la tragica conclusione<br />
della rivoluzione napoletana, Re Ferdinando<br />
fece giustiziare a Napoli Ettore Carafa. La breve<br />
stagione murattiana vide l’abolizione della<br />
feudalità e la confisca dei beni ecclesiastici. Ma<br />
Andria restò fedele ai Borboni. In seguito la città<br />
seguì l’evolversi delle vicende risorgimentali,<br />
del Regno d’Italia e della Repubblica.<br />
CASTEL DEL MONTE<br />
Con un mandato del 29 gennaio 1240, da<br />
Gubbio, Federico II di Hohenstaufen ordinò<br />
l’acquisto di materiale da costruzione per il<br />
Castrum apud Sanctam Mariam de Monte, originaria<br />
denominazione del Castello derivante<br />
dalla presenza di una vicina abbazia benedettina<br />
ormai distrutta.<br />
Costruito direttamente sul banco roccioso,<br />
l’edificio domina il paesaggio della Murgia con<br />
la sua forma poligonale, delineata da cortine<br />
compatte in cui si aprono al piano inferiore monofore<br />
a tutto sesto, al primo bifore goticheggianti<br />
e un’unica monofora rivolta verso Andria, città<br />
molto cara a Federico II per la sua costante fedeltà.<br />
Viale d’ingresso al Castello
Castel del Monte<br />
Veduta esterna del Castello<br />
Castel del Monte<br />
Interno del Castello, particolare Interno del Castello, particolare Veduta di Andria da una finestra del Castello<br />
27
28<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
Il numero otto e la forma ottagonale rappresentano<br />
gli elementi caratterizzanti di Castel<br />
del Monte; attorno al cortile ottagonale si dispongono<br />
infatti sia al piano terra che al primo<br />
piano otto sale a pianta trapezoidale, a formare<br />
un ottagono, sui cui spigoli si innestano otto<br />
torri di analoga forma.<br />
Il Castello è inoltre fortemente connotato<br />
dalla coesistenza di matrici culturali profondamente<br />
differenti, ma perfettamente integrate<br />
fra loro, tutte strettamente connesse<br />
alla poliedrica personalità di Federico II. L’eco<br />
dell’arte romanica si coglie nei leoni aggettanti<br />
del portale monumentale, mentre la matrice<br />
gotica è evidente nelle ogive di portali e volte,<br />
nei capitelli a crochet e nell’espressionismo di<br />
telamoni e mensole delle torri scalari; influenze<br />
classiche sono invece evidenti nei fregi e nelle<br />
cornici delle porte-finestre affacciate sul cortile,<br />
nelle foglie di acanto di alcuni capitelli in marmo,<br />
nell’impaginazione del portale. I resti del<br />
mosaico pavimentale nell’VIII sala a piano terra<br />
e l’utilizzo di materiali diversi - pietra calcarea,<br />
marmo venato, breccia corallina - rinviano, invece,<br />
all’area islamica.<br />
Questi materiali di colore diverso dovevano<br />
creare effetti cromatici di grande suggestione:
pietra calcarea nei paramenti murari, breccia<br />
corallina nelle monofore e nei portali, marmo<br />
nei pilastri al primo piano. Lastre di breccia corallina<br />
e di marmo probabilmente rivestivano<br />
in origine anche le pareti delle sale.<br />
Profondamente diverso dagli altri castelli svevi,<br />
particolarmente numerosi in Puglia, Castel<br />
del Monte appassiona ancora oggi gli studiosi<br />
per la sua incerta destinazione d’uso.<br />
Sebbene privo di alcuni degli elementi tipici<br />
dell’architettura militare medievale, quali il fos-<br />
Castel del Monte<br />
sato, il Castello, ben visibile a grande distanza,<br />
svolgeva un ruolo importante all’interno della<br />
rete castellare federiciana, come anello di congiunzione<br />
fra la linea difensiva costiera e quella<br />
dell’entroterra.<br />
Acquistato dallo Stato italiano nel 1876, il<br />
Castello è oggi affidato alla Soprintendenza<br />
per i beni architettonici e per il paesaggio delle<br />
Province di Bari e Foggia, è sede di mostre,<br />
concerti, conferenze e iniziative culturali, ed è<br />
il monumento-museo più visitato della Puglia.<br />
Panoramica del Castello<br />
29
30<br />
Itinerari<br />
CASTELLI E CATTEDRALI<br />
Il periodo della dominazione normanna,<br />
ed in particolar modo il successivo periodo<br />
caratterizzato dalla dominazione sveva e dalla<br />
straordinaria figura di Federico II, vedono<br />
un rafforzamento del ruolo delle città ed al<br />
contempo un significativo sviluppo delle aree<br />
interne. Si struttura in quest’epoca un nuovo<br />
sistema militare e difensivo, che vede i castelli<br />
- posti in genere lungo la linea di costa o sulle<br />
alture che dominano il territorio e le città - quali<br />
capisaldi di questa nuova organizzazione territoriale.<br />
Ne sono esempio, oltre naturalmente a<br />
Castel del Monte, i Castelli di Barletta e Trani, il<br />
Castello di Bisceglie, di Minervino e di Canosa.<br />
Insieme alle grandi fortificazioni, a rappresentare<br />
l’immagine più eclatante di queste città<br />
vi sono alcune tra le più belle Cattedrali di stile<br />
romanico-pugliese, costruite tutte tra l’XI e il<br />
XIII secolo, prevalentemente in pietra locale e<br />
su cripte più antiche.<br />
CATTEDRALE DI SANTA MARIA<br />
ASSUNTA – ANDRIA<br />
La costruzione della Cattedrale sembra risalire<br />
ai Normanni, intorno al secolo XII, che sulla<br />
precedente Chiesetta del Santissimo Salvatore<br />
o di San Pietro (l’attuale Cripta) insediarono il<br />
nuovo luogo di culto. Nel 1350 la città viene<br />
distrutta da un esercito di mercenari, al seguito<br />
di Re Luigi d’Ungheria, e con lei la chiesa che<br />
verrà fatta riedificare e ampliare nel 1438 dal<br />
Trani, veduta dal mare<br />
Duca Francesco II del Balzo (che ha il pregio anche<br />
di aver ritrovato le ossa del Santo Patrono<br />
della città, San Riccardo d’Inghilterra). Fortemente<br />
rimaneggiata nei secoli XVII-XVIII e a metà<br />
dell’Ottocento, con la costruzione del porticato<br />
in stile neo classico, dopo l’ultimo restauro del<br />
1965 la chiesa si presenta in stile tardo gotico.<br />
Qui sono le tombe di due mogli di Federico II:<br />
Jolanda di Brienne e Isabella d’Inghilterra.<br />
CASTELLO SVEVO – BARLETTA<br />
Il Castello, il cui nucleo originario risale al<br />
periodo normanno, venne trasformato in età<br />
sveva tra il 1225 e il 1228. Durante le Crociate<br />
fu l’abituale ricovero per i cavalieri in partenza<br />
e in arrivo dalla Terra Santa e qui Federico II<br />
tenne, nella primavera del 1228, la famosa Dieta<br />
in vista della partenza per la sesta Crociata.<br />
Gli Aragonesi intervennero sull’edificio tra il<br />
1458 ed il 1481, rafforzando la cinta muraria<br />
e successivamente, per ordine di Carlo V, il Castello<br />
assunse la configurazione ad impianto<br />
simmetrico con quattro bastioni angolari a lan-<br />
Castello Svevo di Barletta<br />
Cattedrale di Barletta, veduta
Itinerari<br />
cia ed aperture di fuoco disposte radialmente<br />
e lungo le cortine. Durante la prima occupazione<br />
spagnola del 1502-1503 il Castello ospitò<br />
il Gran Capitano Consalvo da Cordova e parte<br />
dell’esercito spagnolo, e fu durante quel periodo<br />
che visse il momento di maggior gloria,<br />
in occasione della Disfida di Barletta.<br />
Canosa<br />
di Puglia<br />
Campania Basilicata<br />
COLOSSO DETTO ERACLIO – BARLETTA<br />
Eraclio di Barletta<br />
Una statua di bronzo, alta oltre 5 metri, raffigurante<br />
un imperatore in abito militare ed<br />
attribuibile alla prima metà del V secolo d.C.,<br />
si erge dinnanzi alla Chiesa del Santo Sepolcro<br />
a Barletta. Sono ancora incerte sia l’esatta<br />
identificazione del personaggio raffigurato, sia<br />
l’originaria collocazione di questo monumento,<br />
divenuto simbolo della città.<br />
CONCATTEDRALE DI SANTA MARIA<br />
MAGGIORE – BARLETTA<br />
L’edificio, situato nei pressi del castello, a<br />
cui volge l’abside gotica, fu costruito su due<br />
Barletta<br />
Trani<br />
Andria Bisceglie<br />
Castel<br />
del Monte<br />
precedenti edifici di culto: il primo ascrivibile<br />
al VI secolo d.C. ed un secondo di epoca altomedievale,<br />
risalente al X secolo. La facciata del<br />
monumento è realizzata in stile romanico (XII<br />
secolo), mentre la parte posteriore dell’edificio<br />
presenta evidenti forme gotiche (XIV secolo).<br />
La Chiesa è suddivisa in tre navate scandite da<br />
colonne, presso le prime tre campate, e solidi<br />
pilastri nelle rimanenti. Il campanile risale invece<br />
al XII secolo.<br />
CASTELLO SVEVO – TRANI<br />
Il Castello di Trani è uno dei più begli esempi<br />
di fortificazioni fatte erigere in Puglia da<br />
Federico II di Svevia. La costruzione, fondata<br />
sulla linea di costa del mare Adriatico, fu iniziata<br />
nell’anno 1233 e completata, presumibilmente,<br />
nel 1249. Nel 1259 vi si tennero le<br />
nozze tra Manfredi, figlio di Federico II, ed<br />
Elena Comneno, figlia di Michele II Re dell’Epiro.<br />
Nei primi anni del 1500 il Castello subì<br />
notevoli cambiamenti con demolizioni e costruzioni<br />
di nuove parti, tra le quali spicca il<br />
bastione lanceolato situato sul versante ovest.<br />
Dal 1586 al 1677 fu sede della Sacra Regia<br />
Udienza, organo giudiziario, amministrativo<br />
e politico della Terra di Bari. Dal 1860 al 1975<br />
è stato sede del carcere giudiziario ed è stato<br />
restituito al pubblico nel 1998.<br />
Basilica del Santo Sepolcro, Barletta Cattedrale di Andria<br />
Porto di Trani<br />
31<br />
Calabria
32<br />
Itinerari<br />
CATTEDRALE DI SAN NICOLA<br />
IL PELLEGRINO – TRANI<br />
Suggestiva per la sua vicinanza al mare ed al<br />
porto della città, la Chiesa fu edificata in onore<br />
di San <strong>Nicola</strong> Pellegrino nel 1099, anno della canonizzazione<br />
del Santo, e venne portata a termine<br />
nel 1143 senza l’ardito campanile. La facciata<br />
principale, in cui è incastonato un grande rosone,<br />
è ornata da un bellissimo portale incorniciato da<br />
stipiti ed archivolti finemente traforati con intrecci<br />
vegetali in cui si alternano scene sacre e profane.<br />
Il portale è chiuso da una stupenda porta bronzea<br />
a due battenti, opera di Barisano da Trani e datata<br />
1175, divisa in trentadue formelle ognuna delle<br />
quali rappresenta un personaggio biblico. Oggi<br />
il portale originale, dopo un lungo restauro, è<br />
custodito all’interno della Chiesa Superiore.<br />
CATTEDRALE DI SAN PIETRO<br />
APOSTOLO – BISCEGLIE<br />
La facciata presenta un portale decorato<br />
con fasci di tralci e foglie ed un piccolo portico<br />
sorretto da colonnine con capitelli di foglie di<br />
acanto, sorrette da grifi. Sul lato destro, fra due<br />
antiche colonne, si trova un grande portale su<br />
cui poggiano le statue di San Pietro e Paolo.<br />
AREE ARCHEOLOGICHE – MUSEI E<br />
PINACOTECHE<br />
Il territorio e le città conservano tracce archeologiche<br />
assai significative: segno di una<br />
Cattedrale di Bisceglie, particolare Dolmen di Bisceglie<br />
lunga continuità insediativa che va dall’età<br />
neolitica all’età daunio-ellenistica, dall’epoca<br />
romana a tutto il Medioevo. Percorrendo il<br />
variopinto paesaggio dal mare all’entroterra,<br />
si possono visitare il Dolmen della Chianca di<br />
Bisceglie, il megalitico Ipogeo dei Bronzi di<br />
Trinitapoli e gli ipogei di Terra di Corte, distribuiti<br />
su un’area di 5000 metri quadrati a San<br />
Ferdinando di Puglia, le aree archeologiche<br />
straordinariamente conservate di Canosa di<br />
Puglia fino al parco archeologico di Canne<br />
della Battaglia a due passi da Barletta.<br />
Oltre ai siti archeologici e ai musei cittadini,<br />
di particolare interesse è la nuova pinacoteca<br />
all’interno dello splendido Palazzo della Marra<br />
a Barletta, che conserva le opere pittoriche<br />
di Giuseppe De Nittis (1846-1884), ed ospita<br />
importanti mostre di rilievo internazionale.<br />
LA BASILICA PALEOCRISTIANA DI<br />
SAN LEUCIO – CANOSA<br />
Basilica di San Leucio<br />
Cattedrale di Trani, veduta dal mare
Itinerari<br />
è tra i maggiori esempi dell’architettura<br />
paleocristiana della Puglia ed il monumento<br />
più noto della città. L’edificio di culto cristiano,<br />
scoperto nel 1925, fu realizzato su un più antico<br />
tempio ellenistico, riutilizzandone le strutture.<br />
Il podio del tempio servì infatti come fondazione<br />
dell’edificio cristiano, i blocchi di muratura<br />
della cella fornirono materiale edilizio per le<br />
pareti dell’alzato, capitelli e rocchi di colonne<br />
furono sezionati per essere inseriti nella nuova<br />
costruzione. Per la singolarità della sua pianta<br />
centrale, dalle notevoli dimensioni, è considerato<br />
un modello dell’architettura bizantina. L’interno<br />
era pavimentato con mosaici policromi di<br />
buona fattura; il pavone, alle spalle dell’altare,<br />
è sicuramente il soggetto di maggior pregio.<br />
MAUSOLEO DEL PRINCIPE BOEMONDO<br />
D’ALTAVILLA – CANOSA<br />
Addossato alla cattedrale cui appartiene, il<br />
Mausoleo è costituito da una cappella, rivestita<br />
all’esterno di marmo bianco greco. A pianta<br />
centrale, presenta nel prospetto quattro arcate<br />
cieche a tutto sesto, sostenute da pilastrini sormontati<br />
da capitelli di imitazione corinzia a due<br />
ordini di foglie. L’ingresso ha una porta in bronzo<br />
a due battenti, con ornati di carattere arabo, fusa<br />
dallo scultore Ruggiero da Melfi: a sinistra sono<br />
visibili tre dischi lavorati con iscrizioni il cui contenuto<br />
riguarda la vita di Boemondo; a destra,<br />
ricavate per incisione due figure nel riquadro<br />
alto, inginocchiate quasi in atto di pregare; in<br />
basso nel campo sottostante la silouhette di<br />
tre figure maschili raffiguranti Boemondo II e<br />
Guglielmo che quasi prestano giuramento e si<br />
tengono per mano sotto lo sguardo vigile di<br />
Ruggero II D’Altavilla, il quale tiene stretto il<br />
suo mantello, simbolo di potere. All’interno la<br />
cappella è nuda ed intonacata al centro, e ha sul<br />
pavimento una lastra anch’essa in marmo con<br />
l’iscrizione a caratteri bizantini: “BOAEMONDUS”.<br />
CANNE DELLA BATTAGLIA – BARLETTA<br />
Veduta dall’alto<br />
Entrata nella storia per la notorietà della battaglia<br />
tra Roma e Cartagine del 216 a.C., Canne è<br />
stata da sempre, data la sua posizione geografica<br />
strategica, l’ultima propaggine delle Murge tra<br />
il fiume Ofanto e la pianura del Tavoliere, oltre<br />
che teatro di innumerevoli battaglie sino all’età<br />
medievale, un villaggio particolarmente attivo<br />
al centro di una fittissima trama viaria che consentiva<br />
gli scambi terrestri e fluviali con tutti<br />
i più grandi centri limitrofi. La vita sulle colline<br />
di Canne iniziò in epoca preistorica, come<br />
testimoniano i ritrovamenti archeologici, e<br />
probabilmente la sua progressiva decadenza<br />
cominciò proprio con la prima distruzione ad<br />
opera di Annibale.<br />
Saline di Margherita di Savoia Askos policromo e plastico canosino<br />
Palazzo della Marra, Barletta<br />
33
34<br />
Eventi<br />
DISFIDA DI BARLETTA<br />
Nelle piazze, nel fossato del Castello, per<br />
le strade, Barletta rivive l’atmosfera del 1503,<br />
quando i cavalieri italiani guidati da Ettore<br />
Fieramosca ebbero la meglio sui francesi di<br />
La Motte. Il celebre evento storico, che vide<br />
premiata l’audacia degli italiani al tempo delle<br />
angherie tra spagnoli e francesi per i domini<br />
del sud Italia, è ancora oggi motivo d’orgoglio<br />
per i barlettani, impegnati ogni anno nella rievocazione<br />
in costume. Per l’evento Barletta<br />
viena addobbata con stendardi spagnoli, scudi<br />
e fiaccole che illuminano i vicoli del centro storico.<br />
Alla rievocazione hanno preso parte anche<br />
attori famosi che hanno recitato nei panni dei<br />
leggendari guerrieri: ricordiamo Danny Quinn,<br />
Clarissa Burt, Arnoldo Foà e altri.<br />
FESTA DELLA MADONNA<br />
DELLO STERPETO – BARLETTA<br />
La seconda domenica di luglio la gente<br />
si riversa lungo le vie cittadine dove uomini<br />
devoti vestiti di una tunica bianca portano a<br />
spalla l’artistica cornice d’argento, carica di<br />
ex voto in oro, nella quale è inserita la sacra<br />
effigie della Madonna. Il lungo corteo processionale,<br />
formato da devoti con ceri accessi,<br />
confraternite, ordini religiosi, e le più importanti<br />
autorità civili di Barletta, si snoda, per<br />
circa due ore dopo il tramonto, tra due fitte<br />
ali di popolo che attende il passaggio della<br />
Madonna.<br />
Festa della Madonna dello Sterpeto, Barletta<br />
FESTA DELLA MADONNA DEL BOSCO –<br />
SPINAzzOLA<br />
A Spinazzola, dal 12 al 14 agosto, si celebra<br />
la grande festa patronale della Madonna del<br />
Bosco con luminarie, fuochi pirotecnici, musica<br />
in piazza con concerti bandistici. La festa, ricca<br />
di celebrazioni religiose, si colora di fascino e<br />
mistero perché rievoca la leggenda del ritrovamento<br />
dell’effige della Madonna, divenuta poi<br />
protettrice del paese. In processione, infatti, dalla<br />
Cattedrale al Santuario, si porta l’Immagine sacra<br />
della Vergine, trovata da un boscaiolo nel tronco<br />
di un albero. Il martedì dopo Pasqua si riporta in<br />
paese dove rimane per tutto il periodo estivo.<br />
PROCESSIONE DELLA SPINA SANTA –<br />
ANDRIA<br />
La spina santa viene portata in processione<br />
durante la Settimana Santa all’interno di un<br />
prezioso reliquiario. è, secondo la tradizione,<br />
una delle spine della corona di Gesù Cristo.<br />
Lunga otto centimetri, fu donata nel 1308 da<br />
Beatrice d’Angiò alla Cattedrale di Andria. Oltre<br />
all’importanza mistico-religiosa, la spina sarebbe<br />
protagonista di un fenomeno miracoloso<br />
nel giorno in cui il Venerdì Santo coincide con<br />
il giorno dell’Annunciazione della Vergine, il<br />
25 Marzo. In questa occasione, le macchie di<br />
sangue raggrumato nella spina diventano di<br />
un rosso vivo come se si trattasse di sangue<br />
fresco. Dal 1633 l’evento si è verificato quattordici<br />
volte, l’ultimo nel 2005.
Enogastronomia<br />
OLIO DI VARIETà CORATINA<br />
L’oliva della cultivar “Coratina”,<br />
prodotta da alberi coltivati nel territorio<br />
della provincia di Barletta Andria<br />
Trani ed in particolare nell’area di<br />
Castel del Monte è tra le varietà più<br />
apprezzate per qualità e proprietà<br />
organolettiche e nutrizionali.<br />
Il suo carattere deciso e stuzzicante<br />
si esprime al meglio nelle preparazioni<br />
sotto sale, oppure snocciolata<br />
e conservata sott’olio. La sua gustosità si<br />
esalta nella trasformazione in olio extra vergine<br />
di oliva, dal sapore deciso, lievemente amaro e<br />
piccante, e dall’aroma fruttato e intenso.<br />
CASTEL DEL MONTE DOC<br />
La denominazione Castel del Monte indica<br />
una serie di vini che vanno dal rosso, al rosato,<br />
al bianco. Il nome deriva dal territorio circostante<br />
il federiciano Castel del Monte, territorio in<br />
cui il clima è particolarmente favorevole alla<br />
coltivazione di tali vitigni.<br />
Informazioni utili<br />
COLLEGAMENTI AEREI<br />
Aeroporti di Puglia Spa: www.aeroportidipuglia.it<br />
Aeroporto di Bari Palese: tel. +39 080 5800200<br />
Aeroporto di Brindisi: tel. +39 0831 4117208<br />
Aeroporto di Foggia: tel. +39 0881 650542<br />
COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />
Trenitalia: Call center: 89 20 21<br />
www.trenitalia.it<br />
Ferrovie Appulo-Lucane: tel. +39 080 5725229<br />
www.fal-srl.it<br />
Ferrotramviaria<br />
Ferrovie del Nord-Barese: tel. +39 080 5789542<br />
www.ferrovienordbarese.it<br />
Ferrovie del Sud-Est: numero verde tel. 800 079090<br />
CARCIOFO DI SAN FERDINANDO<br />
Pieno, corposo e molto compatto viene raccolto<br />
in un lungo arco di tempo che va da Settembre<br />
ad Aprile. Unico e senza rivali nelle conserve.<br />
MOSCATO DI TRANI DOC<br />
Vino da dessert prodotto nelle due tipologie<br />
Dolce e Liquoroso, il Moscato di Trani si ottiene<br />
per la massima parte da vitigni Moscato bianco.<br />
Si abbina splendidamente alla tipica pasticceria<br />
secca, a torte alla crema, all’uovo e al<br />
cioccolato e ai cannoli alla crema.<br />
SAGRA DEL FUNGO CARDONCELLO –<br />
MINERVINO<br />
Ogni autunno, la Pro Loco di Minervino Murge<br />
organizza la Sagra del fungo cardoncello, durante<br />
la quale vengono proposte le principali e<br />
rinomate peculiarità gastronomiche murgiane<br />
tra le quali spiccano, oltre al prelibato fungo, anche<br />
le saporite cime di rapa che accompagnano<br />
le famosissime orecchiette.<br />
www.fseonline.it<br />
Ferrovie del Gargano: numero verde tel. 800 079090<br />
www.ferroviedelgargano.com<br />
COLLEGAMENTI VIA MARE<br />
Autorità Portuale di Bari: numero verde tel. 800 573738<br />
www.porto.bari.it<br />
Autorità Portuale di Brindisi: tel. +39 0831 414423<br />
www.porto.br.it<br />
Autorità Portuale di Taranto: tel. +39 099 4711611<br />
www.port.taranto.it<br />
DOVE DORMIRE<br />
Federalberghi Puglia: tel. +39 080 5210425<br />
e-mail: puglia@federalberghi.it<br />
35
Campania<br />
Complesso monumentale di Santa Sofia, particolare dell’interno<br />
Provincia di Benevento<br />
Il Complesso monumentale di Santa Sofia
Introduzione<br />
La dell’UNESCO. Il complesso monumentale di Santa Sofia con lo storico scriptorium<br />
Chiesa, simbolo dell’architettura longobarda altomedievale, ardita e fantasiosa, tra<br />
i siti de “I Longobardi in Italia. Centri di potere (568-774 d.C.)” è oggi nel patrimonio<br />
(dove è nata la scrittura beneventana adoperata dai monaci amanuensi), è stato per secoli una<br />
delle mete più visitate dai pellegrini cristiani. La Chiesa, situata a Benevento, eretta per volere<br />
del Duca longobardo Arechi II intorno al 760, presenta una piccola pianta a forma esagonale nel<br />
corpo centrale con colonne provenienti dal Tempio di Iside, circondata da un anello decagonale<br />
retto da colonne in pietra calcarea. La zona delle tre absidi è circolare, con mura che disegnano<br />
parte di una stella nella porzione centrale. Gli affreschi originari, che una volta ricoprivano<br />
l’interno della Chiesa, sono visibili solo nelle due absidi laterali. I colori ancora vivi e le forme<br />
armoniche delle linee dell’Annunciazione e della Visitazione alla Vergine, testimoniano la presenza<br />
di maestranze bizantine tra l’VIII e IX secolo, confermando Benevento capitale culturale<br />
di quegli anni. Distrutta in parte dal terremoto del 1688, con il restauro del 1951, spogliata della<br />
veste barocca voluta dall’arcivescovo Orsini, ha ritrovato il suo aspetto medievale.<br />
CrITErI DI AMMISSIONE<br />
Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso a giugno 2011 di inserire tale monumento nella<br />
Lista dei beni Patrimonio dell’Umanità in base ai seguenti criteri:<br />
criterio (ii): i monumenti Longobardi sono una testimonianza esemplare della sintesi culturale<br />
ed artistica che ebbe luogo in Italia dal VI all’VIII secolo tra la tradizione Romana, la spiritualità<br />
Cristiana, le influenze bizantine e i valori mutuati dal mondo germanico, preannunciando e favorendo<br />
lo sviluppo della cultura e dell’arte carolingia;<br />
criterio (iii): i luoghi Longobardi del potere esprimono forme artistiche e monumentali<br />
nuove e straordinarie, che testimoniano la specificità della cultura<br />
Longobarda nell’ambito dell’Europa Altomedievale. Nel loro insieme essi costituiscono<br />
una serie culturale unica e chiaramente identificabile, i cui molti<br />
linguaggi e finalità esprimono il potere delle diverse élites Longobarde;<br />
criterio (vi): i luoghi dei Longobardi e la loro eredità nelle strutture<br />
culturali e spirituali della cristianità medievale europea sono molto rilevanti.<br />
Essi hanno potenziato significativamente il movimento monastico e<br />
hanno contribuito alla creazione di una meta antesignana dei grandi<br />
pellegrinaggi, Monte Sant’Angelo, con la diffusione del culto di<br />
San Michele.<br />
I Longobardi svolsero inoltre un ruolo determinante nella<br />
trasmissione al nascente mondo europeo delle opere classiche<br />
di letteratura, tecnica, architettura, scienza, storia e diritto.<br />
Chiesa di Santa Sofia, Visitazione alla Vergine (particolare),<br />
affresco di fine VIII - inizio IX secolo<br />
37
38<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
La vento Arechi II nell’VIII secolo, è<br />
Chiesa di Santa Sofia, voluta dal<br />
Principe longobardo di Bene-<br />
stata eletta il 25 giugno 2011 dall’UNESCO<br />
patrimonio dell’umanità (affiancandosi così<br />
all’Acquedotto Carolino del Vanvitelli già da<br />
tempo nella World Heritage List).<br />
La Chiesa di Santa Sofia si trova a Benevento<br />
ed è parte integrante del sito seriale<br />
“I Longobardi in Italia. I luoghi del potere<br />
(568-774 d.C.)”, insieme ad ulteriori insigni testimonianze<br />
in altre zone del Paese risalenti<br />
all’epoca longobarda. Per l’Italia il sito seriale<br />
“I Longobardi in Italia” è il 46° iscritto nella celebre<br />
Lista.<br />
Con i Longobardi il Ducato di Benevento<br />
- comunemente chiamato “Longobardia<br />
Minor”, per distinguerla dalla “Longobardia<br />
Maior” con capitale Pavia – visse una progressiva<br />
ripresa socio-economica, conquistando<br />
la sua conformazione più salda e sicura come<br />
Principato dal 774 al 1077. Il principe Arechi<br />
II, che assunse il significativo titolo di Samnitium<br />
Dux, fece completare nel 762 la Chiesa di<br />
Santa Sofia, una delle più ardite e fantasiose<br />
costruzioni dell’Alto Medioevo, oggi riportata<br />
alla sua forma originaria. Attiguo alla Chiesa<br />
è il Chiostro, non quello originario, ma quello<br />
ricostruito nella metà del 1100 con caratteri<br />
spiccatamente romanici ed influenze arabe.<br />
Si sviluppa su una pianta quasi quadrata con<br />
sedici pilastri tra i quali si aprono quindici quadrifore<br />
ed una trifora, sormontate da archi a<br />
sesto ribassato poggianti su mensole.<br />
La Chiesa fu intitolata (in lingua greca) ad<br />
Agian Sophian e cioè non ad una santa, una<br />
donna che, per particolari virtù, fu canonizzata,<br />
ma alla Sacra (o Divina) Sapienza. Era un<br />
omaggio, dunque, alla più alta forma di conoscenza,<br />
a quella che, superando tutti i limi-<br />
Chiesa di Santa Sofia, Benevento<br />
Chiesa di Santa Sofia, Benevento Chiostro della Chiesa di Santa Sofia, Benevento
Il Complesso monumentale di Santa Sofia<br />
ti dell’esperienza sensibile, coglie la perfezione<br />
e l’universalità dell’essere, cioè Dio stesso.<br />
A quanto pare, l’idea venne a Paolo Diacono,<br />
eminenza grigia di Arechi, per un evidente<br />
intento politico: un omaggio alla Chiesa Giustinianea<br />
di Costantinopoli, con la quale, evidentemente,<br />
il principe voleva intrattenere i<br />
migliori rapporti.<br />
La Chiesa presenta ancora tracce di antichi<br />
affreschi e ha una pianta molto originale.<br />
Annesso alla Chiesa e al Chiostro è il Museo<br />
del Sannio, fondato nel 1873 dalla Provincia,<br />
che contiene buona parte dei tesori ritrovati<br />
nel Sannio.<br />
Il cenobio della Chiesa di Santa Sofia, con il<br />
suo suggestivo Chiostro, oggi sede del Museo<br />
del Sannio, fu un centro di produzione culturale:<br />
qui ad esempio fu scritto il Chronicon<br />
Sanctae Sophiae (cod. Vat. Lat. 4939), un preziosissimo<br />
diario medievale. Altri monumenti<br />
longobardi sono sparsi nel resto del Sannio.<br />
Chronicon Sanctae Sophiae, Museo del Sannio<br />
Chiesa di Santa Sofia, interno<br />
Chiostro della Chiesa di Santa Sofia, Benevento Chiesa di Santa Sofia, Benevento, particolare<br />
39
Campania<br />
Acquedotto di Vanvitelli<br />
Provincia di Benevento<br />
L’Acquedotto Carolino (Acquedotto di Vanvitelli)
Introduzione<br />
Nelle aree di confine tra le Province di Benevento e di Caserta si sviluppa uno dei grandi<br />
capolavori, per bellezza ed arditezza, del genio architettonico di Luigi Vanvitelli (1700-<br />
1773): l’Acquedotto, lungo 38 chilometri, commissionato dal Re Carlo III di Borbone, da<br />
cui il nome “Carolino”, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1997 e i cui lavori<br />
iniziarono nel marzo del 1753 per alimentare gli spettacolari giochi d’acqua nei giardini della<br />
Reggia di Caserta e il non lontano complesso produttivo di San Leucio.<br />
La condotta, inaugurata il 7 maggio 1762, nasce nel Sannio alle falde del massiccio montuoso<br />
del Taburno – Camposauro ed attinge l’acqua alle sorgenti del Fizzo, nel territorio del Comune<br />
di Bucciano; attraversa i Comuni di Moiano e Sant’Agata de’ Goti e qui lascia la Provincia di Benevento<br />
per entrare in Terra di Lavoro, in tenimento di Valle di Maddaloni. Nel territorio di questo<br />
Comune si ammirano “I Ponti”: con 529 metri di lunghezza e 55.80 di altezza, e con tre ordini di<br />
arcate, essi costituiscono il segmento più spettacolare, suggestivo e universalmente conosciuto<br />
di questo capolavoro di ingegneria idraulica. I calcoli del Vanvitelli e dei suoi collaboratori e<br />
l’abilità delle maestranze avevano consentito di superare le difficoltà tecniche, in particolare<br />
quella di riuscire a dare alla condotta, che doveva trasportare 700 litri di acqua al secondo, una<br />
pendenza media di solo mezzo millimetro per metro percorso: questo in quanto le sorgenti del<br />
Fizzo si trovano ad una quota di metri 254 s.l.m. e la cascata del Palazzo Reale a 203.50.<br />
CrITErI DI AMMISSIONE<br />
Questa grandiosa opera di ingegneria idraulica fu inserita dall’UNESCO nel 1997 tra i beni da<br />
tutelare nella Lista del Patrimonio Mondiale sulla base dei criteri (i), (ii), (iii) e (iv). Rappresenta,<br />
infatti, un capolavoro dell’ingegno umano oltre che una delle più importanti opere pubbliche<br />
realizzate dai Borbone. In origine la sua realizzazione nasce dall’esigenza di rifornire d’acqua la<br />
città che sarebbe stata edificata intorno alla Reggia e potenziare le risorse idriche della città di<br />
Napoli, fino ad allora servita dal seicentesco canale del Carmignano. Il condotto rappresentava<br />
una moderna infrastruttura lungo la quale sorgevano giardini e tenute reali destinate sia a scopi<br />
di svago che a fini produttivi.<br />
Acquedotto di Vanvitelli<br />
41
42<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
Carolino (noto anche<br />
come Acquedotto di Vanvitelli) è l’ac-<br />
L’Acquedotto<br />
quedotto nato per alimentare il complesso<br />
di San Leucio (Caserta), e che fornisce<br />
anche l’apporto idrico alla Reggia di Caserta<br />
(o meglio alle reali delizie costituite dal Parco,<br />
dal Giardino Inglese e dal Bosco di San<br />
Silvestro), prelevando l’acqua alle falde del<br />
monte Taburno, dalle sorgenti del Fizzo, nel<br />
territorio di Bucciano (BN), e trasportandola<br />
lungo un tracciato che si snoda, per lo più interrato,<br />
per una lunghezza di 38 chilometri. Il<br />
condotto, largo 1,2 metri ed alto 1,3 metri, è<br />
segnalato da 67 torrini, costruzioni a pianta<br />
quadrata e copertura piramidale destinate a<br />
sfiatatoi e ad accessi per l’ispezione.<br />
I lavori dell’acquedotto, progettato da<br />
Luigi Vanvitelli su commissione di Re Carlo<br />
di Borbone (da cui l’appellativo di Carolino),<br />
presero il via nel marzo del 1753. Il 2 agosto<br />
1754 Re Carlo conferì ad Airola il titolo di città<br />
come ricompensa formale per lo sfruttamento<br />
delle sorgenti di Bucciano, che all’epoca<br />
era un casale della stessa Airola. L’opera compiuta<br />
fu inaugurata il 7 maggio 1762.<br />
Di particolare pregio architettonico e<br />
dal 1997 patrimonio mondiale dell’UNESCO<br />
Monte Taburno, Benevento<br />
(assieme all’intero acquedotto, alla Reggia<br />
di Caserta e al complesso di San Leucio) è il<br />
ponte, a tutt’oggi perfettamente conservato,<br />
che attraversando la Valle di Maddaloni<br />
congiunge il monte Logano (ad est) con il<br />
monte Garzano (ad ovest). Tale costruzione,<br />
comunemente nota come “I Ponti della Valle”,<br />
si innalza con una possente struttura in tufo a<br />
tre ordini di arcate per una lunghezza di 529<br />
metri e con un’altezza massima di 55,80 metri,<br />
sul modello degli acquedotti romani.<br />
Dalla grotta artificiale posta a conclusione<br />
del grande parco progettato dal Vanvitelli e<br />
completato dal figlio Carlo, una diramazione<br />
conduce all’edificio Belvedere, la celebre<br />
filanda, voluta da Ferdinando IV per la produzione<br />
e tessitura della seta, realizzata recuperando<br />
l’antico casino cinquecentesco degli<br />
Acquaviva, che ancora conserva i giardini di<br />
impronta rinascimentale arricchiti da gruppi<br />
scultorei e fontane, nonché i giardini del XIX<br />
secolo dove una grande cisterna accoglie le<br />
acque del Carolino per far funzionare il “rotone<br />
ad acqua” della filanda. E infine, dopo aver<br />
attraversato il Bosco Vecchio, un ramo del Carolino<br />
raggiunge Carditello, fattoria modello<br />
voluta sempre da Ferdinando IV.
L’Acquedotto Carolino<br />
Acquedotto Carolino,<br />
parte visibile in Provincia di Caserta<br />
43
44<br />
Itinerari<br />
LA TERRA DEI SANNITI, DEI LONGOBARDI<br />
E DELLE STREGHE<br />
Tanto vicina alle mete turistiche più rinomate<br />
della Campania quali Napoli e la Costiera Sorrentina<br />
ed Amalfitana, quanto diversa, originale,<br />
per storia, cultura, tradizioni e contesto umano<br />
ed ambientale, la Provincia di Benevento è conosciuta<br />
come la terra dei Sanniti, dei Longobardi,<br />
delle Streghe. Una terra di suggestioni storiche<br />
e “magiche” che vivono ancora nel presente, nei<br />
luoghi, nei monumenti, nella gente consapevole<br />
ed orgogliosa della propria peculiare cultura.<br />
Il Sannio Beneventano è una “terra promessa”<br />
per chi vuol vivere un’esperienza ricca<br />
di stimoli culturali ed, insieme, godere di un<br />
ambiente sereno, ospitale ed incontaminato.<br />
Provincia tranquilla, silenziosa, ma anche<br />
vivace ed allegra nelle feste, nelle sagre, nelle<br />
attività di animazione che si svolgono in tutto<br />
l’arco dell’anno.<br />
Teatro romano, Benevento<br />
Arco di Traiano, Benevento<br />
Benevento, il capoluogo, conserva un<br />
patrimonio monumentale di grande rilievo,<br />
che testimonia le epoche storiche che si sono<br />
succedute: dalla città sannita (l’antica Maleventum)<br />
e romana, alla Benevento longobarda<br />
e, poi, per otto secoli, isola pontificia in<br />
Campania. Da visitare: l’Arco di Traiano, il più<br />
imponente arco di trionfo di epoca romana; il<br />
Teatro Romano; il Ponte Leproso; il Complesso<br />
di Santa Sofia, patrimonio mondialie dell’umanità,<br />
con la Chiesa di Santa Sofia (secolo<br />
VIII) e con l’annessa Abbazia, sede del Museo<br />
del Sannio che, oltre ai reperti sanniti, romani<br />
e longobardi, custodisce quelli del beneventano<br />
Tempio di Iside; la Chiesa di Sant’Ilario a<br />
Port’Aurea (secolo VII), oggi Museo dell’Arco di<br />
Monte Taburno Castello di Casalduni<br />
Uno dei luoghi di Padre Pio<br />
da Pietrelcina
Itinerari<br />
Traiano; il Duomo, il cui primitivo impianto è<br />
dell’VIII secolo; le Mura Longobarde; la Rocca<br />
dei Rettori (secolo XIV). Di grande interesse,<br />
quale opera contemporanea, l’Hortus Conclusus<br />
del Maestro sannita Mimmo Paladino.<br />
ITINERARI NELLA PROVINCIA<br />
Notevole e diffusa in tutta la Provincia la<br />
Rete di nuovi Poli Museali, che arricchisce la<br />
tradizionale offerta culturale del Museo del<br />
Sannio e propone un itinerario coinvolgente<br />
in cui si può spaziare dall’ambito storicoarcheologico<br />
a quello produttivo (agricolo,<br />
enogastronomico ed artigianale): il Paleo-Lab,<br />
museo geo-paleontologico multimediale realizzato<br />
nell’ambito del Parco geo-paleontologico<br />
di Pietraroja (noto per il ritrovamento del<br />
fossile di cucciolo di dinosauro denominato<br />
“Ciro”); il Musa, a Benevento, museolaboratorio<br />
didattico della civiltà contadina e delle<br />
Fossile del cucciolo di dinosauro “Ciro”, Pietraroja<br />
Pietraroja San Marco<br />
Cusano<br />
dei Cavoti<br />
Mutri<br />
Cerreto<br />
Sannita<br />
Guardia<br />
Sanframondi<br />
Solopaca<br />
Pietrelcina<br />
L’Acquedotto<br />
Carolino<br />
S. Agata<br />
dei Goti<br />
Benevento<br />
Montesarchio<br />
Il Complesso<br />
monumentale<br />
di Santa Soa<br />
Campania B<br />
macchine agricole; il Museo del Tempo, a San<br />
Marco dei Cavoti, che ospita orologi da torre<br />
a partire dal 1400; il Meg, a Solopaca, museo<br />
e polo di ricerca sul tema alimentazione/salute;<br />
Arcos, museo d’arte contemporanea, a<br />
Benevento; il Geobiolab – Laboratorio Europeo<br />
della Naturalità – a Benevento; il Museo<br />
Archeo logico del Sannio Caudino, a Montesarchio;<br />
il Museo della Ceramica, a Cerreto<br />
Sannita, a testimonianza di un’antica e pregevole<br />
tradizione artigianale.<br />
In Provincia si possono visitare paesi con<br />
affascinanti centri storici, come Sant’Agata de’<br />
Goti, Cusano Mutri, Guardia Sanframondi e<br />
Cerreto Sannita; borghi sovrastati da rocche e<br />
castelli; paesaggi rurali di rara bellezza, come<br />
in Valle Telesina, nel Fortore, nell’Alto Tammaro<br />
e tra i declivi delle Colline Beneventane; luoghi<br />
di alta pregnanza spirituale e religiosa, come<br />
la Pietrelcina di Padre Pio, con il museo e la<br />
casa natale del Santo; i Parchi Naturali con<br />
un immenso patrimonio floro-faunistico sui<br />
monti del Taburno- Camposauro e del Matese.<br />
Una fitta rete di sentieri e tratturi consente<br />
la pratica dell’escursionismo naturalistico e<br />
sportivo.<br />
L’ Acquedotto Carolino attraversa il Parco<br />
Naturale Regionale Taburno-Camposauro,<br />
esteso per 14.440 ettari, ricco di biodiversi-<br />
Colle Sannita, laghetto di Decorata Cerreto Sannita, ponte di Annibale<br />
Cusano Mutri<br />
45
46<br />
Itinerari<br />
tà, di sentieri, di scorci affascinanti, di insigni<br />
emergenze archeologiche, monumentali, artistiche<br />
e storiche. A poca distanza dal passo<br />
delle Forche Caudine, dove i Romani furono<br />
umiliati dai Sanniti nel 321 a.C., questo territorio<br />
è il cuore dell’insediamento della tribù dei<br />
Caudini di quel fiero popolo, ma è anche ricco<br />
di testimonianze della Magna Grecia con Caudium<br />
(l’attuale Montesarchio) e, dominando<br />
il tracciato della più famosa strada consolare<br />
romana, la Via Appia, l’intera area è stata interessata<br />
da importanti eventi che si svolsero<br />
lungo questo tragitto. Ad esempio, è famoso<br />
l’incontro che si svolse in epoca pre-imperiale<br />
romana nella Villa di Cocceio, a Bonea, tra i<br />
poeti Virgilio ed Orazio e Mecenate, che discussero<br />
di politica. Infine numerosi sono i Castelli<br />
e le fortificazioni (molti però ridotti a ruderi)<br />
che presidiano il territorio.<br />
A Bucciano, dove nasce l’Acquedotto Carolino,<br />
sono da ammirare assolutamente il Santuario<br />
del Taburno e le Grotte rupestri di San<br />
Simeone e di San Mauro. A Montesarchio si<br />
trovava l’antica Caudium, che successivamen-<br />
Montesarchio, la torre<br />
Sant’Agata de’ Goti, panorama<br />
te divenne insediamento longobardo e poi<br />
normanno; oggi, tra le tante ricchezze, vanta<br />
la Torre e il Castello, oggi sede del Museo Archeologico<br />
Nazionale del Sannio Caudino. A<br />
Pannarano, sul monte Partenio, si segnala tra<br />
l’altro la splendida Oasi del WWF.<br />
Sant’Agata de’ Goti, Duomo<br />
La cittadina di Forchia, che forse ha mutuato<br />
il suo nome dalle Forche Caudine, e quella,<br />
vicinissima, di Arpaia, vantano antiche vestigia,<br />
mentre il Vanvitelli lasciò il segno del suo<br />
genio ad Airola nella Chiesa dell’Annunziata,<br />
ad arricchire le suggestioni longobarde delle<br />
sue origini. Il centro storico di Moiano, con le<br />
sue Chiese di San Pietro e San Sebastiano, quasi<br />
introduce al gioiello architettonico di Sant’Agata<br />
de’ Goti, l’antica Saticula (citata da Tito<br />
Livio e da Virgilio) ove fu rinvenuto il “Cratere<br />
di Asteas”, il meraviglioso vaso del V secolo<br />
a.C. raffigurante il ratto d’Europa. Collocata<br />
su un masso tufaceo, in uno degli scenari più
Itinerari<br />
Chiesa della Santissima Annunziata, Airola<br />
suggestivi dell’intero Mezzogiorno, Sant’Agata<br />
de’ Goti è ricchissima di palazzi, monumenti e<br />
Chiese delle epoche più antiche, colme di tesori<br />
d’arte e, tra le innumerevoli testimonianze,<br />
può inoltre vantare la lunga presenza tra le sue<br />
mura di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.<br />
I Comuni di Cautano, Tocco Caudio, Torrecuso,<br />
Paupisi, Foglianise, Vitulano, sui versanti<br />
del Taburno sono ricchi di storia e degni del<br />
massimo interesse per una molteplicità di fattori.<br />
Ci si trova infatti nell’area di produzione<br />
del magnifici vini rosso “Aglianico del Taburno”<br />
e bianco “Falanghina”, “Coda di volpe”, ma<br />
anche nell’area delle cave del marmo rosso,<br />
servito per rendere splendidi alcuni Palazzi<br />
della Russia zarista oltre che della Reggia di<br />
Caserta; inoltre si possono ammirare suggestivi<br />
centri storici, Palazzi e Chiese di grande<br />
pregio architettonico, e l’Eremo di San Michele<br />
(a Foglianise), che sembra appollaiato sul<br />
fianco del monte.<br />
Nel comprensorio del Monte Taburno risiedono<br />
anche Frasso Telesino, terra dei Gamba-<br />
Basilica della Santissima Annunziata,<br />
Vitulano<br />
corta, con il suo Palazzo medievale e la sua<br />
oasi naturale di Piana di Prata; Melizzano con<br />
il suo Castello e il Santuario Santa Maria della<br />
Libera su Monte Sant’Angelo e la manifestazione<br />
storica della Quintana; infine Dugenta<br />
e Durazzano che custodiscono all’interno dei<br />
loro centri imponenti Castelli.<br />
Moiano, affresco di Tommaso<br />
Giaquinto, particolare<br />
Foglianise, l’Eremo Torrecuso<br />
47
48<br />
Eventi<br />
La gastronomiche, manifestazioni<br />
Provincia di Benevento è animata<br />
da feste, rassegne, sagre eno-<br />
reli giose, fiere e mercati tradizionali in tutti i<br />
periodi dell’anno. Molti eventi (se ne possono<br />
contare quasi mille!) hanno carattere di periodicità<br />
e sono in gran parte legati alla tradizione<br />
popolare ed alla storia dei luoghi, o volti<br />
alla valorizzazione dei prodotti del territorio.<br />
Torrone<br />
Di seguito si indicano, in ordine cronologico,<br />
alcune tra le manifestazioni più consolidate<br />
e frequentate:<br />
Ruzzola del Formaggio (Pontelandolfo,<br />
periodo di Carnevale); Sagra del “Virno” –<br />
Fungo di San Giorgio (Cerreto Sannita, maggio);<br />
Infiorata del Corpus Domini (Cusano<br />
Mutri); Quintana Storica (Melizzano, luglio);<br />
Falanghina Felix – rassegna dei vini da uve<br />
falanghina (Sant’Agata de’ Goti, luglio); Vinalia<br />
– promozione e valorizzazione del vino<br />
(Guardia Sanframondi, prima decade di agosto);<br />
Festa del Grano (Foglianise, 16 agosto);<br />
Riti Settennali di Penitenza – Processione<br />
dei Battenti (Guardia Sanframondi, agosto,<br />
settennali, ultima edizione nel 2010); Festa<br />
del Vino (Castelvenere, ultimo fine settimana<br />
di agosto); Benevento Città Spettacolo -<br />
festival di teatro, musica, cinema, mostre ed<br />
incontri (Benevento, settembre); Vinestate<br />
(Torrecuso, primo weekend di settembre);<br />
Festa dell’Uva (Solopaca, seconda domenica<br />
di settembre); Biennale d’<strong>Arte</strong> Ceramica<br />
Contemporanea (Cerreto Sannita, settembre);<br />
Sagra dei Funghi Porcini (Cusano Mutri<br />
e Castelpagano, settembre/ottobre);<br />
Raduno Internazionale delle Mongolfiere<br />
(Fragneto Monforte, prima settimana di ottobre);<br />
Sagra della Castagna locale (Cusano<br />
Mutri e Vitulano, fine ottobre); BenTorrone<br />
(Benevento, fine novembre); Festa del Torrone<br />
e del Croccantino (San Marco dei Cavoti,<br />
dicembre); Presepe Vivente (Pietrelcina<br />
e Morcone, fine dicembre); Natale a la Terra<br />
(San Giorgio La Molara, dicembre); Mercantico,<br />
fiera dell’antiquariato e dei prodotti tipici<br />
locali (San Lorenzello, ultimo weekend<br />
di ogni mese); Cantine al Borgo (Castelvenere,<br />
ultimo weekend di ogni mese).<br />
Uva falanghina<br />
raduno Internazionale delle Mongolfiere, Fragneto Monforte
Enogastronomia<br />
Un nomica. Ristoranti, agrituri-<br />
punto di forza del territorio<br />
sannita è l’offerta enogastro-<br />
smi, trattorie propongono dovunque i piatti<br />
tradizionali della cucina locale, impreziositi<br />
da prodotti tipici di eccellenza: il famoso<br />
Torrone di Benevento ed il Croccantino San<br />
Marco dei Cavoti; la Mela Annurca IGP (Indicazione<br />
Geografica Protetta), prodotta in Valle<br />
Caudina e Telesina e nell’area del Taburno;<br />
i Formaggi pecorini e la Ricotta di Laticauda;<br />
il Caciocavallo di Castelfranco in Miscano; la<br />
Carne ovina di Laticauda e la Carne bovina di<br />
razza Marchigiana; il miele; i salumi, tra i quali<br />
risaltano il Prosciutto di Pietraroja e la Soppressata<br />
del Sannio; il Carciofo di Pietrelcina;<br />
i vini (quasi la metà dell’intera produzione<br />
vitivinicola campana) con l’ottima produzione<br />
di Falanghina ed Aglianico (l’Aglianico<br />
del Taburno ha di recente acquisito la DOCG,<br />
Denominazione di Origine Controllata e Garantita)<br />
e la presenza di altri DOC ed IGT (Indi-<br />
Informazioni utili<br />
COLLEGAMENTI AEREI<br />
Aeroporto di Napoli (Capodichino): 80 Km da Benevento,<br />
tel. +39 081 7896111<br />
Aeroporto Internazionale di Napoli:<br />
tel. +39 081 7092800<br />
COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />
Ferrovie dello Stato: tel. +39 0824 21015<br />
Ferrovia Benevento - Napoli:<br />
tel. +39 0824 320711, +39 0824 54643<br />
www.trenitalia.it<br />
cazione Geografica Tipica) di grande qualità;<br />
l’olio extravergine di oliva a Denominazione<br />
d’Origine Protetta; il Sidro di Mela Annurca e<br />
di Mela Limoncella; i prodotti tradizionali da<br />
forno come la Scanata (di pane) del Sannio, i<br />
Taralli intrecciati di San Lorenzello, il Panesillo<br />
di Ponte, il Puccellato (dolce e salato) di Fragneto<br />
l’Abate. Oltre, naturalmente, al Liquore<br />
Strega rinomato nel mondo.<br />
Un vero paradiso del gusto.<br />
Formaggi<br />
COLLEGAMENTI STRADALI<br />
A1 (Napoli-Milano): uscita Caianiello e percorrere<br />
la S.S. 372 “Telesina”<br />
A14 (Bologna-Bari): uscita Termoli e percorrere<br />
la S.S. 88<br />
A16 (Napoli-Bari): uscita Castel Del Lago<br />
da Napoli e Caserta: S.S. 7 Appia<br />
DOVE DORMIRE<br />
Federalberghi Campania: tel. +39 081 5513133<br />
e-mail: campania@federalberghi.it<br />
49
Campania<br />
reggia di Caserta, esterno<br />
Provincia di Caserta<br />
La reggia di Caserta con il Parco,<br />
l’Acquedotto di Vanvitelli e il Complesso di San Leucio
Introduzione<br />
Caserta sorge al limite nord orientale della pianura campana ed è chiusa, in parte, dalla<br />
catena dei monti Tifatini. Qui nel 1750 il Re Carlo di Borbone decise di erigere una nuova<br />
reggia che costituisse il centro ideale di una moderna capitale, Caserta, in grado di<br />
rivaleggiare con le maggiori città europee. Il complesso fu affidato al grande architetto Luigi<br />
Vanvitelli che progettò un palazzo maestoso, austero esternamente ma prezioso negli interni,<br />
circondato da un parco con scenografiche fontane.<br />
Questo progetto estremamente ambizioso è stato inserito nella Lista dei beni del Patrimonio<br />
Mondiale dell’UNESCO per la sua originale concezione e gestione.<br />
CrITErI DI AMMISSIONE<br />
Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso di inserire questo bene sulla base dei criteri<br />
(i), (ii), (iii) e (iv) ritenendo che il complesso monumentale di Caserta, che ha caratteristiche simili<br />
a quelle di altre residenze reali del XVIII secolo, è straordinario per l’ampiezza circolare del suo<br />
disegno, che include non solo un imponente palazzo e un parco, ma anche il paesaggio naturale<br />
circostante e un ambizioso progetto di una nuova città secondo i precetti dell’urbanistica<br />
del tempo. Il complesso industriale del Belvedere di San Leucio, progettato per la produzione<br />
della seta, è anch’esso di particolare interesse per i principi idealistici che erano alla base della<br />
sua originale concezione e gestione.<br />
Palazzo reale, Caserta, la cascata<br />
51
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
Caserta moderna non sorse, come di<br />
consueto nella storia urbanistica della<br />
Campania, sul sito di un insediamento<br />
di età classica.<br />
Il suo territorio era anticamente compreso<br />
tra la grande Capua, baricentro del fertile<br />
Ager Campanus, e Calatia, un centro minore,<br />
ai margini della piana, oggi ai limiti del territorio<br />
comunale di Maddaloni, lungo il tracciato<br />
della antica via Appia.<br />
Nel periodo tardo antico, a Calatia sorse<br />
una chiesa cattedrale e vescovado, che si trasferì,<br />
dopo un lento spopolamento del centro<br />
in pianura, sulle alture dei monti, a Casa<br />
Hirta, oggi nota come Caserta Vecchia.<br />
Tutto il periodo della dominazione<br />
Longobarda (IV secolo d.C.) fu caratterizzato<br />
da violente lotte di successione:<br />
in questa fase venne eretto il<br />
torrione quadrangolare
attorno al quale sorse un centro urbano.<br />
Con le invasioni normanne, Caserta fu assoggettata<br />
ai nuovi signori sotto forma di Contea;<br />
si costituì allora lo Stato casertano. In seguito<br />
si introdussero il feudalesimo e la cavalleria,<br />
e nel 1113 si diede il via alla costruzione della<br />
Cattedrale.<br />
Durante il regno del Conte Roberto la città<br />
visse un periodo di notevole sviluppo e, dopo<br />
La reggia di Caserta<br />
la Cattedrale, furono costruiti il Palazzo Vescovile<br />
e la Casa Canonica che diedero alla piazza<br />
un impianto rettangolare.<br />
Successivamente il regno passò nelle mani<br />
degli Svevi, degli Angioini, e poi di Alfonso V<br />
d’Aragona. Caterina Della Ratta sposò Cesare<br />
d’Aragona, figlio naturale del Re, che affrontò<br />
prima le truppe di Carlo VIII e successivamente<br />
quelle di Luigi XII. Sconfitto dai francesi,<br />
Facciata della reggia dI Caserta
54<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
fu costretto all’esilio sino alla morte nel 1504.<br />
Nel 1509 Caterina Della Ratta si sposò di<br />
nuovo con Andrea Matteo Acquaviva, Duca<br />
d’Atri e Conte di Conversano, uno dei feudatari<br />
più ricchi del regno, col quale ebbe inizio la<br />
Signoria degli Acquaviva che continuò sino al<br />
1634. Dopo il proprio matrimonio con Caterina<br />
Della Ratta, egli concordò anche il matrimonio<br />
fra il nipote Giulio Antonio e la pronipote della<br />
Contessa di Caserta, Anna Gambacorta. I nuovi<br />
signori arricchirono e rinforzarono il castello e<br />
la città aggiungendo una nuova cinta muraria<br />
e diverse torri.<br />
Il periodo di maggiore sviluppo del villaggio<br />
presso la torre si ebbe con Giulio Antonio<br />
e Andrea Matteo, che divenne principe, mentre<br />
l’antico borgo medievale continuò il suo lento<br />
declino. Caserta dovette affrontare molte traversie<br />
fra cui la peste del 1656, che decimò la<br />
popolazione.<br />
A partire dal 1734, con l’arrivo di Carlo di<br />
Borbone, la città conobbe un periodo di splendore<br />
e vide la costruzione del Palazzo Reale, assieme<br />
ad una generale riedificazione. Caserta<br />
assunse così i tratti di una città di corte e ben<br />
presto anche la sede diocesana vi si trasferì<br />
dando vita a una nuova Cattedrale.<br />
Con Ferdinando II Caserta visse un nuovo<br />
sviluppo e divenne il centro della vita di corte<br />
e degli affari di stato.<br />
Dopo la sconfitta dell’esercito borbonico<br />
nella battaglia di Volturno, Garibaldi pose il suo<br />
quartier generale a Caserta. La vittoria di Garibaldi<br />
portò all’annessione del Regno delle due<br />
Sicilie al Regno di Sardegna. Dal 1860 al 1919 si<br />
ebbe il periodo legato alle vicende dei Savoia.<br />
Dal 1926 sino al 1943 la città fu sede dell’Accademia<br />
dell’Aeronautica Militare Italiana e nel<br />
dicembre del 1943, dopo lo sbarco degli alleati<br />
a Salerno, fu occupata dalle truppe alleate. Nel<br />
1945 accolse i plenipotenziari che vi firmarono<br />
la resa delle armi germaniche in Italia.<br />
La vita economica di Caserta è ed è sempre<br />
stata dominata dall’aspetto agricolo anche se,<br />
dagli anni Sessanta fino alla fine degli anni Settanta,<br />
si è assistito ad una notevole industrializzazione,<br />
caratterizzata dallo sviluppo di piccole<br />
e grandi industrie fra cui spiccano per importanza<br />
quelle manifatturiere.<br />
Il Borgo di Caserta Vecchia, piccolo e quasi<br />
estraneo al naturale sviluppo della città, custodisce<br />
le testimonianze della sua storia e della<br />
sua arte.<br />
Tra le tradizioni artigianali campane, di particolare<br />
importanza risultano le sete di San Leucio,<br />
poco distante da Caserta. Dal 1991 è sede<br />
della seconda Università di Napoli.<br />
LA rEGGIA<br />
Nel 1750 Carlo di Borbone, Re delle Due Sicilie,<br />
acquista dalla famiglia Acquaviva il territorio<br />
ai piedi dei monti Tifatini, dove si prospettò<br />
il nascere del Palazzo Reale. Fu il Papa Benedetto<br />
XIV a dare al futuro Re di Spagna Carlo III il<br />
consenso ad assumere, per la realizzazione della<br />
Reggia, Luigi Vanvitelli, un architetto napo-<br />
reggia di Caserta, interno reggia di Caserta, interno<br />
reggia di Caserta,<br />
Biblioteca palatina
letano di origine olandese, che stava lavorando<br />
alla preparazione del Giubileo del 1750.<br />
I lavori di costruzione iniziarono nel 1752;<br />
sette anni dopo, con i lavori al culmine, Re Carlo<br />
lasciò Napoli per trasferirsi a Madrid come sovrano<br />
di Spagna.<br />
Nel 1773, alla morte di Luigi Vanvitelli, l’opera<br />
non era ancora completata. Solo nel 1847<br />
venne ultimata la Sala del Trono e l’opera venne<br />
quindi compiuta anche se con alcuni cambiamenti<br />
rispetto al progetto originale, dovuti<br />
non tanto al passaggio del progetto nelle mani<br />
del figlio di Vanvitelli, Carlo, quanto al diminuire<br />
dell’interesse dovuto alla partenza di Carlo di<br />
Borbone.<br />
La Reggia di Caserta appartenne alla Casa<br />
Borbone per oltre un secolo, dal 1752 al 1860,<br />
anno in cui passò ai Savoia. Nel 1919 infine un<br />
decreto ministeriale l’attribuì al demanio dello<br />
Stato italiano.<br />
Il Palazzo è a pianta rettangolare e l’area interna<br />
si divide in quattro sezioni con altrettanti<br />
cortili divisi da un solenne atrio a tre navate<br />
con due bracci trasversali. Ognuno dei quattro<br />
cortili ha gli angoli smussati da un taglio di<br />
quarantacinque gradi; questo accorgimento,<br />
insieme alle intuizioni del Vanvitelli, contribuisce<br />
ad evitare le squadrature che sarebbero state<br />
inevitabili per la mole dell’edificio. Vanvitelli<br />
progettò inoltre un monumentale e maestoso<br />
accesso alla Reggia, con un grande viale che si<br />
innesta su un doppio emiciclo e forma la Piazza<br />
Vanvitelli.<br />
La reggia di Caserta<br />
Il Palazzo Reale comprende 1.200 stanze, la<br />
piazza antistante, il parco e il giardino inglese.<br />
Il primo simbolo del Palazzo Reale è lo Scalone<br />
d’Onore, che si presenta con una grande<br />
rampa centrale che si sdoppia in due elementi<br />
paralleli, con 116 gradini composti ciascuno da<br />
un unico blocco di “lumachella” di Trapani.<br />
A metà del portico, la visione propone il<br />
fondale di marmo tra i pilastri, le arcate e le statue<br />
che lo sovrastano. Sono tre, in stucco, raffiguranti<br />
la Maestà Regia, a cavallo di un leone,<br />
il Merito, armato di una spada e di un libro, la<br />
Verità, una figura femminile che poggia con un<br />
piede sul mondo mentre con l’indice punta il<br />
sole. Il cornicione che corre lungo la volta era<br />
destinato ad accogliere i maestri di musica durante<br />
i ricevimenti; questa collocazione anticipa<br />
il concetto della musica stereofonica proveniente<br />
da una fonte non visibile in quanto<br />
l’orchestra si trovava completamente coperta<br />
rispetto agli ospiti.<br />
Il parco si estende per circa 120 ettari ed<br />
è uno dei più grandiosi complessi architettonici<br />
e monumentali d’Europa. Fu progettato<br />
da Vanvitelli e ultimato dal figlio Carlo che<br />
allineò lungo l’asse che partiva dal Palazzo<br />
una serie di fontane decorate da sculture a<br />
carattere mitologico, disposte lungo terrazze<br />
degradanti verso la pianura. La prospettiva<br />
vede il suo culmine nella “grande cascata” che<br />
precipita da un salto di 70 metri nella vasca di<br />
Diana e Atteone.<br />
L’acqua necessaria al parco e alle fontane<br />
proviene dall’Acquedotto di Vanvitelli.<br />
Palazzo reale<br />
55
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
L’ACQUEDOTTO DI VANVITELLI<br />
Il grandioso complesso, che ricorda le imprese<br />
degli antichi romani, serviva per portare<br />
l’acqua dalle falde del monte Taburno alle cascate<br />
e alle fontane della Reggia di Caserta.<br />
Per realizzarlo Luigi Vanvitelli fece scavare<br />
grandi pozzi e innalzò a 60 metri un viadotto,<br />
lungo 529 metri, chiamato “I Ponti della Valle”.<br />
Si tratta di un maestoso ponte a tre ordini di arcate<br />
costruito per superare l’alta valle di Maddaloni<br />
tra i monti Logano e Garzano; un passaggio<br />
permette di percorrere tutti gli ordini,<br />
mentre sulla parte superiore corre una strada<br />
pavimentata in pietra, con parapetti. L’acquedotto<br />
si trova sulla parte superiore della strut-<br />
Parco della reggia dI Caserta<br />
tura e si estende per un totale di 38 chilometri.<br />
Iniziato nel 1753, fu completato nel 1770.<br />
IL COMPLESSO DI SAN LEUCIO<br />
Nel 1750 Carlo III di Borbone acquistò questo<br />
sito in cui, per volere di Ferdinando IV, si<br />
fondò la Real Colonia di San Leucio, che faceva<br />
parte di un progetto di realizzazione di una<br />
piccola città ideale in cui dare vita ad un innovativo<br />
sistema di riforme sociali, con leggi di<br />
stampo illuministico e ad una forma aziendale<br />
legata alla produzione e lavorazione della<br />
seta. L’origine della produzione serica a San<br />
Leucio risale al 1776 con l’apertura di una piccola<br />
manifattura di veli di seta, che si sviluppò
fino alla lavorazione, nel 1785, di calze di seta.<br />
Attorno all’edificio della seta, nel Palazzo<br />
del Belvedere furono realizzate le abitazioni<br />
per gli operai, le stanze per la trattura, filatura<br />
e tintura della seta, e la scuola. Tutto il borgo<br />
era organizzato con al centro la ”piazza della<br />
seta” e il portale settecentesco, maestoso accesso<br />
alla reggia- filanda e ai quartieri, con le<br />
San Leucio, Bacco e le Menadi – F. Fischetti, particolare.<br />
L’Acquedotto di Vanvitelli<br />
e il Complesso di San Leucio<br />
case degli operai. Queste abitazioni sono ancora<br />
oggi occupate, ed erano tutte uguali, con<br />
la stessa altezza, stesse apertura e stesso cornicione;<br />
avevano inoltre un orto e un giardino ed<br />
erano disposte su due livelli.<br />
Con l’unità d’Italia l’opificio passò al demanio<br />
e l’attività produttiva venne data in concessione.<br />
Complesso Monumentale del Belvedere di San Leucio<br />
57
58<br />
Itinerari<br />
SEGUENDO IL VOLTURNO E LA VIA APPIA<br />
Arrivando a Caserta ci si trova di fronte<br />
all’imponenza sontuosa della Reggia, immensa<br />
con il suo parco strepitoso, le sue architetture<br />
perfette pur mentre rinviano verso altri luoghi,<br />
come Marcianise, con le sue chiese-museo a cominciare<br />
dall’Annunziata, il delizioso giardino<br />
di Villa Porfidia a Recale (secolo XVIII) dal quale<br />
lo sguardo si perde verso la piana di Aversa, la<br />
città normanna che accoglie il visitatore con un<br />
sontuoso Museo d’<strong>Arte</strong> sacra che fa da contrappunto<br />
al Museo dell’Agro atellano, dove grazie<br />
alle fabulae pare sia nato il teatro italico.<br />
Di fronte, i Monti Tifatini con i loro misteri di<br />
templi antichissimi e la suggestione della piana<br />
del fiume Volturno mentre attraversa luoghi<br />
che accolgono Caiazzo, Triflisco e le sue acque<br />
ferrose, Camigliano con il suo Santuario a Leporano,<br />
l’antica Capua famosa per il grande<br />
anfiteatro, la splendida nuova Capua, ricchissima<br />
città d’arte con il suo Museo Campano.<br />
Nella Provincia è possibile visitare Santa Maria<br />
Capua Vetere con il Teatro Romano, il Mitreo,<br />
l’anfiteatro (che è il più vasto dopo il Colosseo),<br />
la Canocchia (sepolcro romano del II secolo),<br />
l’Arco di Adriano; a pochi chilometri si trova<br />
Sant’Angelo in Formis, con la splendida Basilica<br />
Benedettina, e Capua, posta tra le sinuose<br />
rive del fiume Volturno, con il Museo Campano<br />
che ha sede nell’antico Palazzo Antignano<br />
del Quattrocento, l’arco di Federico II, il Castello<br />
delle Pietre del XI secolo, il Palazzo Fieramosca<br />
del Trecento.<br />
Roccamonna<br />
Teano<br />
Parco Regionale<br />
del Matese<br />
La Reggia di Caserta<br />
con il Parco,<br />
l’Acquedotto<br />
di Vanvitelli<br />
e il Complesso<br />
di San Leucio<br />
Marcianise Maddaloni<br />
Sessa Aurunca<br />
Baia<br />
Domizia<br />
Sant’Angelo<br />
in Formis<br />
Mondragone<br />
Capua<br />
Santa Maria Caserta<br />
Capua Vetere<br />
Castel Volturno<br />
Aversa<br />
Anfiteatro romano, antica Capua<br />
Il Volturno continua la sua corsa portando<br />
acqua alla piana dei Mazzoni, regno della mozzarella<br />
di bufala, fino al mare, dove si getta a Castel<br />
Volturno, famosa per i suoi campi da golf e<br />
l’Oasi di Variconi, non lontano dai filari del vino<br />
Falerno e dall’imponente Monte Massico che<br />
guarda dall’alto i moderni impianti turistici di<br />
Baia Domitia.<br />
Bella questa Provincia che i Romani hanno<br />
voluto ‘tessere’ di strade che hanno fatto la storia,<br />
dalla Domiziana all’Appia, regina viarum, che<br />
lambisce l’antica Sinuessa (Mondragone), con le<br />
sue storie raccontate attraverso le testimonianze<br />
raccolte nel Museo Civico, e poi le terre degli<br />
Aurunci che hanno dato vita a Sessa Aurunca<br />
col suo teatro plurimillenario, le splendide<br />
chiese, non lontano da Carinola, la Pompei del<br />
Quattrocento.<br />
La Via Appia continua tagliando Caserta<br />
per correre ad est verso Maddaloni con i suoi<br />
ricchi Musei, e verso la Valle di Suessola, dove<br />
Caiazzo Caserta Vecchia Mondragone, museo civico,<br />
Apollo musagete<br />
Campan
ia<br />
Itinerari<br />
Basilicata<br />
Cattedrale di San Michele, Casertavecchia<br />
gli imponenti Ponti della Valle sembrano<br />
guardiani delle tante chiese ricche di tesori a<br />
Santa Maria a Vico, Arienzo, San Felice.<br />
In alto la “guardiana” delle valli: Caserta Vecchia,<br />
borgo medievale “custodito” da uno splendido<br />
Duomo (secolo XI) e dall’antico Castello.<br />
TRA ROCCAMONFINA E LA FOCE DEL<br />
GARIGLIANO<br />
L’altra grande via romana, la Casilina ci porta<br />
verso le fertili terre vulcaniche dei Sidicini. è<br />
possibile visitare il vulcano spento di Roccamonfina,<br />
e Sessa Aurunca, con il Teatro dotato<br />
di una cavea di oltre 80 metri e una scena lunga<br />
40. Intorno, marmi pregiati provenienti da<br />
tutto il Mediterraneo e statue di nobili imperatori<br />
oggi raccolte nel Museo Archeologico<br />
allocato presso l’imponente Palazzo Ducale.<br />
Maddaloni, Ponti della Valle<br />
S. Angelo in Formis, angelo orante<br />
Nelle vicinanze si trova il litorale Domizio<br />
area balneare della Provincia con le località<br />
principali di Baia Domizia, Castel Volturno e<br />
Mondragone, un importante centro termale<br />
in epoca romana.<br />
Infine, è da visitare la città di Teano con il<br />
Museo archeologico dei Sidicini, l’anfiteatro, il<br />
Duomo e la Necropoli in località Orto Ceraso.<br />
Teatro romano, Sessa Aurunca<br />
PARCO REGIONALE DEL MATESE<br />
Poche le parole per descrivere le bellezze<br />
del Parco del Matese, coi suoi monti imponenti<br />
tra i quali spicca Monte Miletto, con la<br />
Piana di Alife, il Lago Gallo, il Lago Letino e le<br />
Grotte di Lete.<br />
Tanti i borghi posti “a guardia” della solenne<br />
bellezza di questi paesaggi attraversati<br />
da storie e leggende, come il Castello di Prata<br />
costruito nel XII secolo, il Castello di Gioia<br />
Sannitica e Piedimonte Matese.<br />
Calabria<br />
Parco regionale del Matese<br />
59<br />
P
60<br />
Eventi<br />
SETTEMBRE AL BORGO<br />
“Settembre al Borgo” è una tradizionale kermesse<br />
di musica, teatro, danza, arte ed incontri<br />
culturali che si svolge ogni anno nello splendido<br />
scenario di Caserta Vecchia, suggestivo borgo<br />
medievale le cui origini risalgono, con ogni probabilità,<br />
all´anno 861d.C.<br />
LEUCIANA FESTIVAL<br />
Dal 1999 nei mesi estivi si svolge a San Leucio<br />
il “Leuciana Festival”, manifestazione artistica e<br />
culturale che in pochi anni si è ritagliata un ruolo<br />
di primo piano tra i festival della Campania, con<br />
un successo di pubblico sempre crescente.<br />
TEANO JAzz<br />
Il festival “Teano Jazz”, nato nel 1993, è la<br />
più antica manifestazione di settore della<br />
Campania. Le capacità organizzative e relazionali<br />
degli organizzatori, unite alla capacità<br />
di progettare l´evento sotto l’aspetto artistico,<br />
hanno consentito al festival di crescere in<br />
modo esponenziale in breve tempo.<br />
Festa di Sant’Antonio Abate<br />
Festival “Teano Jazz”<br />
PERCORSI DI LUCE – REGGIA DI CASERTA<br />
Nel periodo estivo lo splendido Parco della<br />
Reggia di Caserta ospita una nuova edizione<br />
dei “Percorsi di luce”. Le passeggiate in notturna<br />
si snodano lungo un itinerario tra i maestosi<br />
viali del parco all’italiana e i sinuosi sentieri<br />
del giardino inglese. Straordinari giochi di<br />
luce, ma anche musica, danza e racconti sono i<br />
protagonisti di questo evento.<br />
SETTIMANA SANTA DI SESSA AURUNCA<br />
La Settimana Santa di Sessa Aurunca si apre<br />
ufficialmente con le Processioni Penitenziali<br />
delle confraternite cittadine, che dalle rispettive<br />
chiese si recano in Cattedrale per l’esposizione e<br />
l’adorazione del Santissimo Sacramento.<br />
Nel mezzo del corteo avanza la croce con<br />
l’assistente spirituale; seguono i dignitari della<br />
confraternita, il priore e gli assistenti, i quali precedono<br />
i fedeli che partecipano al rito cantando.<br />
‘A FESTA ‘E SANT’ANTUONO –<br />
MACERATA CAMPANIA<br />
A gennaio si tiene la Festa in onore di<br />
Sant’Antonio Abate a Macerata Campania, uno<br />
degli eventi più importanti nella Provincia di<br />
Caserta. Inizia con la sfilata di apertura delle<br />
Battuglie di Pastellessa (i caratteristici Carri di<br />
Sant’Antuono) che a colpi di botti, tini e falci<br />
animano il paese, fino all’atteso passaggio davanti<br />
al sagrato della Chiesa.
Enogastronomia<br />
La<br />
Provincia di Caserta è ricca di<br />
eccellenze enogastronomiche a<br />
cominciare dalla mozzarella di<br />
bufala, prodotto a marchio DOP (Denominazione<br />
di Origine Protetta) esportato in tutto il<br />
mondo sotto l’egida prestigiosa del Consorzio<br />
Mozzarella di Bufala Campana, assieme<br />
a tutti i prodotti derivati dal latte di questo<br />
animale: ricotta, burrini, scamorza, formaggi<br />
vari, oltre agli insaccati di carne di bufala.<br />
Altro prodotto rinomato è la Mela Annurca,<br />
per la quale si è costituito un Consorzio di<br />
tutela, ricercata per il suo squisito profumo e<br />
sapore, ma anche per le sue peculiari qualità<br />
organolettiche che ben si accompagnano a<br />
squisiti formaggi, come il caciocavallo Silano<br />
del Matese DOP e altri formaggi molto particolari,<br />
ma ben noti ai gourmands, come il Caso<br />
conzato e il Caso peruto; tali prodotti sulla tavola<br />
dei buongustai incontrano tanti vini di<br />
gran qualità a marchio DOC (Denominazione<br />
Formaggio Caso peruto<br />
Informazioni utili<br />
COLLEGAMENTI AEREI<br />
Aeroporto Internazionale di Napoli:<br />
tel. +39 081 7092800.<br />
Un servizio di autobus collega l’aeroporto con Caserta.<br />
Per info: tel. +39 081 7005104<br />
COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />
Caserta è collegata con le maggiori città del sud Italia<br />
e del nord direttamente o via Napoli.<br />
Per info: Ferrovie dello Stato, piazza Ferrovia (Cancello<br />
Arnone – Caserta) tel. +39 082 3322060<br />
COLLEGAMENTI STRADALI<br />
Da nord: autostrada A1 Roma – Napoli, uscita Caserta<br />
nord.<br />
Da sud: autostrada A2 Napoli – Caserta.<br />
Da reggio Calabria: autostrada A30 fino a Salerno,<br />
di Origine Controllata), come il Falerno, il Galluccio,<br />
l’Asprinio e il Casavecchia, e a marchio<br />
IGT (Indicazione Geografica Tipica) come il<br />
Roccamonfina, il Campania e il Terre del Volturno,<br />
senza dimenticare il Pallagrello.<br />
Anche gli olii hanno storie antiche e un prestigio<br />
internazionale. Gli olii extravergine di oliva<br />
DOP Terre Aurunche, Terre del Matese e Colline<br />
Caiatine sono figli di olive squisite, ma anche<br />
della terra ferace nota come Campania Felix.<br />
Ha conquistato gran fama negli ultimi anni<br />
il maialino nero casertano che, peraltro, ha<br />
dietro di sé una lunga storia millenaria che si<br />
può ben far risalire ai Romani, i quali ne hanno<br />
lasciato testimonianze in affreschi e sculture.<br />
Dal punto di vista alimentare, la caratteristica<br />
più pregiata e tipica del suino casertano è la<br />
“marezzatura” delle carni, ossia la presenza di<br />
abbondante tessuto connettivo intramuscolare,<br />
che conferisce una particolare sapidità e<br />
morbidezza alle carni.<br />
Mele Annurca<br />
poi autostrada A3.<br />
Da Bari: autostrada A16 uscita Nola poi autostrada<br />
A30.<br />
Strade statali: da Napoli S.S. n. 87 o S.S. n.7; da Benevento<br />
S.S. n.7; dalla litoranea Roma – Napoli<br />
n. 7 quater uscita Castel Volturno quindi S.S. n° 264.<br />
DOVE DORMIRE<br />
Federalberghi Campania, tel. +39 081 5513133,<br />
e-mail: campania@federalberghi.it<br />
NUMERI UTILI<br />
E. P. T. Ente Provinciale per il Turismo:<br />
Palazzo Reale – Caserta, tel. +39 082 3322233<br />
e corso Trieste, tel. +39 082 3321137<br />
Ufficio Turismo Provincia di Caserta, P.zza Lamberti<br />
ex area Saint. Gobain – Caserta<br />
61
Sicilia<br />
Cattedrale di Sant’Agata, Catania<br />
Provincia Regionale di Catania<br />
Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />
(Caltagirone, Catania, Militello in Val di Catania)
Introduzione<br />
La comprende il territorio sud orientale dell’Isola. Il sisma del 1693 rase al suolo una<br />
denominazione “Val di Noto” risale al periodo arabo-normanno, e la parola “val” sta<br />
per Vallo; esistevano altri due Valli, quello di Mazara e il Val Demone. Il Val di Noto<br />
cinquantina delle città che vi erano sorte. Fu dalla rinascita di questi centri colpiti dal terremoto<br />
che prese forma l’anarchia equilibrata del barocco. Una spinta sicuramente creativa da parte di<br />
valenti architetti ma anche di ottime maestranze, che però fu incanalata dall’esigenza, ormai chiara<br />
a vescovi e baroni, di avviare una modernizzazione del tessuto e dell’aspetto urbano. E piuttosto<br />
che riparare i danni del terremoto, si preferì ricostruire su canoni estetici e modelli che meglio<br />
rispondevano alle esigenze di grandezza e rappresentatività del potere. Un processo in qualche<br />
modo libero dal potere centrale, che ebbe anche modo di beffare attraverso il “grottesco” delle<br />
mensole intagliate con volti di uomini e animali, che spuntarono sui palazzi e sulle facciate delle<br />
chiese. Un’unità di stile che porta il Centro internazionale di Studi sul Barocco a proporre di chiamare<br />
tutta la zona valle del Barocco, in particolar modo le città di Palazzolo Acreide, Caltagirone,<br />
Catania, Militello in Val di Catania, Modica, Noto, Ragusa e Scicli.<br />
CrITErI DI AMMISSIONE<br />
Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso nel 2002 di inserire tale area della Sicilia nella<br />
Lista del Patrimonio Mondiale in base ai seguenti criteri:<br />
criterio (i): questo gruppo di città della Sicilia sud orientale fornisce rimarchevole testimonianza<br />
dell’esuberante genialità espressa nell’arte e nell’architettura del tardo barocco;<br />
criterio (ii): le città del Val di Noto rappresentano l’apice e la fioritura finale dell’arte barocca<br />
in Europa;<br />
criterio (iv): l’eccezionale qualità dell’arte e dell’architettura del tardo barocco del Val di Noto<br />
si fonda sulla sua omogeneità geografica e cronologica, nonché sulla sua abbondanza, risultato<br />
della ricostruzione dopo il terremoto che distrusse l’area nel 1693;<br />
criterio (v): le otto città della Sicilia sud orientale incluse nell’iscrizione, caratteristiche del<br />
modello di insediamento e delle forme di urbanizzazione dell’area, sono costantemente soggette<br />
al rischio di terremoti e delle eruzioni dell’Etna.<br />
Chiesa Madre di San Nicolò,<br />
Militello in Val di Catania<br />
63
64<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
Tutta la zona, dopo i primitivi insediamenti<br />
arcaici greci e romani, fu interessata da<br />
dominazioni normanne, sveve, aragonesi<br />
e spagnole, delle quali restano influenze e<br />
suggestioni profonde, fino all’evento che modificò<br />
per sempre la storia di questa porzione<br />
di Sicilia: nel 1693 un catastrofico terremoto<br />
rase letteralmente al suolo intere città.<br />
L’odierno volto di quest’area dell’isola è<br />
il risultato di una ricostruzione coraggiosa e<br />
certosina, frutto della volontà di rinnovare<br />
architetture e ambienti urbani perseguendo<br />
ideali di bellezza ed equilibrio.<br />
CALTAGIrONE<br />
Caltagirone sorge a 611 metri di altitudine<br />
s.l.m., su un rilievo dei Monti Erei che, dal centro<br />
della Sicilia, si sviluppano verso sud-est,<br />
saldandosi proprio qui con gli Iblei. La sua<br />
origine è antichissima, come testimoniano i<br />
reperti e i documenti numismatici ed artistici,<br />
che la rivelano come una delle numerose città<br />
sicane, sicule o greco-sicule. Testimonianze<br />
importanti dell’antica presenza umana nella<br />
zona sono le necropoli preistoriche della<br />
Rocca, della Montagna, del Salvatorello, delle<br />
Pille, e gli abitanti di origine siculo-greca di<br />
San Mauro, Altobrando, Piano Casazze e altri.<br />
Molto più rari sono invece i reperti che<br />
attestano la dominazione romana, bizantina<br />
e saracena. Dopo i Normanni, la città subì la<br />
dominazione degli Svevi e poi degli Angioini,<br />
che furono cacciati dall’isola in seguito ai<br />
Ex Carcere borbonico e<br />
Chiesa di Sant’Agata, Caltagirone<br />
Piazza Duomo, Caltagirone<br />
Vespri Siciliani. Nei secoli successivi le floride<br />
condizioni di Caltagirone si rivelano attraverso<br />
le visite illustri, le concessioni ed i privilegi ottenuti.<br />
L’Infante Giacomo I d’Aragona la visitò<br />
per ben due volte, Federico III vi si recò nel<br />
1299; nel 1458, nel castello che sorgeva in<br />
cima alla collina maggiore, si incoronò Re di<br />
Sicilia Giovanni di Castiglia che, per gratitudine<br />
per i soccorsi ricevuti nelle varie imprese da<br />
lui compiute, tornò a dichiarare Caltagirone<br />
città demaniale. Anche Giovanni d’Aragona<br />
e Ferdinando il Cattolico le concedettero e<br />
confermarono altri privilegi, tra cui quello del<br />
“mero e misto imperio”. I secoli XV-XVII furono<br />
l’epoca aurea per la città di Caltagirone che<br />
si arricchì di chiese, istituti, collegi e conventi.<br />
In quei secoli la popolazione della città si<br />
aggirò sempre attorno ai 20.000 abitanti, di<br />
cui un migliaio erano ceramisti. Il catastrofico<br />
terremoto del 1693 rase al suolo la città,<br />
che nell’arco di dieci anni risorse con un volto<br />
barocco, quello che ancora oggi sostanzialmente<br />
conserva.<br />
Caltagirone è una delle più importanti<br />
destinazioni turistiche della Sicilia, grazie al<br />
suo patrimonio artistico e maiolico ed alla bellezza<br />
dei suoi “belvederi” e monumenti. Asse<br />
principale della città è la lunga via Roma che,<br />
tagliandola in due, arriva fino ai piedi della<br />
famosa scalinata di Santa Maria del Monte. La<br />
scala costituisce il punto di collegamento tra<br />
la città vecchia, sede nel 1600 del potere religioso,<br />
e la parte nuova, dove furono costruiti<br />
gli edifici civili. In Piazza Umberto I si affaccia<br />
Necropoli preistorica della Montagna,<br />
Caltagirone
Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />
il Duomo di San Giuliano, edificio barocco che<br />
ha subìto notevoli rimaneggiamenti.<br />
L’<strong>Arte</strong> della Ceramica costituisce una tradizione<br />
millenaria, profondamente legata alla<br />
storia di Caltagirone sin dai tempi più antichi<br />
e che la rendono famosa in tutto il mondo.<br />
Da sempre si sono susseguite in questa città<br />
generazioni di artigiani ed artisti che hanno<br />
interpretato in modo originale la capacità<br />
della ceramica di creare forme e colori.<br />
CATANIA<br />
Secondo Tucidide, Catania fu fondata dai<br />
Calcidesi di Naxos intorno al 729 a.C.<br />
Nel 476 a.C. Katane, com’era chiamata allora,<br />
venne conquistata dal tiranno siracusano<br />
Gerone che ne cambiò il nome in Aitna,<br />
espulse gli abitanti calcidesi e la ripopolò con<br />
un cospicuo numero di siracusani e peloponnesiaci.<br />
Alla caduta della tirannide siracusana<br />
i calcidesi tornarono in possesso della città e<br />
dell’antico nome.<br />
Dall’ inizio del V secolo a.C. Catania tornò<br />
nell’orbita siracusana con la conquista di<br />
Dionigi I. I romani giunsero e conquistarono<br />
Catania nel 263 a.C., dando inizio ad un lunghissimo<br />
periodo molto favorevole per la città,<br />
che durò circa sette secoli. Nel 21 a.C. Augusto<br />
la innalzò al rango di colonia romana e que-<br />
Balcone del Monastero dei Benedettini, Catania, particolare<br />
Caltagirone, panoramica Caltagirone, la scala<br />
Ceramica d’arte calatina<br />
65
66<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
sto comportò per la città un incremento della<br />
popolazione, ma soprattutto un notevole<br />
ampliamento del territorio, con l’acquisizione<br />
della fertile piana a sud del fiume Simeto. Al<br />
periodo augusteo risalgono le prime grandi<br />
imprese architettoniche atte a trasformare Catania<br />
in una colonia romana: fu ricavata un’area<br />
per il foro e, allo stesso tempo, venne intrapreso<br />
un deciso riordino della rete stradale.<br />
Alla caduta dell’impero romano, Catania subì<br />
i danni delle incursioni barbariche, cui seguirono<br />
periodi di completo abbandono dei principali<br />
monumenti antichi, culminati nella concessione<br />
fatta da Teodorico, signore della Sicilia tra il<br />
491 e il 526, che permetteva lo smantellamento<br />
dell’anfiteatro e l’utilizzo dei blocchi di pietra<br />
lavica per le costruzioni private. L’appartenenza<br />
di Catania all’impero bizantino, durata tre secoli,
Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />
ebbe inizio con la conquista di Belisario nel 535.<br />
La presenza araba a Catania, all’indomani della<br />
conquista della Sicilia nell’827, non ha quasi lasciato<br />
tracce nella città.<br />
Con l’avvento dei Normanni, a Catania ebbe<br />
inizio la costruzione del Duomo, che creò una<br />
sorta di cuore del centro abitato attorno al quale<br />
si modellò la piazza principale. Al 1169 risale uno<br />
dei più devastanti tra gli eventi sismici che si ab-<br />
Piazza Duomo, Catania<br />
67
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
Biblioteca Ursino, Catania<br />
68 batterono su Catania, che ebbe effetti gravissimi<br />
sull’intero tessuto urbano. Tra il 1239 e il 1250<br />
venne edificato, per volontà di Federico II e su<br />
progetto dell’architetto Riccardo da Lentini, il<br />
Castello Ursino, che divenne, in periodo aragonese,<br />
la residenza preferita dei sovrani.<br />
Al tempo del regno di Alfonso il Magnanimo<br />
venne fondata (nel 1434) la prima Università<br />
dell’isola. Il Quattrocento fu un secolo d’oro per<br />
Catania. Ancora nel Seicento la città conservava<br />
uno schema urbano medievale, con le case e le<br />
strade serrate dalle mura bastionate. Nel 1669<br />
Catania venne investita dalla lava dell’Etna.<br />
Una violenta eruzione provocò una lunga<br />
colata lavica che dopo aver lambito il Castello<br />
Ursino si riversò in mare, allungando di fatto la<br />
linea costiera.<br />
Cortile del Palazzo dell’Università,<br />
Catania<br />
Il terremoto del 1693 provocò ulteriori e notevoli<br />
danni non solo a Catania, ma nell’intera<br />
Provincia etnea. Il periodo successivo al terremoto<br />
viene identificato, dal punto di vista architettonico,<br />
come quello della “ricostruzione”.<br />
Il concetto di spazio venne reinterpretato e la<br />
figura di maggiore rilievo nel campo architettonico<br />
fu quella dell’architetto Giovan Battista Vaccarini,<br />
che riuscì a contemperare lo stile barocco<br />
con ciò che il terremoto aveva lasciato in piedi,<br />
introducendo spesso nelle nuove costruzioni<br />
elementi del periodo greco e romano.<br />
Nella facciata del Duomo, ad esempio, Vaccarini<br />
inserì alcune colonne di granito ritrovate<br />
forse tra le rovine del teatro romano.<br />
La Via dei Crociferi, contornata da chiese,<br />
monasteri e poche abitazioni civili, è un esempio<br />
di unità dell’architettura barocca. Nel breve<br />
spazio di circa 200 metri sono presenti ben<br />
quattro chiese tra cui la prima è la Chiesa di San<br />
Benedetto, collegata al convento delle suore benedettine<br />
dall’arco omonimo che sovrappassa<br />
la via. Proseguendo si incontra la Chiesa di San<br />
Francesco Borgia, alla quale si accede tramite<br />
due scaloni. A seguire si incontra il Collegio dei<br />
Gesuiti, con all’interno un bel chiostro con portici<br />
su colonne ed arcate. Di fronte al Collegio è<br />
ubicata la Chiesa di San Giuliano, considerata<br />
uno degli esempi più belli del barocco catanese.<br />
MILITELLO IN VAL DI CATANIA<br />
Militello in Val di Catania è un centro agricolo<br />
della Provincia etnea. Sorge sulle propag-<br />
Via dei Crociferi,Catania
Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />
gini nord-orientali degli Iblei ad un’altitudine<br />
di 422 metri. Sembra che il primo nucleo<br />
urbano sia sorto in età bizantina, nella valle<br />
del fiume Lèmbasi, a sud dell’attuale abitato,<br />
come testimonia la trasformazione di necropoli<br />
preistoriche in abitazioni e in luoghi di<br />
culto cristiano. Il territorio di Militello è infatti<br />
disseminato non solo di siti preistorici ma anche<br />
di necropoli databili tra il V e il II secolo<br />
a. C. Dopo la dominazione araba, comincia la<br />
storia documentata della città, che già in epoca<br />
medievale assume notevole rilievo come<br />
centro fortificato. Militello rimase feudale fino<br />
a tutto il XVIII secolo. Nel corso dei secoli, Militello<br />
divenne un importante centro religioso<br />
e culturale, arricchendosi di chiese, monasteri,<br />
palazzi, e raggiungendo l’apice della fioritura<br />
culturale ed artistica nel primo ventennio del<br />
’600, quando fu retta da Don Francesco Branciforte<br />
e Donna Giovanna d’Austria, figlia del<br />
vincitore di Lepanto. Distrutta dal terremoto<br />
del 1693, Militello venne ricostruito sviluppando<br />
le direttrici dell’espansione seicentesca,<br />
arricchendosi di nuove opere monumentali.<br />
Militello è ricco di chiese e palazzi, soprattutto<br />
di matrice barocca, che ne fanno uno dei<br />
più importanti centri del Val di Noto. Tra le chiese<br />
e i monasteri scampati al sisma si ricordano<br />
l’Abbazia di San Benedetto (XVII sec) e l’oratorio<br />
della Madonna della Catena (XVI secolo). Ben<br />
altra sorte toccò alla Chiesa della Madonna della<br />
Stella la Vetere e alla Matrice di San Nicolò,<br />
distrutte nel 1693 e riedificate nel XVIII secolo<br />
più a nord dell’antico abitato.<br />
Militello in Val di Catania, veduta<br />
Palazzo Comunale,<br />
Militello in Val di Catania,<br />
particolare<br />
Chiesa Santa Maria della Stella,<br />
Militello in Val di Catania, particolare
70<br />
Itinerari<br />
Il dal mare all’alta montagna, dalla pianura<br />
territorio della Provincia di Catania offre<br />
scenari incredibilmente diversi tra loro,<br />
assolata alle ombrose e strette gole dei fiumi,<br />
ed ospita città dalla storia secolare e di grande<br />
bellezza. La sua attrattiva più nota è sicuramente<br />
rappresentata dal vulcano attivo più alto d’Europa:<br />
l’Etna (3323 metri).<br />
Cratere dell’Etna<br />
Oggi Parco Nazionale, con flora e fauna protette,<br />
è meta costante di escursioni ed è ricco di<br />
boschi di lecci, pini, castagni, pioppi ed anche<br />
faggi e betulle. Nella parte più alta, dove la vegetazione<br />
si fa più rada e prendono il sopravvento<br />
le sabbie vulcaniche, si aprono i grandi crateri<br />
ancora attivi, che con la potenza primordiale<br />
del fuoco e della lava offrono uno spettacolo<br />
indimenticabile. Alle pendici dell’Etna sorgono<br />
numerosi paesi: dal versante di sud-est, Pedara,<br />
Trecastagni, Nicolosi, zafferana e Milo offrono<br />
lo splendido panorama della costa ionica. Da<br />
Nicolosi e, dal versante opposto, Linguaglossa, è<br />
possibile accedere alle escursioni verso i crateri<br />
sommitali e, in inverno, alle stazioni sciistiche.<br />
La via degli Archi, randazzo<br />
Sul versante nord, Randazzo e Castiglione di<br />
Sicilia ospitano numerosi esempi di architettura<br />
medievale, mentre ad ovest, nei pressi di Bronte,<br />
è possibile visitare il Castello di Nelson, che<br />
sorge sull’area dell’antica Abbazia Benedettina<br />
di Santa Maria.<br />
La costa, bagnata dal mar Ionio, partendo da<br />
sud fino ad arrivare al Porto di Catania, è costituita<br />
da una spiaggia lunga circa 15 chilometri,<br />
tutta di finissima sabbia dorata, la Playa, che in<br />
estate è interamente occupata da stabilimenti<br />
balneari, a parte il tratto della foce del fiume<br />
Simeto che è Riserva Naturale; proseguendo<br />
verso nord, il litorale è formato da una scura e<br />
frastagliata scogliera lavica che forma suggestive<br />
insenature. Qui incontriamo Acicastello,<br />
con il Castello Normanno a picco sul mare, e<br />
Acitrezza, con gli spettacolari Faraglioni che il<br />
mito vuole scagliati da Polifemo contro il fuggitivo<br />
Ulisse. Sotto Acireale, città che offre una<br />
gran quantità di splendidi edifici ecclesiastici<br />
Sicilia
Itinerari<br />
Militello<br />
in Val di Catania<br />
Caltagirone<br />
in stile barocco, come la Cattedrale della Santissima<br />
Madonna Annunziata e la Basilica Collegiata<br />
di San Sebastiano, la scogliera diventa<br />
molto alta, oltre i cento metri e forma la “Timpa”,<br />
ricca di vegetazione. Oltre la Timpa incontriamo<br />
alcuni caratteristici borghi marinari come<br />
Santa Maria La Scala, Santa Tecla e Pozzillo. Nel<br />
tratto finale, dal porto turistico di Riposto fino<br />
alla foce dell’Alcantara, il litorale torna ad essere<br />
una lunghissima spiaggia (20 chilometri) di<br />
ciottoli e sabbia vulcanica lambita da un mare<br />
trasparente.<br />
A sud il territorio della Provincia di Catania<br />
si allontana dalla costa e si caratterizza per la<br />
presenza di alcuni rilievi poco elevati: i monti<br />
Erei e gli Iblei. Su un rilievo degli Erei sorge<br />
Caltagirone, che domina tutta la zona denominata,<br />
appunto, “Calatino”. La città è famosa per<br />
la scalinata di Santa Maria del Monte, con i suoi<br />
142 gradini decorati da splendide ceramiche, e<br />
per i suoi numerosi e bellissimi edifici barocchi.<br />
Castiglione di Sicilia<br />
Randazzo<br />
Linguaglossa<br />
Bronte<br />
Milo<br />
Zaerana<br />
Etnea<br />
Trecastagni<br />
Nicolosi<br />
Acireale<br />
Pedara<br />
Acitrezza<br />
Aci castello<br />
Catania<br />
Sugli Iblei si erge il piccolo centro di Militello in<br />
Val di Catania, che offre un patrimonio incomparabile<br />
di pregevoli chiese e palazzi di matrice<br />
barocca, come la Chiesa della Madonna della<br />
Stella e quella di San Nicolò.<br />
Centrale, nell’ambito del territorio provinciale,<br />
la città di Catania vanta una collocazione<br />
invidiabile: lambita dal mare ad est e già alle<br />
pendici dell’Etna nella zona nord. Duemila anni<br />
di storia le hanno lasciato innumerevoli vesti-<br />
Scala interna del Monastero dei Benedettini, Catania<br />
gia da ammirare: l’Anfiteatro, il Teatro Antico e<br />
l’Odeon eretti dai Romani, l’imponente Castello<br />
Ursino fatto edificare da Federico di Svevia, tutto<br />
il centro storico, con l’asse portante della Via<br />
Etnea, ricostruito dopo il devastante terremoto<br />
del 1693 in stile barocco. Imperdibile la visita<br />
alla splendida Via Crociferi ed al Monastero dei<br />
Benedettini.<br />
Alba su Acitrezza<br />
71
72<br />
Eventi<br />
La mondo, attira ogni anno centinaia<br />
Festa di Sant’Agata a Catania, dal<br />
3 al 5 febbraio, famosa in tutto il<br />
di migliaia di persone.<br />
I festeggiamenti si protraggono per tre<br />
giorni, offrendo il suggestivo spettacolo dei<br />
devoti, vestiti con un camice bianco ed una<br />
berretta nera, che portano in processione per le<br />
strade della città la “vara”, con il prezioso mezzobusto<br />
contenente le reliquie della “Santuzza”<br />
e le undici candelore, alte colonne in legno,<br />
riccamente scolpite e decorate, contenenti dei<br />
cerei, che rappresentano le corporazioni delle<br />
arti e dei mestieri della città.<br />
Festa di Sant’Agata – offerta dei ceri, Catania<br />
Manifestazione Etnafest<br />
Il Carnevale di Acireale: dal 1929 ogni anno<br />
viene riproposta questa manifestazione caratterizzata<br />
dalla sfilata dei carri allegorici in cartapesta<br />
e dei grandiosi carri infiorati.<br />
Le processioni per la Settimana Santa: molto<br />
sentite dai devoti in tutta la Provincia sono le<br />
celebrazioni rituali della Settimana Santa; ad<br />
Adrano si rappresenta il dramma teatrale della<br />
Diavolata, a Licodia Eubea si assiste ai lamenti<br />
ed ai canti religiosi del XVI e XVII secolo, a<br />
Caltagirone, la Domenica di Pasqua, si tiene la<br />
rappresentazione detta “‘a Giunta”.<br />
La Festa di Sant’Alfio a Trecastagni il 10 maggio:<br />
i devoti, partiti di notte da Catania o da<br />
altri centri limitrofi, raggiungono il Santuario<br />
a piedi scalzi, portando grandi ceri votivi sulle<br />
spalle. Durante la festa c’è anche la tradizionale<br />
sfilata dei carretti siciliani addobbati.<br />
Festa di San Giovanni Battista<br />
– pantomina “u pisci a mari”, Acitrezza
Eventi<br />
“U pisci a mare” ad Acitrezza il 24 giugno:<br />
spettacolare pantomima recitata dai pescatori<br />
locali che, in un rito propiziatorio, ripropongono<br />
i gesti tipici della pesca al pescespada.<br />
“Etnafest“, da luglio a dicembre: una serie<br />
di spettacoli ed eventi culturali proposti dalla<br />
Provincia Regionale di Catania in città e nei<br />
vari comuni della Provincia.<br />
“Etna Blues Festival” a Mascalucia nel mese<br />
di luglio: rassegna ormai consolidata di artisti<br />
blues di fama internazionale e di giovani<br />
emergenti.<br />
“La Scala Illuminata” a Caltagirone, a luglio,<br />
nei giorni 14/15 e 24/25 sera: illuminazione della<br />
Scalinata con lumini ad olio inseriti in coppe<br />
di diversi colori che formano un suggestivo<br />
unico disegno.<br />
La Festa Medievale di Motta Sant’Anastasia,<br />
nella seconda metà di agosto: suggestiva<br />
rievocazione storica con spettacoli a tema e<br />
sfilate di sbandieratori.<br />
“A Festa da Bammina” a Ognina dall’8 settembre<br />
alla domenica successiva, dedicata alla<br />
“Madonna bambina”. Tra i riti che la caratterizzano,<br />
il più suggestivo è la processione serale delle<br />
barche dei pescatori lungo la costa della città.<br />
La Festa del Grano a Raddusa il 19 settembre:<br />
rievocazione delle antiche fasi della trebbiatura.<br />
“ViniMilo” a Milo a settembre: appuntamento<br />
a livello nazionale per gli operatori del settore<br />
enologico.<br />
La Sagra del Pistacchio a Bronte a ottobre,<br />
tradizionale sagra dedicata all’oro verde del<br />
comune etneo: il pistacchio.<br />
L’“Ottobrata” a zafferana Etnea: tutte le domeniche<br />
di ottobre ha luogo questa importante<br />
mostra-mercato dei prodotti tipici dell’Etna<br />
e degli antichi mestieri.<br />
Caltagirone, Festa di San Giacomo – scala illuminata<br />
Acireale, Carnevale<br />
– sfilata dei carri allegorici<br />
73
74<br />
Enogastronomia<br />
Il ci apprezzati e conosciuti nel mondo:<br />
territorio della Provincia di Catania offre<br />
una varietà incredibile di prodotti tipi-<br />
innanzitutto l’ “arancia rossa”, garantita dal<br />
marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta),<br />
dolce e ricca di vitamina C che viene coltivata<br />
in moltissimi comuni della Provincia.<br />
Arance della piana di Catania<br />
Bronte è la città del pistacchio. La pianta,<br />
introdotta dagli arabi, trae alimento dal terreno<br />
lavico e produce la più pregiata qualità<br />
di pistacchio.<br />
Altro frutto pregiato è la fragola di Maletto,<br />
la cui piantina, che nasce spontaneamente nei<br />
boschi, viene trapiantata a pieno campo, senza<br />
altri procedimenti artificiali che ne alterino le<br />
caratteristiche organolettiche.<br />
Mazzarrone e Licodia Eubea hanno realizzato<br />
una grande produzione di pregiata uva da<br />
tavola garantita dal marchio IGP, mentre l’altissima<br />
qualità dell’olio di Ragalna è garantita<br />
dal marchio DOP (Denominazione di Origine<br />
Protetta).<br />
Prodotti Etnei<br />
Da ricordare l’alta qualità dei carciofi di Ramacca<br />
e dei fichidindia di San Cono.<br />
Nel corso degli ultimi decenni i vini DOC<br />
(Denominazione di Origine Controllata) dell’Etna,<br />
unici come il “nerello mascalese”, hanno<br />
acquistato prestigio ed estimatori in tutto il<br />
mondo.<br />
A zafferana si è sviluppata una ottima<br />
produzione di mieli pregiati.<br />
Tutta la Provincia vanta<br />
un’eccellente produzione di<br />
prodotti caseari, tra i quali<br />
spiccano le ricotte di Vizzini.<br />
L’avere a disposizione<br />
prodotti così squisiti<br />
Pesce dello Ionio<br />
Fichidindia di San Cono<br />
Pasta alla Norma
Enogastronomia<br />
Informazioni utili<br />
COLLEGAMENTI AEREI<br />
Aeroporto Internazionale “Vincenzo Bellini”:<br />
Catania Fontanarossa, tel. 095 7239111<br />
www.aereoporto.catania.it<br />
COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />
Trenitalia FS: Stazione Centrale di Catania<br />
P.zza Papa Giovanni XXIII, tel. 095 532719<br />
www.trenitalia.com<br />
COLLEGAMENTI STRADALI<br />
Autostrada A18 Messina – Catania<br />
Frutta martorana<br />
ha permesso di sviluppare una raffinatissima<br />
produzione dolciaria: innanzitutto, le granite,<br />
deliziosi dolci freddi semicongelati, al gusto<br />
di limone, fragola, gelsi, pistacchio, mandorla,<br />
ecc.; inoltre le cassatelle di ricotta, le paste<br />
di mandorla o pistacchio, i “panserotti” alla<br />
crema o al cioccolato, le crispelle di riso. La<br />
cucina della Provincia di Catania presenta al-<br />
cuni piatti originali, ormai famosissimi, come la<br />
pasta alla Norma con salsa di pomodoro fresco,<br />
melanzane fritte e ricotta salata; i “masculini“,<br />
una varietà di alici tipica della costa catanese<br />
marinati, cioè da gustare crudi conditi con olio,<br />
sale e limone; la “parmigiana”, uno sformato<br />
di melanzane fritte condite con pomodoro e<br />
parmigiano.<br />
Cassatelle minne di Sant’Agata<br />
Autostrada A19 Palermo – Catania<br />
Autostrada N39 Siracusa – Catania<br />
DOVE DORMIRE<br />
Informazioni sull’ospitalità nella Provincia di Catania:<br />
http://turismo.provincia.ct.it/ospitalit/<br />
NUMERI UTILI<br />
Punti Informazioni della Provincia regionale di Catania:<br />
Via Etnea, 63/65 Catania – tel. 095 4014070<br />
Ufficio Turismo Provincia Regionale di Catania<br />
e-mail: turismo@provincia.ct.it<br />
75
Sicilia<br />
Villa romana del Casale, interno<br />
Provincia Regionale di Enna<br />
La Villa romana del Casale (Piazza Armerina)
Introduzione<br />
Sui Monti Erei, poco distante da Enna, si trova Piazza Armerina, dove importanti scavi attorno<br />
al 1950 portarono alla luce le meravigliosa struttura della villa Romana. Impressionante<br />
per sforzo e volumetrie, questa villa fu commissionata da un alto funzionario dell’Impero<br />
e risale attorno al 320-350 d.C. La domus ha evidenti caratteristiche da abitazione privata, ma<br />
presenta anche parti destinate a funzioni pubbliche. Eccezionali sono i mosaici interni che<br />
la decorano e costituiscono il massimo esempio a noi noto dell’arte romanica del mosaico.<br />
CrITErI DI AMMISSIONE<br />
Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso nel 1997 di inserire la località sulla base<br />
dei criteri (i), (ii), (iii), (che richiedono che il sito sia un capolavoro del genio creativo<br />
umano, debba mostrare un importante interscambio di valori umani sugli sviluppi<br />
dell’architettura, della tecnologia, delle arti monumentali, dell’urbanistica<br />
e rappresentare una testimonianza unica di una civiltà scomparsa)<br />
ritenendo che la Villa del Casale di Piazza Armerina sia un sublime<br />
esempio di lussuosa villa romana che illustra graficamente la<br />
prevalenza delle strutture sociali ed economiche del suo tempo.<br />
I mosaici che la decorano sono eccezionali per la loro<br />
qualità artistica e la novità dell’ampiezza.<br />
Villa romana del Casale, esterno<br />
77
78<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
Poco distante da Enna, Piazza Armerina<br />
si estende su tre colli, dominata dal Castello<br />
Aragonese, costruito da Martino<br />
I Re di Sicilia intorno alla fine del 1300, e dal<br />
Duomo dedicato alla Vergine Assunta che sorge<br />
sui resti di una chiesa più antica. All’interno del<br />
Duomo è custodita una Madonna che pare sia<br />
stata donata da Papa Niccolò II al gran Conte<br />
Ruggero, un crocifisso bifronte, interessante e<br />
unica opera di un non meglio identificato “maestro<br />
della Croce”. Il Museo Diocesano custodisce<br />
il tesoro del Duomo e altri pezzi preziosi, oltre<br />
a paramenti e statue di cera.<br />
Il centro storico è un interessante susseguirsi<br />
di palazzi nobiliari nelle caratteristiche vie medievali.<br />
Da vedere il portale di tufo intagliato<br />
nella Barocca Chiesa di San Rocco, cosi come il<br />
soffitto affrescato del Palazzo di Città, e gli affreschi<br />
del Borremans nella Chiesa di San Giovanni<br />
Evangelista. Fuori città, da visitare l’antico Priorato<br />
di Sant’Andrea, fondato da un nipote di Ruggero<br />
I nel 1096. Verso Valguarnera vale la pena<br />
sostare nel Parco Ronza, un’ampia area verde<br />
attrezzata che ospita alcune specie di animali.<br />
VILLA rOMANA DEL CASALE<br />
Era, con molta probabilità, la residenza di<br />
caccia dell’imperatore Massimiliano o di un importante<br />
patrizio romano. La villa si sviluppa in<br />
48 ambienti ricoperti da mosaici provenienti,<br />
quasi certamente, da maestranze nordafricane<br />
per via della autenticità con cui sono rappresentati<br />
i vari luoghi. Attraverso questi mosaici si può<br />
ripercorrere la storia del più grande fra gli imperi<br />
con le scene di vita quotidiana, le raffigurazioni<br />
di eroi e divinità, le scene di caccia e di giochi. Le<br />
rappresentazioni sono state orientate in modo<br />
che il lato frontale sia rivolto verso l’ingresso di<br />
ogni stanza. La sua struttura interna si articola<br />
attorno al peristilio e alla sua grande fontana,<br />
a monte dei quali si trovano la basilica e due<br />
appartamenti privati. A fianco, preceduto da<br />
un portico di forma ellittica, si trova un triclinio<br />
monumentale, mentre lungo i suoi fianchi<br />
sono presenti altri appartamenti e le sale delle<br />
dieta estiva ed invernale.<br />
Un ingresso monumentale introduce alla pars<br />
rustica della domus ed alle thermae, complete<br />
di frigidarium, tepidarium, calidarium, piscina e<br />
palestra. All’esterno sono stati rinvenuti due acquedotti<br />
usati per l’approvvigionamento delle<br />
fontane, dei servizi e del quartiere termale. Tutto<br />
il complesso architettonico della Villa è costruito<br />
su terrazze digradanti per permettere una<br />
perfetta e agevole dislocazione degli ambienti.<br />
Gli interni presentano una ricchezza decorativa<br />
pavimentale e parietale senza pari divenendo<br />
il massimo esempio giunto dell’arte<br />
romana del mosaico. Circa 3500 metri quadri di<br />
superficie sono ricoperti da mosaici in perfetto<br />
stato, forse eseguiti da maestri africani. Nello<br />
specifico è possibile dividere lo spettacolare<br />
svolgersi di queste scene in due filoni stilistici<br />
e narrativi riconducibili probabilmente a due<br />
esecutori differenti: il primo, più classico, si<br />
dedicò principalmente alla rappresentazione<br />
di scene epiche e legate alla mitologia, men-<br />
Mercato di Morgantina, Aidone Fornaci di Morgantina, Aidone
Castel del Monte<br />
La Villa romana del Casale (Piazza Armerina)<br />
Pavimento della Sala Privata Della Domina, Villa del Casale<br />
Gli amorini pescatori, mosaico nella Villa del Casale<br />
Pavimento della Sala Del Dominus, Villa del Casale<br />
79
80<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
tre il secondo posò il suo sguardo sulla vita<br />
quotidiana e domestica e sulla riproduzione<br />
fedele di animali e piante. Gli esempi di mirabile<br />
leggerezza e maestria sono innumerevoli, ma<br />
su tutti spicca la Grande Caccia raffigurante,<br />
con grande efficacia e dovizia di particolari,<br />
la cattura di animali feroci destinati ai giochi<br />
circensi. La Villa del Casale rappresenta una<br />
fondamentale testimonianza per la comprensione<br />
della vita e della civiltà romana di cui ci<br />
offre, grazie alla perfetta conservazione degli<br />
ambienti e delle rappresentazioni musive, un<br />
inimitabile affresco.<br />
Tra gli ambienti più rinomati la Sala della<br />
Danza il cui mosaico, incompleto, permette di<br />
vedere donne e uomini che danzano, la Sala<br />
delle Dieci Ragazze in bikini: le giovani donne<br />
sono intente a fare esercizi ginnici mentre nel<br />
registro inferiore una ragazza togata incorona<br />
un’altra fanciulla.<br />
Cacciatori con cinghiale, mosaico nella Villa del Casale<br />
La grande caccia, mosaico nella Villa del Casale La Lotta Contro I Titani, mosaico nella Villa del Casale
La Villa romana del Casale (Piazza Armerina)<br />
Atlete in bikini, mosaico nella Villa del Casale<br />
Vestibolo Antro di Polifemo<br />
La grande caccia, mosaico nella Villa del Casale<br />
81
82<br />
Itinerari<br />
Il<br />
territorio della Provincia di Enna ha una<br />
dotazione culturale ricca e diffusa e un<br />
considerevole patrimonio naturale. I principali<br />
Comuni a vocazione turistica sono:<br />
ENNA<br />
Porta laterale del Castello<br />
di Lombardia, Enna<br />
Il nome Henna, probabilmente di origine<br />
greca (en-naien, vivere dentro), viene ripreso<br />
dai Romani che vi antepongono il termine fortezza,<br />
Castrum Hennae, e poi dagli arabi (858-<br />
1091) che lo trasformarono in Kasrlànna (o Qasr<br />
Yannah o Qasr Yani), volgarizzato infine come<br />
Castrogiovanni.<br />
Subentrano poi i Normanni, che la rendono<br />
centro politico e culturale del loro regno, gli<br />
Svevi, gli Angioni e gli Aragonesi. Il periodo che<br />
ha lasciato segni visibili è quello medievale di<br />
Federico II di Svevia, che assume qui il titolo di<br />
Re di Trinacria (1314) e vi raduna il parlamento<br />
(1324), e degli Aragonesi: nascono il Castello di<br />
Lombardia, che rappresenta ancora oggi uno<br />
dei baluardi difensivi più importanti della Sicilia<br />
medievale; la torre di Federico II, alta ben 24<br />
metri e posta all’interno del parco pubblico; il<br />
Duomo originario del XIV secolo e ristrutturato<br />
in età barocca, dopo un rovinoso incendio. La<br />
città segue poi le vicende del resto dell’isola<br />
ribellandosi ai Borboni e sostenendo Garibaldi.<br />
Nel 1927 riassume il nome antico, Enna.<br />
AGIRA<br />
Ad Agira il mito diventa Fede e <strong>Storia</strong>. Perché<br />
questa bella cittadina ha aperto le sue porte ad<br />
Ercole, che qui costruì i templi dedicati ai suoi<br />
amici Gerione e Iolao; ha accolto San Filippo, che<br />
qui è sepolto; ed ha dato i natali a Diodoro Siculo<br />
il primo storiografo della storia. Vi si conserva<br />
praticamente intatto tutto il quartiere arabo, con<br />
quelle stradine che trovano giusta eco nel dna<br />
di ogni siciliano, e vi si conservano le antiche<br />
pietre – anche quelle dei templi – riutilizzate<br />
per l’edificazione delle sue belle chiese. Come<br />
quella maestosa dedicata a San Filippo, o quella<br />
preziosa dedicata a San Calogero, cui è affidato<br />
il compito di custodire l’eterno sonno di Filippo<br />
il Siriano e l’intero archivio di pergamene dall’XI<br />
al XVI secolo di proprietà di Santa Maria Latina,<br />
già Monastero di San Filippo costruito, come<br />
Enna, panorama Parco archeologico di Morgantina<br />
Sic
ilia<br />
vuole la leggenda, sul preesistente tempio di<br />
Gerione. Il tutto sotto lo sguardo severo dell’antico,<br />
e bellissimo, castello.<br />
AIDONE<br />
Sperlinga<br />
Troina<br />
Nicosia<br />
Regalbuto<br />
Agira<br />
Calascibetta Centuripe<br />
Enna<br />
Aidone<br />
La Villa Romana<br />
del Casale<br />
è una delle città più antiche e storicamente<br />
più rilevanti della Sicilia, come testimoniato dal<br />
parco archeologico di Morgantina e dal Museo<br />
Regionale che ospita, oltre ad ineguagliabili<br />
tesori, la “Venere di Morgantina” recentemente<br />
restituita all’Italia dal J. Paul Getty Museum di<br />
Malibù. La città fu costruita da Ruggero d’Altavilla,<br />
giunto sull’Isola per scacciare gli Arabi<br />
e portarvi la “civiltà”. Aidone è la bella Sicilia<br />
che fu, quella della multiculturalità arabo-normanna,<br />
e la bellissima Sicilia che è, quella del<br />
profumo dell’erba che odora di rugiada e delle<br />
pietre che raccontano la <strong>Storia</strong>. Qui la storia<br />
ha il colore giallo delle pietre di San Lorenzo,<br />
la Matrice dell’XI secolo (ma potrebbe essere<br />
stata edificata prima del Mille) che a sinistra<br />
del bellissimo portale gotico riporta incise le<br />
antiche misure del palmo e della canna. Qui<br />
la storia ha le forme morbide di Santa Maria<br />
La Cava, del XII secolo. Qui la <strong>Storia</strong> è scritta<br />
e riscritta come le antiche pietre utilizzate, e<br />
riutilizzate, per la Basilica di San Leonardo.<br />
CALASCIBETTA<br />
Araba nel nome (Kalath-Schibeth), ricca di<br />
chiese cristiane, custode di un integro quartiere<br />
ebraico. Questa è Calascibetta, dirimpettaia<br />
di Enna, che riassume tra le sue strade e i suoi<br />
campanili tutta la spiritualità del Mediterraneo.<br />
La sua fondazione è araba quale quartier generale<br />
per l’attacco contro l’inespugnabile Enna.<br />
Restano il Castello e la parte più antica della<br />
splendida Chiesa Madre, dedicata a San Pietro<br />
e Santa Maria Maggiore. All’interno della Matrice,<br />
molto rimaneggiata nel 1340 per volontà di<br />
Pietro d’Aragona, oltre che ai resti del fortilizio<br />
normanno si ammirano le bellissime colonne<br />
in pietra locale, un bassorilievo di scuola gaginesca<br />
e una pala d’altare, datata 1617, attestata<br />
al Gianforte. Dalla centrale Piazza Umberto si<br />
accede al quartiere ebraico percorrendo la via<br />
Giudea dove si trova il Convento dei Frati Minori<br />
Francescani, custode della preziosissima pala<br />
d’altare del 1610, attribuita a Filippo Paladini,<br />
raffigurante l’Adorazione dei Magi.<br />
CENTURIPE<br />
Di origine ellenica e romana, nel Duecento<br />
la città fu completamente distrutta ed abbandonata<br />
e ciò ha permesso ai resti archeologici<br />
di conservarsi fino al XVI secolo, quando Centuripe<br />
venne ricostruita proprio dove sorgeva<br />
l’antico abitato. Ed è magnifico passeggiare<br />
tra le diverse epoche storiche, passando per<br />
le rovine del Castello di Corradino (una villa<br />
Castello Gresti, Aidone Statua di Afrodite, Aidone<br />
Veduta con l’Etna, Centuripe<br />
83
84<br />
Itinerari<br />
romana del II secolo d.C.) proprio nel centro<br />
della città, dalla facciata barocca della Chiesa<br />
Madre, dalle pitture neolitiche alla struttura<br />
tecnologicamente avanzata del Museo Archeologico.<br />
E su questo continuo gioco tra passato<br />
e futuro Centuripe ha costruito la sua attività<br />
più famosa, ossia la perfetta riproduzione degli<br />
antichi marmi, ceramiche e terrecotte che i Greci<br />
e i Romani avevano disseminato largamente<br />
in tutto questo territorio.<br />
NICOSIA<br />
San Salvatore, Nicosia<br />
Di incerta origine greca o romana, qui gli<br />
Arabi vi soggiornarono a lungo, tanto che la<br />
città viene ricordata come l’oppidum Sarracenorum,<br />
la fortezza saracena. Chiara l’importanza<br />
anche per i Normanni che vi furono presenti<br />
in buon numero, tanto che ancora oggi la lingua<br />
dialettale è quel gallo-italico che risente<br />
fortemente delle accezioni nordiche. La storia<br />
di Nicosia è comunque molto complessa, così<br />
intrecciata a guerre e battaglie, e tutte costel-<br />
late dalla lunga rivalità tra i fedeli della Chiesa<br />
di Santa Maria, quella che nel Trecento era la<br />
vecchia nobiltà di origini latine, e quelli di San<br />
Nicolò, per così dire la nobiltà di nuova generazione.<br />
Queste due fazioni si sono scontrate<br />
più e più volte, combattendosi anche a colpi di<br />
opere d’arte, come testimonia il tetto ligneo di<br />
San Nicolò, oggi Cattedrale. Purtroppo l’originale<br />
Santa Maria venne distrutta dalla frana del<br />
1757, ma il tempio venne ricostruito ed oggi è<br />
la grandiosa Basilica di Santa Maria Maggiore.<br />
E se tra il Seicento e il Settecento non mancarono<br />
certo gli accidenti naturali, proprio in<br />
questi due secoli vennero costruiti la maggior<br />
parte dei monumenti e delle chiese che oggi<br />
rendono Nicosia un vero gioiello.<br />
PIAzzA ARMERINA<br />
Palazzo Trigona, Piazza Armerina Portale della Chiesa<br />
di Santa Maria Maggiore, Nicosia<br />
Il mondo intero sa cosa è Piazza Armerina,<br />
per la Villa Romana del Casale ed i suoi meravigliosi<br />
Mosaici (IV sec d.C.) dichiarati patrimonio<br />
mondiale dell’umanità dall’UNESCO. La città è<br />
ben riconoscibile fin da lontano per via di quel<br />
suo Duomo, secentesco di costruzione, ma<br />
tanto siciliano nell’animo, tutto proteso com’è<br />
a gareggiare in eterno con il cocuzzolo bianco<br />
dell’Etna che svetta alle sue spalle. E niente altro<br />
ha la forza di intromettersi tra questi due giganti,<br />
casa di un Dio brutto e bruciacchiato il primo,<br />
casa di un Dio che è pace e bellezza il secondo,<br />
non per niente consacrato alla Madonna delle<br />
Vittorie. A Lei è dedicata una delle manifestazioni<br />
più conosciute di tutta la Sicilia, il Palio dei<br />
Veduta del Duomo, Piazza Armerina
Itinerari<br />
Normanni, che ogni 13 e 14 agosto mette in<br />
scena l’arrivo di Ruggero il Normanno, onorato<br />
dal drappo dipinto, si dice, da San Luca.<br />
REGALBUTO<br />
Il suo nome non lascia adito a dubbi: stiamo<br />
parlando della stazione del Casale dei<br />
Musulmani, il rahl-butah di cui parla esplicitamente<br />
il conte Ruggero quando nel 1090<br />
scrive: “Ho concesso in perpetuo al vescovo<br />
messinese della Chiesa di San Nicolò il casale<br />
dei Saraceni, denominato Butahi. Con tutte le<br />
sue proprietà e pertinenze secondo le antiche<br />
divisioni dei Saraceni”. Ed anche se la genialità<br />
dei Normanni fece sì che i cristiani potessero<br />
erigere nel Duecento la prima Chiesa Madre<br />
del paese, la stessa saggezza permise che qui<br />
molti arabi decidessero di abitare, anche per<br />
molto tempo dopo il Trecento. Per moltissimi<br />
anni fu l’emporio mediterraneo del frumento,<br />
e il suo periodo barocco è quello che ci ha<br />
lasciato il maggior numero di testimonianze.<br />
O almeno sono queste quelle che sono scampate<br />
ai pesantissimi bombardamenti della<br />
Seconda Guerra Mondiale, bombardamenti<br />
che hanno distrutto circa un quarto della cittadina.<br />
Per fortuna molti sono gli angoli rimasti<br />
intatti, a partire dalla scenografica quinta<br />
che chiude Piazza della Repubblica, dove la<br />
Matrice unisce il suo prospetto a quello del<br />
Palazzo del Municipio. Ed intatto - anzi, più<br />
bello - è il panorama che si apre in fondo alla<br />
collina, dove il lago Pozzillo riluccica tra la<br />
fitta vegetazione del parco, dando al paese<br />
un tocco per così dire alpino.<br />
SPERLINGA<br />
è possibile che il suo nome derivi dal latino<br />
spelunca, ossia grotta. E questo si sposa a<br />
meraviglia con le grotte abitate fin da epoche<br />
remotissime che ancora oggi si aprono lungo<br />
le pendici della rocca su cui sorge l’imponente<br />
castello, grotte che sono sfruttate - con grande<br />
saggezza - per accogliere il Museo Etnografico.<br />
Sperlinga, la città dal feroce maniero che solo<br />
resistette ai venti rivoluzionari di Sicilia, quei<br />
Vespri (1282) che lasciarono la scritta “Quod<br />
Siculi Placuit, Solo Sperlinga Negavit” (Solo<br />
Sperlinga negò ciò che piacque ai Siciliani).<br />
TROINA<br />
Residenza del Conte Ruggero d’Altavilla, non<br />
è improbabile che venne scelta allo scopo anche<br />
per il suo incredibile panorama, un abbraccio<br />
generoso a tutta la Sicilia, dallo Ionio alle Madonie.<br />
Troina ha anche molto di più. Innanzi tutto la<br />
sua urbanistica ancora squisitamente normanna,<br />
con le vie strette e ripide ad arrampicarsi fino alla<br />
Cattedrale, là dove si allarga la piazza, il centro<br />
storico. La Cattedrale, dalla facciata settecentesca,<br />
sovrasta una zona ancor più caratteristica, il<br />
quartiere chiamato Scalforio, quello che al tempo<br />
degli Arabi era chiamato così perché “fuori<br />
le mura” e che, forse per questo, si è mantenuto<br />
nei secoli praticamente intatto.<br />
Il lago Pozzillo Castello di Sperlinga<br />
Cupola della Cattedrale, Piazza Armerina<br />
85
86<br />
Eventi<br />
turistica e culturale della Provincia<br />
ennese è sicuramente molto ricca<br />
L’offerta<br />
e varia, gli eventi più significativi sono<br />
rappresentati soprattutto da quelli religiosi e<br />
precisamente dalla Settimana Santa (ad Enna<br />
e Pietraperzia); dalla Festa della Madonna della<br />
Visitazione ad Enna (il 2 luglio); dal Festino di San<br />
Silvestro a Troina (i sabato e i lunedì di giugno);<br />
dalla Festa di San Giuseppe a Leonforte (la notte<br />
tra il 18 e il 19 marzo); e dal Presepe vivente di<br />
Agira (il 24 dicembre).<br />
Riscuotono notevole successo anche le seguenti<br />
manifestazioni:<br />
Il Palio dei Normanni a Piazza Armerina<br />
(12/13/14 agosto) che riproduce fatti ed avvenimenti<br />
accaduti un migliaio di anni fa. Protagonista<br />
il Conte Ruggero, figlio del Re Normanno<br />
Tancredi che arrivato in Italia agli inizi di questo<br />
millennio aiutò il fratello Roberto il Guiscardo<br />
a conquistare la Calabria e la Sicilia, dominate<br />
allora dai Bizantini e dai Saraceni. La parte più<br />
folcloristica è quella rappresentata dalla “quintana”<br />
presso il campo sportivo. Alcuni cavalieri<br />
si sfideranno in prove di abilità e destrezza, al<br />
cui superamento viene attribuito un punteggio.<br />
Vincerà la squadra che avrà realizzato più punti.<br />
La Sagra del Tortone a Sperlinga (16 agosto),<br />
trasposizione in chiave rievocativa della<br />
vita che per secoli si protrasse nel chiuso<br />
delle grotte, antiche abitazioni del borgo<br />
rupestre. Il momento principale della<br />
Palio dei Normanni,<br />
Piazza Armerina<br />
Sbandieratori al Palio dei Normanni, Piazza Armerina<br />
festa è rappresentato dal Corteo storico “Dama<br />
dei Castelli di Sicilia” al quale partecipano<br />
oltre 25 Comuni della Sicilia con la propria<br />
Dama. Nel corso della manifestazione maestri<br />
d’armi inscenano gesta eroiche, richiamando<br />
l’episodio dell’assedio al castello durante la<br />
rivoluzione del vespro (1283). Non mancano<br />
i prodotti locali tra i quali il Tortone, un dolce<br />
tipico fatto con farina, olio d’oliva e cosparso<br />
di zucchero e cannella.<br />
La sagra delle pesche di Leonforte (prima domenica<br />
di ottobre) che si svolge principalmente<br />
con la degustazione della famosa e dolcissima<br />
pesca e con spettacoli vari eseguiti da gruppi<br />
folcloristici, giocolieri, attori di strada, modelle.<br />
L’infiorata di Nicosia che si svolge a giugno<br />
permette a veri e propri artisti nicosiani di dare<br />
sfogo alla propria creatività. Vengono realizzate<br />
infatti, con fiori spetalati ed utilizzati insieme a<br />
caffè e verdure, varie opere d’arte che ogni anno<br />
si attengono ad un particolare tema. Il tutto è<br />
accompagnato da mostre, degustazioni, manifestazioni<br />
artistiche.<br />
Il carnevale di Regalbuto, un appuntamento<br />
da non perdere per gli amanti del ballo e dell’allegria.<br />
La festa esplode negli ultimi tre giorni<br />
antecedenti le Ceneri con la sfilata dei carri allegorici,<br />
dei gruppi in maschera e delle “controdanze”.<br />
I costumi sbalordiscono per i colori, i tessuti<br />
utilizzati e per la realizzazione, assolutamente<br />
artigianale, di decori di estrema bellezza.<br />
Cerimonia del venerdì santo, Enna
Enogastronomia<br />
Il da ennese abbondantemente farcita con<br />
prodotto gastronomico più caratterizzante<br />
di questa Provincia è la guasted-<br />
tocchetti di salame e tuma, e il Pan del Dittaino,<br />
che si fregia del prestigioso marchio comunitario<br />
protetto. Numerose le specialità a base di pasta<br />
fresca tra cui: cavateddi co sucu, maccarrùna<br />
tri dita, maccheroni alla castrogiovannese, la<br />
pasta con la lenticchia nera, la frascàtula. Tra<br />
le carni: le stigghiole di capretto. Molte le pietanze<br />
a base di ortaggi e legumi, di carciofi,<br />
cardi, melanzane, finocchietti, peperoni, fave.<br />
La genuinità dei formaggi tipici dell’ennese è<br />
rappresentata dal piacentinu ennese, picurinu,<br />
tuma, primo sale, secondo sale, stagionato, i formaggi<br />
di capra, la provula ennese a pasta filata,<br />
le ricotte. Tra la frutta: le arance di Centuripe; le<br />
castagne di Troina; i fìchidindia di San Cono e<br />
Informazioni utili<br />
COLLEGAMENTI AEREI<br />
Dall’aeroporto di Palermo, Falcone Borsellino, la distanza<br />
è di circa 160 Km.<br />
Dall’aeroporto di Catania, Fontanarossa, la distanza<br />
è di circa 90 Km.<br />
COLLEGAMENTI STRADALI<br />
DA MESSINA:<br />
In auto percorrere la A18 per Catania, proseguire<br />
imboccando la A19 per Palermo e a circa 90 Km<br />
(da Catania) uscire allo svincolo Enna. La distanza<br />
complessiva è pari a quasi 200 km e si impiegano<br />
poco più di 2 ore.<br />
DA PALERMO:<br />
Percorrere la A19 in direzione Catania fino all’uscita<br />
per Enna. La distanza complessiva è pari a quasi 130<br />
km e si impiega poco più di 1 ora.<br />
DA CATANIA:<br />
In auto percorrere la A19 per Palermo e a circa 90<br />
Km uscire allo svincolo Enna. Si impiegano poco<br />
più di 50 minuti.<br />
Piazza Armerina; le mandorle di Agira, le nocciole<br />
di Piazza Armerina; le pesche tardive di<br />
Leonforte; i pistacchi di Barrafranca, Calascibetta<br />
e Pietraperzia. Sono note per bontà le olive e<br />
l’olio di Leonforte e Regalbuto. Vasta la quantità<br />
e l’originalità dei dolciumi di questa Provincia:<br />
i vuccidrati, i masciatèddi nuziali, i mustazzola<br />
di vinu cuottu’nfasciateddi; dolciumi quali cannatèlle,<br />
chitellini, pittiddi, zìppuli; gli zuccarini,<br />
il tortòne, le cassatèddi di ricotta, ravioloni a<br />
mezza-luna fritti; l’originale torrone di mandorle<br />
e nocciole; i biscotti farciti di cucuzzàta o con<br />
crema di pistacchi, a forma di agnellini, i viscòtta<br />
rizzi, i biscotta ca liffia, i panierini con l’uovo, le<br />
pecorelle di pasta reale.<br />
Piacentino ennese<br />
NUMERI UTILI<br />
L’UFFICIO TURISTICO REGIONALE:<br />
Piazza Colaianni, 6, 94100 Enna<br />
tel. 0935 500875 fax: 0935 26119<br />
INFO POINT TURISTICO:<br />
Via Roma, 413 Enna – tel./fax: 0935 502362/504349<br />
PRO LOCO IN PROVINCIA DI ENNA<br />
Agira: Piazza F. Crispi, 1 – tel. 0935 692978<br />
Aidone: Via Mazzini – tel. 0935 86557<br />
Barrafranca: Via Vasapolli, 107 – tel. 0934 467015<br />
Calascibetta: Via Dante Alighieri, 2<br />
Catenanuova: Piazza Municipio, 15 – tel. 0935 75483<br />
Centuripe: Piazza Duomo, 15 – tel. 328 3668662- 392<br />
6566390<br />
Cerami: Via Della Regione, 19 bis – tel. 0935 939020<br />
Leonforte: Corso Umberto, 253 – tel. 0935 904035<br />
Nicosia: Piazza Giannola, 5 – tel. 0935 630775<br />
regalbuto: Via G.F. Ingrassia, (c/o centro giovanile<br />
Lasalliano) – tel. 0935 71493<br />
Troina: Via S. Silvestro, 71 – tel. 0935 656981<br />
Valguarnera: Via Archimede, 15<br />
87
Basilicata<br />
Matera, panoramica<br />
Provincia di Matera<br />
I Sassi e il Parco delle Chiese rupestri
Introduzione<br />
I<br />
Sassi di Matera dal 1993 sono registrati nella Lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO.<br />
Rappresentano uno straordinario ecosistema urbano tanto da essere il primo sito iscritto<br />
nell’Italia meridionale. Inoltre, costituiscono un esempio eccezionale di accurata utilizzazione<br />
delle risorse naturali: acqua, suolo, energia.<br />
CrITErI DI AMMISSIONE<br />
Nel rapporto della commissione che ha verificato la rispondenza del luogo ai criteri di valutazione<br />
dell’UNESCO, si evince che la candidatura di Matera risponde ai seguenti criteri:<br />
criterio (iii): i Sassi di Matera e il Parco delle Chiese Rupestri costituiscono uno straordinario<br />
esempio di insediamento rupestre perfettamente adattato alle sue caratteristiche geomorfologiche<br />
e al suo ecosistema in continuità da oltre due millenni;<br />
criterio (iv): i Sassi di Matera e il Parco delle Chiese Rupestri costituiscono un esempio eccezionale<br />
di insieme architettonico e paesaggistico che illustra le tappe principali della storia dell’umanità;<br />
criterio (v): i Sassi di Matera e il Parco delle Chiese Rupestri rappresentano un eccezionale<br />
esempio di insediamento umano tradizionale e di uso del territorio che mostra l’evoluzione di una<br />
cultura che ha mantenuto, nel corso dei secoli, un rapporto armonioso con l’ambiente naturale.<br />
Matera, veduta<br />
89
90<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
Città simbolo della cultura italiana,<br />
situata in posizione strategica tra il<br />
Mare Adriatico e il Mar Ionio distanti<br />
entrambi dai 40 ai 60 chilometri, Matera ha la<br />
sua grande attrazione nell’eccezionale centro<br />
storico chiamato i “Sassi”. Terra dove storia e<br />
natura, sacro e profano si fondono in maniera<br />
armoniosa, così si presenta Matera al visitatore,<br />
luogo misterioso, quasi sacro, che spinse<br />
Pier Paolo Pasolini ad ambientarvi Il Vangelo<br />
secondo Matteo, trasformandolo in un indimenticabile<br />
luogo evangelico, e Mel Gibson<br />
a consacrarla meta turistica internazionale. I<br />
Sassi, rioni antichi di Matera, costituiscono un<br />
insieme architettonico e urbano unico, quartieri<br />
realizzati nella roccia calcarea, lungo i pendii<br />
di un profondo vallone dalle caratteristiche<br />
naturali e singolari, la Gravina. Oggi il recupero<br />
dei Sassi ha dato nuova vita a questa zona,<br />
eppure l’impatto è ancora impressionante, ci<br />
si trova di fronte a un giardino di pietra dal<br />
fascino arcaico che solo una delle città più<br />
antiche del mondo può esibire. Matera va<br />
esplorata a piedi su e giù per vicoli di pietra,<br />
tra case e Chiese Rupestri valorizzate da una<br />
fiabesca illuminazione notturna.<br />
Una volta arrivati a Matera, ci incamminiamo<br />
verso la zona storica. In alto, su un picco<br />
I Sassi di Matera<br />
Matera, panoramica Matera, notturna
Chiesa di San Francesco d’Assisi, Matera<br />
Ipogei di Piazza V. Veneto, Matera<br />
I Sassi e il Parco delle Chiese rupestri<br />
Cattedrale di Matera, particolare<br />
Piazza Sedile, Matera, particolare<br />
91
92<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
roccioso, il cuore della città antica detta “Civita”,<br />
ai lati due depressioni naturali con i due<br />
quartieri Sassi, il Barisano e il Caveoso.<br />
Il territorio testimonia insediamenti continui<br />
dall’età paleolitica, con diversi reperti ritrovati<br />
nelle grotte sparse lungo le Gravine materane;<br />
passando per il Neolitico gli insediamenti diventarono<br />
poi più stabili e, successivamente,<br />
con le Età dei metalli nacque il primo nucleo<br />
urbano, quello dell’attuale “Civita”.<br />
Fu chiamata Mataia ole dai Greci, che deriva<br />
da Mataio olos, il cui significato è “tutto<br />
vacuo”, con riferimento alla Gravina, fossa at-<br />
traversata da torrenti; ulteriore ipotesi è che il<br />
nome derivi da Mata (cumulo di rocce).<br />
In età ellenica la zona fu sotto l’influsso delle<br />
popolazioni della Magna Grecia; nel 664 d.C. Matera<br />
passò sotto il dominio longobardo e venne<br />
annessa al ducato di Benevento. Nel corso del VII<br />
e VIII secolo molte comunità monastiche benedettine<br />
e greco-ortodosse si stabilirono presso le<br />
grotte. I secoli IX e X furono, invece, caratterizzati<br />
da lotte fra saraceni e bizantini che tentarono<br />
più volte di impadronirsi della regione. Dopo<br />
l’insediamento dei normanni in Sicilia, nel 1043<br />
Matera fu retta dal conte Guglielmo Braccio di<br />
I Sassi di Matera<br />
Cattedrale di Matera Matera, centro storico Campagna materana
I Sassi e il Parco delle Chiese rupestri<br />
Ferro e nei secoli seguenti, fra pestilenze e terremoti,<br />
Matera passò anche attraverso una breve<br />
fase comunale per approdare nel XV secolo<br />
ai d’Aragona e, attraverso quest’ultimi, ai conti<br />
Tramontano. Nel 1514 però, la popolazione,<br />
inferocita dalle ingiustizie e dalle vessazioni<br />
subite, insorse, riuscendo a uccidere il conte<br />
Giovanni Carlo Tramontano. Nel 1633, in epoca<br />
spagnola, Matera uscì dalla Provincia pugliese<br />
di Terra d’Otranto, di cui fino ad allora era parte<br />
integrante, diventando capoluogo della Basilicata.<br />
Tale titolo le rimase fino al 1806, quando<br />
Giuseppe Bonaparte trasferì le competenze a<br />
Potenza. Nel 1927 la città divenne capoluogo<br />
di Provincia.<br />
Nel 1935 la Provincia di Matera ospitò il<br />
confino dello scrittore, medico e pittore Carlo<br />
Levi, il quale, sulla scorta di quella che divenne<br />
un’esperienza umana profonda, nel 1945<br />
pubblicò il romanzo Cristo si è fermato a Eboli.<br />
Nel 1975, alla sua morte, Levi venne seppellito<br />
per sua volontà ad Aliano.<br />
Il 21 settembre1943 il popolo materano insorse<br />
contro l’oppressione esercitata dall’occupazione<br />
nazista, dopo che questi demolirono<br />
il “Palazzo della milizia” con all’interno undici<br />
persone, tra cui Natale e Francesco Farina, rispettivamente<br />
figlio e padre. Altre dieci persone<br />
trovarono la morte a seguito dei mitragliamenti<br />
tedeschi in ritirata. Matera fu la prima<br />
città italiana a insorgere contro i nazisti e per<br />
questo insignita della medaglia d’argento al<br />
valor militare. Nel 1948 nacque la questione<br />
dei Sassi di Matera, sollevata da Palmiro To-<br />
Chiesa di San Giovanni, Matera<br />
gliatti prima, e da Alcide De Gasperi dopo. I<br />
Sassi divennero il simbolo nazionale dell’arretratezza<br />
e del sottosviluppo del meridione<br />
d’Italia. Nel 1952 si giunse allo stanziamento<br />
di fondi per la costruzione di nuovi quartieri<br />
residenziali che svilupparono la città nuova,<br />
nella quale confluirono le quindicimila persone<br />
che abitavano le case-grotta. Di questi<br />
nuovi quartieri quello realizzato dall’INA-Casa,<br />
denominato “Le Spine Bianche”, rappresenta<br />
un’opera di grande rilevanza architettonica di<br />
quella corrente Neorealista del Razionalismo<br />
italiano del secondo dopoguerra.<br />
Matera attualmente conta oltre sessantamila<br />
abitanti. La città è ubicata a 401 m s.l.m.<br />
e dista soli 45 chilometri dal mare. Come su<br />
descritto consta di parti di varie epoche: quella<br />
più antica, dei Sassi congiunti, dallo sperone<br />
della “Civita”, con il Duomo; la parte medievale-rinascimentale<br />
lungo “il Piano”, ai bordi dei<br />
Sassi; alla fine, la città nuova con rioni molto<br />
eleganti realizzati dai più noti architetti italiani.<br />
Matera infatti è città molto vivace, aggiornata,<br />
con una cultura che vive di fatti contemporanei<br />
e di storia. Moltissime sono le chiese materane<br />
dal XIII secolo al XIX, con un gruppo più nutrito<br />
in stile barocco. San Giovanni, San Domenico e<br />
il Duomo sono le più antiche. Ciò dimostra che<br />
mentre esistevano le laure e le grotte, parallela<br />
si sviluppava una vita già cittadina. Le tre<br />
chiese citate risentono della cultura romanica<br />
e pugliese.<br />
Scultura artigianale Fontana Ferdinandea,<br />
Matera, particolare<br />
93
94<br />
Itinerari<br />
MATERA, LA CITTà DEI SASSI<br />
è d’obbligo per chi viene a Matera cominciare<br />
la visita dalla parte panoramica, cioè dal cosiddetto<br />
“belvedere” di Murgia Timone, dal quale si<br />
abbraccia, con un solo sguardo, buona parte dei<br />
Sassi. Di qui, attraverso agevoli sentieri, a sinistra,<br />
è facile raggiungere alcune Chiese Rupestri, tra<br />
le quali si distinguono, per la bellezza degli affreschi<br />
conservati, quella di Sant’Agnese, della<br />
Madonna delle Tre Porte e di San Vito.<br />
Matera, panoramica<br />
Una volta giunti in città, invece, l’itinerario<br />
consigliato è quello che conduce alla Chiesa<br />
e al Convento di Sant’Agostino, costruito nel<br />
1591 sui ruderi dell’antico cenobio (secolo XII)<br />
che ospitò San Guglielmo da Vercelli durante<br />
una sua visita a San Giovanni da Matera; dalla<br />
balconata antistante, si può ammirare uno<br />
scorcio suggestivo del Sasso Barisano. In particolare,<br />
sulla destra, si possono notare la Chiesa<br />
di San Pietro Barisano e il suo bel campanile a<br />
base quadrata. Scendendo lungo via d’Addozio<br />
e proseguendo poi sulla sinistra ci si imbatte<br />
nella Chiesa di Sant’Antonio Abate, interamente<br />
ricavata nel tufo, e nel Palazzotto del Casale,<br />
ottimo esempio di restauro conservativo.<br />
Percorrendo via Madonna delle Virtù, alzando<br />
lo sguardo sulla destra, si può scorgere la Torre<br />
Metellana; si raggiungono quindi due Chiese<br />
Rupestri: Santa Maria delle Virtù (con un interno<br />
a tre navate e altrettanti absidi e numerosi affreschi,<br />
tra cui una crocifissione settecentesca)<br />
e San <strong>Nicola</strong> dei Greci (che ospita pregevoli affreschi<br />
datati fra il XII e il XIV secolo).<br />
Proseguendo il cammino, si incontra la Chiesa<br />
di Santa Lucia alla Civita, che conserva un bel<br />
portale rinascimentale. Di fronte sorge la “Civita”,<br />
vero spartiacque tra i due Sassi, nonché la parte<br />
più antica della città (si ha motivo di ritenere<br />
che il primo insediamento risalga al 2500 a.C.);<br />
tra le case, spiccano il Palazzo Pomarici e i resti<br />
delle antiche mura medievali. Proseguendo, si<br />
Murgia Materana, Matera<br />
Murgia Materana, Matera I Sassi, Matera
Campania Basilicata<br />
Itinerari<br />
giunge a Piazza San Pietro Caveoso, che prende<br />
il nome dall’omonima Chiesa risalente al XIII secolo<br />
ma che della originaria struttura romantica<br />
conserva solo il campanile, molto simile a quello<br />
di San Pietro Barisano; l’interno, a tre navate, cela<br />
una stupenda cappella trecentesca dedicata a<br />
Sant’Antonio.<br />
Attraversando l’arco posto a destra della<br />
Chiesa, si giunge in Vico Solitario, ove è allestita<br />
una tipica “casa grotta” (immagine di un centro<br />
di vita familiare all’inizio del secolo) arredata<br />
con mobili dell’epoca e corredata di attrezzi da<br />
lavoro.<br />
Di qui, lungo salite sempre più ripide, si può<br />
giungere alla Chiesa, ex Monastero, di Santa Lucia<br />
e Agata alle Malve (IX-XI secolo) e alla vetta di<br />
Santa Maria de Idris, ove è posta anche la Chiesa<br />
di San Giovanni di Monterrone che presenta<br />
affreschi di ottima fattura (XI-VVIII secolo).<br />
Matera, panoramica<br />
Piazza Vittorio Veneto,<br />
Palazzo dell’ex Convento dell’Annunziata, Matera<br />
Irsina<br />
I Sassi e il Parco<br />
delle Chiese Rupestri<br />
Matera<br />
Grottole<br />
Tricarico<br />
Montescaglioso<br />
Salandra<br />
Accettura San Mauro<br />
Bernalda<br />
Ferrandina<br />
Forte<br />
Pisticci<br />
Gorgoglione Stigliano Craco<br />
Cirigliano Montalbano<br />
Tursi Jonico<br />
Aliano<br />
Scanzano Jonico<br />
Policoro<br />
Colobraro<br />
Valsinni Rotondella<br />
S.Giorgio<br />
Nova Siri<br />
Lucano<br />
Pomarico<br />
Grassano<br />
Calciano<br />
Miglionico<br />
Castelmezzano Garaguso<br />
Oliveto Lucano<br />
Pietrapertosa<br />
Più a monte, all’estremo del Sasso Caveoso,<br />
si trova il Convicinio di Sant’ Antonio, un complesso<br />
di quattro Chiese Rupestri sorte tra il<br />
XII e il XIII secolo, di elevato interesse storico e<br />
architettonico, nonché tappa obbligata per il<br />
cultore della civiltà rupestre.<br />
Calabria<br />
Torrente Gravina<br />
95
96<br />
Itinerari<br />
LE VIE DELLA COLLINA<br />
Uscendo da Matera, proseguendo in direzione<br />
sud, si arriva dopo 18 chilometri a Montescaglioso,<br />
città dalle antiche origini e con<br />
una grande Abbazia dedicata a San Michele<br />
Arcangelo. Da Montescaglioso, svoltando per la<br />
strada provinciale ex statale 380 e continuando<br />
per la statale 7 Appia, dopo circa 26 chilometri<br />
si arriva a Miglionico dove, su un’imponente<br />
collina, sorge il Castello del Malconsiglio. Da<br />
Miglionico, svoltando verso la statale 7 , dopo<br />
8 chilometri, si arriva a Grottole, una comunità<br />
suggestiva soprattutto per la Chiesa di Santa<br />
Maria Maggiore e il Castello.<br />
Abbazia di San Michele Arcangelo, Montescaglioso<br />
Matera, panoramica<br />
Abbazia di San Michele<br />
Arcangelo, Montescaglioso<br />
Uscendo da Grottole, sulla statale 96 a 30<br />
chilometri di distanza, si incontra Irsina, importante<br />
centro d’arte rinascimentale italiana.<br />
Superata questa rigogliosa comunità, percor-<br />
Castello del Malconsiglio, Miglionico<br />
rendo 30 chilometri verso la statale 96 si arriva<br />
a Tricarico famoso per il suo carnevale. Lungo<br />
la statale 407 si dipana un paesaggio meraviglioso,<br />
ricco di oliveti millenari, da dove si<br />
scorgono i resti del Castello di Uggiano a Ferrandina.<br />
Quest’ultima è una cittadina nota per<br />
i bei palazzi patrizi e per le numerose chiese.<br />
Proseguendo per la statale 407 si innalza Pomarico,<br />
che custodisce il Palazzo Marchesale,<br />
e ai cui margini si estende il bosco della “Manferrara”,<br />
che annovera diverse specie di piante<br />
e alberi. Uscendo dal paese e procedendo sulla<br />
statale 407 a 25 chilometri arriviamo a Pisticci, il<br />
cui rinomato rione Dirupo è inserito nell’elenco<br />
delle “100 Meraviglie d’Italia”. Superata Pisticci,<br />
proseguendo sulla statale 103 a 19 chilometri<br />
si giunge a Craco, territorio disabitato ma visitato<br />
da registi in cerca di suggestive location<br />
cinematografiche. Riprendendo la statale 103<br />
Festa del Maggio, Accettura
Itinerari<br />
Tursi<br />
a 20 chilometri dalla costa Ionica sorge Tursi,<br />
nota per la Rabatana, il primo nucleo abitativo<br />
circondato da profondi burroni, che consente<br />
di godere di una straordinaria vista.<br />
LE VIE DELLA MONTAGNA<br />
Partendo da Matera, attraverso la strada<br />
statale Basentana si giunge a San Mauro Forte,<br />
paese che rinnova un rito arcaico-popolare:”il<br />
Campanaccio”. Uscendo dal paese, in direzione<br />
della statale 277, si raggiunge Accettura,<br />
nota per la festa del “Maggio”. Oltrepassata<br />
Accettura, percorrendo la ex statale 277 e la<br />
strada provinciale ex statale 103 si incontra<br />
Stigliano, dove a fare da padrone ci sono la<br />
Chiesa dell’Assunta e i resti del Castello. Superato<br />
l’abitato, avanzando per la strada provinciale<br />
ex statale 103 a 14 chilometri, si arriva a<br />
Cirigliano dove è possibile ammirare il Palazzo<br />
Feudale e la Chiesa Madre dell’Assunta. Nei<br />
dintorni è davvero suggestiva la Cappella della<br />
Madonna della Grotta. Proseguendo verso<br />
la provinciale, ex statale 103, a 6 chilometri<br />
si giunge a Gorgoglione, chiamata “la piccola<br />
città della pietra” perché la pietra rappresenta<br />
la più importante risorsa naturale.<br />
LE VIE DEL MARE<br />
Uscendo da Matera, in direzione sud-ovest,<br />
dopo 40 chilometri si giunge a Bernalda; qui<br />
sono da visitare la Chiesa del Carmine e il Castello.<br />
Da Bernalda, percorrendo la statale 106,<br />
si estendono quaranta chilometri di spiagge<br />
che si affacciano sul mar Ionio, con le località<br />
di Metaponto, Marina di Pisticci, Scanzano Jonico,<br />
Policoro, Marina di Rotondella e Marina<br />
di Nova Siri.<br />
Metaponto 97<br />
rotondella Castello di Bernalda<br />
Matera, panoramica
98<br />
Eventi<br />
La il 2 luglio, può essere considerata,<br />
festa di Maria Santissima della Bruna,<br />
protettrice della città, celebrata<br />
a tutti gli effetti, l’icona degli eventi materani.<br />
Il culto della Madonna della Bruna è antichissimo,<br />
probabilmente risale al X-XI secolo; la<br />
celebrazione dell’attuale festa, invece, pare<br />
risalire a qualche secolo dopo, ancor prima,<br />
quindi, che Papa Urbano VI la introducesse, e<br />
che Bonifacio IX con la Bolla Superni begnitas<br />
Conditoris del 9 novembre 1389, deliberasse<br />
l’istituzione della festa liturgica della Visitazione<br />
per il giorno 2 luglio.<br />
La leggenda vuole che un giorno d’estate la<br />
Madonna, apparsa a un contadino alla guida<br />
del suo carretto, in una zona di periferia coincidente<br />
con l’attuale quartiere di Piccianello,<br />
abbia espresso, sotto le vesti di una popolana,<br />
il desiderio di essere condotta alla Chiesa Madre;<br />
ma, appena avviati, verso quella meta, la<br />
donna sarebbe scomparsa, lasciando al contadino<br />
una lettera che venne mostrata al vescovo.<br />
Costui, dopo avere letto la nota, volle recarsi<br />
nel luogo del miracoloso incontro. Dove si era<br />
compiuto un vero e proprio miracolo: al posto<br />
del povero carretto del contadino, ve ne era<br />
uno bello, addobbato riccamente e con sopra<br />
una statua della Vergine. I presenti, sbalorditi da<br />
questo prodigio, resero omaggio alla Madonna<br />
e quindi si diressero verso la Chiesa Madre,<br />
dove percorsero per tre volte l’intero perimetro<br />
della piazza, a significare la presa di possesso<br />
di quella sede da parte della Vergine. Da quel<br />
momento la Madonna “Bruna” venne acclamata<br />
quale protettrice della città.<br />
Caratteristica saliente dell’evento, che ha<br />
inizio all’alba del 2 luglio, è “lo strazzo del carro”,<br />
realizzato di cartapesta, che viene distrutto<br />
dalla folla in segno di giubilo e gratitudine. Naturalmente<br />
la distruzione avviene dopo avere<br />
deposto la statua della Madonna. Agli assalitori<br />
spetta come reliquia “il pezzo” di carro che si<br />
è riusciti a conquistare, ricordo di una grande<br />
festa, che culminerà nella tarda notte con una<br />
gara di fuochi pirotecnici e con l’appuntamento<br />
all’edizione successiva.<br />
A’ mogghj a’ mogghj all’ann c’vann, dicono<br />
i materani, augurandosi che l’anno successivo<br />
la festa sia ancora più ricca e più bella.<br />
Il carro della festa di Maria Santissima<br />
della Bruna<br />
Chiese rupestri, Matera
Enogastronomia<br />
Famoso e apprezzato è il Pane di Matera,<br />
ottenuto da una miscela di semole di grano<br />
duro e lavorato secondo un metodo<br />
antico praticato già nel Cinquecento. Cotto nei<br />
forni a legna, il pane assume il sapore e l’aspetto<br />
tipico, caratterizzato dalla particolare forma<br />
a cornetto, e si conserva fragrante per diversi<br />
giorni. Il Pane di Matera è oggi protetto dalla<br />
certificazione IGP (Indicazione Geografica Protetta)<br />
riconosciutagli dalla Comunità Europea.<br />
Da accompagnare al pane, l’olio extravergine<br />
di oliva, orgoglio dell’agricoltura locale,<br />
prodotto nelle campagne materane.<br />
Legati alla cultura rurale sono anche i numerosi<br />
formaggi: mozzarelle, burrate, ricotte e<br />
gli stagionati come il caciocavallo e il pecorino.<br />
Legumi – I legumi, la famosa “carne dei poveri”<br />
sono tutti presenti nella tradizione locale.<br />
I ceci, i fagioli, le cicerchie e le fave vengono<br />
preparati in vari modi, da soli in zuppa o con<br />
la pasta.<br />
Informazioni utili<br />
COLLEGAMENTI AEREI<br />
L’aeroporto più vicino è Bari Palese, distante appena<br />
50 Km circa.<br />
Per informazioni: www.provincia.matera.it<br />
COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />
Matera è collegata a Bari dalle Ferrovie Appulo Lucane<br />
FAL: tel. +39 080 5725229, sito web: www.fal-srl.it.<br />
Stazione per Matera FS di Bari, di Metaponto<br />
e di Ferrandina.<br />
COLLEGAMENTI STRADALI<br />
AUTOBUS<br />
Marino Autolinee.<br />
Autolinee Marozzi.<br />
Autolinee Liscio.<br />
AUTO<br />
Dalla costa tirrenica: immettersi nell’autostrada Salerno<br />
– Reggio Calabria. Seguire le indicazioni per<br />
Pasta – Sembrerebbe che la pasta sia originaria<br />
proprio della Basilicata. Tipici di Matera<br />
sono i cavatelli conditi sia con pomodorini,<br />
rucola e cacio, sia coi funghi o col sugo di carne.<br />
Carne – Tra le preparazioni più famose c’è il<br />
“cutturidd”, carne di pecora o di agnello messa<br />
a cuocere per molte ore in una pentola di<br />
terracotta con verdure e aromi.<br />
Dolci – I dolci della tradizione hanno nomi<br />
caratteristici come strazzate, schiumette, friselle.<br />
Si accompagnano con un bicchierino di<br />
rosolio locale.<br />
Vini – Oggi la Provincia di Matera conta undici<br />
vini a denominazione di origine controllata<br />
(DOC) di cui cinque vini rossi: Matera Rosso,<br />
Matera Moro Riserva, Matera Primitivo, Matera<br />
Moro e Passito Primitivo; tre vini bianchi: Matera<br />
Greco, Matera Bianco e Passito Bianco Malvasia;<br />
un rosato: Matera Rosato da primitivo; due spumanti:<br />
Matera Spumante metodo classico, Matera<br />
Spumante Rosé da primitivo metodo classico.<br />
Potenza. Quindi proseguire per Metaponto lungo la<br />
SS 407 “Basentana” fino alle indicazioni per Matera<br />
nei pressi di Ferrandina Scalo.<br />
Dalla costa adriatica: percorrere l’autostrada Bologna-Taranto<br />
fino all’uscita Bari nord. Proseguire per<br />
la zona industriale, per Altamura-Matera, cioè la<br />
SS 96 e poi la SS 99.<br />
Da Calabria e Sicilia: autostrada Reggio Calabria-<br />
Salerno. Uscire a Sibari e percorrere la SS 106 Jonica<br />
per Taranto. Prendere l’uscita Matera, nei pressi di<br />
Metaponto.<br />
Dal Salento: la strada più comoda prevede di superare<br />
Taranto, e percorrere la SS 106 Jonica fino<br />
all’uscita per Matera nei pressi di Metaponto.<br />
DOVE DORMIRE<br />
Federalberghi Basilicata:<br />
sito web: www.basilicata.federalberghi.it/<br />
e-mail: basilicata@federalberghi.it<br />
99
Sardegna<br />
Su Nuraxi dall’alto<br />
Provincia del Medio Campidano<br />
L’Area Archeologica Su Nuraxi di Barumini
Introduzione<br />
La sono la massima espressione architettonica e simbolica dell’antica e moderna civiltà<br />
storia di Barumini inizia circa tremila e cinquecento anni fa sulla collina dove gli antichi<br />
costruirono un nuraghe e un piccolo villaggio di capanne intorno ad esso. I nuraghi<br />
della Sardegna. Eccezionali monumenti, queste costruzioni a mezza strada tra l’edilizia difensiva<br />
e quella civile sono sopravvissute fino ai nostri giorni a testimonianza di una cultura millenaria<br />
collegata alle civiltà megalitiche del bacino del Mediterraneo.<br />
La civiltà nuragica svolse un ruolo importante nella diffusione della cultura micenea ed in<br />
seguito di quella fenicia, anche se alcune sue peculiarità rimangono avvolte dal mistero, forse<br />
incomprensibili perché estranee alla cultura greca classica.<br />
Le strutture architettoniche sono costituite da torri a due o tre piani a forma di tronco di cono,<br />
realizzate con pietre di notevoli dimensioni, disposte a secco in cerchi concentrici sovrapposti<br />
che si stringono verso la sommità.<br />
Su Nuraxi di Barumini è l’esempio più completo e meglio conservato di nuraghe.<br />
CrITErI DI AMMISSIONE<br />
Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso di inserire l’area nella World Heritage List nel<br />
1997 sulla base dei criteri (i), (iii) e (iv), ritenendo che i Nuraghi di Sardegna, dei quali Su Nuraxi è<br />
l’esempio principale, costituiscono un’eccezionale risposta alle specifiche condizioni geografiche,<br />
sociali, e politiche esistenti sull’isola in epoca preistorica. Evidenziano inoltre l’immaginazione<br />
innovatrice delle primitive popolazioni sarde in merito all’impiego di materiali e tecniche a disposizione<br />
di una comunità insulare preistorica.<br />
Su Nuraxi<br />
101
102<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
La<br />
storia di Barumini inizia circa tremila<br />
e cinquecento anni fa sulla collina<br />
dove gli antichi costruirono un nuraghe<br />
nuraxi ‘e cresia e un piccolo villaggio di<br />
capanne intorno. Qui poi vennero edificati sa<br />
cresia manna (oggi parrocchiale) alla fine del<br />
Cinquecento e su palazzu ‘e su marchesu (casa<br />
zapata) all’inizio del Seicento.<br />
Barumini si chiamava così forse già dall’origine,<br />
perché la radice bar del toponimo in<br />
lingua sarda significa “cavità”, “avvallamento”, in<br />
quanto la maggior parte del sito si estende in<br />
basso. Dunque Barumini può significare “bassura”,<br />
un fonema in composizione col suffisso<br />
ùmini frequente anche in altri toponimi della<br />
Sardegna.<br />
Tracce successive di murature romane nel<br />
centro abitato fanno supporre che l’agglomerato<br />
fosse una delle tante “ville” di latifondo<br />
romano. Dall’XI secolo Barumini fa parte del<br />
Giudicato di Arborea la cui curatoria di appartenenza<br />
è sino ai tempi feudali quella di Marmilla<br />
e di essa ne è il capoluogo. Nel 1358 figura un<br />
“vicariatu de Barumini”. Testimonianze edilizie<br />
nel paese di questo periodo sono le due chiese<br />
minori di San Giovanni (XIII secolo) e di San<br />
<strong>Nicola</strong> (fine del XII secolo).<br />
Nel 1410 poi Barumini passa al Marchesato<br />
di Oristano fino al 1479, quando la Sardegna<br />
entra in possesso della Corona Spagnola con<br />
il re Ferdinando il Cattolico.<br />
Già una sessantina di anni prima Barumini<br />
era diventata capitale di feudo per concessione<br />
reale, nel 1420, a Guglielmo Raimondo di<br />
Casa Zapata, Barumini<br />
Montecatena. Incorporato in seguito nel fisco<br />
reale, il feudo fu ceduto a Pietro di Rocalberti.<br />
Quest’ultimo, con il consenso di Carlo V, vende<br />
la baronia con le ville di Barùmini, Las Plassas<br />
e Villanovafranca a don Azor zapata, preside<br />
della Città di Cagliari.<br />
Barumini con l’insediamento dello zapata<br />
diviene capoluogo della baronia. è da questa<br />
data che prende fisionomia l’abitato e il tessuto<br />
urbano della Barumini che oggi conosciamo.<br />
Da segnalare nella prima metà dell’Ottocento<br />
la costruzione del nuovo Monte Granatico.<br />
Il resto della realtà urbana di Barumini è<br />
un intrecciarsi di case rurali di modesta fattura<br />
e di edifici dall’impianto architettonico più<br />
complesso. Di rilievo sono i numerosi portali<br />
ad arco presenti in tutto il territorio, esempio<br />
mirabile di uno stile che si è propagato fino ai<br />
giorni nostri.<br />
SU NUrAXI<br />
I nuraghi, simbolo della Sardegna di ieri e<br />
di oggi, sono la massima espressione architettonica<br />
dell’antica civiltà isolana. L’interesse<br />
degli archeologi per queste costruzioni risale al<br />
Cinquecento, ma solo nell’Ottocento cominciarono<br />
le ricerche scientifiche. Una delle scoperte<br />
più clamorose fu quella di Barumini, dovuta alla<br />
campagna di scavi condotta dall’archeologo<br />
Giovanni Lilliu tra il 1951 e il 1956.<br />
Su Nuraxi di Barumini è l’esempio più completo<br />
e meglio conservato di nuraghe, mentre<br />
il complesso di questi monumenti, sparsi su<br />
Su Nuraxi di Barumini
Castel del Monte<br />
L’Area Archeologica Su Nuraxi di Barumini<br />
Il Villaggio Nuragico<br />
Su Nuraxi, particolare Museo Casa Zapata, interno, Barumini<br />
103
104<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
tutto il territorio della Sardegna ed esclusivi<br />
dell’isola, costituisce una delle testimonianze<br />
più significative della cultura preistorica del<br />
bacino del Mediterraneo.<br />
I NUrAGHI NELL’ETà DEL BrONZO<br />
I nuraghi erano torri difensive a forma di<br />
tronco di cono realizzate con grossi macigni a<br />
secco, dotate di sale interne e coperte da tetti<br />
a volta a pseudocupola. Alcuni nuraghi, come<br />
nel caso di Su Nuraxi di Barumini, sono posti<br />
all’interno di recinti costituiti da torri più piccole,<br />
collegate da muri massicci. Le prime strutture<br />
difensive centrali, databili tra il 1500 e l’800 a.C.,<br />
sembra fossero state costruite da famiglie o da<br />
clan che vivevano isolati.<br />
Intorno alla fine dell’Età del Bronzo la società<br />
nuragica cominciò a evolversi in modo sempre<br />
più complesso, con una chiara tendenza verso<br />
la gerarchizzazione: alle torri isolate vennero<br />
incorporate altre strutture architettoniche che<br />
svolgevano funzioni sociali e difensive.<br />
L’ETà DEL FErrO: APOGEO E DECADENZA<br />
I più importanti interventi di sviluppo ed<br />
espansione dei dispositivi difensivi di Barumini<br />
risalgono all’inizio dell’Età del Ferro, tra il X<br />
e l’VIII secolo a.C., epoca che coincide con le<br />
invasioni cartaginesi dell’isola.<br />
In questo periodo furono rinforzati i sistemi<br />
difensivi di Barumini e le popolazioni cercarono<br />
protezione raggruppandosi attorno a queste<br />
massicce fortezze di pietra. Nella fase più evoluta<br />
il nuraghe si trasforma così in un villaggio fortificato,<br />
al cui interno vive il capotribù o principe<br />
che offre protezione al borgo limitrofo e, come<br />
nei castelli medievali, ne ospita gli abitanti e gli<br />
animali nei momenti di pericolo. Questi villaggi<br />
erano in realtà dei piccoli insediamenti urbani,<br />
abitati dalle famiglie dei soldati e da artigiani.<br />
Nel corso del VII secolo a.C. Su Nuraxi fu<br />
devastato dai Cartaginesi e il suo sistema difensivo<br />
praticamente distrutto. Nonostante ciò,<br />
l’insediamento fu conservato e le abitazioni<br />
ricostruite, sebbene con uno stile diverso.
L’Area Archeologica Su Nuraxi di Barumini<br />
Nel III secolo a.C. con la conquista della Sardegna<br />
da parte dei Romani, la maggior parte<br />
dei nuraghi venne abbandonata. Ma non fu il<br />
caso di Su Nuraxi: gli scavi archeologici hanno<br />
dimostrato infatti che il sito rimase abitato fino<br />
al III secolo d.C.<br />
I PrOBLEMI DI DATAZIONE<br />
Il periodo preciso della costruzione dei nuraghi<br />
è sempre stato tema di ampio dibattito<br />
tra gli archeologi, anche perché i dati ottenuti<br />
con la datazione al carbonio 14 e con il metodo<br />
della stratigrafia non coincidono.<br />
La principale caratteristica del complesso<br />
di Su Nuraxi è la sua massiccia torre centrale,<br />
costruita con grandi pietre a secco, cioè senza<br />
l’utilizzo di una malta legante che sembra<br />
risalire al secondo millennio<br />
prima di Cristo.<br />
All’interno si<br />
aprono tre sale,<br />
posta ognuna<br />
a un livello differente e unite da una scala a<br />
spirale. In origine la torre si elevava per più di<br />
18 metri di altezza.<br />
Le quattro torri laterali, aggiunte successivamente,<br />
sono collegate da un massiccio<br />
muro di pietra. Sulla facciata sud/est una<br />
stretta apertura a livello del suolo permetteva<br />
l’accesso al cortile delimitato dalle torri.<br />
In seguito la porta fu chiusa definitivamente<br />
e per entrare nella cittadella occorreva fare<br />
uso di una scala o di qualche altro dispositivo<br />
controllabile dall’interno.<br />
Successivamente le grosse mura subirono<br />
degli interventi di rinforzo e nello stesso<br />
periodo fu costruito un secondo recinto che<br />
circondava le case, semplici strutture in pietra,<br />
la maggior parte delle quali di dimensioni modeste<br />
e formate da un’unica stanza.<br />
Solo una costituisce un’eccezione: si tratta di<br />
una casa con una camera più grande delle altre,<br />
ritenuta dagli archeologi una sala del consiglio,<br />
probabilmente associata a qualche forma di<br />
gestione comunitaria del villaggio.<br />
Su Nuraxi, panoramica dall’alto<br />
105
106<br />
Itinerari<br />
La della Sardegna, è costituita da ven-<br />
Provincia del Medio Campidano, situata<br />
nella parte centro occidentale<br />
totto comuni e si suddivide in tre sub regioni:<br />
l’arburese - Monte Linas (Arbus, Guspini, Gonnosfanadiga,<br />
Villacidro), la Marmilla (Barumini,<br />
Collinas, Furtei, Gesturi, Genuri, Las Plassas,<br />
Lunamatrona, Pauli Arbarei, Sanluri, Sardara,<br />
Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna,<br />
Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca), ed il<br />
Campidano Centrale (Pabillonis, Serrenti, Serramanna,<br />
San Gavino Monreale, Samassi).<br />
LA COSTA<br />
La costa, uno dei litorali sardi più suggestivi<br />
con una notevole varietà di ambienti, si sviluppa<br />
per circa 50 chilometri, alternando estese<br />
spiagge dorate a tratti rocciosi, calette e falesie.<br />
Le spiagge di Scivu e Piscinas, prive di interventi<br />
urbanistici, hanno un entroterra dunoso<br />
che raggiunge i 3 chilometri di profondità e 40<br />
metri di altezza. Questo complesso è il più esteso<br />
d’Europa, dichiarato patrimonio dell’umanità<br />
Costa Arbus<br />
Pistis<br />
Torre dei Corsari<br />
Piscinas<br />
Scivu<br />
dall’UNESCO. Al centro della costa non mancano<br />
strutture balneari e agglomerati turisticoalberghieri<br />
a Portu Maga, Gutturu ‘e Flumini,<br />
Funtanazza, Torre dei Corsari e Pistis.<br />
LA MONTAGNA<br />
A ridosso della costa si erge il complesso<br />
montuoso del Linas e Monte Arcuentu, tra i più<br />
antichi dell’isola, ed il più elevato della Sardegna<br />
meridionale con i 1236 metri s.l.m. di “Punta<br />
Perda Sa Mesa”.<br />
Gli aspetti paesaggistici sono vari, per la presenza<br />
di vallate e canaloni con numerose cascate<br />
(Piscina Irgas, Muru mannu, Sa Spendula), di<br />
boschi di leccio, tasso, sughera, ed estensioni<br />
di macchia mediterranea.<br />
L’emblema di questo territorio è il cervo<br />
sardo, presente in circa 1500 esemplari che si<br />
possono ammirare tra le dune di Piscinas e tra<br />
le miniere abbandonate.<br />
LE GIARE<br />
Montevecchio<br />
Ingurtosu<br />
Villacidro<br />
La Giara è l’altopiano basaltico più conosciuto<br />
della Sardegna.<br />
L’Area Archeologica<br />
Su Nuraxi<br />
di Barumini<br />
Sardara<br />
Gesturi<br />
Setzu Tuili<br />
Sanluri<br />
Cervo sardo La spiaggia di Piscinas
Itinerari<br />
La Giara di Gesturi, Tuili e Setzu è una distesa<br />
di 4.267,6 ettari, generata oltre 2,5 milioni di anni<br />
fa da grandi eruzioni vulcaniche provenienti da<br />
due crateri, uno in località Punta zepparedda a<br />
609 metri sul livello del mare e l’altro a zeppara<br />
Manna a 580 metri.<br />
Per la sua natura e per le particolari biodiversità<br />
animali e vegetali che vi si trovano, si potrebbe<br />
definire un sontuoso altare tra i territori<br />
dei comuni di Gesturi, Tuili e Setzu.<br />
La primavera è il periodo ideale per visitarla<br />
ed ammirare i cavallini selvatici “quaddeddus”<br />
immersi in una prateria di ranuncolo bianco<br />
che ricopre i piccoli laghi temporanei, “paulis”.<br />
Di incerta origine, i cavallini hanno caratteristiche<br />
uniche: piccola statura e folta criniera. Ad<br />
oggi sono circa seicento gli esemplari puri che<br />
vivono allo stato brado, fortemente rispettati e<br />
tutelati da privati ed istituzioni pubbliche. Tra<br />
gli unicum della biodiversità della Giara, due<br />
crostacei, che vivono nei paulis, conosciuti col<br />
I Cavallini Quaddeddus<br />
Cascata sa spendula<br />
nome scientifico di Lepidurus apus e di Triops<br />
cancriformis, appartenenti all’ordine dei Notostraci.<br />
Rappresentano forme di vita animale tra<br />
le più antiche tuttora viventi non avendo subito<br />
particolari evoluzioni della struttura corporea.<br />
A pochi chilometri è presente altresì la Giara<br />
di Siddi di dimensioni ed altezza inferiori rispetto<br />
alla Giara di Gesturi, Tuili e Setzu.<br />
L’ARCHEOLOGIA<br />
Le radici dell’identità della Sardegna, “Sardità”,<br />
risalgono al II millennio a.C., quando è andata<br />
affermandosi la civiltà nuragica, unica nell’area<br />
mediterranea. Le prime testimonianze rinvenute<br />
risalgono al 1800 a.C. come il protonuraghe<br />
Bruncu Madugui a Gesturi.<br />
Il Medio Campidano vanta la presenza della<br />
più alta espressione della civiltà nuragica, dichiarata<br />
dall’UNESCO patrimonio dell’umanità: la<br />
Reggia “Su Nuraxi” di Barumini è il sito archeologico<br />
più visitato dell’isola.<br />
A brevissima distanza è situato “Su Nuraxi e’<br />
cresia”, un unicum poiché inglobato all’interno<br />
del Palazzo Nobiliare Casa zapata del XV secolo.<br />
Di grande rilevanza anche i complessi archeologici<br />
“Genna Maria” a Villanovaforru e “Su<br />
Mulinu” a Villanovafranca, situati su alture dominanti:<br />
il primo si affaccia sia sulla Marmilla che<br />
sul Campidano centrale sino al Golfo di Oristano.<br />
All’interno del nuraghe “Su Mulinu” è presente<br />
un altare nuragico della prima Età del Ferro<br />
dove si ipotizza venissero compiuti riti sacrificali.<br />
Il culto dei morti del neolitico (III secolo a.C.),<br />
Las Plassas<br />
107
108<br />
Itinerari<br />
è documentato dalle Domus de Janas ricavate<br />
nella roccia, come Sa Domu ‘e S’Orcu di Setzu.<br />
Contemporanee ai nuraghi sono le sepolture<br />
megalitiche (Tomba dei Giganti) quali Sa Dom’è<br />
S’Orcu di Siddi, quella in località San Cosimo a<br />
Gonnosfanadiga, Su Cuaddu e Nixias di Lunamatrona.<br />
A Collinas sono visibili le due tombe<br />
di Sedda sa Caudeba.<br />
Il monumento con il miglior stato di conservazione<br />
è il Pozzo Sacro di Santa Anastasia<br />
a Sardara, ubicato nel centro storico, vicino al<br />
Museo di Villa Abbas dove si trovano i reperti<br />
rinvenuti nelle campagne di scavo.<br />
Il periodo romano è attestato in molte località,<br />
come la città di Santa Maria di Neapolis a<br />
Guspini (Sant’Antonio di Santadi) ai bordi dello<br />
stagno di San Giovanni. A 3 chilometri da Sardara<br />
sono ancora utilizzate le antiche terme (III – I<br />
secolo a.C.), Aquae Neapolitanae, note come<br />
terme di Santa Maria Acquas.<br />
Tomba dei giganti, Siddi<br />
Nuraghe Gennamaria, Villanovaforru<br />
I CASTELLI GIUDICALI<br />
Il Medio Campidano, al confine tra i Giudicati<br />
di Arborea e Cagliari, è costellato dalle vestigia<br />
di un sistema difensivo composto da fortificazioni<br />
strategiche, legate alla vita militare come<br />
alla sussistenza dei borghi sorti ai loro piedi.<br />
Lungo il confine tra i giudicati, dall’XI secolo<br />
furono eretti i castelli di Monreale (Sardara) e<br />
Las Plassas, di cui restano parti della mura sulle<br />
colline che dominano Campidano e Marmilla.<br />
Il Castello di Sanluri fu costruito nel 1355,<br />
unico tra gli oltre ottanta in Sardegna a risultare<br />
integro, oggi sede di un importante Museo<br />
Risorgimentale.<br />
ARCHEOLOGIA MINERARIA<br />
I monti del Guspinese e dell’Arburense, ricchi<br />
di giacimenti di zinco e piombo argentifero,<br />
e il territorio di Gonnosfanadiga, con i filoni di<br />
molibdeno e stagno, furono oggetto di un’intensa<br />
attività estrattiva fin dall’epoca romana.<br />
Montevecchio in particolare, con i suoi oltre<br />
cento chilometri di gallerie, era considerata la<br />
più imponente miniera d’Italia.<br />
Furono costruiti centri abitati, quali Montevecchio<br />
ed Ingurtosu, con le strutture di supporto<br />
all’attività mineraria.<br />
Nella seconda metà del XX secolo è cessata<br />
l’attività estrattiva e tutto è stato parzialmente<br />
dismesso, ma il fascino dei luoghi e delle costruzioni<br />
è tale che è stata avviata, ed in parte<br />
conclusa, un’azione di recupero di siti ed edifici.<br />
Monte Arcuentu, panoramica
Eventi<br />
La mente connessa alla religiosità ed<br />
festa come momento di svago, di<br />
riposo e di allegria, è tradizional-<br />
al culto locale. Alla celebrazione della Pasqua<br />
“pasca manna”, del Natale “paschixedda”, del Patrono<br />
e di Ognissanti, si affiancano le feste delle<br />
chiese patronali, rionali e di quelle campestri.<br />
Le grandi feste locali (durano almeno due<br />
o tre giorni) seguono il calendario della civiltà<br />
contadina e sono concentrate tra la fine della<br />
primavera e l’inizio dell’autunno.<br />
Espressione della religiosità sono le processioni<br />
che vengono arricchite da carri trainati da<br />
buoi, riccamente addobbati, da sfilate di costumi<br />
maschili e femminili e da suonatori di “Launeddas”<br />
(antichissimo strumento musicale polifonico),<br />
di “Sulittu”, zufolo, e più raramente di “Su<br />
Sonettu” (fisarmonica), che è invece elemento<br />
essenziale nei balli folkloristici.<br />
Le feste patronali, più frequentate dai fedeli<br />
e/o curiosi provenienti dai centri del territorio<br />
provinciale e non solo, sono Santa Vida (Santa<br />
Vitalia) a Serrenti e Santa Maria Acquas a Sardara.<br />
Tra le feste campestri ricordiamo: Santa Maria<br />
Angiargia a Collinas, Beata Vergine d’Itria a Villamar,<br />
Sant’Isidoro a Serramanna, San Sisinnio<br />
a Villacidro, Sant’Antonio di Santadi ad Arbus.<br />
Alle feste di matrice religiosa si devono aggiungere<br />
molte altre manifestazioni ed eventi<br />
identitari, culturali, sportivi, mostre e fiere agroalimentari<br />
concentrate prevalentemente nel<br />
periodo estivo.<br />
La Provincia del Medio Campidano insieme ai<br />
Comuni ha istituito il Calendario Agri<strong>Cultura</strong> per<br />
promuovere gli appuntamenti che valorizzano<br />
i prodotti agro-alimentari tipici, tra cui la Sagra<br />
dello zafferano a San Gavino Monreale, Turri e<br />
Villanovafranca, la Sagra del Miele a Guspini,<br />
quella del Carciofo a Samassi, de su Pistokeddu<br />
di Serrenti, della capra di Arbus, delle leguminose<br />
a Las Plassas etc..<br />
Festa Santa Antonio Abate, Tuili<br />
A questo si aggiunge il Calendario Eventi,<br />
che propone in maniera unitaria tutti gli appuntamenti<br />
a carattere identitario, sportivo e<br />
di richiamo internazionale come la mostra Arresojas<br />
a Montevecchio, la Sagra della Mietitura<br />
a Turri, il Carnevale di San Gavino Monreale e<br />
Samassi, il Palio degli Asinelli a Genuri, il Triathlon<br />
di Villacidro.<br />
Sul sito della Provincia è disponibile il calendario<br />
aggiornato di tutti i principali eventi<br />
e sagre.<br />
Carro a buoi Festa di Santa Maria Angiargia, Collinas<br />
109
110<br />
Enogastronomia<br />
Il area prevalentemente agricola con ampie<br />
Medio Campidano è definita la “Provincia<br />
Verde” per la sua caratterizzazione come<br />
parti riservate all’allevamento. Questa vocazione<br />
ha dato origine a produzioni alimentari di pregio<br />
dai “sapori antichi”.<br />
Fiore Zafferano<br />
Da un lustro infatti la Provincia ha avviato il<br />
progetto “Paniere del Medio Campidano” per la<br />
promozione dei principali prodotti quali olio,<br />
dolci, miele, formaggi, zafferano, insaccati, legumi,<br />
carciofi, asparagi freschi e conservati.<br />
L’ulivo è tra le colture arboree più diffuse:<br />
alcuni centri come Gonnosfanadiga e Villacidro<br />
ricoprono un ruolo rilevante nella produzione<br />
delle olive da mensa e degli olii extra-vergine<br />
di altissima qualità.<br />
La Marmilla vanta poi un patrimonio di ulivi<br />
millenari ed un’antichissima produzione degli<br />
olii di gran pregio che si possono acquistare ad<br />
Ussaramanna e Gesturi.<br />
Nella pianura del Campidano sono prevalenti<br />
le colture orticole quali pomodori, asparagi<br />
e soprattutto carciofi, nelle diverse qualità. Le<br />
carciofaie sono presenti a Serramanna, Furtei,<br />
Serrenti e Samassi.<br />
Il Medio Campidano è leader italiano per<br />
quantità e qualità nella produzione dello zafferano<br />
che ha ottenuto il marchio DOP dall’Unione<br />
Europea. L’oro rosso viene coltivato, raccolto e<br />
confezionato con le tecniche tradizionali, rigorosamente<br />
a mano.<br />
è utilizzato in cucina nel confezionamento<br />
dei ravioli, della fregola, dei malloreddus, dei<br />
dolci di ricotta e di formaggio, del liquore Villacidro.<br />
San Gavino detiene orgogliosamente il titolo<br />
di capitale dello zafferano, mentre Turri e<br />
Villanovafranca sono gli altri due più importanti<br />
centri produttivi della Provincia.<br />
La Marmilla è vocata alla produzione cerealicola<br />
del grano duro, elemento essenziale per la<br />
produzione delle paste, dei dolci e soprattutto<br />
del pane.<br />
Su civraxiu è il pane di Sanluri, di grande<br />
pezzatura, soffice a crosta croccante; su coccoi<br />
invece è un pane di pasta bianca compatta, talvolta<br />
modellato artisticamente per le festività<br />
e i matrimoni. La coltura del grano si alterna<br />
annualmente a quella delle leguminose: da qui<br />
le pregiate produzioni di ceci, lenticchie e fave.<br />
Consistente è la produzione del melone coltivato<br />
in asciutto, o meloni d’inverno, nel terri-<br />
Leguminose Pane Civraxiu
Enogastronomia<br />
torio di Lunamatrona nonché a Pauli Arbarei<br />
ed Ussaramanna, dal gusto dolce ed aromatico.<br />
La frutticoltura è invece sviluppata nell’area<br />
pedemontana del Linas, ricca d’acqua, di Villacidro<br />
e Gonnosfanadiga, che producono ottime<br />
arance, ciliegie, pesche ed angurie.<br />
L’area montuosa del Linas di Guspini ed Arbus<br />
è caratterizzata dalla produzione del miele<br />
in una grande varietà di specie floreali tra cui<br />
quello di asfodelo, di cardo, d’arancia e quello<br />
pregiato di corbezzolo dal caratteristico sapore<br />
leggermente amaro.<br />
Informazioni utili<br />
Carciofaie<br />
COLLEGAMENTI STRADALI<br />
Per raggiungere il Comune di Barumini occorre<br />
imboccare la S.S. 197 al Km 40 della S.S. 131 nella<br />
direzione Cagliari Oristano<br />
DOVE DORMIRE<br />
Unione Regionale Albergatori della Sardegna -<br />
U.R.S.A., Via Freud, 6 - 09126 Cagliari<br />
tel. 070 3481446 - 070 3481708<br />
e-mail: sardegna@federalberghi.it<br />
NUMERI UTILI<br />
Presso la biglietteria di Su Nuraxi e il centro G. Lilliu<br />
sono presenti dei Punti Informativi.<br />
Per informazioni più dettagliate su visite ed orari<br />
contattare: Fondazione Barumini Sistema <strong>Cultura</strong><br />
Il miele costituisce unitamente alle mandorle<br />
elemento essenziale per la produzione dei dolci<br />
sardi (amaretti, pardulas, gueffus, papassinos,<br />
pan’e saba, etc).<br />
Di pari livello qualitativo è il latte ovino e<br />
caprino utilizzato per la produzione di formaggi<br />
sia da piccoli allevatori che dai caseifici, oramai<br />
affermati a livello internazionale.<br />
I suini forniscono carni prelibate che vengono<br />
insaccate in vari stabilimenti prevalentemente<br />
a Villacidro, Gonnosfanadiga, Ussaramanna<br />
e Guspini.<br />
è in corso, da parte della Provincia, un progetto<br />
per lo sviluppo della produzione del suino<br />
di razza sarda, allevato rigorosamente all’aperto.<br />
La tradizione vinicola è limitata ai Comuni di<br />
Collinas che produce un bianco<br />
frizzante e Lunamatrona ed<br />
Ussaramanna da cui<br />
proviene un’ottima<br />
Malvasia.<br />
Asparagi selvatici<br />
Sede: Piazza S. Francesco n. 16 - Barumini (VS)<br />
tel./fax: +39 070 9361039 Cell: +39 389 1845370<br />
Su Nuraxi - zona Archeologica<br />
tel. +39 070 9368128<br />
Casa zapata - Polo Espositivo<br />
tel./fax: +39 070 9368476<br />
Centro G. Lilliu tel./fax: + 39 070 9361041<br />
e-mail: fondazionebarumini@tiscali.it<br />
Sito web: www.fondazionebarumini.it<br />
Per informazioni sul territorio della Provincia del<br />
Medio Campidano contattare: Ufficio Turismo,<br />
via Carlo Felice, 267 – 09025 Sanluri (VS)<br />
tel. +39 070 9356732 – 733 / Fax: + 39 070 9370517<br />
e-mail: turismo@provincia.mediocampidano.it<br />
Sito web: www.provincia.mediocampidano.it<br />
111
Sicilia<br />
Strombolicchio, Isole Eolie<br />
Provincia Regionale di Messina<br />
Le Isole Eolie
Introduzione<br />
A<br />
nord-est della Sicilia c’è un angolo di paradiso dove il mistero della natura si riflette per<br />
sette volte nelle acque di un mare purissimo. Si ha l’impressione di ammirare qualcosa<br />
che appartiene all’inizio del mondo: Lipari, Vulcano, Salina, Stromboli, Filicudi, Alicudi<br />
e Panarea, le sette isole dell’arcipelago delle Eolie, emergono dal mare come sette immense<br />
schegge di terra lavica rappresa e ancorate agli abissi del mare.<br />
Le Eolie sono una sorta di parco archeologico in perenne evoluzione: la cenere, le lave e il<br />
materiale eruttato preservano le vestigia del passato e le restituiscono perfettamente conservate.<br />
Sette isole per una vacanza - avventura in un mondo perduto nel tempo dove, in un intimo<br />
colloquio con la natura, si vive alla scoperta di innumerevoli spiagge, cale, grotte, insenature,<br />
faraglioni, ai quali si aggiungono l’incomparabile varietà e ricchezza di fondi marini.<br />
Le bellezze naturali ed i vari aspetti geologici e vulcanologici, assieme ai settemila anni di<br />
storia, che si scoprono visitando i villaggi preistorici ed il museo archeologico di Lipari, fanno<br />
dell’arcipelago una delle località più originali ed interessanti.<br />
CrITErI DI AMMISSIONE<br />
Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha inserito le Isole Eolie nella World Heritage List nel<br />
2000 come bene naturale secondo il criterio (viii), in quanto le formazioni vulcaniche di tali isole<br />
rappresentano i fenomeni classici oggetto di studi da parte dei vulcanologi di tutto il mondo.<br />
Le Isole Eolie sono uno straordinario esempio di fenomeno vulcanico ancora in corso. Studiate<br />
sin dal XVIII secolo, hanno fornito alla vulcanologia due tipi di eruzione, vulcaniana e stromboliana,<br />
e hanno occupato, di conseguenza, un posto di rilievo nella formazione dei geologi per<br />
oltre duecento anni.<br />
Il sito continua ad arricchire il campo degli studi vulcanologici sugli attuali processi geologici<br />
di sviluppo della morfologia del territorio.<br />
Taormina, veduta aerea<br />
113
114<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
I<br />
primi uomini colonizzatori delle Isole Eolie<br />
si stabilirono a Lipari e Salina alcuni secoli<br />
prima del 4000 a.C. attratti dall’ossidiana, il<br />
vetro nero eruttato dal vulcano che si trovava<br />
all’ estremità nord-est di Lipari, e che costituiva<br />
una importante risorsa per quell’epoca.<br />
Questo vulcano si era spento dopo un periodo<br />
di intensa attività alla quale è dovuta la<br />
presenza di pietre pomici che vengono oggi<br />
sfruttate industrialmente. Quando l’uomo ancora<br />
non conosceva la lavorazione dei metalli, l’ossidiana<br />
costituiva il materiale più tagliente di cui<br />
si potesse disporre ed era perciò ricercatissima.<br />
Da Lipari questo vetro naturale era esportato in<br />
gran quantità e il commercio portava all’isola<br />
una straordinaria prosperità.<br />
Stromboli, il cratere e la sciara del fuoco<br />
Solo più di mille anni dopo, intorno al 3000<br />
a.C., quando il commercio dell’ossidiana era al<br />
suo apogeo, incominciarono ad essere abitate<br />
anche le isole minori dell’arcipelago eoliano.<br />
In questo lungo periodo, alle prime genti provenienti<br />
dalla Sicilia se ne sostituirono altre,<br />
forse provenienti dalle coste transadriatiche,<br />
per impadronirsi di questa eccezionale fonte<br />
di ricchezza, e si insediarono su quella vera<br />
fortezza naturale che è l’attuale Castello.<br />
Dopo alcuni secoli di forte recessione economica<br />
e demografica (seconda metà del III<br />
millennio a.C.) le isole Eolie ebbero un altro<br />
periodo di fioritura quando in esse si staziarono<br />
popolazioni provenienti dalla Grecia continentale.<br />
Ad esse si riferisce il ciclo di leggende che
trova eco nell’Odissea di Omero, nell’episodio<br />
del Re Eolo che accoglie Ulisse concedendogli<br />
l’otre dei venti.<br />
Sorsero poco dopo il 2000 a.C. insediamenti<br />
di capanne tondeggianti, circondate da un muro<br />
in pietre e fango. Ebbe inizio con essi l’età del<br />
bronzo nei nostri paesi occidentali. Testimonianze<br />
degli insediamenti di questi popoli transmarini<br />
sono state trovate pressoché in tutte le isole,<br />
salvo Vulcano, resa inabitabile dalla intensa attività<br />
del suo cratere.<br />
Intorno al 900 a.C. il floridissimo insediamento<br />
di Lipari venne distrutto e per più di tre secoli il<br />
Castello, ma forse l’intera isola, restarono deserti.<br />
Nella seconda metà dell’VIII secolo a.C. iniziò<br />
il fenomeno della colonizzazione greca dell’Italia<br />
Le Isole Eolie<br />
meridionale e della Sicilia. Lipari venne colonizzata<br />
da un gruppo di Greci di stirpe dorica che<br />
dovettero allestire una potente flotta per assicurarsi<br />
la supremazia sul mare.<br />
Lipari rimase a lungo al fianco di Siracusa,<br />
poi cadde sotto il giogo cartaginese, nel quale<br />
si trovò quando scoppiò la prima guerra punica,<br />
divenendo una delle migliori stazioni navali cartaginesi.<br />
Nel 252 a.C. fu conquistata dai Romani<br />
e rasa al suolo.<br />
Le isole Eolie ebbero una grande importanza<br />
strategica durante la guerra civile tra Ottaviano<br />
e Sesto Pompeo. Non si hanno notizie relative<br />
a Lipari per tutta l’età imperiale romana (I-IV<br />
secolo d.C.).<br />
In età cristiana, forse dal IV secolo, Lipari fu<br />
Capo Sant’Alessio e il Castello<br />
115
116<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
sede vescovile e almeno fin dal VI secolo erano<br />
venerate nella sua Cattedrale le reliquie dell’apostolo<br />
San Bartolomeo che sarebbero giunte<br />
miracolosamente dall’Armenia.<br />
Nei secoli dell’alto Medioevo Lipari fu quindi<br />
meta di pellegrinaggi, e intorno alle isole fiorì<br />
una ricca e variopinta messe di tradizioni.<br />
Proprio allora si ebbe un improvviso risveglio<br />
dell’attività vulcanica nell’isola di Lipari: il cratere<br />
del monte Pelato eruttò immense masse<br />
di pomici, e quello della Pirrera una colata di<br />
ossidiana.<br />
Nell’839 d.C. Lipari fu distrutta da un’incursione<br />
di musulmani che profanarono le reliquie di<br />
San Bartolomeo. Queste, raccolte poi da alcuni<br />
vecchi monaci, furono trasportate a Salerno e<br />
da lì a Benevento. Lipari rimase per alcuni secoli<br />
quasi totalmente deserta, fino alla riconquista<br />
della Sicilia da parte dei Normanni, quando tornò<br />
a formarsi un nucleo urbano.<br />
Dopo numerose traversie, Lipari venne riedificata<br />
e ripopolata da Carlo V e da allora seguì<br />
le sorti della Sicilia e del reame di Napoli.<br />
LE ISOLE EOLIE<br />
LIPARI<br />
Lipari, l’antica Meligunis greca, con i suoi<br />
37,6 chilometri quadrati di superficie e con<br />
circa 9.000 abitanti, é la più grande e popolosa<br />
isola dell’arcipelago eoliano ed é, da sempre,<br />
la sua capitale.<br />
Tranne Salina, che é indipendente, tutte le altre<br />
isole fanno infatti parte del Comune di Lipari.<br />
è l’unica dove la presenza dell’uomo é stata<br />
costante da seimila anni a questa parte. Le<br />
più antiche rocce della parte emersa risalgono<br />
a circa 225.000 anni fa. Oggi i fenomeni<br />
di vulcanismo sono limitati alla presenza di<br />
attività fumarolica e di sorgenti calde, prevalentemente<br />
localizzati nel versante occidentale<br />
dell’isola.<br />
Tra le emergenze storico-architettoniche,<br />
ricordiamo il Castello di Lipari con l’antico<br />
Chiostro benedettino di epoca normanna e<br />
la Cattedrale del XIII secolo; a Marina Corta, la<br />
Chiesa del Purgatorio XIII secolo, l’Acropoli e i<br />
resti delle tombe di età greco-romana.<br />
Interessante é la visita al Museo archeologico<br />
di Lipari e alle chiese barocche.<br />
Lungo la costa, che da Canneto arriva al<br />
borgo di Acquacalda, sono presenti numerose<br />
spiagge bianche di pomice con i colori del mare<br />
che variano dal turchese al blu intenso, creando<br />
un paesaggio unico e suggestivo. Nell’antichità<br />
tali aree erano adibite all’estrazione dell’ossidiana,<br />
pietra importantissima per le isole.<br />
VULCANO<br />
Terza isola dell’arcipelago per dimensioni<br />
(21 chilometri quadrati), Vulcano è la più meridionale<br />
delle Eolie.<br />
L’antica isola di Efesto, dio greco del fuoco,<br />
diventò con i romani “Vulcano” e rimase<br />
disabitata a causa della forte attività vulcanica.<br />
Attualmente tale attività è limitata alle emissioni<br />
fumaroliche, presenti pressoché ovunque<br />
sull’isola, ma principalmente concentrate sui<br />
Calajunco, Panarea Lipari, il Museo Archeologico
ordi della Fossa e nell’istmo tra il Faraglione e<br />
Vulcanello. L’ultima grande eruzione avvenne<br />
nel 1888, e costrinse i pochi coloni dell’isola ad<br />
abbandonare l’estrazione di zolfo e di allume.<br />
La zona del porto e l’istmo di Vulcanello<br />
sono tra i paesaggi più suggestivi e peculiari<br />
del Mediterraneo.<br />
PANAREA<br />
Panarea è la più piccola fra le isole dell’arcipelago<br />
con soli 3,4 chilometri quadrati di<br />
superficie, e quella con minore sviluppo altimetrico.<br />
L’isola presenta una notevole varietà<br />
di ambienti e una certa diversità, soprattutto<br />
floristica rispetto alle altre isole, così da costituire<br />
una suggestiva meta naturalistica. L’ipotesi<br />
geologica più interessante sulla genesi di Panarea<br />
è quella che essa sia parte di un grande<br />
cratere vulcanico distrutto, con i bordi estremi<br />
a Basiluzzo e Lisca Bianca.<br />
STROMBOLI<br />
Stromboli è l’unica isola dell’arcipelago con<br />
un’attività vulcanica permanente. Le eruzioni<br />
sono alternate e il fenomeno è definito appunto<br />
“attività stromboliana”, famosa dizione<br />
riportata su tutti i principali testi di geologia e<br />
vulcanologia.<br />
Questa isola è la più settentrionale dell’arcipelago,<br />
ha una superficie di 12,6 chilometri<br />
quadrati e si eleva con forti pendenze fino a 924<br />
metri sul livello del mare (s.l.m.). Attualmente la<br />
popolazione residente vive grazie ad un’ economia<br />
fondata quasi esclusivamente sul turismo.<br />
Isole Eolie<br />
Il suo territorio si presenta poco accessibile, ma<br />
nonostante ciò le poche zone pianeggianti erano<br />
un tempo estesamente coltivate e Stromboli<br />
vantava una rinomata produzione di Malvasia.<br />
FILICUDI<br />
L’isola di Filicudi ha un’estensione di 9,5<br />
chilometri quadrati, e un sviluppo altimetrico<br />
massimo di 774 metri s.l.m. Recenti studi hanno<br />
permesso di attribuire un’età superiore al milione<br />
di anni per le lave del centro di zucco Grande,<br />
che costituirebbero dunque i più antichi prodotti<br />
emersi, finora conosciuti, nell’intero arcipelago.<br />
L’etimologia del nome greco, Phoinikodes, deriva<br />
secondo Aristotele dall’abbondante presenza di<br />
palme o, secondo altri, dalle felci, cui è intitolato<br />
il rilievo più alto dell’isola.<br />
ALICUDI<br />
Nonostante l’aspetto antico e la forte suggestione<br />
che esercita in tal senso al primo impatto<br />
sul visi tatore, Alicudi è una delle isole<br />
geologicamente più recenti. Oggi è scarsamente<br />
popolata ed è carente di una rete viaria<br />
percorribile in auto; il suo versante orientale si<br />
presenta quasi interamente con terrazzamenti,<br />
segno di un passato affidato all’agricoltura.<br />
Il versante occidentale, aspro e selvaggio, è<br />
invece rimasto disabitato ed è impraticabile<br />
a causa delle forti pendenze che lo caratterizzano.<br />
Oltre ad essere una delle isole più<br />
interessanti dal punto di vista naturalistico,<br />
Alicudi resta una delle isole meno esplorate<br />
dell’arcipelago.<br />
Lipari, resti archeologici<br />
Le Isole Eolie<br />
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118<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
SALINA<br />
Salina ha una forma trapezoidale, con un’estensione<br />
di circa 7 chilometri quadrati. Al centro<br />
dell’isola vi è una depressione alta 285 metri,<br />
la fertile sella di Valdichiesa, coltivata a vigneti<br />
di Malvasia, che separa i due gruppi di rilievi. I<br />
primi colonizzatori dell’antica Grecia chiamarono<br />
quest’isola con il nome di Didyme (gemelli),<br />
proprio per l’inconfondibile aspetto delle due<br />
montagne “gemelle” che si stagliavano alte sul<br />
mare. Salina, come le altre isole dell’arcipelago,<br />
è emersa dal mare durante il Quaternario.<br />
I VULCANI<br />
L’arcipelago delle Eolie, con le sue sette<br />
isole, è la parte emersa di un vasto complesso<br />
Alicudi, il molo<br />
vulcanico, prevalentemente sottomarino, che<br />
si estende per circa 200 chilometri e che costituisce<br />
una struttura ad andamento arcuato<br />
rivolta, con la sua parte concava, verso il centro<br />
del Mar Tirreno.<br />
Le parti emerse del complesso eruttivo, le<br />
isole, si sono formate nell’ultimo milione di<br />
anni, mentre le parti sommerse raggiungono<br />
età leggermente maggiori: l’età più antica -<br />
circa 1,3 milioni di anni - è quella del vulcano<br />
sottomarino Sisifo, a nord-ovest dell’isola di<br />
Alicudi. Dalla datazione dei prodotti più antichi<br />
di ciascuna isola se ne può dedurre l’età<br />
di nascita. Nel Tirreno meridionale la placca<br />
africana scivola sotto quella europea, dando<br />
origine all’arco vulcanico delle isole Eolie formando<br />
una zona sismica inclinata, che rag-<br />
Castel di Tusa, Messina
giunge sotto il Tirreno la profondità di circa<br />
450 chilometri.<br />
A Lipari, a Vulcano e a Stromboli il vulcanismo<br />
è ancora attivo; nelle altre isole l’attività<br />
è cessata tra 5.000 anni e 20.000 anni fa.<br />
A Lipari l’ultima eruzione è avvenuta nel 729<br />
d.C., a Vulcano nel 1889-90 e a Stromboli l’attività<br />
dura ininterrottamente da almeno 2.000<br />
anni. I magmi delle Eolie sono simili a quelli dei<br />
vulcani che costituiscono la “cintura di fuoco”<br />
circumpacifica.<br />
Studiate fin dal XVIII secolo, le Eolie hanno<br />
permesso, grazie alla presenza di due importanti<br />
tipologie differenti di vulcani, di sistematizzare<br />
la fenomenologia scientifica specialistica: le<br />
definizioni di attività eruttiva di tipo vulcanico<br />
(colate brevi di lava vischiosa a rapido raffredda-<br />
Isole Eolie<br />
Le Isole Eolie<br />
mento) e di tipo stromboliano (lava semifluida,<br />
raffreddata solo in superficie, che determina<br />
lunghe colate) prendono origine proprio dalle<br />
due isole eoliane e hanno valore per tutti i<br />
vulcani dei mondo.<br />
Isole Eolie<br />
Isole Eolie, veduta dal cratere di Vulcano<br />
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120<br />
Itinerari<br />
MESSINA<br />
Abbazia basiliana di San Pietro e Paolo<br />
in Valle d’Agro’ – Casalvecchio Siculo<br />
Partendo da Piazza Cairoli, il salotto della<br />
città, e percorrendo Corso Garibaldi, s’incontra<br />
la Chiesa normanna della Santissima Annunziata<br />
dei Catalani (secolo XII-XIII), il Duomo e<br />
il campanile con il più grande orologio astronomico<br />
esistente al mondo. Sono inoltre da<br />
ammirare la Fontana di Orione, realizzata nel<br />
1553 da Montorsoli, la Chiesa di Sant’Antonio<br />
Abate (1928-30), il tempietto di San Tommaso<br />
il vecchio, forse di epoca bizantina, la Chiesa<br />
di Santa Eustochia con l’annesso monastero<br />
seicentesco, il Monte di Pietà (1616), la Chiesa<br />
di Montalto ricostruita nel 1930, e il Sacrario<br />
di Cristo Re (1937), il punto più panoramico<br />
della città.<br />
Una visita meritano, un pò più distanti, i laghetti<br />
naturali di Ganzirri e Capo Peloro.<br />
CAPO D’ORLANDO<br />
Ridente centro balneare, si può ammirare<br />
sulla sua sommità il Santuario con i resti del<br />
Castello, la Costa Saracena, il borgo marinaro di<br />
San Gregorio e Villa Bagnoli (III - IV secolo d.C.).<br />
TAORMINA<br />
Importantissimo centro turistico, Taormina<br />
offre da ammirare il Teatro Greco-Romano<br />
(III secolo a.C.), le Naumachie (II secolo d.C.),<br />
il Palazzo Ciampoli (1412), il Duomo (1400), la<br />
Torre dell’Orologio (XII secolo), Porta Messina<br />
e Porta Catania (1400), il Palazzo della Badia<br />
Vecchia (XIV secolo), il Castello Saraceno, la<br />
Chiesa Santuario Santa Maria della Rocca (XII<br />
secolo), la Chiesa di San Pancrazio (XVIII secolo).<br />
MILAzzO<br />
è una ambita meta turistica, da cui si può<br />
ammirare il Castello di Federico II, il Duomo<br />
Antico (1608), la Chiesa di San Rocco (1575),<br />
la Chiesa dell’Immacolata Concezione (1640),<br />
la Chiesa del Santissimo Salvatore (1616), la<br />
Chiesa Nostra Signora del Santissimo Rosario<br />
(XVI secolo), la Chiesa di San Giuseppe (1565),<br />
il Santuario di San Francesco di Paola (1464), il<br />
Santuario di Sant’Antonio da Padova (1221), la<br />
Chiesa di Santa Maria Maggiore (1610), la Chiesa<br />
Capo Milazzo<br />
Sicili
a<br />
Itinerari<br />
di San Giacomo Apostolo (1434), la Chiesa della<br />
Madonna del Carmine (1574-1577), la Chiesa<br />
di San Papino Martire (IV secolo), la Chiesa di<br />
Santa Marina Vergine (XII secolo).<br />
PATTI<br />
Importante centro turistico-culturale dal<br />
quale si può apprezzare la villa romana (III secolo)<br />
con pregevoli mosaici, una vasta necropoli<br />
(X-VIII secolo a.C.), la Basilica Cattedrale (XI<br />
secolo); nel territorio si trovano i resti dell’antica<br />
Tyndaris (IV secolo a.C.) con il famoso Teatro<br />
Greco, il Santuario Maria Santissima di Tindari<br />
e la Riserva naturale di Marinello.<br />
VALLE D’AGRÒ<br />
Isole Eolie<br />
Capo d’Orlando Patti<br />
Comprende un territorio ricco di storia, cultura<br />
e bellezze naturali che si estende attorno<br />
all’omonimo torrente. Sono da visitare il Castello<br />
Arabo-Normanno di Capo Sant’Alessio,<br />
il Castello Normanno, la Chiesa della Triade e<br />
il Portale Durazzesco a Forza d’Agrò, la Basilica<br />
di San Pietro e Paolo a Casalvecchio Siculo (560<br />
d.C.), la Chiesa Madre a Savoca, il Borgo Morzulli<br />
a Antillo, le Gole della Ranciara a Limina.<br />
Milazzo<br />
Valle d’Agrò<br />
ISOLE EOLIE<br />
Messina<br />
Valle dell’Alcantara<br />
Taormina<br />
Giardini Naxos<br />
Arcipelago di origine vulcanica, popolato<br />
fin dal IV millennio a.C., e dichiarato patrimonio<br />
mondiale dall’UNESCO, è costituito da sette isole,<br />
con due vulcani attivi (Stromboli–Vulcano).<br />
Tutte le isole meritano di essere visitate per la<br />
loro varietà paesaggistica e monumentale, che<br />
spazia dalle salite e dai vulcani alla visita del<br />
centro archeologico di Lipari, dalle incontaminate<br />
spiagge e faraglioni all’ambiente naturale<br />
della riserva delle Felci e dei Porri di Salina.<br />
VALLE DELL’ALCANTARA<br />
è una stupenda valle il cui nome deriva<br />
dall’omonimo fiume che nasce dai monti Nebrodi<br />
per poi sfociare dopo 50 chilometri nei<br />
pressi di Capo Schisò. Risalendo il fiume dalla<br />
foce fino alla sorgente si incontrano diversi comuni<br />
e luoghi che meritano di essere visitati,<br />
come Giardini Naxos, la prima colonia greca<br />
della Sicilia, Calatabiano, Motta Camastra con<br />
le famose “Gole dell’Alcantara”, Moio Alcantara,<br />
Malvagna, Randazzo. Nel 2001 è stato istituito il<br />
Parco Fluviale dell’Alcantara per la salvaguardia<br />
e valorizzazione del territorio.<br />
Basilica romana, Tindari Capo Peloro, Messina<br />
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122<br />
Eventi<br />
EVENTI TRADIzIONALI<br />
Pasqua a San Fratello, i Giudei<br />
La Processione della Vara è l’evento più<br />
coinvolgente e significativo della religiosità<br />
popolare messinese, che si svolge ogni anno<br />
il pomeriggio del 15 agosto. La Vara di Messina<br />
è una Machina di tipo piramidale che illustra<br />
plasticamente il momento dell’assunzione in<br />
cielo della Vergine con le sue otto tonnellate di<br />
peso ed i suoi 13.50 metri d’altezza. Oltre mille<br />
tiratori iniziano il traino al grido di “Viva Maria”.<br />
La Festa “du Muzzuni”ad Alcara Li Fusi. è una<br />
delle Feste Popolari più antiche d’Italia, che si<br />
svolge il 24 giugno, festa di San Giovanni. Gli “u<br />
muzzuni” sono dei vasi col collo rotto, decorati<br />
con bellissimi gioielli e spighe di grano e orzo.<br />
La Festa dei Giudei a San Fratello. Durante<br />
la Settimana Santa, dal mercoledi al venerdi<br />
santo, a San Fratello ha luogo la Festa dei Giudei,<br />
assassini di Cristo.<br />
La Festa del “Cristu longu” a Castroreale.<br />
La festa principale a Castroreale è quella del<br />
Santissimo Crocifisso detto “u Signuri Longu”<br />
perché supera con la sua altezza tutti gli edifici<br />
della città. Viene festeggiato il 25 agosto.<br />
EVENTI CULTURALI<br />
Taormina<strong>Arte</strong>, l’evento culturale più importante<br />
e internazionale della Provincia di Messina,<br />
è suddiviso in vari settori: musica, danza,<br />
teatro e cinema. Con un ricco cartellone ogni<br />
anno di grande richiamo e qualità, si svolge a<br />
Taormina nei mesi di giugno, luglio ed agosto.<br />
La maggior parte degli eventi sono ospitati<br />
nello splendido Teatro Greco di Taormina.<br />
Il Messina Jazz Festival, organizzato dalla<br />
Provincia Regionale di Messina, si svolge tra i<br />
mesi di luglio ed agosto ed ospita importanti<br />
artisti del panorama jazz nazionale ed internazionale.<br />
Il Capo d’Orlando Blues, festival internazionale<br />
del blues, si tiene a Capo d’Orlando nel<br />
mese di luglio.<br />
Il Teatro dei Due Mari, serie di rappresentazioni<br />
classiche che ogni anno si svolgono<br />
nel periodo estivo nei teatri antichi di Tindari<br />
e Taormina.<br />
Il Salina DOC Fest, festival internazionale<br />
del documentario narrativo su immagini suoni<br />
e realtà del Mediterraneo, che si svolge nelle<br />
Isole Eolie, a Salina, nel mese di settembre.<br />
Eolie in classico, iniziativa organizzata dalla<br />
Proloco Isole Eolie di Lipari, che interessa un<br />
pubblico attento alla musica classica,e si svolge<br />
tra la fine di agosto e la prima settimana di<br />
settembre.<br />
Teatro antico per Taoarte, Taormina
Enogastronomia<br />
Slow food sui nebrodi, la provola<br />
messinese rispecchia<br />
la cultura e le tradizioni dei diver-<br />
Lagastronomia<br />
si popoli, Greci, Arabi, Normanni,<br />
Spagnoli, che si sono succeduti nel territorio.<br />
Tra i primi piatti, regina della tavola messinese<br />
è la “pasta ’ncasciata” cioè pasta cucinata in<br />
forno con carne di manzo, salame, melanzane,<br />
caciocavallo, uova, pomodori e aromi. Ma anche<br />
le zuppe sono eccellenti, su tutte il “maccu”, una<br />
pietanza a base di fave secche che diventano<br />
una crema dopo una lunga cottura.<br />
Tra i piatti tradizionali di pesce vi sono il “pescespada<br />
a ghiotta” o con il “sammurigghiu”, la<br />
“spatola”, cucinata in involtini o impanata e fritta,<br />
Informazioni utili<br />
COLLEGAMENTI AEREI<br />
Le Eolie sono raggiungibili dall’Aeroporto di:<br />
Napoli, collegato via autobus con il Porto di<br />
Napoli;<br />
Catania, collegato tramite autobus direttamente<br />
con il Porto di Milazzo e plurigiornalmente con il<br />
Porto di Messina;<br />
reggio Calabria, collegato via autobus con i Porti<br />
di Reggio e di Messina ad ogni arrivo d’aereo;<br />
Palermo, collegato con il centro città da autobus<br />
ogni ora.<br />
COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />
Stazione di arrivo: Milazzo, in cui fermano i principali<br />
treni che congiungono Messina a Palermo.<br />
COLLEGAMENTI VIA MARE<br />
In aliscafo, con corse dal Porto di Milazzo, da Messina<br />
e Reggio Calabria. In estate, sono collegate a<br />
le “costardelle” fritte ed accompagnate da cipolla<br />
macerata in acqua ed aceto e il “pescestocco”,<br />
cioè stoccafisso, cucinato in molti modi, dalla<br />
“ghiotta” ad insalata.<br />
Per quanto riguarda la carne, si apprezza il<br />
falsomagro, gli involtini, la carne alla pizzaiola<br />
e, come piatto pasquale tradizionale, l’agnello.<br />
Tra le specialità “fast food”, si segnalano la<br />
“focaccia” , “l’arancino”, il “pidone” e la “mozzarella<br />
in carrozza”.<br />
Tra i dolci, la specialità di Messina è senza<br />
dubbio la “pignolata”, composta da due parti,<br />
una scura, a base di cioccolato, e una bianca, a<br />
base di limone. Altra tradizionale dolcezza messinese,<br />
a parte la frutta martorana, è la granita,<br />
ai vari gusti, che viene accompagnata dalla<br />
“brioche”, un panino dolce di forma semisferica.<br />
La Provincia di Messina offre per varietà e<br />
qualità un’ampia offerta di prodotti alimentari,<br />
che spaziano dai formaggi, come la provola<br />
dei Nebrodi e il Maiorchino, ai salumi del suino<br />
nero dei Nebrodi, dagli agrumi, come il Limone<br />
Interdonato e il Verdello, ai vini DOC (Denominazione<br />
di Origine Controllata) come il Faro DOC,<br />
la Malvasia delle Lipari e il Mamertino.<br />
mezzo aliscafo con i porti di Palermo e Napoli (bigiornalmente),<br />
Sant’Agata di Militello (collegamento<br />
giornaliero), Cefalù (plurisettimanale).<br />
Con nave traghetto, collegate tutto l’anno con i<br />
Porti di Milazzo (plurigiornaliero) e Napoli (esasettimanale<br />
estivo, bisettimanale invernale).<br />
COLLEGAMENTI STRADALI<br />
Chi proviene dal nord può imbarcare l’auto a Napoli<br />
sui traghetti della Siremar;<br />
provenendo dalla Sicilia si può imbarcare l’auto a<br />
Milazzo sui traghetti delle Società Siremar e Navigazione<br />
Generale Italiana.<br />
DOVE DORMIRE<br />
Federalberghi Sicilia<br />
tel. +39 091 61 11 948<br />
e-mail: sicilia@federalberghi.it<br />
123
Sicilia<br />
Campanile della Chiesa di Santa Maria dell’Idria, ragusa Ibla<br />
Provincia Regionale di Ragusa<br />
Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />
(ragusa, Modica, Scicli)
Introduzione<br />
Asette anni di distanza dalla loro richiesta, nel mese di giugno del 2002 il Comitato Scientifico<br />
Internazionale ha riconosciuto il valore artistico del Val di Noto inserendolo nella<br />
World Heritage List con la denominazione “Le cittè tardo barocche del Val di Noto (Sicilia<br />
sud-orientale)”.<br />
Questa area patrimonio mondiale dell’umanità comprende otto comuni compresi in tre Province:<br />
Catania, Ragusa e Siracusa.<br />
Le otto città del sud-est della Sicilia: Caltagirone, Militello in Val di Catania, Catania, Modica,<br />
Noto, Palazzolo, Ragusa e Scicli furono ricostruite dopo il 1693, nello stesso luogo o vicino alle<br />
città esistenti al tempo del terremoto di quell’anno. Esse rappresentano una considerevole<br />
impresa collettiva, portata con successo ad un alto livello di architettura e compimento artistico.<br />
Inoltre, esse descrivono particolari innovazioni nella progettazione urbanistica e nella<br />
costruzione di città.<br />
CrITErI DI AMMISSIONE<br />
Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso nel 2002 di inserire tale zona della Sicilia nella<br />
Lista del Patrimonio Mondiale in base ai seguenti criteri:<br />
criterio (i): questo gruppo di città della Sicilia sud-orientale fornisce rimarchevole testimonianza<br />
dell’esuberante genialità espressa nell’arte e nell’architettura del tardo barocco;<br />
criterio (ii): le città del Val di Noto rappresentano l’apice e la fioritura finale dell’arte barocca<br />
in Europa;<br />
criterio (iv): l’eccezionale qualità dell’arte e dell’architettura del tardo barocco del Val di Noto<br />
si fonda sulla sua omogeneità geografica e cronologica, nonché sulla sua abbondanza, risultato<br />
della ricostruzione dopo il terremoto che distrusse l’area nel 1693;<br />
criterio (v): le otto città della Sicilia sud-orientale incluse nell’iscrizione, caratteristiche del modello<br />
di insediamento e delle forme di urbanizzazione dell’area, sono costantemente soggette al<br />
rischio di terremoti e delle eruzioni dell’Etna.<br />
Colle San Matteo e Palazzo Fava, Scicli<br />
125
126<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
rAGUSA, L’ISOLA FELICE DELLA SICILIA<br />
Quando si pensa alla Sicilia ed alle sue ricchezze<br />
l’immaginario collettivo si perde tra le<br />
grandi città d’arte e le spiagge più famose, tra<br />
le specialità dolciarie e le antiche tradizioni;<br />
ma non tutti sanno che proprio nell’angolo<br />
sud-orientale di questa terra straordinaria c’è<br />
un’altra “isola”, fatta di pietra, natura, luce, acqua<br />
e arti.<br />
Questa “isola felice” è la Provincia di Ragusa,<br />
lembo orientale della Sicilia, avvolta<br />
dai Monti Iblei ed estesa verso il Mar d’Africa.<br />
Un’isola fatta di infinite ricchezze, non solo<br />
del celebre barocco che da secoli la contraddistingue,<br />
ma anche di paesaggio, cibo<br />
e folklore; tante componenti diverse che, arricchite<br />
dall’autenticità di antiche tradizioni<br />
fortemente radicate, la rendono unica.<br />
Se pensiamo al territorio ibleo, l’immagine<br />
che possiamo associarvi è quella di una gran-<br />
Chiesa di San Pietro, Modica<br />
de opera d’arte, proprio a forma di isola, vivace<br />
e dinamica, ma soprattutto colorata. C’è il<br />
giallo dei palazzi che inneggiano al Barocco, il<br />
verde del paesaggio davvero unico, il blu del<br />
Mare Mediterraneo, il rosso del vino Cerasuolo<br />
di Vittoria, unica DOCG (Denominazione di<br />
Origine Controllata e Garantita) dal Meridione<br />
in giù, il Marrone della pellicola cinematografica<br />
perché Ragusa è location preferita di<br />
fiction e film ed è un set a cielo aperto. Ogni<br />
territorio è caratterizzato da tante componenti<br />
e molteplici risorse, che per essere valorizzate<br />
devono essere amalgamate tra loro,<br />
così come in un quadro l’accostamento di colori<br />
diversi ne esalta l’intensità e ne accresce<br />
la bellezza!<br />
E così come prima di ammirare un’opera<br />
d’arte è importante avere dei riferimenti che<br />
ci permettano di collocarla nel tempo e nello<br />
spazio, allo stesso modo, prima di partire alla<br />
scoperta degli itinerari della Provincia di Ra-
Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />
gusa, occorre procedere presentando meglio<br />
il territorio attraverso i suoi quattro aspetti<br />
principali, ovvero la geomorfologia, il paesaggio,<br />
l’accessibilità e le risorse economiche.<br />
IL PAESAGGIO<br />
Proprio dai Monti Iblei, scivolando progressivamente<br />
verso il mare, la Provincia di Ragusa<br />
offre la sua immagine più autentica, quella di<br />
un territorio costruito nella pietra, particolarità<br />
che sin dai tempi più antichi ne ha caratterizzato<br />
le diverse forme architettoniche: si pensi<br />
ai lunghi e bassi muri a secco che si estendono<br />
per dividere colture e terreni, alle immense pareti<br />
di roccia friabile scavate per ricavarne tombe<br />
ed abitazioni, alle meravigliose scenografie<br />
barocche patrimonio mondiale dell’umanità.<br />
Città come Scicli, Modica, e Ragusa, dal 2002<br />
scelte dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità,<br />
esprimono I’anima dell’arte barocca, nella<br />
straordinaria capacità di trattare le masse e valorizzare<br />
le caratteristiche naturali dei luoghi,<br />
nella ricchezza dei dettagli strutturali ed ornamentali.<br />
Arricchiscono il paesaggio le riserve<br />
naturali gestite direttamente dalla Provincia di<br />
Ragusa: quella del Pino d’Aleppo di Vittoria e<br />
la Riserva naturale “Macchia foresta del fiume<br />
Irminio”. Non si può non ricordare anche le numerose<br />
spiagge sabbiose dall’acqua cristallina<br />
come quelle di Marina di Ragusa, Cava d’Aliga,<br />
Pozzallo, e l’incantevole baia di Sampieri, caratterizzata<br />
da un piccolo borgo di pescatori e dalla<br />
storica fornace del Pisciotto. Sito interessante<br />
Colle San Matteo, Scicli<br />
Chiesa della Madonna dell’Itria, ragusa Ibla
128<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
per la presenza di rocce e sabbia è anche Punta<br />
Secca, frazione di Santa Croce Camerina, un<br />
piccolo paese sul mare divenuto celebre grazie<br />
alla fiction de “II commissario Montalbano”.<br />
STOrIA<br />
Tutto il territorio dell’area del sud-est della<br />
Sicilia, dopo i primitivi insediamenti arcaici<br />
greci e romani, fu interessato da dominazioni<br />
normanne, sveve, aragonesi e spagnole, delle<br />
quali restano influenze e suggestioni profonde,<br />
fino all’evento che modificò per sempre la<br />
storia di questa porzione di Sicilia: nel 1693 un<br />
catastrofico terremoto rase letteralmente al<br />
suolo intere città.<br />
L’odierno volto di quest’area dell’isola è<br />
il risultato di una ricostruzione coraggiosa e<br />
certosina, frutto della volontà di rinnovare<br />
architetture e ambienti urbani perseguendo<br />
ideali di bellezza ed equilibrio.<br />
MODICA<br />
è posta alle pendici meridionali degli Iblei,<br />
in Provincia di Ragusa; Modica alta sorge sul<br />
cuneo di un altopiano, mentre la bassa sul ter-<br />
Piazza Pola e Chiesa di San Giuseppe, ragusa
Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />
Chiesa di San Giorgio, Modica<br />
ritorio invaso dai due torrenti. La ricostruzione<br />
dopo il terremoto del 1693 ha determinato<br />
l’aspetto barocco della città e vi ha inserito un<br />
gioiello di architettura: la scenografica facciata<br />
settecentesca di San Giorgio, attribuita al<br />
siracusano Rosario Gagliardi. In via Posterla si<br />
trova la casa natale di Salvatore Quasimodo.<br />
RAGUSA<br />
La presenza dell’uomo risale al III millennio.<br />
Ibla, ovvero Hybla Heraia, fu roccaforte<br />
dei siculi, arretrati nell’interno per la colonizzazione<br />
greca sulle coste. Oggi Ragusa<br />
Inferiore, o Ibla, è la parte orientale della città,<br />
allungata tra due ripidi valloni alle pendici<br />
meridionali dei monti Iblei; il suo aspetto<br />
barocco si deve all’intervento dell’architetto<br />
siracusano Rosario Gagliardi sulle rovine del<br />
terremoto del 1693. Più a ponente sta Ragusa<br />
Superiore, la città settecentesca che la<br />
nobiltà agricola di recente formazione volle<br />
in ordinata scacchiera dopo la stessa sciagura,<br />
e i successivi ampliamenti, gli ultimi<br />
favoriti dallo sfruttamento delle miniere di<br />
asfalto, scoperte nel 1898, e in seguito del<br />
petrolio.<br />
Castello di Modica, secolo XVIII, veduta dell’orologio<br />
129
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
Palazzo Beneventano, Scicli
SCICLI<br />
Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />
Le origini della città sono antichissime ed<br />
incerte. L’ipotesi piú logica è che il nome possa<br />
derivare da Siclis, appellativo etnico dei primi<br />
sicuri abitatori di queste lande, i Siculi, popolo<br />
proveniente dall’Illiria che, dopo un breve<br />
stanziamento nel Lazio, fu costretto a scendere<br />
in Sicilia intorno all’anno 1.000 a.C.. La<br />
primitiva città sorse sul colle, dove si notano<br />
ancora dei sepolcreti scavati nella roccia e coperti<br />
poi con lastre di pietra. Notevoli sono le<br />
testimonianze greche nel territorio, accanto a<br />
tracce cartaginesi, fino alla conquista romana.<br />
Dopo la caduta dell’lmpero Romano d’Occidente<br />
Scicli cadde sotto la dominazione bizantina<br />
e subì le incursioni dei barbari, poi con<br />
la dominazione araba prese il nome di Sikla.<br />
Via Mormino Penna, Scicli<br />
Cupola della Chiesa di San Giorgio, ragusa Ibla<br />
Chiesa di San Bartolomeo, Scicli<br />
131
132<br />
Itinerari<br />
ITINERARIO BAROCCO<br />
RAGUSA-MODICA-SCICLI<br />
La grande ricchezza artistica e culturale della<br />
Provincia di Ragusa è la straordinaria concentrazione<br />
di opere in stile “barocco”, realizzate<br />
dopo il celebre sisma del 1693 che distrusse le<br />
città del Val di Noto. Ma cos’è che rende il “Barocco”<br />
così affascinante da considerarlo unico<br />
nel suo genere? Sicuramente il brillante sfruttamento<br />
dei materiali da parte di grandi artisti,<br />
dotati di una fantasia eccelsa, che unita ad un<br />
grande controllo tecnico e strutturale ha portato<br />
alla realizzazione di vere e proprie “luci di<br />
pietra”. Proprio la pietra è stata la protagonista<br />
di questo miracolo architettonico, conosciuta<br />
come “pietra oro” (ecco perché giallo barocco),<br />
una roccia sedimentaria calcarea di età Cenozoica,<br />
che impregnata di bitume non si sgretola<br />
facilmente e resiste bene all’umidità. Ed allora<br />
come non perdersi tra le salite dell’antica Ibla,<br />
sulle scalinate delle chiese di Modica o nei vicoli<br />
teatrali di Scicli. Ogni città ha la sua storia, di<br />
cui l’arte è la prima testimonianza; ma c’è un<br />
elemento unificante che lega questi luoghi tra<br />
Palazzo Polara, Modica<br />
loro, la ricostruzione post sismica del 1693, che<br />
ha rialzato piazze, strade, chiese e palazzi come<br />
scenografie di pietra e luce verso il cielo.<br />
L’itinerario parte da Ragusa, città divisa in due<br />
realtà, Ragusa Superiore e Ragusa Ibla; proprio la<br />
piccola Ibla sembra una città sospesa nel tempo,<br />
modellata sulla roccia come fosse un presepe<br />
di cartapesta. La Chiesa di San Giuseppe ed il<br />
Duomo di San Giorgio sono opera di uno tra i migliori<br />
architetti dell’epoca, Rosario Gagliardi, ed<br />
esprimono meravigliosamente il senso dell’arte<br />
barocca, nel loro dialogare con l’ambiente e nelle<br />
facciate con pareti mistilinee dalle decorazioni<br />
scultoree. Tra i palazzi storici ricordiamo Palazzo<br />
Nicastro, antica sede della Cancelleria comunale,<br />
Palazzo Cosentini e Palazzo Battaglia; tra le chiese,<br />
oltre a quelle già menzionate, è da vedere<br />
la Chiesa delle Anime del Purgatorio e Santa<br />
Maria dell’Idria. Anche Ragusa Superiore merita<br />
una visita, in quanto esempio di città costruita<br />
interamente dopo il 1693 ad impianto viario ampio<br />
e regolare. Nelle vicinanze della Cattedrale<br />
di San Giovanni Battista si individuano Palazzo<br />
zacco e Palazzo Bertini, dalle logge pittoresche<br />
ed insoliti mascheroni.
Itinerari<br />
Seconda tappa dell’itinerario del barocco<br />
Ibleo è la città di Modica; il terreno in ripido<br />
declivio, avvolto dalla roccia, deve aver suggerito<br />
agli artisti locali i grandi effetti scenici<br />
delle architetture che, soprattutto nelle chiese<br />
di San Pietro e di San Giorgio, sembrano modellate<br />
come fossero delle sculture, e sono<br />
inserite in una scenografia naturale fatta di<br />
pietra e di luce.<br />
Da Modica si può partire alla volta di un<br />
altro luogo fiabesco, la piccola grande Scicli,<br />
città che può essere definita “Teatro di pietra”,<br />
dalla pietra che da secoli la avvolge e che l’ha<br />
rimodellata dopo il grande sisma del 1693.<br />
Unici i suoi palazzi, raccolti e chiusi tra loro<br />
come delle scenografie in un palcoscenico.<br />
Ogni elemento architettonico tradizionale<br />
qui subisce delle evoluzioni in relazione<br />
allo spazio circostante, ed inconfondibili<br />
sono i mascheroni, figurazioni caricaturali<br />
che accompagnano il passante lungo il suo<br />
cammino quasi seguendolo con lo sguardo,<br />
sorprendendolo con espressioni teatrali, a<br />
volta grottesche. Da non perdere i fantastici<br />
Palazzo Beneventano, Palazzo Fava e Palazzo<br />
Modica<br />
Ragusa<br />
Scicli Ispica<br />
Spadaro, oltre all’ellittica Chiesa di San Giovanni<br />
Evangelista nell’altrettanto scenografica<br />
via Mormino Penna.<br />
Fuori programma: una visita alla cittadina<br />
di Ispica per vedere la Chiesa di Santa Maria<br />
Maggiore, accompagnata all’esterno da un<br />
bel porticato ellittico, tipico elemento barocco<br />
di raccordo tra la chiesa e la piazza, opera<br />
di Vincenzo Sinatra. L’interno della Basilica è<br />
considerato un unicum nella Provincia per la<br />
perfetta commistione tra architettura, stucchi,<br />
dorature ed affreschi.<br />
ragusa Ibla, panoramica<br />
133
134<br />
Eventi<br />
Le ni sportive di richiamo nazionale e<br />
feste religiose e i riti della Settimana<br />
Santa nonché alcune manifestazio-<br />
alcune sagre sono gli eventi che catalizzano<br />
l’attenzione di turisti e visitatori.<br />
Tra gli eventi religiosi della Provincia vi è il<br />
complesso di manifestazioni che si svolgono<br />
a Ispica durante la settimana santa. Caratteristica<br />
è la processione del Giovedì Santo, detta<br />
del “Cristo alla colonna”. Nata nel Medioevo,<br />
originariamente era formata da un gruppo di<br />
“flagellanti” che, a torso nudo e con una corona<br />
di spine, si percuotevano le spalle con<br />
cordicelle con vetro, ferro e chiodi: quest’ultima<br />
cruenta cerimonia è lentamente caduta in disuso<br />
mentre è ancora oggetto di grande culto<br />
la processione del simulacro. Anche a Vittoria è<br />
molto sentita la celebrazione del Venerdì Santo,<br />
la cui tradizione esiste praticamente dalla<br />
fondazione della città, mentre dal 1700 viene<br />
rappresentato il dramma sacro su un testo del<br />
marchese Alfonso Ricca. A Modica e Comiso<br />
per la domenica di Pasqua si festeggia rispettivamente<br />
la “Madonna Vasa Vasa” e “a Paci”, di<br />
grande effetto invece la festa dell’Uomo Vivo<br />
a Scicli. Grande richiamo hanno poi le feste<br />
patronali di San Giovanni Battista a Ragusa (29<br />
agosto) e di San Giorgio a Ragusa Ibla (fine<br />
maggio), di San Giovanni a Monterosso Almo<br />
nonché a Modica di San Pietro e San Giorgio.<br />
Altre feste di grande attrazione turistica sono<br />
la Cavalcata di San Giuseppe il 19 marzo a Scicli<br />
Festa della Madonna Vasa Vasa, Modica
Eventi<br />
Festa di San Giorgio, ragusa Ibla<br />
e nello stesso paese la festa delle Milizie. Tra gli<br />
appuntamenti musicali il Vittoria Jazz Festival<br />
a Vittoria, dall’ultima settimana di maggio e<br />
per il tutto mese di giugno, e l’Ibla Gran Prize<br />
a Ragusa Ibla, concorso di musica classica. Tra<br />
gli eventi sportivi, da segnalare la gara podistica<br />
di livello internazionale ‘Memorial Peppe<br />
Greco’ che si tiene nel mese di settembre, e la<br />
cronoscalata automobilistica “Monti Iblei” che<br />
si corre da più di cinquanta anni. Per gli appuntamenti<br />
del gusto, la kermesse sul cioccolato<br />
di Modica “Chocobarocco” in programma nel<br />
mese di ottobre e la sagra dell’olio a Chiaramonte<br />
Gulfi, mentre in estate si celebra da più<br />
lustri la sagra del pesce a Pozzallo e la sagra<br />
della cipolla a Giarratana.<br />
Monti Iblei, gara automobilistica<br />
135
Enogastronomia<br />
La suo barocco e al suo pae saggio, sa<br />
Provincia di Ragusa conferma la specificità<br />
di un territorio che, oltre al<br />
“investire” nella valorizzazione dei suoi prodotti<br />
tipici, le cui caratteristiche organolettiche rappresentano<br />
un valore aggiunto sul piano salutistico.<br />
Il percorso enogastronomico punta<br />
alla scoperta dei sapori “riconosciuti”, ovvero i<br />
prodotti certificati col marchio di qualità. L’itinerario<br />
parte dai Monti Iblei, nell’entroterra, per<br />
scivolare via via verso il mare, in un connubio di<br />
sapori derivanti dalla natura e dalla storia di una<br />
terra che è, di fatto, il cuore del Mediterraneo.<br />
Si comincia con l’Olio DOP (Denominazione di<br />
Orgine Protetta) Monti Iblei, un olio extravergine<br />
di oliva che si caratterizza per il sapore armonico,<br />
Cioccolato modicano<br />
dal fruttato medio - intenso e dal colore verdeoro,<br />
con punte di amaro e piccante. Questo fantastico<br />
risultato è frutto sia della coltivazione<br />
dell’ulivo, sia dell’attività dei piccoli frantoi, basati<br />
entrambi su metodi tradizionali. L’itinerario del<br />
gusto continua col Ragusano DOP, formaggio<br />
a pasta filata bandiera dell’arte casearia delle<br />
masserie locali. II “cosacavaddu”, antico nome<br />
del Ragusano DOP, si ottiene grazie alla sapiente<br />
lavorazione di un latte cremoso e profumato,<br />
munto dalla vacca di razza modicana e dalle<br />
vacche brune. Le mucche, tra l’altro, vengono<br />
allevate allo stato brado e si nutrono in pascoli<br />
naturali. Questi elementi ne fanno un formaggio<br />
unico, per qualità, per forma (a parallelepipedo)<br />
e per lavorazione, completamente manuale.
Enogastronomia<br />
I produttori sono sparsi per tutta la Provincia,<br />
con particolare concentrazione tra Ragusa e<br />
Modica. II viaggio prosegue attraverso la degustazione<br />
del Cerasuolo di Vittoria DOCG (Denominazione<br />
di Origine Controllata e Garantita),<br />
vino che si ottiene dai vitigni Nero d’Avola e<br />
Frappato. II risultato è un vino dal colore rosso<br />
intenso, dall’odore fruttato e dal sapore pieno e<br />
morbido. La Provincia vanta inoltre due tipicità<br />
in fase di riconoscimento. La prima è iI cioccolato<br />
di Modica, unico nel suo genere, sia per lavorazione<br />
che per le proprietà organolettiche; la<br />
lavorazione “a freddo”, con l’aggiunta di spezie e<br />
aromi, è ancora oggi quella introdotta durante<br />
la dominazione in Sicilia degli spagnoli, che a<br />
loro volta la appresero dagli aztechi. Questo<br />
Cipolla giarratana<br />
Informazioni utili<br />
COLLEGAMENTI AEREI<br />
SAC: Aeroporto Fontanarossa Catania<br />
tel. 095 7239111, e-mail: info@aeroporto.catania.it<br />
G.E.S.A.P.: Aeroporto Palermo<br />
tel. 800 541880, e-mail: gesap@gesap.it<br />
SO.A.CO. S.p.A.: Aeroporto di Comiso<br />
tel. 0932 961467, e-mail: info@soaco.it<br />
COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />
Ci sono treni diretti per Catania e Siracusa da<br />
Bologna, Firenze, Genova, Roma, Torino, Venezia<br />
e Milano.<br />
Carote novelle<br />
di Ispica<br />
COLLEGAMENTI STRADALI<br />
AUTOBUS<br />
Aeroporto Catania - ragusa<br />
ETNA TRASPORTI: tel. 0932 623440 - 095 532716<br />
Palermo - ragusa<br />
cioccolato infatti non è mai passato alla fase<br />
industriale, e viene prodotto senza aggiunta di<br />
grassi o altre sostanze estranee. Dal 2003 esiste<br />
un Consorzio di Tutela del cioccolato di Modica<br />
che lavora, tra l’altro, per l’ottenimento del<br />
marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta).<br />
Infine la carota di Ispica, famosa per il profumo<br />
intenso e il sapore deciso, frutto di un mix<br />
dovuto alle particolari condizioni climatiche,<br />
estati aride ed inverni miti, ed alla consistenza<br />
media del terreno. Eccezionali le proprietà dietetiche<br />
grazie alle notevoli quantità di vitamina<br />
A, calcio e fosforo. Tra le altre tipicità si segnala<br />
la cipolla di Giarratana, ortaggio unico nel suo<br />
genere, caratterizzato da un sapore molto dolce<br />
e aromatico.<br />
INTERBUS: tel. 095 530396 - 0931 66710 -<br />
091 6167919<br />
Messina - ragusa:<br />
SAIS: tel. 0932 623440 - 0935 524111 -<br />
091 7041211 - 095 536168<br />
AUTO<br />
Da Palermo: autostrada A19 Palermo-Catania<br />
Da Catania: lungo la strada statale 514 (90 km)<br />
Da Messina: autostrada A18 Messina-Catania<br />
COLLEGAMENTI VIA MARE<br />
Pozzallo - Malta<br />
Malta - Pozzallo<br />
Cerasuolo DOCG<br />
DOVE DORMIRE<br />
Informazioni su www.provincia.ragusa.it<br />
sezione Turismo<br />
ragusano DOP
Campania<br />
ravello, veduta da Villa rufolo<br />
Provincia di Salerno<br />
La Costiera Amalfitana
Introduzione<br />
La può abbracciare interamente con la sguardo, ammirando le sue acque limpide con<br />
Costiera Amalfitana si protende nel Mar Tirreno per quarantadue vertiginosi chilometri<br />
incisi nelle pendici salernitane dei Monti Lattari. Nelle giornate più terse la si<br />
l’isolotto, dimora delle leggendarie fanciulle omeriche che ammaliavano i naviganti con la dolcezza<br />
del loro canto.<br />
Amalfi, Vietri sul Mare, Positano, Atrani sono le perle di questo scenario di grandissimo valore<br />
culturale e artistico.<br />
CrITErI DI AMMISSIONE<br />
Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso di inserire quest’area sulla base dei criteri<br />
(ii), (iv) e (v), ritenendo che la Costiera Amalfitana sia un eccezionale esempio di paesaggio<br />
mediterraneo, con uno scenario di grandissimo<br />
valore culturale e naturale dovuto alle sue caratteristiche<br />
spettacolari ed alla sua evoluzione<br />
storica.<br />
Costiera Amalfitana, veduta
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
STOrIA<br />
Le miti legati alla sua fondazione, e<br />
origini di Amalfi sono avvolte nella<br />
leggenda. Numerosi, infatti, sono i<br />
ruotano tutti attorno alla discendenza romana,<br />
dimostrata anche dai rinvenimenti archeologici<br />
di età imperiale.<br />
Il toponimo Amalfi è di sicura estrazione<br />
latina e deriverebbe o da Melfi, un villaggio<br />
marittimo lucano abbandonato da alcuni pro-<br />
fughi romani nel IV secolo d.C., o dal cognome<br />
di una gens romana del I secolo d.C. (Amarfia).<br />
A seguito delle incursioni germaniche del V<br />
secolo d.C., molti profughi romani delle città<br />
campane, ormai preda delle orde barbariche,<br />
si rifugiarono sui Monti Lattari e trasformarono<br />
il piccolo villaggio di Amalfi in una città, che era<br />
già sede vescovile nell’anno 596.<br />
Amalfi e il territorio della Costiera appartennero,<br />
sino alla prima parte del IX secolo, al<br />
ducato romanico-bizantino di Napoli, dal quale<br />
si staccarono definitivamente il 1° Settembre<br />
839, dando vita ad una repubblica autonoma<br />
allo scopo di difendere i commerci marittimi<br />
di Amalfi dagli attacchi dei Longobardi di<br />
Benevento. Dapprima fu governata da Conti<br />
eletti annualmente, poi da Prefetti ed infine<br />
da Duchi che la trasformarono in una sorta di<br />
monarchia ducale.<br />
Amalfi, veduta<br />
141
142<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
Sin dall’VIII secolo gli Amalfitani si erano insediati<br />
nei principali centri portuali del Mediterraneo<br />
in “colonie virtuali”, costituite da abitazioni,<br />
botteghe, fondachi, chiese, monasteri, ospedali,<br />
che si amministravano mediante le leggi della<br />
madrepatria. Il ruolo di Amalfi nella politica<br />
mediterranea medioevale fu di mediazione<br />
tra civiltà tra loro contrapposte, quali l’araba,<br />
la bizantina e l’occidente romanico-germanico.<br />
IL COMMErCIO<br />
Il commercio triangolare di Amalfi nel Medioevo<br />
si svolgeva toccando l’Italia, l’Africa settentrionale<br />
araba e l’Impero di Bisanzio. Le navi di<br />
Amalfi salpavano alla volta dei centri arabi della<br />
costa africana cariche di legname da vendere in<br />
cambio di oro. In una seconda fase si recavano<br />
lungo la costa Siro-Palestinese ed a Bisanzio,<br />
dove acquistavano spezie, pietre preziose,<br />
stoffe pregiate, oggetti di oreficeria che in una<br />
terza fase rivendevano in gran parte dell’Italia,<br />
spingendosi sino a Ravenna e di lì, navigando il<br />
Po, addirittura a Pavia. Questo ciclo triangolare<br />
del commercio amalfitano arricchì enormemente<br />
gli abitanti della repubblica marinara a tal<br />
punto che potenze nemiche progettarono di<br />
conquistarla. Così Amalfi perse definitivamente<br />
la sua indipendenza nel 1131, quando entrò a<br />
far parte del regno normanno di Sicilia. Ma la<br />
sua floridezza economica e la potenza marinara<br />
non si eclissarono; in realtà Amalfi fu superata<br />
nei commerci e nelle attività marinare da nuove<br />
potenze concorrenti, quali Pisa e Genova. La<br />
vera crisi economica di Amalfi nel periodo medioevale<br />
è da ricercare nella guerra combattuta<br />
tra Angioini ed Aragonesi a seguito della quale<br />
Amalfi e il suo territorio subirono la concorrenza<br />
catalana e furono sottoposti a carestie, pestilenze,<br />
spopolamento.<br />
LA MArINErIA<br />
Amalfi per tutto il Medioevo ebbe una numerosa<br />
e potente flotta, distinta tra quella militare<br />
e quella mercantile. La flotta militare risultò più<br />
volte vittoriosa soprattutto nelle battaglie combattute<br />
contro gli Arabi in difesa della cristianità.<br />
Per la costruzione delle navi da guerra Amalfi<br />
aveva un arsenale in muratura del quale oggi<br />
restano due corsie divise da dieci pilastri. Nell’edificio<br />
originario venivano costruiti gli scafi delle<br />
galee da combattimento, impostate su centoventi<br />
remi. Le navi mercantili venivano costruite<br />
sugli arenili indicati con il termine bizantino di<br />
scaria. Lo scarium di Amalfi medioevale si trova<br />
oggi sotto il mare di fronte alla città, sommerso<br />
a seguito di una frana sottomarina provocata<br />
da una possente tempesta di Libeccio.<br />
Della storia marinara di Amalfi oggi restano,<br />
oltre all’arsenale, il codice marittimo denominato<br />
Tabula de Amalpha e la tradizione dell’in-
venzione della bussola. Il codice è conservato in<br />
una copia cartacea seicentesca presso il Museo<br />
civico, fu elaborato tra l’XI ed il XIV secolo e i<br />
suoi capitoli contengono sorprendenti notizie<br />
che riguardano l’avanzata e progredita società<br />
marinara Amalfitana. é ormai accertato che<br />
furono gli Amalfitani per primi ad inventare la<br />
bussola quale strumento di orientamento marinaro<br />
magnetico “a secco”, e che la diffusero nel<br />
Mediterraneo entro la prima metà del XIII secolo.<br />
LA COSTIErA AMALFITANA<br />
Ai tempi della Repubblica fondata nell’839, il<br />
territorio amalfitano andava da Cetara ai rilievi<br />
montuosi di Scala, Tramonti e Agerola, dal territorio<br />
stabiano con Lettere, Pimonte e Gragnano<br />
fino all’isola di Capri. I suoi confini erano presidiati<br />
da castelli e fortificazioni i cui resti sono visibili in<br />
prossimità dei centri abitati, a mezza altezza fra<br />
il mare e i crinali dei monti. Lungo la costa, una<br />
serie di torri di avvistamento ricorda le incursioni<br />
dei corsari turchi.<br />
Oggi l’area del sito UNESCO comprende<br />
quindici comuni (Amalfi, Atrani, Cetara, Conca<br />
dei Marini, Corbara, Furore, Maiori, Minori, Positano,<br />
Praiano, Ravello, Sant’Egidio del Monte Albino,<br />
Scala, Tramonti, Vietri sul Mare), in un territorio<br />
le cui straordinarie peculiarità paesaggistiche<br />
e ambientali fanno da sfondo a testimonianze<br />
storico-artistiche che ne rappresentano l’iden-<br />
La Costiera Amalfitana<br />
tità delle origini: dalle ville romane di Minori e<br />
Positano del I secolo d.C. all’architettura pubblica<br />
e privata medievale, dai preziosi manufatti di<br />
oreficeria e artigianato custoditi dentro chiese e<br />
musei, alle meraviglie naturalistiche della Valle<br />
dei Mulini. Con le sue cupole maiolicate, insegna<br />
di un artigianato ceramico famoso nel mondo,<br />
Vietri sul Mare apre (o chiude, per chi venga da<br />
Sorrento) la serie dei paesi che compongono il<br />
territorio della Costiera.<br />
Sospesa fra cielo e mare, Ravello respira atmosfere<br />
d’altri tempi: con i tesori d’arte delle<br />
sue chiese millenarie, le visioni d’infinito di villa<br />
Cimbrone, la magia di Villa Rufolo, già ammirata<br />
da Boccaccio, che la celebrò nel Decameron.<br />
Nella minuscola Atrani, incassata nella valle<br />
del Dragone, si svolgeva la cerimonia di investitura<br />
dei dogi amalfitani, mentre sulla strada che<br />
da Amalfi si arrampica verso il “paese dipinto” di<br />
Furore, il borgo di Conca dei Marini è riconoscibile<br />
dalle volte a botte della bianca costruzione<br />
seicentesca adagiata su uno sperone di roccia.<br />
Infine Amalfi, nella quale alla celebrità del<br />
Duomo, che fa da quinta al teatro della piazza,<br />
si contrappone la città araba, dai vicoli segreti,<br />
androni e porticati biancheggianti di calce. Un’architettura<br />
fantastica di loggette, scale e scalinatelle<br />
che si intersecano in un gioco di geometrie<br />
azzardate, intrecci di costruzioni che sembrano<br />
mantenersi sospese per caso e che fecero dire a<br />
Le Corbusier “Non è possibile, ma esiste”.<br />
Amalfi e Atrani<br />
143
Campania<br />
Certosa di Padula, interno<br />
Caserta<br />
la reggia<br />
il Parco<br />
Complesso di<br />
San Leucio<br />
Provincia di Salerno<br />
Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano,<br />
con i siti archeologici di Paestum, Velia e la Certosa di Padula
Introduzione<br />
Un tra natura e cultura, luogo di scambio e di contaminazione. è oggi un paesaggio<br />
magnifico risultato dell’opera combinata della natura e dell’uomo. Situato sulla<br />
costa al centro del mare Mediterraneo, il Cilento è sintesi perfetta della convivenza<br />
vivente che mantiene un ruolo attivo nella società contemporanea ma conserva i caratteri<br />
tradizionali che lo hanno generato, nell’organizzazione del territorio, nella trama dei percorsi,<br />
nella struttura delle coltivazioni e nel sistema degli insediamenti. Il Cilento realizza l’incontro<br />
tra mare e montagna, Atlantico e Oriente, culture nordiche e africane, fonde popoli e civiltà e<br />
ne conserva le tracce evidenti nei suoi caratteri distintivi: l’archeologia, la natura, le tradizioni.<br />
CrITErI DI AMMISSIONE<br />
Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso nel 1992 di inserire il Parco Nazionale del<br />
Cilento e del Vallo di Diano con i siti archeologici di Paestum e Velia e la Certosa di Padula nella<br />
Lista dei beni Patrimonio dell’Umanità in base ai seguenti criteri:<br />
criterio (iii): durante la preistoria e il Medioevo la regione del Cilento è stata il principale<br />
passaggio per le comunicazioni culturali, politiche e commerciali in un modo particolare, cioè<br />
attraverso i crinali delle catene montuose che corrono da est ad ovest, creando così un panorama<br />
culturale di notevole significato e qualità;<br />
criterio (iv): in due momenti chiave dello sviluppo della società umana del Mediterraneo<br />
come regione, la zona del Cilento ha costituito l’unico modo esistente di comunicazione tra<br />
l’Adriatico e il Tirreno nella regione del Mediterraneo centrale, e ciò è chiaramente illustrato da<br />
quello che resta oggi del paesaggio culturale.<br />
Tempio di Nettuno, Paestum<br />
145
146<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
Situata al centro fra la costa amalfitana e<br />
quella cilentana, Salerno visse una storia<br />
ricca di eventi e di popoli.<br />
Furono i Greci a importare sul territorio i<br />
frutteti, gli ulivi e le colture del grano e del frumento.<br />
In seguito (197 a.C.) divenne una colonia<br />
romana. Nel Medioevo subì la dominazione<br />
Longobarda.<br />
Per sfuggire al volere di Carlo Magno, nel<br />
786, Arechi II trasferì la sede del ducato di Benevento<br />
a Salerno cercando di garantirsi il controllo<br />
di una zona strategica. Fece fortificare la città,<br />
già dotata di un castello e ben presto Salerno<br />
divenne sede di un principato oltre che un forte<br />
centro politico. Si istituì anche la Scuola Medica,<br />
la più antica istituzione di questo genere in<br />
Europa. Ma è con i Normanni, ed in particolare<br />
con Roberto il Guiscardo, che Salerno conobbe<br />
il periodo di maggior splendore (XI-XII secolo).<br />
Sono di questo periodo il Duomo e la Reggia<br />
di Castel Terracena, mentre la Scuola Medica<br />
assunse sempre più importanza.<br />
Il risveglio economico avvenne verso la metà<br />
del XII secolo con l’occupazione sveva; a questo<br />
periodo risale la costruzione del molo ad opera<br />
di Manfredi, figlio di Federico II.<br />
Dopo il XIV secolo presero il sopravvento i<br />
principi di Sanseverino, i feudatari più potenti<br />
del sud che fecero arrivare a Salerno uomini di<br />
eccelsa cultura e grandi artisti. Fra il 1656 e il<br />
1694, Salerno fu colpita da peste e terremoti.<br />
Iniziò così uno dei periodi più cupi per la storia<br />
di questa terra che avrà termine solo dopo il<br />
XVIII secolo con la fine dell’impero spagnolo.<br />
Nel 1799 la città entrò a far parte della Repubblica<br />
Partenopea e, nel periodo napoleonico,<br />
si ordinò la soppressione della Scuola<br />
Medica e di tutti gli ordini religiosi. Da questo<br />
momento in poi avvenne la nuova espansione<br />
cittadina oltre le mura, fenomeno che durò<br />
anche dopo l’Unità d’Italia e si protrasse sino<br />
alla seconda guerra mondiale.<br />
Nel 1943 Salerno assistette allo sbarco degli<br />
alleati e nel 1944 fu sede del governo Badoglio.<br />
Oggi, la città, presenta tre nuclei ben distinguibili:<br />
la zona medievale, sul declivio del colle<br />
che si sviluppa sulla via dei Mercanti, e la parte<br />
moderna che ha due volti, quello ottocentesco
Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano,<br />
con i siti di Paestum, Velia e la Certosa di Padula<br />
con un’espansione ordinata e regolare, e quello<br />
che risale all’ultimo dopoguerra, con costruzioni<br />
affollate e disordinate.<br />
Da un punto di vista economico Salerno è un<br />
centro di commerci agricoli e un polo industriale<br />
(industrie tessili, meccaniche, alimentari, del<br />
legno e delle ceramiche). Trovandosi al centro di<br />
due splendide coste (Amalfi e Cilento) è anche<br />
un importante nodo di comunicazioni.<br />
IL PArCO DEL CILENTO<br />
I primi insediamenti umani risalgono al<br />
Paleoli tico medio e continuano per tutto il<br />
Neolitico sino all’Età del Rame. La presenza di<br />
queste antiche culture è testimoniata dalle tracce<br />
lasciate sia nelle grotte costiere fra Palinuro e<br />
Scario, sia in quelle interne lungo i percorsi del<br />
crinale dei massicci montuosi come le Grotte<br />
di Castelcivita, sia nel Vallo di Diano a Pertosa,<br />
nelle Grotte dell’Angelo.<br />
Testimonianze dell’Età del Bronzo sono gli<br />
altari sacrificali e le sculture rupestri lungo le<br />
vie dal Tirreno allo Ionio.<br />
Intorno al XVII secolo a.C. sbarcarono sulle<br />
coste del Cilento i Greci che formarono la città di<br />
Poseidonia. Dal mare giunsero poi i Focei dell’Asia<br />
Minore che fondarono Velia e Porta Rosa.<br />
Durante il IV secolo a.C. i Romani usarono<br />
questa zona per gli scambi e per i traffici ma,<br />
con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente<br />
(VI secolo d.C.) iniziò il lungo periodo delle dominazioni<br />
barbariche dei Visigoti, Goti, Longobardi<br />
e i continui attacchi dei Saraceni. Questo<br />
incontro/scontro fra diverse culture determinò<br />
il nascere di complessi architettonici e pittorici<br />
di grande bellezza come la Badia di Pattano con<br />
la Cappella di San Filadelfo o gli affreschi della<br />
Cappella Basiliana a Lentiscosa. Nel corso dei<br />
secoli XVI e XVII l’intero territorio fu smembrato<br />
tra nobili che contribuirono a fare di questa<br />
terra luogo di crudeli imprese.<br />
Il Cilento presenta una morfologia varia<br />
e complessa. In corrispondenza del bacino<br />
idrogeografico del fiume Alento e dei principali<br />
monti del Cilento occidentale si trova una<br />
roccia che prende il nome di Flysch del Cilento.<br />
Sulla costa alta il Flysch si caratterizza per la<br />
stratificazione delle rocce dai colori particolari<br />
e per il paesaggio con una forte presenza<br />
arborea della macchia mediterranea.<br />
Nel parco si trovano circa 1800 specie di<br />
piante autoctone spontanee fra le quali spicca<br />
la Primula di Palinuro, il simbolo del Parco.<br />
Palinuro<br />
147
148<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
La macchia mediterranea si estende nella<br />
zona costiera insieme con gli ulivi e i boschi<br />
sempreverdi. Nelle quote superiori e nell’interno<br />
si ergono querce, aceri, tigli, olmi, frassini e<br />
castagni, mentre, a quote maggiori, i faggeti<br />
coprono i monti. Ancora più in alto si trova il<br />
rarissimo arbusto Crespino dell’Etna.<br />
Vista l’impressionante varietà della morfologia<br />
e della flora del parco, non è da considerare<br />
strana la presenza di una fauna diversificata e<br />
ricca. Nelle zone montane si trovano le Aquile<br />
Reali e alcune delle sue prede come la Lepre<br />
appenninica e la Coturnice. La presenza di queste<br />
due specie è molto importante da un punto di<br />
vista biologico in quanto rappresentano forme<br />
animali autoctone appenniniche ormai estinte<br />
in molte parti del territorio. Tra i pascoli vi sono<br />
lupi, volpi e martore.<br />
PAESTUM<br />
Piccola frazione di Capaccio, Paestum costituisce<br />
uno dei maggiori reperti di colonia greca.<br />
Fondata nel VI secolo dagli Achei come centro<br />
commerciale marittimo, passò nelle mani dei Lucani,<br />
poi dei Romani. Nell’887 d.C. venne distrutta<br />
dai Saraceni e da qui cominciò la sua decadenza.<br />
La cinta muraria dell’antica colonia greca,<br />
a forma poligonale con quattro grandi porte,<br />
avvolge quasi completamente Paestum, dove<br />
erano presenti un Foro, interi quartieri urbanizzati,<br />
edifici religiosi e tre templi.<br />
Il Tempio di Hera, il più antico, di ordine dorico<br />
con diciotto colonne sui lati lunghi e nove sui<br />
Da sinistra: Tempio di Nettuno e Basilica, Paestum<br />
corti, aveva una cella preceduta da un portico,<br />
e divisa in due navate da una fila di colonne.<br />
Risale al 510 a.C. il Tempio di Cerere, in realtà<br />
dedicato ad Atena, costituito da tredici colonne<br />
sui lati lunghi e sei sui corti, con ampio portico<br />
antistante la cella. Questo tempio fu, in seguito,<br />
restaurato dai Romani e usato, in epoca bizantina,<br />
come chiesa.<br />
Il Tempio di Nettuno, il più grande dei tre,<br />
si fa risalire al 450 a.C. e costituisce uno dei più<br />
splendidi esempi di architettura dorica templare.<br />
Dedicato in realtà ad Hera, continua a mantenere<br />
l’antica ma erronea denominazione; il tempio<br />
possiede sedici colonne sui lati lunghi e sei sui<br />
corti, con una cella racchiusa tra due portici e<br />
divisa in tre navate da due file di colonne. Davanti<br />
sono rimasti i resti di due altari che dovevano<br />
servire per i sacrifici.<br />
IL MUSEO ArCHEOLOGICO<br />
NAZIONALE<br />
Il museo, costruito negli anni cinquanta, contiene<br />
trentatre delle metope che decoravano il<br />
Tempio di Hera e che costituiscono il gruppo scultoreo<br />
più importante di tutta la Magna Grecia.<br />
Sistemate in diverse stanze si trovano le metope<br />
arcaiche del thesauros, che raffigurano il mito di<br />
Eracle, e quelle raffiguranti fanciulle danzanti in<br />
abiti ionici; vi si trovano poi elementi architettonici<br />
del tempio di Cerere, di un corredo funebre<br />
e alcuni affreschi tombali del IV secolo con scene<br />
del defunto in armi a cavallo, di giochi funebri e,<br />
per le tombe femminili, di attività domestiche.
Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano,<br />
con i siti di Paestum, Velia e la Certosa di Padula<br />
La Certosa di Padula, veduta dall’alto<br />
Sono inoltre conservati gli affreschi della<br />
Tomba del Tuffatore della fine del V secolo<br />
a.C., cinque lastre dipinte con grande capacità<br />
espressiva che raffigurano un giovane tuffatore<br />
a grandezza naturale e una scena del banchetto<br />
funebre: la sua fondamentale importanza deriva<br />
dall’essere l’unica testimonianza della pittura<br />
greca classica giunta intatta fino a noi.<br />
VELIA<br />
Originariamente Elea, fondata nel 540 a.C.<br />
lungo la costa tirrenica della Lucania dai Focesi,<br />
provenienti dalla Corsica e stabilitisi qui dopo<br />
la sconfitta contro le flotte degli Etruschi e dei<br />
Cartaginesi. Dopo la distruzione della colonia<br />
greca di Sibari, Velia ospitò i filosofi Parmenide<br />
e zenone cui si deve l’importanza del pensiero<br />
filosofico. La città combatté con la vicina Posidonia,<br />
con i Lucani e, nel 389, entrò a far parte<br />
della Lega Italiota. Fornì, successivamente, aiuti<br />
a Roma contro Annibale. Venne distrutta fra l’VIII<br />
e il IX secolo d.C. dai Saraceni.<br />
Si distinguono tre nuclei urbani: il quartiere<br />
meridionale, che era il centro del potere politico,<br />
il quartiere settentrionale, vicino al porto<br />
fluviale, e l’acropoli, che era il più antico abitato<br />
di Elea. Sul promontorio, in passato, sorgevano<br />
edifici pubblici e sacri. Rimangono i resti di un<br />
tempio ionico e del teatro del III secolo.<br />
LA CErTOSA DI PADULA<br />
La Certosa fu fondata nel 1306 da Tommaso<br />
San Severino, signore di tutto il Vallo di Diano,<br />
che la donò all’ordine dei Certosini.<br />
è uno dei monasteri più grandi del mondo.<br />
Originariamente Certosa di San Lorenzo, è chiamata<br />
di Padula per la sua vicinanza all’omonimo<br />
paese. La struttura è quella tipica delle Certose:<br />
nella parte alta c’erano gli alloggi dei padri<br />
certosini che vi conducevano una vita ascetica<br />
e rigorosa; nella parte bassa stavano i conversi<br />
che avevano il compito di amministrare i beni<br />
dell’ordine e sovrintendevano le attività agricole<br />
e artigianali.<br />
Quartieri di Velia Velia<br />
La Certosa di Padula<br />
149
150<br />
Itinerari<br />
ALTO E MEDIO SELE<br />
Questa zona prende il nome dall’omonimo<br />
fiume, uno dei corsi d’acqua più belli e meno<br />
inquinati d’Italia. Il territorio dell’Alto Medio Sele<br />
è pieno di testimonianze storiche, naturalistiche<br />
ed archeologiche. L’alta Valle del SeIe, con i suoi<br />
paesaggi incantevoli, la bontà delle sue sorgenti<br />
e il suo splendido fiume, offre le sue bellezze a<br />
quanti ricercano, nel turismo, la genuinità del<br />
territorio e la cordialità di popolazioni civili e<br />
ospitali. Come la Comunità Montana zona del<br />
Tanagro, anche la zona dell’Alto Medio Sele rientra<br />
in un progetto di recupero e valorizzazione<br />
dei prodotti agricoli, definiti prodotti di pregio<br />
e di sviluppo dei sistemi locali. L’area, dal punto<br />
di vista morfologico, si presenta come una vasta<br />
conca a forma di triangolo irregolare, delimitata<br />
a ovest dal massiccio del Cervialto, a est dal<br />
pre-Appennino, a nord dalla Sella di Conza e a<br />
sud dalla gola del passo di Contursi. Chi percorre<br />
la strada provinciale si troverà di fronte uno scenario<br />
naturale suggestivo, dominato dalle mille<br />
sfumature del verde, nelle sue numerose tonalità,<br />
quelle dei campi, delle pianure, delle montagne<br />
e delle strade a tratti tortuose.<br />
IL CASTELLO ARECHI – SALERNO<br />
Positano<br />
Il Castello Arechi, situato sul monte Bonadies<br />
fu realizzato nell’VII secolo dal longobardo<br />
Arechi II, il quale trasferì la capitale del ducato<br />
da Benevento a Salerno, ed ancor oggi domina<br />
la città e veglia su di essa.<br />
Campania Basili<br />
Cava de’ Tirreni<br />
Amal<br />
Ravello<br />
La Costiera<br />
amaltana<br />
Salerno<br />
Piana del Sele<br />
Vietri sul Mare<br />
La fortezza non<br />
fu mai espugnata con<br />
la forza, ma Gisulfo II, ultimo<br />
principe longobardo di Salerno, si<br />
arrese nel 1077 al conquistatore normanno<br />
a seguito di un lunghissimo assedio. Successivamente<br />
la costruzione fu ampliata e modificata in<br />
epoca normanna, angioina e aragonese.<br />
IL DUOMO – SALERNO<br />
Paestum<br />
Il Parco Nazionale<br />
del Cilento<br />
e Vallo di Diano<br />
Velia<br />
Castello Arechi, Salerno<br />
Tra i monumenti caratteristici della città storica,<br />
ma anche il più significativo ed importante,<br />
si configura il Duomo. Fu fatto costruire da<br />
Roberto il Guiscardo tra il 1076 e il 1085, ma fu<br />
quasi completamente rifatto nella prima metà<br />
del 700; subì ulteriori interventi negli anni ‘30, ‘50<br />
e ‘60. II monumento è munito di uno spettacolare<br />
atrio, cinto da un portico su antiche colonne<br />
reggenti archi a tutto sesto; nel mezzo vi è una<br />
vasca di granito classica che sostituisce un’altra<br />
Costiera Amalfitana<br />
Pertosa<br />
La Certosa<br />
di Padula
cata<br />
Itinerari<br />
di granito egiziano proveniente da Paestum, oggi<br />
nella villa Comunale di Napoli. Al XII secolo risale<br />
il campanile che sovrasta il portico lungo il suo<br />
lato destro, alto 56 metri. Una visita al Museo del<br />
Duomo, al Museo Archeologico Provinciale e alla<br />
Pinacoteca Provinciale offrono una panoramica<br />
completa sull’arte salernitana attraverso i secoli.<br />
Nello stesso quartiere meritano una visita la<br />
Chiesetta medioevale di Santa Maria de Lama e le<br />
Chiese barocche di San Giorgio e della Madonna<br />
delle Grazie. è infine interessante fare una passeggiata<br />
lungo via Roma, nella città moderna, e<br />
il lungomare, uno dei più lunghi d’Italia.<br />
IL DUOMO – AMALFI<br />
Calabria<br />
Il Duomo, dedicato a Sant’Andrea, è il principale<br />
bene architettonico, con la sua spettacolare<br />
scalinata che termina in una pittoresca piazzetta.<br />
Fu costruito nel IX secolo, quando la Repubblica<br />
Marinara cominciò ad affermarsi come potenza<br />
commerciale. Venne completamente ristrutturato<br />
nel 1203, nelle forme arabo-normanne introdotte<br />
dai conquistatori. Rimaneggiato attorno al<br />
1570, fu ricostruito nell’800 dopo un disastroso<br />
crollo avvenuto a metà del secolo.<br />
Costa tra Positano e Amalfi<br />
Duomo di Salerno, Cripta di San Matteo<br />
Puglia<br />
LA BADIA DELLA SANTISSIMA TRINITà –<br />
CAVA DE’ TIRRENI<br />
è il simbolo stesso di Cava, il suo maggior<br />
monumento e gloria. Sorge alle pendici del<br />
Monte Finestra, sotto l’immensa cava Arsicia, e<br />
fu fondata nel 1011 da San Alferio Pappacarbone,<br />
che ne fu anche il primo Abate. Intitolata<br />
alla Santissima Trinità, fu consacrata nel 1092<br />
da Papa Urbano II. L’attuale facciata risale alla<br />
seconda metà del ‘700.<br />
GROTTE DI PERTOSA<br />
Duomo di Amalfi<br />
All’ingresso del Vallo di Diano, nel Cilento,<br />
sono situate le Grotta di Pertosa, le più importanti<br />
dell’Italia del sud, e le uniche ad essere<br />
attraversate da un fiume sotterraneo.<br />
Le Grotte, utilizzate anticamente come luogo<br />
di culto cristiano, sono anche dette “Grotte<br />
dell’Angelo”. Dopo una suggestiva traversata in<br />
barca, le Grotte si snodano nel cuore del Cilento,<br />
in un’affascinante serie di cunicoli e sale naturali.<br />
Badia, Cava de’ Tirreni<br />
151
152<br />
Eventi<br />
RAVELLO FESTIVAL<br />
In poco meno di due mesi, luglio e agosto,<br />
il Ravello Festival propone una serie di eventi,<br />
che spaziano tra concerti sinfonici e cameristici,<br />
balletti e performance jazz, incontri con scrittori<br />
e mostre, momenti di formazione e omaggi alla<br />
tradizione musicale napoletana e non solo.<br />
GIFFONI FILM FESTIVAL<br />
Film, lungometraggi, cortometraggi in concorso,<br />
giurie di giovani, anteprime, masterclass,<br />
ospiti internazionali e tante novità per la kermess<br />
di cinema per giovani più famosa del mondo.<br />
SAGRA DEL “SCIUSCIELLO”– PELLEzzANO<br />
è sicuramente uno degli appuntamenti<br />
gastronomici estivi più attesi della Provincia<br />
di Salerno. ‘O sciusciello è un prodotto da<br />
forno tipico del luogo conosciuto da tanti<br />
(il primo pane dei nonni di Pellezzano): è un<br />
impasto spianato e sottile di acqua, farina<br />
e sale, condito con sugna e pepe, arricchito<br />
con pancetta e formaggi, salsicce e patate<br />
o anche nutella, cotto nei forni a legna.<br />
La particolarità è nella spianatura dell’impasto,<br />
che a contatto col fuoco si rigonfia, fino<br />
a bucarsi producendo il classico soffiore che<br />
nel dialetto locale viene detto “o’ sciuscio”. Gli<br />
organizzatori della rassegna da anni, ormai, alla<br />
degustazione affiancano momenti di musica e<br />
spettacolo con la presenza di gruppi folcloristici.<br />
FESTA MEDIEVALE – TORCHIARA<br />
La festa medievale, nei primi giorni d’agosto<br />
anima il centro storico di Torchiara. Nello splendido<br />
scenario del borgo medievale si può assistere<br />
al grande corteo storico, alla rievocazione storica,<br />
al Palio della Torre con sbandieratori, musici,<br />
danzatrici e tanto altro.<br />
SAGRA DEL PESCATO DI PARANzA –<br />
CASTELLABATE<br />
La sagra del Pescato di Paranza è una rassegna<br />
enogastronomica che si tiene a Lago di<br />
Castellabate, nota località marina della Costiera<br />
Cilentana. I visitatori possono gustare ottime<br />
fritture di pesce azzurro fresco, pasta e fagioli<br />
con cozze, frittelle di alghe, e dolci tipici.<br />
GIORNATA PROMOzIONALE<br />
DELL’OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA –<br />
ALBANELLA<br />
L’antico borgo di Albanella celebra l’ “Oro<br />
Verde”. L’evento, oltre a valorizzare l’olio, è caratterizzato<br />
da un percorso suggestivo, per<br />
riportare in auge momenti di tradizione contadina:<br />
taverne allestite lungo tutto il centro<br />
storico, esposizioni artigianali, vendita di prodotti<br />
tipici agroalimentari. Si potranno gustare<br />
piatti come lagane e ceci, pizza cilentana, trippa<br />
e fagioli, soffritto, cicoria e patate, broccoli<br />
e salsiccia, acqua sala, vicci fritti e dolci tipici<br />
cilentani.<br />
ravello Tramonto a ravello
Enogastronomia<br />
IL LIMONCELLO COSTA D’AMALFI<br />
Il Limoncello della Costiera Amalfitana, o<br />
liquore di limoni, ha il colore del sole, il profumo<br />
intenso e delicato del limone, e una<br />
buona gradazione alcolica.<br />
La fama del Limoncello<br />
è nota in tutto<br />
il mondo, eppure si<br />
tratta di una preparazione<br />
semplice e<br />
di origine casalinga.<br />
Probabilmente è proprio<br />
questo il segreto<br />
del suo successo<br />
planetario.<br />
LE MELANzANE AL CIOCCOLATO<br />
Le melanzane al cioccolato sono una specialità<br />
gastronomica della Costiera Amalfitana di<br />
antichissima tradizione. Questa ricetta nacque<br />
probabilmente nella cucina del convento francescano<br />
di Tramonti, i cui monaci preparavano le<br />
Informazioni utili<br />
COLLEGAMENTI AEREI<br />
Aeroporto “Salerno Costa d’Amalfi”<br />
tel. +39 082 83 54 311<br />
Aeroporto Internazionale di Napoli<br />
tel. +39 081 70 92 800.<br />
COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />
Stazione Ferroviaria di Salerno<br />
www.trenitalia.it<br />
COLLEGAMENTI STRADALI<br />
Per Salerno<br />
Da nord:<br />
A1 fino a Napoli, poi A3 Napoli-Salerno: uscita Vietri<br />
sul Mare;<br />
A1 fino a Caserta, poi A30 Caserta-Salerno: uscita<br />
Fratte/Salerno centro.<br />
melanzane fritte ricoperte di un intingolo dolce e<br />
liquoroso; la ricetta subì varie trasformazioni fino<br />
a che le fette di melanzane vennero ricoperte<br />
con salsa di cioccolata.<br />
IL POMODORO SAN MARzANO DOP<br />
Il pomodoro San Marzano DOP (Denominazione<br />
di Origine Protetta) è conosciuto ed<br />
apprezzato in tutto il mondo per le sue caratteristiche<br />
esaltate dalla trasformazione in “pelato”<br />
per conserve. I pelati San Marzano trovano mille<br />
impieghi nella gastronomia italiana e vengono<br />
esportati in tutti il mondo. Il sugo di pomodori<br />
pelati San Marzano DOP ha un aroma inconfondibile<br />
e immancabile in ogni cucina italiana.<br />
LA MOzzARELLA DI BUFALA CAMPANA DOP<br />
Fragranti e genuine, le mozzarelle di bufala<br />
vantano il primato tra i prodotti italiani di Denominazione<br />
di Origine Protetta (DOP). Sono<br />
prodotte con il latte intero di bufala, munto direttamente<br />
nei pascoli della Valle del Sele.<br />
Da sud:<br />
A3 Salerno-Reggio Calabria: uscita Fratte/Salerno<br />
centro;<br />
A3 Salerno- Reggio Calabria: uscita Pontecagnano,<br />
direzione Fratte/Tangenziale; uscite da zona Industriale<br />
fino a Fratte<br />
COLLEGAMENTI VIA MARE<br />
Porto di Salerno<br />
www.portosalerno.it<br />
www.salernostazionemarittima.it<br />
DOVE DORMIRE<br />
Federalberghi Campania<br />
tel. +39 081 5513133<br />
e-mail: campania@federalberghi.it<br />
153
Sicilia<br />
Palazzo <strong>Nicola</strong>ci, Noto, particolare<br />
Provincia Regionale di Siracusa<br />
Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />
(Noto, Palazzolo Acreide)
Introduzione<br />
Il nonché buona parte delle Province di Catania, Enna e Caltanissetta. Molti dei comuni<br />
Val di Noto è storicamente uno dei tre territori in cui fu divisa amministrativamente la Sicilia<br />
in epoca arabo-normanna, e comprende i territori delle Province di Siracusa e Ragusa,<br />
del Val di Noto furono pesantemente colpiti dal terremoto del 1693 ed alcuni, completamente<br />
distrutti, furono ricostruiti in siti diversi da quelli originari. L’opera di ricostruzione fu l’occasione<br />
per il fiorire dell’architettura tardo barocca di scuola siciliana, che introdusse grandi innovazioni<br />
nella progettazione e nella realizzazione di chiese e palazzi. Otto tra le città del sud-est della Sicilia,<br />
e cioè Caltagirone, Catania, Militello in Val di Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa<br />
Ibla e Scicli rappresentano mirabilmente la grandiosa opera di ricostruzione e sono state inserite<br />
nella World Heritage List dell’UNESCO, quali inimitabili testimonianze dell’architettura barocca.<br />
CrITErI DI AMMISSIONE<br />
Le città tardo barocche del sud-est siciliano, nella loro comune caratteristica, hanno dimostrato<br />
di possedere ben quattro dei sei criteri previsti per l’inserimento nella World Heritage List<br />
dell’UNESCO: (i), (ii), (iv) e (v). Le otto città del sud-est della Sicilia, infatti forniscono una notevole<br />
testimonianza del genio esuberante dell’arte e dell’architettura del tardo Barocco – criterio (i),<br />
rappresentano l’apice e la fioritura finale dell’arte Barocca in Europa – criterio (ii), possiedono<br />
omogeneità geografica e cronologica – criterio (iv), grazie all’eccezionale qualità dell’arte e dell’architettura<br />
ricostruttiva post terremoto, rappresentano un esempio di sistemazione urbanistica,<br />
in una zona permanentemente a rischio di terremoti ed eruzioni da parte dell’Etna – criterio (v).<br />
Noto, panoramica<br />
155
156<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
La villaggio siculo situato sull’altura<br />
storia di Noto sembra essere stata<br />
segnata sin dalle origini. L’antico<br />
della Mendola, infatti, venne spostato da Ducezio,<br />
Re dei Siculi, in una posizione più facilmente<br />
difendibile sul monte Alveria, che dista<br />
dalla Noto attuale 12 chilometri. Neas, questo<br />
il nome con cui era conosciuta Noto nel periodo<br />
greco, finì presto sotto l’influsso di Siracusa,<br />
prima potenza economica e militare della<br />
Magna Grecia. Negli antichi siti rimangono<br />
testimonianze di insediamenti umani ancora<br />
più antichi, risalenti all’età del Bronzo Antico<br />
o Castellucciana. Del periodo greco-romano<br />
restano il Ginnasio, le mura megalitiche e la<br />
Villa romana del Tellaro. Netum, come venne<br />
chiamata Noto dopo la sottomissione a Roma,<br />
successivamente all’occupazione Giustinianea,<br />
fu arricchita di monumenti, come la Basilica<br />
di Eloro e la Trigona della Cittadella. L’invasione<br />
Araba segnò la fortificazione della città<br />
che divenne capovalle. In tutti i successivi periodi,<br />
dal normanno all’angioino-aragonese, la<br />
città continuò a vedere la crescita delle fortificazioni,<br />
fino ad arrivare alla costruzione della<br />
Torre Maestra del Castello di Noto Antica. Il<br />
terremoto del 1693 segnò per sempre la storia<br />
di Noto. La distruzione devastante della città<br />
comportò lo spostamento del centro abitato<br />
e determinò la fortuna della stessa, che ebbe<br />
l’opportunità di essere costruita ex novo, con<br />
ampia facoltà degli architetti di ideare l’intero<br />
impianto urbanistico della città, secondo i moderni<br />
canoni barocchi. L’abilità dei capomastri<br />
Zona archeologica latomia dell’Intagliatella,<br />
Palazzolo Acreide<br />
Palazzo Ducezio, Noto<br />
e degli scalpellini ha completato l’opera, realizzando<br />
quel magnifico “giardino di pietra”<br />
che ancora oggi lascia sbalorditi. Il barocco di<br />
Noto, a differenza di altre realtà, non si inserisce<br />
in un contesto preesistente e non mostra<br />
stratificazioni nè stili diversi. Tutto è contestuale<br />
ed armonico. Ogni palazzo, ogni piazza, ogni<br />
scalinata è perfettamente calata nel contesto<br />
globale, con una grandiosità senza pause e<br />
una regalità senza avarizia, facendo di Noto la<br />
perfetta città barocca. Akrai, l’antica Palazzolo<br />
Acreide, fu fondata da Siracusa nel 664 a.C., sui<br />
resti di un insediamento siculo risalente al XII<br />
secolo a.C. La cittadina crebbe rigogliosa sino<br />
alla distruzione seguita alla conquista araba.<br />
Solo nei primi anni del XIX secolo le campagne<br />
di scavi consentirono di localizzare l’antica<br />
Akrai, con il suo prezioso teatro, adagiato<br />
su un pendio naturale, opportunamente preparato<br />
con pietrame a secco, su cui poggiano,<br />
sovrapponendosi, i blocchi delle gradinate. La<br />
cavea, suddivisa in nove settori a cuneo, contava<br />
dodici fila di sedili. L’area archeo logica di<br />
Akrai, oltre al sito dell’antica polis, compren-<br />
Colonnato del Palazzo Zocco, Palazzolo Acreide
Le Città tardo barocche del Val di Noto<br />
de due vaste necropoli, quella della “Pinita” e<br />
quella di “Colle Orbo”, la latomia denominata<br />
dei “Templi Ferali” ed i Santoni. Questi ultimi<br />
sono dodici grandi quadri scolpiti nella roccia,<br />
che costituiscono un complesso di figure ad<br />
alto rilievo, unico al mondo, dedicato al culto<br />
della Magna Mater, antichissima pratica orientale,<br />
diffusasi anche a Siracusa già nel IV secolo<br />
a.C.. Anche Palazzolo, come Noto, fu devastata<br />
dal terremoto del 1693; ma, a differenza di<br />
Noto, venne ricostruita sullo stesso sito e, per<br />
tale motivo, presenta la stratificazione tipica<br />
delle città ricostruite a seguito di devastazioni<br />
naturali. Ciò non impedì di realizzare, negli<br />
spazi svuotati dalle macerie, monumenti di<br />
particolare pregio in linea con le tendenze<br />
architettoniche ricostruttive dell’intero Val di<br />
Noto. Nella Piazza del Popolo si innalza imponente<br />
la Chiesa di San Sebastiano, con la sua<br />
scenografica gradinata.<br />
L’interno è a tre<br />
navate, con pregevoli<br />
stucchi e<br />
arredi. Il Palazzo Municipale, Palazzo Judica,<br />
Palazzo Caruso e Palazzo zocco, sono solo alcuni<br />
degli splendidi edifici in cui si ammirano<br />
facciate ardite, colonnati, nonché infinite balconate<br />
sorrette da mensole scolpite, raffiguranti<br />
una vasta gamma di figure grottesche.<br />
La Chiesa di San Paolo, che sorge sulla vecchia<br />
Chiesa di Santa Sofia, è caratterizzata dalla facciata<br />
barocca che si sviluppa in altezza su tre<br />
piani. Palazzolo Acreide, con i suoi vicoli stretti<br />
e tortuosi che, improvvisamente, si riversano<br />
nelle ampie piazze sulle quali si stagliano<br />
imponenti architetture barocche, costituisce<br />
la perfetta sintesi tra il borgo medievale e la<br />
cittadina ricostruita con i moderni<br />
canoni tardo-seicenteschi, inserita<br />
a pieno titolo tra i comuni Barocchi<br />
del Val di Noto.<br />
Cattedrale di Noto
Sicilia<br />
Teatro Greco, Siracusa<br />
Provincia Regionale di Siracusa<br />
Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantalica
Introduzione<br />
Quarantesimo sito italiano e quinto siciliano, quello di Siracusa e le Necropoli rupestri<br />
di Pantalica costituisce uno straordinario spaccato di storia e cultura millenaria. Il sito<br />
racchiude testimonianze che vanno dalle necropoli rupestri di oltre 3000 anni fa, con le<br />
oltre 5.000 tombe scavate nella roccia su un altopiano circondato da canyon formati nel corso dei<br />
millenni dai fiumi Anapo e Calcinara, alle vestigia greche e romane, con le fortificazioni, i teatri,<br />
i templi e gli anfiteatri, dalle presenze cristiane con le catacombe e le basiliche paleocristiane,<br />
agli influssi bizantini, arabi, normanni, svevi, catalani, barocchi, tutti presenti nei palazzi, nelle<br />
chiese, nei castelli e nelle fortificazioni perfettamente conservate, a memoria di un passato<br />
glorioso e, per lunghi periodi, di un ruolo determinante al centro del Mediterraneo. Non a caso<br />
Cicerone definì Siracusa la più grande città greca e la più bella di tutte. Pantalica si trova a circa<br />
40 chilometri ad ovest di Siracusa ed è raggiungibile da due versanti: Sortino e Cassaro-Ferla.<br />
CrITErI DI AMMISSIONE<br />
Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantalica hanno dimostrato di possedere ben quattro dei<br />
sei criteri previsti per l’inserimento della World Heritage List dell’UNESCO: (ii), (iii), (iv) e (vi). I siti<br />
ed i monumenti di Siracusa/Pantalica, infatti, formano un “Insieme”, che costituisce una raccolta<br />
unica quale straordinaria testimonianza delle culture del Mediterraneo attraverso i secoli e nello<br />
stesso spazio – criterio (ii). “L’insieme” Siracusa/Pantalica offre, attraverso la sua straordinaria<br />
diversità culturale, una eccezionale testimonianza dello sviluppo della civilizzazione di oltre tre<br />
millenni – criterio (iii). Il gruppo di monumenti e siti archeologici situati a Siracusa, sia sull’isolotto<br />
di Ortigia che sulla terraferma, disseminati in tutta la zona urbana, sono il più grande esempio<br />
dell’eccezionale creazione architettonica che raggruppa diversi aspetti culturali (Greco, Romano,<br />
Federiciano, Catalano e Barocco) – criterio (iv). L’antica Siracusa era collegata direttamente ad<br />
eventi, idee e lavori letterari di eccezionale importanza universale: basti pensare ad Archimede,<br />
ai tragediografi, ai poeti, a Vittorini etc. – criterio (v).<br />
Teatro Greco, Siracusa<br />
159
160<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
Pantalica, estesa 205,86 ettari, è un massiccio<br />
montuoso isolato da burroni e<br />
profonde vallate delimitate a nord dal<br />
fiume Calcinara e a sud dall’Anapo. Torrenti minori<br />
ed una fortificazione sul lato sud-ovest ne<br />
completano la chiusura, rendendola una vera<br />
e propria fortezza naturale. Sulla sommità, a 408<br />
metri d’altezza, le rovine dell’ anàktoron, il grande<br />
Palazzo del Principe, un edificio megalitico<br />
di grossi blocchi, con diverse stanze rettangolari,<br />
evidente imitazione dei palazzi micenei,<br />
testimoniano la strategicità del luogo. Con oltre<br />
5000 celle funerarie, distribuite nelle varie Necropoli<br />
nord, nord-ovest, sud, Filiporto e Cavetta,<br />
Pantalica costituisce la più grande Necropoli<br />
d’Europa. è il più grande centro protostorico<br />
siciliano, uno dei più antichi esempi di comunità<br />
urbana e di architettura funeraria rupestre.<br />
Siracusa, fondata nell’VIII secolo a.C. da coloni<br />
Castello Maniace, Siracusa<br />
greci provenienti da Corinto, su un insediamento<br />
più antico risalente al Neolitico, si conquistò<br />
presto il ruolo di capitale della Magna Grecia,<br />
situata com’era in posizione strategica, sia per<br />
la centralità nel Mediterraneo, sia per le caratteristiche<br />
fisiche del territorio, che la resero per<br />
secoli una città inespugnabile. La presenza di<br />
copiose risorse idriche, di un ampio porto naturale,<br />
di costoni rocciosi da una parte e di paludi<br />
dall’altra, consentirono a Siracusa di difendersi<br />
facilmente e crescere sino al punto di diventare<br />
a sua volta conquistatrice e colonizzatrice.<br />
Nel periodo greco vennero edificati i<br />
templi più arcaici della Sicilia: il tempio di zeus<br />
e il tempio di Apollo, realizzate le prime necropoli<br />
e fondate le prime colonie: Akrai (664 a.C.),<br />
Casmene (643 a.C.) e Camarina (598 a.C.). Sotto<br />
la tirannia di Gelone sorsero al di fuori delle mura<br />
i quartieri di Tyche e Neapolis, e venne avviata
Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantalica<br />
la realizzazione di costruzioni monumentali, tra<br />
cui il tempio di Demetra e Kore, e si sviluppò il<br />
Teatro Greco, che iniziò ad attrarre anche una<br />
vivacissima attività culturale con la presenza,<br />
tra gli altri, di Eschilo, che introdusse a Siracusa<br />
le recitazioni omeriche, del poeta Epicarmo, e<br />
di Saffo venuta in esilio da Mitilene. Gelone accrebbe<br />
la presenza greca in Sicilia espandendo<br />
i territori della città, e respingendo i Siculi ai<br />
confini dei territori governati dalla capitale greca.<br />
L’espansione di Siracusa portò ben presto<br />
allo scontro con i Cartaginesi, comandati da<br />
Amilcare. La vittoria di Gelone e dell’alleato Terone<br />
sancì il predominio greco sull’isola. A Gelone<br />
succedettero i fratelli Ierone prima e Trasibulo<br />
poi. Il rovesciamento della tirannia di<br />
Trasibulo portò Siracusa a provare le prime<br />
esperienze democratiche, durante le quali si<br />
riserva naturale di Pantalica, necropoli<br />
trovò costretta ad affrontare Atene, che nel 415<br />
a.C. spedì in Sicilia una flotta di 250 navi e 25.000<br />
uomini a sostegno dell’alleata Leontinoi. Dopo<br />
un primo periodo di vittorie ateniesi, la spedizione<br />
si trovò in difficoltà a causa della valorosa<br />
difesa approntata dal generale spartano<br />
Gilippo e dallo stratega Ermocrate, fino a subire<br />
una pesantissima sconfitta, con la riduzione<br />
in schiavitù di ben 7000 uomini rinchiusi nelle<br />
Latomie. Nel 405 a.C., approfittando della instabilità<br />
causata dalla nuova avanzata dei Cartaginesi,<br />
Dionisio I prese il potere come tiranno,<br />
cancellando di fatto il governo democratico di<br />
Siracusa. I Cartaginesi giunsero fin sotto le mura<br />
di Siracusa assediandola, ma a causa di una micidiale<br />
epidemia che li decimò, dovettero sottoscrivere<br />
un trattato di pace. Dopo la partenza<br />
dei Cartaginesi, Dionisio trasformò Ortigia in<br />
Cattedrale, Siracusa Le rovine dell’Anàktoron, riserva naturale di Pantalica<br />
161
162<br />
<strong>Storia</strong>, <strong>Arte</strong> e <strong>Cultura</strong><br />
una fortezza, ampliò la flotta navale riordinando<br />
gli arsenali e portò a termine la costruzione<br />
di una cinta muraria lunga 27 chilometri, che<br />
cingeva tutta la città ed arrivava sino al Castello<br />
Eurialo, avamposto difensivo a nord della<br />
città. Dopo il rafforzamento e l’ampliamento<br />
sul territorio della Sicilia orientale conquistando<br />
Naxos, Catania e Leontinoi, i siracusani si prepararono<br />
nel 397 a.C. ad affrontare nuovamente<br />
i Cartaginesi. Un nuovo assedio ed una nuova<br />
pestilenza portarono alla stipula di un nuovo<br />
trattato particolarmente favorevole a Siracusa.<br />
Dionisio non fu solo un condottiero ed<br />
uno stratega, ma anche un grande appassionato<br />
di arti, lettere e filosofia. In quel periodo Siracusa<br />
ospitò più volte Platone. Alla morte di<br />
Dioniso, dopo le parentesi di Dioniso II, Dione<br />
Chiesa di Santa Lucia alla Badia, Siracusa<br />
Castello Eurialo, Siracusa<br />
e Agatocle, prese il potere Ierone II che, dopo<br />
essersi inizialmente alleato con i Cartaginesi per<br />
far fronte alla crescente minaccia dei Romani,<br />
stipulò proprio con Roma un accordo pacifico<br />
che portò cinquanta anni di pace e prosperità.<br />
Ierone II ne approfittò per varare una riforma<br />
normativa e tributaria ed avviare una intensa<br />
attività urbanistica: il Teatro Greco venne ampliato<br />
e fu realizzato un immenso altare sacrificale,<br />
l’Ara di Ierone. La pace favorì anche il rifiorire<br />
delle arti e delle lettere, con figure di<br />
spicco come Teocrito. Alla morte di Ierone II, il<br />
successore Geronimo, giovane ed inesperto,<br />
ruppe il trattato di pace con Roma, che non<br />
esitò ad attaccare Siracusa. L’assedio romano,<br />
con le truppe del console Marcello, si concluse<br />
nel 212 a.C. con la conquista della città, malgra-<br />
Siracusa, veduta notturna
Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantalica<br />
do la strenua difesa e le armi costruite dal genio<br />
di Archimede. Il periodo romano segnò un lungo<br />
declino di Siracusa, caratterizzato dal malgoverno<br />
di Verre e da sistematiche spoliazioni<br />
del patrimonio artistico. Sotto il dominio romano,<br />
tuttavia, Siracusa, grazie alla visita di San<br />
Paolo ed all’opera di San Marziano (primo vescovo<br />
di Siracusa) diventò il primo avamposto<br />
occidentale del cristianesimo. Durante le persecuzioni<br />
cristiane vennero costruite imponenti<br />
catacombe, seconde solo a quelle di Roma.<br />
La caduta dell’Impero Romano aumentò il declino<br />
della città, che subì varie scorrerie barbare.<br />
Solo all’epoca dell’Impero d’Oriente, Siracusa<br />
visse un nuovo periodo di prosperità, divenendo<br />
dal 663 al 668 residenza dell’Imperatore<br />
Costante II di Bisanzio, nonché metropoli di<br />
tutte le chiese della Sicilia. Sul finire dell’800<br />
Siracusa subì l’ennesimo assedio, stavolta da<br />
parte degli arabi che, conquistata la Sicilia,<br />
espugnarono e saccheggiarono la città. Ridotta<br />
ormai alla sola Ortigia, Siracusa perse definitivamente<br />
la leadership isolana. Durante la<br />
dominazione araba la città subì notevoli modifiche<br />
urbanistiche, con la trasformazione<br />
della morfologia di alcuni quartieri storici dell’isolotto,<br />
che acquisirono un impianto tipicamente<br />
arabo. Solo nel 1038 il generale bizantino<br />
Maniace riconquistò la città, lasciando il segno<br />
della sua venuta con la realizzazione di una<br />
costruzione fortificata sulla punta di Ortigia,<br />
successivamente ampiamente modificata e<br />
rimaneggiata durante il regno di Federico II.<br />
Sotto la dominazione normanna la città diven-<br />
ne una roccaforte militare, e vide la rinascita<br />
della cristianità con il restauro di numerose<br />
chiese. Federico II conquistò Siracusa nel 1221<br />
ed avviò un ulteriore periodo di edificazione<br />
monumentale della città. Le successive dominazioni,<br />
angioina, aragonese, spagnola etc.<br />
lasciarono il segno nei palazzi della città. Palazzo<br />
Montalto, Palazzo Nava, Palazzo Abela e la<br />
Camera Reginale della Regina Costanza, ne sono<br />
la più evidente testimonianza. Anche Siracusa,<br />
come le altre città del Val di Noto, subì gravissimi<br />
danni a causa del terremoto del 1693. Numerosi<br />
palazzi e chiese vennero rasi al suolo e<br />
la ricostruzione fu caratterizzata dal fiorire del<br />
barocco in molti angoli della città e soprattutto<br />
a Piazza Duomo. Forse non esiste altro luogo<br />
al mondo dove le case, le chiese, i palazzi e<br />
persino i tracciati viari possano vantare una tale<br />
varietà di stili architettonici. Da un angolo all’altro<br />
di Ortigia, i secoli sembrano accavallarsi ed<br />
aggrovigliarsi, e tutti gli stili sembrano essersi<br />
dati appuntamento qui, al centro del Mediterraneo.<br />
I Templi greci, come quelli di Apollo e di<br />
Atena, il maniero svevo di Castel Maniace, il<br />
Palazzo chiaramontano dei Montalto, i portali<br />
catalani e aragonesi, i rosoni normanni delle<br />
vecchie chiese, la casbah della Graziella, il barocco<br />
di piazza Duomo, l’antico decumanus<br />
romano di Via Maestranza, la stessa Cattedrale,<br />
simbolo sublime delle mille stratificazioni culturali<br />
di Ortigia, insieme agli altri innumerevoli<br />
scorci dell’isolotto, costituiscono un vero e<br />
proprio museo all’aperto di stili, di civiltà e di<br />
espressioni architettoniche unico al mondo.<br />
Castello Maniace, Siracusa Fonte Aretusa, Siracusa<br />
Piazza Duomo, Siracusa<br />
163
164<br />
Itinerari<br />
ITINERARI NEL CAPOLUOGO<br />
Le colonne doriche del Duomo di Siracusa<br />
Siracusa, città sul mare tra le più belle del<br />
Mediterraneo, ricca di storia e monumenti,<br />
espressione della complessità culturale della<br />
Sicilia, dalla preistoria ai nostri giorni, è composta<br />
da un centro storico antico denominato<br />
Ortigia, che insiste su un isolotto a forma di<br />
“quaglia”, da cui deriva il nome, e che si caratterizza<br />
per la presenza di numerose stratificazioni,<br />
dall’epoca greca fino al dopoguerra, e<br />
da un’area nella terraferma, l’antica “borgata”,<br />
in cui le moderne costruzioni hanno circondato<br />
i resti delle vestigia antiche, quali il Teatro<br />
Greco, l’anfiteatro Romano, l’Ara di Ierone etc.<br />
La Cattedrale di Siracusa, fulgido esempio<br />
della stratificazione storica della città, è costruita<br />
su un tempio greco che mostra ancora le<br />
maestose colonne doriche, così come evidenzia<br />
una prima trasformazione in chiesa romanica,<br />
gli influssi bizantini ed è completata da una<br />
facciata barocca, tra le più belle di Sicilia.<br />
Tempio di Apollo, Siracusa<br />
IL MUSEO ARCHEOLOGICO REGIONALE<br />
“PAOLO ORSI”<br />
Tra i musei archeologici più ricchi e prestigiosi<br />
del Mediterraneo, contiene decine di<br />
migliaia di reperti dalla preistoria al periodo<br />
greco-romano, provenienti non solo da Siracusa,<br />
ma anche dai principali siti archeologici<br />
della Sicilia centrale ed orientale. Di notevole<br />
impatto la Venere Anadiomene, gli scheletri di<br />
elefante nano autoctono ed una incomparabile<br />
collezione numismatica.<br />
PARCO ARCHEOLOGICO DELLA NEAPOLIS<br />
Parco Archeologico tra i più ricchi della Sicilia,<br />
comprende il Teatro Greco, tra i meglio<br />
conservati del mondo, tuttora utilizzato per<br />
l’annuale rappresentazione degli spettacoli<br />
Teatro Greco, Siracusa<br />
Lungomare di Ortigia, Siracusa
Sicilia<br />
Itinerari<br />
classici, l’Ara di Ierone II, monumentale altare<br />
sacrificale, l’Anfiteatro Romano, le Latomie<br />
e l’Orecchio di Dionisio, un tempo adibito a<br />
prigione.<br />
ITINERARI NELLA PROVINCIA<br />
La Valle dell’Anapo, attraversata dall’omonimo<br />
fiume, comprende una parte di Pantalica,<br />
una delle più importanti Necropoli d’Europa.<br />
Il sito, riconosciuto dall’UNESCO patrimonio<br />
dell’umanità, è un luogo incontaminato dove<br />
natura ed archeologia convivono in una unione<br />
mirabile, arricchita dalla suggestiva visione di<br />
oltre 5.000 tombe a grotticelle artificiali, scavate<br />
nei costoni di roccia calcarea.<br />
Avola, con la sua Riserva naturale di Cavagrande<br />
del Cassibile, in cui flora, fauna ed<br />
aspetti geomorfologici ed archeologici convivono<br />
in armonia assoluta, è nota anche per<br />
la sua forma esagonale che, insieme a Grammichele,<br />
in Provincia di Catania, costituisce<br />
una eccezione nel panorama urbanistico della<br />
Sicilia orientale.<br />
Vendicari, oasi faunistica e naturalistica,<br />
amena ed incontaminata, è annoverata tra i<br />
litorali più belli d’Italia.<br />
Marzamemi, frazione di Pachino, è un borgo<br />
marinaro in cui il fascino dell’antico mondo dei<br />
pescatori aleggia indisturbato fra le sabbiose<br />
e dorate spiagge.<br />
Oasi faunistica e naturalistica<br />
di Vendicari, Torre sveva e panoramica<br />
Cavagrande del Cassibile, Avola<br />
Le Necropoli<br />
rupestri<br />
di Pantalica<br />
Palazzolo<br />
Acreide<br />
Noto<br />
Siracusa<br />
E poi ancora le aree archeologiche di Tapsos,<br />
Megara Hyblea e Leontinoi, rispettivamente nei<br />
territori di Priolo Gargallo, Augusta e Lentini e<br />
Sortino, con il Teatro dell’Opera dei Pupi.<br />
Teatro dell’Opera dei Pupi, Sortino<br />
riserva naturale di Pantalica<br />
165
166<br />
Eventi<br />
La religiose e di appuntamenti spetta-<br />
Provincia di Siracusa si caratterizza<br />
per la presenza di numerose feste<br />
colari di rilevanza nazionale ed eco internazionale.<br />
La palma d’oro tra le iniziative di pregio<br />
spetta di diritto alle Rappresentazioni classiche,<br />
organizzate annualmente dall’INDA, Istituto<br />
Nazionale del Dramma Antico, nell’incomparabile<br />
cavea del Teatro Greco di Siracusa, che<br />
annoverano oltre 150.000 spettatori a stagione.<br />
Siracusa, Teatro Greco, rappresentazioni classiche<br />
Sempre al Teatro Greco si svolge, al termine<br />
delle rappresentazioni classiche, il Premio letterario<br />
intitolato ad Elio Vittorini, giunto ormai<br />
alla XVI edizione.<br />
Altri eventi di grande risonanza internazionale<br />
sono l’Infiorata di Noto, con i suoi mosaici<br />
a base floreale, realizzati nella scenografica via<br />
<strong>Nicola</strong>ci, la Primavera Barocca, sempre a Noto,<br />
che vede la realizzazione di concerti, cortei in<br />
costumi d’epoca e svariate iniziative culturali, il<br />
Festival internazionale del Balletto di Siracusa,<br />
Siracusa, Premio letterario “Elio Vittorini”<br />
giunto alla XXI edizione, il Palio del Mare con la<br />
regata dei cinque quartieri storici di Siracusa, il<br />
Medfest di Buccheri, il Festival Jazz di Canicattini<br />
Bagni ed il Carnevale di Palazzolo Acreide.<br />
Anche nell’ambito sportivo la Provincia di<br />
Siracusa propone un’offerta interessante, a<br />
partire dall’attività dell’Ippodromo del Mediterraneo,<br />
moderna e imponente struttura nel<br />
settore delle corse dei cavalli, unica esistente<br />
a sud di Napoli, la Coppa Val d’Anapo, giunta<br />
alla XXXI edizione, che costituisce un classico<br />
appuntamento per chi coltiva la passione delle<br />
cronoscalate automobilistiche, il rally Mare-<br />
Monti che si svolge lungo le strade provinciali<br />
che da Siracusa portano ai comuni montani, e<br />
una miriade di altre iniziative nel solco di una<br />
tradizione che ha sempre contraddistinto la<br />
Provincia di Siracusa nello sport.<br />
Sul versante delle feste religiose, che costituiscono<br />
un irresistibile richiamo per gli<br />
appassionati delle tradizioni, tutti i Comuni<br />
Noto, l’infiorata (particolare)
Eventi<br />
siracusani hanno antiche e consolidate tradizioni<br />
religiose che vengono onorate con vari<br />
appuntamenti e modalità nell’arco di tutto<br />
l’anno. Tra le più significative si annoverano la<br />
Festa di Santa Lucia (la Patrona di Siracusa) che<br />
si svolge il 13 dicembre e quella di Santa Lucia<br />
delle Quaglie, che si svolge la prima domenica<br />
di maggio, i festeggiamenti in onore di San Sebastiano<br />
a Palazzolo Acreide e Melilli, la festa<br />
di San Paolo a Solarino e Palazzolo Acreide, le<br />
Feste Patronali di San Domenico ad Augusta,<br />
di San Venera ad Avola e di San Corrado a<br />
Festa di Santa Lucia, Siracusa<br />
Festa di San Sebastiano, Melilli<br />
Noto, la Festa dei Tre Santi Martiri a Lentini, la<br />
Festa dell’Ascensione di Floridia, la Festa della<br />
Madonna della Neve a Francofonte e di San<br />
Luigi a Rosolini, le celebrazioni pasquali con<br />
le varie Processioni che si svolgono in tutto il<br />
territorio provinciale, e fra queste la Via Crucis<br />
vivente a Melilli, la Rappresentazione dell’ingresso<br />
di Gesù a Gerusalemme a Buccheri, la<br />
“Sciaccariata” a Ferla, la festa di San Giuseppe<br />
(si celebra il lunedì dell’Angelo) a Carlentini,<br />
e decine d’altre iniziative in tutto il territorio<br />
provinciale.<br />
Medfest di Buccheri<br />
Festa di San Paolo, Palazzolo Acreide<br />
167
168<br />
Enogastronomia<br />
La nella storia millenaria e lascia intra-<br />
gastronomia della Provincia di<br />
Siracusa affonda le proprie radici<br />
vedere una contaminazione multiculturale che<br />
va di pari passo con la stratificazione culturale<br />
siciliana. La cultura greca, la dominazione romana,<br />
l’invasione araba, l’impero federiciano,<br />
la dominazione spagnola etc. hanno lasciato<br />
segni indelebili anche nella cultura enogastronomica.<br />
Comune denominatore fino al periodo<br />
antecedente il boom economico degli anni 50<br />
era la differenziazione tra “il mangiare di tutti i<br />
giorni” ed “il mangiare delle feste”. La pasta fatta<br />
in casa, in special modo i ravioli di ricotta al sugo<br />
di maiale e tanti tipi di carne legata al lavoro<br />
agricolo come la gallina ripiena, il coniglio “a’<br />
stimpirata” con aromi e aceto, la carne di maiale<br />
servita in tanti modi compresa la famosa gelatina,<br />
erano “il mangiare delle feste”. Cibi molto<br />
più semplici, quasi frugali, basati soprattutto sui<br />
legumi, le verdure e il pane erano “il mangiare<br />
di tutti i giorni”.<br />
Frutta martorana<br />
Insalata d’arance e cipolle<br />
Tra le pietanze tipiche del siracusano si possono<br />
ricordare ‘a cuccia, frumento cotto condito<br />
con latte e miele, le ’mpanate (focacce con<br />
diversi ripieni, che spaziano dalle verdure alle<br />
patate, dal formaggio al pesce, dalla carne agli<br />
ortaggi), i dolci, a partire dal torrone, prodotto<br />
con la lavorazione della mandorla, così come il<br />
famoso latte di mandorla, o i confetti, realizzati<br />
con una particolare specie di frutto, la mandorla<br />
“Avola”, tipica della città esagonale, conosciuta<br />
nel mondo da secoli per le sue peculiarità.<br />
E poi ancora le granite ai vari gusti, l’infinita<br />
gamma di biscotti, “a cubbaita” o “giuggiulena”,<br />
e cioè un particolare torrone fatto col sesamo.<br />
Altrettanto tipici sono la caponatina, realizzata<br />
con diversi ortaggi e aromi (melanzane, peperoni,<br />
patate, cipolle, olive, capperi etc.) che si<br />
presta ad accompagnare sia piatti di carne che<br />
di pesce, “a pasta co’ sucu niuru” realizzata con<br />
il nero delle seppie, “a pasta fritta”, “i puppetti<br />
i muccu” cioè polpette fatte con il bianchetto,<br />
pesce di piccolissima taglia, “u pizzolu” particolare<br />
elaborazione della pizza, che si presta al<br />
condimento sia salato che dolce etc.<br />
I piatti descritti trovano origine da prodotti<br />
d’eccellenza di cui è piena la terra d’Archimede<br />
e che hanno ottenuto marchi di qualità e<br />
riconoscimenti internazionali, come il miele di<br />
Sortino, il Pomodoro “Pachino”, che ha preso il<br />
nome dal luogo di produzione, riconosciuto IGP<br />
(Indicazione Geografica Protetta) e ormai divenuto<br />
famoso in tutto il mondo, caratteristico<br />
dei terreni dei comuni di Pachino e Portopalo<br />
di Capo Passero, unico e dalla dolcezza inimita-<br />
Cannolo siciliano
Enogastronomia<br />
bile, il “femminello”, limone dalle straordinarie<br />
proprietà organolettiche, anch’esso di recente<br />
riconosciuto con l’IGP, il “tarocco”, l’arancia pigmentata<br />
rossa di Francofone etc.<br />
Informazioni utili<br />
COLLEGAMENTI AEREI<br />
Aeroporto Fontanarossa di Catania<br />
S.A.C. tel. 095 7239111<br />
Pomodorini di Pachino<br />
Altrettanto rinomata è la produzione vinicola<br />
del Siracusano che eccelle per qualità e<br />
pregio: il Nero d’Avola (rosso rubino da pasto),<br />
il Moscato di Noto ed il Moscato di Siracusa,<br />
già decantato da Plinio, con due diversi profili:<br />
il Solacium, dal sapore dolce e vellutato e dal<br />
colore giallo-oro vecchio, che viene abbinato ai<br />
dessert; ed il Pollio che si accompagna a crostacei,<br />
verdure fresche e formaggi. Di recentissima<br />
COLLEGAMENTI FERROVIARI<br />
è possibile arrivare anche in treno con partenza<br />
dalle maggiori città italiane.<br />
COLLEGAMENTI STRADALI<br />
Per arrivare a Siracusa:<br />
Dall’aeroporto di Catania, basterà percorrere<br />
l’autostrada che collega Catania con Siracusa.<br />
Dalla zona sud si può percorrere la Statale 115 e,<br />
dall’altezza di Rosolini, anche l’autostrada Siracusa-<br />
produzione è lo Spumante di Siracusa, prodotto<br />
da uve Moscato di Siracusa.<br />
E poi l’olio extravergine, ricavato da un’oliva<br />
che cresce solo nella zona dell’entroterra, tra<br />
Buscemi, Cassaro, Ferla e Palazzolo: la zaituna<br />
o Oliva siracusana.<br />
Gela che passa per Noto, Avola e Cassibile.<br />
Nero d’Avola<br />
DOVE DORMIRE<br />
Consultare il sito internet: turismo.provsr.it<br />
NUMERI UTILI<br />
Infopoint Turismo della Provincia Regionale<br />
di Siracusa<br />
Palazzo del Governo, via Roma 31 – Siracusa<br />
Numero Verde 800055500<br />
Infopoint Aeroporto Fontanarossa di Catania<br />
tel. 095 0937023<br />
Punto informazioni turistiche di Noto<br />
tel. 0931 573779<br />
169
Credits
L’ASSOCIAZIONE PROVINCE UNESCO SUD ITALIA<br />
PER I TESTI:<br />
Associazione Province UNESCO Sud Italia<br />
PER LE FOTO:<br />
BARI<br />
Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li<br />
Daniele Aliffi<br />
Provincia Regionale di Enna<br />
Federico Meneghetti<br />
Provincia di Salerno<br />
PER I TESTI:<br />
Provincia di Bari<br />
PER LE FOTO:<br />
Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li<br />
RobertoGreco@Fotolia<br />
babyfalk@Fotolia<br />
Quorum Italia srl<br />
loloieg@Flickr<br />
Mi.TI@Fotolia<br />
Valentina Crivelli@Fotolia<br />
zack mc@Flickr<br />
bru76@Flickr<br />
gigiscò@Flickr<br />
averribi@Flickr<br />
GiordanoAita@Fotolia<br />
donaldodacco@Fotolia<br />
e_dantes@Flickr<br />
Pierre-Alain Dutheil@Fotolia<br />
verity cridland@Flickr<br />
BARLETTA ANDRIA TRANI<br />
PER I TESTI:<br />
Provincia di Barletta Andria Trani<br />
PER LE FOTO:<br />
Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li<br />
Provincia di Barletta Andria Trani<br />
puntorosso@Fotolia<br />
Mi.Ti.@Fotolia<br />
skyraider@Fotolia<br />
Mille anni di ceramica in Puglia, Edipuglia 1997<br />
ppo@Flickr<br />
stijn@Flickr<br />
Padre Donato Mario del Grosso<br />
Liv Friis-larsen@Fotolia<br />
Pierre-Alain Dutheil@Fotolia<br />
BENEVENTO<br />
PER I TESTI:<br />
Provincia di Benevento<br />
PER LE FOTO:<br />
Provincia di Benevento<br />
Antonio De Lucia<br />
Roberto Gaetano<br />
Quorum Italia srl<br />
AdrianoIt@Flickr<br />
Antonio Citrigno<br />
fiore s. barbato@Flickr<br />
Archivio Provincia di Benevento – L’Orbicolare<br />
Pierre-Alain Dutheil@Fotolia<br />
rossamente@Flickr<br />
Olmeco@Flickr<br />
CASERTA<br />
PER I TESTI:<br />
Provincia di Caserta<br />
PER LE FOTO:<br />
Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li<br />
Provincia di Caserta<br />
Prof.ssa Jolanda Capriglione<br />
Gino Spera<br />
f01@Flickr<br />
Pierre-Alain Dutheil@Fotolia<br />
GothEric@Flickr<br />
173
174<br />
miletto@Flickr<br />
vincenzospina84@Flickr<br />
Sabrina_campagna@Flickr<br />
Shadowgate@Flickr<br />
The ReflexMan@Flickr<br />
CATANIA<br />
PER I TESTI:<br />
Provincia Regionale di Catania<br />
PER LE FOTO:<br />
Provincia Regionale di Catania;<br />
Fondazione Carnevale di Acireale;<br />
Servizio Turistico di Catania - Unità Operativa 3<br />
Caltagirone;<br />
Associazione Pro Loco di Militello in Val di Catania;<br />
Paolo Barone<br />
rimglow@Fotolia<br />
ENNA<br />
PER I TESTI:<br />
Provincia Regionale di Enna<br />
PER LE FOTO:<br />
Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li<br />
Provincia Regionale di Enna;<br />
!paco!@Flickr<br />
Ahron de Leeuw@Flickr<br />
De kleine rode kater@Flickr<br />
Pierre-Alain Dutheil@Fotolia<br />
Neil_Weightman@Flickr<br />
muscolinos@Flickr<br />
MATERA<br />
PER I TESTI:<br />
AA.VV., Catalogo “Le meraviglie abitano<br />
in Provincia”, febbraio 2009, Provincia di Matera<br />
“Le città in tasca” - Altrimedia edizioni<br />
Wikipedia<br />
www.comune.matera.it<br />
PER LE FOTO:<br />
Eugenio Malatacca<br />
Wikipedia<br />
Epifania Enzo_Matera<br />
Quorum Italia srl<br />
Stefano Tiraboschi@Fotolia<br />
andrea rinaldi@Flickr<br />
fiore s. barbato@Flickr<br />
cartOrange@Flickr<br />
googlisti@Flickr<br />
loriszecchinato@Flickr<br />
Pierre-Alain Dutheil@Fotolia<br />
Basilicata Travel@Flickr<br />
bartolomeo perrotta@Flickr<br />
mbalestrieri@Flickr<br />
MEDIO CAMPIDANO<br />
PER I TESTI:<br />
Provincia del Medio Campidano<br />
PER LE FOTO:<br />
Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li<br />
Fondazione Barumini Sistema <strong>Cultura</strong><br />
Provincia del Medio Campidano –<br />
G. Alvito, E. Cavalli, L. Cianciotto, G. Deidda, G. Fois,<br />
Comune di Tuili, F. Massidda<br />
cristianocani@Flickr<br />
Pierre-Alain Dutheil@Fotolia<br />
lasplassas@Flickr<br />
claudio@Photoxpress<br />
MESSINA<br />
PER I TESTI:<br />
Ufficio Turismo Provincia Regionale di Messina<br />
PER LE FOTO:<br />
Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li<br />
Federico Meneghetti<br />
giuseppe1000@Flickr<br />
Pierre-Alain Dutheil@Fotolia<br />
Bartolomeo perrotta@Flickr
RAGUSA<br />
PER I TESTI:<br />
Provincia Regionale di Ragusa<br />
PER LE FOTO:<br />
Provincia Regionale di Ragusa<br />
L’Archivio fotografico del periodico<br />
“La Provincia di Ragusa”<br />
SALERNO<br />
PER I TESTI:<br />
Provincia di Salerno<br />
PER LE FOTO:<br />
Ministero per i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li<br />
Provincia di Salerno<br />
Pietro Roggero<br />
Stefano Valentini<br />
jimmyharris@Flickr<br />
toastbrot81@Flickr<br />
The Consortium@Flickr<br />
artq55@Flickr<br />
Tomboy2290@Fotolia<br />
jimmyharris4@Flickr<br />
Psychs@Flickr<br />
SIRACUSA<br />
PER I TESTI:<br />
Provincia Regionale di Siracusa<br />
PER LE FOTO:<br />
Provincia Regionale di Siracusa<br />
fazen@Flickr<br />
Daniele Aliffi<br />
Pierre-Alain Dutheil@Fotolia<br />
lai ro@Flickr<br />
thilo hilberer@Flickr<br />
Quorum Italia srl<br />
175
Progetto grafico: Quorum Italia srl<br />
© Associazione Province UNESCO Sud Italia, 2012
Bari Barletta Andria Trani Benevento Caserta Catania Enna Matera Medio<br />
Campidano Messina Ragusa Salerno Siracusa Bari Barletta Andria Trani<br />
Benevento Caserta Catania Enna Matera Medio Campidano Messina Ragusa<br />
Salerno Siracusa Bari Barletta Andria Trani Benevento Caserta Catania Enna<br />
Matera Medio Campidano Messina Ragusa Salerno Siracusa Bari Barletta<br />
Andria Trani Benevento Caserta Catania Enna Matera Medio Campidano<br />
Messina Ragusa Salerno Siracusa Bari Barletta Andria Trani Benevento<br />
Caserta Catania Enna Matera Medio Campidano Messina Ragusa Salerno<br />
Siracusa Bari Barletta Andria Trani Benevento Caserta Catania Enna Matera<br />
Medio Campidano Messina Ragusa Salerno Siracusa Bari Barletta Andria Trani<br />
Associazione Province<br />
UNESCO Sud Italia<br />
Benevento Caserta Catania Enna Matera Medio Campidano Messina Ragusa<br />
Salerno Siracusa Bari Barletta Andria Trani Benevento Caserta Catania Enna<br />
Matera Medio Campidano Messina Ragusa Salerno Siracusa Bari Barletta<br />
Andria Trani Benevento Caserta Catania Enna Matera Medio Campidano<br />
Messina Ragusa Salerno Siracusa Bari Barletta Andria Trani Benevento Caserta<br />
Catania Enna Matera Medio Campidano Messina Ragusa Salerno Siracusa<br />
Bari Barletta Andria Trani Benevento Caserta Catania Enna Matera Medio<br />
Campidano Messina Ragusa Salerno Siracusa Bari Barletta Andria Trani<br />
Benevento Caserta Catania Enna Matera Medio Campidano Messina Ragusa<br />
Salerno Siracusa Bari Barletta Andria Trani Benevento Caserta Catania Enna<br />
Matera Medio Campidano Messina Ragusa Salerno Siracusa Bari Barletta<br />
Andria Trani Benevento Caserta Catania Enna Matera Medio Campidano<br />
Messina Ragusa Salerno Siracusa Bari Barletta Andria Trani Benevento<br />
whc.unesco.org www.unesco.beniculturali.it