racconti adulti - Comune di Trichiana
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L’appuntamento<br />
Era <strong>di</strong> sera, circa una settimana dopo che ci eravamo<br />
conosciuti; sedevamo sotto il portico bevendo un bicchiere<br />
<strong>di</strong> vino rosso (perché il vino rosso scalda i cuori).<br />
Rasato e con addosso una maglietta azzurra, Roger<br />
<strong>di</strong>mostrava meno dei quarant’anni che sosteneva <strong>di</strong> avere.<br />
Glielo <strong>di</strong>ssi e lui rispose che fare il senzatetto gli piaceva<br />
perché ci si poteva permettere <strong>di</strong> stare nascosti. Niente<br />
in<strong>di</strong>rizzo, niente telefono, manco a <strong>di</strong>rlo, niente e-mail.<br />
Non si era costretti a fare quello che fanno gli altri. A subire<br />
la vita, <strong>di</strong>sse. E poi aggiunse che anche non lavarsi, per lui,<br />
era una protezione. «Sono un cavaliere solitario, e lo sporco<br />
è la mia corazza», mi rivelò. Nessuno gli si avvicinava ed era<br />
esattamente quello che lui voleva. Poi era arrivato a me, ed<br />
aveva acconsentito a lavarsi e radersi perché io ero «un fiore<br />
raro in un prato <strong>di</strong> erbaccia» e lui non voleva sporcarmi.<br />
Una frase dolce, non vi pare? La <strong>di</strong>sse nascondendosi <strong>di</strong>etro<br />
al bicchiere, e subito dopo arrossì. Il vino rosso li scalda<br />
davvero, i cuori.<br />
Era piacevole avere Roger per casa. Beh, fuori <strong>di</strong> casa, a <strong>di</strong>re<br />
il vero. Entrava <strong>di</strong> rado, bussando mille volte, e solamente<br />
se ne era proprio costretto. In cambio del portico dove<br />
lo lasciavo dormire, curava i miei fiori e faceva al mio<br />
posto tutti quelli che ci si ostina a chiamare lavoretti <strong>di</strong><br />
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